Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
1. INTRODUZIONE
Si definisce come Stato Limite di Servizio (SLS) un qualsiasi stato, anche di
danneggiamento locale (ad es. eccessiva fessurazione del calcestruzzo) al di là del quale
non sono più soddisfatte le prestazioni necessarie per il corretto funzionamento in esercizio
della struttura, anche in termini durabilità della struttura o aspetto
Gli Stati Limite di Servizio da tenere presenti in ciascun progetto vanno considerati di
volta in volta di comune accordo fra progettista e committente, e sono sicuramente correlati
al concetto di durabilità della struttura ed alla definizione di vita utile della stessa; gli SLS
generalmente più importanti sono:
- stato limite di fessurazione: a seconda dell’utilizzo della struttura e delle condizioni
ambientali in cui è inserita, con diversa gradualità possono intervenire problemi di
fessurazione del calcestruzzo tali da compromettere il corretto utilizzo della struttura;
- stato limite per fatica: in alcune particolari tipologie strutturali, come ad esempio i
ponti, i carichi in condizioni di servizio sono ciclici e possono condurre ad un
degrado prematuro dei materiali
1
2. LA VALUTAZIONE DELLE AZIONI DI PROGETTO E LA DURABILITA’
STRUTTURALE
Le azioni da introdurre per le verifiche dello SLS sono strettamente correlate alla
probabilità di superamento dello SLS che si vuole accettare. Mentre nelle verifiche allo
Stato Limite Ultimo si considerano probabilità di collasso dell’ordine di 10-5 ÷ 10-7, con i
valori più alti in condizioni di rottura duttile ed i valori più bassi in condizioni di rottura
fragile, nel caso degli SLS in genere si accettano probabilità dell’ordine di 10-2 ÷ 10-3. La
probabilità decisamente più alta che si accetta è evidentemente legata alla definizione
stessa dello Stato Limite di Servizio, che non implica perdita di vite umane ma solo perdita
di funzionalità. Il costo monetario diretto può dunque essere rilevante, ma è chiaro che può
accettarsi una maggiore probabilità di rischio non essendo in gioco vite umane.
Effettuata tale premessa, nelle verifiche possono intervenire diversi tipi di azioni; in
particolare si fa riferimento a:
- combinazioni di carico “rare”: il superamento in almeno un caso durante l’intera vita di
servizio della struttura di tale azione (ad esempio carico qk) ha un prefissato valore
(dell’ordine del 5%; si parla pertanto di valore caratteristico dell’azione); qualora
associata ad altre azioni va opportunamente ridotta mediante il coefficiente ψ0 per tenere
conto della minore probabilità di contemporaneità dei valori rari.
- combinazioni di carico “quasi permanenti”: l’azione è superata durante il 50% della vita
della struttura e si calcola moltiplicando qk per il coefficiente ψ2.
Per quanto riguarda le azioni da utilizzare nelle verifiche agli stati-limite esse si
classificano, secondo la modalità di applicazione, in dirette, indirette e da degrado in
relazione a che siano derivante da forze (o carichi), da spostamenti (o anche forze di
precompressione o variazioni di temperatura) o da alterazioni delle proprietà dei materiali
rispettivamente. Si possono anche distinguere per la modalità di risposta nella struttura
come statiche, se non provocano accelerazioni, dinamiche, in caso contrario, e pseudo-
statiche, se sono dinamiche ma rappresentabili da forze statiche equivalenti.
La classificazione più importante, tuttavia è quelle relativa alla variazione d’intensità nel
tempo, in tal caso la normativa italiana fa la seguente distinzione:
- come azioni permanenti (G) quelle che agiscono durante tutta la vita nominale
della costruzione e la cui variazione di intensità è tale da poterle considerare
costanti (es. pesi propri, spostamenti differenziali, azioni dovuti ad effetti
reologici, precompressione, ecc.);
- come azioni variabili (Q) quelle che hanno valori istantanei che possono variare
significativamente nel tempo. Tali azioni si dicono di lunga durata se agiscono
per un tempo non trascurabile rispetto alla vita nominale della struttura; di breve
durata altrimenti;
- come azioni eccezionali (A) quelle che si verificano solo eccezionalmente nel
corso della vita nominale (es. incendi, esplosioni, impatti, ecc.);
- come azioni sismiche (E) quelle derivanti dai terremoti.
2
Le combinazioni delle azioni ai fini delle verifiche degli stati-limite di esercizio sono le seguenti:
Ad esempio nel caso di un edificio per abitazioni il valore caratteristico del sovraccarico è
qk=2000 N/mq pertanto risulta:
- combinazione rara:
qk=2000 N/mq
- combinazione frequente
ψ1⋅ qk=0.5⋅2000=1000 N/mq
- combinazione quasi permanente
ψ2⋅ qk=0.3⋅2000=600 N/mq
3
deve tenere in conto mediante opportuni dettagli costruttivi e verifiche in esercizio che la
struttura garantisca anche una certa durata della sua vita senza perdere la funzionalità o
richiedendo eccessivi interventi di manutenzione. A tale scopo vengono definite le seguenti
6 classi di esposizione per introdurre nelle verifiche il tipo di ambiente in cui la struttura è
inserita:
1) ambiente secco (interno di abitazioni o uffici);
2) ambiente umido, dove la corrosione è dovuta fondamentalmente alla carbonatazione del
calcestruzzo;
3) ambiente umido con cloruri, esclusi quelli presenti in ambiente marino (es. sali per lo
scioglimento del ghiaccio);
4) ambiente marino, suddividendo i casi di strutture poste in prossimità del mare o a diretto
contatto con l’acqua del mare;
5) ambiente con cicli di gelo e disgelo;
6) ambiente aggressivo chimicamente.
4
Le classi 2, 3 e 4 possono subire aggravio dalla presenza di ghiaccio e comunque
riguardano il degrado dovuto sostanzialmente alla corrosione dell’acciaio; le classi 5 e 6 si
riferiscono invece all’attacco del calcestruzzo e si può verificare da sole oppure insieme
con le precedenti. In fase di progettazione la conoscenza della tipologia di ambiente può
condurre alla scelta di calcestruzzi con caratteristiche specifiche o di classe diversa,
considerato che la maggiore resistenza del calcestruzzo corrisponde ad una minore porosità
e quindi ad una maggiore curabilità.
Tra i dettagli costruttivi le normative sottolineano l’importanza del copriferro, in
quanto il calcestruzzo rappresenta la protezione dell’acciaio dalla corrosione e l’entità del
copriferro governa la velocità di penetrazione degli agenti aggressivi verso l’armatura.
5
3. ANALISI LOCALE DELLO STATO DEFORMATIVO E TENSIONALE
Il comportamento di una trave inflessa in calcestruzzo armato è governata dai fenomeni
fessurativi che si manifestano generalmente per bassi livelli di carico, e quindi anche in
condizioni di servizio, a causa della limitata resistenza a trazione del calcestruzzo.
Se si sottopone una trave ad un carico verticale, dopo una prima fase in cui l’elemento
rimane integro, cominciano a formarsi delle fessure nella parte tesa disposte verticalmente
nelle zone dove prevale la sollecitazione di flessione ed inclinate quando la sollecitazione
tagliante diventa più importante (Fig. 1).
Infatti in una trave inflessa si può individuare una zona di calcestruzzo teso il cui
comportamento è quello di un tirante nel quale si sono aperte delle fessure ad una certa
distanza (Fig. 3); nelle fessure la trazione è applicata direttamente all’acciaio poiché le due
facce di calcestruzzo si sono distaccate.
6
F F
tirante
σs calcestruzz σs
barra
7
4. STATO LIMITE DI FESSURAZIONE
Con riferimento invece agli stati fessurativi indotti da azioni strutturali, si distinguono i
tre seguenti stati:
a. stato limite di decompressione
b. stato limite per formazione delle fessure
c. stato limite di apertura delle fessure.
8
Fig. 6. Schema delle diverse tipologie di fessure.
9
eventualmente con un certo coefficiente di sicurezza.
Nello stato limite di apertura delle fessure, si assume che nella sezione la tensione limite di
trazione possa essere superata, cosicché la sezione si fessura: la verifica consiste in tal caso
nel controllare l’apertura e la distanza delle fessure formatesi.
N = σ c ⋅ A c + σ a ⋅ A a = ε c ⋅ E c A c + ε a ⋅ E a A a = ε c ⋅ (E c A c + E a A a )
N N ⋅ Ec N
εc = σc = =
EcAc + Ea Aa EcAc + Ea Aa Ac + n ⋅ Aa
Ea ⋅ εc ⋅ Ec
σa = E a ⋅ εa = E a ⋅ εc = = n ⋅ σc
Ec
avendo definito il coefficiente di omogeneizzazione n = Ea/Ec
La condizione di fessurazione si ottiene a partire dallo sforzo normale Ncr che corrisponde
ad avere σc=fctm
N cr = f ctm ⋅ (A c + n ⋅ A a )
Per elementi inflessi occorre invece verificare che il momento agente in sezione sia
inferiore del momento di fessurazione Mcr definito come il momento in presenza del quale
al lembo teso la tensione di trazione massima è pari alla resistenza a trazione del
calcestruzzo, fctm.
f ⋅I
Mcr = ctm 1
H − x c1
Essendo xc1 e I1 l’asse neutro e l’inerzia corrispondente della sezione parzializzata tutta
reagente prima della fessurazione.
Con buona approssimazione tale inerzia può essere calcolata trascurando il contributo
dell’armatura ed il diverso modulo elastico del calcestruzzo in compressione ed in trazione.
Per una sezione rettangolare ponendo I1 = BH3/12 ed xc1=H/2si ottiene:
f ctm ⋅ B ⋅ H 3 / 12 f ctm ⋅ B ⋅ H 2
Mcr = =
H/2 6
10
Volendo invece effettuare un calcolo esatto, occorre calcolare la posizione dell’asse neutro
della sezione omogeneizzata che corrisponde alla posizione del baricentro della suddetta
sezione, che si calcola imponendo l’annullamento del momento statico:
2
B ⋅ x c1 B ⋅ (H − x c1 ) 2
Sn = 0 → + n' + n ⋅ A s 2 ⋅ ( x c1 − c) − n ⋅ A s1 ⋅ (d − x c1 ) = 0
2 2
B ⋅ x c13 B ⋅ (H − x c1 ) 3
I1 = + n' + n ⋅ A s 2 ⋅ ( x c1 − c) 2 + n ⋅ A s1 ⋅ (d − x c1 ) 2
3 3
dove As1 ed As2 sono rispettivamente le aree dell’armatura inferiore e superiore, B, H, c e d
larghezza, altezza, copriferro ed altezza utile della sezione, n’ il coefficiente di
omogeneizzazione del calcestruzzo teso rispetto a quello compresso, n’=Ect/Ec ≈ 0.7, n il
coefficiente di omogeneizzazione dell’acciaio rispetto al calcestruzzo, n=Ea/Ec.
Trascurando la differenza tra calcestruzzo teso e compresso si può più semplicemente
calcolare la posizione dell’asse neutro come xc1 = Ss/A, essendo Ss il momento statico della
sezione omogeneizzata rispetto al lembo superiore:
BH 2 + nA ⋅ d + nA ⋅ c
2 s1 s2
xc1 =
BH + nA s1 + nA s 2
B ⋅ H3
+ B ⋅ H ⋅ (0.5H − x c1 ) + n ⋅ A s 2 ⋅ ( x c1 − c) 2 + n ⋅ A s1 ⋅ (d − x c1 ) 2
2
I1 =
12
11
4.3 IL MECCANISMO DI ADERENZA
N N
N
N
σaI = n σcI
σcI
Figura 7. Asta soggetta a trazione e distribuzione delle tensioni in acciaio e calcestruzzo
N = σ cI ⋅ A c + σ aI ⋅ A a = ε cI ⋅ E c A c + ε aI ⋅ E a A a = ε cI ⋅ (E c A c + E a A a )
N N ⋅ Ec N
ε cI = σ cI = = ≤ fctm
EcAc + Ea Aa EcAc + Ea Aa Ac + n ⋅ Aa
12
Ea ⋅ εc ⋅ Ec
σa = E a ⋅ εa = E a ⋅ εc = = n ⋅ σc
Ec
All’atto della fessurazione (stadio I) la tensione nel calcestruzzo diventa fctm, mentre la
tensione nell’acciaio è:
σc,I·= fctm = 2.2MPa
σa,I·= n·fctm = 6.7·2.2 = 14.7MPa
In figura 8 si riporta la distribuzione delle tensioni di trazione per calcestruzzo ed acciaio.
Lo sforzo normale di fessurazione corrispondente a tale situazione è quindi pari a :
Ncr
Ncr
σaI = 14.7MPa
σcI = 2.2MPa
Figura 8. Andamento delle tensioni in stadio I in presenza dello sforzo di fessurazione
(Stadio I)
13
STADIO II – condizione di incipiente fessurazione
Ncr Ncr
σaII = 157.6MPa
σcII = 0
Fig. 9. Andamento delle tensioni all’atto della fessurazione (Stadio II)
Il comportamento delle barre in prossimità della sezione fessurata è quello di una barra
immersa nel calcestruzzo e soggetta ad una forza che tende a sfilarla. Nascono quindi delle
tensioni tangenziali, τad, nel calcestruzzo a contatto con le barre che opponendosi al loro
sfilamento da un lato riducono la tensione di trazione nelle barre, dall’altro caricano a
trazione il calcestruzzo nell’intorno delle barre (Fig. 10).
∆z
1 2
τad
Ncr
Con riferimento alla sezione fessurata (1) e ad una sezione (2) posta a distanza ∆z dalla
prima (Fig. 10), assumendo una distribuzione costante delle tensioni di aderenza
dall’equilibrio delle barre si ha che:
N
σa1,II·= cr = 157.6 MPa σc1,II·= 0
As
τ ad ⋅ ∑ πφ ⋅ ∆z
∆N = (σ a1,II − σ a 2,II ) ⋅ A a = τ ad ⋅ ∑ πφ ⋅ ∆z → ∆σ a =
Aa
Assumere che le tensioni tangenziali sono costanti comporta che le tensioni nell’acciaio
decrescono linearmente nel tratto ∆z:
∆σ a τ ad ⋅ ∑ πφ
= = costante
∆z Aa
Inoltre poiché lo sforzo normale applicato è lo stesso in tutte le sezioni, gli equilibri delle
sezioni 1 e 2 permettono di scrivere:
N cr = σ a1,II ⋅ A a = σ c 2,II ⋅ A c + σ a 2,II ⋅ A a
σ c 2,II ⋅ A c τ ad ⋅ ∑ πφ ⋅ ∆z
→ (σ a1,II − σ a 2,II ) ⋅ A a = σ c 2,II ⋅ A c → ∆σ a = =
Aa Aa
14
τ ad ⋅ ∑ πφ ⋅ ∆z
σ c 2,II = σ a 2,II = σ a1,II − ∆σ a
Ac
Da cui si evince che la tensione nel calcestruzzo cresce linearmente allontanandosi dalla
sezione fessurata: la distanza ∆z dalla prima sezione fessurata a cui si raggiunge
nuovamente la resistenza a trazione fctm, si definisce lunghezza di trasferimento, ltr, per cui
imponendo che σc2,II = fctm, si ottiene:
τ ad ⋅ ∑ πφ ⋅ l tr
f ctm =
Ac
A A
f ctm ⋅ c f ctm ⋅ c
f ctm ⋅ A c Aa Aa f ctm φ
ltr = = = =
τ ad ∑ πφ
τ ad ∑ τ ad ∑
πφ πφ 4τ ad ⋅ ρ
Aa ∑ πφ / 4
2
Ncr Ncr
2 1 2
σa1,II = 157.6MPa
σa2,II
ltr ltr
σc1,II = 0 σc2,II = fctm=2.2MPa
A partire dalla sezione 2 nel calcestruzzo si ha nuovamente una tensione pari alla resistenza
a trazione (Fig. 11) e quindi anche per uno sforzo normale costante (Ncr) potranno formarsi
altre fessure poste ad una distanza minima l’una dall’altra pari a ltr, in quanto per un tratto
ltr a destra e a sinistra della fessura la tensione di trazione nel calcestruzzo trasferita per
aderenza è inferiore alla resistenza a trazione e quindi non si può avere rottura per trazione.
Ciò implica che se due fessure si trovano ad una distanza maggiore di 2 ltr tra loro potrà
formarsi un’altra fessura, mentre se invece è inferiore non se ne potrà formare un’altra
(Fig.12): per tale motivo la distanza tra due fessure sarà compresa tra ltr e 2ltr.
15
STADIO II – formazione della fessure successive
Ncr Ncr
2 1 2 1 1 2
σa1,II = Ncr/Aa
σa2,II
2 1 2 1 1 2 Sezione 1 = fessura
Sezione 2 = a distanza ltr dalla 1
Figura 12. Formazione delle altre fessure
Nella sezione 2 a distanza ltr dalla sezione fessurata la tensione nell’acciaio è diminuita
− σc1,II·= 0
− σc2,II·= fctm = 2.2MPa
f ⋅ Ac
- ∆σ a = ctm
Aa
N
- σa1,II·= cr = 157.6MPa
As
N f ⋅ Ac
- σ a 2,II = σ a1,II − ∆σ a = cr − ctm = σ a ,I
Aa Aa
Tra le sezioni 1 e 2 la tensione di trazione nel calcestruzzo varia tra 0 e fctm, mentre
nell’acciaio varia tra il valore σa1,II (157.6MPa) ed il valore σa1,II pari alla tensione che la
barra aveva prima della fessurazione in perfetta aderenza (14.7MPa).
Supponiamo di fare riferimento ad un concio tra due fessure a distanza 2ltr e volendo
definire un valore medio della tensione dell’acciaio possiamo scrivere (Fig. 13):
σ a1,II − σ a 2,II ∆σ a
σ a = σ a1,II − = σ a1,II ⋅ 1 −
2 2 ⋅ σ
a1, II
f ctm ⋅ A c
N cr A a N cr f ⋅A
σa = = ⋅ 1 − 0. 5 = ⋅ 1 − 0.5 ctm c
N
Aa cr Aa N cr
Aa
16
Ncr Ncr
2 1 2 1 2
σa1,II = Ncr/Aa
σa2,II
Sezione 1 = fessura
Sezione 2 = a distanza ltr dalla 1
Fig. 13. Distribuzione tra due fessure a distanza 2ltr
Nel caso di elementi inflessi la struttura delle formula per la deformazione media resta la
stessa, con la differenza che la tensione nella barra nella sezione fessurata in presenza di un
momento applicato M > Mcr, si calcola con la formula di Navier:
17
M
σ a ,II = n ⋅ ⋅ (d − x c 2 )
I2
dove I e xc2 sono inerzia ed asse neutro della sezione fessurata.
2
b ⋅ x c2
Sn = 0: + n ⋅ A s 2 ⋅ ( x c 2 − c) − n ⋅ A s1 ⋅ (d − x c 2 ) = 0
2
b ⋅ x c2 3
I2 = + n ⋅ A s 2 ⋅ ( x c 2 − c) 2 + n ⋅ A s1 ⋅ (d − x c 2 ) 2 →
3
f ctm ⋅ A c
Inoltre se l termine viene considerato come la tensione σa,cr che nascerebbe
Aa
nell’armatura se ad essa fosse applicato lo sforzo normale corrispondente alla fessurazione
σ a ,cr
della sola sezione in calcestruzzo, in caso di flessione, il rapporto può essere
σ a ,II
M cr
sostituito dal rapporto , avendo definito nel caso di flessione:
M
M cr
σ a ,cr = n ⋅ ⋅ (d − x c 2 )
I2
in quanto rappresenta la tensione nell’armatura quando è applicato un momento pari al
momento di fessurazione della sola sezione in calcestruzzo.
In definitiva la deformazione media dell’acciaio nel concio si può scrivere come:
σ a ,II M
εa = ⋅ 1 − β cr
Ea M
Una volta che la fessura si è formata, la sua apertura, w, è legata allo scorrimento che nasce
tra acciaio e calcestruzzo che non sono più perfettamente aderenti (infatti εs ≠ εc) nelle due
metà dei conci a cavallo della fessura:
w = wa − wc = 2⋅ ∫ (ε a − ε c ) ⋅ dz = ∫ (ε a − ε c ) ⋅dz
L/2 L
Tale integrale per il teorema della media si può porre uguale a
w = s rm ⋅ (ε a − ε c )
Se ci fosse perfetta aderenza tra i due materiali non ci sarebbe scorrimento per cui w=0,
mentre in assenza di aderenza e quindi di trasferimento di tensioni tra acciaio e
calcestruzzo, si avrebbe σc = 0, εc=0, σa = costante, per cui w = srm ·σa/Ea.
Al migliorare delle proprietà di aderenza, migliora il trasferimento di tensione al
calcestruzzo, si riduce la deformazione media nell’acciaio, aumenta la deformazione media
nel calcestruzzo e quindi complessivamente si riduce l’apertura della fessura.
La distanza media tra le fessure srm è compresa come si è visto tra ltr e 2ltr.
18
4.3 IL CALCOLO TECNICO DELL’AMPIEZZA MEDIA DELLE LESIONI
Essendo sr,max la massima distanza tra le fessure e portando in conto la differenza tre le
deformazioni medie della barra di acciaio e del calcestruzzo nel tratto tra due fessure
secondo la seguente espressione:
f
[
σs − k t ⋅ ct ,eff 1 + α e ⋅ ρp, eff
ρp,eff
]
σ
εsm − εcm = ≥ 0.6 s (2)
Es Es
che essendo αe = Es/Ecm diventa:
σ f f
εsm − ε cm = s − k t ct , eff + ct , eff (3)
Es Es ⋅ ρp, eff E cm
σs f ct ,eff ⋅ A ct ,eff f ct ,eff
ε sm − ε cm = ⋅ 1 − k t + − k t ⋅
Es σs ⋅ A s E cm
dove:
- ρp,eff è la percentuale di armatura rispetto all’area effettiva in trazione, Ac,eff;
quest’ultima è l’area di calcestruzzo intorno alle barre definita dall’EC2 come
valore minimo tra 2.5b⋅(h-d), b·(h-x)/3, h/2, essendo b, h e d rispettivamente
larghezza, altezza ed altezza utile della trave, intendendo l’altezza utile come
distanza tra il bordo compresso ed il baricentro delle armature.
In flessione non si considera tutta l’area di calcestruzzo teso al di sotto dell’asse neutro, ma
solo la parte intorno alle armature.
- Es è il modulo elastico dell’acciaio
- Ecm è il modulo secante di elasticità del calcestruzzo:
Ecm= 22·(fcm/10)0.3
fcm = valore medio della resistenza cilindrica del calcestruzzo: fcm = fck + 8 (MPa)
fck = valore caratteristico della resistenza cilindrica del calcestruzzo
- fct,eff è il valore medio dell’effettiva resistenza a trazione del calcestruzzo al
momento in cui avviene la fessurazione (al di sotto dei 28 giorni fct,eff ≤ fctm).
- kt è un fattore funzione della durata del carico applicato:
0.6 per carichi di breve durata
0.4 per carichi di lunga durata
19
considera un diametro equivalente φeq esprimibile per una sezione avente n1 barre di
diametro φ1 ed n2 barre di diametro φ2 come:
n φ 2 + n 2 φ2 2
φeq = 1 1
n1φ1 + n 2φ2
- k1 è un coefficiente che tiene conto della qualità dell’aderenza delle barre:
0.8 per le barre ad aderenza migliorata
1.6 per le barre lisce
La verifica dello stato di apertura delle fessure si esegue controllando che il valore
caratteristico calcolato secondo l’Eq. (1) sia inferiore a dei valori limite indicati dalle
normative in funzione dell’aggressività dell’ambiente.
In particolare l’Eurocodice 2 (2004) prevede le limitazioni di 0.4mm per le classi di
esposizione X0, XC1 e 0.3mm per tutte le altre classi (XC2, XC3, XC4, XD1, XD2, XS1,
XS2, XS3) definite in Tabella 4.1.
20
4.4 ESEMPIO NUMERICO
Nel seguito si riporta un esempio numerico per il calcolo dell’ampiezza delle fessure, a cui
si farà riferimento anche nei paragrafi successivi per la verifica allo Stato Limite di
Deformazione.
Si considera una sezione rettangolare con le seguenti proprietà:
- base b=100 cm,
- altezza totale H=32 cm,
- altezza utile d=29 cm,
- copriferro c=3 cm,
- lunghezza L = 6 m,
- armatura in trazione 14φ 16 per un area di acciaio As=28.14 cmq.
I valori caratteristici dei carichi sono di 20 kN/m per il permanente e 20 kN/m per
l’accidentale; pertanto nella condizione rara si ha un carico totale di 40 kN/m.
Fk = Gk + Qk = 20 + 20 = 40 kN/m
21
M 180 ⋅ 10 6
σs = n (d − x c ) = 6.7 ⋅ (290 − 87) = 245MPa
I2 99.41 ⋅ 10 8
avendo calcolato l’asse neutro xc2 attraverso l’annullamento del momento statico della
sezione parzializzata omogeneizzata (stadio 2) e successivamente l’inerzia corrispondente:
b ⋅ x c2 2
Sn = 0: + n ⋅ A s 2 ⋅ ( x c 2 − c) − n ⋅ A s1 ⋅ (d − x c 2 ) = 0 → xc2=87mm
2
b ⋅ x c2 3
I2 = + n ⋅ A s 2 ⋅ ( x c 2 − c) 2 + n ⋅ A s1 ⋅ (d − x c 2 ) 2 → I2=99.41·108mm4
3
da cui:
w k = s r ,max ⋅ (ε sm − ε cm ) = 175 ·10.1·10−4 = 0.175mm
22
4.4 LA VERIFICA INDIRETTA DELL’AMPIEZZA DELLE FESSURE
In molti casi non è necessario sviluppare le metodologie introdotte nei paragrafi precedenti
bensì è sufficiente procedere ad una verifica indiretta dell’ampiezza delle fessure.
Facendo riferimento alle indicazioni dell’Eurocodice 2 (2204) è necessario che venga
disposta un armatura minima, di cui si parla nel paragrafo successivo, e che siano verificati
i seguenti punti:
1. in corrispondenza dei diametri prescelti siano soddisfatte alcune limitazioni tensionali
riportate in tabella 3;
2. che siano rispettate le distanze minime fra le barre indicate in tabella 4.
Tabella 4. Limitazioni delle distanze tra le barre per il controllo dell’apertura delle fessure.
tensione nell’acciaio massima distanza tra le barre (mm)
(MPa) wk=0.4mm wk=0.3mm wk=0.2mm
160 300 300 200
200 300 250 150
240 250 200 100
280 200 150 50
320 150 100 -
360 100 50 -
Si osservi infatti che dall’analisi dell’ Eq. (3) è importante limitare la tensione nell’acciaio
e dall’Eq. (4) limitare il diametro delle barre. Il requisito 2 garantisce inoltre che le barre
siano sufficientemente diffuse.
In pratica se sono soddisfatti i requisiti presentati nelle tabelle 3 e 4, l’ampiezza delle
fessure non è superiore ai limiti 0.4, 0.3 e 0.2mm.
Con riferimento all’esempio svolto nel par. 4.2, si osservi che tutte le limitazioni sono
ampiamente soddisfatte: considerando per eccesso una tensione di 280MPa perché
l’apertura massima sia 0.3mm, l’armatura deve avere un diametro massimo di 16mm e la
distanza massima tra le barre deve essere di 150mm. Nel caso in esame la barre hanno
diametro 16mm e la distanza fra le armature è di circa 56mm.
23
4.5 MINIMI DI ARMATURA NELLE TRAVI
Il rispetto dei minimi di armatura nelle sezioni in cemento armato è un problema di
particolare rilevanza. Infatti per evitare situazioni di rottura ad elevata fragilità è necessario
imporre che all’atto della fessurazione la sezione abbia un’armatura sufficiente a
sopportare la forza di trazione che il calcestruzzo teso sosteneva.
In particolare in una sezione semplicemente tesa si deve avere:
N y ≥ N cr
N y = σ s ⋅ As ; N cr = f ct ⋅ A ct (5)
da cui:
f ct
As ≥ ⋅ A ct (6)
σs
In una sezione inflessa si ha invece:
M y ≥ M cr
essendo Mcr e My :
b ⋅ H2
M cr ≅ f ct ⋅ (7)
6
M y ≅ 0.9 ⋅ d ⋅ σ s ⋅ As ≅ 08. ⋅ σ s ⋅ H ⋅ As (8)
Si trae pertanto :
f ct
A s ≥ 0.2 ⋅ ⋅ BH (9)
σs
24
N E ,d
σc = è la tensione media agente nella parte compressa della sezione prima della
bH
fessurazione, con NE,d la risultante dello sforzo normale agente nella parte compressa.
k1 = 1.5 se NE,d è di compressione
k1 = 2h*/3H se NE,d è di trazione
- k è un coefficiente che tiene conto delle tensioni intrinseche presenti nel calcestruzzo (ad
esempio per effetto del ritiro) ed assume valori compresi tra 0.65 ed 1.0, in particolare:
k = 1 per nervature con h≤300mm o solette con larghezza ≤300mm
k = 0.65 per nervature con h≥800mm o solette con larghezza ≥800mm, mentre valori
intermedi possono essere interpolati;
- fct,eff il valore medio dell’effettiva resistenza a trazione del calcestruzzo al momento in cui
avviene la fessurazione (al di sotto dei 28 giorni fct,eff ≤ fctm);
Per le costruzioni in zona sismica viene introdotto nella normativa italiana (OCPM 3431)
fornisce un minimo di armatura tesa decisamente maggiore e pari a:
1,4
As ≥ b⋅d (11)
f yk
che fornisce un valore della percentuale minima pari allo 0.3% della sezione (b⋅d)
indipendentemente dalla classe del calcestruzzo, essendo b e d larghezza ed altezza utile
della sezione, fyk la tensione caratteristica di snervamento dell’acciaio.
Il rispetto del minimo di armatura deve garantire l’assenza di rottura di tipo
“fragilissimo” all’atto della fessurazione; si osservi peraltro che la formulazione normativa
illustrata è comunque un risultato estremamente semplificativo di una problematica molto
più complessa; il problema può essere affrontato nell’ambito della meccanica della frattura.
25
5. STATO LIMITE DI DEFORMAZIONE
26
.....
.... ......
....
x1 x2 .
M M
I1 Ig I2 I 2 < I m< I 1
1/r 1 1/r 2 1/r 1 < 1/rm< 1/r 2
a)
b)
Fig. 11. Comportamento medio dell’elemento.
a) Schema del concio. b) Relazione momento-curvatura media.
La curvatura della sezione nelle condizioni di stadio I e II chiaramente dipende dai valori
delle deformazioni nelle sezioni
1 ε a ,I 1 ε a ,II
= =
r1 (d − x c1 ) r2 (d − x c 2 )
27
equivalente):
I m = I1 ⋅ γ + I 2 ⋅ (1 − γ ) (13)
Per passare al calcolo della freccia f si può applicare il principio dei lavori virtuale
come segue:
MM '
f =∫ ⋅ dz
l
Ec I
essendo M il diagramma del momento flettente sulla trave di cui si vuole calcolare lo
spostamento, M’ quello della trave ausiliaria caricata con la forza unitaria ed l la lunghezza
dell’intero elemento.
Indicando con l1 il tratto di trave non fessurato e con l2 il tratto dove M>Mcr, l’integrale si
può scomporre nella somma seguente come se la trave avesse una sezione variabile:
MM' MM '
f =∫ ⋅ dz + ∫ ⋅ dz
l
E c I1 l
EcIm
1 2
Assumendo nel tratto l2 che l’inerzia sia quella media da calcolarsi secondo l’espressione
vista prima.
In alternativa secondo una procedura più semplice, la freccia può valutarsi in analogia a
quanto fatto per l’inerzia, tenendo conto della fessurazione e del tension stiffening, con la
seguente formula:
f = f1 ⋅ γ + f 2 ⋅ (1 − γ ) (14)
28
5.3 IL CALCOLO TECNICO DELLE FRECCE
α = α I ⋅ (1 − ζ ) + α II ⋅ ζ (15)
2
σ
ζ = 1 − β ⋅ cr
σs
Dove:
- αI e αII sono i valori delle frecce calcolati con riferimento all’inerzia
rispettivamente della sezione integra e della sezione fessurata;
- β è un coefficiente che tiene conto della durata dei carichi:
1.0 per carichi di breve durata,
0.5 per carichi di lunga durata o ciclici
- σs è la tensione nell’armatura nella sezione fessurata in corrispondenza dei carichi
applicati
- σcr è la tensione nell’armatura nella sezione fessurata in corrispondenza dei carichi
applicati che causano la prima fessurazione
Il rapporto σcr/σs può essere sostituito dal rapporto Mcr/M per elementi inflessi o Ncr/N per
elementi tesi, essendo Mcr ed Ncr il momento e lo sforzo normale di fessurazione, per cui
l’Eq. diventa:
M
2 M cr
2
α = α I ⋅ β ⋅ cr + α II ⋅ 1 − β ⋅
M max M max
Tale equazione esprime una dipendenza funzionale da Mcr/Mmax estremamente
semplificata. Si osservi però che nella scelta di formulazioni di diversa approssimazione si
deve sempre tenere conto dell’affidabilità dei parametri meccanici necessari per le
valutazioni. In particolare il calcolo delle frecce è fortemente condizionato dalla
valutazione del modulo di elasticità del calcestruzzo Ec e del momento di fessurazione Mcr,
ovvero della resistenza a trazione del calcestruzzo media fctm e caratteristica fctk.
Infatti l’utilizzo di formulazioni raffinate risulta inefficace se le valutazioni di Ec e Mcr non
sono adeguatamente affidabili, ed è certamente sufficiente utilizzare formule approssimate.
La normativa americana (ACI 318-02, 2002) fornisce una formulazione per il calcolo
dell’inerzia media equivalente, Ie:
M cr
3 M 3
I e = I g ⋅ + I cr ⋅ 1 − cr
(16)
M
max
M max
essendo Ig e Icr i valori dell’inerzia rispettivamente della sezione integra e della sezione
fessurata, Mmax il momento agente in sezione dovuto ai carichi applicati.
29
5.4 GLI EFFETTI DIFFERITI
Il calcolo delle deformazioni nelle strutture in cemento armato non può assolutamente
prescindere dagli effetti “lenti”, e cioè dagli effetti che si sviluppano nel calcestruzzo nel
tempo. Nel tempo si manifestano nel calcestruzzo sia una deformazione in assenza di
carico, dovuta al “ritiro”, sia una deformazione che si sviluppa in presenza di carico dovuta
alla “viscosità”. Tanto il ritiro quanto la viscosità sono collegati agli stessi parametri, di cui
i principali sono il tempo di maturazione, il perimetro esposto all’aria rispetto all’area della
sezione, l’umidità relativa dell’ambiente. Tanto il ritiro quanto la viscosità, essendo
sostanzialmente legati agli scambi di acqua con l’esterno, aumentano in presenza di ridotti
tempi di maturazione, di elevati perimetri esposti all’atmosfera, di ambienti secchi.
Il ritiro è una deformazione imposta al calcestruzzo in assenza di carico: il problema
può essere studiato in maniera semplice dividendo in due fasi la soluzione. Nella prima
fase si sottopone alla distorsione da ritiro l’intera sezione, acciaio compreso; si valuta così
lo sforzo che nasce nell’acciaio (nel calcestruzzo la deformazione è atensionale) e per
equilibrio si applica l’azione uguale e contraria all’intera sezione. Ne consegue
immediatamente che se l’armatura è simmetrica l’acciaio contrasta la deformazione senza
alcun effetto flessionale. Se invece l’armatura non è simmetrica allora lo sforzo che si
sviluppa provoca anche curvatura e quindi inflessione. Indicando con εsh la deformazione
da ritiro, e con riferimento al comune caso di sezione semplicemente armata, si ottiene il
seguente sforzo:
N sh = ε sh ⋅ E s ⋅ As
applicato nel baricentro della sezione reagente; si ha dunque un momento flettente pari a:
M sh = ε sh ⋅ E s ⋅ S s = ε sh ⋅ Ec ⋅ Sc
dove c1 è un coefficiente numerico che vale 1/8 per la trave appoggiata ed 1/2 per la
mensola ipotizzando la presenza di un momento costante lungo la trave pari a Msh.
Per quanto concerne l’effetto della viscosità, per stati tensionali non superiori al 30 ÷ 40%
della resistenza è valida la teoria lineare, per cui la deformazione viscosa εv si assume
proporzionale, secondo un coefficiente di viscosità ϕ, alla deformazione elastica εel. Da tale
assunzione si ottiene immediatamente il metodo EM (Effective Modulus), in quanto si ha:
σc
ε = ε el + ε v = ε el ⋅ (1 + ϕ ) =
⋅ (1 + ϕ)
Ec
pertanto, in termini equivalenti, il problema è risolto dalla introduzione del modulo elastico
efficace del calcestruzzo Ec,eff :
30
Ec
E c ,eff =
1+ ϕ
31
5.5 ESEMPIO NUMERICO
5 40 ⋅ 600 4
α II , 0 = ⋅ = 2.27cm
384 299360 ⋅ 99410
2
1.2 ⋅ f ctm ⋅ B ⋅ H 2
M = Fk · L /8 = 180 kN m Mcr = = 45 kN m
6
2
M cr 45 M cr
= = 0.25 = 0.0625
M 180 M
32
M cr
2 M cr
2
33
5.5.2. Verifica a lungo termine
Per effettuare invece la verifica a lungo termine è necessario valutare la freccia tenendo
conto della viscosità. Con il metodo EM la procedura è estremamente semplice: si
utilizzano le espressioni ed i metodi dei paragrafi precedenti semplicemente sostituendo al
modulo elastico “istantaneo” Ec quello effettivo Ec,eff e dunque al coefficiente di
omogeneizzazione istantaneo n quello effettivo neff=Es/Ec,eff.
Per quanto concerne l’influenza della viscosità sull’aderenza, solo recentemente sono
stati effettuati studi sperimentali; in pratica il fenomeno è introdotto in maniera
estremamente semplificata assumendo il valore 0.5 per il coefficiente β nel calcolo delle
freccia.
Nel caso in esame si assume ϕ=2.40 e εsh=0.00025; la valutazione della freccia viene
effettuata per la condizione di carico quasi-permanente, assumendo ψ2=0.3 per civile
abitazione, da cui si ottiene un carico pari a:
q d = 20 + 0.3 ⋅ 20 = 26 kN/m
Procedendo con il calcolo della freccia mediante la stessa metodologia utilizzata per il
calcolo a breve termine si ha:
Ec 29936
E c,eff = = = 8804MPa
(1 + ϕ) (1 + 2.40)
210000
n eff = = 22.7
8804
- asse neutro:
BH 2 + n A ⋅ d + n A ⋅ c
2 eff s1 eff s 2 100 ⋅ 32 2 / 2 + 22.7 ⋅ 28.14 ⋅ 29
x c1∞ = → x 1,∞ = = 18.2cm
BH + n eff A s1 + n eff A s 2 100 ⋅ 32 + 22.7 ⋅ 28.14
B ⋅ H3
+ B ⋅ H ⋅ (0.5H − x c1∞ ) + n eff ⋅ A s 2 ⋅ ( x c1∞ − c) 2 + n eff ⋅ A s1 ⋅ (d − x c1∞ ) 2
2
I1∞ =
12
100 ⋅ 32 2
+ 100 ⋅ 32 ⋅ (18.2 − 16 ) + 22.7 ⋅ 28.14 ⋅ (29 − 18.2 ) = 363040cm 4
2 2
- inerzia: I1,∞ =
12
5 26 ⋅ 600 4
- freccia: α I ,∞ = ⋅ = 1.38 cm
384 88040 ⋅ 363040
34
Il momento massimo agente in campata è:
M max = 26 ⋅ 6 2 / 8 = 117 kNm
mentre il momento di prima fessurazione, già calcolato al paragrafo 8.5.3, è pari a:
1.2 ⋅ f ctm ⋅ B ⋅ H 2
Mcr = = 45 kNm
6
2
M cr 45 M cr
= = 0.417 = 0.174
M 108 M
α = αI ⋅ β ⋅
+ α II ⋅ 1 − β ⋅ M
Ms s
α ∞ = 1.38 ⋅ 0.5 ⋅ 0.174 + 2.12 ⋅ (1 − 0.5 ⋅ 0.174) = 0.12 + 1.94 = 2.06 cm
Per quanto concerne l’effetto del ritiro, applicando direttamente l’intera deformazione
da ritiro sulla sezione fessurata, si ha:
3
x c 2, ∞ 2 ⋅ b 13.9 2 ⋅ 100
Sc = = = 9660cm 3
2 2
ε sh = 0.00025
1 M sh 2 S ⋅ L2 9660 ⋅ 600 2
α sh = ⋅ ⋅ L = ε sh ⋅ c = 0.00025 ⋅ = 0.46cm
8 Ec I 8 ⋅ I 2,∞ 8 ⋅ 235139
35
5.6 LA VERIFICA INDIRETTA DELLE DEFORMAZIONI
Il calcolo presentato nei paragrafi precedenti non è particolarmente complesso, ma
ciononostante è comodo, dal punto di vista progettuale, mettere a punto delle tabelle di
rapida utilizzazione per effettuare il controllo indiretto delle frecce. A tal proposito si
osservi che, considerando a vantaggio di sicurezza il solo stadio 2 fessurato, la freccia può
scriversi in generale:
M ⋅ l2
f ≅ f 2 = c2 ⋅ max
Ec ⋅ I 2
dove per la trave semplicemente appoggiata c2 assume i valori 40/384 ed 1/12
rispettivamente nel caso di carico distribuito e forza concentrata in mezzeria, mentre per la
mensola assume i valori 1/4 ed 1/3 rispettivamente per i due tipi di carico.
Ponendo:
M
σs = n ⋅ max ⋅ ( d − x )
I2
da cui:
σs ⋅ I 2 x
M max = con ξ =
n ⋅ d ⋅ (1 − ξ) d
dove, nel caso di sezione rettangolare a semplice armatura, ξ dipende unicamente dal
prodotto di n per la percentuale geometrica dell’armatura ρ=As/bd, in base all’annllamneto
del momento statico della sezione reagente omogeneizzata in stadio II:
2
ξ = −n ⋅ ρ ⋅ 1 − 1 +
n⋅ρ
da cui:
f c σ l
= 2 ⋅ s ⋅
l 1 − ξ Es d
Tale espressione è approssimata, perchè trascura l’effetto del tension stiffening e non
considera il ritiro ed inoltre stata calcolata per la sezione rettangolare a semplice armatura.
E’ però utile per individuare i parametri che governano il problema e la loro influenza. Si
deduce infatti che per limitare f/l è sufficiente limitare l/d avendo fissato il valore della
tensione di lavoro nell’acciaio e la posizione dell’asse neutro, che a sua volta è
univocamente definita dalla percentuale geometrica di armatura.
L’Eurocodice 2 presenta a tal proposito una tabella con i valori di l/d limite, valutati
considerando una tensione nell’armatura di 310 MPa, per garantire un valore di f/l inferiore
a 1/250 per la condizione di carico quasi permanente. La tabella, riportata nel seguito come
tabella 5, è costituita da due colonne relative a due intervalli di percentuali di armatura
ρ=1.5% (corrispondente ad una condizione di calcestruzzo molto sollecitato) e ρ=0.5%
(calcestruzzo poco sollecitato), che rappresentano in pratica l’influenza di ξ (maggiore è ρ
maggiore è ξ e quindi la parte compressa di calcestruzzo aumenta).
36
Tabella 5. Valori di l/d limite per garantire la verifica di deformabilità f/L < 1/250
σs = 310 MPa, condizione di carico quasi permanente
elemento strutturale ρ=1.5% ρ=0.5%
calcestruzzo calcestruzzo
molto sollecitato poco sollecitato
1. travi semplicemente appoggiate, solette
ordite in una o due direzioni 14 20
semplicemente appoggiate
2. estremità di travi continue o di solette
continue lungo un lato ordite in una o due 18 26
direzioni
3. campata interna di trave o di soletta ordita 20 30
in una o due direzioni
4. solette appoggiate su pilastri senza travi 17 24
5. mensole 6 8
Si osservi come la tabella prescinda dai valori del coefficiente di viscosità e dalla
deformazione da ritiro; va quindi ritenuta valida per valori medi di tali parametri. Con
riferimento all’esempio sviluppato nei paragrafi precedenti, si ha:
2814
.
ρ= = 0.97%
100 ⋅ 29
Il valore limite di snellezza, interpolando linearmente fra i valori di tabella 5 per lo schema
di trave semplicemente appoggiata, risulta:
37