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Abbazia Delle Tre Fontane
Abbazia Delle Tre Fontane
Telefono 06 5401655
Fax 06 5413395
www.abbaziatrefontane.it
info@abbaziatrefontane.it
Ospitalità: sì
L’Abbazia
Il monastero greco-armeno
Come attesta il Liber Pontificalis, alla fine dell'VIII secolo il monastero e la chiesa
andarono a fuoco, e furono da questo stesso papa restaurati e nuovamente dotati, ed anche
i papi successivi, tra il IX e il XII secolo mostrarono con donazioni il loro favore per il
monastero. La rilevanza dell'istituzione nell'assetto feudale della Chiesa dell'epoca è
ulteriormente segnalata dall'attribuzione al monastero di feudi nella Maremma toscana
(Ansedonia, Orbetello, il monte Argentario, l'isola del Giglio), attraverso un'apocrifa
donazione di Carlo Magno.
L'abbazia cluniacense
Alla fine dell'XI secolo, forse perché il monastero armeno era effettivamente decaduto o
perché i cluniacensi stavano diventando il più potente ordine monastico del tempo e il
papa aveva bisogno di alleati potenti nella sua lotta contro l'imperatore, o per tutti questi
motivi insieme, sta di fatto che Gregorio VII affidò a quest'ordine, attorno al 1080,
l'abbazia e i suoi possedimenti.
Pochi decenni dopo tuttavia, nel 1140, il monastero fu tolto da Innocenzo II ai cluniacensi
(che avevano assecondato lo scisma di Anacleto II) ed assegnato ai cistercensi.
L'abbazia cistercense
I Trappisti
Il monastero fortificato
LE TRE CHIESE
La chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio alle Tre Fontane è una chiesa di Roma, nel
quartiere Ardeatino, all’interno del complesso abbaziale delle Tre Fontane, di cui
rappresenta la chiesa principale.
Storia
Arte
« …furono dipinti coi cartoni di Raffaello e si pretende inoltre che siano copie di quelli
famosissimi dipinti dal Sanzio nel Vaticano entro la sala detta de' chiaroscuri. »
La principale delle tradizioni collegate all'abbazia è quella che indica la valle come luogo
della decapitazione di san Paolo, il 29 giugno del 67: la testa, cadendo a terra, avrebbe fatto
tre rimbalzi, da ognuno dei quali sarebbe scaturita una fonte. Prevalse poi la tradizione che
voleva la decapitazione di san Paolo avvenuta lungo la via Ostiense, nel luogo dove fu poi
sepolto e fu costruita in epoca costantiniana la basilica di San Paolo fuori le mura. Ad
aquas salvias sorse comunque, in tempi antichi, un oratorio che ricordava la decapitazione
e fondava la connessa leggenda.
È questo il punto focale originario del sito. Se ne descrive l'origine con le parole
dell'Armellini:
« Negli atti anonimi greci dati in luce dal Tischendorff, non solo si legge che s. Paolo fu
decapitato nella massa appellata ad Aquas Salvias, ma vi si aggiunge che il martirio
avvenne presso un pino. Benché apocrifo questo documento e ripieno di leggende, pure è
scrittura assai antica e deve, come è ovvio comprendersi, meritare fede almeno nella parte
che riguarda le notizie dei luoghi. Ora non sono molti anni, scavandosi dai rr. pp. trappisti
non lungi dalla chiesa suddetta per un serbatoio d' acqua, si rinvenne a grande profondità
del suolo un ripostiglio di monete antiche, precisamente dell'impero di Nerone, e molti
frutti di pino (pigne), che l' azione del tempo aveva quasi fossilizzati. Una tale scoperta,
della quale io detti un cenno nella Cronachetta mensuale, mi pare di qualche importanza in
ordine alla circostanza narrata dagli atti suddetti dell'albero di pino sotto cui sarebbe stato
decollato s. Paolo.
In un angolo della medesima si conserva un frammento di colonna appartenuto forse all'
antica basilica, sul quale, secondo una tradizione, sarebbe stato decapitato l' Apostolo »
Nel 1599 il cardinale Pietro Aldobrandini fece rifare interamente l'oratorio da Giacomo
della Porta, su una pianta molto semplice ad unica navata trasversale con due cappelle
laterali, lungo la quale tre nicchie ospitano le tre fonti (dove però l'acqua non scorre più dal
1950). Nel vestibolo è stato conservato l'impianto antico dell'oratorio e, sul pavimento, il
mosaico precedente alla ricostruzione cinquecentesca. Un altro mosaico più ampio con le
immagini delle Quattro stagioni, proveniente dal mitreo imperiale di Ostia, fu installato
nella navata centrale con il restauro ottocentesco.
Sull'altare della cappella di sinistra era installata la Crocifissione di Guido Reni, trasferita a
Parigi dai francesi nel 1797. Quando fu recuperata, venne allocata alla Pinacoteca Vaticana:
la pala attualmente in loco è una copia.
Nel sito esisteva fin dai primi secoli un altro oratorio, dedicato alla Madonna, costruito su
una cripta dove si diceva sepolto il tribuno Zenone con i suoi 10.203 soldati, mandati a
morte da Diocleziano dopo aver costruito le grandi terme.
A sinistra dell'altare della cripta, una finestrella lascia vedere un altare pagano dedicato
alla dea Dia, divinità agricola romana cui tributavano culto gli Arvali; dall'analoga
finestrella a destra si vedono le tracce di un antico cimitero cristiano, considerato l'ultima
prigione di san Paolo prima della decapitazione.
Il nome Scala Coeli, iscritto anche sulla porta, nasce da una visione avuta nel 1138 dal
fondatore dei cistercensi Bernardo di Chiaravalle, nella quale la Madonna accoglieva le
anime dei defunti che salivano in cielo lungo una scala.
L'oratorio crollò alla fine del XVI secolo, e la sua ricostruzione ex novo fu affidata dal
cardinale Alessandro Farnese a Giacomo Della Porta, che realizzò, tra il 1582 e il 1584,
l'attuale elegante cappella a pianta ottagonale.
La Comunità
Orario