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Natale 2018

Refugees Welcome Italia – chi siamo


https://refugees-welcome.it

La nostra filosofia: perché accogliere in famiglia

Vogliamo promuovere un cambiamento culturale e un nuovo modello di accoglienza: crediamo che


l’ospitalità in famiglia sia il modo migliore per facilitare l’inclusione sociale dei rifugiati nel nostro Paese,
contribuendo più di ogni altro intervento al superamento della dimensione di vulnerabilità e disagio e
favorendo l’espressione delle potenzialità personali, la partecipazione e il raggiungimento del benessere.

L’accoglienza in famiglia può essere, per il rifugiato, un momento decisivo del percorso verso la piena
autonomia: vivere con delle persone del luogo è il modo migliore per entrare a far parte di una comunità e
conoscere più velocemente il contesto sociale e culturale del Paese ospitante. Il rifugiato potrà creare più
facilmente una rete di rapporti sociali, migliorare la conoscenza della lingua, riattivare risorse umane e
professionali, investire in un proprio progetto di vita: riprendere a studiare, trovare un lavoro, frequentare
un corso di formazione professionale.

Promuoviamo un modello di accoglienza che, proprio perché basato sullo scambio, l’incontro e la
conoscenza reciproca fra rifugiati e cittadini italiani, può contribuire a combattere pregiudizi,
discriminazioni e luoghi comuni. L’accoglienza in famiglia fa bene a tutti: non solo ai rifugiati, ma anche
ai cittadini che decidono di aprire le porte della propria casa. Chi ospita in casa un rifugiato ha
l’opportunità di conoscere una nuova cultura, aiutare una persona a costruire un progetto di vita nel nostro
Paese, diventare un cittadino più consapevole e attivo, attivare nuovi legami di comunità.

Di chi ci occupiamo

In attesa del riconoscimento della protezione internazionale, i richiedenti asilo vengono ospitati in centri
gestiti dalle Prefetture (CAS), nella cosiddetta prima accoglienza, oppure dai Comuni che aderiscono al
Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR), la seconda accoglienza. I traumi subìti,
il lungo e pericoloso viaggio affrontato, il senso di spaesamento legato all’essere stati costretti a lasciare il
proprio Paese e i propri affetti, rendono queste persone particolarmente vulnerabili. Questa fragilità è
acuita dai lunghi tempi di attesa e di incertezza, vissuti spesso in centri di medie e grandi dimensioni,
isolati dalla città e privi di opportunità di conoscenza del territorio e socializzazione con la popolazione
locale. Tutto questo fa sì che i richiedenti asilo si trovino in una dimensione di passività e
spersonalizzazione, senza poter rimettersi in gioco o attivare con efficacia le proprie risorse umane e
professionali.

Il sistema vigente, così strutturato, nella maggior parte dei casi non facilita l’avvio di percorsi di
inclusione sociale e lavorativa. L’aspetto più critico è la fase in cui la persona, una volta ottenuto lo status
di rifugiato o altra forma di protezione internazionale, deve lasciare il centro, senza aver però sviluppato
una adeguata rete sociale di sostegno, né tanto meno completato un percorso di inserimento nel mercato
del lavoro o aver trovato una sistemazione adeguata in cui vivere.

Ci proponiamo di offrire ospitalità a coloro che, ottenuto lo status di rifugiato o altra forma di protezione
internazionale, sono in uscita dai centri di accoglienza, ma non sono ancora pienamente indipendenti e
rischiano di trovarsi in una dimensione di marginalità che può compromettere i primi passi compiuti per
inserirsi nel nostro Paese. Fra questi, i più vulnerabili sono i neo maggiorenni. Si tratta di ragazzi stranieri
arrivati in Italia da minorenni, soli, senza famiglia al seguito. Generalmente vengono accolti in centri
dedicati, dove iniziano un percorso di integrazione che rischia di essere bruscamente interrotto al
compimento della maggiore età, quando sono costretti a lasciare queste strutture per andare nei centri per
adulti.

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