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1
r
r/10
A questo punto, un’ ulteriore confronto col tavolo ci dirà non solo tra quanti
regoli la lunghezza del tavolo è compresa, per esempio:
e cosı̀ via. Fermandoci, per esempio, ai millesimi si ottiene la misura della lunghezza
del tavolo:
che possiamo anche riscrivere introducendo il quoziente tra le due grandezze x = L/r
come
2
• Per le Lunghezze: m, metro;
• Per i Tempi : s, secondo;
• Per le Masse: kg, chilogrammo.
Per quanto riguarda le prime due, si è trovato un modo per definirle in relazione a
costanti fondamentali della natura, come la velocità della luce o il tempo del numero
di oscillazioni della radiazione in una certa transizione atomica. Per il chilogrammo
è stata fatta la stessa cosa solo il 20 maggio 2019.
2 Moti unidimensionali
2.1 Velocità media ed istantanea
Un moto che si svolge su una dimensione spaziale è identificato da misure di spazio
in R e di tempo in R. Sopo aver fissato uno O in ciascuno di essi diremo di avere un
Sistema di riferimento (SdR) per spazo e tempo.
x1 0 x2
∆x = x2 − x1 > 0
x2 0 x1
∆x = x2 − x1 < 0
0 t1 t2
∆t = t2 − t1 > 0
3
Il moto di un punto è descritto da misure coppie di spazi e tempi nelle diverse
posizioni. E’ utile porre le coppie in un piano cartesiano, come fatto in Figura5.
7
(tempo,posizione)
6
5
Posizione (x) [m]
0
0 2 4 6 8 10 12
Tempo (t) [s]
4
Notare la velocità media dipende solo dagli estremi dell’intervalli spazio tempo-
rali. Si osserva inoltre che la velocità media su un intervallo di tempo è la pendenza
del segmento di spezzata che vedete nel grafico in Figura5.
Se si possiede, Figura5, un campionamento più fine (spezzata rossa) si può
ottenere la velicutà media anche in intervalli più piccoli.
x(t)
6
Posizione (x) [m]
0
0 2 4 6 8 10 12
Tempo (t) [s]
Il modello della meccanica classica imposta lo studio del moto nell’ipotesi di avere
un campiomento della posizione infinatmente preciso, continuo, di spazio e tempo.
In tal caso si può parlare di velocità istantanea, non più riferita ad un intervallo
di tempo, ma ad un istante ben preciso. Ciò si ottiene utilizzando il concetto di
derivata, facendo tendere a zero l’ampiezza dell’intervallo temporale.
x(t + h) − x(t)
v(t) = lim (4)
h→0 h
Si assume implicitamente che la posizione sia funzione continua e derivabile del
tempo.
x(t) = vt + x0 (5)
5
dove x0 è la posizione a t = 0, e v è una costante. Da questa espressione si verifica
immediatamente che la velocità istantanea di tale moto è costante ed è proprio v.
dx(t)
=v
dt
La linearità nel tempo è una caratteristica di moti con velocità costanti.
5
x(t)
4
Posizione (x) [m]
0
0 2 4 6 8 10
Tempo (t) [s]
D = x2 − x1
x1 0 x2
6
Abbiamo dunque un sistema lineare:
(
D = d1 + d2
d1
v1
= dv22 ⇒ d1 = v1 dv22
Quindi:
v1 v2
D = 1+ d2 ⇒ d2 = D
v2 v1 + v2
D
t̄ =
v1 + v2
Dall’ultima si evince che ognuno dei due vede arrivare l’altro incontro a sé con la
somma delle velocità.
x(t̄) = v1 t̄ + x1
x(t̄) = v2 t̄ + x2
x2 − x1 D
t̄(v1 − v2 ) − (x2 − x1 ) = 0 ⇒ t̄ = =
v1 − v2 v1 − v2
La terza è ottenuta come differenza delle prime due. Si noti che il denominatore può
essere scritto come v1 + |v2 |. È come se lo spazio che li separa fosse percorso alla
somma delle due velocità.
A questo punto reinseriamo t̄ in una delle prima due equazioni e l’esercizio è
finito.
x 2 − x1 v1 x2 − x1 v2 v1/2
x(t̄) = v1 + x1 = ⇒ ∆x1/2 = x(t̄) − x1/2 = D
v1 − v2 v1 − v2 v1 − v2
Dove abbiamo utilizzato la prima.
Possiamo anche dare una rappresentazione grafica della situazione nel piano (t, x).
Le coordinate dell’intersezione sono la soluzione del problema.
Esercizio 1 (Il falco ed il treno). Un falco parte dalla punta di un treno, in moto con
velocità vT > 0, spiccando il volo con una velocità vF > vT quando entrambi distano
D dal capolinea, verso il quale sono diretti. Ogni volta che il falco raggiunge il
capolinea, inverte la sua velocità e torna indietro verso il treno, che invece continua
imperterrito. La stessa cosa avviene quando il falco riincontra il treno, come in
Figura7.
7
5
0
0 2 4 6 8 10
Tempo (t) [s]
D
t̃ =
vF
vT
D̃ = D 1 −
vF
La seconda fase, in cui falco e treno si vanno incontro, è identica all’Esercizio
0, con un ∆x = D̃. Dunque la distanza col capolinea si accorcia ulteriormente
arrivando a:
vF − vT
(1) vT
D = D̃ 1 − =D
vT + vF v +v
| F {z T}
=α<1
Si noti che, essendo per ipotesi vF > 0, la velocità riflessa ha un segno negativo.
Questo spiega la comparsa del segno + al denominatore, diversamente da quanto
accade nel precedente esercizio.
Il fatto che ci sia una contrazione di un fattore α < 1, ci lascia intuire che il
processo di riflessione della velocità del falco avvenga infinite volte. Inoltre, ogni
8
D
vT t=0
vF
D̃
vT t = t̃
vF
D(1)
vT t = t(1)
vF
volta che esso inverte la sua velocità al capolinea percorre già la distanza contratta,
e la ripercorrerà un’altra volta dopo la riflessione col treno. Questo si può intuire
già guardando ciò che accade tra i tempi t̃ e t(1) in Figura7.
Possiamo dunque scrivere una formula che racchiuda lo spazio totale percorso dal
falco.
∞
X ∞
X
(1) (1) (2) (2) (n)
S =D+D +D +D +D + · · · = −D + 2 D = −D + 2D αn
n=0 n=0
9
Esempio 2.1 (La serie geometrica). La serie geometrica utilizzata nel precedente
esercizio:
∞
X
S= αn
n=0
converge solo se |α| < 1, ipotesi senz’altro verificata nell’Esercizio 0. Il risultato della
serie viene dal limite delle somme parziali:
n
X
Sn = αk = 1 + α + α2 + · · · + αn
k=0
Dunque:
1 − limn→∞ αn+1 1
lim Sn = −→ quando n → ∞
n→∞ 1−α 1−α
perché αn −→ 0 se |α| < 1.
La dimostrazione del risultato delle somme parziali può anche essere fatta per
induzione.
Vogliamo provare che:
1 − αn+1
Sn =
1−α
L’uguaglianza vale sicuramente per n = 0:
1−α
S0 = 1 =
1−α
Assumiamo ora che valga per n generico e dimostriamo che implica lo stesso asserto
con n + 1.
1 − αn+1 1 − αn+2
Sn+1 = Sn + αn+1 = + αn+1 =
1−α 1−α
Questo conclude la prova.
10
O0 v t = 0s
O
D = vt
O0 v P t>0
Notare inoltre che le trasformazioni sono lineari (essendo scrivibili in forma matri-
ciale) e le due matrici di trasformazioni sono l’una l’inversa dell’altra:
1 v 1 −v 1 0
=
0 t 0 t0 0 1
Esercizio 3. Verificare che le trasformazioni di Galileo lasciano inalterate le distanze
euclidee misurate a tempi sincroni.
11
D0 = |x02 − x01 | = |x2 − x1 − v(t2 − t1 )|
Da cui si vede che nell’ipotesi t1 = t2 :
D0 = |x02 − x01 | = |x2 − x1 | = D
Lo stesso discorso si può fare in tre dimensioni, dove i moduli sono sostituiti da
norme euclidee.
Soluzione: Implicitamente già usato. Si tratta dell’area (con sengo) sottesa dal
grafico della velocità.
Essendo l’area di un rettangolo:
∆x = (t2 − t1 )v = v∆t
Si può procedere anche per via anlitica:
(
x1 = vt1 + x0
⇒ ∆x = v∆t
x2 = vt2 + x0
12
12 x(t)
10
2 v(t)
a(t)
0
0 2 4 6 8 10 12
Tempo (t) [s]
2
v[m/s]
t1 t1 v(t)
0
0 2 4 6 8 10 12
Tempo (t) [s]
13
Esercizio 5. Calcolare spazio percorso per un moto uniformemente accelerato.
Soluzione: Si può procedere come prima per via geometrica, considerando sempre
lo spazio percorso come area (con segno) sottesa dal grafico della velocità. In tal caso:
12
10 v(t)
8 t2
v[m/s]
4 t1
2
0
0 2 4 6 8 10 12
Tempo (t) [s]
v(t2 ) + v(t1 ) 1
∆x = (t2 − t1 ) = a(t2 + t1 )(t2 − t1 ) + v0 (t2 − t1 ) =
2 2
1
= a(t22 − t21 ) + v0 (t2 − t1 )
2
Analiticamente invece si può procedere per integrazione.
Z t2 t=t2
dx(t) 1 2
v(t) = ⇒ x(t2 ) − x(t1 ) = dt v(t) = at + v0 t
dt t1 2 t=t1
Osservazione 2.2. Si noti che il moto precedente obbedisce alle seguenti leggi:
14
per tempi generici x0 è la posizione all’istante iniziale, mentre v0 è la velocità
istantanea all’istante iniziale (qui assunto come t = 0).
L’accelerazione istantanea costante dà il nome al moto, detto moto uniforme-
mente accelerato (rettilineo).
x(t2 ) − x(t1 )
v(t2 ) + v(t1 )
v̄ = = (13)
2 t2 − t1
v(t2 ) − v(t1 )
t2 − t1 =
a
Dunque:
Abbiamo dunque individuato una quantità che si conserva per tutto il moto (unif.
acc.).
15
2.5 Ricapitolando...
Per il moto rettilineo uniforme abbiamo visto che:
E dimostrato che:
v2 + v1
v̄ =
2
v2 − 2ax2 = v12 − 2ax1
2
1
3
Il moto uniformemente accelerato è descritto da Galileo, nel caso del piano in-
clinato (Figura12), come moto in cui gli incrementi spaziali crescono come i numeri
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dispari. Misurando la posizione ad intervalli regolari, ad esempio 1s ciascuno, le
distanze successive percorse in un secondo seguono la legge:
∆x(n = 1) = c ove c è una costante opportuna
∆x(n = 2) = 3c
∆x(n = 2) = 5c
..
.
Da questa successione si può dunque estrarre la legge:
∆x(n) = xn+1 − xn = c(2n + 1) (15)
Ciò è equivalente a dire che la posizione (e non gli spazi percorsi) cresce quadra-
ticamente nel tempo. Infatti considerando istanti discreti n:
x(n) ≡ xn = cn2
xn+1 − xn = c[(n + 1)2 − n2 ] = c(2n + 1)
Esercizio 7. Una palla viene lanciata da terra con una velocità v rivolta verso l’alto.
Calcolare il tempo di volo (t̄).
Soluzione: Scriviamo la legge di cui sopra assegnando i valori dati nel problema:
1 2v
y(t̄) = 0 = − g t̄2 + v t̄ + 0 ⇒ t̄ = 0 ∨ t̄ =
2 g
L’equazione dà come soluzione anche l’istante di partenza in cui la palla effettiva-
mente è a terra, ma non è la soluzione cercata.
Da un’analisi dimensionale scopriamo che:
[v] [L][T ]2
[t] = [T ] = =
[g] [T ][L]
17
8
y[m] 4
2 y0
0 y(t)
0 2 4 6 8
Tempo (t) [s]
Soluzione: Osservando che la legge oraria del grave è una parabola nel piano (t, y),
il tratto ascendente deve essere simmetrico a quello discendente. Per simmetria il
tempo cercato è esattamente la metà del tempo di volo dell’Esercizio 7.
t̄ v
tmax = =
2 g
Esercizio 9. Quanto vale la massima altezza raggiunta (si chiami h)? (Si faccia
riferimento ad Esercizio 7-8. Si vedano tutte e tre le proposte di soluzione.)
1 v2 v v2
h = y(tmax ) = − g 2 + v =
2 g g 2g
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ATTENZIONE: il segno è dovuto al fatto che in questi problemi a = −g. Infine:
2 v2
v = 2gh ⇒ h=
2g
Soluzione 3 : Il punto più alto è il punto di max della parabola del moto. Per
trovarlo basta vedere dove si azzera la deriviata prima di y(t) ovvero la velocità in
verticale.
v
vy (tmax ) = ẏ(tmax ) = 0 = −gtmax + v ⇒ tmax =
g
Dopodiché ci si riconduce alla prima soluzione.
Esercizio 10. Una palla viene lanciata da un’altezza y0 verso l’alto con una velocità
iniziale rivolta verso l’alto pari a v. Calcolare il tempo di volo (tempo impiegato per
toccare terra, ad altezza y = 0) e la velocità di impatto col suolo. La situazione è
rappresentata in Figura13.
La soluzione è lasciata al lettore.
Esercizio 11. Una palla viene lasciata cadere (vy (0) = 0) a t = 0. Dopo un tempo
t̄ > 0 una seconda palla viene lasciata cadere sulla stessa verticale. Scrivere le
equazioni del moto per entrambe le palle e calcolare la distanza che le separa come
funzione del tempo.
1
y1 (t) = − gt2
2
1 1 1
y2 (t) = − g(t − t̄)2 = − gt2 + gtt̄ − g t̄2 per t ≥ t̄
2 2 2
La distanza che le separa è il valore assoluto della differenza delle precedenti:
1
|y1 (t) − y2 (t)| = gtt̄ − g t̄2
2
e cresce linearmente con t.
19
12
10
8 t2 , v2 t3
v[m/s]
6
4 t1 , v1
0
0 2 4 6 8 10 12
Tempo (t) [s]
Esercizio 12. Facendo riferimento alla Figura14, scrivere la legge oraria del moto.
Soluzione: Basta calcolare, a seconda del tempo trascorso, l’area sottesa dal
grafico.
20
5
hmax
4
h2 ∆t2
y[m] 3
∆h
2
h1 ∆t1
0
0 1 2 3 4 5 6 7
Tempo (t) [s]
v12 = 2g(hmax − h1 )
v22 = 2g(hmax − h2 )
Possiamo elevare al quadrato le equazioni dei tempi e sottrarle. Sottraiamo tra loro
anche le equazioni delle velocità:
4 2 8∆h
v12 − v22 = 2g∆h ∆t21 − ∆t22 = 2
(v1 − v22 ) =
g g
Infine:
8∆h
g=
∆t22− ∆t21
21
Esercizio 14. Dimostrare la formula risolutiva per equazioni di secondo grado:
ax2 + bx + c = 0 con a 6= 0
Con questi due esempi, con la tecnica del completamento del quadrato sappiamo
risolvere anche un caso più complesso:
1 5
x2 + x − 1 = 0 ⇒ x2 + x + − = 0
| {z 4} 4
(x+1/2)2
2 √ √
−1 ±
1 5 1 5 5
x+ = ⇒ x+ =± ⇒ x=
2 4 2 2 2
Da questo ultimo esempio deduciamo la tecnica per il caso generale. Dividiamo
l’equazione per il coefficiente a e completiamo i quadrati:
2
b2 b2 b2 − 4ac
2 b c b
x + x+ + 2 − 2 =0 ⇒ x+ =
a a 4a 4a 2a 4a2
r √
b b2 − 4ac −b ± b2 − 4ac
x+ =± ⇒ x =
2a 4a2 2a
Esercizio 15. Facendo riferimento alla Figura16, con t1 , t2 , vmax noti, scrivere le
equazioni del moto.
22
2
1,8 vmax t1
1,6
1,4
1,2
v[m/s]
1
0,8
0,6
t2
0,4
0,2
0
0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4 4,5
Tempo (t) [s]
23
1 Esercizio (Il falco ed il treno) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
2 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
3 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
4 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
5 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
6 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
7 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
8 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
9 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
10 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
11 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
12 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
13 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
14 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
15 Esercizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
24