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Edizione n° 34
gennaio 2020
UI Torino – AMBIENTE
PREMESSA
Questo documento intende fornire una guida sintetica alle principali disposizioni di carattere
ambientale rivolte alle attività di impresa, con particolare attenzione agli obblighi e agli
adempimenti previsti a carico delle imprese industriali. Il testo fa riferimento alla normativa
nazionale e a quella comunitaria, ove direttamente applicabile; in appendice, invece, sono
brevemente descritte le prescrizioni regionali vigenti in regione Piemonte.
L’ambito normativo coperto dalla guida è essenzialmente quello che riguarda il processo produttivo
e il fine ciclo vita del prodotto. Non sono invece considerate norme ambientali di prodotto
specifiche, quali ad esempio quelle relative alla progettazione (Ecodesign), alle prestazioni del
prodotto durante l’utilizzo, all’etichettatura ambientale (Ecolabel), alla composizione e quelle
relative, in modo prevalente, alla gestione degli aspetti energetici (es. efficienza energetica, ETS,
caratteristiche e gestione operativa impianti termici).
Disposizioni che trattano aspetti ambientali possono riguardare anche altri ambiti, come quelli della
sicurezza o dell’energia. Il criterio adottato per scegliere le norme incluse nella presente guida è
quello di pertinenza ministeriale, nel caso di specie del Ministero dell’ambiente, con le dovute
eccezioni ove si è ritenuto opportuno farne.
Tale normativa è in continua revisione e sviluppo a tutti i livelli, per cui modifiche e/o integrazioni,
anche sostanziali rispetto a quanto esposto, potrebbero essere apportate su tutti gli argomenti trattati
in tempi anche brevi. Tutte le novità in merito saranno segnalate alle aziende associate
attraverso specifiche comunicazioni e saranno incluse nelle successive edizioni della guida. Si
ricorda al riguardo che nel sito internet dell’Unione Industriale di Torino (www.ui.torino.it), nelle
pagine del Servizio Ambiente, sono reperibili tutte le notizie in materia, documenti di interesse,
scadenze e l’ultima edizione della presente guida.
Nell’intento di fornire informazioni facilmente utilizzabili, anche al fine di poter verificare la
propria situazione, ciascun capitolo, relativo ad un singolo argomento, è stato così suddiviso:
1. Principali riferimenti normativi: si riportano gli estremi di tutte le principali norme applicabili di
interesse per l’impresa; per esigenze di chiarezza non sono citate le norme che si limitano a
modificare norme preesistenti, che vanno sempre reperite nella versione aggiornata. A tal fine si
raccomanda di utilizzare i seguenti siti internet:
− www.normattiva.it per le norme italiane – sono riportate le versioni aggiornate quasi in
tempo reale di tutte le norme nazionali numerate a partire dal 1932. Per le norme non
numerate si può invece usare un normale motore di ricerca, non essendo soggette a
modifica.
− eur-lex.europa.eu per le norme comunitarie – in questo sito i testi aggiornati sono definiti
“versioni consolidate”.
− arianna.consiglioregionale.piemonte.it – riporta i testi coordinati delle norme della Regione
Piemonte.
2. Regolamentazione: sono riassunti i principi della regolamentazione e le prescrizioni
fondamentali.
3. Scadenze: sono riportate le scadenze periodiche e quelle non periodiche a carico dell’impresa,
incluse alcune eventuali scadenze del passato (qualora rilevanti ai fini della documentazione da
conservare in azienda).
4. Documenti: sono citati i documenti che debbono essere obbligatoriamente presenti nel sito,
qualora l’argomento in specie sia pertinente.
5. Illeciti e sanzioni: sono riportati i comportamenti illeciti previsti dalle norme e le relative
sanzioni. In merito alle sanzioni penali contravvenzionali occorre però tenere conto che in
materia ambientale è possibile convertire la maggior parte di esse in sanzioni amministrative,
adempiendo all’apposita prescrizione impartita dall’organo di vigilanza 1. Rimane inoltre
applicabile, se ne ricorrono i presupposti, la depenalizzazione per tenuità del fatto. Nel testo è
anche indicato quali illeciti rappresentino reati presupposto ambientali ai fini della
responsabilità della persona giuridica di cui al D.Lgs. 231/2001.
La presente pubblicazione costituisce una linea guida all'applicazione della normativa ambientale
ma non sostituisce la relativa consulenza professionale.
1
D.Lgs. 152/2006, parte sesta-bis.
I N D I C E (collegamento ai singoli capitoli accessibile tramite il link associato ai numeri di pagina, inoltre, in
calce ad in ogni pagina è disponibile un link per ritornare al presente indice)
1. ACQUA
2. RIFIUTI pag. 18
3. ARIA
4. SUOLO pag. 85
5. RUMORE pag. 90
1. ACQUA
• Deliberazione del 4 febbraio 1977 del Comitato dei Ministri per la tutela delle acque
dall'inquinamento
Criteri, metodologie e norme tecniche generali di cui all’art. 2, lettere b), d), ed e), della
legge 10 maggio 1976, n. 319, recante norme per la tutela delle acque dall’inquinamento
G.U. 21 febbraio 1977, n. 48
1.1.2. Regolamentazione
Ove non diversamente indicato, gli allegati menzionati nel testo e nelle note sono gli allegati alla
parte terza del D.Lgs. 152/2006.
2
D.Lgs. 152/2006, art. 107.
3
D.Lgs. 152/2006, art. 105.
4
D.Lgs. 152/2006, art. 103.
5
D.Lgs. 152/2006, art. 104.
C. Autorizzazioni 6
Tutti gli scarichi debbono essere preventivamente autorizzati, con la sola eccezione degli scarichi di
acque reflue domestiche in reti fognarie (per questi ultimi è comunque richiesto un permesso di
allacciamento alla rete).
L’autorizzazione degli scarichi idrici è compresa all’interno dell’Autorizzazione Unica Ambientale
(AUA), introdotta nel nostro ordinamento, a giugno 2013, al fine di unificare taluni atti di
comunicazione, notifica ed autorizzazione in materia ambientale elencati all’art 3.1 del DPR
59/2013.
L’istanza di AUA deve essere presentata allo Sportello Unico per le Attività Produttive
territorialmente competente (SUAP).
Il SUAP ne trasmette copia all’Autorità Competente, rappresentata dall’Autorità d’ambito per gli
scarichi in pubblica fognatura e dalla Provincia per gli scarichi negli altri ricettori, salvo diverse
disposizioni regionali.
L’AUA viene rilasciata dal SUAP entro 90 o 120 gg in funzione delle tempistiche relative alle
diverse tipologie di procedimenti ricompresi nella domanda.
La durata dell’AUA è di 15 anni ed almeno sei mesi prima della scadenza deve esserne presentata
istanza di rinnovo.
Se la richiesta di rinnovo viene formulata entro tale termine, lo scarico può continuare anche in caso
di ritardo dell’ente competente. Se invece lo scarico contiene le sostanze pericolose di cui alle
tabelle 3/A e 5 dell’all. 5, il rinnovo deve essere concesso entro 6 mesi a decorrere dalla data di
scadenza, in caso contrario lo scarico deve cessare.
Una nuova autorizzazione deve essere richiesta in caso di diversa destinazione, ampliamento o
ristrutturazione dell’insediamento, se da ciò derivano cambiamenti quali-quantitativi degli scarichi;
se le modifiche non comportano tali cambiamenti deve comunque esserne data comunicazione
all’Autorità Competente con possibilità di realizzarle qualora questa non si esprima entro 60 gg. 7
Gli scarichi di acque reflue domestiche sono disciplinati dalle Regioni, che possono prevedere
forme di rinnovo tacite delle autorizzazioni.
Se più stabilimenti scaricano in comune costituendo o meno un consorzio o le conferiscono ad un
soggetto terzo, l’autorizzazione è rilasciata al consorzio o al titolare dello scarico.
D. Valori limite 8
I valori limite possono essere espressi in concentrazione, in quantità massima per unità di tempo
(kg/mese) e come fattore di emissione (quantità di inquinante per materia prima o unità di prodotto).
I limiti in concentrazione di riferimento sono indicati dalla legge nell’allegato 5, mentre i limiti di
quantità dovranno essere stabiliti dalle Regioni tenendo conto della pericolosità delle sostanze e
delle migliori tecnologie disponibili. I fattori di emissione debbono essere stabiliti in caso di
autorizzazione di scarichi contenenti sostanze della tabella 3/A dell’allegato 5.
• Scarichi in acque superficiali e in pubblica fognatura
I valori limite di emissione per gli scarichi in acque superficiali e in pubblica fognatura, sono
riportati nella tabella 3 dell'allegato 5
6
D.Lgs. 152/2006, artt. 124, 125.
7
D.Lgs. 152/2006 art. 124 c.12 e D.P.R. 59/2013 art. 6 c. 1
8
D.Lgs. 152/2006, art. 101.
Qualora lo scarico recapiti in rete fognaria pubblica priva di adeguato sistema di trattamento
finale debbono essere obbligatoriamente applicati i limiti di tabella 3 per scarichi in pubblica
fognatura.
Limiti particolari per scarichi di sostanze pericolose provenienti da specifici cicli produttivi
sono riportati nella tabella 3/A.
Limiti più ristretti di quelli della tabella 3 sono previsti per fosforo e azoto totale provenienti da
scarichi industriali recapitanti in aree sensibili.
• Scarichi sul suolo
La tabella 4 riporta i valori limite di concentrazione per scarichi sul suolo. Non possono
comunque essere scaricate le sostanze riportate al punto 2.1 dell’allegato 5.
• Scarichi nel sottosuolo
Non sono definiti valori limite, considerata la particolare tipologia di scarichi ammessi nel
sottosuolo. In ogni caso non si possono scaricare le sostanze indicate al punto 2.1 dell’allegato
5.
I valori limite di emissione non possono in alcun caso essere conseguiti mediante diluizione con
acque prelevate appositamente allo scopo.
I limiti dell’allegato 5 hanno valore di riferimento, in quanto le Regioni possono stabilire limiti
diversi, con l’eccezione dei parametri delle tabelle 3/A e 5, per i quali non sono ammessi limiti
meno restrittivi fatti salvi i casi previsti nelle note alle tabelle.
Deroghe alla disciplina generale dei limiti possono essere stabilite in sede di accordi e contratti di
programma tra autorità competenti e soggetti economici interessati, a condizione che vengano
rispettate le norme comunitarie e le misure volte al conseguimento degli obiettivi di qualità, nonché
per i periodi di avviamento e di arresto, per l’eventualità di guasti e per gli ulteriori periodi transitori
necessari per il ritorno alle condizioni di regime .
I limiti delle tabelle 3 e 4 sono riferiti ad un campione medio prelevato nell’arco di 3 ore,
rimanendo comunque ammissibili anche tempi diversi per specifiche esigenze che debbono essere
motivate nel verbale di campionamento.
E. Punto di controllo 9
Tutti gli scarichi, salvo quelli domestici, devono essere resi accessibili per il campionamento.
Il punto di prelievo per la verifica dei limiti di legge è localizzato subito a monte del punto di
immissione nel corpo idrico ricettore.
Per gli scarichi contenenti sostanze delle tabelle 3/A e 5 si prescrive che il punto di controllo sia
situato all’uscita dello stabilimento o dell’impianto di trattamento che serve lo stabilimento.
9
D.Lgs. 152/2006, art. 101.
10
D.Lgs. 152/2006, art. 108.
L’autorità competente prescrive in sede di autorizzazione che scarichi parziali contenenti arsenico,
cadmio, cromo, mercurio, nichel, piombo, rame, selenio, zinco, oli minerali e idrocarburi di origine
petrolifera persistenti, composti organici alogenati, pesticidi fosforati, composti organici dello
stagno e sostanze cancerogene pericolose per l’ambiente acquatico subiscano un trattamento
particolare prima della confluenza nello scarico generale. In tal caso è vietata la diluizione con
acque di raffreddamento e lavaggio per rispettare i limiti.
L’autorità competente può prescrivere che scarichi parziali contenenti le sostanze delle tabelle 3/A e
5 siano trattate come rifiuti, escludendone quindi il convogliamento nello scarico generale.
Per le sostanze della tabella 5 possono essere prescritti sistemi di controllo automatici i cui risultati
devono rimanere a disposizione dell’autorità di controllo per almeno 3 anni.
In caso di scarichi contenenti sostanze pericolose di cui alle tabelle 3/A e 5 i gestori degli impianti
in possesso di AUA devono presentare, almeno ogni quattro anni, una comunicazione contenente
gli esiti delle attività di autocontrollo all'autorità competente, la quale può procedere
all'aggiornamento delle condizioni autorizzative qualora dalla comunicazione emerga che
l'inquinamento provocato dall'attività e dall'impianto è tale da renderlo necessario 11.
11
DPR 59/2013, art 3.5.
12
D.Lgs. 152/2006, art. 101.5.
13
D.Lgs. 152/2006, art. 101.6.
14
D.Lgs. 152/2006, art. 113.
15
D.M. 185/2003.
N. Disposizioni particolari
Sono oggetto di disciplina specifica, da attuare con provvedimenti ministeriali o regionali:
• l’utilizzo agronomico di effluenti di allevamento zootecnico, di acque di vegetazione di
frantoi oleari, di acque reflue provenienti da aziende agricole e agroalimentari; 17
• la restituzione di acque utilizzate per produzione idroelettrica, per scopi irrigui, in impianti di
potabilizzazione, nonché di acque derivanti da sondaggi o perforazioni diversi da quelle
relativi alla ricerca ed estrazione di idrocarburi 18;
• le operazioni di svaso, sghiaiamento e sfangamento delle dighe 19.
O. Controllo 20
Il controllo è effettuato sulla base di programmi. Per gli scarichi in reti fognarie il controllo è
organizzato dall’ente gestore.
In caso di inosservanza delle prescrizioni dell’autorizzazione l’autorità competente può procedere a:
• diffida, con termine entro cui eliminare le irregolarità;
• diffida con sospensione dell'autorizzazione per un periodo determinato;
• revoca dell'autorizzazione.
P. Costi
Coloro che scaricano in fognatura sono tenuti a corrispondere all'ente gestore del servizio la tariffa 21
per i servizi di raccolta, allontanamento e depurazione delle acque sulla base di quanto determinato
dall’Autorità d’ambito. A tal fine il volume dell’acqua scaricata è assunto pari a quello dell’acqua
fornita.
La tariffa è dovuta anche in assenza di impianti di depurazione pubblici, ma non se l’utente è dotato
di sistemi di collettamento e depurazione propri approvati dall’Autorità d’ambito.
Chi scarica in canali consortili o irrigui deve contribuire alle spese sostenute dal consorzio in
funzione della portata scaricata 22.
16
D.Lgs. 152/2006, art. 110.
17
D.Lgs. 152/2006, art. 112.
18
D.Lgs. 152/2006, art. 114.1.
19
D.Lgs. 152/2006, art. 114.
20
D.Lgs. 152/2006, art. 128-131.
21
D.Lgs. 152/2006, art. 154-156.
22
D.Lgs. 152/2006, art. 166.3
1.1.3. Scadenze
1.1.4. Documenti
Fattispecie Sanzione
Scarico di acque reflue domestiche o di reti fognarie senza sanzione amministrativa da 6.000 a
autorizzazione, o scarico con autorizzazione sospesa o 60.000 €
revocata (D.Lgs. 152/2006, art. 133.2)
Scarico di acque reflue domestiche da abitazione isolata sanzione amministrativa da 600 a
senza autorizzazione, o con autorizzazione sospesa o 3.000 €
revocata (D.Lgs. 152/2006, art. 133.2)
Scarico di acque reflue industriali senza autorizzazione, o arresto da 2 mesi a 2 anni o ammenda
scarico con autorizzazione sospesa o revocata (D.Lgs. da 1.500 a 10.000 €;
152/2006, art. 137.1)
Scarico di acque reflue industriali contenenti sostanze delle arresto da 3 mesi a 3 anni e ammenda
tabelle 5 e 3/A senza autorizzazione, o scarico con da 5.000 a 52.000 €;
autorizzazione sospesa o revocata (D.Lgs. 152/2006, art. 137.2) sanzione pecuniaria da 200 a 300
quote (D.Lgs. 231/2001, art. 25-undecies)
Mancata osservanza delle prescrizioni dell’autorizzazione sanzione amministrativa da 1.500 a
(D.Lgs. 152/2006, art. 133.3) 15.000 €
Mancata osservanza delle prescrizioni dell’autorizzazione arresto sino a 2 anni;
per scarichi contenenti sostanze delle tabelle 5 e 3/A (D.Lgs. sanzione pecuniaria da 150 a 250
152/2006, art. 137.3) quote (D.Lgs. 231/2001, art. 25-undecies)
Violazione delle prescrizioni su installazione/gestione arresto sino a 2 anni
controlli automatici e su conservazione risultati per scarichi
di sostanze pericolose (D.Lgs. 152/2006, art. 137.4)
Fattispecie Sanzione
Superamento dei limiti (D.Lgs. 152/2006, art. 133.1) sanzione amministrativa da 3.000 a
30.000 € – non inferiore a 20.000 € in
caso di scarico in aree di salvaguardia
per acqua potabile o in aree protette
Superamento dei limiti delle tabelle 3 o 4 per sostanze della arresto fino a 2 anni e ammenda da
tabella 5 da scarico industriale (D.Lgs. 152/2006, art. 137.5) 3.000 a 30.000 €;
sanzione pecuniaria da 150 a 250
quote (D.Lgs. 231/2001, art. 25-undecies)
Come sopra anche con superamento dei limiti della tabella Arresto da 6 mesi a 3 anni e ammenda
3/A (D.Lgs. 152/2006, art. 137.5) da 6.000 a 120.000 €;
sanzione pecuniaria da 200 a 300
quote (D.Lgs. 231/2001, art. 25-undecies)
Mancato consenso all’accesso all’insediamento degli arresto fino a 2 anni
incaricati del controllo (D.Lgs. 152/2006, art. 137.8)
Mancata osservanza delle norme regionali sullo scarico di sanzione amministrativa da 1.500 a
acque meteoriche di dilavamento (D.Lgs. 152/2006, art. 133.9) 15.000 €
Mancata osservanza delle norme regionali sulla arresto da 2 mesi a 2 anni o ammenda
separazione e trattamento di acque di prima pioggia (D.Lgs. da 1.500 a 10.000 €
152/2006, art. 137.9)
Utilizzazione agronomica di scarichi fuori dei casi e delle arresto fino a 1 anno o ammenda da
procedure previsti (D.Lgs. 152/2006, art. 137.14) 1.500 a 10.000 €
Mancata osservanza delle norme regionali sanzione amministrativa da 600 a
sull’utilizzazione agronomica di scarichi da allevamenti, 6.000 €
frantoi oleari, aziende agricole, piccole aziende
agroalimentari (D.Lgs. 152/2006, art. 133.5)
Smaltimento di fanghi dal trattamento di acque reflue in sanzione amministrativa da 6.000 a
acque superficiali (D.Lgs. 152/2006, art. 133.6) 60.000 €
Scarico in mare di materiali vietati da navi o areomobili arresto da 2 mesi a 2 anni
(D.Lgs. 152/2006, art. 137.13)
Immersione in mare senza autorizzazione di materiali sanzione amministrativa da 1.500 a
soggetti a controllo (D.Lgs. 152/2006, art. 133.4) 15.000 €
Mancata osservanza di prescrizioni di autorità competenti ammenda da 1.500 a 15.000 €
locali (D.Lgs. 152/2006, art. 137.10)
Mancata osservanza di prescrizioni di autorità competenti arresto fino a 2 anni o ammenda da
locali per acque destinate alla vita dei molluschi (D.Lgs. 4.000 a 40.000 €
152/2006, art. 137.12)
Scarico vietato sul suolo, nel sottosuolo o nelle acque arresto fino a 3 anni;
sotterranee (D.Lgs. 152/2006, art. 137.11) sanzione pecuniaria da 200 a 300
quote (D.Lgs. 231/2001, art. 25-undecies)
Inosservanza prescrizioni per svaso, sghiaiamento o sanzione amministrativa da 3.000 a
sfangamento di dighe o effettuazione di queste operazioni 30.000 €
prima dell’approvazione progetto (D.Lgs. 152/2006, art. 133.7)
N.B. Le sanzione pecuniarie previste dal D.Lgs. 231/2001 sono in capo alle persone giuridiche e
sono espresse in quote il cui valore è variabile da 258 a 1.549 €. La definizione dell’importo di ogni
quota nei singoli casi è affidata alla decisione del giudice penale, che in caso di reati qualificati
come delitti può comminare anche pene interdittive.
Alle sanzioni amministrative pecuniarie di cui sopra non si applica il pagamento in misura ridotta di
cui all'articolo 16 della legge 24 novembre 1981, n. 689. 23
23
D.Lgs. 152/2006 art. 135.4
1.2.2. Regolamentazione
Ai sensi del D.P.R. 238/1999, a decorrere dal 10/8/1999 tutte le acque sotterranee e superficiali,
anche raccolte in invasi e cisterne, appartengono al demanio pubblico: il loro prelievo, o
derivazione, è pertanto soggetto a concessione. La norma distingue tra grandi derivazioni (portata
superiore a 100 l/sec per usi potabili ed industriali) e piccole derivazioni 24, entrambe di competenza
locale (Regione o Provincia) 25.
A. Concessioni di derivazione
Per ottenere la concessione la derivazione non deve pregiudicare gli obiettivi di qualità del corso
d’acqua e deve garantirne il minimo deflusso vitale; la portata oggetto di concessione tiene inoltre
conto della possibilità di risparmio, riutilizzo e riciclo della risorsa idrica, della sua disponibilità e
degli eventuali usi concorrenti 26.
La durata delle concessioni di derivazione non può superare 30 anni, salvo quelle irrigue (40 anni) e
grandi derivazioni industriali (15 anni) 27.
24
R.D. 1775/1933, art. 6.
25
D.Lgs. 112/1998, art. 89.1.
26
R.D. 1775/1933, art. 12-bis.
27
R.D. 1775/1933, art. 21.
Le portate e i volumi d’acqua derivati devono essere misurati con idonei dispositivi, sulla base di
disposizioni regionali 28.
B. Pozzi
In caso di derivazione di acque sotterranee mediante pozzo, l’iter amministrativo prevede che sia
richiesta, prima della concessione, l’autorizzazione alla ricerca dell’acqua, di durata non superiore a
1 anno 29.
C. Canoni
La concessione comporta la corresponsione di un canone annuo, il cui ammontare è funzione della
tipologia di uso dell’acqua e del volume di prelievo autorizzato (con un minimo fisso), ma non della
quantità effettivamente derivata 30. Il canone è triplicato per i prelievi di acqua riservata al consumo
umano ma diversamente utilizzata22. I concessionari di derivazioni per produzione di forza motrice
con potenza nominale media superiore a 220 kW sono tenuti versare anche un sovracanone annuo 31.
1.2.3. Scadenze
1.2.4. Documenti
28
D.Lgs. 152/2006, art. 95.3.
29
R.D. 1775/1933, artt. 85-103.
30
R.D. 1775/1933, artt. 35-39.
31
L. 925/1980, art. 1.
Fattispecie Sanzione
Derivazione o utilizzo di acque pubbliche senza sanzione amministrativa da 2.582 a
concessione (R.D. 1775/1933, art. 17) 25.822 €, con immediata cessazione
dell’utenza abusiva. In casi di
particolare tenuità, la sanzione
amministrativa è da 258 a 1.549 €
Mancata denuncia del pozzo (D.Lgs. 275/1993, art. 10) chiusura pozzo e sanzione
amministrativa da 103 a 516 €
Inosservanza delle prescrizioni del R.D. 1775/1933 (R.D. sanzione amministrativa da 10 a 516 €
1775/1933, art. 219)
Violazione delle prescrizioni regionali sanzione amministrativa da 1.500 a
sull’installazione/manutenzione dei misuratori portate e 6.000 € (riduzione a 1/5 per casi di
sulla trasmissione dei risultati (D.Lgs. 152/2006, art. 133.8) particolare tenuità)
2. RIFIUTI
• Deliberazione 27 luglio 1984 del Comitato Interministeriale di cui all’art. 5 del D.P.R. 10
settembre 1982, n. 915
Disposizioni per la prima applicazione dell’articolo 4 del Decreto del Presidente della
Repubblica 10 settembre 1982, n. 915, concernente lo smaltimento dei rifiuti.
G.U. 13 settembre 1984, n. 253 (suppl. ord. n. 52)
• DM 25 settembre 2007
Istituzione del Comitato di vigilanza e di controllo sulla gestione dei RAEE, ai sensi
dell’art. 15, comma 1, del D.Lgs. 151/05.
G.U. 6 ottobre 2007, n. 233
• Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 24 dicembre 2018
Approvazione del modello unico di dichiarazione ambientale per l'anno 2019.
G.U. 22 febbraio 2019, n. 45 (suppl. ord. n. 8)
2.2. Regolamentazione
Ove non diversamente indicato, gli allegati menzionati nel testo e nelle note sono gli allegati alla
parte quarta del D.Lgs. 152/2006.
32
D.Lgs. 152/2006, art. 185.
A. Classificazione e codifica 35
I rifiuti possono essere classificati in due modi.
In funzione dell’origine si distinguono in:
• rifiuti urbani: rifiuti domestici, rifiuti da aree verdi, rifiuti speciali non pericolosi assimilati per
quantità e qualità dai Comuni;
• rifiuti speciali: rifiuti da lavorazioni industriali e artigianali; da attività agricole e agro-industriali,
di demolizione e costruzione, commerciali e di servizio, sanitarie, nonché i rifiuti derivanti dal
trattamento di rifiuti, acque, scarichi idrici e fumi.
I rifiuti speciali possono essere assimilati ad urbani con provvedimento del Comune sulla base di
criteri quali-quantitativi definiti dallo Stato con apposito decreto ministeriale, in attesa del quale
valgono i criteri di cui alla deliberazione del 27 luglio 1984 36.
In funzione delle caratteristiche di pericolosità si distinguono in:
33
D.Lgs. 152/2006, art. 184-ter.
34
Circolare del Ministero dell’ambiente 30 maggio 2017 n. 7619
35
D.Lgs. 152/2006, art. 184.
36
Ulteriori restrizioni alla possibilità di assimilazione dei rifiuti speciali sono poste dalla per i rifiuti da imballaggio
dall’art. 226.2 e per i rifiuti da lavorazioni industriali dalla L. 147/2013, art. 1.649.
• rifiuti pericolosi: i rifiuti cui è attribuito un asterisco nel Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER) di
cui alla Decisione UE 955/2014;
• rifiuti non pericolosi: tutti gli altri.
A ciascun rifiuto deve essere attribuito un codice CER, secondo le modalità definite nelle premesse
alla Decisione 955/2014. Questo codice, oltre ad essere necessario per classificare i rifiuti, serve
anche per verificare la possibilità di conferire un dato rifiuto ad un determinato smaltitore.
In numerosi casi ad un medesimo rifiuto possono essere attribuiti due codici CER con diversa
classificazione (codici a specchio). In questi casi la scelta del codice viene effettuata verificando la
presenza delle caratteristiche di pericolo HP di cui all’allegato III della Direttiva 2008/98/CE 37,
attraverso la ricerca e quantificazione di sostanze pericolose o altre tipologie di prove.
La Comunicazione dalla Commissione europea n. 2018/C 124/01 pubblicata ad aprile 2018 fornisce
chiarimenti sulla procedura e i criteri da utilizzare per la classificazione dei rifiuti.
C. Miscelazione 39
È vietato miscelare rifiuti pericolosi aventi differenti caratteristiche di pericolosità, ovvero rifiuti
pericolosi con rifiuti non pericolosi, salvo autorizzazione 40.
37
Come modificato dai Regolamenti UE 1357/2014 e 997/2017
38
D.Lgs. 152/2006, art. 183.1, lettera bb).
39
D.Lgs. 15272006, art. 187.
40
La Corte Costituzionale, con sentenza 75/2017, ha stabilito che la miscelazione di rifiuti rappresenta un operazione di
trattamento e come tale sempre soggetta ad autorizzazione. Rimangono da chiarire talune implicazioni di tale pronuncia,
in particolare per il produttore dei rifiuti.
41
D.Lgs. 152/2006, art. 190.
42
D.Lgs. 152/2006, art. 193.
43
D.Lgs. 152/2006, art. 188.3 lettera b.
44
Se però dovessero venire apportate modifiche al modello dell’anno precedente il termine è posto a 120 gg dalla
pubblicazione del decreto di modifica, che deve essere pubblicato entro il 1° marzo (L.70/1994, art. 6.2-bis).
45
D.Lgs. 152/2006, art. 212.
46
D.Lgs. 152/2006, art. 212.8.
47
D.Lgs. 152/2006, art. 208.
48
D.Lgs. 152/2006, art. 215.
E.3. Discariche 49
La norma individua 3 tipi di discariche, per rifiuti inerti, per rifiuti non pericolosi e per rifiuti
pericolosi, e le caratteristiche dei rifiuti che possono esservi conferiti. Il produttore del rifiuto è
tenuto ad effettuarne la caratterizzazione di base in occasione del primo conferimento, come da
specifiche riportate in allegato 1 al D.M. 27/09/2010. Tale caratterizzazione deve essere ripetuta
almeno una volta all’anno.
49
D.Lgs. 36/2003.
50
D.Lgs. 152/2006, parte IV, titolo III-bis; D.Lgs. 133/2005. (abrogato a partire dal 1° gennaio 2016 dal D.Lgs.
46/2014)
51
D.Lgs. 152/2006, art. 237-duovicies.4
52
D.Lgs. 152/2006, art. 216.
53
Al momento: rottami di ferro, acciaio e alluminio (Reg. 333/2011), di vetro Reg. (1179/2012) e di rame (Reg.
75/2013).
54
D.M. 5/2/1998 per rifiuti non pericolosi, D.M. 161/2002 per rifiuti pericolosi, D.M. 269/2005 per i rifiuti pericolosi
provenienti da navi, il D.M. 22/2013 relativo ai combustibili solidi secondari (CSS), D.M. 69/2018 per il conglomerato
bituminoso e D.M. 62/2019 per i prodotti assorbenti per la persona.
55
D.Lgs 152/2006 art. 216, comma 8-sexies
Le Autorità competenti hanno la facoltà, anche nelle more di definizione di criteri specifici
settoriali, di rilasciare autorizzazioni “caso per caso” sulla base delle condizioni di cui all’articolo 6,
paragrafo i, della Direttiva 2008/98/CE e sulla base di criteri dettagliati definiti nell’ambito dei
medesimi procedimenti autorizzativi.
Nel caso in cui nuovi criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto siano stabiliti da
provvedimenti comunitari o nazionali ai sensi dell’art. 184-ter, comma 2, i titolari delle
autorizzazioni in essere interessate dovranno chiederne l’aggiornamento entro 180 gg pena la
sospensione dell’attività.
G. Esportazione/Importazione 60
I movimenti transfrontalieri di rifiuti all’interno dell’UE sono disciplinati dal regolamento
CE/1013/2006. La spedizione all’interno dell’UE di rifiuti destinati al recupero presenti nella lista
verde 61 è soggetta esclusivamente all’obbligo di accompagnamento del trasporto con un apposito
documento su carta semplice 62; sono soggetti a procedura di notifica all’autorità competente del
paese di destinazione se presenti nella lista ambra 63 e in caso di smaltimento (sempre).
La movimentazione in ingresso o uscita dall’UE è regolamentata dalla Convenzione di Basilea.
56
D.P.R. 59/2013, art. 3.1.
57
D.M. 5/2/1998, art. 8.4.
58
D.M. 161/2002, art. 7.3.
59
L. 116/2014, art. 13.4
60
D.Lgs. 152/2006, art. 194.
61
Reg. 1013/2006, allegati III.
62
Reg. 1013/2006, allegato VII (modificato dal Regolamento 13/9/2007).
63
Reg. 1013/2006, allegato IV.
64
D.P.R. 59/2013, art. 3. 1.f.
65
D.Lgs. 152/2006, art. 193. 9.
66
D.Lgs. 152/2006, art. 212. 5.
67
D.Lgs. 152/2006, art. 236.
68
D.Lgs. 152/2006, art. 233.
69
D.P.R. 254/2003.
70
D.Lgs. 209/2003 e D.Lgs. 152/2006, art. 231.
72
D.Lgs. 152/2006, art. 216-bis.
73
D.Lgs. 152/2006, art. 266.4.
74
D.Lgs. 152/2006, art. 230.5.
75
D.Lgs. 152/2006, art. 234
2.2.2. Imballaggi
A. Aspetti generali
Il titolo II della parte quarta del D.Lgs. 152/2006 disciplina la gestione degli imballaggi e dei rifiuti
di imballaggio con l’obiettivo di prevenire e ridurre il loro impatto sull’ambiente. Il decreto si
applica a tutti gli imballaggi immessi sul mercato nazionale e a tutti i rifiuti di imballaggio derivanti
dal loro impiego, qualunque siano i materiali che li compongono.
B. Soggetti interessati
Sono interessati all’applicazione della norma i seguenti soggetti:
• produttori: i fornitori di materiali di imballaggio, i fabbricanti, i trasformatori e gli importatori
di imballaggi vuoti e di materiali di imballaggio;
• utilizzatori: i commercianti, i distributori, gli addetti al riempimento, gli utenti di imballaggi e
gli importatori di imballaggi pieni.
D. Obblighi 78
• Produttori: i produttori hanno l’obbligo di riciclaggio e di recupero nonché di ripresa degli
imballaggi usati e della raccolta dei rifiuti di imballaggio secondari e terziari su superfici private
nonché del ritiro, su indicazione del CONAI, dei rifiuti di imballaggio conferiti al servizio
pubblico. Per adempiere a tale obbligo i produttori possono:
organizzare autonomamente, anche in forma collettiva, la gestione dei propri rifiuti di
imballaggio sull’intero territorio nazionale;
76
L. 549/1995, art. 3.24-40.
77
D.Lgs. 152/2006, art. 218.
78
D.Lgs. 152/2006, art. 221.
F. Consorzi di filiera 80
L’adesione ai Consorzi di filiera del Sistema CONAI interessa i produttori di imballaggi
I Consorzi costituiti sono:
• Consorzio nazionale acciaio (RICREA);
• Consorzio imballaggi alluminio (CIAL);
• Consorzio nazionale per il recupero ed il riciclo degli imballaggi a base cellulosica
(COMIECO);
• Consorzio nazionale per il recupero ed il riciclaggio degli imballaggi in legno (RILEGNO);
• Consorzio nazionale per il recupero degli imballaggi in plastica (COREPLA);
• Consorzio recupero vetro (COREVE).
Sono stati inoltre costituiti anche altri consorzi attualmente al di fuori del sistema CONAI.
H. Divieti 81
Gli imballaggi non possono essere smaltiti in discarica. I rifiuti di imballaggi terziari non possono
essere conferiti al servizio pubblico, mentre i secondari solo se i criteri di assimilazione lo
consentono. Gli imballaggi possono essere commercializzati solo se conformi agli standard CEN.
Gli imballaggi non possono contenere determinate sostanze pericolose.
79
D.Lgs. 152/2006, art. 224.
80
D.Lgs. 152/2006, art. 223.
81
D.Lgs. 152/2006, art. 226.
2.3. Scadenze
2.4. Documenti
Fattispecie Sanzione
Raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, rifiuti non pericolosi
commercio, intermediazione di rifiuti senza la arresto da 3 mesi a 1 anno o ammenda da
prescritta autorizzazione, iscrizione o comunicazione 2.600 a 26.000 €;
(D.Lgs. 152/2006, art. 256.1) sanzione pecuniaria fino a 250 quote
(D.Lgs. 231/2001, art. 25-undecies)
rifiuti pericolosi
arresto da 6 mesi a 2 anni e ammenda da
2.600 a 26.000 €
(pene ridotte della metà in caso di inosservanza
delle prescrizioni contenute o richiamate nelle
autorizzazioni nonché di carenza dei requisiti e
delle condizioni richiesti per le iscrizioni o
comunicazioni);
sanzione pecuniaria da 150 a 250 quote
(D.Lgs. 231/2001, art. 25-undecies)
Fattispecie Sanzione
Abbandono o deposito incontrollato di rifiuti da parte rifiuti non pericolosi
di enti o imprese (D.Lgs. 152/2006, art. 256.2) arresto da 3 mesi a 1 anno o ammenda da
2.600 a 26.000 €
rifiuti pericolosi
arresto da 6 mesi a 2 anni e ammenda da
2.600 a 26.000 €
(pene ridotte della metà in caso di inosservanza
delle prescrizioni contenute o richiamate nelle
autorizzazioni nonché di carenza dei requisiti e
delle condizioni richiesti per le iscrizioni o
comunicazioni)
Discarica non autorizzata (D.Lgs. 152/2006, art. 256.3) rifiuti non pericolosi
arresto da 6 mesi a 2 anni e ammenda da
2.600 a 26.000 €;
sanzione pecuniaria da 150 a 250 quote
(D.Lgs. 231/2001, art. 25-undecies)
rifiuti pericolosi
arresto da 1 a 3 anni e ammenda da 5.200
a 52.000 €
(pene ridotte della metà in caso di inosservanza
delle prescrizioni contenute o richiamate nelle
autorizzazioni);
sanzione pecuniaria da 200 a 300 quote
(D.Lgs. 231/2001, art. 25-undecies)
Chiunque appicca il fuoco a rifiuti abbandonati ovvero rifiuti non pericolosi
depositati in maniera incontrollata. Il responsabile è reclusione da due a cinque anni
tenuto al ripristino dello stato dei luoghi, al
risarcimento del danno ambientale e al pagamento, rifiuti pericolosi
anche in via di regresso, delle spese per la bonifica. reclusione da tre a sei anni
(D.Lgs. 152/2006, art. 256-bis.1) Pene aumentate di un terzo se il delitto è
commesso nell’ambito dell’attività di un’impresa o
di una attività organizzata, in questo caso si
applicano altresì le sanzioni previste dall'articolo 9,
comma 2, del decreto legislativo 8 giugno 2001, n.
231. (D.Lgs. 152/2006, art. 256-bis.3)
Fattispecie Sanzione
Mancato conferimento di oli e grassi vegetali e animali sanzione amministrativa da 260 a 1.550 €
ai Consorzi (D.Lgs. 152/2006, art. 256.7)
Detenzione e stoccaggio di oli e grassi vegetali e sanzione amministrativa da 260 a 1.550 €
animali esausti in modo non conforme alle disposizioni
vigenti in materia di smaltimento (D.Lgs. 152/2006, art.
256.7)
Mancato conferimento di rifiuti di beni in polietilene ai sanzione amministrativa da 260 a 1.550 €
Consorzi (D.Lgs. 152/2006, art. 256.7)
Mancata partecipazione ai Consorzi per oli e grassi sanzione amministrativa da 8.000 a
vegetali e animali, beni in polietilene, batterie al 45.000 € (metà per adesioni entro 60 gg
piombo e rifiuti piombosi, oli minerali (D.Lgs. 152/2006, dalla scadenza)
art. 256.8,9)
Spedizioni dei rifiuti costituente traffico illecito ai ammenda da 1.550 a 26.000 e arresto fino
sensi del Reg. CEE 259/93 e spedizione di rifiuti in a 2 anni (la pena è aumentata in caso di
lista verde in violazione delle pertinenti prescrizioni spedizioni di rifiuti pericolosi);
(D.Lgs. 152/2006, art. 259.1-2) confisca obbligatoria del mezzo di
trasporto a seguito di sentenza di
condanna, o di quella emessa ai sensi
dell’art. 444 del C.P.P.;
sanzione pecuniaria da 150 a 250 quote
(D.Lgs. 231/2001, art. 25-undecies)
Attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti reclusione da 1 a 6 anni con pene
(C.P. art. 452-quaterdecies) accessorie degli att.28, 30, 32-bis 32-ter
del C.P.P.;
sanzione pecuniaria da 300 a 500 quote
(D.Lgs. 231/2001, art. 25-undecies)
Fattispecie Sanzione
Omessa o incompleta tenuta dei registri di carico e rifiuti non pericolosi
scarico dei rifiuti (D.Lgs. 152/2006, art. 258.2 (D.Lgs. sanzione amministrativa da 2.600 a
152/2006, art. 258.1) 15.500 €
rifiuti pericolosi
sanzione amministrativa da 15.500 a
93.000, nonché sospensione da un mese a
un anno dalla carica rivestita dal soggetto
responsabile dell’infrazione e
dell’amministratore
Imballaggi
Mancata partecipazione ad un sistema collettivo di sanzione amministrativa di euro 5.000 €
recupero degli imballaggi (es. CONAI) da parte di
produttori ed utilizzatori di imballaggi o mancata
gestione autonoma (D.Lgs. 152/2006, art. 261.1)
Fattispecie Sanzione
Mancate organizzazione della raccolta e del recupero sanzione amministrativa da 15.500 a
di rifiuti di imballaggio, adesione ai consorzi di filiera 46.500 €
o adozione di un sistema di restituzione da parte dei
produttori di imballaggi (D.Lgs. 152/2006, art. 261.2)
Fattispecie Sanzione
Mancata osservanza degli obblighi di informazione e sanzione amministrativa da 5.000 a
codifica per il produttore (D.Lgs. 209/2003, art. 13.6) 25.000 €
Mancata, incompleta o inesatta trasmissione della sanzione amministrativa da 3.000 a
sezione MUD sui veicoli rottamati (D.Lgs. 209/2003, art. 18.000 €
13.7)
Violazione degli obblighi di cui all'art. 231, commi 7, sanzione amministrativa da 260 a 1.550 €
8, 9, D.Lgs. 152/2006, in materia di demolizione di
veicoli a motore e a rimorchio (D.Lgs. 152/2006, art. 256.7)
Scarico sul suolo, sottosuolo o acque sotterranee di arresto fino a 1 anno e ammenda da
acque reflue da impianto di incenerimento o 10.000 a 30.000 €
coincenerimento (D.Lgs. 152/2006, art. 161-bis.3)
Mancata ottemperanza alle prescrizioni in caso di arresto fino a 1 anno e ammenda da
dismissione di un impianto di incenerimento o di 10.000 a 25.000 €
coincenerimento (D.Lgs. 152/2006, art. 161-bis.4)
Incenerimento o coincenerimento con anomalia di arresto fino a 9 mesi e ammenda da 5.000
funzionamento che determina il superamento dei limiti a 30.000 €
oltre il tempo consentito (D.Lgs. 152/2006, art. 161-bis.5)
(*)
Superamento dei limiti per scarico in acque superficiali arresto fino a 6 mesi e ammenda da
di acque reflue da impianto di incenerimento o 10.000 a 30.000 €
coincenerimento (D.Lgs. 152/2006, art. 161-bis.6) (*)
Scarico senza autorizzazione delle acque da arresto fino a 3 mesi e ammenda da 5.000
depurazioni fumi di un impianto di incenerimento o a 30.000 €
coincenerimento (D.Lgs. 152/2006, art. 161-bis.7) (*)
Superamento dei limiti di emissione in atmosfera di Limiti di cui all’art. 237-undecies
impianti di incenerimento e coincenerimento (D.Lgs. arresto fino a 1 anno o ammenda da
152/2006, art. 161-bis.8) (*) 10.000 a 25.000 €
Limiti di cui all’allegati 1 paragrafo A
punti 3) e 4)
arresto da 1 a 2 anni e ammenda da 10.000
a 40.000 €
False attestazioni del professionista incaricato di arresto fino a 1 anno o ammenda da 5.000
verificare il rispetto dei vincoli di impianto di a 25.000 €
incenerimento o coincenerimento (D.Lgs. 152/2006, art.
161-bis.9)
Messa in esercizio di impianto di incenerimento o arresto fino a 1 anno o ammenda da 3.000
coincenerimento senza verifica (D.Lgs. 152/2006, art. 161- a 25.000 €
bis.10) (*)
Fattispecie Sanzione
Mancata trasmissione della domanda di autorizzazione arresto fino a 3 mesi o ammenda da
all’ASL per impianti di coincenerimento di materiali di 10.000 a 25.000 €
cui al reg. 1774/2002/CE (D.Lgs. 133/2005, art. 19.11, in
vigore fino al 31/12/2015)
Mancata adozione delle migliori tecniche per la ammenda da 3.000 a 30.000 €
ricezione, stoccaggio, pretrattamento e
movimentazione di rifiuti in impianti di incenerimento
o coincenerimento (D.Lgs. 133/2005, art. 19.12, in vigore fino
al 31/12/2015)
Mancato rispetto delle prescrizioni in impianti di sanzione amministrativa da 3.000 a
incenerimento o coincenerimento indicate ai sensi 30.000 €
degli artt. 237-quinquies.2 (per impianti di
incenerimento), 237-quinquies.3, 237-septies.1 e 237-
octies.1 (D.Lgs. 152/2006, art. 261-bis.11)
Mancato rispetto delle prescrizioni in impianti di sanzione amministrativa da 3.000 a
incenerimento o coincenerimento autorizzati con le 25.000 €
deroghe di cui agli artt. 237-septies.6 e 237-nonies
(D.Lgs. 152/2006, art. 261-bis.12) (*)
Mancato rispetto delle prescrizioni in impianti di sanzione amministrativa da 2.500 a
incenerimento o coincenerimento autorizzati con le 25.000 €
deroghe di cui all’art. 237-undecieses.6 (D.Lgs. 152/2006,
art. 261-bis.13) (*)
Mancato rispetto delle altre prescrizioni in impianti di sanzione amministrativa da 1.000 a
incenerimento o coincenerimento (D.Lgs. 152/2006, art. 35.000 €
261-bis.14) (*)
(*) Sanzioni che non si applicano a installazioni soggette alle disposizioni del Titolo III-bis della parte II del D.Lgs.
152/2006 82
Apparecchiature elettriche ed elettroniche e relativi rifiuti
Distributore che: sanzione amministrativa da 150 ad 400 €,
all’atto della fornitura di un’AEE nuova per uso per ciascuna apparecchiatura non ritirata o
domestico, non ritira, a titolo gratuito, un’AEE usata di ritirata a titolo oneroso
tipo equivalente;
non ritira un’AEE di origine domestica di piccolissime
dimensioni (< 25 cm) nel proprio punto vendita se l’area
di vendita di AEE è > 400 m2. (D.Lgs. 49/2014, art. 38.1))
Produttore che non provvede, individualmente o sanzione amministrativa da 30.000 a
attraverso sistemi collettivi, ad organizzare il sistema di 100.000 €
raccolta separata dei RAEE professionali, ed i sistemi di
ritiro ed invio, di trattamento e di recupero dei RAEE, ed
a finanziare le relative operazioni come da artt. 23 e 24,
fatti salvi per tali ultime operazioni, eventuali accordi sui
RAEE professionali. (D.Lgs. 49/2014, art. 38.2 lett. a) )
Produttore che, nel momento in cui immette una sanzione amministrativa da 200 a 1.000 €
apparecchiatura elettrica od elettronica sul mercato, non per ciascuna apparecchiatura immessa sul
provvede a costituire la garanzia finanziaria. (D.Lgs. mercato
49/2014, art. 38.2 lett. b) )
Produttore che non fornisce, nelle istruzioni per l'uso di sanzione amministrativa da 2.000 ad 5.000
AEE, le informazioni sugli aspetti ambientali di cui €
all'art. 26. (D.Lgs. 49/2014, art. 38.2 lett. c) )
82
D.Lgs. 152/2006, art. 261-bis.15
Fattispecie Sanzione
Produttore che, entro un anno dalla immissione sul sanzione amministrativa da 5.000 ad 30.000
mercato di ogni tipo di nuova AEE, non mette a €
disposizione degli impianti di trattamento le informazioni
per la corretta gestione del RAEE di cui all'art. 27.
(D.Lgs. 49/2014, art. 38.2 lett. d) )
Produttore che, dopo l’8 settembre 2014, immette sul sanzione amministrativa da 200 a 1.000 €
mercato AEE prive del marchio di cui all'articolo 28. per ciascuna apparecchiatura immessa sul
(D.Lgs. 49/2014, art. 38.2 lett. e) ) mercato;
Produttore che, immette sul mercato AEE prive del sanzione amministrativa da 100 a 500 € per
simbolo del bidone barrato. (D.Lgs. 49/2014, art. 38.2 lett. f) ciascuna apparecchiatura immessa sul
) mercato
Produttore che, senza avere provveduto all'iscrizione sanzione amministrativa da 30.000 a
presso la Camera di Commercio, immette AEE sul 100.000 €
mercato. (D.Lgs. 49/2014, art. 38.2 l. g) )
Produttore che, prima di operare sul territorio italiano, sanzione amministrativa da 2.000 a 20.000
non effettua l'iscrizione al Registro nazionale o non €
effettua le comunicazioni delle informazioni ivi previste,
ovvero le comunica in modo incompleto o inesatto
(D.Lgs. 49/2014, art. 38.2 lett. h) )
Mancata iscrizione degli impianti di trattamento al sanzione amministrativa da 2.000 a 20.000
registro predisposto dal Centro di Coordinamento. €
(D.Lgs. 49/2014, art. 38.3 )
Mancata comunicazione annuale dei RAEE trattati da sanzione amministrativa da 2.000 a 20.000
parte degli impianti di trattamento. (D.Lgs. 49/2014, art. €
38.4 )
Inesatta o incompleta comunicazione degli stessi dati sanzione amministrativa da 1.000 a 10.000
(D.Lgs. 49/2014, art. 38.4 ) €
Produttore che vende AEE in uno stato dell’UE in cui sanzione amministrativa da 200 ad 1.000 €
non è stabilito senza nominare un rappresentante per ciascuna apparecchiatura immessa sul
autorizzato (D.Lgs. 49/2014, art. 38.5 ) mercato estero
Spedizione all’estero di AEE usate sospettate di essere sanzioni di cui agli art. 259 (traffico illecito
RAEE avvenga in difformità dalle prescrizioni di cui di rifiuti – ammenda da 1.550 a 26.000 € e
all'Allegato VI. (D.Lgs. 49/2014, art. 38.6 ) arresto fino a 2 anni, con confisca del mezzo
di trasporto) e 260 (attività organizzate per
il traffico illecito di rifiuti – reclusione da 1
a 6 anni) del D.Lgs. 152/2006
Pile ed accumulatori e relativi rifiuti
Immissione sul mercato di pile ed accumulatori sanzione amministrativa da 50 a 1.000 €
portatili e per veicoli con etichetta non conforme per ciascuna pila od accumulatore
(D.Lgs. 188/2008, art. 25.1) immessa sul mercato
Immissione sul mercato di pile ed accumulatori da sanzione amministrativa da 30.000 a
produttore non iscritto al Registro (D.Lgs. 188/2008, art. 100.000 €
25.2)
Comunicazioni mancate, incomplete o inesatte al sanzione amministrativa da 2.000 a
Registro (D.Lgs. 188/2008, art. 25.3) 20.000 €
Immissione sul mercato di pile ed accumulatori sanzione amministrativa da 100 a 2.000 €
contenenti sostanze vietate di cui all’art 3.1 (D.Lgs. per ciascuna pila od accumulatore
188/2008, art. 25.4) immessa sul mercato
Fattispecie Sanzione
Mancato ritiro gratuito da parte del distributore di pile sanzione amministrativa da 30 a 150 € per
ed accumulatori (D.Lgs. 188/2008, art. 25.5) ciascuna pila od accumulatore non ritirato
o ritirato a titolo oneroso
Mancata informazione ai consumatori da parte dei sanzione amministrativa da 500 a 2.000 €
distributori (D.Lgs. 188/2008, art. 25.6)
Mancata comunicazione istruzioni per pile ed sanzione amministrativa da 2.000 a 5.000
accumulatori incorporati in apparecchi (D.Lgs. 188/2008, €
art. 25.7)
N.B. Le sanzione pecuniarie previste dal D.Lgs. 231/2001 sono in capo alle persone giuridiche e
sono espresse in quote il cui valore è variabile da 258 a 1.549 €. La definizione dell’importo di ogni
quota nei singoli casi è affidata alla decisione del giudice penale, che in caso di reati qualificati
come delitti può comminare anche pene interdittive.
3. ARIA
3.1.1. Regolamentazione
Ove non diversamente indicato, gli allegati menzionati nel testo e nelle note sono gli allegati alla
parte quinta del D.Lgs. 152/2006
A.1. Autorizzazioni
L’entità tecnica autorizzata ad emettere in atmosfera è lo stabilimento, inteso come il luogo stabile
ove si svolge una determinata attività sottoposta al potere decisionale di un unico gestore, con la
possibile presenza di uno o più impianti 85. Sono oggetto di autorizzazione i nuovi stabilimenti, i
trasferimenti (assimilati a nuovi stabilimenti) e le modifiche sostanziali.
Ogni stabilimento dovrà, trascorso il periodo transitorio (vedi paragrafi successivi), disporre di
un’unica autorizzazione, laddove richiesta, che potrà essere a carattere ordinario o di carattere
generale.
83
D.Lgs. 152/2006, art. 282.1.
84
D.Lgs. 152/2006, art. 272.5.
85
D.Lgs. 152/2006, art. 269.1.
86
D.Lgs. 152/2006, art. 269.
87
D.Lgs. 152/2006, artt. 268.1 o), 269.1.
88
D.Lgs. 152/2006, art. 269.6.
89
Circolare GAB 0049801, 7/11/2013.
90
D.Lgs. 152/2006, art. 272.2.
91
D.Lgs. 152/2006, art. 272.3.
92
D.P.R. 59/2013 art. 3.3.
93
D.Lgs. 152/2006, art. 272.2.
94
D.Lgs. 152/2006, art. 272.1.
95
D.Lgs. 152/2006, art. 269.10.
96
D.Lgs. 152/2006, art. 268.1.m-bis)
Le modifiche non sostanziali degli stabilimenti che comportino variazione a quanto indicato nel
progetto o nell’autorizzazione, devono essere comunicate all’autorità competente; se questa non si
esprime entro 60 gg, il gestore può realizzare la modifica 97.
97
D.Lgs. 152/2006, art. 269.8.
98
D.Lgs. 152/2006, art. 270.1.
99
D.Lgs. 152/2006, art. 270.5.
100
D.Lgs. 152/2006, all. III.
101
D.Lgs. 152/2006, all. II, parte II.
102
D.Lgs. 152/2006, all. I, parte III.
103
D.Lgs. 133/2005.
104
D.Lgs. 152/2006, 271.14.
105
D.Lgs. 152/2006, all. VI, punto 2.7.
106
D.Lgs. 152/2006, all. VI, punto 2.8.
107
D.Lgs. 152/2006, art. 272-bis
108
D.Lgs. 152/2006, art. 275.
La misurazione e registrazione in continuo dei COV è richiesta per i punti di emissione dotati di
sistema di abbattimento e con flusso di massa superiore a 10 kg C organico/ora.
Per le emissioni di COV con flusso di massa inferiore a 10 kg/h le autorità competenti possono
prescrivere sistemi di misurazione di parametri indicativi del corretto funzionamento dei dispositivi
di abbattimento.
Il gestore è tenuto almeno una volta all’anno, o con la frequenza indicata nell’autorizzazione, a:
• elaborare un piano di gestione dei solventi (bilancio di massa);
• comunicare all’autorità competente i dati che comprovano il rispetto dei limiti.
Le modifiche agli impianti sono definite sostanziali se comportano un incremento delle emissioni di
COV superiore al 25% per i piccoli impianti e al 10% per gli altri. È inoltre sostanziale qualsiasi
modifica del consumo massimo teorico di solventi che comporti la variazione dei valori limite
applicabili nonché qualsiasi modifica che, a giudizio dell'autorità competente, potrebbe avere effetti
negativi significativi sulla salute umana o sull'ambiente. 109
109
D.Lgs. 152/2006, art. 275, comma 21
110
D.Lgs. 152/2006, art. 273-bis e 274
111
D.Lgs. 152/2006, artt. 273 e 274.
Se più impianti di combustione, anche di potenza termica nominale inferiore a 50 MW, sono
localizzati nello stesso stabilimento l'autorità competente deve, in qualsiasi caso, considerare tali
impianti come un unico impianto ai fini della determinazione della potenza termica nominale in
base alla quale stabilire i valori limite di emissione (la somma delle potenze è comunque limitata
agli impianti di potenza termica nominale > 15 MW).
L'autorità competente, tenendo conto delle condizioni tecniche ed economiche, può altresì disporre
il convogliamento delle emissioni di tali impianti ad un solo punto di emissione ed applicare i valori
limite che, in caso di mancato convogliamento, si applicherebbero all'impianto più recente.
L'Allegato II alla parte quinta del D.Lgs. 152/2006 contiene le modalità di monitoraggio e di
controllo delle emissioni, i criteri per la verifica della conformità ai valori limite e le ipotesi di
anomalo funzionamento o di guasto degli impianti.
Il D.Lgs. 46/2014 ha introdotto per queste tipologie di impianti nuovi limiti di emissione più severi
di quelli precedentemente in vigore, l’adeguamento ai quali è richiesto entro il 31 dicembre 2015
per gli impianti definiti “anteriori al 2013” (che entro il 7 gennaio 2013 erano stati autorizzati o per
i quali era stata presentata istanza di autorizzazione).
Sono previste deroghe ai termini di adeguamento fino al 31 dicembre 2023 per gli impianti che
rispettano determinate condizioni. 112
Per i grandi impianti di combustione autorizzati tra il 7 gennaio 2013 e l’11 marzo 2014
l’applicazione dei nuovi limiti di emissione ha luogo dopo rinnovo o riesame dell’AIA, a
condizione che l’impianto sia stato messo in servizio entro il 7 gennaio 2014.
Dati gestionali e di emissione di ciascun anno devono essere denunciati all’ISPRA entro il 31
maggio dell’anno successivo 113.
Le emissioni in atmosfera di anidride solforosa e di ossidi di azoto da grandi impianti di
combustione di cui alla direttiva 88/609/CEE sono soggette a tassazione 114. I versamenti sono
effettuati con cadenza trimestrale a titolo di acconto, con dichiarazione consuntiva annuale da
trasmettere entro il 28 febbraio all’Agenzia delle Dogane.
112
D.Lgs. 152/2006 art. 273.4-5.
113
D.Lgs. 152/2006, art. 274.4.
114
L. 449/1997, art. 17. 29-33.
115
D.Lgs. 152/2006, art. 294.1.
116
D.Lgs. 152/2006, art. 294.2.
117
D.Lgs. 152/2006, art. 282.1.
sommano le potenzialità delle macchine termiche collegate ad uno stesso circuito di distribuzione
del calore.
B.1. Registrazione
Gli impianti termici civili non necessitano autorizzazione, ma i MITC devono essere registrati. A tal
fine viene istituito presso ciascuna autorità competente un registro autorizzativo 118.
Il responsabile dell’esercizio e della manutenzione trasmette all’autorità competente, almeno 60 gg
prima dell’installazione o della modifica dell’impianto, un’apposita dichiarazione dei dati previsti
all’allegato I, parte IV-bis. L’autorità competente accetta o nega l’iscrizione entro 30 gg.
118
D.Lgs. 152/2006, art. 284.
119
L. 221/2015, art. 73.
120
D.Lgs. 152/2006, art. 285.
121
D.Lgs. 152/2006, art 286.1.
122
Reg. (UE) 813/2013 e 814/2013.
123
D.Lgs. 152/2006, art. 290.4.
124
D.Lgs. 152/2006, art. 282.2-bis.
125
D.Lgs. 128/2010, art. 3.35.
126
D.Lgs. 152/2006, art. 288.8-ter.
B.5. Controlli
Il responsabile dell’esercizio e manutenzione deve controllare le emissioni almeno annualmente,
applicando i metodi di campionamento, analisi e valutazione previsti nella parte III dell’allegato IX.
I risultati dei controlli devono essere allegati al libretto di centrale 130.
127
D.Lgs. 152/2006, art. 284.1.
128
D.Lgs. 128/2010, art. 3.34.
129
D.Lgs. 152/2006, art. 287.
130
D.Lgs. 152/2006, art. 286.2.
Se l’impianto utilizza i combustibili riportati in allegato X, parte I, sezione II, paragrafo I, lettere a),
b), c), d), e) o i) e se sono regolarmente effettuate le operazioni di manutenzione di cui al D.Lgs.
192/2005 131 il controllo non è richiesto, salvo che per i medi impianti termici civili, per i quali è
triennale.
D. Mobilità sostenibile
I siti con più di 300 dipendenti e le imprese con complessivamente più di 800 addetti ubicate nei
comuni con più di 150.000 abitanti o in quelli in zone a rischio di inquinamento atmosferico
individuate dalla regione, adottano il piano degli spostamenti casa-lavoro del proprio personale
dipendente, individuando un responsabile della mobilità aziendale. Il piano viene trasmesso al
comune entro il 31 dicembre di ogni anno. Il piano viene aggiornato con un rapporto annuale che
dovrà contenere la descrizione delle misure adottate ed i risultati raggiunti 134.
3.1.3 Scadenze
131
D.Lgs. 152/2006, all. IX alla parte quinta, parte III, sezione 1, punto 2)
132
D.Lgs. 152/2006, art. 294.3.
133
D.Lgs. 152/2006, art. 293.1.
134
D.M. 27/3/1998.
3.1.4. Documenti
Fattispecie Sanzione
Installazione, esercizio o modifica sostanziale di arresto da 2 mesi a 2 anni o ammenda
stabilimento senza autorizzazione prevista (D.Lgs. 152/2006, da 1.000 a 10.000 €
art. 279.1)
Esercizio di stabilimento con autorizzazione scaduta, arresto da 2 mesi a 2 anni o ammenda
decaduta, sospesa, o revocata (D.Lgs. 152/2006, art. 279.1) da 1.000 a 10.000 €
Modifica non sostanziale di stabilimento senza sanzione amministrativa da 300 a
comunicazione (D.Lgs. 152/2006, art. 279.1) 1.000 €
Violazione dei valori limite di emissione (D.Lgs. 152/2006, arresto fino a 1 anno o ammenda fino
art. 279.2) a 10.000 €
Fattispecie Sanzione
Violazione delle prescrizioni dell’autorizzazione, degli sanzione amministrativa da 1.000 a
allegati i, II, III o V, dei piani, dei programmi e dell’art. 10.000 €
271, (D.Lgs. 152/2006, art. 279.2-bis)
Fattispecie Sanzione
Mancata osservanza delle prescrizioni sul rendimento di impianti titolo I
combustione (D.Lgs. 152/2006, art. 296.3) arresto fino a 1 anno o ammenda fino
a 1.032 €
impianti titolo II
sanzione amministrativa da 516 a
2.582 €
N.B. Le sanzione pecuniarie previste dal D.Lgs. 231/2001 sono in capo alle persone giuridiche e
sono espresse in quote il cui valore è variabile da 258 a 1.549 €. La definizione dell’importo di ogni
quota nei singoli casi è affidata alla decisione del giudice penale, che in caso di reati qualificati
come delitti può comminare anche pene interdittive.
3.2.2. Regolamentazione
Il Regolamento CE 1005/2009, norma quadro in materia di sostanze lesive dell’ozono stratosferico,
disciplina le “sostanze controllate”, ossia:
CFC (clorofluorocarburi),
halon
tetracloruro di carbonio
1,1,1 - tricloroetano
bromuro di metile
HBFC (idrobromofluorocarburi)
HCFC idroclorofluorocarburi)
bromoclorometano
vietandone la produzione, l’importazione, l’esportazione, l’immissione sul mercato, anche in
apparecchiature che le contengono o ne dipendono per il loro funzionamento, e l’uso, dove l’uso è
definito come l’impiego di sostanze controllate nella produzione, manutenzione o assistenza,
compresa la ricarica di prodotti e apparecchiature.
A livello nazionale ulteriori limitazioni sono state introdotte dalla legge 549/1993.
A. Deroghe
Comuni ai diversi tipi di sostanze
− produzione, importazione, esportazione, immissione sul mercato e uso come materie
prime, da indicare in etichetta a decorrere dal 1° luglio 2010.
− produzione, importazione, esportazione, immissione sul mercato e uso come agenti di
fabbricazione nei processi elencati in allegato III al regolamento, a condizione che ciò
sia indicato in etichetta a decorrere dal 1° luglio 2010 e che l’utilizzo sia in impianti
esistenti al 1° settembre 1997.
− immissione sul mercato e importazione a fini di distruzione.
− immissione sul mercato a fini di rigenerazione.
− produzione, importazione, esportazione, immissione sul mercato e utilizzo per usi
essenziali di laboratorio e a fini di analisi, da indicare in etichetta a decorrere dal 1°
luglio 2010; tali utilizzi, per sostanze diverse dagli HCFC, richiedono una registrazione
presso la Commissione e il rilascio di una licenza.
HCFC
− fino al 31 dicembre 2014 è possibile immettere sul mercato HCFC rigenerati, utilizzati
per la manutenzione di apparecchiature di refrigerazione e condizionamento d’aria e di
pompe di calore esistenti, purché il contenitore sia provvisto di etichetta con indicazione
che la sostanza è stata rigenerata e con informazioni sul numero di lotto e il nome e
l’indirizzo dell’impianto di rigenerazione
− fino al 31 dicembre 2014 gli HCFC riciclati possono essere utilizzati per la manutenzione
di apparecchiature di refrigerazione e condizionamento d’aria e di pompe di calore
esistenti, purché siano stati recuperati da tali apparecchiature e possano essere utilizzati
soltanto dall’impresa che ha effettuato il recupero nell’ambito della manutenzione.
Bromuro di metile
− fino al 18 marzo 2010 il bromuro di metile può essere immesso sul mercato e utilizzato
per applicazioni di quarantena e per trattamento, anteriore al trasporto, di merci destinate
all’esportazione, a condizione che l’immissione sul mercato e l’uso siano ammessi dalla
legislazione nazionale, con utilizzo in siti autorizzati e con recupero di almeno l’80%, per
quanto possibile.
Halon
− possono essere importati, esportati, immessi sul mercato e impiegati per gli usi critici
definiti nell’allegato VI. L’immissione in commercio e l’importazione richiedono
un’autorizzazione dell’autorità competente dello Stato membro interessato.
B. Etichettatura 135
È richiesta una specifica etichettatura per le apparecchiature di refrigerazione e condizionamento
d’aria e di pompe di calore contenti HCFC soggette a manutenzioni con sostanze rigenerate o
riciclate.
C. Registro 136
Deve essere tenuto un registro delle manutenzioni delle apparecchiature di refrigerazione e
condizionamento d’aria e di pompe di calore contenti HCFC se la quantità contenuta è pari o
superiore a 3 kg. Il registro deve essere conforme al modello di cui all’allegato I del D.P.R.
147/2006.
135
Regolamento CE 1005/2009 art. 11.
136
Regolamento CE 1005/2009 art. 23.3.
137
Regolamento CE 1005/2009 art. 23.1.
G. Comunicazioni 142
Il detentore di impianti di refrigerazione e condizionamento contenenti CFC in quantità non
inferiore a 20 kg doveva darne comunicazione ai Ministeri dell’ambiente e delle attività produttive
entro il 23/01/2002.
138
Regolamento CE 1005/2009 art. 22.
139
Legge 549/93 art. 6.5
140
Regolamento CE 1005/2009 art. 11.4
141
Regolamento CE 1005/2009 art. 24.
142
D.M. 3/10/2001 art. 8.
3.2.3. Scadenze
3.2.4. Documenti
Fattispecie Sanzione
Immissione sul mercato, produzione, utilizzo, importazione arresto fino a due anni e ammenda
o esportazione di sostanze controllate (D.Lgs. 108/2013, art. fino a 120.000 €
3.1)
Immissione sul mercato di sostanze controllate in arresto fino a tre anni e ammenda fino
contenitori non riutilizzabili (D.Lgs. 108/2013, art. 4.1) a 150.000 €
Immissione sul mercato, importazione o esportazione, ad
esclusione degli effetti personali, di prodotti ed arresto fino a due anni e ammenda
apparecchiature che contengono o dipendono da sostanze fino a 120.000 €
controllate (D.Lgs. 108/2013, art. 5.1)
Detenzione senza eliminazione entro il 12/4/2014 di sistemi arresto fino ad un anno e ammenda
di protezione antincendio contenenti sostanze controllate fino a 100.000 €
(D.Lgs. 108/2013, art. 5.2)
Fattispecie Sanzione
Produzione o immissione sul mercato di sostanze
controllate come materia prima senza adempiere agli sanzione amministrativa da 10.000 a
obblighi di etichettatura di cui all’art. 7.2 del 60.000 €
Reg.1005/2009 (D.Lgs. 108/2013, art. 6.1)
Produzione o immissione sul mercato di sostanze
controllate come agente di fabbricazione senza adempiere sanzione amministrativa da 10.000 a
agli obblighi di etichettatura di cui all’art. 8.3 del 60.000 €
Reg.1005/2009 (D.Lgs. 108/2013, art. 7.1)
Produzione o immissione sul mercato di sostanze
controllate per usi essenziali di laboratorio e ai fini di sanzione amministrativa da 10.000 a
analisi senza adempiere agli obblighi di etichettatura di cui 60.000 €
all’art. 10.3 del Reg.1005/2009 (D.Lgs. 108/2013, art. 8.1)
Produzione o immissione sul mercato di sostanze
controllate, diverse dagli HCFC, per usi essenziali di sanzione amministrativa da 10.000 a
laboratorio e ai fini di analisi non conformi ai requisiti 100.000 €
dell’allegato V del Reg. 1005/2009 (D.Lgs. 108/2013, art. 8.2)
Immissione sul mercato o utilizzo di HCFC rigenerati o
riciclati per attività di manutenzione o assistenza di
apparecchiature di refrigerazione e condizionamento d'aria sanzione amministrativa da 10.000 a
e di pompe di calore, senza adempiere agli obblighi di 60.000 €
etichettatura di cui all’art. 11.3 e 11.6 del Reg.1005/2009
(D.Lgs. 108/2013, art. 9.1)
Gestione di apparecchiature di refrigerazione e
condizionamento d'aria e di pompe di calore contenenti
sanzione amministrativa da 3.000 a
HCFC riciclati senza ottemperare all’obbligo di tenuta del
18.000 €
registro di cui all’art. 11.7, primo periodo, del
Reg.1005/2009 (D.Lgs. 108/2013, art. 9.2)
Utilizzo di HCFC rigenerati o riciclati per manutenzione o
assistenza di apparecchiature di refrigerazione e
condizionamento d'aria e di pompe di calore senza sanzione amministrativa da 10.000 a
ottemperare all’obbligo di tenuta del registro di cui all’art. 60.000 €
11.7, secondo periodo, del Reg.1005/2009 (D.Lgs. 108/2013,
art. 9.3)
Produttori e importatori titolari di licenza che cedono i loro
sanzione amministrativa da 15.000 a
diritti ad altri produttori o importatori senza adempiere
150.000 €
all’obbligo di notifica (D.Lgs. 108/2013, art. 10.1)
Produttore che supera i livelli di produzione consentiti per
arresto fino a diciotto mesi e
ragioni di razionalizzazione industriale senza
ammenda fino a 100.000 €
l'autorizzazione (D.Lgs. 108/2013, art. 10.2)
Importatore, titolare di una licenza, che immette in libera
arresto fino a diciotto mesi e
pratica nella Comunità sostanze controllate in quantità
ammenda fino a 100.000 €
eccedenti alle quote assegnate (D.Lgs. 108/2013, art. 11.1)
Importazione o esportazione, da o verso Stati che non sono
Parti del protocollo, di sostanze controllate o prodotti ed arresto fino a tre anni e ammenda fino
apparecchiature che contengono o dipendono da dette a 150.000 €
sostanze (D.Lgs. 108/2013, art. 12.1)
Impresa che non recupera le sostanze controllate durante le
sanzione amministrativa da 30.000 a
operazioni di manutenzione, assistenza o smantellamento di
150.000 €
prodotti ed apparecchiature (D.Lgs. 108/2013, art. 13.1)
Fattispecie Sanzione
Distruzione di sostanze controllate e di prodotti che
contengono tali sostanze, tramite tecnologie differenti da sanzione amministrativa da 30.000 a
quelle previste dall'articolo 22.2, del Reg. 1005/2009 (D.Lgs. 150.000 €
108/2013, art. 13.2)
Impresa che, nelle more della conclusione degli Accordi di
Programma di cui all'art. 6.5 della L. 549/1993, effettua il sanzione amministrativa da 30.000 a
recupero, il riciclo, la rigenerazione e la distruzione delle 150.000 €
sostanze controllate (D.Lgs. 108/2013, art. 13.3)
Impresa che non adotta le tecnologie disponibili e le
sanzione amministrativa da 10.000 a
migliori pratiche per ridurre al minimo le fughe o le
100.000 €
emissioni di sostanze controllate (D.Lgs. 108/2013, art. 14.1)
Impresa che gestisce apparecchiature di refrigerazione e di
condizionamento d'aria o pompe di calore o sistemi di
protezione antincendio contenenti sostanze controllate sanzione amministrativa da 10.000 a
senza adempiere agli obblighi di verifica della presenza di 100.000 €
fughe, nonché, nel caso di fuga rilevata, non ottemperi alle
tempistiche di riparazione e successiva verifica di efficacia.
(D.Lgs. 108/2013, art. 14.2)
Impresa che gestisce apparecchiature di refrigerazione e di
condizionamento d'aria o pompe di calore o sistemi di
protezione antincendio contenenti sostanze controllate e che sanzione amministrativa da 3.000 a
non tiene il registro ovvero riporta informazioni inesatte, 18.000 €
incomplete e comunque non conformi (D.Lgs. 108/2013, art.
14.3)
L'impresa che, nelle more della conclusione degli accordi di
programma di cui all'articolo 6.5 della L. 549/1993 gestisce
apparecchiature di refrigerazione e di condizionamento
d'aria o pompe di calore o sistemi di protezione antincendio sanzione amministrativa da 30.000 a
contenenti sostanze controllate senza adempiere agli 150.000 €
obblighi di verifica della presenza di fughe, nonché nel caso
di fuga rilevata non ottemperi alle tempistiche di
riparazione e successiva verifica di efficacia (D.Lgs. 108/2013,
art. 14.4)
Impresa che utilizza sostanze come materia prima o agente
di fabbricazione senza adottare le tecnologie disponibili e le sanzione amministrativa da 10.000 a
migliori pratiche per ridurre al minimo le fughe o le 100.000 €
emissioni di sostanze controllate (D.Lgs. 108/2013, art. 14.5)
Impresa che durante la fabbricazione di altri prodotti
chimici non adotta le tecnologie disponibili e le migliori sanzione amministrativa da 30.000 a
pratiche per ridurre al minimo le fughe o le emissioni di 150.000 €
sostanze controllate (D.Lgs. 108/2013, art. 14.6)
Produzione, importazione, immissione sul mercato, utilizzo
ed esportazione di sostanze nuove di cui alla parte A arresto fino a due anni e ammenda
dell'allegato II del Reg. 1005/2009 (D.Lgs. 108/2013, art. fino a 120.000 €
15.1)
Mancata presentazione, nel termine stabilito, della
comunicazione di cui all'art. 27 del Reg. 1005/2009, ovvero sanzione amministrativa da 3.000 a
presentazione in modo incompleto, inesatto o non conforme 18.000 €
(D.Lgs. 108/2013, art. 16.1)
I gas regolamentati
Sono oggetto di controllo o restrizioni all’uso da parte dell’UE, in quanto gas ad effetto serra, alcuni
gas fluorurati, appartenenti alle famiglie degli idrofluorocarburi (HFC) e perfluorocarburi (PFC),
nonché l’esafluoruro di zolfo (SF6). L’elenco dei singoli composti regolamentati è riportato
nell’allegato I al regolamento (UE) 517/2014.
Un secondo elenco di gas fluorurati è riportato in allegato II, ma tali sostanze non sono però da
prendere in considerazione laddove le disposizioni siano riferite in specifico agli Fgas.
Il regolamento definisce soglie di applicazione della norma in termini di “tonnellata di CO2
equivalente”, che corrisponde al prodotto tra il peso in tonnellate dell’Fgas considerato e il relativo
“potenziale di riscaldamento globale” (GWP), riportato negli allegati I e II.
Il GWP delle miscele di gas contenti almeno una delle sostanze degli allegati I o II, è calcolato
secondo le indicazioni di cui all’allegato IV, prendendo in considerazione anche i GWP di sostanze
ad effetto serra non fluorurate.
Modalità di regolamentazione
Le modalità di regolamentazione previste dalla norma comunitaria consistono in:
Altri Fgas - A decorrere dal 1° gennaio 2020 è vietato l’uso di Fgas con GWP superiore a 2500 per
l’assistenza e manutenzione di apparecchiature di refrigerazione con carico di refrigerazione pari o
superiori a 40 tonnellate di CO2 equivalente. La scadenza è invece posta al 1° gennaio 2030 se gli
Fgas sono rigenerati con relativa etichettatura o se sono recuperati dalle stesse apparecchiature. Il
divieto non si applica al materiale militare e ad apparecchiature destinate a raffreddare a
temperature inferiori a -50°C.
143
Regolamento 517/2014, art. 13.
144
Regolamento 517/2014, art. 7.1
145
Regolamento 517/2014, art. 14
Le apparecchiature non ermeticamente sigillate, caricate Fgas, sono vendute agli utilizzatori finali
unicamente qualora l'installazione sia effettuata da un'impresa certificata 146.
146
Regolamento 517/2014, art. 11.4-5
147
D.lgs 163/2019 art.3.3
148
Regolamento 517/2014, art. 3.2-3
Recupero
I gas fluorurati contenuti in apparecchiature fisse o mobili elencate all’articolo 8 comma 1 del
regolamento 517/2014 devono essere sempre recuperati tramite personale adeguatamente
qualificato. Il recupero è sempre effettuato prima della distruzione di apparecchiature che li
contengono e, ove appropriato, durante la loro riparazione o manutenzione. Il recupero è altresì
dovuto dai loro contenitori prima che questi vengano eliminati. Per le apparecchiature non presenti
nell’elenco l’obbligo di avvalersi di personale qualificato non è tassativo ma dipende dalla relativa
fattibilità tecnica ed economica 150.
Registrazioni
Gli operatori delle apparecchiature soggette a controllo, devono tenere appositi registri sui quali
annotare i dati relativi agli Fgas contenuti e alle operazioni di controllo e manutenzione.
I formati dei registri sono stati definiti dal Ministero del’ambiente e reperibili sul relativo sito web.
Gli operatori conservano i registri per almeno cinque anni.
Anche le imprese che forniscono Fgas devono istituire registri, da conservare per almeno 5 anni,
contenenti informazioni relative agli acquirenti. 151
149
Regolamento 517/2014, art. 5
150
Regolamento 517/2014, art. 8.3
151
Regolamento 517/2014, art. 6
Banca dati gas fluorurati a effetto serra e apparecchiature contenti gas fluorurati
Al fine di raccogliere le informazioni relative alle vendite di gas fluorurati a effetto serra e di
apparecchiature contenenti tali gas, nonché alle attività di controllo delle perdite, installazione,
assistenza, manutenzione, riparazione e smantellamento di dette apparecchiature, è istituita una
Banca dati telematica gestita dalla Camera di commercio competente 152. L’inserimento dei dati è
effettuato da parte dei soggetti qualificati che effettuano le attività sopraelencate.
Per quanto riguarda i dati relativi alla vendita di Fgas e di apparecchiature che li contengono la
banca dati sarà operativa a partire dal 25 luglio 2019, per tutte le altre attività dal 25 settembre
2019. A partire da tali date le comunicazioni alla banca dati assolvono l’obbligo di tenuta dei
registri.
Gli operatori potranno verificare le informazione relative alle proprie apparecchiature accedendo ad
una pagina riservata della banca dati e scaricare un attestato.
Comunicazioni
Una comunicazione è dovuta alla Commissione europea da parte chi produce, importa, esporta,
utilizza come materia prima e distrugge le sostanze elencate negli allegati I e II al regolamento
517/2014, nonché da parte chi immette sul mercato prodotti e apparecchiature che li contengono.
Sono previste apposite soglie di esenzione. Le informazioni devono essere trasmesse entro il 31
marzo di ciascun anno e le modalità sono definite dal regolamento 1191/2014. 153
Etichettatura
I prodotti e le apparecchiature di cui all’articolo 12 del regolamento 517/2014 devono essere
provvisti di un’apposita etichettatura le cui caratteristiche ed i contenuti sono precisata nel
medesimo articolo. Informazioni sui gas fluorurati contenuti devono inoltre essere presenti nei
relativi manuali d’istruzione. Le etichette devono essere redatte anche in lingua italiano e secondo il
formato stabilito dal regolamento 2015/2068 154
3.3.3. Scadenze
Fattispecie Data Enti competenti
Calendario definito da reg.
Cessazione d’uso di Fgas
517/2014
Calendario definito da reg.
Cessazione uso di SF6
517/2014
Comunicazione da parte di chi produce,
importa, esporta, utilizza come materia
prima e distrugge le sostanze elencate
Commissione europea
negli allegati I e II al regolamento 31/03
517/2014, nonché da parte chi immette
sul mercato prodotti e apparecchiature
che li contengono (Reg. 517/2014 art. 19)
152
D.P.R. 146/2018, art. 16
153
Regolamento 517/2014, art. 19
154
D.P.R. 146/2018, art. 19
3.3.4. Documenti
Fattispecie Sanzione
Chiunque rilascia in modo intenzionale nell'atmosfera Fgas
Sanzione amministrativa da 20.000 a
se il rilascio non è necessaria conseguenza tecnica dell'uso
100.000 €
consentito (D.Lgs.163/2019, art. 3.1)
Operatore che rilascia in modo accidentale Fgas e che, in
caso di rilevamento di perdite, non effettua la relativa Sanzione amministrativa da 5.000 a
riparazione non oltre 5 giorni dall'accertamento 25.000 €
(D.Lgs.163/2019, art. 3.2)
Operatore che, entro un mese dall'avvenuta riparazione
dell'apparecchiatura soggetta ai controlli delle perdite non
effettua, avvalendosi di persone fisiche in possesso del Sanzione amministrativa da 5.000 a
certificato di cui al D.P.R. 146/2018 la verifica 15.000 €
dell'efficacia della riparazione eseguita (D.Lgs.163/2019, art.
3.3)
Operatore che non ottempera agli obblighi di controllo delle
Sanzione amministrativa da 5.000 a
perdite secondo le scadenze e le modalità di cui all'articolo
15.000 €
4 del Reg. 517/2014 (D.Lgs.163/2019, art. 4.1)
Operatore delle apparecchiature di cui all'art. 4, paragrafo 2,
lettere da a) a d) del Reg. 517/2014 contenenti Fgas in Sanzione amministrativa da 10.000 a
quantità ≥ a 500 ton di CO2 equivalente che non doti dette 100.000 €
apparecchiature di un sistema di rilevamento delle perdite
(D.Lgs.163/2019, art. 5.1)
Operatore delle apparecchiature di cui all'art. 4, paragrafo 2,
lettere da f) e g) del Reg. 517/2014 contenenti Fgas in
quantità ≥ a 500 ton di CO2 equivalente, installate a Sanzione amministrativa da 10.000 a
decorrere dal 1/01/2017, che non doti dette 100.000 €
apparecchiature di un sistema di rilevamento delle perdite
(D.Lgs.163/2019, art. 5.2)
Operatore che non effettua almeno una volta ogni dodici
mesi il controllo dei sistemi di rilevamento delle perdite
Sanzione amministrativa da 10.000 a
installati sulle apparecchiature contenenti Fgas (≥ a 500 ton
100.000 €
di CO2) di cui all'art. 4, paragrafo 2, lettere da a) a d) e g)
del Reg. 517/2014 (D.Lgs.163/2019, art. 5.3)
Fattispecie Sanzione
Operatore che non effettua almeno una volta ogni 6 anni il
controllo dei sistemi di rilevamento delle perdite su
Sanzione amministrativa da 10.000 a
apparecchiature di cui all'art. 4, paragrafo 2, lettera f) del
100.000 €
Reg. 517/2014, installate a decorrere dal 1/01/2017 e
contenenti Fgas (≥ a 500 ton di CO2) (D.Lgs.163/2019, art. 5.4)
Operatore di apparecchiature fisse di refrigerazione, di
condizionamento d'aria fisso, di pompe di calore fisse, di
unità di refrigerazione di autocarri e rimorchi frigorifero, di
apparecchiature fisse contenenti solventi a base di Fgas, di
apparecchiature fisse di protezione antincendio e di Sanzione amministrativa da 10.000 a
commutatori elettrici fissi, che si avvale di persone fisiche 100.000 €
non in possesso del certificato di cui all'art. 7 del DPR
146/2018, ovvero, nei casi applicabili, di quello di cui
all'art. 13, nell’attività di recupero di Fgas, durante la loro
riparazione e manutenzione (D.Lgs.163/2019, art.7 .1)
Impresa che utilizza un contenitore contenente Fgas, che
prima del suo smaltimento non provvede al recupero dei Sanzione amministrativa da 7.000 a
gas fluorurati In esso contenuti, al fine di assicurarne il 100.000 €
riciclaggio, la rigenerazione o la distruzione (D.Lgs.163/2019,
art.7 .2)
Impresa che affida le attività di installazione, riparazione,
manutenzione, assistenza o smantellamento di
apparecchiature fisse di refrigerazione, condizionamento
Sanzione amministrativa da 10.000 a
d'aria fisse, pompe di calore fisse e apparecchiature di
100.000 €
protezione antincendio, ad un'impresa che non è in possesso
del pertinente certificato di cui all'art. 8 o 13 del DPR
146/2018 (D.Lgs.163/2019, art.8 .3)
Chiunque immette in commercio i prodotti e le
apparecchiature di cui all'art. 12, paragrafi 1, 2 e 5 del Reg.
517/2014, nonché' gli Fgas di cui all'art. 12, paragrafi da 6 a
Sanzione amministrativa da 5.000 a
12, non etichettati secondo le prescrizioni e le modalità del
50.000 €
medesimo articolo oppure con etichetta non conforme al
formato di cui al Reg. 2015/2068 e a quando previsto
dall’art. 19 del DPR 146/2018 (D.Lgs.163/2019, art.10 1, 2)
Chiunque utilizza esafluoruro di zolfo nella pressofusione
del magnesio e nel riciclaggio delle leghe di magnesio per Arresto da 3 a 9 mesi o ammenda da
pressofusone o per il riempimento di pneumatici di 50.000 a 150.000 €
autoveicoli. (D.Lgs.163/2019, art..11 .1)
Chiunque utilizza Fgas vietati nell’attività di assistenza o
manutenzione di apparecchiature di refrigerazione con Sanzione amministrativa da 10.000 a
carico di refrigerazione ≥ a 40 ton di CO2 equivalenti 100.000 €
(D.Lgs.163/2019, art..11 2)
art. 15 – obblighi in materia di comunicazione relative a produzione, importazione, esportazione, uso come
materia prima e distruzione
Alle sanzioni amministrative pecuniarie previste dal D.Lgs. 163/2019 non si applica il pagamento in misura
ridotta di cui all’articolo 16 della L. 689/1981.
4. SUOLO
4.2. Regolamentazione
Disposizioni a tutela del suolo sono rintracciabili in diversi testi normativi. Prescrizioni volte alla
prevenzione dell'inquinamento sono presenti nel D.Lgs. 95/1992 (art.3, divieto di deposito e/o
scarico di oli usati che abbiano effetti nocivi per il suolo) e nel D.Lgs. 152/2006, parte terza
(regolamentazione degli scarichi sul suolo e nel sottosuolo), mentre regolamentazioni più specifiche
sono talvolta presenti a livello regionale.
Norme sulle misure da adottare in caso di concreto inquinamento del suolo, ed in particolare sulle
bonifiche, sono invece contenute nel D.Lgs. 152/2006, titolo V.
A. Serbatoi interrati
Il D.M. 246/1999, che regolamentava la gestione dei serbatoi interrati, è stato abrogato. In assenza
di disposizioni statali occorre quindi fare riferimento alle eventuali disposizioni regionali, salvo che
per i serbatoi interrati destinati allo stoccaggio di carburanti liquidi per autotrazione, presso gli
impianti di distribuzione, per i quali il DM 29 novembre 2002 del Ministero dell'interno definisce
requisiti tecnici per la costruzione, l'installazione e l'esercizio.
B. Bonifiche
Si definiscono 155:
• Concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) - I livelli di contaminazione delle matrici
ambientali che costituiscono valori al di sopra dei quali è necessaria la caratterizzazione del
sito e l’analisi di rischio sito specifica (sono riportati nell’all. 5 alla parte quarta del D.Lgs.
152/2006 per suolo, sottosuolo e acque sotterranee)
• Concentrazioni soglia di rischio (CSR) - I livelli di contaminazione delle matrici ambientali
da determinare caso per caso con l’applicazione della procedura di analisi del rischio sito
specifica il cui superamento richiede la messa in sicurezza e la bonifica.
155
D.Lgs. 152/2006, art. 240.
In caso di eventi in grado di determinare un potenziale inquinamento del sito occorre darne
comunicazione a Comune, Provincia, Regione e Prefetto entro 24 ore avviando entro lo stesso
termine le eventuali misure di prevenzione. Successivamente si verifica se le CSC sono superate. In
caso affermativo il soggetto responsabile ne dà comunicazione immediata a Comune e Provincia e
nei successivi 30 gg presenta a Comune, Provincia e Regione il piano di caratterizzazione, soggetto
ad autorizzazione regionale. Entro 6 mesi dall’autorizzazione sono presentati alla Regione i risultati
dell’analisi del rischio sito specifica soggetta ad approvazione con conferenza di servizio Se le CSR
non risultano superate il procedimento è chiuso con eventuale prescrizione di un programma di
monitoraggio. In caso contrario entro 6 mesi viene presentato alla Regione il progetto operativo
della bonifica, da approvarsi entro 60 gg.
Per inquinamenti storici (ante 29 aprile 2006) la comunicazione a Comune, Provincia e Regione è
corredata dal piano di caratterizzazione, dopodiché si segue lo stesso procedimento previsto per i
nuovi eventi 156.
Per quanto riguarda le acque sotterranee la CSR per ciascun contaminate è posta pari alla CSC 157.
L’autorizzazione alla bonifica sostituisce ogni altra autorizzazione e parere e definisce l’entità delle
garanzie finanziarie da prestare a favore della Regione (≤ 50% costo intervento).
In caso di superamento delle CSR in siti con attività in esercizio è possibile attuare la messa in
sicurezza operativa (MSO). I progetti di MSO deve essere accompagnati da piani di monitoraggio
per verificare l’efficacia delle misure adottate e indicano se all’atto della cessazione dell’attività
saranno necessari ulteriori interventi (bonifica o messa in sicurezza permanente).
Se gli enti di controllo accertano il superamento delle CSC ne danno comunicazione a Regione,
Provincia e Comune. La Provincia accerta le responsabilità e diffida il responsabile a provvedere,
notificando l’ordinanza anche al proprietario del sito. Se il responsabile non è individuabile e se il
proprietario non provvede, gli interventi necessari sono adottati dal Comune o, in caso di inerzia,
dalla Regione. Il proprietario non responsabile del sito può essere tenuto a rimborsare le spese per
gli interventi effettuati dall’autorità competente solo nei limiti del valore di mercato del sito.
Il superamento delle CSR è riportato nel certificato di destinazione urbanistica e gli interventi
effettuati dall’autorità competente costituiscono onere reale sul sito, indicato nello stesso certificato.
Le spese relative sono assistite da privilegio speciale immobiliare.
156
D.Lgs. 152/2006, art. 242.
157
D.Lgs. 4/2008, art. 2.43.
4.3. Scadenze
4.4. Documenti
Fattispecie Sanzione
Mancata comunicazione dell’evento potenzialmente arresto da 3 mesi a 1 anno o ammenda
inquinante (D.Lgs. 152/2006, art. 257.1) da 1.000 a 26.000 €
sanzione pecuniaria fino a 250 quote
(D.Lgs. 231/2001, art. 25-undecies)
Fattispecie Sanzione
Mancata comunicazione dell’evento potenzialmente arresto da 3 mesi a 1 anno o ammenda
inquinante (D.Lgs. 152/2006, art. 257.1) da 1.000 a 26.000 €
sanzione pecuniaria fino a 250 quote
(D.Lgs. 231/2001, art. 25-undecies)
Inquinamento con superamento delle CSR senza bonifica sostanze non pericolose
(D.Lgs. 152/2006, art. 257.1,2) arresto da 6 mesi a 1 anno o ammenda
da 2.600 a 26.000 €
sanzione pecuniaria fino a 250 quote
(D.Lgs. 231/2001, art. 25-undecies)
sostanze pericolose
arresto da 1 a 2 anni e ammenda da
5.200 a 52.000 €
sanzione pecuniaria da 150 a 250 quote
(D.Lgs. 231/2001, art. 25-undecies)
Mancati bonifica, ripristino o recupero dello stato dei reclusione da 1 a 4 anni e multa da
luoghi, qualora obbligato per legge, per ordine del Giudice 20.000 a 80.000 euro
o della pubblica Autorità. (Codice penale, art. 452-terdecies)
N.B. Le sanzione pecuniarie previste dal D.Lgs. 231/2001 sono in capo alle persone giuridiche e
sono espresse in quote il cui valore è variabile da 258 a 1.549 €. La definizione dell’importo di ogni
quota nei singoli casi è affidata alla decisione del giudice penale, che in caso di reati qualificati
come delitti può comminare anche pene interdittive.
5. RUMORE
5.2. Regolamentazione
Il D.P.C.M. 1/3/1991 ha stabilito limiti provvisori di esposizione al rumore negli ambienti abitativi
e nell’ambiente esterno. I limiti definitivi sono stati emanati con la L. 447/1995, legge quadro in
materia, unitamente al successivo D.P.C.M. 14/11/1997, ma diventano applicabili solo nel momento
in cui ciascun Comune ha approvato la zonizzazione acustica del proprio territorio.
Le imprese debbono adeguarsi ai limiti definitivi entro 6 mesi dalla classificazione del territorio
comunale o, in alternativa, possono presentare entro lo stesso termine un piano di risanamento che
definisca anche la data prevista per l’adeguamento 158.
158
L. 447/1995, art. 15.2-3.
Sono comunque fatti salvi gli interventi di risanamento già effettuati ai sensi del D.P.C.M.
1/3/1991. Qualora questi si dimostrassero inadeguati rispetto alle nuove disposizioni, sarà concesso
per l’adeguamento un lasso di tempo pari al periodo completo di ammortamento di quanto
realizzato o in corso di realizzazione 159.
159
L. 447/1995, art. 6.4.
160
D.P.C.M. 14/11/1997.
161
D.M. 11/12/1996.
162
L. 447/1995, art. 8.
Scadenze
5.4. Documenti
Fattispecie Sanzione
Mancata ottemperanza ad ordinanze in materia acustica (L. sanzione amministrativa da 2.000 a
447/1995, art. 10.1) 20.000 €
Superamento dei limiti (L. 447/1995, art. 10.2) sanzione amministrativa da 1.000 a
10.000 €
Violazione di disposizioni di Stato, Regione, Provincia e sanzione amministrativa da 500 a
Comuni (L. 447/1995, art. 10.3) 20.000 €
163
L. 447/1995, art. 2.6-8.
6.2. Regolamentazione
La legge quadro 36/2001 disciplina l’esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici da
0 Hz a 300 GHz. Non esistono invece disposizioni statali sull’inquinamento luminoso.
C. Campi da sistemi fissi delle telecomunicazioni con frequenze tra 100 KHz e 300 GHz 165
Sono definiti limiti di esposizione, valori di attenzione e obiettivi di qualità per l’intensità di campo
elettrico e magnetico e per la densità di potenza, mediati su un’area equivalente alla sezione
verticale del corpo umano e su un qualsiasi intervallo di 6 minuti. I valori di attenzione sono
utilizzati in corrispondenza di edifici e loro pertinenze esterne con permanenze non inferiori a 4 ore,
gli obiettivi di qualità per le aree intensamente frequentate.
In caso di superamento dei limiti da parte di impianti esistenti debbono essere presentati piani di
risanamento sulla base di apposite norme regionali.
164
D.P.C.M. 8/7/2003.
165
D.P.C.M. 8/7/2003.
D. Etichettatura 166
Gli elettrodotti, le stazioni e sistemi o impianti radioelettrici e gli impianti per la telefonia mobile
devono essere dotati di etichette informative riportanti i valori di esposizione e i limiti.
6.3. Scadenze
6.4. Documenti
Fattispecie Sanzione
Superamento dei limiti di esposizione e dei valori di sanzione amministrativa da 1.032 a
attenzione (L. 36/2001, art. 15.1) 309.874 €
Mancato rispetto dei tempi dei piani di risanamento (L. sanzione amministrativa da 1.032 a
36/2001, art. 15.1) 309.874 €
Mancato rispetto delle prescrizioni a tutela dell’ambiente sanzione amministrativa da 1.032 a
e del paesaggio (L. 36/2001, art. 15.2) 103.291 €
Mancato rispetto delle prescrizioni di autorizzazioni, sospensione degli atti autorizzatori da 2
concessioni o licenze di installazione e esercizio (L. a 4 mesi
36/2001, art. 15.4)
166
L. 36/2001, art. 9.7.
7.2. PCB
7.2.2. Regolamentazione
Per PCB si intendono, oltre ai policlorodifenili, anche i policlorotrifenili, il
monometiltetraclorodifenilmetano, il monometildiclorodifenilmetano e il
monometildibromodifenilmetano, nonché qualsiasi miscela nella quale dette sostanze siano
complessivamente presenti in concentrazione superiore a 0,005% in peso (50 mg/kg). I metodi di
analisi del PCB sono stabiliti dal D.M. 11/10/2001.
L’uso di PCB è vietato. In deroga è possibile utilizzare le apparecchiature contenenti PCB riportate
in allegato al D.P.R. 216/1988, tra le quali risultano particolarmente rilevanti gli apparecchi elettrici
a sistema chiuso (es. trasformatori, condensatori). Il detentore di queste apparecchiature è soggetto
ai seguenti obblighi:
• denuncia di possesso alla Regione secondo le indicazioni del D.M. 11/2/89;
• obbligo di inventario, ossia denuncia biennale alle sezioni regionali del catasto dei rifiuti
redatta sulla base dei modelli riportati dal D.M. 11/10/2002 (solo se il volume di PCB è
superiore a 5 dm3 o, per i condensatori di potenza, se il volume complessivo
dell’apparecchio è superiore a 5 dm3); la comunicazione deve essere effettuata anche in
caso di variazione del numero di apparecchi detenuti (entro 10 gg) e deve essere integrata
dal programma temporale di smaltimento e dall’indicazione dell’intero percorso di
smaltimento 167;
• divieto di immissione sul mercato e di cessione a terzi 168;
• controllo almeno annuale secondo norme CEI o altre norme tecniche generalmente
adottate dagli operatori del settore 169;
• verifica, per i trasformatori, che non vi siano perdite di PCB e che il fluido sia conforme
alle norme tecniche specificate dal D.M. 11/10/2002: il rispetto di queste condizioni deve
risultare da apposita comunicazione alla provincia;
• etichettatura come da modelli prescritti 170;
• comunicazione alla Regione della cessazione d’uso entro 30 giorni dall’avvenuta
cessazione, nonché delle modalità di smaltimento previste 171;
• decontaminazione o smaltimento delle apparecchiature non soggette ad inventario entro il
31/12/2005 172;
• smaltimento degli apparecchi soggetti a inventario entro 31/12/2009, tranne nel caso di
trasformatori con tenore di PCB compreso tra lo 0,05% e lo 0,005% che possono essere
smaltiti al termine della loro vita operativa 173.
167
D.Lgs. 209/1999, art. 3.
168
D.P.R. 216/1988, art. 4.1,5.
169
D.P.R. 216/1988, art. 4.2.
170
D.Lgs. 209/1999, art. 6, all. 1,2.
171
D.P.R. 216/1988, art. 5.5.
172
D.Lgs. 209/1999, art. 5.1.
173
L.62/2005, art. 18
7.2.3. Scadenze
7.2.4. Documenti
Controllo annuale del rispetto norme CEI o di buona documentazione che dimostri l’avvenuto
tecnica controllo periodico
Controllo del rispetto delle specifiche dei fluidi dei Comunicazione alla Provincia
trasformatori
Cessazione d’uso denuncia alla Regione
Fattispecie Sanzione
Immissione sul mercato di sostanze, preparati e prodotti arresto fino ad 1 anno o ammenda da
vietati perché contenenti PCB/PCT (D.P.R. 216/1988, art. 8) 129 a 1.032 €
Omessa denuncia di possesso e di cessazione d’uso di sanzione amministrativa da 258 a 1.549
apparecchiature in deroga (D.P.R. 216/1988, art. 8) €
Omessa o incompleta comunicazione relativa a apparecchi sanzione amministrativa da 2.582 a
con volume di PCB superiore a 5 dm3 o, per i 15.493 €
condensatori di potenza, con volume complessivo
dell’apparecchio superiore a 5 dm3 (D.Lgs. 209/1999, art. 10.1)
Omessa comunicazione del rispetto delle norme tecniche sanzione amministrativa da 2.582 a
relative ai PCB contenuti in trasformatori (D.Lgs. 209/1999, 15.493 €
art. 10.2)
Omessa o non corretta etichettatura (D.Lgs. 209/1999, art. sanzione amministrativa da 258 a 1.549
10.3) €
Omessa osservazioni delle condizioni massima sicurezza arresto da 3 mesi a 1 anno e ammenda
per lo stoccaggio di PCB e di apparecchiature contenenti da 1291 a 12.911 €
PCB destinati a decontaminazione o smaltimento (D.Lgs.
209/1999, art. 10.4)
• Separazione di PCB da altre sostanze per il recupero arresto da 6 mesi a 2 anni e ammenda
dello stesso da 2582 a 25.822 €
• riempimento di trasformatori con PCB
• smaltimento in discarica di PCB
• incenerimento di PCB su navi
• miscelazione di PCB con altre sostanze
(D.Lgs. 209/1999, art. 10.5)
7.3. AMIANTO
7.3.2. Regolamentazione
Sono vietate l’estrazione, l’importazione, la commercializzazione e la produzione di amianto, di
prodotti di amianto e di prodotti contenenti amianto 174.
La presenza di amianto libero o in matrice friabile negli edifici deve essere notificata alle autorità
locali nell’ambito di eventuali censimenti indetti dai Comuni. Il proprietario dell’edificio deve
attivare un programma di controllo e manutenzione e designarne una figura responsabile 175; nel
174
L. 257/1992, art. 1.2.
175
D.M. 6 settembre 1994 All. p. 4
caso siano in opera materiali friabili deve, inoltre, provvedere a far ispezionare l'edificio almeno
una volta all'anno, da personale in grado di valutare le condizioni dei materiali, redigendo un
dettagliato rapporto corredato di documentazione fotografica. Copia del rapporto dovrà essere
trasmessa alla ASL competente.
In caso di demolizione o rimozione di amianto e di materiali che lo contengono deve essere
apprestato un piano di lavoro, che deve essere inviato agli organi di vigilanza almeno 30 gg prima
dell’inizio dei lavori 176.
Le imprese che effettuano la bonifica dei beni contenenti amianto devono iscriversi in un’apposita
sezione dell’Albo nazionale delle imprese che effettuano la gestione dei rifiuti 177 e devono,
unitamente a quelle che smaltiscono amianto, inviare annualmente a Regione e ASL una relazione
sull’attività svolta 178.
7.3.3. Scadenze
7.3.4. Documenti
Fattispecie Sanzione
Immissione sul mercato e commercializzazione di arresto fino a 6 mesi o ammenda da 129
crocidolite e di prodotti che la contengono (D.P.R. 215/1988 a 1.032 €
art. 7)
Estrazione, importazione, commercializzazione e ammenda da 5.164 a 25.822 €
produzione di amianto, prodotti di amianto e prodotti
contenenti amianto (L. 257/1992 art. 15.1)
176
D.Lgs. 81/2008, art 256.
177
D.Lgs. 152/2006, art. 212.5.
178
L. 257/1992, art. 9.1.
179
La circolare 124976/1993 pone come scadenza il 28 febbraio di ogni anno successivo all’anno di riferimento.
Demolizione o rimozione di amianto (D.Lgs. 81/2008 art. arresto fino a 3 mesi o ammenda da
262.1 c) : 1.000 a 3.000 €
• mancato invio del piano di lavoro all’organo di
vigilanza
• inizio lavori prima della decorrenza di 30 gg
dall’invio del piano di lavoro
• mancato accesso dei lavoratori e dei loro
rappresentanti al piano di lavoro
7.4.2. Regolamentazione
Il regolamento mira a vietare o a limitare la produzione, la commercializzazione e l’uso di talune
sostanze organiche persistenti (POP), riportate negli allegati I (sostanze vietate) o II (sostanze
oggetto di limitazione).
Occorre evitare che i rifiuti siano contaminati dalle sostanze dell’allegato IV. Qualora ciò accada
devono essere smaltiti o recuperati in modo che i POP siano eliminati, con le modalità indicate
nell’allegato V.
All’interno del Regolamento sono previste specifiche deroghe alle misure di controllo e alle regole
di gestione dei rifiuti.
7.4.3. Scadenze
7.4.4. Documenti
Non previsti.
La regolamentazione delle attività soggette alla direttiva Seveso copre sia aspetti ambientali che di
sicurezza dei lavoratori e delle persone. Ai fini delle presente guida si riportano, con un’eccezione,
solo i decreti del Ministero dell’ambiente, anche se alcuni di essi sono dedicati a questioni di
sicurezza. Anche il Ministero degli interni ha emanato disposizioni in materia, in particolare sulla
prevenzione incendi.
8.2. Regolamentazione
La regolamentazione delle attività che presentano pericolo di incidenti rilevanti è stata oggetto di
una ampia revisione con l’emanazione del D.Lgs. 105/2015. I riferimenti normativi del testo che
segue sono riferiti a questa norma, se non diversamente specificato.
A. Campo di applicazione
Per definizione, presentano pericoli di incidenti rilevanti quegli stabilimenti in cui possono essere
presenti in un determinato momento, a qualsiasi titolo, sostanze o miscele pericolose in quantità
superiori alle soglie fissate dalla norma, indipendentemente dal tipo di attività svolta. La presenza
può essere reale o prevista e comprende i depositi nonché quanto può essere prodotto in caso di
perdita di controllo dei processi.
Le sostanze e le miscele pericolose ai fini della norma sono quelle indicate nell’allegato 1 che
comprende:
• un elenco chiuso di sostanze specificate,
B. Definizioni 180
Il D.Lgs. 105/2015 utilizza la seguente terminologia al fine di identificare gli adempimenti in capo
al gestore dello stabilimento:
• nuovo stabilimento
− uno stabilimento che avvia l’attività o è costruito a partire dal 1° giugno 2015;
− uno stabilimento che entra nel campo di attività della norma a partire dal 1° giugno 2015
per effetto di cambiamenti delle sue sostanze pericolose o delle relative quantità;
− uno stabilimento che da soglia inferiore diventa di soglia superiore o viceversa a partire
dal 1° giugno 2015 per effetto di cambiamenti delle sue sostanze pericolose o delle
relative quantità.
• stabilimento preesistente
− uno stabilimento già a pericolo di incidente rilevante che il 1° giugno 2015 continua a
rimanervi senza modificare la sua classificazione di soglia inferiore o superiore.
• altro stabilimento
− uno stabilimento che entra nel campo di attività della norma a partire dal 1° giugno 2015
per motivi diversi dal cambiamento delle sue sostanze pericolose o delle relative quantità
(es. cambio di classificazione);
− uno stabilimento che da soglia inferiore diventa di soglia superiore o viceversa a partire
dal 1° giugno 2015 per motivi diversi dal cambiamento delle sue sostanze pericolose o
delle relative quantità.
C. Notifica 181
Il gestore di uno stabilimento soggetto alla norma è tenuto a trasmettere un documento denominato
“notifica”, redatto come da modulo riportato in allegato 5, a Comitato tecnico regionale (CTR),
Regione, Ministero dell’ambiente, Prefettura, Comune, Comando provinciale dei Vigili del fuoco.
Il termini di presentazione della notifica sono i seguenti:
• nuovo stabilimento: 180 gg prima dell’inizio della costruzione o 60 gg prima di
cambiamenti delle sostanze pericolose;
• altro stabilimento: un anno dalla data in cui la norma diventa applicabile.
La notifica deve essere aggiornata con comunicazione preventiva nei seguenti casi:
180
D.Lgs. 105/2015, art. 3
181
D.Lgs. 105/2015, art. 13
• modifiche significative delle quantità di sostanze pericolose, della natura delle stesse o dei
processi in cui sono utilizzate;
• modifiche di stabilimento o di impianti che comportino aggravio dei livelli di rischio;
• chiusura dello stabilimento;
• variazione delle informazioni contenute nella notifica.
182
D.Lgs. 105/2015, art. 15
183
D.Lgs. 105/2015, art. 31.2
184
D.Lgs. 105/2015, art. 18
F. Politica di prevenzione degli incidenti rilevanti e sistema di gestione della sicurezza 185
Il gestore deve redigere un documento che definisca la propria politica di prevenzione degli
incidenti rilevanti, sulla base delle linee guida dell’allegato B. Il documento deve essere predisposto
entro gli stessi termini previsti per la presentazione della notifica e, nel caso degli stabilimenti di
soglia superiore, è incluso nel rapporto di sicurezza. Il riesame del documento è richiesto ogni due
anni e in caso di modifiche che comportino aggravio del rischio.
Per attuare la politica di prevenzione il gestore deve realizzare un sistema di gestione della
sicurezza sulla base di quanto riportato negli allegati 3 e B.
I termini di attuazione del sistema sono:
• nuovo stabilimento: contestualmente all’inizio dell’attività;
• altro stabilimento: un anno dalla data di applicabilità della norma.
185
D.Lgs. 105/2015, art. 14
186
D.Lgs. 105/2015, art. 20
187
D.Lgs. 105/2015, art. 21
188
D.Lgs. 105/2015, art. 19
N. Ispezioni 191
Per gli stabilimenti di soglia superiore il piano delle ispezioni è predisposto dal Ministero
dell’interno, per quelli di soglia inferiore dalla Regione. Sulla base di tali piani sono approntati ogni
anno i programmi di ispezioni ordinarie con le frequenze delle visite in loco, definendo l’intervallo
tra due visite consecutive. Laddove questo non sia fissato non può comunque essere superiore ad un
anno per gli stabilimenti di soglia superiore e a tre anni per quelli di soglia inferiore. Le conclusioni
delle ispezioni sono comunicate al gestore entro quattro mesi, con le eventuali prescrizioni. I criteri
e le modalità con cui sono pianificate e condotte le ispezioni sono descritti nell’allegato H.
Gli oneri delle ispezioni, sia ordinarie che straordinarie, sono a carico del gestore.
Ove possibile, le ispezioni sono coordinate con quelle relative ad altre normative, con particolare
riferimento al regolamento REACH (1907/2006) e alle attività soggette ad AIA.
O. Tariffe 192
Le seguenti attività sono soggette ad un sistema di tariffe a carico del gestore:
• istruttorie tecniche per la valutazione del rapporto di sicurezza;
• ispezioni;
• istruttorie a fronte di richiesta di valutazione dei pericoli di incidenti rilevanti, ai fini di
possibile esclusione;
• verifica dei dati contenuti nella notifica ai fini dell’inventario degli stabilimenti Seveso.
Gli importi, variabili in funzione della dimensione aziendale, sono riportati nell’allegato I. Le
Regioni possono tuttavia ridurre gli importi per le attività di propria competenza.
8.3. Scadenze
189
D.Lgs. 105/2015, art. 31
190
D.Lgs. 105/2015, art. 25
191
D.Lgs. 105/2015, art. 27
192
D.Lgs. 105/2015, art. 30
8.4. Documenti
Fattispecie Sanzione
Omessi notifica, rapporto di sicurezza, politica di arresto fino a 1 anno o ammenda da
prevenzione nei termini previsti (D.Lgs. 105/2015, art. 28.1) 15.000 a 90.000 €
Omessa scheda informativa dell’art. 13.4 (D.Lgs. 105/2015, arresto fino a 3 mesi o ammenda da
art. 28.2) 10.000 a 60.000 €
Mancato rispetto delle prescrizioni del rapporto di arresto da 6 mesi a 3 anni e ammenda
sicurezza e delle autorità competenti (D.Lgs. 105/2015, art. da 15.000 a 120.000 €
28.3)
Mancato adempimento agli obblighi previsti in caso di arresto da 6 mesi a 3 anni e ammenda
incidente rilevante (D.Lgs. 105/2015, art. 28.3) da 15.000 a 120.000 €
Mancata attuazione del sistema di gestione della sicurezza arresto da 3 mesi a 1 anno e ammenda
(D.Lgs. 105/2015, art. 28.4) da 15.000 a 90.000 €
Mancato aggiornamento del rapporto di sicurezza (D.Lgs. arresto fino a 3 mesi o ammenda di
105/2015, art. 27.5) 25.000 €
Mancato aggiornamento della politica di prevenzione arresto fino a 3 mesi o ammenda di
(D.Lgs. 105/2015, art. 27.5) 25.000 €
Mancata trasmissione di informazioni al Prefetto da parte sanzione amministrativa da 15.000 a
di stabilimenti con possibili effetti domino (D.Lgs. 90.000 €
105/2015, art. 28.6)
Mancati adozione e riesame del piano di emergenza sanzione amministrativa da 15.000 a
interno (D.Lgs. 105/2015, art. 28.6) 90.000 €
Mancata trasmissione dei dati per il piano di emergenza sanzione amministrativa da 15.000 a
esterno (D.Lgs. 105/2015, art. 28.6) 90.000 €
9.2. Regolamentazione
La valutazione di impatto ambientale (VIA) riguarda singoli progetti che possono comportare
impatti potenzialmente negativi e significativi sull’ambiente e sul patrimonio culturale.
La VIA interviene prima delle fasi di autorizzazione e rappresenta uno strumento di supporto alla
decisione al fine di verificare in modo preventivo e partecipato le conseguenze ambientali. Il
procedimento di VIA si articola in linea di principio nelle seguenti fasi:
• verifica di assoggettabilità a VIA del progetto (quando prevista) 193;
• definizione del livello di dettaglio degli elaborati progettuali: fase avviata su richiesta
discrezionale del proponente 194;
• definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale: fase di consultazione con l’Autorità
competente avviata su richiesta discrezionale del proponente 195;
• consultazione del pubblico: fase avviata contestualmente alla presentazione dell’istanza di VIA,
attraverso il sito web dell’Autorità competente 196;
• valutazione dello studio e degli esiti della consultazione, con decisione da assumere con parere
motivato dell’Autorità competente.
Il provvedimento di VIA è sempre integrato nell’autorizzazione e in ogni altro titolo abilitativo alla
realizzazione dei progetti sottoposti a VIA, nonché nell’AIA, ove prevista. 197
Le opere indicate nell’allegato II alla Parte II del D.Lgs. 152/2006 sono di competenza statale, le
opere elencate nell’allegato III sono di competenza delle Regioni e delle Province autonome, le
opere elencate nell’allegato II-bis sono sottoposte alla verifica di assoggettabilità di competenza
statale, le opere elencate nell’allegato IV sono sottoposte alla verifica di assoggettabilità di
competenza delle regioni sulla base dei criteri precisati dal DM 30 marzo 2015.
Per i progetti di competenza statale è prevista la facoltà da parte del proponente di richiedere che il
provvedimento di VIA venga rilasciato nell’ambito di un “Provvedimento unico in materia
ambientale”, atto che coordina e sostituisce tutti i titoli abilitativi o autorizzativi riconducibili agli
aspetti ambientali associati al progetto. 198
Nel caso di progetti di competenza regionale il provvedimento autorizzatorio è sempre unico e il
proponente deve presentare contestualmente all’istanza di VIA tutta la documentazione richiesta
dalle normative ambientali di settore ai fini del rilascio di tutti i titoli abilitativi necessari alla
realizzazione e all’esercizio. 199
Nell’ambito degli allegati alla parte seconda del D.Lgs. 152/2006 sono definiti i contenuti dello
Studio Preliminare Ambientale (all. IV bis), del Rapporto Ambientale (all. VI), dello Studio di
Impatto ambientale (all. VII), nonché i criteri per l’effettuazione della verifica di assoggettabilità
(all. V).
Per le opere di competenza statale l’Autorità competente è rappresentata dal Ministero
dell’ambiente che si avvale del supporto tecnico scientifico di un’apposita Commissione di esperti.
193
D.Lgs. 152/2006, art. 19.
194
D.Lgs. 152/2006, art. 20.
195
D.Lgs. 152/2006, art. 21.
196
D.Lgs. 152/2006, art. 24.
197
D.Lgs. 152/2006, art. 26.
198
D.Lgs. 152/2006, art. 27.
199
D.Lgs. 152/2006, art. 27-bis.
Le tariffe per la copertura dei costi delle attività istruttorie, di monitoraggio e controllo relative ai
procedimenti di valutazione ambientale sono calcolate secondo le modalità stabilite dal D.M.
245/2016.
9.3. Scadenze
Non vi sono scadenze.
9.4. Documenti
Fattispecie Sanzione
Violazione delle condizioni ambientali contenute nei Secondo la gravità delle infrazione:
provvedimenti di verifica di assoggettabilità a VIA, nei
• Diffida
provvedimenti di VIA ovvero in caso di modifiche che
rendano il progetto difforme (D.Lgs. 152/2006, art. 29.2) • Diffida, con contestuale sospensione
dell’attività per un tempo determinato
• Revoca del provvedimento di verifica
di assoggettabilità a VIA o di VIA
(*) In caso di un progetto già realizzato od in corso realizzazione, l’Autorità competente assegna un
termine all'interessato entro il quale avviare un nuovo procedimento e può consentire la
prosecuzione dei lavori o delle attività a condizione che tale prosecuzione avvenga in termini di
sicurezza.
(**) Non si applica il pagamento in misura ridotta di cui all’art. 16 della L. 689/1981
• Circolare del Ministero dell’ambiente prot. 0012422 GAB del 17 giugno 2015
Ulteriori criteri sulle modalità applicative della disciplina in materia di prevenzione e
riduzione integrate dell’inquinamento alla luce delle modifiche introdotte dal D.Lgs 4
marzo 2014, n. 46.
10.2. Regolamentazione
Sono soggette alla normativa sulla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento di cui al
titolo III-bis della parte seconda del D.Lgs. 152/2006 le attività elencate nel relativo allegato VIII.
A. Autorizzazioni 200
L’autorizzazione integrata ambientale (AIA) assorbe tutte le autorizzazioni ambientali (con
l’eccezione dell’autorizzazione per le emissioni di CO2, vedi par. 3.3) ed è rilasciata dalla Regione o
dalla Provincia delegata o, per gli impianti elencati nell’all. XII alla parte seconda del D.Lgs.
152/2006, dal Ministero dell’ambiente. Alla pubblicità dell’avvio del procedimento provvede
200
D.Lgs. 152/2006, artt. 29-ter, 29-quater e 29-sexies.
l’autorità competente tramite il proprio sito Internet. Le autorizzazioni sono rilasciate entro 150 gg
dalla presentazione della domanda, salvo richiesta di integrazioni.
L’AIA rappresenta un’autorizzazione all’esercizio dell’installazione che può comprendere più
impianti o più attività, anche accessorie.
L’AIA viene periodicamente riesaminata in funzione dell’aggiornamento delle conclusioni sulle
BAT. Il riesame, che vale come rinnovo dell’autorizzazione, è effettuato entro 4 anni dalla
pubblicazione di detto aggiornamento e comunque prima che siano trascorsi 10 anni dall’ultimo
riesame o dal primo rilascio dell’AIA (portati a 16 anni per le installazioni registrate EMAS e a 12
anni per quelle certificate ISO 14001).
L’autorità competente può chiedere che il riesame sia effettuato anche prima di tali termini se
situazioni di inquinamento o l’evoluzione delle BAT lo dovessero rendere necessario.
Entro le scadenze sopra indicate il gestore presenta istanza di riesame. Se l’istanza non è trasmessa
entro il termine di 10 anni, o quello più lungo per le attività con certificazione ambientale,
l’autorizzazione decade e l’autorità dispone la chiusura dell’istallazione. Qualora il riesame sia
richiesto dall’autorità competente questa ne dà comunicazione al gestore fissando i termini per la
presentazione della documentazione richiesta.
201
D.Lgs. 152/2006, art. 29-bis.
202
D.Lgs. 152/2006, art. 29-ter.1.m.
203
Comunicazione della Commissione n. 2014/C 136
È prevista inoltre la prestazione di garanzie finanziarie che coprano i costi dell’eventuale ripristino
del sito che fosse necessario al momento della cessazione definitiva dell’attività 204. I criteri per la
determinazione dell’importo delle garanzie sono stati stabiliti dal decreto ministeriale 26 maggio
2016 205.
E. Comunicazioni
Il gestore comunica preventivamente all’autorità competente l’attuazione delle prescrizioni
dell’autorizzazione e trasmette ad essa, al Comune ed all’ente responsabile degli accertamenti i
risultati degli autocontrolli 208.
Il gestore è tenuto ad informare l’autorità competente di ogni nuova istanza presentata in materia di
rischi di incidenti rilevanti, di valutazione di impatto ambientale e di urbanistica, prima di effettuare
gli interventi relativi.
Il gestore informa immediatamente l’autorità competente, nonché Comune e ARPA, delle
violazioni delle condizioni dell’autorizzazione, provvedendo al ripristino della conformità nel più
breve tempo possibile.
Il gestore informa immediatamente l’autorità competente del verificarsi di incidenti o di eventi
imprevisti che incidano in modo significativo sull’ambiente.
I dati di emissione in aria, in acqua e nel suolo delle sostanze indicate nell’allegato II al D.P.R.
157/2011, nonché i dati relativi ai rifiuti conferiti fuori sito, se superiori alle soglie ivi indicate, sono
trasmessi annualmente al Registro PRTR entro il 30 aprile dell’anno successivo. La comunicazione
può essere modificata o integrata entro il 30 giugno dello stesso anno 209.
N.B. Il registro PRTR ricomprende anche attività non IPPC, elencate in allegato I al Regolamento.
F. Attività di controllo
Per il controllo delle installazioni IPPC è prevista un’attività ispettiva presso i siti svolta con oneri a
carico del gestore. Il periodo tra due visite ispettive non supera un anno per i siti che presentano
rischi più elevati, tre anni per quelli a minor rischio e 6 mesi per quelli nei quali precedenti
ispezioni avevano evidenziato gravi inosservanze delle condizioni di autorizzazione. I livelli di
rischio sono determinati dalla Regione.
204
D.Lgs. 152/2006, art. 29-sexies, comma 9-septies.
205
Come modificato dal D.M. 28 aprile 2017
206
D.Lgs. 152/2006, art. 29-nonies.
207
D.Lgs. 152/2006 art. 5 comma 1, lettera 1-bis
208
D.Lgs. 152/2006, art. 29-decies.
209
D.P.R. 157/2011, art. 4.1
H. Tariffe
Le istruttorie per il rilascio e le modifiche dell’Autorizzazione Integrata Ambientale ed i controlli
correlati sono soggetti al pagamento di tariffa, calcolata con le modalità stabilite dal D.M. 58/2017.
10.3. Scadenze
10.4. Documenti
Fattispecie Sanzione
Esercizio di attività senza AIA o dopo sua sospensione o arresto fino a un anno o ammenda da
revoca (D.Lgs. 152/2006, art. 29-quattuordecies.1) 2.500 a 26.000 €
Esercizio di attività senza AIA o dopo sua sospensione o arresto da sei mesi a due anni e
revoca se questo comporta lo scarico di sostanze ammenda da 5.000 a 52.000 €, con
pericolose o raccolta, trasporto, recupero o smaltimento di confisca dell’area in caso di discarica
rifiuti pericolosi (D.Lgs. 152/2006, art. 29-quattuordecies.1)
Mancata osservanza delle prescrizioni dell’AIA o sanzione amministrativa da 1.500 a
dell’Autorità competente (D.Lgs. 152/2006, art. 29- 26.000 €
quattuordecies.2)
Mancata osservanza delle prescrizioni dell’AIA o ammenda da 5.000 a 26.000 €
dell’Autorità Competente se relativa a:
a) superamento dei limiti di emissione,
b) gestione dei rifiuti,
c) scarichi in aree protette.
(D.Lgs. 152/2006, art. 29-quattuordecies.3)
Mancata osservanza delle prescrizioni dell’AIA o ammenda da 5.000 a 26.000 € e arresto
dell’Autorità Competente se relativa a: fino a 2 anni
a) gestione non autorizzata di rifiuti pericolosi,
b) scarico di sostanze pericolose,
c) superamento dei limiti di emissione che determina
superamento dei limiti di qualità dell’aria,
d) utilizzo di combustibili non autorizzati.
(D.Lgs. 152/2006, art. 29-quattuordecies.4)
Modifica sostanziale di installazione senza autorizzazione arresto fino a un anno o ammenda da
(D.Lgs. 152/2006, art. 29-quattuordecies.5) 2.500 a 26.000 €
Modifica non sostanziale senza comunicazione o senza sanzione amministrativa da 1.500 a
attendere il termine dei 60 gg (D.Lgs. 152/2006, art. 29- 15.000 €
quattuordecies.6)
Mancata comunicazione di: sanzione amministrativa da 5.000 a
a) attuazione di quanto previsto dall’AIA, 52.000 €
b) incidenti o eventi imprevisti
(D.Lgs. 152/2006, art. 29-quattuordecies.7)
Mancata comunicazione dei dati delle misurazioni delle sanzione amministrativa da 2.500 a
emissioni (D.Lgs. 152/2006, art. 29-quattuordecies.8) 11.000 €
11.2. Regolamentazione
A. Danno ambientale
Nel D.Lgs. 152/2006 il danno ambientale viene definito come ”qualsiasi deterioramento
significativo e misurabile, diretto o indiretto, di una risorsa naturale o dell’utilità assicurata da
quest’ultima”. In particolare è danno ambientale il deterioramento, in confronto alle condizioni
originarie, provocato alle specie e habitat naturali protetti, al terreno, alle acque interne e costiere. 210
In caso di pericoli, anche potenziali, per la salute umana e per l’ambiente, l’operatore deve
informare immediatamente il Comune, la Provincia, la Regione e il Prefetto. 211
Quando esiste una minaccia imminente di danno ambientale l’operatore entro 24 ore e a proprie
spese deve adottare le misure necessarie di prevenzione e di messa in sicurezza. Le misure poste in
atto devono essere precedute dalla comunicazione di cui sopra, che non appena pervenuta al
Comune, abilita l’operatore alla realizzazione degli interventi. 212 Nel caso in cui non vengano
realizzati tali interventi è il Ministero dell’Ambiente ad adottarli, salvo poi rivalersi sul responsabile
per il rimborso delle spese sostenute.
Qualora si verifichi un danno, l’operatore comunica gli aspetti pertinenti della situazione alle
autorità competenti e adotta immediatamente:
• tutte le iniziative per controllare, circoscrivere, eliminare o gestire qualsiasi fattore di danno
anche su specifiche indicazioni delle autorità;
• le necessarie misure di ripristino. 213
Una volta accertato un fatto che abbia causato un danno ambientale e il responsabile non abbia
avviato le procedure di ripristino, il Ministro dell’Ambiente, con propria ordinanza immediatamente
esecutiva ingiunge a coloro che sono risultati, in base ad istruttoria 214, responsabili del fatto il
ripristino ambientale a titolo di risarcimento.
210
D.Lgs. 152/2006, art. 300
211
D.Lgs. 152/2006, art. 301
212
D.Lgs. 152/2006, art. 304
213
D.Lgs. 152/2006, all. 3 alla parte VI
214
D.Lgs. 152/2006, art. 312
La legge 68/2015 ha introdotto nel codice penale alcune nuove fattispecie di reato e un relativo
sistema sanzionatorio in particolare per quanto riguarda i delitti di inquinamento ambientale,
disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività.
11.3. Scadenze
Non vi sono scadenze.
11.4. Documenti
Non vi sono documenti.
Fattispecie Sanzione
Chiunque abusivamente cagiona una compromissione Reclusione da 2 a 6 anni e multa da
o un deterioramento significativo e misurabile: 10.000 a 100.000 euro.
– delle acque o dell’aria o di porzioni estese o Quando l’inquinamento è prodotto in
significative del suolo o del sotto-suolo; un’area protetta o sottoposta a vincolo
– di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, paesaggistico, ambientale, storico,
della flora o della fauna. artistico, architettonico o archeologico,
(Codice penale art. 452-bis)
ovvero in danno di specie animali o
vegetali protette, la pena è aumentata.
Se da uno dei fatti deriva come
conseguenza non voluta (art. 452-ter):
• una lesione personale di durata
superiore a 20 giorni: reclusione da 2
anni e 6 mesi a 7 anni
• una lesione personale grave: reclusione
da 3 a 8 anni
• una lesione personale gravissima:
reclusione da 4 a 9 anni
• la morte: reclusione da 5 a 10 anni
• la morte o lesioni di più persone: pena
per l’ipotesi più grave aumentata fino al
triplo (non superiore a 20 anni)
In caso di condotta colposa la pena è
diminuita da un terzo a due terzi. Ulteriore
diminuzione di un terzo della pena se dalla
condotta colposa deriva un pericolo di
inquinamento ambientale (art. 452-
quinquies).
Fattispecie Sanzione
Chiunque abusivamente cagiona un disastro Reclusione da 5 a 15 anni
ambientale. Costituiscono disastro ambientale:
Quando l’inquinamento è prodotto in
1) l’alterazione irreversibile dell’equilibrio di un un’area protetta o sottoposta a vincolo
ecosistema; paesaggistico, ambientale, storico,
artistico, architettonico o archeologico,
2) l’alterazione dell’equilibrio di un ecosistema la cui
eliminazione risulti particolarmente onerosa e ovvero in danno di specie animali o
vegetali protette, la pena è aumentata.
conseguibile solo con provvedimenti eccezionali:
In caso di condotta colposa la pena è
3) l'offesa alla pubblica incolumità in ragione della diminuita da un terzo a due terzi. Ulteriore
rilevanza del fatto per l’estensione della diminuzione di un terzo della pena se dalla
compromissione o dei suoi effetti lesivi ovvero per condotta colposa deriva un pericolo di
il numero delle persone offese o esposte a pericolo. disastro ambientale (art. 452-quinquies).
(Codice penale art. 452-quater) Sanzione pecuniaria da 400 a 800 quote e
sanzioni interdittive (D.Lgs. 231/2001, art.
25-undecies)
N.B. Le sanzione pecuniarie previste dal D.Lgs. 231/2001 sono in capo alle persone giuridiche e
sono espresse in quote il cui valore è variabile da 258 a 1.549 €. La definizione dell’importo di ogni
quota nei singoli casi è affidata alla decisione del giudice penale, che in caso di reati qualificati
come delitti può comminare anche pene interdittive.
APPENDICE
NORMATIVA AMBIENTALE DELLA REGIONE PIEMONTE
1. ACQUA
1.1.2. Regolamentazione
A. Scarichi civili
Sono definiti scarichi civili quelli provenienti da edifici adibiti ad abitazione o allo svolgimento di
attività alberghiera, turistica, sportiva, ricreativa, culturale, scolastica, commerciale, sanitaria. Per
gli insediamenti adibiti ad attività di produzione beni e prestazione servizi sono civili gli scarichi di
servizi igienici, cucine e mense 215.
La LR 13/90 definisce i criteri per l’assimilazione degli scarichi idrici tecnologici agli scarichi di
acque reflue domestiche, limitatamente ai casi di recapito in acque superficiali.
A.1. Autorizzazioni
Gli scarichi civili in pubblica fognatura sono sempre ammessi nel rispetto dei regolamenti emanati
dal gestore dell’impianto di depurazione. Il collegamento alla pubblica fognatura è obbligatorio se
la distanza è inferiore a 100 m 216.
Gli scarichi civili originati da imprese e che non recapitano in pubblica fognatura debbono essere
autorizzati tramite autorizzazione unica ambientale.
Sono sempre ammessi in acque superficiali, mentre sul suolo e nel sottosuolo debbono essere
inferiori a 25 m3/giorno, ovvero provenienti da insediamenti di consistenza inferiore a 50 vani e
5000 m3, o con capienza inferiore a 100 posti letto o addetti, nel rispetto delle prescrizioni tecniche
della delibera del Comitato dei Ministri del 4 febbraio 1977 217.
L’Autorità competente per gli scarichi provenienti da insediamenti adibiti ad attività di produzione
di beni e di servizi è la Provincia, negli altri casi il Comune.
B. Misuratori di portata
Il Piano di tutela delle acque impone l'installazione di misuratori di portata sugli scarichi di acque
reflue industriali recapitanti in acque superficiali con volume medio annuo superiore a 100.000
m3. 218
215
L.R. 13/1990, art. 14.2.
216
L.R. 13/1990, art. 8.2.
217
L.R. 13/1990, artt. 16-17.
218
D.C.R. 117-10731/2007, art. 28.
1.1.3. Scadenze
1.1.4. Documenti
219
D.C.R. 469/1979, all. D.
220
D.P.G.R. 1/R/2006.
Fattispecie Sanzione
Scarico indiretto sul suolo (L.R. 59/1995, art. 38) sanzione amministrativa da 2.582 a
10.329 €
1.2.2. Regolamentazione
221
D.P.G.R. 10/R/2003, art. 2
Le quantità di acqua derivabili e le condizioni a cui è soggetta la derivazione sono contenute nel
disciplinare di concessione.
La competenza amministrativa per tutte le derivazioni è attribuita alla Provincia.
B. Acque sotterranee
Le acque sotterranee sono distinte in acque sorgive, falde freatiche e falde profonde 222.
L’estrazione delle acque da falde profonde è riservata all’uso potabile, salvo il permesso
temporaneo di altri usi per carenza di fonti alternative 223.
È vietata la costruzione di opere che consentano la comunicazione tra le falde profonde e la falda
freatica 224.
La domanda per la concessione di derivazione è comprensiva della richiesta di autorizzazione alla
ricerca dell’acqua. L’autorizzazione alla ricerca ha durata massima di 1 anno 225, prorogabile una
volta sola di 6 mesi. La trivellazione di pozzi è inoltre soggetta ad autorizzazione del Sindaco 226:
decorsi 60 gg dalla domanda si può dare inizio ai lavori dando comunicazione dell'inizio allo stesso
Sindaco.
In caso di prelievo di acqua da falda profonda per uso diverso da quello potabile la concessione è
rilasciata in via precaria per un massimo di 10 anni, eventualmente rinnovabili in caso di mancanza
di alternative.
La concessione per pozzi finestrati sia in falda freatica che nelle falde sottostanti è rilasciata per un
massimo di 3 anni, entro i quali devono essere eseguiti lavori atti a limitare l’emungimento da un
solo tipo di falda.
Le attività di ricondizionamento o chiusura dei pozzi esistenti che consentono la comunicazione tra
la falda freatica e le sottostanti falde profonde dovranno essere completate entro il 31 dicembre
2021, con riferimento all’intero territorio regionale 227.
Per la sostituzione di pozzi non più utilizzabili con nuovi pozzi aventi le stesse caratteristiche e
realizzati nelle immediate vicinanze è prevista una procedura semplificata, basata su semplice
comunicazione. La stessa procedura è utilizzabile per realizzare un pozzo integrativo qualora le
opere di ricondizionamento richieste dalla vigente normativa ne abbiano determinato una riduzione
della portata 228.
222
L.R. 22/1996, art. 2.1.
223
L.R. 22/1996, art. 4.
224
L.R. 22/1996, art. 2.6.
225
L.R. 22/1996, art. 7.8.
226
L.R. 56/1977, art. 56.
227
D.C.R. 163-30468/2016, lettera a)
228
D.P.G.R. 10/R/2003, art. 27-bis
229
Reg. 7/R/2007.
230
Reg. 7/R/2007 all. B.
registro 231 e comunicate annualmente all’ autorità competente entro il 31 gennaio tramite il sistema
“Web misuratori” disponibile sul portale “Sistema Piemonte”.
E. Canoni 233
I canoni per l’uso di acque pubbliche sono dovuti per anno solare e sono versati anticipatamente
entro il 31 gennaio di ciascun anno. La prima annualità del canone di concessione è versata entro 45
giorni dal ricevimento dalla relativa richiesta. Gli importi unitari e i valori minimi sono stabiliti e
aggiornati dalla Regione. È prevista una riduzione del 15% per le imprese con sistemi di gestione
ambientale EMAS o ISO 14001. La triplicazione del canone per i prelievi di acqua destinata al
consumo umano ma diversamente utilizzata decorre dal 1° gennaio 2015.
1.2.3. Scadenze
231
Reg. 7/R/2007 all. C.
232
Reg. 8/R/2007.
233
Reg. 15/R/2004, Reg. 6/R/2005.
Scadenze relative all’installazione degli strumenti di misura e registrazione delle portate, nonché dei
volumi prelevati e restituiti:
1.2.4. Documenti
Fattispecie Sanzione
Uso domestico eccedente i quantitativi previsti (L.R. 3/2009 sanzione amministrativa da 50 euro a
art. 7.1.a) 250 euro
[ridotta a un quinto in caso di
particolare tenuità]
Violazione delle prescrizioni concernenti l’installazione e sanzione amministrativa da 1.500
la manutenzione dei dispositivi per la misurazione delle euro a 6.000 euro
portate e dei volumi o l’obbligo di trasmissione del risultati [ridotta a un quinto in caso di
delle misurazioni (L.R. 3/2009 art. 7.1.b) particolare tenuità]
2. RIFIUTI
• Circolare del Presidente della Giunta Regionale del 27 marzo 1990 n. 6/ECO
Criteri generali per la regolamentazione dell’attività di smaltimento di batterie esauste al
piombo.
B.U.R.P. 4 aprile 1998, n. 14
• Circolare del Presidente della Giunta Regionale dell’1 luglio 1992 n. 17/ECO
Smaltimento rifiuti - Criteri per l’assimilabilità di rifiuti speciali a rifiuti inerti ai fini del
collocamento in discarica 2A - Criteri per la collocabilità di rifiuti speciali in discarica di I
categoria come agente coprente o infrastrato - Possibilità di riutilizzo di residui quali scorie
o ceneri o terre o sabbie o polveri o materiali sterili di laveria provenienti, ad esempio, da
fonderie, processi di combustione, di sbavatura e sabbiatura, di lucidatura - Smaltimento
di rifiuti contenenti amianto.
B.U.R.P. 8 luglio 1992, n. 28
2.2. Regolamentazione
Sono inoltre forniti criteri quali-quantitativi per l’assimilazione ad urbani di rifiuti speciali 234.
La Regione Piemonte ha definito con una specifica deliberazione i criteri relativi all'ammissibilità'
dei rifiuti speciali non pericolosi conferiti in impianti di discarica per rifiuti non pericolosi.
C. Norme tecniche
È previsto l’uso di circolari per definire prescrizioni e criteri tecnici per la gestione di particolari
tipologie di rifiuto.
D. Garanzie finanziarie
Sono definiti i criteri e le modalità di presentazione delle garanzie finanziarie previste per le
operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti 235.
E. Tributi
I gestori degli delle discariche sono tenuti a versare alla Regione Piemonte un tributo in ragione
della quantità e della tipologia di rifiuti smaltiti. 236
2.3. Scadenze
2.4. Documenti
Fattispecie Sanzione
Mancato osservanza degli obblighi e dei divieti della L.R. sanzione amministrativa da 2.582 a
24/2002 (L.R. 24/2002 art. 17.1) 10.329 €
234
D.G.R. 14 febbraio 2005, n. 47-14763.
235
D.G.R. 12 giugno 2000, n. 20-192.
236
L.R. 10 gennaio 2018, art. 15
3. ARIA
3.1.2. Regolamentazione
A. Autorizzazioni
In Regione Piemonte la competenza è attribuita alla Città metropolitana di Torino e alle Province.
Autorizzazioni in via generale
3.1.3. Scadenze
Per le autorizzazioni in via generale le scadenze per le comunicazioni di messa in esercizio e dei
risultati del primo autocontrollo sono quelle previste dalla normativa nazionale, mentre la frequenza
degli eventuali autocontrolli periodici è stabilita nella relativa delibera.
L’adeguamento ai limiti emissivi regionali di NOx e PM10 per gli impianti termici di sola
climatizzazione deve essere realizzato con le seguenti scadenze:
237
D.C.R. 13 dicembre 1994, n. 946-17595.
238
D.G.R. 9 gennaio 2017, n. 13-4554
239
D.G.R 22 marzo 2010, n. 32-13618.
(1) Il fattore di emissione relativo alle polveri si ritiene rispettato nel caso di generatori di calore e di
generatori di aria calda alimentati a gas naturale, GPL, biogas, gasolio, emulsioni acqua-gasolio e biodiesel.
(2) Per impianti alimentati a gasolio, emulsioni acqua-gasolio e biodiesel è consentito di rispettare un limite
di 120 mg/kWh in luogo di 80 qualora siano simultaneamente rispettate le seguenti condizioni:
a. non siano disponibili sul mercato generatori di calore aventi la potenza termica nominale di interesse in
grado di rispettare la prestazione emissiva relativa agli ossidi di azoto (NOx) pari ad 80 mg/kWh; tale
condizione non è verificata quando i generatori medesimi siano reperibili presso almeno tre produttori
indipendenti operanti sul mercato europeo;
b. non sia tecnicamente possibile, al fine del rispetto della citata prestazione emissiva, la scelta di utilizzare
altri combustibili per i generatori di calore;
c. non sia disponibile una rete di teleriscaldamento in grado di soddisfare l’utenza termica altrimenti
servita dal generatore di calore in questione.
La sussistenza delle predette condizioni deve essere attestata da un tecnico abilitato mediante idonea perizia,
da inoltrarsi al Comune a cura del responsabile dell’impianto.
(3) L’uso di olio combustibile o delle relative emulsioni con acqua è attualmente vietato per gli impianti
termici civili di potenza termica nominale complessiva inferiore a 3 MW, soggetti alle disposizioni del titolo
II della parte quinta del D.lgs. 152/2006.
(4) Limite applicabile ai combustibili gassosi.
(5) I limiti sono riportati nell’allegato 2, sezioni a) e b), allo Stralcio di Piano per il Riscaldamento
Ambientale e il Condizionamento (D.G.R. 4 agosto 2009, n. 46-11968).
(6) I termini di adeguamento sono riportati nella tabella D al paragrafo 1.5 dello Stralcio di Piano per il
Riscaldamento Ambientale e il Condizionamento (D.G.R. 4 agosto 2009, n. 46-11968).
(7) Le Metodologie per la misura, il campionamento delle emissioni di ossidi di azoto prodotte dagli impianti
termici civili sono definite dalla D.G.R. 52/2014.
(8) Termine di adeguamento applicabile solo per generatori di calore installati dal 1° gennaio 2003 al 24
febbraio 2007.
3.1.4. Documenti
4. SUOLO
4.2. Regolamentazione
È istituita un'anagrafe dei siti da bonificare e un'anagrafe delle aree con impianti dismessi. A tal fine
i titolari di industrie ed attività che hanno prodotto, smaltito o recuperato rifiuti devono trasmettere
un'apposita comunicazione al Sindaco in caso di dismissione o di cessazione di lavorazione
insalubre che abbia comportato detenzione sia di sostanze sia di rifiuti pericolosi, indicando i
sistemi previsti per la disattivazione degli impianti e per lo stoccaggio, alienazione o smaltimento
sia delle sostanze sia dei rifiuti; detta comunicazione deve essere inviata almeno 15 giorni prima
della data prevista di dismissione 240.
In attesa che lo Stato definisca valori di concentrazione limite accettabili per i terreni agricoli,
valgono gli specifici limiti già stabiliti dalla Regione 241.
4.3. Scadenze
4.4. Documenti
240
L.R. 42/2000, art. 6.3.
241
L.R. 42/2000, art. 26.3.
5. RUMORE
5.2. Regolamentazione
I Comuni definiscono la classificazione acustica del proprio territorio sulla base delle apposite linee
guida regionali. L’annuncio della proposta deve essere pubblicata sul B.U.R. e i soggetti interessati
possono formulare osservazioni entro 60 gg.
Deroghe ai limiti possono essere stabilite per cantieri temporanei, attraverso autorizzazione
comunale, nonché per attività all’aperto di igiene del suolo, spezzamento, raccolta e compattamento
di rifiuti urbani, manutenzione di aree verdi pubbliche e private, attraverso apposito regolamento.
Per la realizzazione, modifica o potenziamento di opere, infrastrutture o insediamenti deve essere
prodotta la documentazione previsionale di impatto acustico, redatta secondo indicazioni regionali.
Ciò vale sia per la presentazione di richieste di autorizzazione, sia per denuncie di inizio attività.
Le imprese che superano i limiti previsti dalla classificazione acustica del sito devono, entro 6 mesi
dalla pubblicazione sul B.U.R. dell’avviso di approvazione del provvedimento comunale, adeguarsi
o presentare alla Provincia un piano di risanamento. In caso di silenzio dopo 180 gg il piano deve
essere realizzato nei modi e nei tempi proposti. A tal fine, entro i successivi 15 gg., viene data
comunicazione alla Provincia dell’inizio lavori, al cui completamento è trasmessa relazione
tecnica 242.
5.3. Scadenze
5.4. Documenti
242
L.R. 52/2000, art. 14
6.2. Regolamentazione
C. Campi da sistemi fissi delle telecomunicazioni con frequenze tra 10 kHz e 300 GHz
I titolari di apparati per teleradiocomunicazioni funzionanti tra 10 kHz a 300 GHz debbono essere
autorizzati, ai fini sanitari, dal Comune.
I titolari presentano al Comune e in copia alla Provincia, entro il 31 dicembre di ogni anno, un
programma di localizzazione degli impianti per telecomunicazione e radiodiffusione 243.
Se gli impianti non rispettano i limiti di attenzione, il Comune diffida i gestori ad eseguire la
riduzione a conformità. Se questa non consente di mantenere la qualità del servizio, il gestore
propone un piano di risanamento che deve essere adottato dalla Provincia.
Per inquinamento luminoso, ai sensi della Legge regionale 31/2000, si intende “ogni forma di
irradiazione di luce artificiale al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata e in
particolare modo verso la volta celeste”.
Nel medesimo provvedimento, all’interno dell’allegato A, vengono definiti i requisiti tecnici per i
nuovi impianti d’illuminazione esterna sia pubblici che privati, o per quelli in fase di rifacimento, o
che prevedono la sola sostituzione degli apparecchi illuminanti o il retrofitting a led degli stessi.
Non sono soggette a queste disposizioni
− la sostituzione o il retrofitting a led di un: massimo di cinque apparecchi, per i quali sono
comunque impiegati dispositivi che garantiscono il rispetto dei requisiti tecnici minimi di cui
all’allegato A, punto 1, lettera a);
− sorgenti di luce già strutturalmente protette: porticati, logge, gallerie e in generale quelle
installazioni che per loro posizionamento non possono diffondere luce verso l'alto;
− sorgenti di luce non a funzionamento continuo se sono spente entro le ore 20;
− gli impianti d’illuminazione dotati di sensori di movimento se l’accensione non risulta superiore
a cinque minuti e gli apparecchi sono comunque schermati verso l’alto;
− gli impianti di uso saltuario e eccezionale e le apparecchiature mobili, purché destinati ad
impieghi di protezione, sicurezza o interventi di emergenza;
− impianti di segnalazione stradale, navale o aerea, o impianti provvisori utilizzati per feste ed
iniziative locali.
Gli interventi soggetti dovranno essere realizzati sulla base di un progetto illuminotecnico redatto e
sottoscritto da un professionista abilitato, con i contenuti prescritti dalle norme tecniche e di
sicurezza di settore.
A intervento realizzato dovrà seguire il rilascio, da parte della ditta installatrice, di una
dichiarazione di conformità al progetto e alle disposizioni della L.R. 31/2000 (fermo restando, ove
sia applicabile, il DM 37/2008 riguardante l’installazione degli impianti all’interno degli edifici).
243
L.R. 19/2004, art. 8.1.
244
L.R. 31/2000.
Nel caso di impianti di modesta entità, pubblici o privati anche residenziali, come definiti
dall’articolo 2, comma 3bis, non è previsto l’obbligo del progetto illuminotecnico, ma la sola
dichiarazione di conformità rilasciata dalla ditta installatrice.
I Comuni con popolazione al di sopra dei 30.000 abitanti e, facoltativamente, anche al di sotto di
questa soglia, approvano piani dell’illuminazione finalizzati a ridurre l’inquinamento luminoso e
migliorare l’efficienza di illuminazione degli impianti.
Questi piani devono essere tenuti in considerazione durante l’evasione delle pratiche edilizie
relative alla realizzazione di nuovi impianti o alla modifica di quelli esistenti.
La norma prevede inoltre alcuni divieti specifici, tra i quali quello relativo all’utilizzo di sistemi di
illuminazione e di richiami luminosi a scopo pubblicitario e che disperdano luce verso la volta
celeste.
6.3. Scadenze
6. 4. Documenti
Fattispecie Sanzione
Campi elettromagnetici
Installazione o modifica di impianto senza autorizzazione sanzione amministrativa da 30.000
(L.R. 19/2004 art. 16.2) a 300.000 € e disattivazione
dell’impianto
Mancata presentazione del certificato di conformità (L.R. sanzione amministrativa da 2.000 a
19/2004 art. 16.3) - eliminare 5.000 € - eliminare
Azioni dirette ad impedire l’accesso al personale addetto al sanzione amministrativa da 500 a
controllo (L.R. 19/2004 art. 16.4) 2.500 €
Luce visibile
Utilizzo di impianti, apparecchi o sorgenti luminose soggetti a
sanzione amministrativa da 500 a
divieto oppure non conformi alle disposizioni della L.R. 31/2000
5.000 €
(art. 9.3)
sanzione amministrativa da 1.000 a
Come sopra all'interno di aree ad elevata sensibilità (art. 9.4)
10.000 €
Utilizzo di impianti, apparecchi o sorgenti luminose in modo
sanzione amministrativa da 90 a 150
difforme rispetto alle modalità e ai criteri previsti dalla L.R.
€
31/2000 (art. 9.5)
I Comuni competenti per territorio ove si verifica la violazione provvedono all'irrogazione della sanzione
ed alla sua riscossione e dispongono l'adeguamento degli impianti o lo smantellamento totale o
parziale degli stessi. (art. 9.7)
7.2.2. Regolamentazione
Gli impianti autorizzati a ricevere PCB devono comunicare ogni sei mesi a Regione e Provincia i
dati sulle tipologie e quantità ricevute.
7.2.3. Scadenze
7.2.4. Documenti
7.3. AMIANTO
7.3.2. Regolamentazione
Viene definita una procedura ad uso degli enti di controllo, basata sulla compilazione di schede e
sull’attribuzione di punteggi a singoli fattori, per distinguere le situazioni in cui si necessita:
• il controllo periodico dell’installazione;
• il risanamento con controllo almeno annuale;
• la bonifica.
I capannoni realizzati prevalentemente in cemento-amianto e gli impianti industriali dove sia stato
utilizzato amianto per la coibentazione di tubi e serbatoi saranno censiti dall'ASL per i siti in
esercizio e dall'ARPA per quelli dismessi o abbandonati.
La legge quadro 30/2008 prevede la concessione di contributi per interventi di bonifica di manufatti
contenenti amianto, con priorità nei casi di amianto libero o in matrice friabile, e istituisce il
Registro pubblico degli edifici industriali e ad uso abitativo, dismessi o in utilizzo, degli impianti,
dei mezzi di trasporto e dei luoghi con presenza o contaminazione di amianto.
La DGR n. 58–4532/2016 ha definito le modalità di comunicazione alla ASL competente per
territorio dei dati relativi alla presenza di amianto da parte dei soggetti pubblici e privati proprietari
di edifici, impianti, luoghi, mezzi di trasporto, manufatti e materiali con presenza di amianto o di
materiali contenenti amianto.
I laboratori che effettuano attività analitiche sull’amianto devono essere conformi ai requisiti del
D.M. 14 maggio 2006 245.
Il reperimento di materiali contenenti amianto nel corso di attività estrattive comporta l’immediata
sospensione dei lavori e la comunicazione all’ASL competente.
La movimentazione, lavorazione, sbancamento di terreno per la realizzazione di opere edili o
infrastrutture in aree con presenza di amianto, come da mappatura del piano regionale, richiedono
un’analisi geologica preventiva per accertarne la presenza.
245
Legge 30/2008 art. 10
7.3.3. Scadenze
7.3.4. Documenti
8.2. Regolamentazione
Viene regolamentata l’istruttoria regionale delle attività a rischio di incidente rilevante.
Sono stabilite le modalità di esecuzione delle verifiche ispettive, anche attraverso la definizione di
una lista di controllo.
Sono fornite linee guida ai Comuni per tenere conto dei rischi di incidenti rilevanti in sede di
pianificazione territoriale, ponendo vincoli non solo alle attività soggette al D.Lgs. 334/1999
(“Attività Seveso”), ma anche ad attività che possono detenere determinate tipologie di sostanze
pericolose in quantità comprese tra il 20% e il 100% delle soglie di ingresso (“Altre attività
produttive”). Tali vincoli riguardano in particolare la possibilità di insediare o modificare attività
che ricadono nei casi sopra indicati al di sotto di determinate distanze da aree sensibili 246.
8.3. Scadenze
8.4. Documenti
Linee guida per la valutazione del rischio industriale nell’ambito della pianificazione territoriale, in D.G.R. 26 luglio
246
2010, n. 17-377
9.2. Regolamentazione
Le opere soggette alle disposizioni regionali sulla VIA sono individuate negli allegati alla L.R.
40/1998. In funzione delle tipologie e dimensioni dei progetti, la competenza per la procedura di
VIA può essere regionale, provinciale o comunale.
Nelle more dell’adeguamento della normativa regionale a quanto disposto dal D.Lgs. 104/2017 per
la corretta individuazione delle soglie della categoria progettuale di interesse e della relativa
Autorità competente occorre fare riferimento al combinato disposto degli allegati alla Parte II del
D.Lgs. 152/2006 e degli allegati della L.R. 40/1998.
La circolare n. 3/AMB del 27 aprile 2015 mette in relazione la regolamentazione regionale con le
linee guida ministeriali relative alla verifica di assoggettabilità a VIA, definite dal DM 30 marzo
2015, n. 52 che prevede, tra l’altro, il dimezzamento delle soglie sulla base di specifici criteri di
sensibilità territoriale ed ambientale.
Nel caso di VIA regionale il Provvedimento autorizzativo unico non è una facoltà del proponente,
ma è l’unica strada prevista: per questo motivo, il proponente nell’ambito dell’istanza riporta
l’elenco delle autorizzazioni, dei nulla osta, dei pareri, o di altri atti di analoga natura, da acquisire
ai fini della realizzazione e dell’esercizio dell’opera, il cui rilascio verrà coordinato nell’ambito del
procedimento di VIA.
Nell’ambito delle procedure di VIA la norma prevede le fasi di verifica, specificazione dei
contenuti e valutazione.
Il provvedimento di VIA è efficace per un massimo di 3 anni a decorrere dalla data di
autorizzazione definitiva del progetto salvo l’ottenimento di specifica proroga 247.
9.3. Scadenze
9.4. Documenti
Fattispecie Sanzione
• Realizzazione di opere senza la procedura di demolizione e ripristino ambientale
VIA (L.R. 40/1998, art. 21.2)
• Inosservanza delle prescrizioni contenute nella
VIA e successivo mancato adeguamento (L.R.
40/1998, art. 21.3-4)
247
D.G.R. 7 novembre 2011, n. 55-2851
10.2. Regolamentazione
La competenza per il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale a livello locale è attribuita
alla Provincia.
La DGR 85-10404 del dicembre 2008 ha modificato le modalità di calcolo, stabilite con decreto
ministeriale, delle tariffe relative alle istruttorie per il rilascio dell’Autorizzazione Integrata
Ambientale ed ai controlli correlati.
10.3. Scadenze
10.4. Documenti