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Poetry by the planeT

Il volume è parte di progetti


dell’Associazione Culturale Pellicano

Per saperne di più sull’autore:


https://es.wikipedia.org/wiki/Fernando_Rendón

Titolo originale: ¿Cuál era la pregunta?


Traduzione dallo spagnolo di Antonino Caponnetto
© 2016, http://www.associazionepellicano.com/
collana Poetry by the Planet, a cura di Antonino Caponnetto
Immagine copertina:
Fernando Rendón

Qual era la domanda?


Poesie 1986-2016

Traduzione e nota di Antonino Caponnetto


Una breve nota sulla poesia di Fernando Rendón

Davanti a una raccolta antologica come questa di Fernando Ren-


dón, che finora (salvo un libretto edito a suo tempo da Franco Rosso
Editore) mancava nel panorama poetico italiano dei grandi poeti stra-
nieri contemporanei, chi si propone di tradurne i versi nella nostra lin-
gua, sa fin dal primo istante che il proprio lavoro sarà quello di colui che
per edificare deve anche distruggere, che per poter compiere il proprio
atto d’amore deve anche tradire l’oggetto amato. Che significa tradurre?
Per rispondere alla maniera di Rendón, potremmo semplicemente dire:
si sa e non si sa.
Accade peraltro che, curiosamente, il costante dubitare di chi
traduce si rispecchi lungo l’intero libro in quell’altro dubitare che è pro-
prio di questi versi anche nella loro stesura originale. Direi che, in que-
sto specifico caso, il motto cartesiano: Cogito ergo sum, non possa che
intendersi come: Dubito dunque sono. Si tratta, qui, di un dubbio che
implica il coesistere dei contrari e, con questi, di quelle contraddizioni
che inevitabilmente provengono dalla finitezza della parola. Occorre
tener presente che quanto il nostro poeta ci offre è umano, troppo umano
perché egli possa prescindere dal coniugare insieme parola e silenzio.
D’altra parte, facendo nostre la parole di Miguel de Unamuno, possia-
mo ripetere qui che se un uomo non si contraddice mai, forse è perché non
dice mai nulla.
Malgrado questo, o meglio proprio per questo, l’uomo che è nel
poeta accetterà sempre, con tutta la propria consapevolezza, di spender-
si per tutti come per sé, di vivere il pericoloso e inevitabile azzardo di
parlare a tutti tramite la poesia che da lui scaturisce, e come una forza
misteriosa ne permea e possiede ogni fibra del corpo, ogni angolo dell’a-
nima. Sì, la poesia può appartenere al suo poeta, ma solo fino a quando
non appartenga a tutti.

Quanto abbiamo appena detto vale sempre, non solo rispetto


a questo libro, per tutta la poesia di Fernando Rendón. Una poesia,
la sua, che attraversa i miti, le culture, la storia dei popoli, ripercorre
le origini della vita sulla terra, immergendosi e trascinando il lettore

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in un spaziotempo simultaneamente leggendario e reale, primordiale e
contemporaneo.
Il poeta che, con rispetto e ironia, dà del lei (usted) all’Aria con
l’iniziale maiuscola:

Aria che viene oggi e domani non torna / che arriva senza che nes-
suno mai le dica entri pure

Il poeta che dà del lei a quell’uomo di Cro-Magnon che egli


identifica con Enkiddu (amico e protettore di Gilgameš, lo storico re di
Uruk ed eroe della leggendaria Epopea). A Enkiddu il poeta chiede di
impegnarsi in una sorta di partecipe presenza panica (nel senso greco
antico del termine), e infine, ormai annientato il prepotere della città di
Uruk, di superarlo in noi e insieme a noi:

Lei, esimio signore, cromagnon giunto felicemente fino alle nostre


epoche deserte non appartiene solo alle tavolette d’argilla ittite. Continui
ancora a vivere nei tantissimi spiriti della vegetazione.
[...]
Venga e sia irriducibile in noi, in una terra unica ormai libera
dall’oppressione di Uruk. Scavalchi ogni confine, lasci che si rifletta nel
suo sguardo la fertile promessa, la primordiale libertà, il possesso totale del
vigore terrestre, del vigore celeste.

I simboli sono, con chiarezza e drammaticamente, talvolta con


sottilissima ironia, sempre riconducibili al presente, essi portano in sé
quelle alte aspettative che confidano con tutta la loro forza (concreta ep-
pure intrisa di desiderio) nella rinascita del bene per gli umani come per
ogni forma che ha vita, persistenza - e anima - nel mondo e nel cosmo.

Proprio per la variegata densità della materia così profondamente


indagata, il linguaggio poetico di Fernando Rendón, per sua intrinseca
necessità, personifica e umanizza gli elementi, gli esseri, gli oggetti. Per-
fino i concetti, le idee, le categorie, siano esse filosofiche o psicologiche,
sociologiche o storiche, o altro. ogni significante si anima attraverso la
poesia, aderendo a significati che, pur nella loro singolarità, sono tali

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che ciascuno di essi riesce a contenere in sé una potenza semantico-e-
spressiva molteplice. In questi straordinari versi le vicende, gli uomini
e i miti del passato (quelli di molti popoli), dai primordi ai nostri gior-
ni, vivono e ripercorrono, in noi, un’umanissima contemporaneità, essi
sono ad un tempo l’essere e il mondo, e noi lettori ne siamo consape-
volmente abitati, mentre allo stesso tempo li abitiamo - questo il poeta
ci chiede - con l’intensità e la forza di una coscienza individuale sempre
vigile e attenta. Si tratta di una coscienza che, sempre, in sé aspira a farsi
collettiva e universale. E i versi di Fernando mostrano proprio - con una
chiarezza majakovskijanamente abbacinante - per chi attraversi fino in
fondo questo libro, il carattere assai complesso del linguaggio poetico
del nostro Autore.
Credo che la Weltanschauung di Fernando Rendón, almeno dal
punto di vista meramente razionale, sia tutt’altro che idealistica. Tut-
tavia tale concezione è profondamente permeata da una stupefacente
idealità, come si addice a un uomo attraverso il quale la poesia vive e si
manifesta.
Sono inoltre convinto che la grande tensione del nostro Autore
verso ciò che attiene allo Spirito, si fondi anch’essa su un pensiero non
idealistico e che egli abbia dell’essere una concezione deontologica, vale
a dire, che egli viva l’essere come un dover-essere. Se questo davvero
attiene al pensiero dell’uomo Rendón, la sua grandissima sensibilità di
poeta non può che esserne altamente valorizzata e accresciuta, il suo
fraterno e umano sentire non può che uscirne arricchito e potenziato.
Il linguaggio poetico di Fernando è davvero considerevole, den-
sissimo di significati fecondi. Il tessuto semantico-espressivo da cui esso
si dipana, e a cui ritorna, è a un tempo evocativo ed epico, intimo e
affabulatorio, altamente simbolico e gravido di sorprendenti metafore,
eppure i suoi destinatari vi leggono il loro difficile presente, mentre il
sogno di un futuro vivibile e libero vi prende forma e corpo, renden-
done assai alto il valore poetico, culturale e, oso dire, antropologico. E
tutto ciò non può che asseverarne la profetica universalità spirituale.

Credo - e lo ribadisco qui con altre parole - che in Fernando Ren-


dón poesia e vita coincidano fra loro in una grande unica aspirazione, la
più degna da immaginare per ognuno di noi: che l’essere umano possa

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finalmente liberarsi dalla paura e dalla costrizione (o se si vuole, dalla
coazione a ripetere), sapendo bene che ciascun individuo può realizzare
questo grande sogno soltanto insieme agli altri, in quanto parte di una
totalità umana quotidianamente consapevole e ormai pronta a incon-
trarsi con il proprio Tutto, il quale ci contiene eppure ci trascende.

Un libro necessario, per me, questo, sul cui valore intrinseco,


non ho dubbi né remore, un’opera antologica che permetterà agli ita-
liani di accostarsi, anche attraverso la lingua originale, a una poesia e a
un poeta la cui lettura non potrà che essere fonte di gioia per chi ama
profondamente la grande poesia.

Credo inoltre che, chi si avventurerà nella lettura di questo poeta


così umanamente vicino, non potrà evitare di sentirsi sospinto verso
nuovi e più intensi approfondimenti della sua poesia.

Antonino Caponnetto, 10 agosto 2016.

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a Gloria Chvatal
-Fernando Rendón-

De “Contrahistoria”

Coro en un sueño

Dulce es el color del cielo
Y también el rostro del océano
Pero es más dulce tu imagen

Dulce es el canto de la lluvia


Y también el susurro de los bosques bailarines
Pero es más bello nuestro canto

Paisaje

A mi me visita la historia en el exilio.

En mi destierro, como marejada de viento pasa la visión de


interminables ciclos.

Se suceden hordas de invasores y esclavos, colosales bestias


mitológicas, legiones de exploradores que se descubren mutuamente
reclamando la supremacía con estruendo de tempestades,
hombres y mujeres urdiendo ardides, preparando sutiles venenos,
empleando el ingenio para armar el brazo de la muerte.

Junto a mi ventana pestes y atávicos terrores, salvajes guerras genocidas


por dogma y aniquilación sin tasa.

Sin embargo, he decidido cerrar las celosías para no ver cruzar


tu derrota, renegada especie de suicidas.

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-Qual era la domanda?-

Da “Contrahistoria”

Coro in un sogno

Dolce è il colore del cielo
E così pure il volto dell’oceano
Ma più dolce è la tua immagine

Dolce è il canto della pioggia


E perfino il sussurro dei boschi ballerini
Ma più bello è il nostro canto

Paesaggio

Mi visita la storia nell’esilio.

Nel mio espatrio, come mareggiata di vento trascorre la visione di


cicli interminabili.

Si succedono orde d’invasori e di schiavi, di colossali bestie


mitologiche, torme di esploratori, l’uno che scopre l’altro, e viceversa,
ognuno reclamando il dominio con furente fragore di tempeste,
uomini e donne a complottare inganni, a preparare sottili veleni,
ad acuire l’ingegno per armare la mano della morte.

Proprio alla mia finestra pestilenze e atavici terrori, selvagge guerre


genocide per dogma e annientamento a costo zero.

Tuttavia, ho deciso di chiuder le persiane per non vederla compiersi,


la tua disfatta, o specie rinnegata di suicidi.

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-Fernando Rendón-

Quiromancia

“Cada que te asomas a un siglo ves


a los hombres esperando con armas”.

La mano signada “M”


que toma la vastedad del durazno
Y aferra se apropia detiene
La mano que deniega el roce suave

La mano invisible que tala


La mano que daña
La mano que empuña el bastón

La mano que recuerda el destino estrecho


De hombres incontables como hormigas
Inscritos en las filas del concepto
La mano que atraviesa los tiempos

La mano invisible que tala


La mano que daña
La mano que empuña el bastón

La mano que aprisiona al amor


La mano que aplaude la muerte
La mano que echa el cerrojo
Crispada pálida estéril
La mano que recibe los denarios

Esa mano muéstramela


Y yo te diré dónde y cómo
Termina la línea de su vida

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-Qual era la domanda?-

Chiromanzia

“Ogni volta che ti affacci a un secolo vedi


gli uomini armati in attesa”.

La mano segnata con la “M”


che assume l’estensione di una pesca
E afferra si appropria trattiene
La mano che nega il docile contatto

L’invisibile mano che annienta


La mano che guasta
La mano che impugna il bastone

La mano che rievoca il destino angusto


Di uomini innumerevoli come formiche
Iscritti nelle file del concetto
La mano che attraversa i tempi

L’invisibile mano che annienta


La mano che guasta
La mano che impugna il bastone

La mano che imprigiona l’amore


La mano che applaude la morte
La mano che chiude con il catenaccio
Contratta pallida sterile
La mano che accetta i denari

Codesta mano mostramela


E io ti dirò dove e come
Termina la sua linea della vita

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-Fernando Rendón-

África
Se viaja sin moverse

Los ritmos del tigre del lago Nyassa, gravemente herido, se desordenan.
El agua del río no adelanta a sí misma.

Casi ha muerto su especie entre sordos rugidos.


Sólo que a la vez es un feroz cazador de sí mismo.

La pesadilla de la que debe despertar, originada por su cercanía a las líneas


ferroviarias del hombre, ha alterado su canto adentro.

Ya no lo escucha, gime. Insensibilizado como un iceberg, no puede


olfatear más que el vacío, lejos de su bosque encantado.

Sólo cierta densa imagen que despunta veloz como la luna plateada en
la noche del tigre del lago Nyassa, fruto de un tardío azar, lo retornará
instintivamente a la sensación de ser centro de sí, aún en el momento
fatal.

Abrirá otra vez los ojos al infinito, al anuncio de la primavera más larga
de sus días, un sol llameante que narcotiza sus heridas renovando la
calma, y el gozo descendiendo como lenta catarata de agua blanca desde
su pecho, irrigando el resto de su cuerpo para siempre.

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-Qual era la domanda?-

Africa
Si viaggia senza muoversi

I ritmi della tigre del lago Niassa, gravemente ferita, si disordinano.


L’acqua del fiume non supera se stessa.

Tra sordi ruggiti quasi s’è estinta la sua specie.


Solo perché la tigre è nel contempo feroce cacciatrice di se stessa.

L’incubo da cui deve risvegliarsi, dovuto alla sua vicinanza alle strade ferrate
dell’uomo, nel profondo ha mutato il suo canto.

Già non lo ascolta, geme. Resa insensibile come un iceberg, non può
annusare ormai che il vuoto, lontana dal suo bosco incantato.

Solo qualche densa immagine che sorge veloce come la luna argentata
nella notte della tigre del lago Niassa, frutto di un tardivo caso, la
ricondurrà istintivamente alla sensazione di esser centro di sé, ancora
nel momento fatale.

Aprirà di nuovo gli occhi all’infinito, all’annunciarsi della primavera


più lunga dei suoi giorni, un sole fiammeggiante che narcotizza le sue
ferite rinnoverà la calma, e la gioia discenderà come lenta cascata
d’acqua bianca dal suo petto, irrigando l’intero suo corpo per sempre.

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-Fernando Rendón-

Deseo
“¡Contra la muerte, coros de alegría!”
(P. Barbajacob)

Si fuera posible, si lo soñado fuera, si se alcanzara, dices.

Si aquello que yace en el fondo se irguiera, si amáramos nuestra tierra,


si se lograra.

Si nos reconociéramos, si no nos apegáramos a lo que nos ata, si se


consiguiera.

Si llegara ese momento, si la alegría feroz nos invadiera, si se pudiera.

Y si nos amáramos, si fundáramos ese país, si volvieras para quedarte


entre nosotros para siempre.

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-Qual era la domanda?-

Desiderio
“Contro la morte, cori di gioia!”
(P. Barbajacob)

Semmai fosse possibile, se quanto noi sogniamo fosse, e se si raggiungesse,


dici.
Se ciò che giace in fondo si levasse, se noi amassimo la nostra terra, se
in questo si riuscisse.

Se ci riconoscessimo l’un l’altro, se non ci affezionassimo a quanto poi


ci lega, se questo si ottenesse.

Se giungesse improvviso quel momento, se la gioia feroce ci invadesse,


se tanto si potesse.

E se ci amassimo, se quel paese uniti edificassimo, se ritornassi tu per


rimanere fra noi per sempre

21
-Fernando Rendón-

Destino

Considerad el canto de un pájaro herido.

Su bello plumaje celeste, oro y sangre a ras de la hierba.

Considerad el vuelo del halcón que en círculos desciende después de


avistar a su víctima.

A medida que se acerca la herida que mana vida a las garras la belleza
busca a la muerte, la esperanza al suplicio que el azar le ha decretado, y
se mantienen en vilo.

No obstante, aún a riesgo de que se rompa el eslabón de causas y efectos,


tened también que la mano de la poesía tocará al ave rapaz en su caída,
derribando a la muerte, pues también el amor ha llegado a la cita que
pregona la fatalidad.

22
-Qual era la domanda?-

Destino

Considerate il canto di un uccello ferito.

Il suo bel piumaggio azzurro, oro e sangue a pelo d’erba.

Considerate il volo del falco che in cerchi scende dopo avere avvistato
la sua vittima.

Man mano che si avvicina la ferita che infonde vita agli artigli la bellezza
cerca la morte, la speranza il supplizio che il caso ha decretato per lei, e
nell’aria rimangono sospesi.

Malgrado il rischio di spezzare ancora l’anello di congiunzione tra cause


ed effetti, considerate inoltre che la mano della poesia toccherà l’uccello
rapace nella sua caduta, abbattendo la morte, poiché anche l’amore è
venuto all’appuntamento che ne preannuncia la fatalità.

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-Fernando Rendón-

Acerca del reflejo

Sueña que tiene miedo. Como si temblara la corteza los hombres


pierden el dominio.

Sueña en metamorfosis que conectan seres y azares. La dama celeste


alumbra entonces evoluciones, revoluciones, la alianza que flamea.

Sueña que está fatalmente ligado a la medusa, que lo asimila a la piedra.


Otra hostilidad se enciende, se alzan más patíbulos, la peste de la
rabia avanza.

Sueña que habrá otro edén. Solo en ese lapso es posible


enamorarse, subvertir la condición mortal.

Sueña que se extinguirá el aliento de la especie. Amada, mantén


en vilo el silencio: si espabila verá su faz en el rostro del abismo.

Permite que -como el péndulo- de nuevo oscilen sus visiones


y podamos al fin en ellas alcanzar la libertad.

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-Qual era la domanda?-

Intorno al riflesso

Sogna di aver paura. Come se tremasse la corteccia gli uomini


perdono il dominio.

Sogna le metamorfosi che connettano esseri ed eventi casuali. La signora


celeste allora illumina evoluzioni, rivoluzioni, l’alleanza che ondeggia.

Sogna di essere fatalmente legato alla medusa, che lo assimila alla pietra.
Altra ostilità si accende, vengono innalzati diversi patiboli, il virus della
rabbia si propaga.

Sogna che ci sarà un altro eden. Solo in tale tempuscolo è possibile


innamorarsi, sovvertire la condizione mortale.

Sogna che si estinguerà il respiro della specie. Mantieni, amata, sospeso


il silenzio: se si sveglia vedrà la propria faccia nel volto dell’abisso.

Lascia che -come il pendolo- di nuovo oscillino le sue visioni e che in


esse possiamo alla fine raggiungere la libertà.

25
-Fernando Rendón-

Vendimia

Péndulo de un reloj medieval, blanca marea, evaporación y lluvia del


deseo, creciente luna que espera, ¿cuánto se prolongarán la oscilación y
el desarraigo ?

Ciclo de estaciones que sin falta retornan, resurrección que niega


el olvido, luz y sombra del delirio, ¿será por siempre el precio del amor
la muerte?

Y desembarcamos del navío solar para hacer uso de estos huesos, que se
someterán a la inclemencia de nuevas batallas, hasta que
la edad de la razón se hunda en su oscuridad original.

Nada nos contiene, el cuerpo es la tierra, el sueño las estrellas,


circularemos plenitud adentro y arriba,
saltando invariablemente los vallados hasta divisar el resplandor de tu
viñedo, Diosa de la noche, para contemplar tu Dulce Imagen.

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-Qual era la domanda?-

Vendemmia

Pendolo d’orologio medievale, bianca marea, esalazione e pioggia del de-


siderio, luna che cresce e aspetta, quanto ancora si protrarranno l’oscillazione
e lo sradicamento?

Sequenza di stagioni che puntualmente tornano, resurrezione che nega


l’oblio, luce e ombra del vaneggiamento, sarà sempre la morte il prezzo
dell’amore?

E sbarchiamo dal vascello solare per servirci di queste ossa, che si


assoggetteranno all’inclemenza di più nuove battaglie, fino a
quando l’età della ragione non affondi nella sua primigenia oscurità.

Nulla ci contiene, il corpo è la terra, sono le stelle il sogno,


diffonderemo pienezza nel profondo e nell’alto, con costanza
saltando gli steccati finché non scorgeremo lo splendore della tua
vigna, Dea della notte, per contemplare la tua Dolce Immagine.

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-Fernando Rendón-

Movimiento

I
Se renuevan sin tregua los ciclos
violencia y reposo se suceden

El oro adentro se transforma

Del origen a la desembocadura


se desdobla un lecho dorado
se alternan los ritmos
con dolor se dilatan los cauces

Es difícil nacer en otra época y lugar

Es el río que todo atraviesa


y cae se purifica distribuye
golpea murmura acaricia
avanza se enturbia centellea
inútil aferrarse a orillas
la corriente perpetua arrastra las manos

Se lava tu sed en una espiral de flores


afanosa corres sobre suelo lunar

II
Mineros sin edad han entrado en tus aguas
hasta la cintura
y en extrañas bateas lavan tu alma
una y otra vez por siglos
lavarán tus sueños
hasta que oro y sol se hagan uno
y así no te hayas deslizado en vano
por el cuerpo del firmamento y de la tierra

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-Qual era la domanda?-

Movimento

I
I cicli senza tregua si rinnovano
violenza e riposo si susseguono

L’oro al suo interno si trasforma

Dall’origine allo sbocco


si dispiega un letto dorato
si avvicendano i ritmi
con dolore gli alvei si dilatano

È difficile nascere in altra epoca e luogo

È il fiume che tutto attraversa


e cade si purifica elargisce
colpisce mormora accarezza
avanza s’intorbida scintilla
inutile aggrapparsi a qualche sponda
la corrente incessante trascina via le mani

Si lava la tua sete in una spirale di fiori


affannata tu corri su terreno lunare

II
Minatori senza età sono entrati nelle tue acque
fino alla cintola
e dentro vassoi strani lavano la tua anima
più e più volte per secoli
laveranno i tuoi sogni
fino a che oro e sole siano uno
e così tu non sia trascorso invano
lungo il corpo del firmamento e della terra

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-Fernando Rendón-

Poligamia
“Yo soy tu alma, Nikoptis” (E. Pound)

Finalmente terminarán por abandonar su monorrítmica labor de


galeotes y la desastillada galera que arrastra con enojo el mar a los riscos
dorados.

Nunca más en tu senda enguantados ladrones de países ni homicidas de


su hermano olorosos a colonia.

Sin memoria, loca razón, olvidarás la muerte. Y si puedes recordar el


fulgor sepultado, el eco innombrable, recobrarás la floresta, si consigues
tomar sin poseer.

Pero a cada viajero nocturno le está reservada una diosa solar.

Gilgamesh a quien cantaron los poetas antes que fuera levantada bloque
sobre bloque Nínive la blanca, amó como Jayyam la rumorosa estación
de los vinos.

Prometeo vivió también la inmortal primavera del instante, antes de ser


condenado a sentir los grillos en las noches del Cáucaso.

Colón que dedujo antes que ninguno la similitud entre la sensual


redondezde la tierra y la de sus amantes incluida la obesa reina.

Y los ingenieros de la república surrealista.

Todos los buscadores tuvieron su Beatriz, su Diótima o Nadja, poseyeron


o fueron poseídos por las más bellas hechiceras de sus tiempos.

Pero a cada alquimista de la luz le está reservada una diosa solar.

Y a ti tierna beduína que vas al brocal mientras ansías caricias de


esplendor en algún secreto lugar, bajo el fuego sagrado de las estrellas,
un ser con ojos que llamean emboscará tu sed y rebosará tu cántaro.

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-Qual era la domanda?-

Poligamia
“Io sono la tua anima, Nikoptis” (E. Pound)

Finalmente finiranno per abbandonare il loro monoritmico lavoro di


galeotti e la scheggiata galera che il mare con rabbia sospinge verso le
rupi dorate.

Mai più sul tuo cammino inguantati ladri di nazioni né omicidi del
proprio fratello profumati di colonia.

Senza memoria, folle ragione, dimenticherai la morte. E se puoi ricordare il


fulgore sepolto, l’innominabile eco, tu riavrai il bosco, se riesci a prendere
senza possedere.

Ma a ciascun viaggiatore notturno è riservata una solare dea.

Gilgameš, che i poeti cantarono prima che fosse edificata blocco


su blocco Ninive la bianca, amò come Khayyām la rumorosa stagione
dei vini.

Prometeo anche visse l’immortale primavera dell’instante, prima d’esser


dannato ad ascoltare i grilli nelle notti del Caucaso.

Colombo che dedusse prima di chiunque altro la similarità tra la sensuale


rotondità del globo e quella delle sue amanti, inclusa l’obesa regina.

E gli ingegneri della repubblica surrealista.

Tutti quanti i cercatori ebbero la loro Beatrice, la loro Diotima o Nadja,


possedettero o furono posseduti dalle più belle fattucchiere dei loro tempi.

Ma a ciascun alchimista della luce è riservata una solare dea.

E tu dolce beduina che vai verso la bocca del pozzo e intanto brami carezze
di splendore in luoghi oscuri, sotto il fuoco inviolabile degli astri, un essere
con occhi fiammeggianti occulterà la tua sete, e la tua anfora strariperà.

31
-Fernando Rendón-

Por secretos cauces

Tras cada dolor volvemos a golpearnos con el mismo martillo.

Ascendemos por secretos cauces desde antes de la invención de los


relojes de sol.

Los árboles saltan y tornan a la raiz para volver a emprender su vuelo.

Aunque no lo recordemos claramente hubo una era oceánica en la que


confiados buceábamos entre voraces orcas y cetáceos.

Y fuimos nativos esculpiendo máscaras de pánico para expulsar a los


corsarios.

Fuimos beduinos a lomo de camello emboscando caravanas del odio.

Y fuimos también el pueblo que cantaba limpiando sus ballestas mientras


llegaba la hora de estrenar el nuevo fuego.

Ascendemos por secretos cauces desde antes de la invención de los


relojes del sol.

El anciano shamán ha dictaminado amnesia y ahora da su brebaje.

No se explica entonces por qué titubeamos esperando lo desconocido


que nunca llegará de afuera, porque aun cuando sea ignorado en nosotros
habita y sueña, baila y ríe, el pintor que a la mañana hace más verde el
bosque, el alquimista que cambia el vino por aurora, el liberador de la
noria -guerrero con cota de nubes que espolea con afecto los ijares del
viento-, el artesano de la magia de quien dan testimonio sus manos.

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-Qual era la domanda?-

Per alvei segreti

Dopo ogni dolore di nuovo ci colpiamo con lo stesso martello.

Noi ascendiamo per alvei segreti da prima che venissero inventati gli
orologi del sole.

S’innalzano tornando alla radice per prendere di nuovo il loro volo.

Anche se non lo ricordiamo chiaramente ci fu un’era oceanica in cui


noi fiduciosi nuotavamo sott’acqua tra voraci orche e cetacei.

E fummo nativi che scolpivano maschere di panico per scacciare i


corsari.

Fummo beduini a dorso di cammello che occultavano carovane d’odio.

E fummo anche il popolo che cantava pulendo le balestre mentre


arrivava l’ora d’inaugurare (insieme) il nuovo fuoco.

Noi ascendiamo per alvei segreti da prima che venissero inventati gli
orologi del sole.

Il vecchio sciamano ha profetato amnesia e ora somministra il suo infuso.

Non si spiega allora perché tentenniamo aspettando ciò che è sconosciuto


e che mai arriverà da fuori, poiché anche quando sia ignorato abita
e sogna in noi, e danza e ride, il pittore che fa più verde il bosco alla
mattina, l’alchimista che scambia il vino per l’aurora, il liberatore che
affranca dai fardelli -guerriero con cotta di nubi che sprona con affetto
i fianchi del vento-, l’artigiano di quella magia di cui son testimoni le
sue mani.

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-Fernando Rendón-

Al despertar

Y ahora
como el viejo Arthur
nos amotinaremos contra el llamado de la gangrena

Corre tras el viento del este


que revela el nombre del Eco

Converge aliento único


en el corazón de bosques de jade

Entonces no nos dispararemos más


a los 37 años
en un trigal solar de Auvers-sur-Oise

Aplica más añil a los cielos


que encienden la mirada del alba
como tallos de sequoia
emprendiendo otro suelo nutricio
otra atmósfera un fruto poderoso y suave

Susurra la canción del incansable errante


de regreso a casa
cuna del feliz País sin Tiempo

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-Qual era la domanda?-

Al risveglio

E ora
come il vecchio Arthur
ci ammutineremo contro l’appello della cancrena

Corre dietro al vento dell’est


che rivela il nome dell’Eco

Converge respiro unico


nel cuore di boschi di giada

Allora non ci spareremo più


a 37 anni
in un solare campo di grano di Auvers-sur-Oise

Dá più indaco ai cieli


che accendono lo sguardo dell’aurora
come steli di sequoia
imprendenti altro suolo nutritivo
altra atmosfera un frutto possente eppure dolce

Sussurra la canzone dell’errante instancabile


di ritorno alla casa
la culla del felice Paese senza Tempo

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-Fernando Rendón-

Realistas

En la brumosa landa del tiempo


implacables guardafronteras de la realidad

Por él sentenciado
un suicida que no muere
perpetuamente se ahorca

Prohibido a las naves


alejarse de orillas y faros
para eludir tempestades
desatadas por el miedo

Por el arcabuz y el cruzado madero de ciprés


latitudes que preservaban el sueño
abruptamente fueron despertadas a la muerte

Desde entonces
poetas acusan de locos a poetas

Y cubiertos de escarnio
los aún rebeldes
habitan un reino sin rey
donde puertas de esmeralda
que no pueden ser vistas
conducen a un inmemorial jardín de fuerzas

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-Qual era la domanda?-

Realisti

Nella brumosa landa del tempo


implacabili guardafrontiere della realtà

Dal tempo condannato


un suicida che non muore
perennemente s’impicca

Vietato alle imbarcazioni


allontanarsi da sponde e da fari
per fuggire tempeste
scatenate dalla paura

Con l’archibugio e il crociato legno di cipresso


latitudini che preservavano il sogno
bruscamente furono risvegliate alla morte

Da allora
poeti danno dei pazzi a poeti

E coperti di scherno
i tuttora ribelli
abitano un regno senza re
dove porte color verde smeraldo
che non possono esser viste
conducono a un giardino di forze immemorabile

37
-Fernando Rendón-

Juicio

Yo busco al criminal escondido

Toco mi cornamusa y despierto a los vecinos

Mi cornamusa es un estómago del viento donde se licúa la luz

Hago sonar una música de estruendo para que duelan las muelas del juicio

Sólo pido espantar su letargo como a una mosca azul

El alba llegó como el ladrón y ladra como campanario como gallo de cuerda

Del sol no está esperando a que lo apaguen y digan buenas noches

Yo ensayo notas terribles en mi cornamusa

Pronto alguien verde como una rana se precipitará a la calle


sus manos aferradas como ganchos a las mandíbulas y pedirá clemencia

38
-Qual era la domanda?-

Giudizio

Io cerco il criminale nascosto

Suono la mia cornamusa e sveglio i vicini

La mia cornamusa è uno stomaco del vento in cui la luce si liquefa

Faccio suonare una musica da strepito affinché dolgano i denti del giudizio

Soltanto chiedo di scacciare il loro letargico torpore come di mosca blu

L’alba giunse come il ladro e abbaia come campanile come


gallo-giocattolo caricato a molla

Dal sole non sta aspettando che lo spengano e dicano buona notte

Io scandaglio terribili note nella mia cornamusa

Ben presto un tizio verde come una rana si precipiterà nella strada
Le sue mani strette come ganci alle mascelle e chiederà clemenza

39
-Fernando Rendón-

Contrahistoria

Si Odiseo hubiera puesto oídos sordos a los marinos


habría desechado la cera y el mástil

se hubiera zambullido tras los cantos de la locura


de esas mujeres que terminan en pez

traspasado así el portón del reino de este mundo


estallaría el canto del nuevo amor en los puntos cardinales

los mortales engendraríamos hijos con el sueño


surgiría en el acto una escuela de guerreros invisibles

el más desalmado de los tiranos perdería su cabeza


escuchando el trueno de los tambores reinventados

sol y viento devolverían los sentidos


a ciegos y sordos por propia voluntad

alguien curaría de raiz la vieja plaga del bosque


se hallarían en todas las latitudes los caminos del instinto

¡Ah Troya, exilada de ti misma,


tus sabios en vergüenza pública
y feroces peces sable rondando tus playas de hierro!

40
-Qual era la domanda?-

Controstoria

Se Ulisse avesse fatto sorde le orecchie ai marinai


avrebbe disdegnato la cera e l’albero maestro

si sarebbe tuffato dietro ai canti della pazzia


di quelle donne che terminano in pesce

e oltrepassato il portone del regno di questo mondo


esploderebbe il canto del nuovo amore ai punti cardinali

noi mortali concepiremmo figli insieme al sogno


ne sorgerebbe subito una scuola di guerrieri invisibili

il più spietato dei tiranni perderebbe la sua testa


ascoltando il tuono dei reinventati tamburi

sole e vento restituirebbero i sensi


a ciechi e sordi in forza della propria volontà

qualcuno curerebbe alla radice l’antica piaga del bosco


si troverebbero a ogni latitudine le strade dell’istinto

Ah Troia, esiliata da te stessa,


i tuoi savi alla pubblica vergogna
e atroci pesci sciabola di ronda sulle tue spiagge di ferro!

41
-Fernando Rendón-

Conjuro

Ariadna, el crimen ha mellado espadas y talentos, la herrumbre deshace


el trabajo de la forja en sus corazas, mientras batallan bajo la gris lluvia
de noviembre.

El sol alumbra la carroña.

Deja en paz a los sabios de la corte : sus ciencias nunca adivinarán la vida.

Han encanecido y envilecido los guardianes de las ruinas de sus templos.

La mirada de la senectud aconseja una cerril indiferencia.

Se desliza el terror en la columna vertebral de los siervos.

Desquicia tú el hechizo que pesa sobre esta patria de hombres como


Midas, que convierten en cenizas cuanto toman.

42
-Qual era la domanda?-

Scongiuro

Arianna, il crimine ha intaccato spade e ingegni, la ruggine disfa


il lavoro della forgia sulle loro corazze, mentre lottano sotto la pioggia
tetra di novembre.

Il sole splende sopra la carogna.

Lascia in pace i sapienti della corte: le loro scienze mai intuiranno la vita.

Sono invecchiati e sviliti i guardiani delle rovine dei loro templi.

Lo sguardo della senilità consiglia una scontrosa indifferenza.

Il terrore si lascia scivolare nella colonna vertebrale dei servi.

Scardina tu l’incantesimo che pesa su questa patria di uomini come


Mida, che tramutano in cenere tutto quello che afferrano.

43
-Fernando Rendón-

Confrontación

Rózame suavemente con tus labios


y volverá el tiempo del edén
mírame con el firmamento en las pupilas
y verás la desvencijada carabela de la historia
atracar en una dársena de descomunales espejos
donde los marinos finalmente conseguirán saber
que han llegado al tope de si mismos

el amor en el viento el amor en la voz


las almas y los cuerpos desnudos
los jeroglíficos de las cortezas dilucidados
la arboleda transfigurada
los colores y tonos imposibles
corazón del origen y corazón de la especie

II

Imagina que la civilización fuera un calabozo de piedra en espiral


un campo de concentración que ensombreciera los sentidos
el sabio reposo condenado a trabajos forzados
la palabra despojada de esencia el anhelo ensordecido

Imagina que hubiera suficiente odio para devastar los mundos


si la angustia y la derrota enraizaran
en el alma única de todo lo viviente
y pudiera apagarse el afán como la llama de una vela

Imagina que el sueño de la libertad entrañara la muerte

44
-Qual era la domanda?-

Confronto

Sfiorami dolcemente con le tue labbra


e tornerà il tempo dell’eden
guardami col firmamento dentro le pupille
e vedrai la sgangherata caravella della storia
attraccare in una darsena di specchi smisurati
là dove i marinai riusciranno finalmente a sapere
d’esser giunti allo zenit di se stessi

l’amore dentro il vento l’amore nella voce


le anime e i corpi nudi
i geroglifici delle cortecce chiarificati
il bosco trasfigurato
i colori e toni impossibili
cuore dell’origine e cuore della specie

II

Immagina che la civiltà fosse una cella di pietra a spirale


un campo di concentramento che offuscasse i sensi
il saggio riposo condannato ai lavori forzati
la parola spogliata di essenza l’anelito reso ormai sordo

Immagina che ci fosse abbastanza odio da devastare i mondi


se l’angoscia e la sconfitta radicassero
dentro l’anima unica di tutto ciò che vive
e si potesse estinguere l’anelito come la fiamma di una candela

Immagina che il sogno della libertà fosse intimamente legato alla morte

45
-Fernando Rendón-

III

Escucha como sabes hacerlo


porque el tiempo no esperará más
podemos salir y temblar de alivio y júbilo

hacer nuestra la serenidad de la brisa


cuando acaricia en ondas los lagos del verano

Recobrar bajo otra luna el canto agotado por la guerra

IV

Esas estatuas de piedra


que la prehistoria de la angustia ha legado
podrían ser
como las estatuas de los parques
reflejo de hombres de corazón endurecido
que crearon una naturaleza ajena al sueño de la piel
como ocurre a quienes mueren

La hiedra de nuevo será ruina de sus murallas


germina la siembra la transformación del azar
los cuerpos con luz propia el amor inaplazable
que asciende en el centro del canto

46
-Qual era la domanda?-

III

Ascolta così come tu sai farlo


dal momento che il tempo non aspetterà più
possiamo uscire e tremare di sollievo e di gioia

fare nostra la serenità della brezza


quando sopra le onde va carezzando i laghi dell’estate

Riprendere sotto altra luna il canto estenuato dalla guerra

IV

Quelle statue di pietra


che la preistoria dell’angoscia ha tramandato
potrebbero essere
come le statue dei parchi
riflesso di uomini dal cuore indurito
che crearono una natura estranea al sonno della pelle
come accade a quanti muoiono

L’edera nuovamente sarà rovina delle proprie mura


germoglia il seminato la trasformazione di ciò che è casuale
i corpi con luce propria l’amore indifferibile
che si innalza nel nucleo del canto

47
-Fernando Rendón-

Círculo

La incauta Margarita gritó despavorida cuando sumergió delicado


piececillo en un gelatinoso pantano que la llamó por su nombre.

Ella estuvo cerca de ocho interminables horas aullando mientras cargaba


un niño invisible.

Llovía y solo se le entendía la palabra infierno.

El viento y el manantial, jurados de conciencia, condenaban en silencio


a sus verdugos.

Los árboles saltaban maldiciendo y volvían luego a su raiz.

El dolor serpenteaba erosionando las orillas de las aguas.

A lo lejos: la edad de la tierra.

Los nervios eran pinchados por el tallo de las adormideras.


Y esperábamos entre la paciencia y la impaciencia.

Vegetales enloquecidos, no podíamos correr como en las pesadillas.

Luego del supremo esfuerzo, mantuvimos la vida apenas en el último


peldaño de la ridiculez humana: un borracho de cuerda.

Al día siguiente el cuerpo maltratado, las alas vigorosas como nunca.

48
-Qual era la domanda?-

Cerchio

L’incauta Margherita gridò terrorizzata quando immerse il suo delicato


piedino in una gelatinosa palude che la chiamò per nome.

Ella stette circa otto interminabili ore urlando mentre portava un


bambino invisibile.

Pioveva e solo la parola inferno si capiva.

Il vento e la sorgente, giurati coscienziosi, condannavano in silenzio ù


i suoi carnefici.

Gli alberi s’innalzavano lanciando maledizioni e tornavano poi alla loro radice.

Il dolore serpeggiava erodendo le rive delle acque.

In lontananza: l’età della terra.

I nervi erano punti dallo stelo dei papaveri.


E aspettavamo tra la pazienza e l’impazienza.

Vegetali impazziti, come negli incubi non potevamo correre.

Dopo il supremo sforzo, a malapena mantenemmo la vita all’ultimo


gradino dell’umana ridicolezza: giocattolino caricato a molla in forma
d’ubriaco.

Il giorno successivo il corpo maltrattato, le ali vigorose come non mai.

49
-Fernando Rendón-

Convergencia

Tirados como leños, la roja corteza arrugada, somos búfalos que se


pudren derritiéndose sobre la pradera verde.

Pero también debido a algo inigualado, inexplicable acto


de azar, tirados como setas en la hierba exploramos todos los milenios,
huimos de bestias prehistóricas, peleamos todas las guerras, somos mil-
lones estirándonos bajo el arco de la eternidad, mientras combaten
dragón y anhelo en las nubes.

El sol nos llama y titubear es morir. Vuela, vuela bello cisne del deseo,
todo se puede lograr.

Caminando sobre el blanco rocío, descálzate: la edad del hombre


es la de su mirada sobre el bosque legendario.

50
-Qual era la domanda?-

Convergenza

Sdraiati come tronchi, la rossa corteccia rugosa, siamo bufali che


marciscono liquefacendosi sulla verde prateria.

Ma anche a causa di qualcosa di ineguagliato, azione inesplicabile


del caso, gettati come funghi nell’erba esploriamo tutti i millenni,
fuggiamo dalle bestie preistoriche, combattiamo tutte le guerre, siamo
milioni e ci tendiamo sotto l’arco dell’eternità, mentre
il drago e l’anelito nelle nubi combattono.

Ci chiama il sole e titubanza è morte. Vola, vola bel cigno del desiderio,
tutto si può ottenere.

Camminando sulla bianca rugiada, mettiti a piedi nudi: l’età dell’uomo


è quella del suo sguardo sulla foresta leggendaria.

51
-Fernando Rendón-

Eleusis

I
Donde la realidad está no está
donde no está no se muere
y es un lugar
y un tiempo sin tiempo
donde vivimos más en el cuerpo único y alma de la tierra

II
Una cosa es que lo diga la leyenda
y otra que pase por nosotros
si lo dice se puede olvidar
si pasa se debe retener

III
Las palabras desencadenan las guerras
encadena la muerte con las palabras

IV
Voces imantadas
palabras como flor de nieve
que hilan sin desnaturalizar

O palabras fosas
que cuando desvirtúan matan

V
Timonear la locura
pretender enloquecer de amor al siglo
para salvar la órbita del sol

VI
No sigas huellas porque aprendes
Lo aprehendido es agua entre los dedos
Y reiterar es morir

52
-Qual era la domanda?-

Eleusi

I
Dove la realtà è non è
dove non è non si muore
ed è un luogo
e un tempo senza tempo
dove di più viviamo nel corpo-anima unico della terra

II
Una cosa è che lo dica la leggenda
e un’altra che succeda attraverso noi stessi
se lo si dice si può dimenticare
se succede si deve conservare

III
Le parole scatenano le guerre
con le parole la morte incatena

IV
voci magnetizzate
parole come stella alpina
che filano senza snaturarsi

O parole tombe
che quando distorcono uccidono

V
Governare la follia
esigere che il secolo impazzisca d’amore
per porre in salvo l’orbita del sole

VI
Perché tu apprenda non seguire orme
Ciò che è appreso è acqua tra le dita
E ripetere è morire

53
-Fernando Rendón-

La guerra es la paz

A la tumba no vamos, no vamos al miedo ni al dolor.

Esta región azulísima no será olvidada, no regresemos,


ahora completa la espiral.

Pasaron tiempos rojos, volaron tiempos verdes, pertenece al pasado


la esperanza.

Millones formamos el cuerpo de la luz.

A las puertas de otra civilización que canta entre nosotros,


morirá la especie, nacerá la especie, no sufras más.

Se desarma esta bomba, se ensancha la autopista gigantesca,


nos recogemos unos a otros, nos completamos.

Cada siglo es una luna una vez vencida el águila del tiempo.

54
-Qual era la domanda?-

La guerra è la pace

Alla tomba non andiamo, non andiamo alla paura né al dolore.

Questa regione immensamente blu non sarà dimenticata, non ritorniamo,


adesso completa la spirale.

Tempi rossi trascorsero, tempi verdi volarono, appartiene al passato


la speranza.

A milioni formiamo il corpo della luce.

Alle porte di un’altra civiltà che dentro di noi canta,


morirà la specie, nascerà la specie, che tu non soffra più.

Si disinnesca questa bomba, si allarga la gigantesca autostrada,


ci raccogliamo gli uni agli altri, ci completiamo.

Ogni secolo è una luna quando è sconfitta l’aquila del tempo.

55
-Fernando Rendón-

Memoria

Y no habrá más mío sino nuestro.

De mí podrá decirse que fui aliso con las raíces descubiertas, escupiendo
semillas a las aguas del río Erídano que navega en el cielo al comenzar
un año, cuando terminaban un siglo y un milenio.

Arbol que arraigó en el viento y en la tierra, se desplazó por


el bosque hacia el lago y perteneció a la fiesta salvaje
de todos los elementos.

De mí podrá decirse árbol que maldijo a sus verdugos. Y árbol que


padeció escuchando crecer la plaga del abandono en semejantes de todas
las edades, la tala del goce, la erosión de la esperanza en mis
hermanos, el canto de obscuros pájaros, el temblor de savia por
el futuro de brotes tan verdes como el ojo humano aún no ha visto.

De mí podrá decirse aliso que vivió en la era en que el humano mutilaba


el sueño, ponía camisa de fuerza a los sentidos, decretaba que las alas de la
selva son asunto irreal.

De mi podrá decirse aliso que resguardaba a los viajeros de sí, con raíces
en la luz.

56
-Qual era la domanda?-

Memoria

E non ci sarà più mio ma nostro.

Di me si potrà dire che sono stato alisso, le radici scoperte, e che sputavo
semi nelle acque dell’Eridano, fiume che in cielo naviga al cominciar
di un anno, mentre già terminavano un secolo e un millennio.

Albero che ha attecchito nel vento e nella terra, si è spostato attraverso


il bosco verso il lago ed è appartenuto alla festa selvaggia
di tutti gli elementi.

Di me si potrà dire albero che ha maledetto i suoi carnefici. E albero che


ha sofferto ascoltando crescere la piaga dell’abbandono in ogni simile di
ogni età, l’annientamento del piacere, l’erosione della speranza nei miei
fratelli, il canto di uccelli oscuri, il tremore della linfa per
il futuro di germogli così verdi come occhio umano non ha visto ancora.

Di me si potrà dire alisso che ha vissuto nell’era in cui l’umano mutilava


il sogno, imponeva la camicia di forza ai sensi, decretava che le ali della
selva sono un fatto irreale.

Di me si potrà dire alisso che proteggeva i viaggiatori di sé, con radici


nella luce.

57
-Fernando Rendón-

Zoo

La fiera es la jaula

El futuro nos llega como oruga no guarda afán el júbilo


El pasado es un lirón que ronca con pocos sueños hermosos
La esperanza es un blanco fénix
Y mi afán es una gacela escarlata perseguida por los galgos del rey

Este zoo es una ciudad de jaulas en cada puerta candados y


herrumbrosas cerraduras en cada ventana barrotes y ojos

En los rincones simios que niegan ser parientes de Darwin panteras


nocturnas con ojos de incendio cocodrilos que lloran como
arrepentidos del amor boas con apetito de obispos y banqueros
guacamayos con los colores de la poesía hienas que ríen
sin ganas ante el día deslustrado
leones que pierden la dignidad y la melena tigres jeroglíficos hombres
asomados a sus ojos en los ojos infinitos de los animales y muchos
carceleros encadenados a sus hierros

Cuando crezcáis ayudadnos a abrir todas las jaulas.

A los niños

58
-Qual era la domanda?-

Zoo

La bestia è la gabbia

Il futuro viene a noi come bruco non serba desiderio la gioia


Il passato è un ghiro che russa con sogni rari e belli
La speranza è una bianca fenice
E il mio desiderio è una gazzella scarlatta inseguita dai levrieri del re

Questo zoo è una città di gabbie a ogni porta lucchetti e


serrature arrugginite a ogni finestra sbarre e occhi

Negli angoli scimmie negano di essere parenti di Darwin pantere


notturne con occhi da incendio coccodrilli che piangono come
pentiti dell’amore boa con appetito da vescovi e banchieri
uccelli ara con i colori della poesia iene che ridono
svogliatamente prima del giorno appannato
leoni che perdono dignità e criniera tigri-geroglifico uomini
affacciati ai propri occhi negli occhi infiniti degli animali e molti
carcerieri incatenati ai propri ferri

Quando sarete cresciuti aiutateci ad aprire tutte le gabbie.

Ai bambini

59
-Fernando Rendón-

De “Bajo otros soles”

Aire

Como frutos que se resisten a caer


prefiriendo madurar hasta el hedor en el árbol
a punto de ser derribado por el loco leñador

semillas evitando el surco


bisontes que eternizan su sopor
en la monótona manada a mediodía

son hombres que con todas las fuerzas de sus vidas


aterrados empujan desde dentro el portón de la casa
cuando es sólo Aire quien querría entrar

Aire Aire que visita a cualquiera a cualquier hora


Aire que viene hoy y mañana no vuelve
que llega sin que nadie le diga pase usted

Porque ¡oh simientes!


estar en la tierra para alzarse no es morir
soltarse es para siempre
no se ejerce para nada la libertad

un instante de lucidez en la prudencia


para evitar toda diplomacia consigo

Aire que alerta y llama desde lejos


y ahora desde cerca
Aire que nunca prohibiendo respirar la muerte

Aire que recuerda que hoy es el tiempo que no existe


Y que es intemporal el dolor
como el deseo del gozo
que nunca será dádiva

60
-Qual era la domanda?-

Da “Bajo otros soles”

Aria

Come frutti che si rifiutano di cadere preferiscono


maturare fino al fetore nell’albero sul punto
di essere abbattuto dal folle boscaiolo

semi che il solco evitano


bisonti che perpetuano la loro sonnolenza
nel branco uggioso quando è mezzogiorno

sono uomini che con tutte quante le forze delle loro


vite terrorizzate spingono dall’interno il portone di casa
quando è soltanto Aria chi vi vorrebbe entrare

Aria Aria che visita chiunque in qualunque momento


Aria che viene oggi e domani non torna
che arriva senza che nessuno mai le dica entri pure

Poiché oh sementi!
giacere nella terra per erigersi non è morire
liberarsi è per sempre
non per nulla si esercita la libertà

un istante di lucidità nella prudenza


per evitare con se stessi d’essere tutta diplomazia

Aria che allerta e chiama da lontano


e adesso da vicino
Aria che mai proibisce di respirar la morte

Aria che ci ricorda: oggi è il tempo che non esiste


Ed è atemporale il dolore
così come la brama del piacere
non sarà mai un dono

61
-Fernando Rendón-

Astronomía

En ciertas noches limpias


cuando con amor te sumerjas
en los abismos del sueño
verás un arquero tensando su arco en llamas
hacia la constelación del Cisne
que despliega sus alas
sin que nadie sospeche el rumbo
de la migración de su magia

Y verás sobre el cielo negro y azul


una mujer con piel de soles
que de su tinaja de diamantes hace fluir un río blanco

Escucha :
aún respira el tiempo

62
-Qual era la domanda?-

Astronomia

In certe notti limpide


quando tu con amore t’immergerai
negli abissi del sogno
vedrai un arciere tendere il suo arco di fiamme
verso la costellazione del Cigno
che dispiega le ali
senza che alcuno immagini la rotta
di migrazione della sua magia

E vedrai sopra il cielo nero e blu


una donna con pelle di soli
che dalla sua giara di diamanti fa fluire un fiume bianco

Ascolta:
ancora respira il tempo

63
-Fernando Rendón-

Certeza del riesgo

Si no te encontrara en la eternidad de la zozobra,


si por siempre perdurara en el brumoso espacio el oleaje
del dolor de condenados a galeras, el timón irreparable
en manos de una sucesión de pilotos dementes,
la burlona prepotencia de la muerte.

El egoísmo asesinando a mansalva sobre cubierta,


si quebrantaras el pacto, los puertos desvanecidos
en mitad de la espera, moho y líquenes
transformando las paredes del camarote en región de olvido,
nada de botes o redes y este peligroso naufragio de tu imagen.

Si pronto no supiera de ti en la borrasca,


si no aprendiera a presentirte en la presencia de la brisa,
a descifrarte en el lenguaje nuboso de la tarde, en el alfabeto de estrellas.

Si no existiera el afán generando instante tras instante la ley de tu regreso.

Mediodía

Ahora cuando el silencio se cuida de sus celosos guardianes


y se guarda de sonar con nitidez la orquesta del lago
porque puede escucharse al talador demente
silbar su deforme canción de muerte en el País de Afuera
siento que crece en mí una tribu de pieles rojas
una tribu de tiendas de guerra en la planicie
como bosque de fuego como arboleda de luz

64
-Qual era la domanda?-

Certezza del rischio

Se nell’eternità del capovolgimento non ti incontrassi,


se per sempre durasse entro il brumoso spazio l’ondosità
del dolore di condannati a galere, il timone irreparabile
nelle mani di una sequela di piloti dementi,
la beffarda prepotenza della morte.

L’egoismo che uccide a man salva sul ponte di coperta,


se tu infrangessi il patto, i porti svaniti
nel mezzo dell’attesa, muffa e licheni che
mutano le pareti della cabina in regione d’oblio,
niente scialuppe o reti e questo pericoloso naufragio della tua immagine.

Se non sapessi presto di te nella burrasca,


se non imparassi a presentirti nella presenza della brezza,
a decifrarti nel nebuloso idioma della sera, nell’alfabeto degli astri.

Se non esistesse il desiderio che genera istante dopo istante la legge


del tuo ritorno.

Mezzogiorno

Ora mentre il silenzio sta in guardia dai propri zelanti guardiani


e l’orchestra del lago evita attentamente di suonare con chiarezza
giacché si può sentire il tagliaboschi demente
che fischia la deforme canzone di morte nel Paese di Fuori
sento che cresce in me una tribù di pellirosse
una tribù di tende da guerra nella pianura
come selva di fuoco come bosco di luce

65
-Fernando Rendón-

Clan

Recuerda junto a mí una edad lacustre


la lluvia purificando lentamente las aguas
sobre las que se alzaban palafitos de aliso
bajo la blanca luna paleolítica

Recuerda noches de muchedumbre


los cuerpos azulosos revestidos de arcilla
danzando a orillas del universo
hasta el blanco retorno del alba

Recuerda junto a mí la antigüedad que alumbra


cuando hombres de portentosa voz
proscritos por reprobar la posesión
advirtieron que ignorar a los bardos
entrañaría una larga condena
dispersión tragedia y olvido

66
-Qual era la domanda?-

Clan

Ricorda accanto a me un’età lacustre


la pioggia che purifica lentamente le acque
sulle quali si ergevano palafitte d’alisso
sotto la bianca luna paleolitica

Ricorda notti di moltitudine


i corpi azzurrati ricoperti di argilla
danzanti sulle rive dell’universo
fino al bianco ritorno dell’alba

Ricorda accanto a me l’antichità che illumina


quando uomini di portentosa voce
esiliati perché disapprovavano il possesso
avvertirono che ignorare i bardi
comporterebbe una lunga condanna
dispersione tragedia e oblio

67
-Fernando Rendón-

Vasallos

Queremos circular en reposo entre las venas, decíamos.


En tanto, filosas aristas rondaban los desplazamientos,
la respiración cortada por la violencia aérea.

Queremos alentar el silencio esencial.


Brutales jabalíes guiados por la mano de los amos,
escudriñaban los movimientos nocturnos,
sus hocicos partidos por el odio.

Queremos hierba en las calles, las sendas florecidas,


serena alegría al despertar. Crueles cadalsos se alzaban
sin cesar para apuntalar la opresión.

Queremos las puertas de las cárceles abiertas como el día,


la proscripción del dolor, el pez y el vino en los manteles.
Húmedos cuchillos, alabardas con calor de vísceras,
infames ballestas apuntaban contra las plazas de mercado,
arcabuces en los barrios condenados a desolación e indigencia.

68
-Qual era la domanda?-

Vassalli

Vogliamo circolare sereni tra le vene, dicevamo.


Nel frattempo, taglienti spigoli pattugliavano i nostri spostamenti,
il respiro mozzato dalla veemenza dell’aria.

Vogliamo alimentare il silenzio essenziale.


Violenti cinghiali guidati dalla mano dei padroni,
esaminavano minuziosamente i movimenti notturni,
i loro musi separati dall’odio.

Vogliamo erba per le strade, i sentieri fioriti,


gioia serena al risveglio. Crudeli patiboli si ergevano
ininterrottamente per sostenere l’oppressione.

Vogliamo le porte delle prigioni spalancate come il giorno,


la proscrizione del dolore, pesce e vino sulle tovaglie.
Coltelli ancora umidi, alabarde ancora calde di visceri,
infami balestre puntavano verso le piazze dei mercati,
archibugi nei quartieri condannati a desolazione e indigenza.

69
-Fernando Rendón-

Railway

Este es el poema del tren fantasma.

El tren que desaparece en la obscura boca del túnel.

Los pasajeros de este tren gritan cuando vamos a chocar


contra un tren igual guiado por el mismo conductor,
quien precipita con violencia su locomotora contra la nuestra.

El tren fantasma sobrevolado por murciélagos,


emboscado por el miedo.

El tren envuelto en tinieblas espesas como el crimen de los padres,


el ferrocarril que no recuerdas.

El convoy que testimoniaba que a la muerte sucedía


la gratitud de la mañana, en un inmenso parque
donde la vida es también campo de tiro, montaña rusa,
polichinelas y vuelta a casa.

70
-Qual era la domanda?-

Railway

Questa è la poesia del treno fantasma.

Il treno che scompare nella bocca buia del tunnel.

I passeggeri di questo treno gridano quando andiamo a sbattere


contro un treno uguale guidato dallo stesso macchinista,
il quale scaraventa con violenza la sua locomotiva contro la nostra.

Il treno fantasma su cui volano i pipistrelli,


nascosto per la paura.

Il treno avvolto in tenebre spesse come il crimine dei padri,


la ferrovia che non ricorda.

Il convoglio stava a testimoniare che alla morte susseguiva


la gratitudine del domani, dentro un immenso parco
in cui la vita è anche campo da tiro, montagna russa,
diversi pulcinella e poi ritorno a casa.

71
-Fernando Rendón-

Canción

Una vez más, siempre será aquí donde estamos sembrados.

¿Nos seguirás? ¿Podrás amar locamente la aventura humana?

¿Acecharás a la muerte sin que te sorprenda observando


sus podridas fauces?

¿Sacarás de quicio al mundo? ¿Retarás a los sabios a sentirse más vivos?

¿Transfigurarás? ¿Flotarás en estado de reposo?

Podemos verte cojear a lo lejos, y escuchar tus lamentos


oh hombre, aunque te muerdas los labios para no gritar.

Sabemos que niegas tu naturaleza, el artificio está al desnudo.


Se ve tu herida.

72
-Qual era la domanda?-

Canzone

Un’altra volta ancora, e sarà sempre qui il luogo nel quale siamo sparsi.

Ci seguirai? Potrai amare pazzamente l’avventura umana?

Tenderai l’agguato alla morte evitando che ti sorprenda a osservarne


le putride fauci?

Farai andar fuori di senno il mondo? Sfiderai i saggi a sentirsi più vivi?

Ti trasfigurerai? Galleggerai in stato di riposo?

Possiamo vederti zoppicare in lontananza, e sentire i tuoi lamenti


oh uomo, quantunque ti morda le labbra per non gridare.

Sappiamo che neghi la tua natura, messo a nudo è l’artificio.


La tua ferita si vede.

73
-Fernando Rendón-

Generación

Había qué seguirse a sí mismo.

Había qué remover tan sólo la palabra montaña.

Había qué eludir la celada de la civilización.

Había qué volar las esclusas de la razón.

Había qué hacerse invisible a las patrullas.

Había qué hallar el mapa de la vida.

Había qué fundar el paisaje en esta comarca de fantasmas.

Se trataba de saber morir y renacer aquí y ahora.

74
-Qual era la domanda?-

Generazione

Bisognava seguire se stesso.

Bisognava rimuovere proprio la parola montagna.

Bisognava sfuggire all’agguato della civiltà.

Bisognava far saltare le barriere della ragione.

Bisognava farsi invisibile alle pattuglie.

Bisognava trovare la mappa della vita.

Bisognava fondare il paesaggio entro questa regione di fantasmi.

Era questione di saper morire e nascere di nuovo qui e ora.

75
-Fernando Rendón-

Cita de mascarones

Los bufos.
Los impostores con las manos en las viandas
ante la aurora peligrosa.
Los que señalan el arte en el agua que no corre.
Los alquimistas de célebres venenos.
Los que encuentran bello el crimen.
Los que se andan por las ramas negando el esplendor del fruto.
Los neutrales en estas latitudes de pocos.
Los que escupen sobre los toscos rostros de la población “imaginaria”.
Los que no combatirán su muerte.
Los insomnes centinelas de ensoñaciones ajenas.
Los que ejercen la propiedad privada sobre la palabra viento.
Los enguantados ladrones de metáforas.
Los que “no se cansan jamás de ver militares”.
Los que temen rasgar velos y abrir puertas.
Los farsantes del amor.

76
-Qual era la domanda?-

Convegno di mascheroni

I buffoni.
Gli impostori con le mani nel piatto
Di fronte all’aurora pericolosa.
Quelli che additano l’arte nell’acqua che non scorre.
Gli alchimisti di celebri veleni.
Quelli che ritengono affascinante il crimine.
Quelli che vagabondano negando lo splendore del frutto.
I neutrali in queste latitudini di pochi.
Quelli che sputano sui visi rozzi della popolazione “immaginaria”.
Quelli che non combatteranno la propria morte.
Le insonni sentinelle dei sogni altrui.
Quelli che esercitano la proprietà privata sulla parola vento.
Gli inguantati ladri di metafore.
Quelli che “non si stancano mai di vedere militari”.
Quelli che temono di strappare il velo e di aprire le porte.
I commedianti dell’amore.

77
-Fernando Rendón-

Desembocadura

El siglo late aprisa en mi pecho

El tiempo nos es indiferente. Igual nos da un caníbal que un soldado,


el siglo uno que el veintiuno.
Alguien lleva desde siempre un puñal entre los dientes.

Nos son indiferentes las fronteras. Tan amados y remotos nos son
Alaska, Mozambique y Tahití, como estas comarcas debieran
serlo para Praga y Bagdad.

Somos uno desde el fondo de los siglos: una es la sed.

País verde y azul, república de aguas y nubes, fábula soñada en la


cruenta noche que agoniza, no tomes del árbol el fruto del peligro,
país sol, país especie.

78
-Qual era la domanda?-

Foce

Il secolo batte in fretta nel mio petto

Il tempo è indifferente a tutti noi. Esso identicamente ci propone


cannibale e soldato, secolo Uno e secolo Ventuno.
Da sempre qualcheduno porta un coltello stretto in mezzo ai denti.

Ogni frontiera è indifferente a noi. Tanto amati e remoti sono per noi
l’Alaska, il Mozambico e Tahiti, come di certo lo saranno state queste
regioni per Praga e per Bagdad.

Dal profondo dei secoli noi non siamo che uno: una sola è la sete.

Paese verde e blu, repubblica d’acque e di nuvole, fiaba sognata nella


cruenta notte in agonia, non cogliere dall’albero il frutto del pericolo,
paese sole, paese specie.

79
-Fernando Rendón-

Tareas de Enkiddu

Usted cromagnon bien llegado a nuestras eras desiertas no pertenece


sólo a las tabletas de arcilla hititas.
Viva aún en los espíritus de la vegetación.

Pululan hoy en jaulas hombres y animales. Desarme pues como


antaño las piezas de las trampas. Llene las zanjas.
Asalte los refugios de los cazadores para mezclar humedad
en su pólvora y romper la hoja tinta en sangre de sus dagas.

Venga a abrevar con los rebaños y los pájaros y a repetir en las plazas
de mercado y en los campos la tonada que recuerda la raiz del tiempo.

Venga a ser irreductible en nosotros, en una tierra única sin la opresión


de Uruk. Salte los linderos, refleje en su mirada la promesa fértil,
la libertad salvaje, el dominio pleno del vigor terrestre, del vigor celeste.

80
-Qual era la domanda?-

Incombenze di Enkiddu

Lei, esimio signore, cromagnon giunto felicemente fino alle nostre


epoche deserte non appartiene solo alle tavolette d’argilla ittite.
Continui ancora a vivere nei tantissimi spiriti della vegetazione.

Al giorno d’oggi nelle gabbie brulicano uomini ed animali. Dunque li


smonti lei come una volta, i pezzi delle trappole. Riempia lei i fossati.
Prenda d’assalto i covi dei cacciatori in modo da instillare l’umidità
dentro le loro polveri e spezzare le lame tinte di sangue delle loro daghe.

Venga ad abberarsi con le greggi e con gli uccelli e a cantare di nuovo nelle
piazze di mercato e nei campi la canzone che rievoca l’origine del tempo.

Venga e sia irriducibile in noi, in una terra unica ormai libera


dall’oppressione di Uruk. Scavalchi ogni confine, lasci che si rifletta
nel suo sguardo la fertile promessa, la primordiale libertà,
il possesso totale del vigore terrestre, del vigore celeste.

81
-Fernando Rendón-

Oficio invisible

Afuera no queda nada, nadie.

Pétreos hombres han perdido la confianza en el balbuceo de sus niños.

Y yo me deslizo por este cauce secreto como un hilo de sueño.

Se esparce el misterio en las sombras del cuarto.

Una y otra vez la infancia, el universo se puebla de seres imposibles.

Un árbol blanco emerge en la estancia, sobre los cabellos caen,


intermitentes, flores.

Una fuente de luces derrama frescura sobre las paredes.

Todo lo que anhelas a ti llega, todo cuanto nombras se hace cuerpo,


pende de tu voz lo que vendrá.

82
-Qual era la domanda?-

Occupazione invisibile

Fuori nulla rimane, nessuno.

Petrosi uomini hanno perso la fiducia nel balbettio dei loro piccoli.

E io scivolo per quest’alveo segreto come il filo d’un sogno.

il mistero si sparge nelle ombre della stanza.

Più e più volte l’infanzia, l’universo si popola di esseri impossibili.

Un albero bianco emerge nella stanza, sui capelli discendono,


intermittenti, fiori.

Una fonte di luci riversa la frescura sulle pareti.

Tutto ciò che desideri ti arriva, tutto quello che nomini si fa corpo,
pende dalle tue labbra tutto ciò che verrà.

83
-Fernando Rendón-

Locura

Magos habitan estas ciudades de niebla.

El secreto del hechizo que pesa sobre el mundo no les es inaccesible.

Caminan y obran sin ser vistos, entre multitudes obsesas


por la esfinge de la duda.

El cobre puede ser transformado en oro por sus manos, pero es otro el
objeto de su alquimia.

No pesan, no miden, no definen. Adivinan el curso


de los astros y los pueblos.

No pertenecen al corazón del tiempo, aunque la leyenda los ha visto


con los mismos rostros en otras épocas, arrumando pólvora
para demoler los principados, guardando el fuego sagrado.

84
-Qual era la domanda?-

Pazzia

Maghi abitano queste città di nebbia.

Il segreto del maleficio che grava sopra il mondo non è loro inaccessibile.

Camminano e agiscono senza essere visti tra moltitudini spiritate


dalla sfinge del dubbio.

Per loro mano il rame può trasformarsi in oro, però un altro


è lo scopo della loro alchimia.

Non pesano, non misurano, non definiscono. Indovinano il moto


degli astri e dei popoli.

Non appartengono al cuore del tempo, anche se la leggenda li ha visti


con le stesse facce in altre epoche, ad ammucchiare polvere da sparo
per demolire i principati, a far la sentinella al fuoco sacro.

85
-Fernando Rendón-

Amergin

Voluntarioso en el tiempo
conduce un rebaño de nubes
por el error

Lucha a morir por sus crías


silencioso
enciende un nuevo sueño

Guarda el estandarte
conoce los corrientes del júbilo
no ignora el valor de empalizadas

Regresa porque conoce el renacer


por los deseos decisivos ardiendo
en un único corazón de la vida

Todo

Sé la hoja adherida al árbol

Y también sé el árbol
para que al amarillear y caer la hoja
zigzagueando al viento no mueras

Y sé el bosque sin plagas


para cuando sea derribado el árbol
no perezcas

Y también sé el universo
por si fuere talado o incendiado el bosque
puedas vivir para siempre

86
-Qual era la domanda?-

Amergin

Perseverante nel tempo


guida un gregge di nuvole
a causa dell’errore

Lotta fino alla morte per le sue creature


silenzioso
accende un nuovo sogno

Protegge lo stendardo
conosce le correnti della gioia
degli steccati non ignora il pregio

Ritorna perché sa bene il rinascere


dai desideri decisivi ardenti
in un unico cuore della vita

Tutto

Sii tu la foglia attaccata all’albero

E sii anche l’albero


affinché all’ingiallirsi e cadere della foglia
zigzagante nel vento tu non muoia

E sii il bosco senza parassiti


così che quando l’albero venga abbattuto
tu non perisca

E sii anche l’universo


per cui se fosse raso al suolo o arso il bosco
tu possa vivere per sempre

87
-Fernando Rendón-

Legado

Nadie puede apropiarse el tesoro. A ninguno pertenece en mayor grado


que a todos. Y no obstante todos deben renunciar a él para poseerlo.

Por una suerte de intuición alcanzan entonces nuevos compartimientos,


hasta ese momento tapiados.

Una tarántula, una trampa sorpresiva, el cascabel de una serpiente,


se interponen cuando alguno de los herederos revela su codicia
o se distancia. Es luna llena sobre las ruinas.

Un caballero de herrumbrosa armadura, que repica como una


campana de orín, ha llegado jadeante del mar y ha dibujado
con su espada sobre la arena el mapa de una región azarosa
y de esta sucesión de corredores ignotos.

En la memoria aún se hunden una carabela, una religión,


fronteras y su mundo de virulenta locura.

Tienen un plazo para descubrir la estancia central,


aunque el tiempo es susceptible de ser estirado como sus cuerpos.
La estancia central está en cada heredero y para acceder a ella
deben descifrar un lenguaje inadvertido en sus cuerpos.

Sucesivamente abandonan una escala de tesoros, entre


el abismo y la mordedura. Y es impredecible el aposento siguiente.

88
-Qual era la domanda?-

Lascito

Nessuno può appropriarsi del tesoro. A nessuno appartiene in misura


maggiore se non a tutti. Eppure tutti devono rinunciarvi per possederlo.

Per una sorta di intuizione raggiungono così nuove ripartizioni,


fino a quel momento ben coperte.

Una tarantola, una trappola imprevista, il sonaglio di un serpente,


si frappongono quando qualcuno degli eredi rivela la sua avidità
o si allontana. È luna piena sopra le rovine.

Un cavaliere dall’armatura giallo-rossiccia, che suona a festa come una


campana di ruggine, è arrivato ansimante dal mare e ha disegnato
con la sua spada sulla sabbia la mappa di una regione incerta
e di questa eredità dai corridoi ignoti.

Nella memoria tuttora affondano una caravella, una religione,


le frontiere e il loro mondo di virulenta pazzia.

Hanno un preciso limite per scoprire la camera centrale,


anche se il tempo forse potrà allungarsi come i loro corpi.
La camera centrale è in ogni erede e per accedervi
essi devono decifrare un linguaggio nei corpi impercepito.

In seguito abbandonano tutta una successione di tesori, incerti tra


l’abisso e la morsicatura. Ed è imprevedibile la stanza successiva.

89
-Fernando Rendón-

Mito

Primero fue su soledad, antes de la invención


del raciocinio y otros cepos de cacería.

Luego el limbo, la virginidad estéril, el litigio inmemorial


entre humanos de cabello corto y pupila evasiva, que talaron
el bosque del misterio haciendo de su voz erial.

Aún así se buscaron.

Hallaron la senda de tréboles, desdeñaron como ruinosa heredad su


pasado, entrevieron la extraviada condición, la posibilidad remota y
lenta, iluminación de feroces soñadores.

Perduraban no obstante los escualos en un mar náufrago, el despeñadero al


fin de milenios, el imperativo matar o morir en las banderas
de todas las edades, la alucinación generada por linderos, la cizaña
sin segar obstruyendo la savia, embotando los sentidos.
Eran ciclos de aturdimiento.

Ahora nos hemos hallado y reconocido, jurado no dar más la espalda


al destino bajo las estrellas de magos y astrónomos, por cuyo esplendor
palidecieron todos los argonautas, tomado la espada por su empuñadura
aguamarina afrontando la medusa, con el semblante de quien desprecia la
injusticia.

Pero antes de ir a la alta instancia, audición legendaria, en el estanque


sombreado de avellanos habremos de lavar el ensueño, sutil y real
como brisa sobre los cuerpos desnudos.

90
-Qual era la domanda?-

Mito

Dapprima venne la sua solitudine, in largo anticipo sull’invenzione


del raziocinio e d’altre tagliole per la caccia.

Dopo fu il limbo, la sterile verginità, l’alterco immemorabile


tra umani di capello assai corto e pupilla evasiva, che abbatterono
il bosco del mistero facendo della sua voce un suolo abbandonato.

Così ancora si cercarono.

Trovarono il sentiero dei trifogli, rifiutarono come rovinosa eredità il


proprio passato, intravidero la condizione perduta, la possibilità remota
e lenta, folgorazione di bruti sognatori.

Duravano a dispetto degli squali in un mare già naufrago, il baratro


alla fine di millenni, l’imperativo uccidere o morire negli stendardi
di tutte le ere, il miraggio creato dai confini, la zizzania
mai falciata che ostruiva la linfa, che offuscava i sensi.
Erano i cicli dello stordimento.

Ci siamo ritrovati, ora, e riconosciuti, ora abbiamo giurato di non


volgere più le spalle al destino sotto le stelle di maghi e di astronomi,
stelle per il cui splendore impallidirono tutti gli argonauti,
abbiamo afferrato la spada per la sua impugnatura color acquamarina
affrontando la medusa, con lo sguardo di chi disprezza l’ingiustizia.

Prima di presentarci all’alta istanza, leggendaria audizione, nello


stagno ombreggiato di noccioli dovremo tuttavia pulirci dall’insonnia,
fine e reale come lieve brezza sui nostri corpi nudi.

91
-Fernando Rendón-

Prometeida

¿Quién vengará esta afrenta? Desde la fuente donde manan los siglos
indaga un rostro atormentado.

Faz del mundo que llama a la muerte para liberarse del dolor.

En la incapacidad para dirimir la disputa, la sangre asume la razón.


El hombre es vencedor y vencido.

Violencia sin tiempo, siempre que uno se asoma a un siglo


ve a los hombres esperando con armas.

En el abismo, usurpados sustento y territorio, hacemos de la


condición mortal nuestra propia migración.

Es el corazón el que dispersa y reúne. No es el pensamiento que asocia,


es el corazón que fusiona.

Señal que centellea en las frondas de un campo de fuerzas que susurra


en sueños, que canta en las bocas de amor, infancia y locura.

Todos los ríos conducen al mar donde se disuelve el espejismo.

Este infierno inmutable y eterno para quienes no fundaron


su rebelión.

En urbes y bosques gigantescos hongos de fuego.

La piel del amor lacerada, la infancia estrangulada en su cuna, el sueño


envilecido por el miedo.

92
-Qual era la domanda?-

Prometeide

Chi vendicherà questo affronto? Partendo dalla fonte da cui sgorgano i


secoli indaga un tormentato volto.

Faccia del mondo che invoca la morte così da liberarsi del dolore.

Nell’incapacità di dirimere la disputa, il sangue si affida alla ragione.


L’uomo è vincitore e vinto.

Violenza senza tempo, ogni volta che qualcuno s’affaccia su un secolo


vede gli uomini armati in attesa.

Nell’abisso, usurpati territorio e alimento, facciamo della


condizione mortale la nostra migrazione.

È il cuore a disperdere e unire. Non è il pensiero ad associare,


è il cuore a fondere insieme.

Segnale balenante tra le fronde di un campo di forze che nei sogni


sussurra, che canta nelle bocche d’amore d’infanzia di pazzia

Tutti i fiumi conducono al mare là dove si dissolve l’illusione.

Quest’inferno immutabile ed eterno per quanti non fondarono


la loro ribellione.

In città e boschi giganteschi funghi di fuoco.

La pelle dell’amore lacerata, l’infanzia strangolata nella culla, il sogno


degradato dalla paura.

93
-Fernando Rendón-

Relojes, las llaves pretéritas sepultadas, el presente disgregado por el


miedo, la fosa común del porvenir que el reino de este mundo reserva.

La muerte satisfecha trabajando a destajo, degollando decidida


al deseo.

Y pese a todo, prosigue la salvaje resistencia contra


la glaciación del continente interior, el fuego que atraviesa los tiempos,
corazón de la especie.

El encuentro sellando la complicidad, que hundirá finalmente


a la realidad, para que emerja el secreto.

El fuego que trajeron sus manos alumbró la primera noche.

El poder de fuego de la poesía, el fuego para romper el cerco


de las fieras.

El fuego que coció el bisonte endureció la arcilla.

El fuego que hizo líquidos los metales forjó la azada y la espada,


el fuego del amor y el odio.

El fuego que arde en el corazón del arte no incendió


la biblioteca de Alejandría.

El fuego de los mundos habitados que entrevió Giordano Bruno no era


la hoguera en la que ardió.

El fuego de la industria movida por el carbón o el petróleo y por la


sangre de los obreros.

94
-Qual era la domanda?-

Orologi, le chiavi d’altri tempi sepolte, il presente disgregato dalla paura, la


fossa comune dell’avvenire che il regno di questo mondo tiene in serbo.

La morte sazia, che lavora a cottimo, lì a tagliare decisa la testa


al desiderio.

E nonostante tutto, continua la selvaggia resistenza contro


la glaciazione del continente interiore, il fuoco che attraversa i tempi,
il cuore della specie.

L’incontro, suggellando la complicità, fonderà finalmente


la realtà, perché il segreto emerga.

Il fuoco che le sue mani portarono illuminò la prima notte.

La potenza del fuoco della poesia, il fuoco per spezzare l’assedio


delle belve.

Il fuoco che arrostì le carni del bisonte rese dura l’argilla.

Il fuoco che fuse i metalli forgiò la zappa e generò la spada,


il fuoco dell’amore e dell’odio.

Il fuoco che costantemente arde dentro il cuore dell’arte non incendiò


la biblioteca di Alessandria.

Il fuoco dei mondi abitati intravisti da Giordano Bruno non era


il rogo nel quale bruciò.

Il fuoco dell’industria spinta dal carbone o il petrolio e dal


sangue degli operai.

95
-Fernando Rendón-

El fuego que inflamó la mente y alzó los aeroplanos no se asemeja


al fuego del hongo nuclear.

El fuego que busca transformar la tierra haciendo del hombre


una patria cálida en el cosmos no es el fuego para exterminarlo.

Ni tampoco el fuego de los carnavales es el de la metralla.

El poder de fuego de la poesía, el fuego para romper el cerco


de las fieras.

Delegados de los siglos se han dado cita alrededor de la mesa


arruinada, y a las cartas -con sentimientos contrarios- se juegan el
destino de los reinos de la vida.

El mago se ha hecho invisible. Los amantes tienen buena


estrella aunque estén acorralados. Es el diablo con la baza
de corona y muerte quien ha engendrado la zozobra en el juego.
Afuera, la torre sigue derrumbándose. Ninguna civilización podía
haberse levantado sin la obstinada visión de la locura.

El tiempo avanza a su fin. Los jugadores se miran hostiles.


Hay una pugna mortal pues, a las cartas -con sentimientos contrarios-
se juegan el destino de los reinos de la vida.

Y el emperador y la muerte de nuevo se llevan todas las fichas


al lado de su dueño.

No obstante quedan reservas. La naturaleza canta sus depósitos.


La luna crece. El ahorcado sonríe siempre invulnerable. El juicio pro-
sigue transformando la provincia solar en universo sin trabas.
Las constelaciones descienden cerca de las cabezas de los jugadores.

96
-Qual era la domanda?-

Il fuoco che infiammò le menti e fece volare gli aeroplani non assomiglia
al fuoco del fungo nucleare.

Il fuoco che cerca di trasformare la terra facendo dell’uomo


una patria calda nel cosmo non è il fuoco per sterminarlo.

Né tantomeno il fuoco di tutti i carnevali è quello della mitraglia.

La potenza del fuoco della poesia, il fuoco per spezzare l’assedio


delle belve.

Delegati dei vari secoli si sono dati appuntamento intorno al tavolo


diroccato, e -con sentimenti contrari- si giocano a carte
il destino dei regni della vita.

Il mago si è reso invisibile. Si trovano gli amanti sotto una buona stel-
la pur essendo accerchiati. È il diavolo col mento aguzzo quello della
corona e della morte a sparigliare le sorti del gioco.
Fuori, la torre continua a crollare. Nessuna civiltà avrebbe potuto
erigersi senza l’ostinata visione della follia.

Il tempo volge al termine. I giocatori si guardano ostili.


È dunque in atto una lotta mortale, -con sentimenti contrari-
si giocano a carte il destino dei regni della vita.

E l’imperatore e la morte tirano via di nuovo tutte le fiches


al giocatore accanto.

Malgrado questo restano risorse. La natura canta i suoi depositi.


La luna cresce. L’impiccato sorride sempre invulnerabile. Il processo
continua trasformando la solare provincia in universo privo di ostacoli.
Le costellazioni scendono giù fin quasi sulle teste dei giocatori.

97
-Fernando Rendón-

La poesía extrae de la manga de su túnica los acontecimientos.


El mundo así lo entiende. Y se apresta a purificarse para la exigente
actividad de la resurrección.

98
-Qual era la domanda?-

Dalla manica della sua tunica la poesia estrae gli avvenimenti.


Così il mondo capisce. E si prepara a purificarsi in vista dell’impegno
laborioso della resurrezione.

99
-Fernando Rendón-

De “Canción en los campos de Marte”

Guerra

Siempre tendrás razones

Tú vas a sacar la espada


como un ángel

Y cuando la has desenvainado


ya eres un demonio

Historia

He descrito a un ciego el sol. Y me ha hablado de su tierra incógnita.

También he visto a un obscuro alfarero moldear y quebrar a su antojo


la masa obediente.

Yo me ocupo impaciente en dislocar la tortuosa coherencia


de estos días.

Y no me quedaré a vuestra carnicería (¿A vuestros guías, quién


los guía?). No me gusta su mar de sangre que quiere eternidad.

Para los sordos, canto: en saber partir reside el secreto del impulso.

100
-Qual era la domanda?-

Da “Canción en los campos de Marte”

Guerra

Sempre troverai ragioni

Tu estrarrai la spada
come un angelo

E sguainata la spada
già non sei che un demonio

Storia

Ho descritto a un cieco il sole. E m’ha parlato della sua terra ignota.

Ho visto anche un oscuro vasaio modellare e rompere a suo gusto


la massa obbediente.

Io m’impegno impaziente ad alterare la subdola coerenza


di questi nostri giorni.

E non mi fermeranno le tante stragi vostre (Le vostre guide -dite- chi
le guida?). Non mi piace quel loro mare di sangue che vuole eternità.

Per i sordi, canto: nel saper partire, lì sta il segreto della forza vera.

101
-Fernando Rendón-

Navidad de los bárbaros

¿Feliz Navidad amor


con tantos muertos?

De nuevo asolaron
los pinares

Llueve sobre cuerpos desnudos

La confusión ha asaltado la plaza

Y aún celebrarán
disparando al cielo
a las doce

¿A dónde huir
de esta Navidad amor
con tantos muertos?

Oficios

Bromeando fríamente
como mercenarios antes de consumar una matanza
acuden los hacheros al bosque

Bromeando fríamente
la pupila sobre el tajo
ajena al gigante que se desploma

Bromeando fríamente
como la muerte nos visita

Bromeando fríamente
como el amor que se va

102
-Qual era la domanda?-

Natale dei barbari

Buon Natale amore


con tanti morti?

Di nuovo hanno distrutto


le pinete

Piove sui corpi nudi

La confusione ha assaltato la piazza

E ancora festeggeranno
con uno sparo al cielo
alle dodici in punto

Verso dove fuggire


da questo Natale amore
con tanti morti?

Mestieri

Scherzando freddamente
come dei mercenari prima del compimento di una strage
si presentarono gli spaccalegna al bosco

Scherzando freddamente
la pupilla sullo squarcio
estranea al gigante che crolla

Scherzando freddamente
come la morte che viene a farci visita

Scherzando freddamente
come l’amore che se ne va via

103
-Fernando Rendón-

Canción en los campos de Marte

Tendido en el fondo de sí, sin amor como un cadáver en tierra de


nadie, un hombre tiembla. El subsuelo le atrae con un canto imantado.

Se pregunta si debe acceder al grave mandato o si la voluntad le


sostendrá para volver arriba, donde la guerra sofoca toda respiración.

Duda eterna en su ciega angustia, la mortaja pesa como la tierra entera.


Ya casi es viento sin nombre, pronto se desleirá su arcilla. Sangra
el aire y llueve sobre un temblor de hojas.

Nadie vendrá a salvarle.

La tierra se duele. La arboleda y los pájaros sobrevivientes saben.


Saben que es el mundo el que se hunde en cada ser.

Tendido al sol por siglos, este hombre no puede o no quiere moverse.


Sólo yace, sin amor, como un cadáver en tierra de nadie.

Revive su memoria la emboscada.

El tiempo sepultó el secreto y el universo fue perdiendo


su esplendor.

Los oficios pertenecieron al infierno, así el bosque fue transformado


en el desierto.

Un azar cruento cedió la tierra a los ejércitos. Fuego y viento hicieron


polvo las ciudades.

104
-Qual era la domanda?-

Canzone nei campi di Marte

Disteso nel fondo di sé, senza amore, come un cadavere nella terra di
nessuno, un uomo trema. Il sottosuolo lo attrae con un canto calamitato.

Si chiede se deve accedere al grave mandato o se la volontà lo sosterrà


fino a farlo tornare in alto, dove la guerra soffoca totalmente il respiro.

Eterno dubbio nella sua angoscia cieca, pesa la sindone come l’intera terra.
Già quasi è vento senza nome, presto si scioglierà la sua argilla. Sanguina
l’aria e piove su un tremolio di foglie.

Nessuno verrà a salvarlo.

La terra si duole. Il bosco e gli uccelli sopravvissuti sanno.


Sanno che il mondo abita in ogni essere.

Disteso al sole per secoli, quest’uomo non può o non vuole muoversi.
Soltanto giace, senza amore, come un cadavere nella terra di nessuno.

La sua memoria rivive l’agguato.

Il tempo si curò d’interrare il segreto e l’universo andò perdendo


il suo splendore.

Gli uffizi religiosi attennero all’inferno, così venne mutato il bosco nel
deserto.

Un caso sanguinario concedette agli eserciti la terra. Insieme il fuoco e


il vento delle città non fecero che polvere.

105
-Fernando Rendón-

Se echó a perder el vino, se dispersó el sueño, el amor se heló.

Y es la memoria la que torna a un hombre tendido en el fondo de sí,


dentro de todos.

En los fragmentos del espejo que reflejó el nacimiento del mar ve la


llanura ardiendo, el magro pan amargo, al atormentador y su presa
que se alternan en la labor sombría.

Antepasados deslizan a su oído voces : ¿sucumbirás a la visión que


temes?

Para Eduardo Rendón

106
-Qual era la domanda?-

Si cominciò a contaminare il vino, il sogno si disperse, l’amore si gelò.

Ed è la memoria a tornare ad un uomo disteso nel fondo di sé,


all’interno di tutti.

Nei frammenti dello specchio che riflesse la nascita del mare vede la
pianura in fiamme, il magro pane amaro, l’aguzzino e la sua preda
avvicendarsi nell’opera oscura.

Progenitori fanno scivolare voci fino al suo udito: soccomberai di


fronte alla visione che tanto temi?

Per Eduardo Rendón

107
-Fernando Rendón-

Nao

Colisionando con una procesión de témpanos


la proa partida
desde el astillero y a ninguna parte
avanza el navío del tiempo

Yo canto el capitán
sus ojos brotados demencial
y a los viajeros aterrados
porque la travesía no es turismo

¿Y cuál canción silbábamos


asomados a las barandas
bajo el verano aparente?

Canto el rayo sobre cubierta


el relámpago desnudando la palidez
de la tripulación de veteranos

Y canto los arrecifes a la vista


la radio muda el pánico a babor
bajo granizo el pánico a estribor

Pero también los sueños submarinos


que atraviesan la pesadilla que crece

La serena voluntad de vida


que acalla al huracán

108
-Qual era la domanda?-

Nao

In collisione contro un gran corteo di lastroni di ghiaccio


la prua spezzata
e dal cantiere verso nessun luogo
avanza la nave del tempo

Io canto il capitano
i suoi occhi sporgenti demenziale
e i viaggiatori atterriti
perché la traversata quella non è turismo

E quale canzone fischiavamo


affacciati alle ringhiere
sotto l’estate apparente?

Canto il raggio sul ponte di coperta


il fulmine che denuda il pallore
dell’equipaggio dei veterani

E canto gli scogli là in vista


la radio muta il panico a babordo
sotto la grandine il panico a tribordo

Ma anche i sogni sottomarini


che attraversano l’incubo che cresce

E la serena volontà di vita


che fa tacere l’uragano Nao

109
-Fernando Rendón-

Capital

Sostuvo Thomas Mann


que todo iría mejor
si Marx hubiera leído a Hölderlin

Entonces quizás tras sus largas caminatas


la música de los abedules
habría transformado el discurso del tiempo

Se alzaría en todos el poeta de adolescencia


poniendo fin al peligroso olvido

Toda lucha sería generosa y ebria

En el motín de su nudo cada hombre


confraternizaría al fin consigo

Y en la pugna por el trigo y el abrigo


se adivinaría la otra orilla planetaria

110
-Qual era la domanda?-

Capitale

Sostenne Thomas Mann


che tutto andrebbe meglio
se Marx avesse letto Hölderlin

In quel momento forse seguendo le sue lunghe camminate


la musica delle betulle
avrebbe tramutato lo scorrere del tempo

Il poeta dell’adolescenza in tutti rispunterebbe


mettendo fine a tale infido oblio

Tutta la lotta sarebbe generosa entusiasmante

Nel ribellarsi al suo legame ognuno


con sé alla fine fraternizzerebbe

E in mezzo alla battaglia per il grano e il cappotto


s’intuirebbe quell’altro approdo planetario

111
-Fernando Rendón-

Sequía

Hasta que el amor de todos


descendió
a su más bajo nivel
de embalse

-Nuestra represa se seca-

Y hay angustia
y grave racionamiento de luz

Y entonces -por fin-


multitudes hacen grandes filas
para escuchar la poesía

Libación

No viniste

Mas esta mañana


al abrir la puerta
al jardín
la luz cantó sobre la hierba
mientras una fiesta de abejas
sobrevolaba en libación
el vocerío de las flores

112
-Qual era la domanda?-

Siccità

Fino a quando l’amore di tutti


scese giù
al più basso livello
di ristagno

-La nostra diga si prosciuga-

E c’è angoscia
e grave razionamento di luce

E allora -finalmente-
moltitudini fanno grandi file
per ascoltare la poesia

Libagione

Non sei venuta

Ma questa mattina
nell’aprire la porta
del giardino
la luce ha cantato sull’erba
mentre una festa di api
pronte alla libagione sorvolava
il gran vocio dei fiori

113
-Fernando Rendón-

Como un péndulo entre ir o morir

I
Una y otra vez
nos sorprendemos solitarios
esperando a alguien
que no llega o no regresa.

Su distancia
hasta nosotros
no es real.

El amor la salva
pero en el intento perece.

El tiempo que aguardamos


nos disuelve.

Con indulgencia o enojo


miramos para nada el reloj
y sabemos, mucho más,
que nadie llegará.

II
Doy vuelta a la página
allí donde, inútil,
espero.

Leo entonces el pulso febril,


¿qué dice, esta respiración ansiosa?

A tientas atravesamos
el mundo bajo el sol.
Pútrida sonrisa, puertos de ignominia tus labios
¡Oh realidad!

114
-Qual era la domanda?-

Come un pendolo tra l’andare o il morire

I
Una volta e un’altra ancora
d’un tratto ci scopriamo solitari
aspettando qualcuno
che non arriva oppure non ritorna.

La sua distanza
fino a noi
non è reale.

L’amore, che la salva,


perisce in quel tentativo.

Il tempo che aspettiamo


ci dissolve.

Con indulgenza o rabbia


guardiamo inutilmente l’orologio
e sempre più sappiamo
che nessuno verrá.

II
Volto pagina
là dove, incapace,
aspetto.

Ausculto allora l’agitato polso,


Che cosa dice questo respiro ansioso?

A tentoni attraversiamo
il mondo sotto il sole.
Sorriso già marcito, approdi d’ignominia le tue labbra
Oh realtà!

115
-Fernando Rendón-

III
El personaje inconsistente
que te llama.

A quien tú rozas y respondes.


No está. Nunca estuvo.

Eco de tu afán vertido,


deleznable, te absorbe
y sustituye.

IV
Vadeo un prado sin orillas
entre alambradas de orín.

Qué queda en pie :

La salamandra
entre las ruinas persistentes
trepa desde el pasado y mira.

El musgo tierno
sobre las piedras
de la torre abatida
¿no da una lección
a la ingenua fortaleza ?

Vadeo un prado sin orillas


y floto
entre alambradas de orín.

V
Máscaras de cieno
guerreros que reptan
como midiendo con sus cuerpos
el avance de la avara historia,

116
-Qual era la domanda?-

III
Il personaggio inconsistente
che ti chiama.
Che tu sfiori e a cui rispondi.
Non è. Non è mai stato.

Eco del tuo riverso desiderio,


fragile, in sé ti assorbe,
a te si sostituisce.

IV

Passo attraverso un prato senza limiti


tra rugginosi recinti di filo spinato

Che cosa resta in piedi:

La salamandra
tra le perenni rovine
s’arrampica su dal passato e se ne sta a guardare.

Il muschio tenero
sulle pietre
della torre diroccata,
non dà una lezione
all’ingenua fortezza?

Passo attrverso un prato senza limiti


e galleggio
tra rugginosi recinti di filo spinato.

V
Maschere di fango
guerrieri che strisciano
come a misurare con i loro corpi
l’avanzata della storia avara

117
-Fernando Rendón-

asoman tras los taludes.

Son la alucinación de la victoria


sobre el hombre
su sangrante rey de burlas.

VI
Y apuro la copa sin fondo, fiero,
justo cuando desaparece el mundo
y no queda más que el vigor
que alienta o desampara.

VII
Cierro los ojos
y me envuelvo
en la visión del alba.

En la región inaccesible
al horror
un sismo de amor emerge
y canta donde el dolor no alcanza.

Y una resolución oscila en ti y en mí


como un péndulo
entre ir o morir.

118
-Qual era la domanda?-

spuntano da dietro le scarpate.

Sono l’allucinazione della vittoria


sull’uomo
il loro sanguinante re da burletta.

VI
E io vuoto la coppa che non ha fondo, fiero,
proprio quando svanisce completamente il mondo
e niente resta se non il vigore
che rianima o rinuncia.

VII
Chiudo gli occhi
e mi ravvolgo
nella visione dell’alba.

Nella regione inaccessibile


all’orrore
un sisma d’amore si svela
e canta dove non giunge il dolore.

E una risoluzione oscilla in te e in me


come un pendolo
tra l’andare o il morire.

119
-Fernando Rendón-

Locura de las formas

Se le ve en todos los lugares


que la locura ha poseído

Entonces cambia de cuerpo sin cesar


se hace grillo como una hierba
población de luz entre corales

Tan pronto es agua que brota del peñasco,


roca en la testarudez del desierto.

Y si estamos atentos al presagio


podremos sentir el que seremos
cuando sobrevenga en el menguado
ánimo de los humanos.

Carta de navegación

Todas las direcciones convergen hacia adentro


donde pausado crece el silencio.

Y si el faisán se alza en la espléndida mañana


sobre el bosque de bestias antiguas
en las lindes del abismo aparente
cerca al mar acecha el día
tiende esa línea viajera.

120
-Qual era la domanda?-

Pazzia delle forme

Lo si vede in tutti i luoghi


che la follia ha posseduto

Allora cambia corpo senza posa


si fa grillo come un’erba
popolazione di luce tra i coralli

Ben presto è acqua che sorga dal macigno,


roccia nella caparbietà del deserto.

E se stiamo attenti al presagio


potremo sentire quello che saremo
non appena esso giunga nel codardo
animo degli umani.

Carta nautica

Tutte le direzioni convergono verso l’interno


dove tranquillo cresce il silenzio.

E se il fagiano si leva nella splendida mattina


sul bosco di bestie antiche
ai confini dell’abisso apparente
vicino al mare il giorno sta im agguato
tendi tu quella linea viaggiatrice.

121
-Fernando Rendón-

Sobre cenizas

Coloque más leños


alce otros fuegos
al alba vuelva a los árboles
al incandescente reino de pájaros
que celebran la floresta

En las constelaciones descifre


del ardiente afán
el dictado exigente

Vea el sosiego
que ninguna estampida aniquile

para reconocernos en silencio

Lectura en la corteza

Al anochecer, un ser se aparta del bosque. Las ramas reventadas


del aliso lo advierten.

Pero la maduración no se acosa.

Vientos volverán a derramar su rocío sobre el dolor del follaje.

El desierto a repoblarse, en el encuentro aéreo con lo amado


que comienza.

Festiva hoguera del verano, abeja del azul sobre los pétalos del amor
que tiembla, acertijo de cristal: ¿qué dirás a la estación en vilo?

122
-Qual era la domanda?-

Sopra la cenere

Metta più legna


alzi altri fuochi
all’alba torni agli alberi
all’incandescente regno degli uccelli
che celebrano il bosco

Nelle costellazioni decifri


dell’ardente desiderio
il dettato esigente

Trovi la quiete
che nessuno scoppio annienti

per riconoscerci in silenzio

Lettura nella corteccia

All’imbrunire, un essere si allontana dal bosco. Se ne accorgono i rami


infranti dall’alisso.

Ma la maturazione non si insegue.

Ritorneranno i venti a cospargere di rugiada il dolore del fogliame.

Il deserto a ripopolarsi, nell’incontro aereo con l’amato


che ora ha inizio.

Festivo rogo dell’estate, ape del blu sui petali dell’amore


che trema, enigma di cristallo: che dirai alla stagione in bilico?

123
-Fernando Rendón-

Bifurcación

No puede ser. Veíamos a través de densas capas de materia.

Escuchábamos avanzadas voces en la noche sorda.

Bebíamos la realidad, que estaba y no estaba, porque cambiaba


en el arroyo de la percepción.

Así, nos amábamos y no nos amábamos.

Nos dábamos el sol y la muerte en los labios húmedos.

Creencia

La mariposa atrapada
entre la telaraña y el vidrio
creyó que mi mano que le daba libertad
era su muerte.

Su sorprendido aleteo hacia el cielo.

124
-Qual era la domanda?-

Biforcazione

Non può essere. Vedevamo attraverso dense cappe di materia.

Ascoltavamo voci penetrate dentro la notte sorda.

Bevevamo la realtà, che era e non era, poiché si trasformava dentro


il ruscello della percezione.

Così, noi ci amavamo e non ci amavamo.

Ci davamo il sole e la morte dentro le labbra umide.

Convinzione

La farfalla intrappolata
tra la ragnatela e il vetro
ha creduto che la mia mano che le dava la libertà
fosse la sua morte.

Il suo sorpreso battito d’ali diretto al cielo.

125
-Fernando Rendón-

Eternidad robada

Busco reconocer un lugar de mí y de todos


donde la piedra se transparenta
y el cuerpo adquiere las formas del mar.

Busco a quienes debo hallar


y bajo un sol de oro
ya en la hora sin sombras
tomar entonces juntos
una cabeza de playa
sobre la eternidad robada.

Pesca

Vi sobre la playa de oro


un delfín blanco resoplar
mientras lloraba como un niño.

A pocos metros los pescadores


entre redes calculaban su peso
para llevarlo al mercado de carnes

Pensé que el amor era el mar


y nosotros el delfín
que no sabía o no podía regresar.

126
-Qual era la domanda?-

Eternità rubata

Cerco di riconoscere un luogo mio e di tutti


dove la pietra si fa trasparente
e il corpo prende le forme del mare.

Cerco coloro che devo trovare


e sotto un sole d’oro
nell’ora priva d’ombre
in quell’istante assicurarsi insieme
una testa di sbarco
sull’eternità rubata.

Pesca

Sulla spiaggia dorata là ho visto


un bianco delfino sbuffare
e piangere come un bambino.

A qualche metro intanto i pescatori


tra le reti indagavano il suo peso
per portarne le carni al mercato

Ho pensato che l’amore era il mare


mentre noi eravamo il delfino
che non sapeva o non poteva ritornare.

127
-Fernando Rendón-

De “Nuevos poemas”

El homenajeado

El homenajeado lleva bufanda


y tose preocupado
por tantas preguntas incoherentes

Todos lo felicitan
mientras agoniza en público

Se le va la voz de tanto dar las gracias

Y aunque su rostro pálido


es el de la muerte
todos lo abrazan y rodean

Y nadie quiere quedar


por fuera de la foto

128
-Qual era la domanda?-

Da “Nuevos poemas”

Il festeggiato

Il festeggiato ha la sciarpa addosso


e continua a tossire preoccupato
per le molte domande incoerenti

Tutti quanti gli fanno le congratulazioni


mentre agonizza in pubblico

Dal tanto ringraziare la voce gli va via

E benché il suo volto pallido


sia quello della morte
tutti quanti lo abbracciano, tutti gli stanno intorno

E nessuno di loro vuol restare


fuori dalla visuale della fotografia

129
-Fernando Rendón-

La hora

Por la tarde
en el ascensor
subimos hacinados

Alguien carga
un enorme reloj de cucú

casi no respiramos
nadie mira a ninguno
y los dos bajan la mirada

de repente
sonoras campanadas
nos recuerdan la hora

Guerra sucia

En la guerra sucia del hombre


contra los pájaros:

cuántos desaparecidos,
cuántos prisioneros
cantando entre rejas,
cuántos muertos todavía tibios.

Pero el provocador colibrí


-como un kamikase-
se pone aún a tiro de escopeta
para beber la fresca flor
que lo hace invisible.

130
-Qual era la domanda?-

L’ora

Nel tardo pomeriggio


in ascensore
ammucchiati saliamo

C’è qualcuno che carica


un enorme orologio a cucù

quasi non respiriamo


nessuno guarda nessuno
e i due abbassano entrambi lo sguardo

all’improvviso
sonori rintocchi
ci ricordano l’ora

Guerra sporca

Nella guerra sporca dell’uomo


contro gli uccelli:

quanti scomparsi,
quanti prigionieri
cantano tra le sbarre,
quanti morti ancora tiepidi.

Ma il colibrì provocatore
-come fa un kamikaze-
nuovamente si porta a tiro di fucile
per assorbire il delicato fiore
che lo rende invisibile.

131
-Fernando Rendón-

Metamorfosis

Sobre un camino de polvo


camino tras la anciana
que gesticula hablando a solas

Con el cuerpo agobiado por el tiempo


evoca a escondidas su juventud
y su rostro resplandece

Paso a su lado y la miro


pero al sentirse descubierta
recobra, avergonzada, la vejez.

132
-Qual era la domanda?-

Metamorfosi

Lungo una strada di polvere


avanzo dietro all’anziana
che gesticola e parla da sola

Con il corpo spossato dal tempo


evoca di nascosto la propria giovinezza
e si fa risplendente il suo volto

Mi metto al suo fianco e la guardo


ma lei nel sentirsi scoperta
di nuovo, vergognosa, si fa vecchia.

133
-Fernando Rendón-

Dante, desterrado, muere en Ravena

Días lóbregos de guerras y epidemias


la aguja sigue perdida en el pajar

Ni papas ni emperadores consiguen


entrar al reino de los cielos

En venganza han condenado a los pobres


al infierno

Pasas con el corazón transido


bajo el arco del triunfo de la muerte

Florentino :
¿Es más duro el exilio en otro mundo?

Ni la actitud serena de Virgilio


que te aguarda

Ni la promesa de un cielo medieval


en los labios de Beatriz

Apartan de ti el cáliz de la duda

134
-Qual era la domanda?-

Dante, esiliato, muore a Ravenna

Giorni oscuri di guerre e epidemie


l’ago continua a perdersi nel pagliaio

Né papi né imperatori riescono


a entrare nel regno dei cieli

Per vendetta han condannato i poveri


all’inferno

Col cuore affranto passi


sotto l’arco trionfale della morte

Fiorentino:
è più duro l’esilio in altro mondo?

Nemmeno il fiducioso contegno di Virgilio


che ti attende

Nemmeno la promessa di un cielo medievale


sulle labbra di Beatrice

Allontanano da te il calice del dubbio

135
-Fernando Rendón-

Villon

Invierno de 1463. Solitario, aterido, hundo mis rotos


zapatos en la espesa blancura del frío.

A pié, me aguarda la nieve del exilio.

Bajo las gárgolas de la capilla de San Severino,


el demonio tentó mi suerte.

Soporté la prisión del Obispo de Orleans.

Escapé a la horca,
pero fue la soga del mal amor
la que apretó mi cuello.

Recordad, maese, mis palabras.

La muerte tiene el rostro del rey,


del clero, de la peste.

Pero la soga del mal amor


fue la que apretó mi cuello.
De ella no escapé.

136
-Qual era la domanda?-

Villon

Inverno del 1463. Solitario, intirizzito, affondo le mie scarpe


rotte nel denso biancore del freddo.

A piedi, mi attende la neve dell’esilio.

Sotto le grondaie della cappella di San Severino,


il demonio tentò la mia sorte.

Sopportai la prigione del Vescovo d’Orléans.

Sfuggii alla forca,


Ma fu la corda del cattivo amore
a stringere il mio collo.

Ricordate, maestro, le mie parole.

La morte ha il volto del re,


del clero, della peste.

Però la corda del cattivo amore,


fu quella che strinse il mio collo.
A quella non sfuggii.

137
-Fernando Rendón-

Van Gogh

Bajo un cielo chorreando azul


Van Gogh amoroso
como el loco de Lu Sin
y también temeroso
de la antropofagia de su aldea
aprehende apresurado
el polen del girasol
que al violento mediodía sonríe
asomado a la ventana

II

Empleados de la fama de Van Gogh


abren puntuales cada día
la enorme puerta de la tienda.

Entonces el abismo de Mercurio emerge :


Encendedores Van Gogh
(que no tuvo fuego en el invierno)
camisetas Van Gogh
(con la ropa agujereada por la nieve)
postales y afiches Van Gogh
(con la silla ocre de su desesperación,
girasoles en la insolación del amor,
la noche estrellada de St. Rémy como la visitación
derramando, piadosa, roció sobre su locura),
pero no sus mineros, pero no sus tejedores,
pero no sus comedores de patatas.

En el Louvre llaveros, vasos, vajillas Van Gogh,


en todos lados impresos, audiovisuales y subastas,

138
-Qual era la domanda?-

Van Gogh

Sotto un cielo grondante d’azzurro


Van Gogh amoroso
come il folle di Lu Sin
e anche timoroso
dell’antropofagia del suo villaggio
in fretta afferra
il polline del girasole
che al violento mezzogiorno sorride
affacciato alla finestra

II

Impiegati alla fama di Van Gogh


aprono puntuali tutti i giorni
l’enorme porta del negozio.

Allora l’abisso di Mercurio emerge:


accendini Van Gogh
(che non ha avuto il fuoco nell’inverno)
magliette Van Gogh
(con la biancheria bucata dalla neve)
cartoline e manifesti Van Gogh
(con la sedia ocra della sua disperazione,
girasoli nell’insolazione dell’amore,
la notte stellata di St. Rémy come la visitazione
spargendosi, devotamente, ha asperso la sua pazzia),
ma non i suoi minatori, ma non i suoi tessitori,
ma non i suoi mangiatori di patate.

Al Louvre portachiavi, vasi, stoviglie Van Gogh,


marchiati da ogni lato, audiovisivi e aste,

139
-Fernando Rendón-

todo el mercadeo insultante de un nombre,


(US $85.000.000 ¡el retrato de Gachet!),
Vincent asesinado por un tiempo
demasiado hostil al hombre.

Y una legión de especialistas babea y miente


mientras su dolor y desarraigo
perduran en la mirada de millones.

140
-Qual era la domanda?-

tutto il marketing a insultarne il nome,


(US $85.000.000 il ritratto di Gachet!),
Vincent assassinato da un’epoca
troppo ostile verso l’uomo.

E una torma di specialisti sbava e mente


mentre il dolore suo, il suo sradicamento
perdurano nello sguardo di milioni.

141
-Fernando Rendón-

Trueno sobre trueno

Me pregunté
acerca del semblante de Dios
después que un estruendo inundó la casa

en medio de la tempestad
un rayo tocó el timbre

Nadie se atrevió a abrir

Una caravana

Una caravana
de seres diminutos
se dirige
de la cocina al patio
llevando en andas
granos de arroz cocido

“Hay demasiadas”
dices,
“habrá qué poner veneno en la miel”

Pienso
sin saber por qué
en todos estos siglos.

142
-Qual era la domanda?-

Tuono su tuono

Mi sono chiesto
del volto di Dio
dopo che un gran fragore ha inondato la casa

in mezzo alla bufera


un fulmine ha toccato il campanello

Nessuno ha osato aprire

Una carovana

Una carovana
di esseri minuti
si dirige
dalla cucina al cortile
portando a spalla
grani di riso cotto

“Ce ne sono troppe”


dici,
“Bisognerà mettere veleno nel miele”

Penso
senza sapere perché
a tutti questi secoli.

143
-Fernando Rendón-

A tu razón

Tus palabras evocan el viaje


con la nostalgia ambigua
de quien se apresura a no partir jamás.

A prudente distancia
celebras lo desconocido.

A prudente distancia locura


a prudente distancia ebriedad
alegría salvaje a prudente distancia.

Te llamaré a prudente distancia.

A prudente distancia eludes el sol.


Me hablas soy el depósito de tus voces informes.

A prudente distancia te despides todos los días


vanamente.

144
-Qual era la domanda?-

Alla tua ragione

Le tue parole ricordano il viaggio


con la nostalgia ambigua
di chi si affretta a non partire mai.

A prudente distanza
celebri ciò che è sconosciuto.

A prudente distanza follia


a prudente distanza euforia
impetuosa allegria a prudente distanza.

Ti chiamerò a prudente distanza.

A prudente distanza eludi il sole.


Mi parli sono il depositario delle tue voci informi.

A prudente distanza prendi congedo giorno dopo giorno


a prudente distanza vanamente.

145
-Fernando Rendón-

Todavía

Tememos en vano
que a la vida siga el misterio
porque han sido muchos nuestros muertos

¿Pero debemos temblar


porque la realidad se ha extraviado ?

Locura es la imprudente cordura.

Vela otra noche


entre el intrincada fronda
mientras haya verde y cielo

aún hoy
que nada hay para ninguno
definitivamente perdido

En torno a la escritura

El rayo escribe con rigor iluminado y tajante.


El relámpago es un morse.
La lluvia escribe en la superficie de los muros.
El viento sobre las dunas del desierto.
El sol escribe en los rostros.
El río, sobre los peñascos.
Los fósiles están grafiados en la faz de la piedra antigua.
El caracol imprime un hilo de luz sobre la arena.
El pájaro carpintero picotea una jerga cuneiforme.
Aunque lento, el pueblo escribe la historia.
La vanidad escribe con humo y cenizas.
Los poetas solo son lectores del universo.

146
-Qual era la domanda?-

Ancora

Temiamo invano
che alla vita debba far seguito il mistero
visto che sono stati parecchi i nostri morti

Ma dobbiamo tremare
perche la realtà si è smarrita?

È follia l’imprudente buonsenso.

Veglia un’altra notte


tra le intricate fronde
fintanto che ci siano verde e cielo

ancora oggi
che niente è per nessuno
definitivamente perduto

Intorno alla scrittura

Il raggio scrive con rigore illuminato e tagliente.


Il fulmine è un morse.
La pioggia scrive sulla superficie dei muri.
Il vento sulle dune del deserto.
Il sole scrive sui volti.
Il fiume, sui macigni.
I fossili sono graffiti sopra la faccia della pietra antica.
La lumaca imprime un filo di luce sulla sabbia.
L’uccello carpentiere va incidendo una tela cuneiforme.
Seppure lentamente, il paese scrive la storia.
La vanità scrive con fumo e cenere.
Soltanto i poeti sono lettori dell’universo.

147
-Fernando Rendón-

Ángel

Di, fugitivo amor,


¿quién hizo arder el rocío
sobre mi frente ?

¿Para que pudiera comprender


caminaste desnuda entre los cadáveres
cosecha de un país mendigo?

¿Del Libro del Sueño


arrancaste la página
que anticipaba el paraíso?

A pesar de los signos

A pesar de los signos


nos íbamos y olvidábamos.

Nos apartábamos impacientes del jardín,


volviendo la vista al horizonte del incendio
al que decíamos pertenecer,

sin recordar el océano lejano


que aún nos sonreía,
en cuyas orillas se alzaban
los alegres campamentos de los nuestros.

148
-Qual era la domanda?-

L’Angelo

Dillo, amore fuggitivo,


chi ha fatto bruciare la rugiada
sulla mia fronte?

Perché io potessi comprendere


hai camminato nuda tra i cadaveri
raccolto d’un paese mendicante?

Dal libro del Sogno


hai strappato la pagina
che anticipava il paradiso?

Nonostante i segni

Nonostante i segni
ce ne andavamo e dimenticavamo.

Ci allontanavamo impazienti dal giardino,


rivolgendo lo sguardo all’orizzonte dell’incendio
al quale dicevamo di appartenere,

senza ricordare l’oceano lontano


che ancora ci sorrideva,
sulle cui rive si levavano
gli allegri accampamenti dei nostri.

149
-Fernando Rendón-

Desembocadura del silencio

Cuántas veces nos dijimos “es el límite”.

Ocultos y hacinados nos evitábamos.

Peligroso mirarnos, porque podíamos vernos.

Entonces, si la palabra fuera cuerpo,


habríamos huido al fin del mundo.

Al vocerío del bosque de Antepasados,


depósito del agua y los vientos,

donde desemboca todo silencio.

Memoria

Que no te importe el hongo rojo


sino el bosque de fibras del sueño
en vísperas de la insurrección

Que deseches como al veneno


la actitud glacial en la comarca
la erosión de almas

Y aunque en esos retenes te exijan prenda


de que marchas como ellos al reino de los huesos
no mires al lugar del holocausto

“Memoria”
esto dijo la esperanza enlutada
al despedirse del viajero

150
-Qual era la domanda?-

La foce del silenzio

Quante volte ci siamo detti “è il limite”.

Nascosti e ammucchiati ci evitavamo.

Pericoloso guardarci, poiché potevamo vederci.

Perciò, se la parola fosse corpo,


già saremmo fuggiti verso la fine del mondo.

Verso il chiassoso vocio del bosco dei Progenitori,


ricettacolo d’acque e di ogni vento,

là dove va a sfociare tutto quanto il silenzio.

Memoria

Che non ti importi affatto il fungo rosso


ma invece il bosco di fibre del sogno
un poco prima dell’insurrezione

Che tu respinga come il veleno


il contegno glaciale nel distretto
l’erosione di anime

E benché a quei picchetti ti si chieda pegno


del fatto che tu marci come loro verso il regno delle ossa
non guardi il luogo dell’olocausto

“Memoria”
questa parola ha detto la speranza in lutto
al congedarsi del viaggiatore

151
-Fernando Rendón-

Abre la puerta

Sueño
fuente del vacío
del que brotan mundos

suelta las aves de la resurrección

cierra la herida del mundo

piedra gigante respira

imán
atrae la música
que nadie puede escuchar
sin arriesgar su vida

leyenda
abre la puerta

152
-Qual era la domanda?-

Apri la porta

Sogno
fonte del vuoto
dal quale germogliano mondi

libera gli uccelli della resurrezione

chiudi la ferita del mondo

pietra gigante respira

magnete
attrai la musica
che nessuno può ascoltare
senza rischiare la vita

leggenda
apri la porta

153
-Fernando Rendón-

En el globo

Aves proféticas cuelgan del cielo

mientras seguimos caídos en el prado


remolinean en los hilos de Dios

Tres son un templo giratorio


el vehículo de fuego
en la arboleda de los tiempos

Un niño gatea sobre los tréboles


dice abracadabra a una mariposa
llama con el arco y con la danza a una ola

Se cierran velos y se abren

Entonces el relámpago se inclina


sobre las lágrimas:

Se infiltra el vigor de nuevo


en la columna vertebral del mundo

154
-Qual era la domanda?-

In aerostato

Uccelli profetici pendono dal cielo

mentre noi siamo ancora caduti nel prato


turbinano nei fili di Dio

Tre sono un tempio girevole


il veicolo di fuoco
nell’albereta dei tempi

Un bambino gattona sui trifogli


dice abracadabra a una farfalla
chiama con l’arco e con la danza un’onda

Veli si chiudono e aprono

E allora il fulmine si inclina


sopra le lacrime:

Si infiltra il vigore di nuovo


nella spina dorsale del mondo.

155
-Fernando Rendón-

Silencio

“La simple y única verdad es


esplendor de todas las cosas”
(El Zohar)

Cuando mariposas más bellas que el día se posan sobre el prado


del cuerpo.

A orillas de la luz, el presentimiento es certeza.

Cuando un pájaro imposible nos guía a través del bosque espeso


donde las ramas se mueven por sí mismas.

Puede verse, ascendiendo, a Lao Tse, que golpea sus rodillas con las
palmas de sus manos, mientras un mar de pinos entona el canto
de los planos.

Cuando todo es ya probable y la tierra un tiempo sin horas, aroma


de la eternidad, se desbanda con sus miedos.

156
-Qual era la domanda?-

Silenzio

“La semplice e unica verità è


lo splendore di tutte le cose”
(El Zohar)

Quando farfalle belle più che il giorno si posano sul prato


el corpo.

Sulle rive della luce, il presentimento è certezza.

Quando un uccello impossibile ci guida attraverso il bosco fitto


dove i rami si muovono da sé.

Può vedersi, ascendendo, Lao Tse, che si colpisce le ginocchia coi


palmi delle mani, mentre un mare di pini intona il canto
delle pianure.

Quando tutto è già probabile e la terra un tempo senza ore, fragranza


dell’eternità, si disperde con le sue paure.

157
-Fernando Rendón-

Júbilo

Cuando atravesamos frente a enormes túmulos


estallaron mil flores de luz.

La miel brotaba de los poros de la hierba.

Arboledas enteras danzaban. Escuchamos el salvaje canto


de las constelaciones.

Sobre la montaña fuimos derribados por la risa, cuando comenzamos


a estrenar por la vida.

Altos viajeros, íbamos y veníamos al ritmo esencial.

Nos estirábamos por el torrente de la conversación,


sabía qué ibas a sentir cada minuto.

Nada importaba tanto como acompañarnos,


antes de emerger el miedo con su pléyade de súbditos.

Un policía pánico huyó como sombra a nuestro paso.

Regresamos coronados de rocío con un gusto inagotable a libertad.

158
-Qual era la domanda?-

Gioia

Quando abbiamo incrociato, dritti davanti a noi, tumuli enormi


mille fiori di luce sono esplosi.

Sgorgava il miele dai pori dell’erba.

Boschi interi danzavano. Abbiamo ascoltato il primordiale canto


delle costellazioni.

Sulla montagna la risata ci ha vinti, quando abbiamo iniziato


la strada della vita.

Alti viaggiatori, andavamo e venivamo secondo il ritmo essenziale.

Lungo il torrente della conversazione noi ci distendevamo,


in ogni minuto sapevo che cosa avresti sentito.

Niente importava così tanto come l’essere l’uno all’altro vicini,


prima che la paura emergesse con la sua moltitudine di sudditi.

Mentre noi passavamo un poliziotto terrificante d’un tratto come


un’ombra è corso via.

Abbiamo fatto ritorno coronati di rugiada con una propensione


inesauribile alla libertà.

159
-Fernando Rendón-

Imago

Hijo, ven ahora, cuidadosamente, en medio del peligro.


¿Qué cepo tenderemos a la muerte?
¿Qué dardo emponzoñado habrá de acosarla ?

Enamorados del tiempo me exigen descender,


ardientes obstinados me apremian a subir.

Ven, hijo, con tu brújula, atravesando murallas de fuego.

Dime, ¿qué canto paralizará la lengua que da la orden,


qué música obstruirá su oído,
qué visión alzaremos ante el siglo
para aterrar a los soldados,
en qué red mágica atraparemos todos a la muerte?

Para Luís Eduardo

160
-Qual era la domanda?-

Imago

Figlio, vieni adesso, facendo attenzione, nel mezzo del pericolo.


Che tagliola tenderemo alla morte?
Che dardo avvelenato la dovrà perseguire?

Innamorati del tempo mi chiedono di scendere,


ardenti ostinati mi esortano a salire.

Vieni, figlio, con la tua bussola, traversando muraglie di fuoco.

Dimmi, quale canto paralizzerà la lingua che dà l’ordine,


che musica ostruirà il suo udito,
che visione erigeremo davanti al secolo
per atterrire i soldati,
in che magica rete tutti noi rinchiuderemo la morte?

Per Luís Eduardo

161
-Fernando Rendón-

Una red de manos

Una red de manos fundó los cimientos del mundo. Una red de manos
los socava. La obra magnífica se hunde.

El celo de la primavera nos convoca a salvajes praderas de luz,


pues la tiniebla presiona en el borde del día.

Incendio y dolor, mas la avaricia no cede. Todo cambia afuera, pero


el hombre permanece miserable.

Estamos vivos: los ríos de los cinco sentidos desembocan una y otra vez
en el océano de la percepción.

Cada día nuevas pruebas, duras verdades, fluir en el entretejido


del sueño para ayudar a disolver las ásperas fronteras del tiempo.

Y una red de manos funda los nuevos cimientos del mundo, mientras
otra red de manos los socava.

162
-Qual era la domanda?-

Una rete di mani

Una rete di mani ha creato le fondamenta del mondo. Una rete di mani
le discalza. L’opera magnifica sprofonda.

Lo zelo della primavera ci convoca a selvagge praterie di luce,


visto che le tenebre già premono lungo il bordo del giorno.

Incendio e dolore, ma l’avarizia non cede. Tutto cambia di fuori, però


l’uomo rimane miserabile.

Siamo vivi: i fiumi dei cinque sensi sfociano più e più volte
nell’oceano della percezione.

Ogni giorno nuove prove, dure verità, fluire nell’intrecciarsi


del sogno per aiutare a dissolvere le impervie frontiere del tempo.

E una rete di mani crea le nuove fondamenta del mondo, mentre


un’altra rete di mani le discalza.

163
-Fernando Rendón-

De “Canto de la Rama Roja“

De humanos

Bosque.
Encantado.
Talado.
Bosque ingenuo.
De humanos.
Bosque convertido en una legión de sillas.
De camas.
Bosque de armarios.
De ataúdes.
De espejos.
De espejos que reflejan el bosque derribado.
Bosque de lanzas con puntas de acero.
Bosque de hachas.
Bosque de animales que sacrifican animales.
Bosque del Bosco medieval, sin edad,
del que se extrae la leña donde arderán los condenados.
Bosque contemporáneo.
Bosque de herejes que combaten, ardiendo en la causa.
Bosque de amor y resistencia.
Para repoblar la tierra de árboles, de agua, de animales y de humanos.
Bosque de fuego, guerra del amor contra los enemigos del bosque.

En flotación

Cuándo emprendimos la cruenta marcha desde el Apocalipsis


de Sombra de Hombre, entre los alaridos de guerreros, bajo un cielo
pánico que hirió de muerte todas las esperanzas y deseos.

164
-Qual era la domanda?-

Da “Canto de la Rama Roja”

Di umani

Bosco.
Incantato.
Tagliato.
Bosco ingenuo.
Di umani.
Bosco tramutato in una fiumana di sedie.
Di letti.
Bosco di armadi.
Di bare.
Di specchi.
Di specchi che riflettono il bosco abbattuto.
Bosco di lance con punte d’acciaio.
Bosco di asce.
Bosco di animali che sacrificano animali.
Bosco di Hieronymus Bosch medievale, senza età,
Da cui si estrae la legna sulla quale arderanno i condannati.
Bosco contemporaneo.
Bosco di eretici che combattono, bruciando per la causa.
Bosco d’amore e resistenza.
Per popolare ancora di alberi la terra, di acqua, di animali e di umani.
Bosco di fuoco, guerra dell’amore contro i nemici del bosco.

Galleggiando

Quando abbiamo intrapreso la sanguinosa marcia, dopo l’Apocalisse


di Ombra d’Uomo, tra urla di guerrieri, sotto un terrificante cielo
che ha ferito a morte ogni speranza e ogni desiderio.

165
-Fernando Rendón-

Cuándo renunciamos a nosotros para echar nuestra suerte


a espaldas del hermano, huyendo a las riberas del delirio donde
Dite y las ciudades en llamas ya no se avistan.

Cuando supimos que las puertas de la primavera se abrirían y no se


abrirían a nosotros solos, que echaríamos sin falta de menos
a Sombra de Hombre, a quien amábamos desde el principio,
cuando no había muerte en las florecidas praderas
y los cenagales no habían surgido aún de la mente humana.

De nuevo entonces volver, deshacer en el corazón el nudo de nuestro


dulce país herido, la nada de nuestro perdido sueño de una vida com-
partida en flotación.

II

“La Iglesia dice que la Tierra es plana, pero es redonda.


He visto su sombra sobre la Luna, y tengo más confianza
en una sombra que en la Iglesia” (Fernando Magallanes)

Las alegres sombras de las guacamayas, refugiadas en las sombras de las


copas de los árboles, parlotean sobre la algarabía de las sombras
de los simios.

La sombra del follaje danza sobre la sombra del jaguar. Un sol violento
es el refugio único de la salamandra.

Sombras de nubes lentas sobrevuelan sombras agazapadas, sombras


que acechan rodean a sombras que temen.

Una sombra de hombre elude en las calles la sombra de otro hombre.

El mar de sombras del hombre que llega se abate sobre la sombra


del hombre que fue. Aúlla el siempre insomne, el asombrado.

166
-Qual era la domanda?-

Quando a noi stessi abbiamo rinunciato per far pesare tutta


sul fratello la nostra sorte, fuggendo sulle rive del delirio là dove né
Dite né altre città in fiamme si possono ormai scorgere.

Quando abbiamo saputo che le porte della primavera si sarebbero


aperte e non si sarebbero aperte solo a noi, che avremmo
immancabilmente rimpianto Ombra d’Uomo, che noi amavamo fin
dal principio, quando non c’era morte nelle fiorite praterie
e gli acquitrini non erano ancora scaturiti dalla mente umana.

Nuovamente allora ritornare, disfare nel cuore il nodo del nostro dol-
ce paese ferito, il nulla del nostro sogno perduto di una vita condivisa
galleggiando.

II

“La Chiesa dice che la Terra è piatta, però è rotonda.


Ho visto la sua ombra sulla Luna, e ho più fiducia
in un’ombra che nella Chiesa” (Fernando Magallanes)

Le allegre ombre delle femmine degli ara, raccolte nelle ombre delle
coppe degli alberi, cianciano del baccano che fanno le irritanti ombre
dei maschi della scimmia.

L’ombra del fogliame danza sull’ombra del giaguaro. Un sole violento


è il solo rifugio della salamandra.

Ombre lente di nubi sorvolano ombre acquattate, ombre


che attentano circondano ombre che temono.

Un’ombra d’uomo elude nelle strade l’ombra d’un altro uomo.

Il mare d’ombre dell’uomo che arriva piomba sull’ombra


dell’uomo che è stato. Urla il costante insonne, l’impaurito.

167
-Fernando Rendón-

La noche gravita sobre el riachuelo de luz, que desemboca en la pupila


de sombra del hombre, adhiriendo la sombra a la claridad.

¿De qué sirve al hombre su sombra en el desierto? La sombra de un


árbol pesa más que la sombra de un hombre. En el desierto, la sombra
de los insolados sabe que el paraíso es una sombra verdadera.

III
La piedra es música cristalizada

Piedra, hueso de la presencia, reconozco tu espíritu sagrado.

Nuestros antepasados cavaron en la piedra de los encantamientos, habitaron


la casa de piedra de los conjuros, donde la vida impensada habla.

Prehistórico reloj de luz, la sombra da vuelta a la piedra,


que escucha los latidos del corazón del hombre, anegado de sombra.

La lira de Anfión alzó las piedras en Tebas. Voces brotadas


de la piedra recorren el laberinto del oído.

Descendido de la piedra del sol, el hombre ya no escucha a la piedra,


que canta.

Lapidarios revelan secretas transformaciones de los sólidos, nuevas


emanaciones de la pulsión del alba, desde el corazón de la piedra
que el rayo habitara un día, antes que un agua sin orillas emergiese
bajo la luz flotante, fraguando un entretejido
de flores y animales, para hacer del bosque una patria.

333

168
-Qual era la domanda?-

La notte gravita sul ruscello di luce, che sfocia nella pupilla


d’ombra dell’uomo. E aderisce l’ombra alla chiarezza.

A cosa serve all’uomo la sua ombra nel deserto? L’ombra d’un albero
pesa più dell’ombra d’un uomo. Nel deserto, l’ombra di chi è vittima
d’insolazione sa che il paradiso è un’ombra vera.

III
La pietra è musica cristallizzada

Pietra, osso della presenza, riconosco il tuo spirito sacro.

I nostri antenati hanno scavato nella pietra degli incantamenti, hanno


abitato la casa di pietra degli esorcismi, dove la vita impensata parla.

Preistorico orologio di luce, l’ombra gira intorno alla pietra,


che ascolta i battiti del cuore dell’uomo, annegato di ombra.

La lira di Anfione ha sollevato le pietre di Tebe. Voci germogliate


dalla pietra percorrono il labirinto dell’udito.

Disceso dalla pietra del sole, l’uomo già non ascolta la pietra
che canta.

Lapidari rivelano nei solidi segrete mutazioni, emanazioni nuove


dell’impulso dell’alba, dal cuore della pietra
che un giorno il fulmine ha abitato prima che un’acqua senza alcuna
sponda emergesse alla luce galleggiante, a forgiare un intreccio di fiori
e di animali, per fare del bosco una patria.

333

169
-Fernando Rendón-

Sueño que estoy en una región glaciar, donde mora un pueblo


semidesnudo.

Aprendo a caminar, tanteando parapetos helados, sobre un deleznable


mar de pequeños témpanos, que constantemente se agitan.

Si me detengo un instante, se hunde el hielo bajo mis pies, debo


desplazarme sin parar.

Es en la fugacidad de cada paso en la ensenada donde puede


descubrirse la naturaleza de la duración.

De repente pasa una mujer en su trineo de niños, repleto de azul.


Y canta.

333

“El poeta escribe todo


de un solo aliento”
Dylan Thomas

El tiempo es breve, la lucha es perpetua.


Los siglos se resumen en un latido.
Deliberan los antepasados únicos de todos.
Y no hay un acuerdo secreto aún en la sangre.

Cada hora es para la decisión.


El instante, para develar.
El relámpago abriga la dulce intemperie.
Despertamos: el sueño flota en su elemento.

En olor de multitud, también somos del viento

170
-Qual era la domanda?-

Sogno di essere in una regione glaciale, dove dimora un popolo


seminudo.

Imparo a camminare, tastando parapetti gelati, su un friabile


mare di piccole lastre, che si agitano costantemente.

Se mi fermo un istante, il ghiaccio affonda sotto i miei piedi, devo


spostarmi senza sosta.

È nella fugacità di ogni passo in questa baia il luogo in cui si può


scoprire la natura della durata.

All’improvviso passa una donna sulla sua slitta da bambini,


ricolma d’azzurro. E canta.

333

“Il poeta scrive tutto


d’un solo fiato”
Dylan Thomas

Il tempo è breve, ed è eterna la lotta.


I secoli si riassumono in un battito.
gli antenati, gli unici da cui tutti veniamo, meditando deliberano.
E non c’è ancora nel sangue nessun accordo segreto.

Ogni ora è per la decisione.


L’istante, per svelare.
Il fulmine copre la dolce intemperie.
Ci risvegliamo: il sogno galleggia nel suo elemento.

In odore di moltitudine, siamo anche del vento.

171
-Fernando Rendón-

Como el agua del sueño.


El viaje está en la atmósfera.

333

No existe un poema
No hay una música que te llame a ti
Que te alcance a ti
No hay una melodía que haga viajar a tu espíritu

No existe un poema
No hay una música que te nutra
Que te roce a ti
No alcanzaron las canciones para ti
Ninguna canción arcaica te abrazó
Mi amor pobre de canciones de amor
No te correspondió ninguna herencia

Los dioses no te arrojaron llamaradas de flores


No hicieron descender sobre ti todo el rojo oro del universo
El oro de la música legendaria
Todo el embriagador son de las hojas al viento
Configurando el universo de seres que te abrazan
En el entretejido de todos los tiempos

Mi amor sin canciones

333

Estás sólo, quién lo niega, huyes sin sosiego, marioneta del vacío.

Vas de un cuarto a otro, pero no es esa tu casa: para tu reposo


no hay estancia. Cambias de suburbio, de país, de carruaje,
sin que nadie se aperciba.

172
-Qual era la domanda?-

Come l’acqua del sogno


Il viaggio ha luogo nell’atmosfera.

333

Non esiste una poesia


Non c’è una musica che ti chiami
Che ti raggiunga
Non c’è una melodia che faccia viaggiare il tuo spirito

Non esiste una poesia


Non c’è una musica che ti nutra
Che ti sfiori
Non sono bastate per te le canzoni
Nessuna canzone arcaica t’ha abbracciato
Mio amore povero di canzoni d’amore
Non t’è toccata alcuna eredità

Gli dèi non han gettato verso di te dei fiammeggianti fiori


Non hanno fatto scendere su di te tutto il rosso oro dell’universo
L’oro della musica leggendaria
Tutto l’inebriante suono delle foglie nel vento
Delineando l’universo di esseri che ti abbracciano
Nell’intrecciarsi di tutti quanti i tempi

Mio amore senza canzoni

333

Sei solo, chi lo nega, senza quiete tu fuggi, marionetta del vuoto.

Vai da una stanza all’altra, tuttavia non è questa casa tua: non c’è
dimora per il tuo riposo. Cambi sobborgo, paese, vettura,
senza che se ne accorga mai nessuno.

173
-Fernando Rendón-

Viajas de un tiempo a otro, pero ningún lugar te aguarda. Y regresas


siempre a ninguna parte.

Eres otro, pero continúas siendo el mismo. El ácido se ha inmiscuido


en la sangre de la luz. La respuesta que no llega termina por anular
la pregunta.

Entonces la loca ansiedad te alcanza: Es hora de quedarte quieto, hasta


morir o saberlo todo.

Tiéndete de espaldas en la llanura de la angustia y reconoce por fin


qué ha sido creado por todos para aniquilarnos a todos.

333

Habito una zona de rayos y de revelaciones. El oráculo aún habla.


Yo por mi parte no lo escucho. No sigo sus admoniciones.

Me negué a ser un iniciado. No repetí jamás en voz alta aquello que


escuché de la boca de la tormenta. Luché contra el ángel. Porque ellas
encadenaron al espíritu humano al abismo, desdeñé las religiones.
Por las asoladoras matanzas que derribaron sin tregua la desnuda
certeza en la vida, me puse en guardia contra la naturaleza de los
estados. Porque vi caer a miles, supe que triunfaba provisoriamente
el pacto deldesamor humano.
Sin duda es el tiempo del fin, se pregona, algo tan formidable como su
surgimiento: el hundimiento de los continentes.

Sufro la presión de las tinieblas forjadas por la imaginación humana en


el rapto de una edad sin cielo. Sé ya que seré invisible. Y aunque hace
poco un rayo descargó su ira de raíces blancas, poblando mi cabaña de
troncos de densas energías, yo no cejaré en desoír al oráculo, pues aún
amaré a los humanos que sufren y a los pueblos que resisten, oiré las
dulces voces de las piedras y los árboles que nos llaman al retorno, el
lenguaje secreto de los pájaros para quienes los estados y los dioses son
sordos ya hace siglos.

174
-Qual era la domanda?-

Da un tempo all’altro viaggi, ma nessun luogo ti attende. E torni


sempre verso nessuna luogo.

Sei un altro, ma continui a essere lo stesso. L’acido s’è mischiato


nel sangue della luce. La risposta che non arriva finisce per annullare
la domanda.

Allora la folle ansietà ti raggiunge: È ora di startene quieto, fino


a morire o a conoscere tutto.

Sdraiati sulla schiena nella pianura dell’angoscia e riconosci infine cosa


è stato generato da tutti per annientarci tutti.

333

Vivo in una zona di fulmini e rivelazioni. L’oracolo tuttora parla.


Io da parte mia non lo ascolto. Non seguo le sue ammonizioni.

Mi sono rifiutato di essere un iniziato. Non ho mai più ripetuto a voce


alta quello che ho ascoltato dalla bocca della tormenta. Ho lottato
contro l’angelo. Ho disprezzato le religioni, poiché esse hanno
incatenato lo spirito umano all’abisso. Per le carneficine devastanti che
senza tregua hanno abbattuto la nuda fiducia nella vita, mi sono messo
in guardia contro la natura degli stati. Poiché ho visto migliaia cadere,
ho saputo che transitoriamente trionfava il patto del disamore umano.
Senza dubbio è il tempo della fine, si vocifera, qualcosa di così
terrificante come il suo manifestarsi: il crollo dei continenti.

Soffro la pressione delle tenebre forgiate dall’immaginazione umana nel


rapimento di un’età senza cielo. So già che sarò invisibile. E anche se
poco fa un fulmine ha scaricato la sua ira di radici bianche,
popolando la mia capanna di tronchi dalle dense energie, io non
desisterò dal disobbedire all’oracolo, dal momento che ancora amerò gli
umani che soffrono e i popoli che resistono, sentirò le dolci voci delle
pietre e degli alberi che ci invitano a tornare, il linguaggio segreto degli
uccelli per i quali gli stati e gli dèi sono sordi già da secoli.

175
-Fernando Rendón-

333

El bosque no derrotado se repuebla asegurando firmemente la llegada


del rocío. El mítico girasol ve ascender un sol rebelde cada mañana
desde el subsuelo del universo para sepultar la áspera noche.
Un prodigio insistente alimenta la intrincada memoria de las espigas
de un verde todavía nunca visto.

Se cierra un ciclo inimaginable en la raíz soñolienta de esta historia:


la reiterada escena de la terrífica muerte, familiar a las víctimas de una
guerra obstinada, cederá el paso al estallido de una súbita explosión
de fraternidad entre desconocidos innumerables, apenas presentidos.

Al imperio lo habita solo su jadeo agónico. Cae el telón de un guiñol


sanguinolento. La belleza está en la cita crucial y escruta los ojos de la
muerte. Sólo la poesía detiene su mano homicida, los pueblos están
extenuados de no saberse libres.

El espíritu de los antepasados confía en nuestra generación aglutinante.


Somos su síntesis imaginada. Ellos están entre nosotros, en los campos
donde se lucha para no ser más esclavos de las plantaciones, donde la
conciencia se trasciende a sí misma, en la estrada donde
dulces muchachas alimentan a quienes luchan tras las barricadas.

Y es la poesía nuestra estrella polar.

333

Poseemos las claves del rompecabezas de la vida nueva. Cualquier cosa


puede acaecer pero está prohibido temer. Se escriben poemas pero el
viento no es todavía la bandera de este sueño. En una escena irracional
nos observamos mutuamente.

No es lo tuyo, es lo nuestro una constante. Acuérdate de los bisontes.


Sólo se aparta de la manada un animal enfermo. No te duermas porque
eso no está en los estatutos. Estás parpadeando ojo.

176
-Qual era la domanda?-

333

Il bosco non distrutto si ripopola assicurando fermamente l’arrivo


della rugiada. Il mitico girasole vede sorgere un sole ribelle ogni mattina
dal sottosuolo dell’universo per seppellire la ruvida notte.
Un prodigio insistente alimenta l’intricata memoria delle spighe
di un verde che ancora nessuno ha mai visto.

Si chiude un ciclo inimmaginabile alla radice sonnolenta di questa storia:


il reiterato scenario della terrifica morte, familiare alle vittime di una
guerra ostinata, cederà il passo allo scoppio di una repentina esplosione
di fraternità tra sconosciuti innumerevoli, a stento intuiti.

Il dominio, solo il suo affanno agonico lo abita. Cade il sipario di un


sanguinolento teatro di marionette. La bellezza ora è all’appuntamento
cruciale e scruta gli occhi della morte. Solo la poesia ferma la sua mano
omicida, i popoli sono esausti di non sapersi liberi.

Lo spirito degli antenati confida nella nostra generazione agglutinante.


Siamo la loro sintesi immaginata. Essi sono tra noi, nei campi dove si
combatte per non essere più schiavi delle piantagioni, dove la
coscienza trascende sé stessa, nella strada dove
dolci fanciulle alimentano quelli di noi che lottano dietro le barricate.

Ed è la poesia la nostra stella polare.

333

Possediamo le chiavi del rompicapo della vita nuova. Qualsiasi cosa


può accadere ma è proibito temere. Si scrivono poesie ma il vento
non è ancora la bandiera di questo sogno. In uno scenario irrazionale
ci spiamo reciprocamente.

Non è il tuo, è il nostro una costante. Ricordati dei bisonti. Soltanto


un animale malato si discosta dal branco. Non addormentarti perché
questo non è negli statuti. Stai sbattendo le palpebre, occhio.

177
-Fernando Rendón-

Estás hablando demasiado, boca.

Sólo lo invisible puede palparse. Pero cuídate del dogma.


Guárdate de la jerga en los bares. Hablarás sólo cuando sea necesario.

Es necesario renovarse, pero nunca demasiado a la vista de todos. No


adelantes a ninguno mucho ni poco. Cuídate del desfallecimiento
del sueño. No hables a solas. Mientras menos sepas de todo este dulce
asunto, mejor.

Yo amo y comprendo este absurdo risueño en que dialogamos


sin entendernos plenamente. En que la medusa puede petrificarnos
por una palabra que dijimos, por una palabra que no dijimos.

178
-Qual era la domanda?-

Stai parlando troppo, bocca.

Soltanto l’invisibile può esser percepito. Ma fa’ attenzione al dogma.


Difenditi dal gergo dentro ai bar. Parlerai solamente quando sarà
essenziale.

Bisogna rinnovarsi, però mai troppo agli occhi di chiunque. Non


superare nessuno né di tanto né di poco. Fa’ attenzione all’indebolirsi
del sogno. Non parlare da solo. Nel frattempo, di tutta questa tenera
questione, meglio che tu ne sappia molto meno.

Io amo e comprendo questo sorridente assurdo nel quale dialoghiamo


senza capirci pienamente. Nel quale la medusa può pietrificarci
per una parola che abbiamo detto, per una che non abbiamo detto.

179
-Fernando Rendón-

Lia Fail

Aquí en Teamhair, habitaron los Tuatha de Danaan, donde se cantaron


las hazañas de Cuchulain.

Pero todo lo que vi de Tara fue solo un broche de plata exhibido en la


vitrina del viejo Museo Nacional de Dublín, en la calle Kildare.

Todo lo que comprendí de Tara estaba implícito en la pregunta


del cuervo, cuando abracé la Piedra del Destino, azotado por el
repentino ventisquero.

Te vi resbalar graciosamente sobre la colina donde yacen sepultados


500 reyes de la Edad de Hierro, cerca de la casa de Cormac.

Y me preguntaron las intactas manos de la momia sobre el lugar


donde podría encontrarse su cabeza. El caldero de la resurrección
buscaba al muerto de cabellos rojos.

La prehistórica rueda de madera era empujada por un hombre hallado


sin vida entre la turba, calzando todavía sus botas de gigante.

Los navegantes del bote de Fergus, un tronco hueco de 25 metros,


formaban el clan que se deslizaba en silencio entre el bosque
sobre el río del tiempo.

¿Qué vinieron a hacer 500 reyes sobre este prado verde bajo
la intermitente lluvia de Irlanda?

Los cuervos que graznaron a nuestra llegada, posados en las ramas de


aquel árbol, interrogaron también en su tiempo a los reyes, mientras
empuñaban sus cetros y sus espadas de moho, en el lugar
de la Asamblea de los Vivos y los Muertos.

- ¿Cuál era la pregunta?

180
-Qual era la domanda?-

Lia Fail

Qui in Teamhair, abitarono i Tuatha di Danaan, dove si cantarono


le gesta di Cuchulain.

Ma tutto quello che di Tara ho visto è soltanto una spilla d’argento


esposta nella vetrina del vecchio Museo Nazionale di Dublino, in
Kildare Street.

Tutto ciò che ho compreso di Tara era implicito nella domanda del
corvo, quando abbracciai la Pietra del Destino, flagellato dalla
repentina bufera.

Ti ho vista scivolare graziosamente sopra la collina dove giacciono


sepolti 500 re della Età di Ferro, vicino alla casa di Cormac.

E le mani intatte della mummia mi hanno chiesto del luogo


in cui si potrebbe trovare la sua testa. Il paiolo della resurrezione
cercava il morto dai capelli rossi.

La preistorica ruota di legno era spinta da un uomo trovato


senza vita tra la torba, gli stivali da gigante ancora indosso.

I naviganti della scialuppa di Fergus, un tronco vuoto di 25 metri,


formavano il clan che scivolava in silenzio nel bosco
sul fiume del tempo.

Cosa son venuti a fare 500 re su questo prato verde sotto la pioggia
intermittente dell’Irlanda?

I corvi che al nostro arrivo hanno gracchiato, posati sopra i rami di


quell’albero, hanno interrogato a suo tempo anche i re, mentre
quelli impugnavano i loro scettri e le ammuffite spade, nel luogo
di Assemblea dei Viventi e dei Morti.

- Qual era la domanda?

181
-Fernando Rendón-

Los reyes ya no están. Pero los cuervos siguen posados sobre las ramas
del aliso todavía.

Dublín, marzo de 2012.

Bruinne Bóinne

Incluso habiendo descendido la especie extravagante a la escala


del olvido, es posible sentirse todavía vivos en la estancia prehistórica
de grandes losas de piedra, circundada por la llanura del río Bóinne.

El rayo de luz llega a la cita puntual en el lugar en el donde


nos agolpamos 20 salvajes, como una serena llama que cuida
la vida de todos en el cruel invierno.

No obstante uno de nosotros, como sucedió hace 5.000 años,


continúa golpeándose la cabeza contra el techo de piedra
en el estrecho corredor de la tumba ante la risa de todos.

Recuerda no robar a los antepasados ni una pequeña piedra y no


reír de quien ahora mira al clan entre apenado y sorprendido.

Lo comprendí cuando me adentré en la cueva y tomé a


escondidas un puñado de piedra molida en Newgrange.

La piedra de la memoria golpeó de nuevo a la piedra de la cabeza.

Aturdido, recordé la señal: puedes morir si sigues desorientado bajo


esta tumba neolítica, y si robas a los muertos una piedra pequeña
sin escuchar su alerta.

Dublín, marzo de 2012

182
-Qual era la domanda?-

Non ci sono più i re. Ma i corvi restano ancora appollaiati sui rami
dell’alisso.

Dublino, marzo 2012.

Bruinne Bóinne

Anche avendo ridotto la specie singolare alla scala essenziale


dell’oblio, è possibile sentirsi comunque vivi nella dimora preistorica
dalle grandi lastre di pietra, circondata dalla pianura del fiume Bóinne.

Il raggio di luce giunge puntuale all’appuntamento nel luogo, là dove


stiamo ammucchiati 20 selvaggi, come una fiamma serena che ha cura
della vita di ognuno nell’inverno crudele.

A dispetto di questo uno di noi, com’è avvenuto 5000 anni fa,


continua a picchiare la testa contro il tetto di pietra
nel corridoio angusto della tomba davanti alla risata simultanea di tutti.

Ricorda non rubare agli antenati nemmeno una piccola pietra e non
ridere di chi ora osserva il clan tra l’addolorato e il sorpreso.

L’ho capito quando mi sono addentrato nella caverna e ho preso di


nascosto un pugno di pietra macinata lì a Newgrange.

La pietra della memoria ha colpito di nuovo la pietra della testa.

Stordito, ho ricordato il segnale: puoi morire se disorientato prosegui


dentro questa tomba neolitica, e se rubi ai morti una piccola pietra
senza prestare ascolto al loro allarme.

Dublino, marzo 2012.

183
-Fernando Rendón-

No se puede contradecir a la muerte


Lo prueban tus fotos de viajes de tantos años
Que despiertan el cariño de quienes bien te quieren
Y uno que otro sarcasmo de quienes te ven a lo lejos con reserva.
Claro que pregunté a alguien si yo era querido u odiado
Y me soltó su respuesta puntual y certera, como una daga:
Sí que lo quieren, pero es porque no lo conocen.
No se puede contradecir a la muerte
Y ni siquiera interpelarla por una tilde mal empleada.
Pero puedes separar en tu huerto las hierbas medicinales,
de la hierba común.
Retomar a los 64 el atletismo, que habías abandonado a los 17.
Amar con un amor creado que no imaginabas.
Volver a ver con tus ojos la Tierra de tu niñez.
Tener entre tus manos y en tu sangre la planta
Que no dio la inmortalidad a Gilgamesh
Pero que evocó en el héroe de Uruk la nostalgia del porvenir
que consume hoy a los griegos.
No se puede contradecir a la muerte,
Pero enfréntala, Odiseo, en cada viaje.
Y a propósito: para conocer el mundo,
dijo al aduanero Lao Tse, no hay que salir de casa.
Traduce todo tu dolor en poesía.
Paga el precio. Tributa a la evidencia.
Sé paciente y persistente. Busca la llave en el fondo del océano.
Inmortal es hacerse uno con la nada y con la totalidad.
Inmortal en el sueño, con el pueblo, con el polvo.
En una visión, con una planta de la memoria, en el delirio,
Con el deseo invencible que interpela al olvido.

184
-Qual era la domanda?-

Non si può contraddire la morte


Lo provano le tue fotografie di viaggio di tanti anni
Che destano l’affetto di coloro che ti vogliono bene
E del sarcasmo da parte di chi da lontano ti guarda con riserva.
Certo che a qualcuno ho chiesto se ero odiato o amato
E m’ha dato la risposta puntuale e certa, come una daga:
Sí che l’amano, signore, ma è perché non la conoscono.
Non si può contraddire la morte
E neppure interrogarla per un accento mal utilizzato.
Ma nel tuo orto tu puoi separare le erbe officinali dalle erbe comuni.
Cominciare di nuovo, ora, ai 64 con l’atletica, che avevi abbandonato
ai 17.
Amare d’un amore a tal punto fondato che non immaginavi.
Ritornare a vedere coi tuoi occhi la Terra della tua infanzia.
Tenere tra le mani e nel sangue la pianta
Che non rese Gilgameš immortale
Ma nell’eroe di Uruk evocò ancora la nostalgia dell’avvenire
che consuma oggi i greci.
Non si può contraddire la morte,
Ma affrontala, Odisseo, in ogni viaggio.
E a proposito: per conoscere il mondo,
disse Lao Tse al doganiere, non occorre uscire di casa.
Traduci tutto il tuo dolore in poesia.
Pagane il prezzo. All’evidenza rendi il tuo tributo.
Sii paziente e persistente. Cerca la chiave nel fondo dell’oceano.
Immortale è farsi uno con il nulla e con il tutto.
Immortale nel sogno, con il popolo e la polvere.
In una visione, con una pianta della memoria, nel delirio,
Con il desiderio invincibile che interroga l’oblio.

185
-Fernando Rendón-

Sin mañana

- La historia negará a los poetas que mienten, me dijo en una


encrucijada un hombre sin rostro, en un sueño.

Me indicó el camino de la desolación, rumbo a Dite,


y me dirigí de nuevo a las calles del espanto. Sobre el suelo de arcilla
no vi la huella impresa del cadáver del mundo: estaba la cabeza viva
del inocente muerto, empotrada en la arena, clamando al cielo
de la conciencia por su justicia.

Y vi la mano enterrada a medias de quien ya no labraría la madera


o los campos, un escalofrío me hizo comprender por qué el hielo del
dolor se había abatido sobre el cuerpo mutilado, -multiplicado en mil
pedazos por el espejo del mundo- que ya no pertenecía a la ciudad
que amaba, que el presente no era ya parte del futuro que habíamos
soñado.

Entre la dura grava y el pantano yacía ahora el asesinado cuerpo


del porvenir.

De nuevo el hombre sin rostro me habló: - Toma nota y emprende ese


sueño si te atreves, porque la vida que conocemos nos
está diciendo a todos que si no enfrentamos a la muerte
ya no tendremos mañana.

186
-Qual era la domanda?-

Senza domani

- La storia rinnegherà i poeti che mentono, mi disse a un crocevia un


uomo senza volto, in un sogno.

Mi indicò il cammino della desolazione, la rotta verso la città di Dite,


e ancora mi diressi alle vie dello spavento. Sul suolo d’argilla
non vidi l’impronta lasciata dal cadavere del mondo: c’era la testa viva
dell’innocente morto, infissa nella sabbia, a invocare vendetta
dalla coscienza per averne giustizia.

E vidi la mano semisotterrata di chi più non potrebbe lavorare il legno


o i campi, fu un brivido a farmi capire come mai il ghiaccio del
dolore si era abbattuto sul corpo mutilato; moltiplicato in migliaia di
pezzi dallo specchio del mondo, esso ormai non apparteneva alla città
amata, e il presente non faceva più parte del futuro che avevamo
sognato.

Tra la ghiaia dura e il pantano giaceva ora il corpo assassinato


dell’avvenire.

Nuovamente l’uomo senza volto mi parlò: - Prendine nota e intraprendi


quel sogno se ne hai il coraggio, perché la vita che conosciamo
sta dicendo a noi tutti che se non affrontiamo la morte
non avremo mai più nessun domani.

187
-Fernando Rendón-

Nada tiene nombre aquí, aunque todo es real.


La energía que nos alimenta no tiene nombre.
El intrincado camino de los seres que evitan al hombre, no tiene nombre.
El silencio que nos configura carece de nombre.
La escala de colores desconocidos no tiene nombre.
Las visiones que el mundo no ha soñado todavía no tienen nombre.
Al poderoso amor que nos reúne para resistir y avanzar aún
no le damos un nombre.
Y a pesar de toda la adversidad y la destrucción, pese a la
catástrofe visible,
nuestra certeza en el triunfo de la vida en el presente y en el porvenir
¡No tiene nombre!

333

Ya habíamos recorrido una enorme parte del camino


Estábamos cerca del Techo del Mundo
El Techo del Mundo era una alta proa y el destino
El mascarón de proa era la Sierra Nevada
Y se agitaba con la furia del océano
Solo un ser sobrehumano podría asirse a la proa
Sin caer lanzado hacia el abismo
¿Y quién cabalgaría el fin del mundo?
Estábamos en la cima donde confluyen los soles
Asomados al equilibrio de los planetas
Desde el fin del mundo podíamos ver
las estribaciones de la historia
la geografía de los siglos ganados y perdidos
La Tierra dulce en su extensión embriagadora
tu amor real como los rostros de los dioses que vigilan

188
-Qual era la domanda?-

Non c’è niente qui che ha nome, anche se tutto è reale.


L’energia che ci alimenta non ha nome.
L’intricato cammino degli esseri che evitano l’uomo, non ha nome.
Il silenzio che ci configura, quello è privo di nome.
La scala di colori sconosciuti non ha nome.
Le visioni che il mondo non ha ancora sognato sono privi di nome.
All’amore possente che ci unisce al fine di resistere e avanzare
non ancora diamo un nome.
E nonostante tutta l’avversità, tutta la distruzione, in spregio alla
catastrofe visibile,
la nostra indubitabile fiducia nel trionfo della vita nel presente come
nell’avvenire
non ha nome!

333

Avevamo già percorso un’enorme parte del cammino


Eravamo vicini al Tetto del Mondo
Il Tetto del Mondo era un’alta prora e il destino
La polena era la Sierra Nevada
E si agitava con la furia dell’oceano
Solo un essere sovrumano potrebbe afferrarsi alla prora
Senza essere scagliato verso il profondo abisso
E chi cavalcherà la fine del mondo?
Eravamo alla cima dove confluiscono i soli
Appoggiati all’equilibrio dei pianeti
Dalla fine del mondo potevamo vedere
i contrafforti della storia
la geografia dei secoli guadagnati e perduti
La Terra dolce nella sua inebriante estensione
il tuo amore reale come i volti degli dèi che vigilano

189
Indice

pag. 7 Una breve nota sulla poesia di Fernando Rendón


di Antonino Caponnetto
14 De “Contrahistoria”
Coro en un sueño
Paisaje
15 Da “Contrahistoria”
Coro in un sogno
Paesaggio
16 Quiromancia
17 Chiromanzia
18 África
19 Africa
20 Deseo
21 Desiderio
22 Destino
23 Destino
24 Acerca del reflejo
25 Intorno al riflesso
26 Vendimia
27 Vendemmia
28 Movimiento
29 Movimento
30 Poligamia
31 Poligamia
32 Por secretos cauces
33 Per alvei segreti
34 Al despertar
35 Al risveglio
36 Realistas
37 Realisti
38 Juicio
39 Giudizio
40 Contrahistoria
41 Controstoria
pag. 42 Conjuro
43 Scongiuro
44 Confrontación
45 Confronto
48 Círculo
49 Cerchio
50 Convergencia
51 Convergenza
52 Eleusis
53 Eleusi
54 La guerra es la paz
55 La guerra è la pace
56 Memoria
57 Memoria
58 Zoo
59 Zoo
60 De “Bajo otros sole”
Aire
61 Da “Bajo otros soles”
Aria
62 Astronomía
63 Astronomia
64 Certeza del riesgo
Mediodía
65 Certezza del rischio
Mezzogiorno
66 Clan
67 Clan
68 Vasallos
69 Vasalli
70 Railway
71 Railway
72 Canción
73 Canzone
74 Generación
75 Generazione
pag. 76 Cita de mascarones
77 Convegno di mascheroni
78 Desembocadura
79 Foce
80 Tareas de Enkiddu
81 Incombenze di Enkiddu
82 Oficio invisible
83 Occupazione invisibile
84 Locura
85 Pazzia
86 Amergin
Todo
87 Amergin
Tutto
88 Legado
89 Lascito
90 Mito
91 Mito
92 Prometeida
93 Prometeide
100 De “Canción en los campos de Marte”
Guerra
Historia
101 Da “Canción en los campos de Marte”
Guerra
Storia
102 Navidad de los bárbaros
Oficios
103 Natale dei barbari
Mestieri
104 Canción en los campos de Marte
105 Canzone nei campi di Marte
108 Nao
109 Nao
110 Capital
111 Capitale
pag. 112 Sequía
Libación
113 Siccità
Libagione
114 Como un péndulo entre ir o morir
115 Come un pendolo tra l’andare o il morire
120 Locura de las formas
Carta de navegación
121 Pazzia delle forme
Carta nautica
122 Sobre cenizas
Lectura en la corteza
123 Sopra la cenere
Lettura nella corteccia
124 Bifurcación
Creencia
125 Biforcazione
Convinzione
126 Eternidad robada
Pesca
127 Eternità rubata
Pesca
128 De “Nuevos poemas”
El homenajeado
129 Da “Nuevos poemas”
Il festeggiato
130 La hora
Guerra sucia
131 L’ora
Guerra sporca
132 Metamorfosis
133 Metamorfosi
134 Dante, desterrado, muere en Ravena
135 Dante, esiliato, muore a Ravenna
136 Villon
137 Villon
pag. 138 Van Gogh
139 Van Gogh
142 Trueno sobre trueno
Una caravana
143 Tuono su tuono
Una carovana
144 A tu razón
145 Alla tua ragione
146 Todavía
En torno a la escritura
147 Ancora
Intorno alla scrittura
148 Ángel
A pesar de los signos
149 L’Angelo
Nonostante i segni
150 Desembocadura del silencio
Memoria
151 La foce del silenzio
Memoria
152 Abre la puerta
153 Apri la porta
154 En el globo
155 In aerostato
156 Silencio
157 Silenzio
158 Júbilo
159 Gioia
160 Imago
161 Imago
162 Una red de manos
163 Una rete di mani
164 De “Canto de la Rama Roja”
De humanos
En flotación
165 Da “Canto de la Rama Roja”
pag. Di umani
Galleggiando
180 Lia Fail
181 Lia Fail
182 Bruinne Bóinne
183 Bruinne Bóinne
184 No se puede contradecir a la muerte
185 Non si può contraddire la morte
186 Sin mañana
187 Senza domani
188 Nada tiene nombre aquí, aunque todo es real.
Ya habíamos recorrido una enorme parte del camino
189 Non c’è niente qui che ha nome, anche se tutto è reale.
Avevamo già percorso un’enorme parte del cammino
LE NOSTRE PUBBLICAZIONI

Poetry by the planet

Beppe Costa Rosso, poesie d’amore e di rivolta


Elena Liliana Popescu Canto d’amore
AA. VV. SignorNò
Fenando Rendón Qual era la domanda?

Inediti rari e diversi

Fernando Eros Caro Non smettete mai di sognare


Lettere dal braccio della morte
della California
Leonardo Onida IoNonEsiste -ristampa-
Giovanni Trimeri La vita al grezzo
Antonino Caponnetto Agonie della luce
Giovanna Iorio Frammenti di un profilo
Valeria Raimondi Io No (Ex io)
Fabrizio Arrighi Racconti del tempo che c’è
AA. VV. Pellicanolibri: quarant’anni
Ville Hytönen Morte in Europa
Marco Cinque rEsistiAmo
Iago Anche le scimmie odiano Tarzan
Fernando Eros Caro Saai Maso
Christian Delfini Fatto di cristallo
Valbona Jakova La tempesta delle ore - Shtrëngata
e Orëve
Andrea Garbin Canti di confine e altre poesie
ConVersiAmo

G. D’Annibale, P. Nizzo
L. Quinzi, A. Rizzo Il viaggio, la memoria, il tempo
AA. VV. TissInPoesia
Beppe Costa L’ultima nuvola
AA. VV. Premio nazionale di poesia “Masio Lauretti”

Impaginato per affettO

Barbara Morgantini Brandelli


Daniela Dante Legami

Finito di stampare nel mese di settembre 2016 per conto di


Pellicano Associazione Culturale
da UniversalBook

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