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di Angelo Morbelti
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paces ar arLE LAVOBRATRICLE NELLE BISAIE
DI FINE 600 BAPPRESENTATE DA
ANGELO MORBELLI
Giuseppe Sarasso
Accademia di Agricoltura di Torino
I, LECONDIZIONI ECONOMICHE DELLA
RISICOLTURA A FINE "800
Tturbinoso susseguirsi degli eventi politici, mi-
del XIX
oni epocali nella risicoltura
piemontese, in gran parte innescate dalle attivita
di Camillo Benso, conte di Cavour. attivo in agri-
coltura ¢ poi in politica. Come confessd nei suoi
diari, dapprima per necesita, ¢ poi per passione,
assunse dal 1835 la responsabilita delle tenute ri-
sicole di famiglia a Leri e Montaruceo. La sua ap:
profondita formazione tecnico-scientificalo por-
toarivoluzionare lagestione delle terreafhidategli
da latifondo ad agricoltura moderna e produttiva
Le molteplici innovazioni introdotte furono dap-
prima viste con sospetto, poi lentamente apprez~
zate ed imitate’. Anche in conseguenza delle leggi
Siecardi del 9 aprile 1850 n. 1013 e 5 giugno 1850
n, 1037
litari ed economici della seconda met
secolo caus mut
she abolirono i privilegi della manomor-
ta, Vattivita agricola di taglio imprenditoriale si
espanse a scapito del latifondo: se ad inizio "Boo.
questo copriva il 26% delle superfici coltivate,
alla fine del secolo si era ridotto al 17.4%. L’a~
pertura del Ganale Cavour, nel 1866, fortemente
yoluta dal Conte, forni abbondanza d’acqua tale
da permettere l'espansione delle risaie piemon-
tesie lombarde da 143 a.235 mila ettari. La grande
richiesta di riso proveniente dall’estero poteva
essere soddisfatta dall'economico trasporto a
Genova. grazie alla rete ferroviaria, anche que-
sta fortemente voluta da Cavour. La risicoltura
richiedeva allora una notevole quantita di lavoro.
particolarmente a fine primavera ~ inizio esta
te. per l'estirpazione manuale delle malerbe: la
"monda
Lineremento della popolazione della
zona, che pud essere rappresentata da un cam:
pione del circondario Vercellese’ in quegli anni
fu significativo (da 113.000 a 166.000), ma non
tanto da coprire il fabbisogno stagionale dell'in-
cremento delle risaie. I! rectutamento di ulteriori
mondariso si espanse dai luoghi del Biellese del
vicino Monferrato all’Appennino ligure per rag-
giungere quello Emiliano-Romagnolo,
La fortuna economica della risicoltura non
durdalungo: apertura del Canale di Suezavvenu-
ta nel 1869 permise l'avvio graduale dell'impor-
tazione di riso asiatico nel bacino Mediterraneo. a
costi concorrenziali con il prodotto padano. Ase
guito della concorrenza asiatica, i prezzi del riso-
ne si ridussero da 500 lire per tonnellata (1880),a
190 nel 1goo. I canoni d’affitto si ridussero nello
stesso periodo del 35%. Alle difficolta economi-
che, si aggiunsero anche quelle produttive: tra il
1880 ed il 1885 situazioni climatiche favorevoli
alla virulenza della principale malattia fungina
87Giuseppe Sarasso
in apertura
1. Andrea Tarcheti, Mondine, 1909-1912 63,
Vercelli, Museo Borgogna.
Archivio Ftografico Stereo, Fondo Tarchett
che colpisce il riso. il “brusone”, falcidiarono i
raccolti. La superficie coltivata a riso inia
fase di declino, che la porté dai 210 mila ettari nel
1880. a 175 mila nel 1900. La crisi si ripercosse
anche sui lavoratori, con minor
e conseguente riduzione dei salar
una
‘hiesta di lavoro
Il. LE CONDIZIONI ECONOMICHE DEI
LAVORATORI DI CAMPAGNA,
Quando non esisteva la contrattazione collettiva.
isalari venivano stabiliti dal rapporto tra doman-
da ed offerta. con cadenza annuale per i
ed addirittura mensile o settimanale per gli
gionali, in funzione della richiesta e dell'urgenza
dei lavori, ¢ dell'offerta di prestazioni. La facilita
di trovare lavoro, favorita dalla costruzione della
rete ferroviaria piemontese tra il 1850 ed il 1861.
€ poi dai cantieri del Canale Cavour e dei suoi di-
ramatori fino al 1870, era un ricordo del passato.
‘La paga annua di un boaro, computata aggiungen-
do al salario la traduzione in moneta delle corre-
sponsioni in natura (uso della casa ¢ fornitura di
quantita determinate di legna da ardere, cereali,
Giritti di allevare animali da cortile), ammonta-
va negli ultimi anni dell'Boo a 559 lire. il 13% in
meno rispetto al decennio precedente’. Se lo ri-
portiamo in valore reale, un salario annuo equi
valeva a poco meno di 3 tonnellate di risone, cirea
800 euro di oggi. Ai tempi le giornate lavorative
del boaro, impegnato per 365 giorni all'anno ad
accudire gli animali a lui affidati, erano lunghis-
sime: dalla sveglia del mattino fissata alle 4 fino
al tramonto, con le pause necessarie ai buoi per
Valimentazione e la ruminazione. Unico privile-
lariati
88
gio dei boari, dei cavallanti. dei mungitori e degli
addetti alla regolazione delle acque (prataioli o
campari). era quello di ‘0 fisso tutto
anno, mentre i manovali erano ing
rere un lav
nata, in funzione delle necessita aziendali
In tempi di pace, al lavoro femminile erano
riservati compiti specifici
torie della semina per riso. grano € granoturco.
lativa distruzione del
zappature prepara
sarchiatura del mais con r
Ie infestanti, monda del riso (fig. 1). mietitura di
grano ¢ riso, lavori complementari sull'aia per
essiceare il iso. Nel periodo invernale potevano
dedicarsi interamente ai lavori domestici
Normalmente i lavori che richiedevano ghi
sforzi fisici maggiori. quale 'uso del badile, il ca
rico, trasporto ¢ scarico dei materiali, 'impiego
degli animali da traino, erano riservati agli uomi~
npi di guerra, che nell’80o e nella prima
meta del "900 sono
diradava la presenza di uomini validi, ¢ le donne
venivano assoggettate ad ogni tipo di lavoro pe
sante. Generalmente le aziende facevano conto
sulle donne locali, residenti nelle cascine 0 nei
stati purtroppo frequenti, si
paesi vicini; solamente nei mesi di giugno-luglio,
ai tempi della monda, ed in minor misura per Ja
raccolta del riso, che ai tempi si eseguiva tra meta
agosto ¢ fine settembre, la forza lavoro scarseg-
giava, quindi ricorrevano alle “forestiere”, Que-
ste, generalmente residenti nelle zone pit pove-
re delle montagne circostanti, si rassegnavano a
lasciare le famiglie per una quarantina di giorni,
per tornare a casa con poche lire ed un sacco di
riso lavorato, preziosissimo per sfamare la fami-
glia durante il lungo inverno, a complementodel-
le scorte di patate e castagne raccolte in loco, ¢ del
latte dei miseri armenti posseduti. Erano in parte2 Andrea Tarchet, Mondline. 909-1912 60
Vercelli. Museo Rorgogna
Archivio Fotografee Store, Fondo Tarchet
donne non ancora sposate o non ancora madri, ed
in parte giovani madri che lasciavano alle nonne
la custodia dei bambini svezzati, per reearsi in ri-
saia, dove apprendevano rapidamente un lavoro
nuovo, che non trovavano eccessivamente gravo-
so dal punto di vista dello sforzo fisico, al quale
erano avvezze fin da piccole. Pit difficile per loro
adattarsi alla fauna della risaia, costituita da nu-
d altri acquatici
goli di molesti insetti volanti,
che praticano morsi molto dolorosi ai piedi scalzi,
per non parlare del ribrezzo causato dalle bisce €
dalle sanguisughe nelle quali spesso si imbatteva-
no, e del conereto rischio di contrarre la malaria.
I salari delle mondariso erano allineati a
quelli dei lavoratori di risaia: nei mesi da aprile a
luglio, che prevedevano l'impegno di manodope-
ra femminile, il salario medio fu di 1,30 lire per
Yultimo quinquennio dell’80o € di 1,54 lire per il
primo quinquennio del "goo.
I dettaglio mensile riporta per il 1go1 un
salario giornaliero di lire 0,70 a marzo, 0,80 ad
aprile, 1,16 a maggio, 1,85 a giugno, 1.70 a luglio,
0,80 a settembre ed ottobre’.
A Trino Vercellese il 29 maggio 1898 fu pub-
By)Giuseppe Sarasso
blicato un manifesto tendente a reclutare monda-
riso offrendo 80 centesimi al giorno. Il tentativo
ebbe grande risonanza, scatend immediatamente
una manifestazione, che ottenne la correzione
della paga in 1,25 lire”. Sele 1.25 lire sembrano un
miglioramento importante rispetto agli 80 cente-
simi, equivalevano peré allora a 6.5 kg di risone
grezzo, che oggi valgono a malapena 1.95 €.
Con tali premesse. V'ultimo decennio
dell’B00 vide un continuo succedersi di riven-
dicazioni, avanzate a livello locale in modo di
sorganizzato. Inizid un periodo di confusione,
con patti accettati da alcuni e rigettati da altri
subito dopo. con continui scioperi e manife-
stazioni che spesso sconfinavano in tumulti
Questo si protrasse nel secolo successive, pra~
ticamente fino allo scoppio della grande guerra,
per riprendere nel primo dopoguerra. Si tentd
di costituire una rappresentanza dei lavorato-
ri, con la nascita delle Camere del Lavoro, che
tardarono ad essere riconosciute. Erano termi-
nati i tempi del Conte di Cavour che, pur trat-
tandoli con paternalismo, chiamava “sudditi” i
suoi dipendenti, Il termine dialettale vercellese
per indicare i salariati agricoli era “sciavandé”,
da “sclavus”, retaggio degli antichi servi della
gleba. Cli agrari, per lo meno quelli pitt lungi-
miranti, avevano compreso Vineluttabilita del
mutamento, ed il 30 aprile 1901 fondarono una
loro Associazione che raccolse all'inizio trecen-
to grandi proprietari. Nel mese di agosto deci-
sero di iserivere i loro salariati alla Cassa Nazio-
nale di previdenza per la vecchiaia ed invalidita
dal lavoro* ¢ nel dicembre 1902 fondarono una
Cassa Mutua Cooperativa contro gli infortuni
dei lavoratori della terra’. La nuova Associazio-
go
ne operd anche per contrapporre una unica voce
alle richieste operaic, missione che non sempre
riusel, a causa di divisioni interne. A pochi anni
dalla nascita, fu messa alla prova dagli sciope
ri del 1906, quando alle rivendicazioni salariali
si uni la richiesta della riduzione dell’orario di
lavoro ad 8 ore" (fig. 9, p. 82). Daun lato si con
trattavano aumenti salariali e riduzioni d’orario,
con i rappresentanti dei lavoratori, dall'altro
si arruolavano maestranze a basso costo dalla
Lombardia e si chiedeva l'intervento della forza
pubblica per difenderle dagli seioperanti loca
Ii, che tentavano di impedirne il trasferimento
nelle aziende!
IIL LE CONDIZIONI SANITARIE DEI
LAVORATORI DELLE CAMPAGN
Le conoscenze scientifiche sui microrganismi pa-
togeni conobbero grandi progressi nella seconda
meta dell’8oo; la divulgazione fu molto lenta
tardo a raggiungere gli abitanti delle campagne,
per cui a fine secolo la situazione sanitaria degli
addetti all'agricoltura era ancora disastrosa. La
fatiscenza delle abitazioni. la scarsa alimenta~
zione, i turni di lavoro estenuanti, la carenza di
norme igieniche delle persone, degli animali a
levati, della conservazione degli alimenti e delle
acque potabili, costituivano un quadro sanitario
desolante: le febbri tifoidee endemiche. le epide-
mie di colera frequenti, la tubercolosi, la brucel-
Josi, la pellagra causavano mortalita clevatissime
ed una vita media molto breve. La Legge Cantelli
emanata il 12/06/1866, stabiliva le prime norme
per rimediare alla situazione: manutenzione deiFuvassi
fossi di scolo per prosciugare le risaie in assenza
della coltura; per le cascine costruzioni € cortili
rialzati rispetto ai campis pozzi per 'acqua pota~
bile impermeabilizzati da infiltrazioni laterali
¢ siti ad almeno 10 metri da latrine e concimaie,
Quando opinione comune attribuiva la malaria
fu introdotto il di
risaia la prima ora dopo 'alba ¢ ultima prima
del tramonto, quando aleggia la nebbiolina, La
durata del giorno nel mese di giugno alle nostre
Jatitudin
ai “miasmi jeto di lavoro in
supera le 15 ore e mezza. Detraendo le
consuetudinarie tre ore di riposo, e le due vietate
Li LavonATRECL ELLE RISATE
dalla legge, orario di lavoro ai tempi di Morbelli
comprendeva 10 ore abbondanti; dove la norma
non era rispettata, le ore
cessivamente, t
ano ancora 12. Suc
a il 1go1 ed il 1g, fu promulgata
una lunga serie di preserizioni riguardo al miglio-
ramento delle condizioni sanitarie degli abitanti
delle campag
Le scope
laria, ¢ I
fe riguardanti il legame zanzare-ma-
odalita della diffusione della malat
tia, vennero applicate solo a partire dal 1go1. In
quell’anno Ospedale di Vercelli ricoverd 400
malariei, quello di Novara 500"
ouGiuseppe Sarasso
IV. IL DILEMMA SUL TIPO DI LAVORO
COMPIUTO DALLE RISAIOLE RITRATTE DAL
MORBELLI: MONDA O TRAPIANTO?
Irisicoltori odierni che ammirano i dipinti di An-
gelo Morbelli forniscono interpretazioni divergenti
al dilemma, focalizzando la loro attenzione su alcu-
ni particolari tecnici. a volte in contrasto tra loro
Volendo forzatamente attribuire alla rappre
sentazione pittorica una valenza documentale di
tipo agronomico, probabilmente estranea agli in-
teressi del pittore, possiamo attingere a confronti
con fotografie dellepoca, ed a fonti documentali
ufficiali, senza pretendere di dirimere con asso-
uta certezza tutti i dubbi
IV.1 I trapianto: procedure
All'epoca la presenza della stalla era indispensa-
bile, quale unica fonte di concime per i terreni.
edi buoi come forza di traino per tutte le lavora-
zioni (I'utilizzo dei cavalli in risicoltura era solo
agli esordi). Erano quindi d’obbligo ampie ro-
tazioni, specie con le foraggiere, per alimentare
il bestiame. Le esigenze economiche all’ opposto
spingevano ad estendere nella rotazione la su-
perficie del riso, raccolto da reddito, a scapito
delle colture da foraggio: entrambe le ragioni
potevano essere contemperate mediante la pra-
tica del trapianto.
Per eseguire il trapianto su di una data su-
perficie, occorre seminare in aprile il riso molto
Litto su di un decimo della medesima. Si riesce
cosi, negli altri nove decimi, a raccogliere ai
primi di giugno il miglior foraggio dell’annata.
Dopo averlo asportato ed aver preparato ed al
lagato il terreno, il lavoro del trapianto prevede
92
quindi di estirpare tutte le piantine di riso del
vivaio, che nel frattempo avranno raggiunto V'al-
-40 cm, di raccoglierle e legarle in
mazzetti, che verranno depositati con le radici
nell'acqua. Suecessivamente senza indugi i maz
tezza di 3
zetti vanno trasportati nella zona da trapianta-
re, € distribuiti uniformemente, sempre con le
radici nell’acqua. Qui entrano in azione gli ad
detti alla messa a dimora delle piantine. Questi
evano sovente gruppi di trapiantatori uomini
aggregatisi in squadre. che lavoravano a cotti
mo. lucrando stipendi superiori a quelli dei la
voratori subordinati, Nei restanti casi, anche le
donne, in genere le pit giovani ed abili scelte tra
le squadre di mondariso, si occupavano del tra
pianto. Tenendo un mazzetto in una mano, con
particolari mosse dellaltra mano prendevano
cespi di quattro 0
cavano nel terreno. Per questo la postura pre
vedeva di camminare con entrambe le braccia
protese verso terra. Si regolavano in modo da
que piantine e li confie-
conficcare 18 0 20 cespi al metro quadrato, ne
cessari ad ottenere il massimo della produzio-
ne. Chi scrive conserva ancora gelosamente un
riquadro costituito da 4 asticelle di legno, che il
nonno usava lanciare piit volte a caso nella risaia
dove il trapianto era stato completato, per verifi-
care il corretto numero di cespi e piantine messe
a dimora a metro quadro, prima di corrisponde-
re il prezzo pattuito per il cottimo. I trapianta-
tori (trapiantini nel gergo locale) procedevano
allineati all'interno delle prose (porzioni di ter-
reno delimitate da scoline, distanti tra loro otto
metri), € si spostavano arretrando, per evitare di
calpestare ¢ sradicare le piantine appena messe
adimora (fig. 3-4). Generalmente la risaia tra-4. Trapuantine atk
Archivio dntonio Finasss
Le LAVORATRICE NELLE RISATE
piantata richiedeva un suecessivo lavoro ridotto
di monda, e forniva un buon raccolto, in aggiun
taa quello di foraggio
IV.2. La monda: procedure
La monda, eseguita tra i primi giorni di giugno €
lameta diluglio, consiste nello sradicamento del-
le infestanti cresciute spontaneamente in mezzo
al riso, seminato a spaglio nella seconda me
aprile, Giovanni Jacometti nel 1912 deserisse 150
specie di infestanti, misurando la loro capacita di
disseminazione". Il controllo delle infestanti &
sempre stato, ¢ lo @ ancora oggi. indispensabile
per la coltivazione del riso, pena la perdita par-
ziale od anche totale del raccolto. Le infestanti
sradicate non possono essere abbandonate tra le
piantine di riso, dove ricaccerebbero immedia~
tamente, vanificando il lavoro. Vengono invece
passate di mano in mano alla mondina pitt vicina
alla scolina, che ve le deposita capovolte, con le
radici in aria, per ostacolare il ricaccio ela temuta
riproduzione di seme. Le mondine schierate tra
unascolinae
tra, in genere una decina, devono
quindi, come per il trapianto, procedere allinea
te. Questo avviene sia per ragioni squisitamente
tecniche, sia per dettare a tutti i lavoratori ritmi
uniformi, ben prima del lavoro a catena applica
to da Henry Ford. La monda veniva praticata dai
primi di giugno a meta luglio, pertanto la vegeta~
zione del riso cambiava radicalmente il modo di
presentarsi durante la stagione (fig. 2. inizio giu-
gno; fig. 1, meta luglio).
1V.3 Notizie storiche sul trapianto
I primi esperimenti di trapianto eseguiti in Ita
lia sono riportati da Romeo Piacco", ed effettuati
93Giuseppe Sarasso
da: Ing. G. Montani, Terdobbiate (NO) nel 1876.
Dr. L. Bono. luogo imprecisato del Lodigiano nel
1877-1879. Bentivoglio di Settala (MI) e Fagnani
della Graziosa (NO) nel 1900-1903. L’ostacolo
principale alla diffusione della nuova tecnica fu
indicato di quei pionieri nel costo eccessivo della
manodopera necessaria. Piacco commenta che.
nonostante avessero riscontrato vantaggi agro-
nomici,