Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Disp Termo Stat PDF
Disp Termo Stat PDF
Appunti di
termodinamica
statistica
Fisica Generale (corso A) CdL Ing. Meccanica
Lagamba Luigi
28/06/2011
In tro duzione
3
pressione, temp era tu ra, densi tà, volume, etc. Le variabili di sta to sono
grandezze o sservabili, cioè possono essere misu ra te con op portuni stru men ti
(mano metro, termometro, den simetro, etc.), E sse sono lega te alle gran dezze
microscopiche c he cara tterizzano il sistema (velocità ed energia cinetica dei
singoli pun ti ma teriali che lo comp ongono) e si o ttengono da queste tra mi te
medie sta tistiche.
Le variabili di sta to possono essere classificate in due ca tego rie: g ran dezze
estensive e g ran dezze in ten sive.
Le gran dezze estensive dipen dono dall’estensione, cioè da quan to è gran de il
sistema c he si considera. Tali son o, a d esempio, la massa, il volu me, la capacità
termica, l’energia interna, l’en tropia, etc.... Esse go dono della proprietà
additiva, cioè se si uniscono du e sistemi le gran dezze estensive si so mmano. Ad
esempio metten do insieme 4 kg di sa bbia con 1 kg di c emen to si o ttiene un
nuovo sistema la cui massa è di 5 kg.
Al con trario le gran dezze inten sive NON dipendono dall’esten sione del sistema
e pertan to NON godono della p rop rietà addi tiva.
Esempi di gran dezze in ten sive sono la p ressione, la tempera tura, la densi tà,
etc...
Per po ter misura re il valore delle variabili di sta to è nec essario che il sistema
termo dinamico si trovi in uno stato di equilib rio. P er esempio, se si con sidera un
cilindro chiuso da un piston e in cui è con tenu to un ga s e si spinge rapida men te il
piston e verso il fon do, il ga s viene co mpresso; questa co mp ressione si propaga
all’interno del gas con un’onda c he “rimbalza” avan ti e indietro tra le basi del
cilindro fi no a che si smorza, ed il gas raggiunge uno nuovo sta to in cui la
pressione e la tempera tura sono uniformi e co stan ti, cioè un nuovo sta to di
equilibrio.
4
Questo, però, non vuol dire che da quell’istan te in poi le molecole c essano di
muoversi, ma che presa una parete i mmaginaria all’interno del gas, co munque
orienta ta, tan te molecole a ttraversano la parete in un verso quan te la
attraversano nel verso opposto. L’equilibrio termodinamico è dunque un
equilibrio dinamico. Affinché un sistema termo dinamico sia in equilibrio è
inoltre necessario che:
• la sua co mpo sizione chimica non vari nel tempo (equilibrio chimico);
• la somma delle forze esterne che agiscono sul sistema e delle fo rze c he
il sistema eserci ta sull’ambien te sia nulla (equilibrio meccanico); se a d
esempio un gas è con tenu to in un recipiente c hiuso da un pistone mobile
(supponiamolo per semplicità di massa trascura bile), le molecole di gas
urtano con tro il pistone e lo sollevano, quindi il sistema non è in
equilibrio; affinché lo sia è necessa rio applicare sul pistone una forza
esterna c he equilibri la forza in terna esercita ta dal gas.
5
temperatu ra è un a grandezza macro scopica che misura l’energia cinetica
media dei costitu enti mic roscop ici.
Questa definizione sarà c hiarita meglio nel seguito quando studieremo la
teoria cinetica dei gas e dimo streremo c he la tempera tura di un gas perfetto è
proporzionale all’energia cinetica media delle molecole
Se aspettia mo un tempo sufficientemen te lungo, gli urti sono sta ti così tan ti
che alla fin e il sistema si dispone in uno sta to di equilibrio in cui l’energi a
cinetica media dei due g ruppi di molecole è la stessa, cioè le due pa rti di gas
hanno la stessa temp era tu ra. L’energia interna delle molecole a sinistra è
certa men te diminuita, in quanto esse si muovono in media più lenta men te c he
all’inizio, men tre l’energia in terna delle molecole a destra è aumen ta ta.
Globalmen te possiamo dire c he, a cau sa della differenza iniziale di
tempera tura, dell’energia è fluita dal ga s a sinistra a quello a destra : questa
6
energia sca mbiata è il calo re
dati due co rpi (o sistemi termodin amici) sui quali non viene compiuto lavo ro,
il calo re è l’energia intern a che essi si scambiano a cau sa di una differen za
di temperatu ra.
Diciamo che il sistema ha raggiunto l’equilibrio termico quando non vi è più
passaggio di calore e quindi tu tte le pa rti del sistema sono alla stessa
tempera tura.
Questo principio permette di sta bilire in maniera o pera tiva l’uguaglianza della
tempera tura di due sistemi A e B, senza c he essi debbano necessariamen te
essere messi a conta tto. Il ruolo del co rpo C è in pra tica quello di un
termo metro che è lo strumen to c he misura la tempera tu ra di un corpo.
7
II Principio della termo dinamica
Il pri mo p rincipio della termo dinamica ci dice fonda men talmen te che:
1) l’energia si conserva;
2) i sistemi meccanici ten dono a raggiungere uno sta to di minima en ergia.
Non ci dice però nulla sul p erc hé alcuni p rocessi vadano so lo in una direzione e
mai nell’altra (espan sione dell’aria nel vuo to, miscela di due ga s, sca mbi di
calore tra co rpi a temp era tu re diverse, etc..).
Inoltre si osserva c he la trasformazione di calore in energia
1) non e’ mai completa ;
2) richiede almeno du e sorg en ti di calore a tempera ture diverse.
Tu tte queste p ro blema tiche sono sta te fo rmalizzate nel secondo p rincipio
della termodinamica, che può essere esp resso in varie forme equivalen ti
E’ impossibile realizzare una trasformazione il cui unico risulta to sia
- una tra sformazione in lavoro di calore tra tto da una so rgen te a
tempera tura uniforme (Kelvin)
- un passaggio di calore da un corpo a tempera tura T=T 1 a d un co rpo a
tempera tura T= T 2 >T 1 (Clausius)
Il postula to di Kelvin implica immedia ta men te quello di Clausius. Infa tti, se
si riuscisse a trarre lavoro da una so rgen te a temp era tu ra T= T 1 , si po trebbe
ritrasforma re il lavoro in calore e u sarlo per scaldare una do rgen te a
tempera tura T= T 2 >T 1 .
La dimo strazione che il po stula to di Clau sius implica quello di Kelvin è
leggermen te più complessa e implica l’intro duzione di un meccanismo di ba se
per tra sformare calore in lavoro e viceversa. Tale meccanismo è forni to dai
cicli, in particolare dal ciclo di Carno t.
La tra ttazione di questi a rgo men ti esula dallo scopo prefissa to p er cui sono
nate queste brevi no te.
En tropia
Per spiegarlo p ossiamo u tilizzare un argo men to già usa to in meccanica per
dimostare che il lavoro fa tto da un campo di forze con serva tive non dipende
dalla traietto ria, ma solo dal suo pun to iniziale e finale.
Per fissa re le idee scegliamo n el piano p, V due trasfo rmazioni reversibili
arbi tra rie a e b che congiungono gli sta ti A e B. Poiché il con tribu to della
8
Q
quanti tà ∑i T i al ciclo reversibile a -b è nullo, si ha che il con tribu to delle
i
trasfo rmazioni reversibili da A a B dipende solo dagli sta ti iniziali e finali e
questo ci consen te di definire l’en tropia S co me una nuova funzione di sta to :
Qa Q
S( B ) − S( A) = ∑ =∑ b
a Ta b Tb
con le so mma torie c he indicano i rispettivi con tribu ti delle trasfo rmazioni a e
b. In questo app roccio l’entropia è definita a meno di una costan te a dditiva la
quale po trà essere fissa ta in mo do “na turale” nell’approccio pro babilistico.
9
Gli stati A, B e C sono del tutto arbitrari.
Lungo l’isoterma AB si ha T A = T B e, p er la legg e di Boyle-Mario tte ,
pAVA
VB =
pB
e so sti tuiamo nella (2)
VC pAVA
=
TC pBTB
da to c he p B = p C e T B = T A si ha infine
pCVC pAVA
= (3)
TC TA
Poiché gli sta ti A e C sono del tu tto arbitrari, l’equazione (3) deve valere in
generale tra due qualsiasi sta ti di equilibrio del gas, quindi si deve avere
pV
= cos tan te (4)
T
Rimane da stabilire il valore della co stan te. No tiamo che la quan ti tà pV/ T è
una quan tità esten siva da to c he è propo rzionale al volume del gas; quindi deve
essere p roporzionale alla quan tità di ga s considera ta. Possiamo allo ra scrivere
pV
= kBN (5)
T
10
dove N è il numero di molecole del ga s e k B è una costan te di proporzionalità.
Si trova sperimen talmen te che k B , chiama ta costan te di Boltzm ann, non
dipende dalla na tura del ga s ed è una co stan te universale c he ca ra tterizza il
comporta men to dei gas p erfetti ; la (5) può essere riscri tta nella forma
pV = kBNT (6)
L’equazione di sta to dei gas perfetti sc ritta in qu esta fo rma con tiene il nu mero
di molecole del ga s che non è una quan ti tà di diretto accesso sp erimen tale. Per
caratterizzare la quan ti tà di gas presen te è più conveniente u tilizzare un’altra
variabile, il numero di moli n,dove una mole è co sì definita: è la quan ti tà di
sostan za c he con tiene un numero di molecole pari al nu mero di Avoga dro N A =
6.022 · 102 3
N
n= (7)
NA
Sosti tuendo nella equazione (6) o tteniamo p V=nN A k B T che riscriviamo nella
forma
pV = nRT (8)
J
dove=R N=
AkB 8.314 è la co stan te universale dei gas p erfetti.
K ⋅ mol
L’equazione (8) è l’equazione di sta to dei gas perfetti.
Come a bbiamo più volte riba di to, in una mole di gas sono con tenu te
23
6.022·10 molecole, un nu mero tro ppo eleva to per pen sare di desc riverne il
mo to singolarmen te u tilizzando le leggi della meccanica. Possiamo però
stu diare il sistema u tilizzando le leggi della sta tistica: queste ci permettono di
definire delle g randezze “di insieme”, o ttenu te mediando su un g ran nu mero di
particelle che, co me vedremo , si po ssono mettere in relazione con le variabili di
sta to, cioè con le gran dezze macro scopiche c he cara tterizzano uno sta to di
equilibrio.
Nel segui to considereremo un gas perfetto, cioè un gas estrema men te
rarefa tto per cui valgono le seguen ti assunzioni:
In quel che segue suppo rremo c he il recipiente c he con tiene il gas sia fermo,
per cui la veloci tà del suo cen tro di massa è nulla. Se il sistema si muovesse di
mo to uniforme, i risulta ti che o tterremo sa rebbero validi solo nel sistema di
riferimen to solidale con il cen tro di massa.
Richiamiamo ora alcune definizioni di gran dezze sta ti stiche di cui faremo u so
in seguito. Veloci tà media e veloci tà quadra tica media
Si abbia un gas co mpo sto da N pa rticelle uguali e sia v i la velocità di ciascuna
di esse.
Si definisce velocità media <v> la segu en te gran dezza:
1 N
v = ∑ v2 (9)
N i=1
quindi per o tten ere la velocità media bisogna so mma re vetto rialmen te le
velocità delle singole particelle.
Si definisce velocità quadratica media la ra dice quadra ta della somma dei
quadra ti dei mo duli delle velocità
1 N 2
vqm
= v2
= ∑ vi
N i=1
(10)
12
1 N 2
v2
= ∑
N i=1
vx,i + vy,i
2
vz,i
+=2
1 N 2 1 N 2 1 N 2
= ∑ vx,i + ∑ vy,i + ∑ vz,i =
=N i 1= N i 1= Ni1
= vx2 + vy2 + vz2
dove a bbiamo definito
1 N 2 1 N 2 1 N 2
=vx2
=
= ∑ x,i
v
N i 1=
; vy
2
= ∑ y,i
v
N i 1=
; vz
2
∑ vz,i
Ni1
(11)
13
• l’angolo di incidenza θ e l’angolo di riflessione φ sono uguali;
• il mo dulo della velocità prima dell’urto è uguale a qu ello della veloci tà
dopo l’urto
v = v′
vy = vy′
di consegu enza non varia la componen te parallela alla parete della quan tità
di mo to:
vx′ = −vx
di conseguen za la co mponen te della quan ti tà di mo to perpen dicolare alla
parete cambia di segno:
IxP =−Ixm =
2mvx
La moleco la che ha urta to con tro la parete si muove verso la pa rete opposta,
rimbalza su di essa e to rna di nuovo verso la parete che stiamo consideran do,
come illustra to ,in mo do del tu tto qualita tivo non cono scendo l’andamen to
14
temporale della fo rza impu lsiva, nella figura 6.
Ad ogni urto la molecola eserci ta sulla pa rete un impulso pari a IxP = 2mvx
v mv2
Ix =
nIxP =
∆t x 2mvx =
∆t x
2L L
1 Nm
∑ vx,i
2
Nm 2
=parete,tot
Fm,x = ∑
L i
mvx,i
2
=
L N
i
L
vx (13)
15
dove nell’ultimo passaggio abbiamo u tilizza to la (11).
parete,tot Nm 2 parete,tot Nm 2
=Fm,y = vy ; Fm,z vz (14)
L L
v2
vx2
= vy2
= vz2
= (15)
3
Ne segue c he:
Nm vqm
2
parete,tot parete,tot parete,tot
F= F= F=
m,x m,y m,z (16)
L 3
Nm vqm
parete,tot 2
Fm,x
=p = 3 (17)
L2 L 3
(Attenzione a non confon dere la pressione p che co mpare nella (17) con la
quanti tà di mo to delle particelle). Da to che N⋅m è la massa to tale di gas
presen te n el volume L3 = V il termine (N⋅m)/L3 è la den sità del ga s, per cui la
(17) diventa
1 2
p= ρvqm (18)
3
quindi la pression e di un gas perfetto è propo rzion ale alla densità e al
quadrato della veloc ità qu adratica m edia delle particelle, calcolata rispetto
al riferimen to in cui il c entro di m assa del sistem a è fermo.
16
In terpretazione microscopica della temp era tu ra
1
pV = Nmvqm
2
(19)
3
1
pV= N ⋅ m ⋅ vqm
2
1 1m 2
3 ⇒ N ⋅ m ⋅ vqm
2
= kB ⋅ N ⋅ T ⇒ T= vqm (20)
pV = kB ⋅ N ⋅ T 3 3 kB
Equipartizione dell’energia
18
Funzione di distribuzione delle velocità
mv 2
−
f ( v )= C ⋅v e 2 2kBT
(26)
La gran dezz a f(v)dv esp rime la probabilità c he una p articella abbia velocità
compresa tra v e v + dv .
La pro babilità che una particella abbia velocità comp resa tra due valorifini ti v 1
e v 2 , che indichiamo con P(v 1 ≤v≤v 2 ) è da ta dall’integ rale di f(v)dv calcola to tra
v 1 e v 2 , cioè
v2
P ( v1 ≤ v ≤ v 2 ) =∫ f ( v )dv (27)
v1
Inoltre, da to che la p ro babilità che una particella abbia velocità comp resa tra
zero e infinito è pari a uno, si ha
∞
P ( v1 ≤=
v ≤ ∞) ∫f=
( v )dv 1 (28)
0
Il valore più pro babile del modulo della veloci tà, v p ,è da to dal valore di v per
cui f(v) ha un ma ssimo ; po ssiamo determinarlo annullando la derivata di f(v)
rispetto a v :
2mv 3 − 2kBT
2 2
mv mv
df −
C ⋅ 2ve
= 2kBT
− e =0
dv 2kBT
2k T kT
⇒ vp =B 1.41 B
m m
Si noti che v p è tan to più gran de quan to più alta è la tempera tu ra del ga s.
dN = Nf ( v )dv (30)
1 N 2
v2 = ∑ vi
N i=1
(32)
20
1 ∞ 2
N ∫0
v2 = v dN (33)
3kBT
v2 = (35)
m
La forma della curva f(v) varia al variare della tempera tura ; essa è mo stra ta in
figura 8
=S kB log Ω (36)
21
dove Ω è il nu mero di sta ti microscopici corrisponden ti ad uno sta to
macro scopico. Questo stabilisce una semplice in terpretazione pro ba bilistica
del secon do principio della dinamica
En tropia massima ⇒ massima pro babilità
L’utilizzo del logari tmo può essere giustificato nel sequen te mo do.
In un sistema co mposto di due pa rti, è leci to a tten dersi che l’en tropia sia sia la
somma delle du e en tropie delle singole parti S=S 1 +S 2 , ma il numero degli sta ti
to tali e’ il prodotto del nu mero di sta ti delle due pa rti Ω=Ω 1 xΩ 2 . La funzione
logaritmo è la funzione che ci permette di soddisfare en tra mbe le richieste.
A ben gua rda re l’en tro pia definita da Boltzmann non a sso miglia molto alla
definizione di entro pia della termo dinamica classica. E sembra quasi di parla re
di cose quan tità distin te.
Facciamo vedere c he in realtà le due definizioni sono du e a spetti della stessa
funzione di sta to.
Supponiamo di far assorbire al nostro sistema una piccola quan ti tà di calore
dQ . L’energia del sistema varia allora dalla quan ti tà E alla quan ti tà E+dQ. Co me
varia l’entropia di Boltzmann?
∂ log Ω (E ) dQ 1 ∂S
log Ω (E + dQ ) log Ω (E ) + = log Ω (E ) + dQ (37)
∂E kB ∂E
∂S 1
Se iden tifichiamo = allora ritroviamo la forma della termo dinamica
∂E T
dQ
classica dS = .
T
Consideriamo o ra un sistema isola to di energia to tale E 0 , compo sto da un
sistema A e B di energia rispettivamen te E ed E’= E 0 -E.
Sia Ω(E)dE il nu mero di sta ti microscopici con energia (macro scopica)
compresa tra E ed E+dE. Vediamo quan to vale la pro ba bilità w(E) che il
sistema A a bbia energia E.
Questa p roba bilità w(E) sarà w(E)∝Ω(E )⋅Ω’(E 0 -E), con Ω rela tivo al sistema A e
Ω’ relativo al sistema B.
Quello che ci aspettia mo è c he w (E) si una funzione con un massimo molto
pronunciato in to rno a d un valore medio di E.
Vediamo per quale valore di E la nostra funzione ha un massimo.
Per co mo dità cerc hiamo il massimo di
log w ( E )= log C + log Ω( E ) + log Ω′( E 0 − E )
con C costan te di pro porzionalità indipen den teda E.
∂ log w ( E ) ∂ log Ω( E ) ∂ log Ω′( E ′ )
= − =0 (38)
∂E ∂E ∂E ′
∂S 1
Cioè T=T’. Associando p erciò
= S kB log Ω( E ) , = ritroviamo anco ra
∂E T
22
la definizione di tempera tura ma questa volta con un nuovo significato: la
proba bilità ma ssima si ha quando un sistema è in equilibrio termico.
23