Sei sulla pagina 1di 37

Stati limite di esercizio

1. INTRODUZIONE
Si definisce come Stato Limite di Servizio (SLS) un qualsiasi stato, anche di
danneggiamento locale (ad es. eccessiva fessurazione del calcestruzzo) al di là del quale
non sono più soddisfatte le prestazioni necessarie per il corretto funzionamento in esercizio
della struttura, anche in termini durabilità della struttura o aspetto
Gli Stati Limite di Servizio da tenere presenti in ciascun progetto vanno considerati di
volta in volta di comune accordo fra progettista e committente, e sono sicuramente correlati
al concetto di durabilità della struttura ed alla definizione di vita utile della stessa; gli SLS
generalmente più importanti sono:
- stato limite di fessurazione: a seconda dell’utilizzo della struttura e delle condizioni
ambientali in cui è inserita, con diversa gradualità possono intervenire problemi di
fessurazione del calcestruzzo tali da compromettere il corretto utilizzo della struttura;

- stato limite di deformazione: eccessive deformazioni possono compromettere l’utilizzo


della struttura, creando danno alle tramezzature, finiture ecc…

- stato limite tensionale: elevate tensioni di compressione nel calcestruzzo possono


comportare microfessurazione, con conseguenti problemi di durabilità, e/o eccessive
deformazioni viscose; elevate tensioni nell’acciaio teso possono comportare fessure
troppo ampie permanentemente aperte con possibili problemi di durabilità.

- stato limite di vibrazione: specie in presenza di particolari fonti di vibrazione le


caratteristiche dinamiche della struttura possono essere inadeguate al corretto utilizzo,
arrecando disturbo agli occupanti, danneggiamento all’edificio o ai beni in esso
contenuti.

- stato limite per fatica: in alcune particolari tipologie strutturali, come ad esempio i
ponti, i carichi in condizioni di servizio sono ciclici e possono condurre ad un
degrado prematuro dei materiali

Nel seguito si concentrerà l’attenzione sullo stato limite di fessurazione, di deformazione e


di tensione. Per quanto concerne le vibrazioni, il calcolo può in generale essere complesso,
anche se in talune situazioni la valutazione delle deformazioni può dare informazioni anche
sul periodo proprio della struttura in esame. Analogamente per i fenomeni di fatica è
necessario conoscere il comportamento ciclico dei materiali costituenti e dell’elemento in
c.a. nel suo insieme, dove può intervenire anche il degrado dell’aderenza.

1
2. LA VALUTAZIONE DELLE AZIONI DI PROGETTO E LA DURABILITA’
STRUTTURALE
Le azioni da introdurre per le verifiche dello SLS sono strettamente correlate alla
probabilità di superamento dello SLS che si vuole accettare. Mentre nelle verifiche allo
Stato Limite Ultimo si considerano probabilità di collasso dell’ordine di 10-5 ÷ 10-7, con i
valori più alti in condizioni di rottura duttile ed i valori più bassi in condizioni di rottura
fragile, nel caso degli SLS in genere si accettano probabilità dell’ordine di 10-2 ÷ 10-3. La
probabilità decisamente più alta che si accetta è evidentemente legata alla definizione
stessa dello Stato Limite di Servizio, che non implica perdita di vite umane ma solo perdita
di funzionalità. Il costo monetario diretto può dunque essere rilevante, ma è chiaro che può
accettarsi una maggiore probabilità di rischio non essendo in gioco vite umane.
Effettuata tale premessa, nelle verifiche possono intervenire diversi tipi di azioni; in
particolare si fa riferimento a:
- combinazioni di carico “rare”: il superamento in almeno un caso durante l’intera vita di
servizio della struttura di tale azione (ad esempio carico qk) ha un prefissato valore
(dell’ordine del 5%; si parla pertanto di valore caratteristico dell’azione); qualora
associata ad altre azioni va opportunamente ridotta mediante il coefficiente ψ0 per tenere
conto della minore probabilità di contemporaneità dei valori rari.

- combinazioni di carico “frequenti”: l’azione viene superata durante una percentuale


limitata (dell’ordine del 5-10 %) della vita della struttura; si ottengono moltiplicando
l’azione rara per il coefficiente ψ1, mentre in caso di contemporaneità con altre azioni si
moltiplicano per il coefficiente ψ2

- combinazioni di carico “quasi permanenti”: l’azione è superata durante il 50% della vita
della struttura e si calcola moltiplicando qk per il coefficiente ψ2.

Per quanto riguarda le azioni da utilizzare nelle verifiche agli stati-limite esse si
classificano, secondo la modalità di applicazione, in dirette, indirette e da degrado in
relazione a che siano derivante da forze (o carichi), da spostamenti (o anche forze di
precompressione o variazioni di temperatura) o da alterazioni delle proprietà dei materiali
rispettivamente. Si possono anche distinguere per la modalità di risposta nella struttura
come statiche, se non provocano accelerazioni, dinamiche, in caso contrario, e pseudo-
statiche, se sono dinamiche ma rappresentabili da forze statiche equivalenti.
La classificazione più importante, tuttavia è quelle relativa alla variazione d’intensità nel
tempo, in tal caso la normativa italiana fa la seguente distinzione:

- come azioni permanenti (G) quelle che agiscono durante tutta la vita nominale
della costruzione e la cui variazione di intensità è tale da poterle considerare
costanti (es. pesi propri, spostamenti differenziali, azioni dovuti ad effetti
reologici, precompressione, ecc.);
- come azioni variabili (Q) quelle che hanno valori istantanei che possono variare
significativamente nel tempo. Tali azioni si dicono di lunga durata se agiscono
per un tempo non trascurabile rispetto alla vita nominale della struttura; di breve
durata altrimenti;
- come azioni eccezionali (A) quelle che si verificano solo eccezionalmente nel
corso della vita nominale (es. incendi, esplosioni, impatti, ecc.);
- come azioni sismiche (E) quelle derivanti dai terremoti.

2
Le combinazioni delle azioni ai fini delle verifiche degli stati-limite di esercizio sono le seguenti:

- Combinazioni rara, per SLE irreversibili:


G1 + G2 + Qk1 + ψ02⋅Qk2 + ψ03⋅Qk3+…

- Combinazioni frequente, per SLE reversibili:


G1 + G2 + ψ11⋅Qk1 + ψ22⋅Qk2 + ψ23⋅Qk3 +…

- Combinazione quasi permanente, generalmente impiegata per gli SLE relativi


ad azioni che hanno effetti a lungo termine:
G1 + G2 + ψ21⋅Qk1 + ψ22⋅Qk2 + ψ23⋅Qk3 +…

Nelle combinazioni i coefficienti γ sono coefficienti parziali amplificativi dei carichi e ψi


sono coefficienti di combinazione che servono a tenere conto della (bassa) probabilità di
accadimento contemporaneo di azioni di diversa natura.
Con Qk1 si indica la azione variabile dominante e Qk2, Qk3, ecc. azioni variabili che
possono agire contemporaneamente a quella dominante. Le azioni variabili Qkj vengono
combinate con i coefficienti di combinazione ψ0j, ψ1j e ψ2j, i cui valori sono forniti in
Tabella 1.
Tabella 1. Coefficienti di combinazione
Categoria/Azione variabile ψ0 ψ1 ψ2
Categoria A Ambienti ad uso residenziale 0,7 0,5 0,3
Categoria B Uffici 0,7 0,5 0,3
Categoria C Ambienti suscettibili di affollamento 0,7 0,7 0,6
Categoria D Ambienti ad uso commerciale 0,7 0,7 0,6
Categoria E Biblioteche, archivi, magazzini e ambienti ad uso industriale 1,0 0,9 0,8
Categoria F Rimesse e parcheggi (per autoveicoli di peso ≤ 30 kN) 0,7 0,7 0,6
Categoria G Rimesse e parcheggi (per autoveicoli di peso > 30 kN) 0,7 0,5 0,3
Categoria H Coperture 0,0 0,0 0,0
Vento 0,6 0,2 0,0
Neve (a quota ≤ 1000 m s.l.m.) 0,5 0,2 0,0
Neve (a quota > 1000 m s.l.m.) 0,7 0,5 0,2
Variazioni termiche 0,6 0,5 0,0

Ad esempio nel caso di un edificio per abitazioni il valore caratteristico del sovraccarico è
qk=2000 N/mq pertanto risulta:
- combinazione rara:
qk=2000 N/mq
- combinazione frequente
ψ1⋅ qk=0.5⋅2000=1000 N/mq
- combinazione quasi permanente
ψ2⋅ qk=0.3⋅2000=600 N/mq

Un aspetto a cui si deve fare riferimento per meglio comprendere le verifiche


necessarie allo Stato Limite di Servizio è la durabilità, che sta assumendo un’importanza
sempre crescente nelle problematiche strutturali. Poichè la trattazione esula dallo scopo del
presente capitolo, si sottolinea solo che le normative più avanzate, come l’intero corpo
degli Eurocodici o il Model Code del CEB (1993), il Manuale CEB per la progettazione di
calcestruzzo durevole (1992), i suggerimenti CEB-RILEM (1983) forniscono dettagliate
informazioni sul problema. In particolare secondo l’Eurocodice 2 (2006) la progettazione

3
deve tenere in conto mediante opportuni dettagli costruttivi e verifiche in esercizio che la
struttura garantisca anche una certa durata della sua vita senza perdere la funzionalità o
richiedendo eccessivi interventi di manutenzione. A tale scopo vengono definite le seguenti
6 classi di esposizione per introdurre nelle verifiche il tipo di ambiente in cui la struttura è
inserita:
1) ambiente secco (interno di abitazioni o uffici);
2) ambiente umido, dove la corrosione è dovuta fondamentalmente alla carbonatazione del
calcestruzzo;
3) ambiente umido con cloruri, esclusi quelli presenti in ambiente marino (es. sali per lo
scioglimento del ghiaccio);
4) ambiente marino, suddividendo i casi di strutture poste in prossimità del mare o a diretto
contatto con l’acqua del mare;
5) ambiente con cicli di gelo e disgelo;
6) ambiente aggressivo chimicamente.

4
Le classi 2, 3 e 4 possono subire aggravio dalla presenza di ghiaccio e comunque
riguardano il degrado dovuto sostanzialmente alla corrosione dell’acciaio; le classi 5 e 6 si
riferiscono invece all’attacco del calcestruzzo e si può verificare da sole oppure insieme
con le precedenti. In fase di progettazione la conoscenza della tipologia di ambiente può
condurre alla scelta di calcestruzzi con caratteristiche specifiche o di classe diversa,
considerato che la maggiore resistenza del calcestruzzo corrisponde ad una minore porosità
e quindi ad una maggiore curabilità.
Tra i dettagli costruttivi le normative sottolineano l’importanza del copriferro, in
quanto il calcestruzzo rappresenta la protezione dell’acciaio dalla corrosione e l’entità del
copriferro governa la velocità di penetrazione degli agenti aggressivi verso l’armatura.

5
3. ANALISI LOCALE DELLO STATO DEFORMATIVO E TENSIONALE
Il comportamento di una trave inflessa in calcestruzzo armato è governata dai fenomeni
fessurativi che si manifestano generalmente per bassi livelli di carico, e quindi anche in
condizioni di servizio, a causa della limitata resistenza a trazione del calcestruzzo.
Se si sottopone una trave ad un carico verticale, dopo una prima fase in cui l’elemento
rimane integro, cominciano a formarsi delle fessure nella parte tesa disposte verticalmente
nelle zone dove prevale la sollecitazione di flessione ed inclinate quando la sollecitazione
tagliante diventa più importante (Fig. 1).

Fig. 1. Fessurazione in travi in c.a.

Le fessure si presentano disposte ad una certa distanza tra loro e si formano


progressivamente riducendo tale distanza fino ad un certo valore del carico, per il quale
restano pressoché stabili in termini di distanza e mostrano solo un incremento
dell’apertura.
L’analisi del fenomeno fessurativo di una trave si può ricondurre anche a quello che accade
in un tirante in calcestruzzo, cioè ad un prisma di calcestruzzo in cui è annegata una barra
di acciaio all’estremità della quale sono applicate le azioni di trazione (Fig. 2).

Fig. 2. Fessurazione in un tirante in c.a

Infatti in una trave inflessa si può individuare una zona di calcestruzzo teso il cui
comportamento è quello di un tirante nel quale si sono aperte delle fessure ad una certa
distanza (Fig. 3); nelle fessure la trazione è applicata direttamente all’acciaio poiché le due
facce di calcestruzzo si sono distaccate.

6
F F

tirante

σs calcestruzz σs

barra

elemento tra due fessure


Fig. 3. Analogia tra il comportamento della parte tesa di una trave inflessa e di un tirante in c.a.

I problemi degli stati limite di fessurazione e di deformazione sono strettamente legati


al meccanismo con cui, dopo essersi verificata la fessurazione di alcune sezioni, il
calcestruzzo teso, tramite l’aderenza con le barre di armatura, scambia sforzi con l’acciaio.

7
4. STATO LIMITE DI FESSURAZIONE

4.1 CONSIDERAZIONI GENERALI


In accordo con le normative più avanzate (Eurocodice 2, 2004) può dirsi che la
fessurazione deve essere limitata ad un livello tale da non pregiudicare il corretto
funzionamento della struttura e da renderne accettabile l’aspetto da un punto di vista
estetico. Viene così introdotto un concetto centrale di tutte le verifiche allo SLS: un aspetto
inaccettabile per la committenza va trattato alla stessa stregua di un malfunzionamento
strutturale.
Un secondo concetto rilevante è che la fessurazione delle strutture in cemento armato è
quasi inevitabile. Infatti la modesta resistenza a trazione del calcestruzzo, insieme alla
presenza di deformazioni imposte (ritiro, piccoli cedimenti dei vincoli ecc.) renderebbe del
tutto antieconomica una progettazione che abbia come obiettivo l’eliminazione di tensioni
di trazione elevate. D’altra parte nella teoria convenzionale del cemento armato si fa
costante riferimento all’ipotesi di “calcestruzzo non reagente a trazione” e pertanto,
coerentemente con tale ipotesi, in genere la fessurazione viene accettata.
Lo Stato Limite di Fessurazione si prefigge di inquadrare in un contesto razionale la
problematica, definendo di volta in volta le eventuali verifiche in base alle prestazioni che
la struttura deve garantire.
Un terzo concetto di notevole rilevanza applicativa è che la fessurazione dipende
esclusivamente dalle azioni solo in taluni casi. Viceversa molto spesso la formazione delle
fessure è collegata a fenomeni quali ritiro, calore di idratazione, qualità delle casseforme,
reazioni chimiche ecc. In tal caso solo una corretta progettazione dei dettagli costruttivi,
delle modalità di getto e maturazione, della posa in opera ed utilizzo delle casseforme,
ecc..., facendo poi riferimento al particolare ambiente in cui la struttura è inserita, possono
limitare il fenomeno.
A titolo esemplificativo in Figura 4 sono riportate varie tipologie di fessure dovute a
diversi fenomeni che si verificano nelle strutture in cemento armato; le diverse tipologie di
fessure sono individuate da lettere differenti, per ognuna delle quali in tabella 2 sono
riportati il tipo e/o la causa, la posizione in cui compaiono più comunemente ed il tempo in
cui appaiono (CEB-RILEM, 1983).

Con riferimento invece agli stati fessurativi indotti da azioni strutturali, si distinguono i
tre seguenti stati:
a. stato limite di decompressione
b. stato limite per formazione delle fessure
c. stato limite di apertura delle fessure.

8
Fig. 6. Schema delle diverse tipologie di fessure.

Tabella 2. Classificazione delle fessure intrinseche.


tipo e/o causa posizione usuale tempo di apparizione
sudorazione A sopra le armature
(bleeding) B testa delle colonne 10 minuti ÷ 3 ore
C cambio sezione
Ritiro plastico D sulle diagonali
(evaporazione rapida) E casuali 30 minuti ÷ 6 ore
F sopra le armature
contrazioni termiche G pareti spesse 1 giorno ÷ 3 mesi
(calore di idratazione) H solette spesse
Ritiro eccessivo I elementi spessi con giunti mesi e settimane
inefficienti
irregolarità J calcestruzzo a vista 1 ÷ 7 giorni
(casseforme impermeabili) K solette talvolta molto più tardi
corrosione delle armature L in corrispondenza > 2 anni
M delle armature
reazioni alcali-inerti N parti umide > 5 anni

Lo stato limite di decompressione corrisponde a non ammettere alcuna trazione nel


manufatto: il calcolo si riconduce dunque ad una usuale analisi elastica con calcestruzzo
reagente tanto a trazione quanto a compressione, verificando che non si manifestino
tensioni di trazione al lembo teso.
Nel caso di stato limite per formazione delle fessure si considera il calcestruzzo reagente a
trazione, e quindi si procede con le stesse modalità di calcolo del caso precedente,
verificando che la trazione massima al lembo teso non superi quella ammissibile,

9
eventualmente con un certo coefficiente di sicurezza.
Nello stato limite di apertura delle fessure, si assume che nella sezione la tensione limite di
trazione possa essere superata, cosicché la sezione si fessura: la verifica consiste in tal caso
nel controllare l’apertura e la distanza delle fessure formatesi.

4.2 VERIFICA DELLO STATO LIMITE DI FORMAZIONE DELLE FESSURE


Per elementi soggetti solo a sforzo normale uniforme di trazione, la verifica consiste nel
controllare che la tensione nel calcestruzzo sia inferiore alla sua resistenza a trazione.
La resistenza a trazione di calcolo si ottiene attraverso le seguenti espressioni fornite
dall’Eurocodice 2:
- resistenza media a trazione: f ctm = 0.3 ⋅ f ck2 / 3
essendo fck la resistenza cilindrica caratteristica del calcestruzzo, legata alla resistenza
caratteristica cubica Rck dal coefficiente 0.83: fck = 0.83·Rck
- resistenza caratteristica a trazione (frattile 5%): fctk0.05 = 0.7 · fctm
- resistenza di progetto a trazione: fctd = fctk,0.05 / γc
- - resistenza di progetto a trazione per flessione: fctd,flex = 1.2 ·fctd
Il coefficiente di sicurezza del calcestruzzo è assunto nell’EC2 pari a γc =1.5
Prima della fessurazione in presenza di uno sforzo normale centrato di trazione N ed in
ipotesi di perfetta aderenza tra barra di acciaio e calcestruzzo (εc = εa) si ha:

N = σ c ⋅ A c + σ a ⋅ A a = ε c ⋅ E c A c + ε a ⋅ E a A a = ε c ⋅ (E c A c + E a A a )
N N ⋅ Ec N
εc = σc = =
EcAc + Ea Aa EcAc + Ea Aa Ac + n ⋅ Aa
Ea ⋅ εc ⋅ Ec
σa = E a ⋅ εa = E a ⋅ εc = = n ⋅ σc
Ec
avendo definito il coefficiente di omogeneizzazione n = Ea/Ec
La condizione di fessurazione si ottiene a partire dallo sforzo normale Ncr che corrisponde
ad avere σc=fctm
N cr = f ctm ⋅ (A c + n ⋅ A a )

Per elementi inflessi occorre invece verificare che il momento agente in sezione sia
inferiore del momento di fessurazione Mcr definito come il momento in presenza del quale
al lembo teso la tensione di trazione massima è pari alla resistenza a trazione del
calcestruzzo, fctm.
f ⋅I
Mcr = ctm 1
H − x c1
Essendo xc1 e I1 l’asse neutro e l’inerzia corrispondente della sezione parzializzata tutta
reagente prima della fessurazione.
Con buona approssimazione tale inerzia può essere calcolata trascurando il contributo
dell’armatura ed il diverso modulo elastico del calcestruzzo in compressione ed in trazione.
Per una sezione rettangolare ponendo I1 = BH3/12 ed xc1=H/2si ottiene:
f ctm ⋅ B ⋅ H 3 / 12 f ctm ⋅ B ⋅ H 2
Mcr = =
H/2 6

10
Volendo invece effettuare un calcolo esatto, occorre calcolare la posizione dell’asse neutro
della sezione omogeneizzata che corrisponde alla posizione del baricentro della suddetta
sezione, che si calcola imponendo l’annullamento del momento statico:
2
B ⋅ x c1 B ⋅ (H − x c1 ) 2
Sn = 0 → + n' + n ⋅ A s 2 ⋅ ( x c1 − c) − n ⋅ A s1 ⋅ (d − x c1 ) = 0
2 2
B ⋅ x c13 B ⋅ (H − x c1 ) 3
I1 = + n' + n ⋅ A s 2 ⋅ ( x c1 − c) 2 + n ⋅ A s1 ⋅ (d − x c1 ) 2
3 3
dove As1 ed As2 sono rispettivamente le aree dell’armatura inferiore e superiore, B, H, c e d
larghezza, altezza, copriferro ed altezza utile della sezione, n’ il coefficiente di
omogeneizzazione del calcestruzzo teso rispetto a quello compresso, n’=Ect/Ec ≈ 0.7, n il
coefficiente di omogeneizzazione dell’acciaio rispetto al calcestruzzo, n=Ea/Ec.
Trascurando la differenza tra calcestruzzo teso e compresso si può più semplicemente
calcolare la posizione dell’asse neutro come xc1 = Ss/A, essendo Ss il momento statico della
sezione omogeneizzata rispetto al lembo superiore:
BH 2 + nA ⋅ d + nA ⋅ c
2 s1 s2
xc1 =
BH + nA s1 + nA s 2
B ⋅ H3
+ B ⋅ H ⋅ (0.5H − x c1 ) + n ⋅ A s 2 ⋅ ( x c1 − c) 2 + n ⋅ A s1 ⋅ (d − x c1 ) 2
2
I1 =
12

11
4.3 IL MECCANISMO DI ADERENZA

Con riferimento ad un elemento sollecitato a trazione pura, quando lo sforzo normale di


trazione raggiunge il valore di fessurazione, Ncr, la crisi per superamento della resistenza a
trazione dovrebbe avvenire contemporaneamente in tutte le sezioni essendo il calcestruzzo
ugualmente sollecitato in ogni sezione dell’elemento. Nella realtà dal punto di vista
microscopico il materiale è diverso da sezione a sezione, per cui la prima fessura si
innescherà nella sezione meno resistente che non è possibile definire con considerazioni
teoriche. A parità di carico o incrementandolo nuove fessure si formeranno ad una certa
distanza dalla prima fino ad una condizione di stabilizzazione in cui non si formeranno più
nuove fessure, ma potranno verificarsi solo incrementi dell’apertura di quelle esistenti.
Analogamente in un elemento inflesso facendo riferimento ad uno schema di trave
appoggiata-appoggiata, quando il momento massimo in campata supera il momento di
prima fessurazione, Mcr, la fessura potrebbe trovarsi dislocata in maniera leggermente
asimmetrica rispetto alla mezzeria e al crescere del carico nei tratti di trave dove il
momento è maggiore del momento di fessurazione nuove fessure si formeranno ad una
certa distanza dalla prima fin quando al crescere del carico si potranno solo aprire
maggiormente quelle esistenti.
Vediamo cosa succede all’atto della fessurazione nella sezione fessurata, come si formano
altre fessure e come si valuta la loro distanza e la loro apertura.

Con riferimento ad un’asta soggetta a trazione (Fig. 7) di sezione quadrata 200mm x


200mm armata con 4 barre φ14 (As = 616mm2) di acciaio Feb44k, prima della fessurazione
in presenza di uno sforzo normale centrato di trazione N < Ncr ed in ipotesi di perfetta
aderenza tra barra di acciaio e calcestruzzo (εc = εa) si ha:

N N

STADIO I – prima della fessurazione

N
N

σaI = n σcI

σcI
Figura 7. Asta soggetta a trazione e distribuzione delle tensioni in acciaio e calcestruzzo

N = σ cI ⋅ A c + σ aI ⋅ A a = ε cI ⋅ E c A c + ε aI ⋅ E a A a = ε cI ⋅ (E c A c + E a A a )
N N ⋅ Ec N
ε cI = σ cI = = ≤ fctm
EcAc + Ea Aa EcAc + Ea Aa Ac + n ⋅ Aa

12
Ea ⋅ εc ⋅ Ec
σa = E a ⋅ εa = E a ⋅ εc = = n ⋅ σc
Ec

Si consideri un calcestruzzo di resistenza cilindrica caratteristica fck=20MPa cui


corrisponde una resistenza media a trazione del calcestruzzo:
f ctm = 0.3 ⋅ f ck2 / 3 = f ctm = 0.3 ⋅ 20 2 / 3 = 2.2 MPa.
Il modulo elastico del calcestruzzo risulta:
Ecm = 22000·(fcm/10)0.3 = 22000·(28/10)0.3 = 29936MPa
essendo fcm = fck+8MPa=28MPa e da cui si ottiene n=Ea/Ec = 200000/29936 = 6.7

All’atto della fessurazione (stadio I) la tensione nel calcestruzzo diventa fctm, mentre la
tensione nell’acciaio è:
σc,I·= fctm = 2.2MPa
σa,I·= n·fctm = 6.7·2.2 = 14.7MPa
In figura 8 si riporta la distribuzione delle tensioni di trazione per calcestruzzo ed acciaio.
Lo sforzo normale di fessurazione corrispondente a tale situazione è quindi pari a :

N cr = f ctm ⋅ A c + n ⋅ f ctm ⋅ A a = 2.2 ·(40000 + 6.7 616) = 97053 N = 97.1kN

STADIO I – incipiente fessurazione

Ncr
Ncr

σaI = 14.7MPa

σcI = 2.2MPa
Figura 8. Andamento delle tensioni in stadio I in presenza dello sforzo di fessurazione
(Stadio I)

Quando nel calcestruzzo si raggiunge la resistenza a trazione, fctm, la fessura potrebbe


formarsi in una qualunque sezione, la cui posizione è quindi casuale.
Il calcestruzzo non reagisce più (Figura 9) e lo sforzo Ncr è portato tutto dall’armatura che
quindi è soggetta ad una tensione:
N
σa,II·= cr = 97053/616 = 157.6 MPa
As
σc,II·= 0

13
STADIO II – condizione di incipiente fessurazione

Ncr Ncr

σaII = 157.6MPa

σcII = 0
Fig. 9. Andamento delle tensioni all’atto della fessurazione (Stadio II)

Il comportamento delle barre in prossimità della sezione fessurata è quello di una barra
immersa nel calcestruzzo e soggetta ad una forza che tende a sfilarla. Nascono quindi delle
tensioni tangenziali, τad, nel calcestruzzo a contatto con le barre che opponendosi al loro
sfilamento da un lato riducono la tensione di trazione nelle barre, dall’altro caricano a
trazione il calcestruzzo nell’intorno delle barre (Fig. 10).

∆z
1 2
τad
Ncr

Figura 10. Distribuzione delle tensioni di aderenza intorno alla barra

Con riferimento alla sezione fessurata (1) e ad una sezione (2) posta a distanza ∆z dalla
prima (Fig. 10), assumendo una distribuzione costante delle tensioni di aderenza
dall’equilibrio delle barre si ha che:
N
σa1,II·= cr = 157.6 MPa σc1,II·= 0
As
τ ad ⋅ ∑ πφ ⋅ ∆z
∆N = (σ a1,II − σ a 2,II ) ⋅ A a = τ ad ⋅ ∑ πφ ⋅ ∆z → ∆σ a =
Aa
Assumere che le tensioni tangenziali sono costanti comporta che le tensioni nell’acciaio
decrescono linearmente nel tratto ∆z:
∆σ a τ ad ⋅ ∑ πφ
= = costante
∆z Aa

Inoltre poiché lo sforzo normale applicato è lo stesso in tutte le sezioni, gli equilibri delle
sezioni 1 e 2 permettono di scrivere:
N cr = σ a1,II ⋅ A a = σ c 2,II ⋅ A c + σ a 2,II ⋅ A a
σ c 2,II ⋅ A c τ ad ⋅ ∑ πφ ⋅ ∆z
→ (σ a1,II − σ a 2,II ) ⋅ A a = σ c 2,II ⋅ A c → ∆σ a = =
Aa Aa

14
τ ad ⋅ ∑ πφ ⋅ ∆z
σ c 2,II = σ a 2,II = σ a1,II − ∆σ a
Ac
Da cui si evince che la tensione nel calcestruzzo cresce linearmente allontanandosi dalla
sezione fessurata: la distanza ∆z dalla prima sezione fessurata a cui si raggiunge
nuovamente la resistenza a trazione fctm, si definisce lunghezza di trasferimento, ltr, per cui
imponendo che σc2,II = fctm, si ottiene:
τ ad ⋅ ∑ πφ ⋅ l tr
f ctm =
Ac
A A
f ctm ⋅ c f ctm ⋅ c
f ctm ⋅ A c Aa Aa f ctm φ
ltr = = = =
τ ad ∑ πφ
τ ad ∑ τ ad ∑
πφ πφ 4τ ad ⋅ ρ
Aa ∑ πφ / 4
2

avendo definito la percentuale di armatura rispetto all’area di calcestruzzo teso come:


A
ρ = a
Ac
Tale espressione evidenzia come al migliorare dell’aderenza tra barre e calcestruzzo, si
riduce la lunghezza necessaria per trasferire la tensione al calcestruzzo in maniera che
raggiunga di nuovo la resistenza a trazione. Nelle espressioni normative al posto della
tensione di aderenza si trovano dei coefficienti correttivi che sintetizzano l’effetto
dell’aderenza.

STADIO II – formazione della prima fessura nella sezione 1

Ncr Ncr
2 1 2
σa1,II = 157.6MPa
σa2,II

ltr ltr
σc1,II = 0 σc2,II = fctm=2.2MPa

Figura 11. Andamento delle tensioni in stadio II

A partire dalla sezione 2 nel calcestruzzo si ha nuovamente una tensione pari alla resistenza
a trazione (Fig. 11) e quindi anche per uno sforzo normale costante (Ncr) potranno formarsi
altre fessure poste ad una distanza minima l’una dall’altra pari a ltr, in quanto per un tratto
ltr a destra e a sinistra della fessura la tensione di trazione nel calcestruzzo trasferita per
aderenza è inferiore alla resistenza a trazione e quindi non si può avere rottura per trazione.
Ciò implica che se due fessure si trovano ad una distanza maggiore di 2 ltr tra loro potrà
formarsi un’altra fessura, mentre se invece è inferiore non se ne potrà formare un’altra
(Fig.12): per tale motivo la distanza tra due fessure sarà compresa tra ltr e 2ltr.

15
STADIO II – formazione della fessure successive

Ncr Ncr
2 1 2 1 1 2
σa1,II = Ncr/Aa
σa2,II

ltr >2ltr <2ltr ltr σc2,II = fctm


σc1,II = 0

2 1 2 1 1 2 Sezione 1 = fessura
Sezione 2 = a distanza ltr dalla 1
Figura 12. Formazione delle altre fessure

Nella sezione 2 a distanza ltr dalla sezione fessurata la tensione nell’acciaio è diminuita

− σc1,II·= 0
− σc2,II·= fctm = 2.2MPa
f ⋅ Ac
- ∆σ a = ctm
Aa
N
- σa1,II·= cr = 157.6MPa
As
N f ⋅ Ac
- σ a 2,II = σ a1,II − ∆σ a = cr − ctm = σ a ,I
Aa Aa

Tra le sezioni 1 e 2 la tensione di trazione nel calcestruzzo varia tra 0 e fctm, mentre
nell’acciaio varia tra il valore σa1,II (157.6MPa) ed il valore σa1,II pari alla tensione che la
barra aveva prima della fessurazione in perfetta aderenza (14.7MPa).

Supponiamo di fare riferimento ad un concio tra due fessure a distanza 2ltr e volendo
definire un valore medio della tensione dell’acciaio possiamo scrivere (Fig. 13):
σ a1,II − σ a 2,II  ∆σ a 
σ a = σ a1,II − = σ a1,II ⋅ 1 − 
2  2 ⋅ σ 
 a1, II 

  f ctm ⋅ A c  
  
N cr   A a   N cr  f ⋅A 
σa = = ⋅  1 − 0. 5 = ⋅ 1 − 0.5 ctm c 
N
Aa  cr  Aa  N cr 
 Aa 
 

16
Ncr Ncr
2 1 2 1 2
σa1,II = Ncr/Aa
σa2,II

ltr ltr ltr ltr


σc2,II = fctm
σc1,II = 0

Sezione 1 = fessura
Sezione 2 = a distanza ltr dalla 1
Fig. 13. Distribuzione tra due fessure a distanza 2ltr

Si è visto quindi che all’atto della fessurazione il calcestruzzo continua a dare un


contributo nei tratti compresi tra le fessure cosicché l’asta tesa è più rigida rispetto al caso
in cui si ipotizzano tutte le sezioni fessurate: tale effetto irrigidente si chiama ‘tension
stiffening’. Al crescere dello sforzo normale il numero di fessure aumenta ed il contributo
del calcestruzzo decresce per cui si avrà un andamento delle tensioni nel calcestruzzo e
nell’acciaio del tipo mostrato in figura 12.
Il valore medio della tensione nell’acciaio per uno sforzo normale N si può scrivere in
generale:
 f ctm ⋅ A c 
 

σ a = σ a ,II ⋅ 1 − β
Aa 
 σ a ,II 
 
 
N
essendo σa,II·= la tensione nell’acciaio in una qualsiasi sezione fessurata soggetta allo
Aa
sforzo N e β un coefficiente che dipende dalle caratteristiche dell’aderenza.
La deformazione media dell’acciaio si scrive:
 f ctm ⋅ A c 
 
σ a ,II  Aa 
εa = ⋅ 1− β
Ea  σ a ,II 
 
 
σ a ,II
ed è quindi inferiore alla deformazione relativa alla condizione di stadio II (sezione
Ea
fessurata).
La deformazione media nel calcestruzzo analogamente si può scrivere:
f
ε c = β ⋅ ctm
Ec
ed è inferiore alla deformazione di stadio I (sezione non fessurata).

Nel caso di elementi inflessi la struttura delle formula per la deformazione media resta la
stessa, con la differenza che la tensione nella barra nella sezione fessurata in presenza di un
momento applicato M > Mcr, si calcola con la formula di Navier:

17
M
σ a ,II = n ⋅ ⋅ (d − x c 2 )
I2
dove I e xc2 sono inerzia ed asse neutro della sezione fessurata.
2
b ⋅ x c2
Sn = 0: + n ⋅ A s 2 ⋅ ( x c 2 − c) − n ⋅ A s1 ⋅ (d − x c 2 ) = 0
2
b ⋅ x c2 3
I2 = + n ⋅ A s 2 ⋅ ( x c 2 − c) 2 + n ⋅ A s1 ⋅ (d − x c 2 ) 2 →
3

f ctm ⋅ A c
Inoltre se l termine viene considerato come la tensione σa,cr che nascerebbe
Aa
nell’armatura se ad essa fosse applicato lo sforzo normale corrispondente alla fessurazione
σ a ,cr
della sola sezione in calcestruzzo, in caso di flessione, il rapporto può essere
σ a ,II
M cr
sostituito dal rapporto , avendo definito nel caso di flessione:
M
M cr
σ a ,cr = n ⋅ ⋅ (d − x c 2 )
I2
in quanto rappresenta la tensione nell’armatura quando è applicato un momento pari al
momento di fessurazione della sola sezione in calcestruzzo.
In definitiva la deformazione media dell’acciaio nel concio si può scrivere come:
σ a ,II  M 
εa = ⋅ 1 − β cr 
Ea  M 

Una volta che la fessura si è formata, la sua apertura, w, è legata allo scorrimento che nasce
tra acciaio e calcestruzzo che non sono più perfettamente aderenti (infatti εs ≠ εc) nelle due
metà dei conci a cavallo della fessura:

w = wa − wc = 2⋅ ∫ (ε a − ε c ) ⋅ dz = ∫ (ε a − ε c ) ⋅dz
L/2 L
Tale integrale per il teorema della media si può porre uguale a
w = s rm ⋅ (ε a − ε c )
Se ci fosse perfetta aderenza tra i due materiali non ci sarebbe scorrimento per cui w=0,
mentre in assenza di aderenza e quindi di trasferimento di tensioni tra acciaio e
calcestruzzo, si avrebbe σc = 0, εc=0, σa = costante, per cui w = srm ·σa/Ea.
Al migliorare delle proprietà di aderenza, migliora il trasferimento di tensione al
calcestruzzo, si riduce la deformazione media nell’acciaio, aumenta la deformazione media
nel calcestruzzo e quindi complessivamente si riduce l’apertura della fessura.
La distanza media tra le fessure srm è compresa come si è visto tra ltr e 2ltr.

18
4.3 IL CALCOLO TECNICO DELL’AMPIEZZA MEDIA DELLE LESIONI

L’ Eurocodice 2 (2004) fornisce il valore di calcolo dell’ampiezza tra due fessure:


w k = s r ,max ⋅ (ε sm − ε cm ) (1)

Essendo sr,max la massima distanza tra le fessure e portando in conto la differenza tre le
deformazioni medie della barra di acciaio e del calcestruzzo nel tratto tra due fessure
secondo la seguente espressione:
f
[
σs − k t ⋅ ct ,eff 1 + α e ⋅ ρp, eff
ρp,eff
]
σ
εsm − εcm = ≥ 0.6 s (2)
Es Es
che essendo αe = Es/Ecm diventa:
σ  f f 
εsm − ε cm = s − k t  ct , eff + ct , eff  (3)
Es  Es ⋅ ρp, eff E cm 
σs  f ct ,eff ⋅ A ct ,eff  f ct ,eff
ε sm − ε cm = ⋅ 1 − k t + − k t ⋅
Es  σs ⋅ A s  E cm
dove:
- ρp,eff è la percentuale di armatura rispetto all’area effettiva in trazione, Ac,eff;
quest’ultima è l’area di calcestruzzo intorno alle barre definita dall’EC2 come
valore minimo tra 2.5b⋅(h-d), b·(h-x)/3, h/2, essendo b, h e d rispettivamente
larghezza, altezza ed altezza utile della trave, intendendo l’altezza utile come
distanza tra il bordo compresso ed il baricentro delle armature.
In flessione non si considera tutta l’area di calcestruzzo teso al di sotto dell’asse neutro, ma
solo la parte intorno alle armature.
- Es è il modulo elastico dell’acciaio
- Ecm è il modulo secante di elasticità del calcestruzzo:
Ecm= 22·(fcm/10)0.3
fcm = valore medio della resistenza cilindrica del calcestruzzo: fcm = fck + 8 (MPa)
fck = valore caratteristico della resistenza cilindrica del calcestruzzo
- fct,eff è il valore medio dell’effettiva resistenza a trazione del calcestruzzo al
momento in cui avviene la fessurazione (al di sotto dei 28 giorni fct,eff ≤ fctm).
- kt è un fattore funzione della durata del carico applicato:
0.6 per carichi di breve durata
0.4 per carichi di lunga durata

Nell’espressione della percentuale di armatura è possibile portare in conto anche


l’eventuale presenza di armature di acciaio pretese.

Per la distanza massima tra le fessure l’EC2 fornisce la seguente formulazione:


φ
s r , max = k 3 ⋅ c + k1 ⋅ k 2 ⋅ k 4 (4)
ρp, eff
dove
- c è il copriferro della sezione valutato come distanza del lembo teso dal baricentro
delle armature;
- φ è il diametro delle barre; nel caso in cui vi siano barre di diametri differenti si

19
considera un diametro equivalente φeq esprimibile per una sezione avente n1 barre di
diametro φ1 ed n2 barre di diametro φ2 come:
n φ 2 + n 2 φ2 2
φeq = 1 1
n1φ1 + n 2φ2
- k1 è un coefficiente che tiene conto della qualità dell’aderenza delle barre:
0.8 per le barre ad aderenza migliorata
1.6 per le barre lisce

- k2 è un coefficiente che tiene conto della distribuzione delle deformazioni:


0.5 per la flessione
1 per la trazione pura

- k3 e k4 sono coefficienti i cui valori possono essere fissati da ciascuna normativa


nazionale, anche se i valori consigliati sono rispettivamente 3.4 e 0.425.

Dall’Eq. (3) si evince chiaramente che la deformazione media dell’acciaio è inferiore


al valore della deformazione massima, che si attinge in corrispondenza della fessura, a
causa del cosiddetto “tension stiffening” e cioè dell’effetto irrigidente del calcestruzzo teso
fra due successive fessure. Si osservi come l’aderenza, che è responsabile del fenomeno del
trasferimento degli sforzi fra i materiali, viene considerata nelle Eq. (3) e (4) in maniera
molto semplificata, mediante i coefficienti kt, k1, k2.

La verifica dello stato di apertura delle fessure si esegue controllando che il valore
caratteristico calcolato secondo l’Eq. (1) sia inferiore a dei valori limite indicati dalle
normative in funzione dell’aggressività dell’ambiente.
In particolare l’Eurocodice 2 (2004) prevede le limitazioni di 0.4mm per le classi di
esposizione X0, XC1 e 0.3mm per tutte le altre classi (XC2, XC3, XC4, XD1, XD2, XS1,
XS2, XS3) definite in Tabella 4.1.

20
4.4 ESEMPIO NUMERICO
Nel seguito si riporta un esempio numerico per il calcolo dell’ampiezza delle fessure, a cui
si farà riferimento anche nei paragrafi successivi per la verifica allo Stato Limite di
Deformazione.
Si considera una sezione rettangolare con le seguenti proprietà:
- base b=100 cm,
- altezza totale H=32 cm,
- altezza utile d=29 cm,
- copriferro c=3 cm,
- lunghezza L = 6 m,
- armatura in trazione 14φ 16 per un area di acciaio As=28.14 cmq.

Per quanto riguarda i materiali si utilizza un calcestruzzo di resistenza cilindrica


caratteristica fck=20 MPa, cui corrisponde una resistenza media a trazione del calcestruzzo,
fctm pari a:
f ctm = 0.3 ⋅ f ck2 / 3 = 0.3 ⋅ 20 2 / 3 = 2.2 MPa.
Il modulo elastico del calcestruzzo risulta:
Ecm = 22000·(fcm/10)0.3 = 22000·(28/10)0.3 = 29936MPa
essendo fcm = fck+8MPa = 28MPa.

L’acciaio è caratterizzato da un tensione di snervamento fy = 450MPa cui corrisponde un


valore di progetto fyd = fy/1.15 = 391MPa, il modulo elastico dell’acciaio è Es=200000MPa,
per cui il coefficiente di omogeneizzazione è pari a n = 29936/200000 = 6.7.

I valori caratteristici dei carichi sono di 20 kN/m per il permanente e 20 kN/m per
l’accidentale; pertanto nella condizione rara si ha un carico totale di 40 kN/m.

Fk = Gk + Qk = 20 + 20 = 40 kN/m

Con riferimento ad uno schema di trave semplicemente appoggiata di lunghezza L=6m si


ottiene un momento flettente massimo in mezzeria:
M = Fk · L2 /8 = 180 kN m.

In primo luogo si valuta il momento di fessurazione in modo semplificato facendo


riferimento alla sola sezione di calcestruzzo e considerando la resistenza a trazione
amplificata per un coefficiente 1.2 (resistenza media a trazione per flessione):
1.2 ⋅ f ctm ⋅ B ⋅ H 2
Mcr = = 45 kN m
6
da cui si ha:
M cr 45
= = 0.25
M 180

La tensione σs si può calcolare mediante la ben nota formula semplificata:


M 180 ⋅ 106
σs = = = 245MPa
0.9 ⋅ d ⋅ A s 0.9 ⋅ 290 ⋅ 2814
Oppure con la formula esatta:

21
M 180 ⋅ 10 6
σs = n (d − x c ) = 6.7 ⋅ (290 − 87) = 245MPa
I2 99.41 ⋅ 10 8
avendo calcolato l’asse neutro xc2 attraverso l’annullamento del momento statico della
sezione parzializzata omogeneizzata (stadio 2) e successivamente l’inerzia corrispondente:
b ⋅ x c2 2
Sn = 0: + n ⋅ A s 2 ⋅ ( x c 2 − c) − n ⋅ A s1 ⋅ (d − x c 2 ) = 0 → xc2=87mm
2
b ⋅ x c2 3
I2 = + n ⋅ A s 2 ⋅ ( x c 2 − c) 2 + n ⋅ A s1 ⋅ (d − x c 2 ) 2 → I2=99.41·108mm4
3

La percentuale di armatura ρ risulta:


As 2814
ρr = = = 0.0375
( )
b ⋅ min 2.5 ⋅ c;[d − x c ] / 3 1000 ⋅ min (75000;77569 )
Avendo inoltre fissato:
k1= 0.8 barre ad aderenza migliorata
k2= 0.5 per sollecitazione di flessione
k3= 3.4
k4= 0.425
kt= 0.6 per carichi di breve durata
fct,eff = fctm = 2.2MPa
si ha:
φ 16
s r , max = k 3 ⋅ c + k1 ⋅ k 2 ⋅ k 4 = 3.4 ⋅ 30 + 0.8 ⋅ 0.5 ⋅ 0.425 = 175mm
ρp, eff 0.0422

σs  f f  245  2.2 2.2  = 10.1·10−4


εsm − ε cm = − k t  ct ,eff + ct , eff  = − 0.6 ⋅  + 
Es  E s ⋅ ρp, eff E cm  200000  200000 ⋅ 0.0422 29936 

da cui:
w k = s r ,max ⋅ (ε sm − ε cm ) = 175 ·10.1·10−4 = 0.175mm

L’ampiezza caratteristica non è dunque trascurabile, anche se risulta accettabile in


ambiente aggressivo.

22
4.4 LA VERIFICA INDIRETTA DELL’AMPIEZZA DELLE FESSURE
In molti casi non è necessario sviluppare le metodologie introdotte nei paragrafi precedenti
bensì è sufficiente procedere ad una verifica indiretta dell’ampiezza delle fessure.
Facendo riferimento alle indicazioni dell’Eurocodice 2 (2204) è necessario che venga
disposta un armatura minima, di cui si parla nel paragrafo successivo, e che siano verificati
i seguenti punti:
1. in corrispondenza dei diametri prescelti siano soddisfatte alcune limitazioni tensionali
riportate in tabella 3;
2. che siano rispettate le distanze minime fra le barre indicate in tabella 4.

Tabella 3. Limitazioni tensionali per il controllo dell’apertura delle fessure.


tensione nell’acciaio massimo diametro delle barre (mm)
(MPa) wk=0.4mm wk=0.3mm wk=0.2mm
160 40 32 25
200 32 25 16
240 20 20 12
280 16 16 8
320 12 12 6
360 10 10 5
400 8 8 4
450 6 6 -

Tabella 4. Limitazioni delle distanze tra le barre per il controllo dell’apertura delle fessure.
tensione nell’acciaio massima distanza tra le barre (mm)
(MPa) wk=0.4mm wk=0.3mm wk=0.2mm
160 300 300 200
200 300 250 150
240 250 200 100
280 200 150 50
320 150 100 -
360 100 50 -

Si osservi infatti che dall’analisi dell’ Eq. (3) è importante limitare la tensione nell’acciaio
e dall’Eq. (4) limitare il diametro delle barre. Il requisito 2 garantisce inoltre che le barre
siano sufficientemente diffuse.
In pratica se sono soddisfatti i requisiti presentati nelle tabelle 3 e 4, l’ampiezza delle
fessure non è superiore ai limiti 0.4, 0.3 e 0.2mm.
Con riferimento all’esempio svolto nel par. 4.2, si osservi che tutte le limitazioni sono
ampiamente soddisfatte: considerando per eccesso una tensione di 280MPa perché
l’apertura massima sia 0.3mm, l’armatura deve avere un diametro massimo di 16mm e la
distanza massima tra le barre deve essere di 150mm. Nel caso in esame la barre hanno
diametro 16mm e la distanza fra le armature è di circa 56mm.

23
4.5 MINIMI DI ARMATURA NELLE TRAVI
Il rispetto dei minimi di armatura nelle sezioni in cemento armato è un problema di
particolare rilevanza. Infatti per evitare situazioni di rottura ad elevata fragilità è necessario
imporre che all’atto della fessurazione la sezione abbia un’armatura sufficiente a
sopportare la forza di trazione che il calcestruzzo teso sosteneva.
In particolare in una sezione semplicemente tesa si deve avere:

N y ≥ N cr

essendo Ncr l’azione assiale che induce la fessurazione e Ny lo sforzo di snervamento


dell’armatura. Limitando, all’atto della fessurazione, la tensione nell’acciaio ad un valore
cautelativo σs inferiore alla tensione di snervamento, si ha:

N y = σ s ⋅ As ; N cr = f ct ⋅ A ct (5)
da cui:
f ct
As ≥ ⋅ A ct (6)
σs
In una sezione inflessa si ha invece:

M y ≥ M cr
essendo Mcr e My :
b ⋅ H2
M cr ≅ f ct ⋅ (7)
6
M y ≅ 0.9 ⋅ d ⋅ σ s ⋅ As ≅ 08. ⋅ σ s ⋅ H ⋅ As (8)

Si trae pertanto :
f ct
A s ≥ 0.2 ⋅ ⋅ BH (9)
σs

La formula normativa suggerita dall’EC2 (2006) che effettivamente si utilizza è la


seguente:
f ct ,eff
As ≥ k ⋅ k c ⋅ ⋅ A ct (10)
σs
dove
- kc è un coefficiente che tiene conto della distribuzione delle tensioni nella sezione prima
della fessurazione ed è pari a 1 per trazione pura, mentre per la flessione sono fornite le
formule che dipendono dalla forma della sezione (sezione rettangolare, a cassone, a T) e
che forniscono valori del coefficiente inferiori ad 1.0. In particolare per sezioni rettangolari
o a T si ha:
 σc 
k c = 0.4 ⋅ 1 −  ≤1
 k1 H

(
H*
)
⋅ f ct ,eff 

dove
h* = min (H, 1m)

24
N E ,d
σc = è la tensione media agente nella parte compressa della sezione prima della
bH
fessurazione, con NE,d la risultante dello sforzo normale agente nella parte compressa.
k1 = 1.5 se NE,d è di compressione
k1 = 2h*/3H se NE,d è di trazione

- k è un coefficiente che tiene conto delle tensioni intrinseche presenti nel calcestruzzo (ad
esempio per effetto del ritiro) ed assume valori compresi tra 0.65 ed 1.0, in particolare:
k = 1 per nervature con h≤300mm o solette con larghezza ≤300mm
k = 0.65 per nervature con h≥800mm o solette con larghezza ≥800mm, mentre valori
intermedi possono essere interpolati;
- fct,eff il valore medio dell’effettiva resistenza a trazione del calcestruzzo al momento in cui
avviene la fessurazione (al di sotto dei 28 giorni fct,eff ≤ fctm);

Per le costruzioni in zona sismica viene introdotto nella normativa italiana (OCPM 3431)
fornisce un minimo di armatura tesa decisamente maggiore e pari a:
1,4
As ≥ b⋅d (11)
f yk
che fornisce un valore della percentuale minima pari allo 0.3% della sezione (b⋅d)
indipendentemente dalla classe del calcestruzzo, essendo b e d larghezza ed altezza utile
della sezione, fyk la tensione caratteristica di snervamento dell’acciaio.
Il rispetto del minimo di armatura deve garantire l’assenza di rottura di tipo
“fragilissimo” all’atto della fessurazione; si osservi peraltro che la formulazione normativa
illustrata è comunque un risultato estremamente semplificativo di una problematica molto
più complessa; il problema può essere affrontato nell’ambito della meccanica della frattura.

25
5. STATO LIMITE DI DEFORMAZIONE

5.1 CONSIDERAZIONI GENERALI


Il soddisfacimento dello Stato Limite di Deformazione è basato sulla necessità che la
deformazione di un elemento o di una struttura sia tale da non comprometterne la
funzionalità e l’aspetto estetico. Adeguati valori limite della deformazione devono tenere
conto della natura delle finiture, dei tramezzi nonché della funzione della struttura. I valori
limite, in perfetta analogia con lo Stato Limite di Fessurazione, vanno concordati con il
committente.
In pratica le limitazioni non riguardano direttamente le frecce, bensì il rapporto
freccia/luce f/l. Infatti gli elementi fragili che possono essere posizionati al di sopra delle
travi sono in genere sensibili alle distorsioni angolari, di cui una misura significativa è
appunto il rapporto f/l.
Fermo restando che i limiti accettati di f/l vanno concordati con il committente,
indicazioni di massima per elementi in c.a. sono le seguenti:
- per garantire l’aspetto e la fruibilità in condizioni standard, per i carichi quasi permanenti
è necessario che f/l sia inferiore ad 1/250;
- nel caso in cui siano temuti danni a tramezzi, finiture o infissi, è necessario limitare f/l ad
1/500.
In alcuni casi la limitazione delle frecce può essere fatta in modo implicito limitando il
rapporto luce/altezza dell’elemento strutturale, ma in generale si deve procedere al calcolo
dello spostamento verificandone la compatibilità con le limitazioni che ne garantiscono la
funzionalità.

5.2 L’ANALISI MEDIA DELLA SEZIONE ED IL CALCOLO DELLE FRECCE


La procedura più raffinata che può effettivamente considerarsi nella pratica si basa
invece sulla definizione di una curvatura “media” delle sezioni; tale concetto è del tutto
simile, e pertanto collegato agli stessi parametri, a quello definito nel paragrafo 4 per la
deformazione media nell’armatura.
Infatti esaminando un concio di trave fessurato (Fig. 11a) si individua la situazione di
sezione parzializzata (stadio 2) nelle sezioni in cui è localizzata la fessura, mentre
all’interno del concio tra due fessure per l’effetto irrigidente del calcestruzzo teso ancora
reagente (tension stiffening) il comportamento tende a quello di sezione interamente
reagente (stadio 1).
L’effettivo comportamento dell’elemento si può quindi modellare facendo riferimento
ad una curvatura media 1/rm della sezione ricavata a partire dalle curvature valutate nello
stadio 1 non fessurato 1/r1 e nello stadio 2 fessurato 1/r2 con una formula che in generale
può porsi nella seguente forma:
1 1 1
= ⋅ γ + ⋅ (1 − γ ) (12)
rm r1 r2
essendo:
1 M 1 M
= ; = ; 0 ≤ γ ≤1
r1 Ec I1 r2 Ec I2

dove I1 ed I2 sono le inerzie nello stadio 1 e 2. La relazione momento curvatura media M-


1/rm è riportata qualitativamente in Fig. 11b.

26
.....
.... ......
....
x1 x2 .
M M

I1 Ig I2 I 2 < I m< I 1
1/r 1 1/r 2 1/r 1 < 1/rm< 1/r 2
a)

b)
Fig. 11. Comportamento medio dell’elemento.
a) Schema del concio. b) Relazione momento-curvatura media.

La curvatura della sezione nelle condizioni di stadio I e II chiaramente dipende dai valori
delle deformazioni nelle sezioni
1 ε a ,I 1 ε a ,II
= =
r1 (d − x c1 ) r2 (d − x c 2 )

Analogamente la curvatura media del concio dipenderà dalla deformazione media


dell’acciaio.
Si è visto nel paragrafo 4.2 come a partire dalla sezione fessurata la tensione nell’acciaio
tenda a diminuire per effetto del trasferimento al calcestruzzo di tensioni di trazione
attraverso le tensioni di aderenza lungo la superficie delle barre. La deformazione media
dell’acciaio nel concio si può scrivere come:
σ a ,II  M  M
εa = ⋅ 1 − β cr  σ a ,II = n ⋅ ⋅ (d − x c 2 )
Ea  M  I2
n
M 
In base a quanto visto il coefficiente γ = β ⋅  cr  si definisce coefficiente di tension
 M 
stiffening ed i parametri β ed n servono per correggere l’espressione per le ipotesi
esemplificative fatte (tensioni di aderenza costanti ad esempio).

Ad esempio le formulazioni del CEB (1985) e dell’Eurocodice 2 (1992) definiscono:


2
M 
γ = β ⋅  cr 
 M 
Analogamente si può procedere introducendo il concetto di inerzia media (o efficace,

27
equivalente):
I m = I1 ⋅ γ + I 2 ⋅ (1 − γ ) (13)

Per passare al calcolo della freccia f si può applicare il principio dei lavori virtuale
come segue:
MM '
f =∫ ⋅ dz
l
Ec I
essendo M il diagramma del momento flettente sulla trave di cui si vuole calcolare lo
spostamento, M’ quello della trave ausiliaria caricata con la forza unitaria ed l la lunghezza
dell’intero elemento.
Indicando con l1 il tratto di trave non fessurato e con l2 il tratto dove M>Mcr, l’integrale si
può scomporre nella somma seguente come se la trave avesse una sezione variabile:
MM' MM '
f =∫ ⋅ dz + ∫ ⋅ dz
l
E c I1 l
EcIm
1 2

Assumendo nel tratto l2 che l’inerzia sia quella media da calcolarsi secondo l’espressione
vista prima.
In alternativa secondo una procedura più semplice, la freccia può valutarsi in analogia a
quanto fatto per l’inerzia, tenendo conto della fessurazione e del tension stiffening, con la
seguente formula:

f = f1 ⋅ γ + f 2 ⋅ (1 − γ ) (14)

28
5.3 IL CALCOLO TECNICO DELLE FRECCE

L’Eurocodice 2 (2004) fornisce la seguente espressione:

α = α I ⋅ (1 − ζ ) + α II ⋅ ζ (15)
2
σ 
ζ = 1 − β ⋅  cr 
 σs 
Dove:
- αI e αII sono i valori delle frecce calcolati con riferimento all’inerzia
rispettivamente della sezione integra e della sezione fessurata;
- β è un coefficiente che tiene conto della durata dei carichi:
1.0 per carichi di breve durata,
0.5 per carichi di lunga durata o ciclici
- σs è la tensione nell’armatura nella sezione fessurata in corrispondenza dei carichi
applicati
- σcr è la tensione nell’armatura nella sezione fessurata in corrispondenza dei carichi
applicati che causano la prima fessurazione
Il rapporto σcr/σs può essere sostituito dal rapporto Mcr/M per elementi inflessi o Ncr/N per
elementi tesi, essendo Mcr ed Ncr il momento e lo sforzo normale di fessurazione, per cui
l’Eq. diventa:
 M 
2   M cr  
2

α = α I ⋅ β ⋅  cr  + α II ⋅ 1 − β ⋅   
 M max    M max  
Tale equazione esprime una dipendenza funzionale da Mcr/Mmax estremamente
semplificata. Si osservi però che nella scelta di formulazioni di diversa approssimazione si
deve sempre tenere conto dell’affidabilità dei parametri meccanici necessari per le
valutazioni. In particolare il calcolo delle frecce è fortemente condizionato dalla
valutazione del modulo di elasticità del calcestruzzo Ec e del momento di fessurazione Mcr,
ovvero della resistenza a trazione del calcestruzzo media fctm e caratteristica fctk.
Infatti l’utilizzo di formulazioni raffinate risulta inefficace se le valutazioni di Ec e Mcr non
sono adeguatamente affidabili, ed è certamente sufficiente utilizzare formule approssimate.

La normativa americana (ACI 318-02, 2002) fornisce una formulazione per il calcolo
dell’inerzia media equivalente, Ie:
 M cr 
3   M 3 
I e = I g ⋅   + I cr ⋅ 1 −  cr
  (16)
M
 max  
  M max  

essendo Ig e Icr i valori dell’inerzia rispettivamente della sezione integra e della sezione
fessurata, Mmax il momento agente in sezione dovuto ai carichi applicati.

In effetti le formule maggiormente adottate nella pratica forniscono le suddette


grandezze a partire dalla resistenza del calcestruzzo in compressione fck; come ad esempio
le seguenti suggerite dall’EC2:
1/ 3
f +8
E c = 22000 ⋅ (f cm / 10 ) = 22000 ⋅  ck
1/ 3
 (MPa )
 10 
f ctm = 0.30 ⋅ f ck 2 / 3 ( MPa ) ; f ctk = 0.7 ⋅ f ctm ( MPa )

29
5.4 GLI EFFETTI DIFFERITI
Il calcolo delle deformazioni nelle strutture in cemento armato non può assolutamente
prescindere dagli effetti “lenti”, e cioè dagli effetti che si sviluppano nel calcestruzzo nel
tempo. Nel tempo si manifestano nel calcestruzzo sia una deformazione in assenza di
carico, dovuta al “ritiro”, sia una deformazione che si sviluppa in presenza di carico dovuta
alla “viscosità”. Tanto il ritiro quanto la viscosità sono collegati agli stessi parametri, di cui
i principali sono il tempo di maturazione, il perimetro esposto all’aria rispetto all’area della
sezione, l’umidità relativa dell’ambiente. Tanto il ritiro quanto la viscosità, essendo
sostanzialmente legati agli scambi di acqua con l’esterno, aumentano in presenza di ridotti
tempi di maturazione, di elevati perimetri esposti all’atmosfera, di ambienti secchi.
Il ritiro è una deformazione imposta al calcestruzzo in assenza di carico: il problema
può essere studiato in maniera semplice dividendo in due fasi la soluzione. Nella prima
fase si sottopone alla distorsione da ritiro l’intera sezione, acciaio compreso; si valuta così
lo sforzo che nasce nell’acciaio (nel calcestruzzo la deformazione è atensionale) e per
equilibrio si applica l’azione uguale e contraria all’intera sezione. Ne consegue
immediatamente che se l’armatura è simmetrica l’acciaio contrasta la deformazione senza
alcun effetto flessionale. Se invece l’armatura non è simmetrica allora lo sforzo che si
sviluppa provoca anche curvatura e quindi inflessione. Indicando con εsh la deformazione
da ritiro, e con riferimento al comune caso di sezione semplicemente armata, si ottiene il
seguente sforzo:
N sh = ε sh ⋅ E s ⋅ As
applicato nel baricentro della sezione reagente; si ha dunque un momento flettente pari a:

M sh = ε sh ⋅ E s ⋅ S s = ε sh ⋅ Ec ⋅ Sc

essendo Ss ed Sc i momenti statici rispetto all’asse neutro dell’acciaio teso e del


calcestruzzo compresso rispettivamente, essendo Sc + n ⋅ S s = 0 . La curvatura dovuta al
ritiro è pari quindi a :
1 M sh S
= = ε sh ⋅ c
r sh Ec ⋅ I I

dove I è il momento di inerzia che si vuole considerare.


Se la sezione è costante lungo l’intero elemento, lo spostamento assume il seguente valore:
M sh 2 Sc ⋅ l 2
f sh = c1 ⋅ ⋅ l = c1 ⋅ ε sh ⋅
EcI I

dove c1 è un coefficiente numerico che vale 1/8 per la trave appoggiata ed 1/2 per la
mensola ipotizzando la presenza di un momento costante lungo la trave pari a Msh.
Per quanto concerne l’effetto della viscosità, per stati tensionali non superiori al 30 ÷ 40%
della resistenza è valida la teoria lineare, per cui la deformazione viscosa εv si assume
proporzionale, secondo un coefficiente di viscosità ϕ, alla deformazione elastica εel. Da tale
assunzione si ottiene immediatamente il metodo EM (Effective Modulus), in quanto si ha:

σc
ε = ε el + ε v = ε el ⋅ (1 + ϕ ) =
⋅ (1 + ϕ)
Ec
pertanto, in termini equivalenti, il problema è risolto dalla introduzione del modulo elastico
efficace del calcestruzzo Ec,eff :

30
Ec
E c ,eff =
1+ ϕ

trattando poi il problema secondo le procedure illustrate nei paragrafi precedenti.


In realtà la metodologia è approssimata, in quanto lo stato tensionale nel calcestruzzo varia
nel tempo; in tal caso un potente strumento ingegneristico è costituito dal metodo
“algebrizzato” detto anche e cioè del modulo elastico modificato per l’età. Tuttavia nel
caso in esame, analisi numeriche e confronti sperimentali hanno mostrato che l’influenza
del metodo è minimo, in quanto lo stato tensionale è poco variabile, e comunque
l’incertezza nella valutazione dei parametri meccanici che definiscono il modello è di gran
lunga superiore.

31
5.5 ESEMPIO NUMERICO

5.5.1. Verifica a breve termine


Con riferimento alla stessa trave introdotta nell’esempio numerico del paragrafo 4.4 si
procede alla valutazione della freccia istantanea (tempo 0) per la condizione di carico rara.
Si considera un coefficiente di omogeneizzazione n=6.7 pari proprio al rapporto dei moduli
elastici dei materiali.
Per il calcestruzzo si assume il valore indicato dall’EC2:
Ecm= 22000·(fcm/10)0.3= 22000·(28/10)0.3 = 29936 MPa
essendo fcm=fck+8MPa=28MPa.
Il carico della condizione rara è q = 40 kN/m = 400 N/cm = 40 kg/cm.

Trascurando la differenza tra calcestruzzo teso e compresso si può calcolare la posizione


dell’asse neutro rispetto al lembo superiore come xc1 = Ss/A, essendo Ss il momento statico
della sezione omogeneizzata rispetto al lembo superiore:
BH 2 + nA ⋅ d + nA ⋅ c
2 s1 s2
xc1 =
BH + nA s1 + nA s 2
B ⋅ H3
+ B ⋅ H ⋅ (0.5H − x c1 ) + n ⋅ A s 2 ⋅ ( x c1 − c) 2 + n ⋅ A s1 ⋅ (d − x c1 ) 2
2
I1 =
12

Si ricavano così le seguenti grandezze nello stadio 1 :


100 ⋅ 32 2 / 2 + 6.7 ⋅ 28.14 ⋅ 29
asse neutro x c1,0 = = 16.7cm
100 ⋅ 32 + 6.7 ⋅ 28.14
100 ⋅ 32 2
+ 100 ⋅ 32 ⋅ (16.7 − 16 ) + 6.7 ⋅ 28.14 ⋅ (29 − 16.7 ) = 310119cm4
2 2
inerzia I1,0 =
12
5 40 ⋅ 600 4
freccia α I , 0 = ⋅ = 0.74cm
384 299360 ⋅ 310119

ed analogamente nello stadio 2:


b ⋅ x c 2, 0 2
Sn = 0: − n ⋅ A s1 ⋅ (d − x c 2,0 ) = 0 → xc2,0 = 8.7cm
2
b ⋅ x c 2, 0 3
I2 = + n ⋅ A s1 ⋅ (d − x c 2,0 ) 2 → I2=99406cm4
3

5 40 ⋅ 600 4
α II , 0 = ⋅ = 2.27cm
384 299360 ⋅ 99410

2
1.2 ⋅ f ctm ⋅ B ⋅ H 2
M = Fk · L /8 = 180 kN m Mcr = = 45 kN m
6
2
M cr 45  M cr 
= = 0.25   = 0.0625
M 180  M 

32
 M cr 
2   M cr  
2

α = α I ⋅ β ⋅   + α II ⋅ 1 − β ⋅    = 0.74 ⋅ 0.0625 + 2.27 ⋅ (1 − 0.0625 ) =


 Ms    M s  
= 0.046 + 2.123 = 2.17 cm
avendo assunto β=1 per carichi di breve durata.

33
5.5.2. Verifica a lungo termine
Per effettuare invece la verifica a lungo termine è necessario valutare la freccia tenendo
conto della viscosità. Con il metodo EM la procedura è estremamente semplice: si
utilizzano le espressioni ed i metodi dei paragrafi precedenti semplicemente sostituendo al
modulo elastico “istantaneo” Ec quello effettivo Ec,eff e dunque al coefficiente di
omogeneizzazione istantaneo n quello effettivo neff=Es/Ec,eff.
Per quanto concerne l’influenza della viscosità sull’aderenza, solo recentemente sono
stati effettuati studi sperimentali; in pratica il fenomeno è introdotto in maniera
estremamente semplificata assumendo il valore 0.5 per il coefficiente β nel calcolo delle
freccia.
Nel caso in esame si assume ϕ=2.40 e εsh=0.00025; la valutazione della freccia viene
effettuata per la condizione di carico quasi-permanente, assumendo ψ2=0.3 per civile
abitazione, da cui si ottiene un carico pari a:

q d = 20 + 0.3 ⋅ 20 = 26 kN/m

Procedendo con il calcolo della freccia mediante la stessa metodologia utilizzata per il
calcolo a breve termine si ha:
Ec 29936
E c,eff = = = 8804MPa
(1 + ϕ) (1 + 2.40)
210000
n eff = = 22.7
8804
- asse neutro:
BH 2 + n A ⋅ d + n A ⋅ c
2 eff s1 eff s 2 100 ⋅ 32 2 / 2 + 22.7 ⋅ 28.14 ⋅ 29
x c1∞ = → x 1,∞ = = 18.2cm
BH + n eff A s1 + n eff A s 2 100 ⋅ 32 + 22.7 ⋅ 28.14
B ⋅ H3
+ B ⋅ H ⋅ (0.5H − x c1∞ ) + n eff ⋅ A s 2 ⋅ ( x c1∞ − c) 2 + n eff ⋅ A s1 ⋅ (d − x c1∞ ) 2
2
I1∞ =
12
100 ⋅ 32 2
+ 100 ⋅ 32 ⋅ (18.2 − 16 ) + 22.7 ⋅ 28.14 ⋅ (29 − 18.2 ) = 363040cm 4
2 2
- inerzia: I1,∞ =
12
5 26 ⋅ 600 4
- freccia: α I ,∞ = ⋅ = 1.38 cm
384 88040 ⋅ 363040

ed analogamente nello stadio 2:


b ⋅ x c 2,∞ 2
asse neutro: Sn = 0 → − n eff ⋅ A s1 ⋅ (d − x c 2,∞ ) = 0 →
2
100 ⋅ x c 2,∞ 2
− 22.7 ⋅ 28.14 ⋅ (29 − x c 2,∞ ) = 0 → x c 2,∞ = 13.9 cm
2
b ⋅ x c 2,∞ 3
inerzia: I 2,∞ = + n eff ⋅ A s1 ⋅ (d − x c 2,∞ ) 2
3
100 ⋅ 13.9 3
+ 22.7 ⋅ 28.14 ⋅ (29 − 13.9 ) = 235139cm 4
2
I 2 ,∞ =
3
5 26 ⋅ 600 4
freccia: α II ,∞ = ⋅ = 2.12cm
384 88040 ⋅ 239351

34
Il momento massimo agente in campata è:
M max = 26 ⋅ 6 2 / 8 = 117 kNm
mentre il momento di prima fessurazione, già calcolato al paragrafo 8.5.3, è pari a:
1.2 ⋅ f ctm ⋅ B ⋅ H 2
Mcr = = 45 kNm
6
2
M cr 45  M cr 
= = 0.417   = 0.174
M 108  M 

Utilizzando direttamente l’espressione semplificata si ha:


 M cr 
2
  M cr  
2


α = αI ⋅ β ⋅  
 + α II ⋅ 1 − β ⋅  M  
 Ms    s  
α ∞ = 1.38 ⋅ 0.5 ⋅ 0.174 + 2.12 ⋅ (1 − 0.5 ⋅ 0.174) = 0.12 + 1.94 = 2.06 cm

Per quanto concerne l’effetto del ritiro, applicando direttamente l’intera deformazione
da ritiro sulla sezione fessurata, si ha:

3
x c 2, ∞ 2 ⋅ b 13.9 2 ⋅ 100
Sc = = = 9660cm 3
2 2

ε sh = 0.00025

1 M sh 2 S ⋅ L2 9660 ⋅ 600 2
α sh = ⋅ ⋅ L = ε sh ⋅ c = 0.00025 ⋅ = 0.46cm
8 Ec I 8 ⋅ I 2,∞ 8 ⋅ 235139

e quindi la freccia totale a tempo infinito risulta:


α = 2.06 + 0.46 = 2.52 cm

Si ha pertanto un rapporto freccia/luce pari a:


f ∞ 2.52
= = 0.0042 = 0.004 = 1/250
l 600
La freccia è dunque al limite di accettabilità.

35
5.6 LA VERIFICA INDIRETTA DELLE DEFORMAZIONI
Il calcolo presentato nei paragrafi precedenti non è particolarmente complesso, ma
ciononostante è comodo, dal punto di vista progettuale, mettere a punto delle tabelle di
rapida utilizzazione per effettuare il controllo indiretto delle frecce. A tal proposito si
osservi che, considerando a vantaggio di sicurezza il solo stadio 2 fessurato, la freccia può
scriversi in generale:
M ⋅ l2
f ≅ f 2 = c2 ⋅ max
Ec ⋅ I 2
dove per la trave semplicemente appoggiata c2 assume i valori 40/384 ed 1/12
rispettivamente nel caso di carico distribuito e forza concentrata in mezzeria, mentre per la
mensola assume i valori 1/4 ed 1/3 rispettivamente per i due tipi di carico.
Ponendo:
M
σs = n ⋅ max ⋅ ( d − x )
I2
da cui:
σs ⋅ I 2 x
M max = con ξ =
n ⋅ d ⋅ (1 − ξ) d

dove, nel caso di sezione rettangolare a semplice armatura, ξ dipende unicamente dal
prodotto di n per la percentuale geometrica dell’armatura ρ=As/bd, in base all’annllamneto
del momento statico della sezione reagente omogeneizzata in stadio II:
 2 
ξ = −n ⋅ ρ ⋅ 1 − 1 + 
 n⋅ρ 

può in definitiva scriversi:


σs 1 l2
f = c2 ⋅ ⋅ ⋅
Es 1 − ξ d

da cui:
f c σ l
= 2 ⋅ s ⋅
l 1 − ξ Es d

Tale espressione è approssimata, perchè trascura l’effetto del tension stiffening e non
considera il ritiro ed inoltre stata calcolata per la sezione rettangolare a semplice armatura.
E’ però utile per individuare i parametri che governano il problema e la loro influenza. Si
deduce infatti che per limitare f/l è sufficiente limitare l/d avendo fissato il valore della
tensione di lavoro nell’acciaio e la posizione dell’asse neutro, che a sua volta è
univocamente definita dalla percentuale geometrica di armatura.
L’Eurocodice 2 presenta a tal proposito una tabella con i valori di l/d limite, valutati
considerando una tensione nell’armatura di 310 MPa, per garantire un valore di f/l inferiore
a 1/250 per la condizione di carico quasi permanente. La tabella, riportata nel seguito come
tabella 5, è costituita da due colonne relative a due intervalli di percentuali di armatura
ρ=1.5% (corrispondente ad una condizione di calcestruzzo molto sollecitato) e ρ=0.5%
(calcestruzzo poco sollecitato), che rappresentano in pratica l’influenza di ξ (maggiore è ρ
maggiore è ξ e quindi la parte compressa di calcestruzzo aumenta).

36
Tabella 5. Valori di l/d limite per garantire la verifica di deformabilità f/L < 1/250
σs = 310 MPa, condizione di carico quasi permanente
elemento strutturale ρ=1.5% ρ=0.5%
calcestruzzo calcestruzzo
molto sollecitato poco sollecitato
1. travi semplicemente appoggiate, solette
ordite in una o due direzioni 14 20
semplicemente appoggiate
2. estremità di travi continue o di solette
continue lungo un lato ordite in una o due 18 26
direzioni
3. campata interna di trave o di soletta ordita 20 30
in una o due direzioni
4. solette appoggiate su pilastri senza travi 17 24
5. mensole 6 8

Si osservi come la tabella prescinda dai valori del coefficiente di viscosità e dalla
deformazione da ritiro; va quindi ritenuta valida per valori medi di tali parametri. Con
riferimento all’esempio sviluppato nei paragrafi precedenti, si ha:
2814
.
ρ= = 0.97%
100 ⋅ 29

Il valore limite di snellezza, interpolando linearmente fra i valori di tabella 5 per lo schema
di trave semplicemente appoggiata, risulta:

l 0.97 − 0.50


  = 14 + (20 − 14) = 16.8
 d lim 1.50 − 0.50

La snellezza effettiva della trave esaminata risulta:


l 600
= = 20.7
d 29
e quindi superiore al limite. La verifica indiretta della deformabilità per tale elemento
risulterebbe pertanto non soddisfatta. Il calcolo esatto, d’altra parte, ha evidenziato una
condizione al limite dell’accettabilità.

37

Potrebbero piacerti anche