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Prefazione

L’attività dell’azienda di assicurazioni viene descritta nella maggior parte


della letteratura scientifica poggiando sull’elemento dell’inversione del ciclo
produttivo. La caratteristica principale dell’inversione del ciclo di produzio-
ne, ossia i premi che precedono gli indennizzi, è rilevata nei prospetti di bilan-
cio, definiti dall’ordinamento giuridico, attraverso valori economici di costo
e ricavo. Il lavoro che segue analizza il dato per verificarne l’impianto logico-
concettuale rispetto ai principi definiti dalla dottrina aziendale-contabile e
ai modelli di gestione predisposti dalla matematica attuariale.
Ringrazio il professor Paolo Biffis per le revisioni. Resta, naturalmente,
mia la responsabilità di errori e omissioni.
Il layout di stampa è stato realizzato avvalendosi di LATEX: particolare
ringraziamento è rivolto al guIt (www.guit.sssup.it) per il supporto offerto.
Indice
1 La valutazione dell’inversione del ciclo produttivo rispetto
alla dottrina aziendale. 1
1.1 L’attività assicurativa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.2 Lo strumento di rappresentazione dell’attività: il bilancio. . . 2
1.3 L’inversione del ciclo produttivo. . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.4 Il fenomeno nella formazione del bilancio. . . . . . . . . . . . 4
1.5 Aspetti critici. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

2 Il ruolo della matematica nella determinazione delle opera-


zioni di interna ed esterna gestione. 12
2.1 Profili essenziali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
2.2 I fondamenti della disciplina per le polizze ramo vita. . . . . . 13
2.3 Principi di calcolo del premio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
2.4 Riserva matematica: lo strumento del premio naturale. . . . . 16
2.5 Metodi di calcolo della riserva matematica. . . . . . . . . . . 18
2.6 Premio di rischio e premio di risparmio. . . . . . . . . . . . . 20
2.7 Elementi essenziali di tecnica attuariale: la valutazione del-
l’utile. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21

Bibliografia 24
1 La valutazione dell’inversione del ciclo produt-
tivo rispetto alla dottrina aziendale.
1.1 L’attività assicurativa.
Assicurazioni individua una categoria logica, interna alla macro-classe

degli intermediari finanziari non-bancari, nella quale sono collocate le azien-


de che gestiscono, tramite polizza1 , i rischi puri2 di una collettività di richie-
denti3 . Queste aziende sono accomunate dall’introito anticipato dei premi
rispetto alle prestazioni, monetarie o di altra natura4 , corrisposte al veri-
ficarsi di uno o più eventi aleatori stabiliti in polizza. Un evento aleato-
rio sopporta un rischio puro qualora sia futuro, incerto e causa di danno.
L’assicuratore gestisce l’evento aleatorio quando è possibile osservarlo per
una molteplicità di soggetti assicurabili; il processo assicurativo necessita di
un metodo probabilistico per la misura del danno, realizzandosi in assenza
di comportamenti volontari dell’assicurato atti a generare l’evento dannoso
[Selleri, 2003: XXI]. La gestione dell’attività assicurativa può articolarsi in
diversi profili di analisi quali la struttura della domanda e dell’offerta, la va-
lutazione qualitativa dei rischi assunti e la loro parziale cessione in operazioni
di riassicurazione5 , l’applicazione della tecnica attuariale nei processi di eco-
nomicità d’impresa, il profilo economico e giuridico di assicurati, beneficiari
ed assicuratori, ecc. . .

1
I rapporti assicuratore-cliente si basano sulla negoziazione di polizza. La nozione
del contratto è rinvenibile all’art. 1882 C.C. L’assicurazione è il contratto col quale
l’assicuratore, verso pagamento di un premio, si obbliga a rivalere l’assicurato, entro i
limiti convenuti, del danno ad esso prodotto da un sinistro, ovvero a pagare un capitale o
una rendita al verificarsi di un evento attinente alla vita umana.
2
La qualità del richio contenuto in un prodotto finanziario è di natura pura o spe-
culativa. Un rischio viene definito puro qualora l’evento collegato generi esclusivamente
perdite ovvero viene definito speculativo quando l’evento produce perdite e guadagni da
rilevare rispetto al punto di vista assunto (domanda/offerta) [Biffis (a cura di), 2005: 31].
3
Lo schema di polizza è formulato in modo da attribuire all’assicurato la qualità di
richiedente di una copertura, a prescindere dalla dinamica di formazione del consenso
[Biffis, 2006: 36]
4
La polizza può prevedere prestazioni di servizio tra le quali si ricordano prestazioni
sanitarie, assistenziali e legali.
5
L’operazione permette all’assicurazione di cedere quote di rischi assunti ad aziende di
riassicurazione. L’offerta di operazioni di riassicurazione deve trovare richiamo nell’oggetto
sociale come attività esclusiva. L’azienda di riassicurazione, dietro pagamento di una
parte del premio introitato dall’assicuratore, si impegna a concorrere nella liquidazione
della prestazione sottostante [Selleri, 2003: 128].
J.C. Prova Finale 2

1.2 Lo strumento di rappresentazione dell’attività: il bilan-


cio.
L’attività6 assicurativa dell’impresa viene rappresentata nel bilancio d’e-
sercizio che registra i fatti di gestione accaduti in rapporto con terze econo-
mie e conclude con la determinazione del redito di esercizio.
Il bilancio è indirizzato agli stakeholders7 interni ed esterni all’azienda;
lo strumento segnala la capacità di generare valore ex-nihilo ossia creare
valore scevro da impegni finanziari in contropartita [Pin, 2005: 9].
La logica di formazione del bilancio poggia su criteri stringenti definiti
dal modello economico-finanziario; la struttura logica del modello rileva le
determinanti della ricchezza formatasi con l’attività economica e attribui-
sce puntualmente il valore contabile dell’impresa (attività) tra i terzi cre-
ditori (passività) e gli azionisti (patrimonio netto). Il modello economico-
finanziario attribuisce alle operazioni di gestione esterna coppie di valori,
espressione delle condizioni produttive e finanziarie, cosı̀ articolate:

Valori economici: si suddividono in costi e ricavi generati dai processi


aziendali. I valori economici influiscono sulla formazione della ricchez-
za perché determinanti del reddito d’impresa;

Valori finanziari: debiti e crediti che influiscono sulla disponibilità di capi-


tale finanziario certo (disponibilità liquide), assimilato (crediti e debiti
di funzionamento di determinazione certa) e presunto (crediti e debiti
di funzionamento di determinazione stimata) [Santesso–Sostero, 2006:
36].

Il bilancio viene redatto al termine di ogni periodo amministrativo ed


è suddiviso in due prospetti essenziali: il Conto Economico e lo Stato Pa-
trimoniale; comprende inoltre due relazioni: la Relazione sulla gestione e,
fondamentale per la comprensione dei due prospetti, la Nota integrativa.
Il conto economico contiene i valori economici di competenza8 dell’eser-
cizio; i valori positivi, ricavi, e i valori negativi, costi, sono sommati algebri-

6
L’attività assicurativa deve svolgersi da imprese che soddisfino le condizioni dell’art.
1883 C.C. L’impresa di assicurazione non può essere esercitata che da un istituto di
diritto pubblico o da una società per azioni e con l’osservanza delle leggi speciali.
7
Il vocabolo ricomprende tutti i portatori di interessi rispetto all’attività di impre-
sa; l’imprenditore deve essere in grado di gestire le divergenze, ponderando gli interes-
si complessivi, al fine di ottenere condizioni di compatibilità necessarie per l’esistenza
dell’impresa [Pin, 2005: 11].
8
Il principio di competenza economica regola l’attribuzione dei componenti di reddito
al fine di rilevare i costi ed i ricavi effettivamente maturati nell’esercizio. Il codice civile
richiama due volte il principio di competenza: i) Impone di tener conto dei proventi e
degli oneri di competenza dell’esercizio, indipendentemente dalla data dell’incasso o del
pagamento (art. 2423-bis, 1◦ comma, n. 3); ii) Obbliga a tener conto dei rischi e delle
perdite di competenza dell’esercizio, anche se conosciuti dopo la chiusura di questo (art.
2423-bis, 1◦ comma, n. 3) [E. Santesso, U. Sostero, 2006: 39].
J.C. Prova Finale 3

camente al fine di ottenere l’utile, valore che incorpora il premio attribuito


all’impresa da parte del mercato [A. Pin, 2005; 7].
Lo stato patrimoniale rileva i valori finanziari di pertinenza dell’impresa
in Usi e Fonti: in colonna Usi (Dare) è rinvenibile la composizione delle atti-
vità finanziarie, reali e immateriali destinate all’attività produttiva mentre
la colonna Fonti (Avere) definisce entità e composizione del capitale di terzi
e del capitale proprio.

1.3 L’inversione del ciclo produttivo.


Il livello degli studi in materia di gestione delle aziende di assicurazioni e,
in modo particolare, della struttura dei prospetti di bilancio riflette il basso
grado di attenzione rivolto a questo intermediario finanziario [A. Pin, 2006:
31].
La letteratura economico-contabile in materia di aziende di assicurazione
fonda la propria ricerca poggiando sul postulato dell’inversione del ciclo pro-
duttivo; elemento questo che si rinviene soltanto nell’economia delle aziende
di assicurazione.
Selleri, ad esempio, antepone ai propri studi e riflessioni sull’azienda di
assicurazioni la nozione di inversione del ciclo produttivo:

“Una prima caratteristica è costituita dall’inversione del ciclo


produttivo base. Infatti, il ciclo produttivo dell’impresa di assi-
curazione, a differenza di quello che caratterizza le imprese di
larga parte dei settori produttivi - contraddistinto dal sosteni-
mento dei costi in via anticipata rispetto al conseguimento dei
ricavi - mostra il conseguimento dei ricavi (rappresentati dai pre-
mi assicurativi) in via anticipata rispetto al sostenimento dei
costi (tipicamente dei sinistri)” [L. Selleri, 2003: 2].

Per sottoporre a verifica tale asserzione può essere utile iniziare da una
visione semplificata dell’attività assicurativa: si ipotizzerà che gli incassi dei
premi e l’esborso degli indennizzi avvenga in tempo reale, senza situazioni
incerte o pendenza residua, e che l’assicuratore non effettui operazioni di
riassicurazione [A. Pin, 2006: 43].
L’inversione del ciclo produttivo definisce una condizione gestionale ecce-
zionale per l’assicuratore il quale sostiene anticipatamente i ricavi, dovendo
stimare i costi futuri delle prestazioni; il rischio gestionale deriva dall’in-
certezza delle previsioni sulle prestazioni dovute. Questa interpretazione è
ricavata dallo schema di negoziazione previsto per ogni polizza, indipenden-
temente dal tipo di copertura offerta: il soggetto versa anticipatamente il
premio per assicurarsi una prestazione in caso di sinistro.
La gestione di un contratto assicurativo viene riferita ad una collettività
di polizze di pari tipologia, costituendo la base operativa per la gestione
J.C. Prova Finale 4

dell’attività di un’azienda di assicurazioni: il portafoglio assicurativo. L’e-


quilibrio di portafoglio dipende dalla previsione sulla frequenza dei sinistri
perché lo scostamento dalla frequenza osservata ex post è causa di perdite
valutate e incorporate nel rischio di scarto sistematico9 e dal rischio di scarto
accidentale10 .

1.4 Il fenomeno nella formazione del bilancio.


L’inversione del ciclo produttivo base assegna i premi al novero dei rica-
vi e gli indennizzi alla categoria dei costi; questa impostazione individua un
processo di gestione del portafoglio assicurativo con finalità di equilibrio red-
dituale: le rilevazioni sono operate in conto economico per la determinazione
dell’utile di esercizio.
Il versamento anticipato dei premi rispetto al possibile esborso previsto
in polizza offre all’assicuratore anche una notevole disponibilità di mezzi
finanziari che possono essere gestiti per periodi prolungati. Il dato non è
influenzato dall’elemento dell’inversione del ciclo produttivo; la disponibilità
di mezzi finanziari è investita nel mercato11 al fine di ricavare rendimenti da
imputare come componente positivo di reddito. Tali ricavi si aggiungono,
secondo il principio di inversione, all’incasso dei premi. Il premio introitato,
considerato ricavo, è soggetto al principio di competenza perciò in bilancio
viene rilevata la porzione di premio maturata nel periodo amministrativo,
calcolata come parte della complessiva copertura di contratto.
Per ogni polizza del ramo danni 12 , contenente parte delle coperture assi-
curative, la parte del premio non di competenza dell’esercizio è conteggiata
in una posta del passivo di stato patrimoniale, definita riserva premi : il
computo si avvale del metodo pro-rata temporis13 .
La riserva premi rientra nel novero delle riserve tecniche di assicurazione;
in questa categoria di poste contabili, costituita da valori registrati nel pas-
sivo di stato patrimoniale, sono i debiti dell’impresa in contropartita con gli
assicurati e si differenziano nettamente dalle riserve non aventi particolare
destinazione che si trovano fra le componenti del patrimonio netto: in un
certo senso, ridefiniscono ‘riserve’ in modo improrio [Biffis, 2006: 54].
9
Valuta il rischio che il computo della probabilità sulla realizzazione dell’evento alea-
torio non rappresenti i rischi assicurati. Viene definito anche non-pooling risk [Biffis, 2006:
78].
10
Computa la possibilità di scarti accidentali tra sinistrosità effettiva e prevista: dimi-
nuisce con l’aumentare della dimensione del portafoglio grazie alla legge dei grandi numeri.
Viene definito anche pooling risk [Biffis, 2006: 78].
11
I mercati dove l’assicurazione investe le risorse ottenute sono il mercato finanziario
ed il mercato immobiliare [Selleri, 2003: 3, 134].
12
Categoria definita giuridicamente: cfr. art. 2, 3◦ comma, del codice delle assicura-
zioni (D.Lgs 7 settembre 2005, n. 209 - Codice delle assicurazioni private - in G.U. del 13
ottobre 2005. V.)
13
Metodo di computo delle riserve ramo danni che suddivide il premio in proporzione
al periodo di copertura negoziato [Selleri, 2003: 182-183].
J.C. Prova Finale 5

La riserva premi, seguendo il postulato dell’inversione del ciclo produt-


tivo, è considerata anche come costo e si imputa la differenza di periodo a
rettifica dei premi contabilizzati in avere; la posta contabile è destinata alla
copertura dei costi futuri di indennizzo perciò svolge il ruolo di rimanenza
finale passiva nelle operazioni di fine esercizio [Selleri, 2003: 183]. La rileva-
zione non rientra tra i risconti passivi perché l’operazione si riferisce ad un
portafoglio contratti e non a singole operazioni comuni a due o più esercizi
da imputate come ratei o risconti .
L’assicuratore attribuisce agli introiti e alle prestazioni del ramo vita
la stessa natura rilevata per il ramo danni; ai fini di calcolo dell’utile le
poste dei due rami devono essere presentate separatamente per poi trovare
convergenza in un risultato unico [Selleri, 2003: 205].
Il computo dei valori da iscrivere in contabilità per le assicurazioni vita è
influenzato dalla dimensione temporale della polizza: superando, il periodo
di copertura dal sinistro, l’anno solare si richiede l’applicazione della leg-
ge dell’interesse composto14 che influenza l’aspeto finanziario della polizza.
La separazione gestionale prevista dall’ordinamento tra portafoglio danni e
portafoglio vita si realizza anche per il computo delle riserve. La riserva
del portafoglio vita, definita riserva matematica, prevede diverse modalità
di calcolo dei debiti dell’assicuratore. Dalla durata pluriennale delle polizze
vita, segue che la riserva matematica è un valore comune a più esercizi e che
assume la duplice natura di costo e di componente passivo del capitale di
funzionamento dell’impresa [Selleri, 2003: 189].
L’ordinamento accoglie l’elemento inversione del ciclo produttivo ispi-
rando a questo principio i prospetti di bilancio che le aziende di assicurazione
devono conteggiare ai fini del calcolo del reddito imponibile.
La struttura del bilancio di un’azienda di assicurazioni è codificata nel
D.Lgs. 173 del 26/05/199715 .

14
La legge, fissato un tasso di valutazione i, computa il montante di un capitale per
periodi superiori all’anno, capitalizzando gli interessi al tasso i [A. Basso, P. Pianca, 20048 :
16].
15
D.Lgs. 26 maggio 1997, n. 173 - Attuazione della direttiva 91/674/CEE in materia
di conti annuali e consolidati delle imprese di assicurazione - in G.U. del 21 giugno 1997.
n. 143. Le disposizioni del D.Lgs. 173/97 devono essere rivalutate in base al Decreto
legislativo 28 febbraio 2005 n. 38 il quale ha disciplinato l’obbligo, per le società che
rientrano nell’ambito di applicazione dello stesso D.Lgs. 173/97, di redigere i bilanci
secondo i principi contabili internazionali emanati dallo IASB (International Accounting
Standard Board) ed omologati in sede comunitaria secondo la Procedura di cui all’art.6
del Regolamento n. 1606/2002 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 9 luglio 2002.
In virtù delle disposizioni del D.Lgs. 38/2005 le imprese assicurative devono: a) redigere
il bilancio consolidato in conformità agli IAS a partire dall’esercizio 2005; b) redigere il
bilancio di esercizio individuale sulla base delle disposizioni del D.Lgs. 173/97; c) redigono
il bilancio di esercizio individuale conformemente agli IAS a partire dall’esercizio 2006
qualora emettano strumenti finanziari ammessi alla negoziazione in mercati regolamentati
di qualsiasi Stato membro dell’Unione Europea e non redigano il bilancio consolidato
[ISVAP, 2006: 1].
J.C. Prova Finale 6

CONTO ECONOMICO t1
I Conto tecnico dei rami danni
01. Premi di competenza, al netto delle cessioni in riassicurazione ...
02. Quota dell’utile degli investimenti trasferita dal conto non tecnico (+) ...
03. Altri proventi tecnici al netto delle cessioni in riassicurazione ...
04. Oneri relativi ai sinistri al netto dei recuperi e delle cessioni in ...
riassicurazione
05. Variazioni delle altre riserve tecniche, al netto delle cessioni in ...
riassicurazione
06. Ristorni e partecipazione agli utili, al netto delle cessioni in ...
riassicurazione
07. Spese di gestione ...
08. Altri oneri tecnici, al netto delle cessioni in riassicurazione ...
09. Variazioni delle riserve di perequazione (+/-) ...
10. Risultato del conto tecnico dei rami danni ...
II Conto tecnico dei rami vita
01. Premi dell’esercizio, al netto delle cessioni in riassicurazione ...
02. Proventi da investimenti ...
03. Proventi e plusvalenze non realizzate relativi a investimenti a beneficio ...
di assicurati i quali ne sopportano il rischio e a investimenti derivanti
dalla gestione dei fondi pensione
04. Altri proventi tecnici al netto delle cessioni in riassicurazione ...
05. Oneri relativi ai sinistri, al netto delle cessioni in riassicurazione ...
06. Variazione delle riserve matematiche e delle altre riserve tecniche, al ...
netto delle cessioni in riassicurazione
07. Ristorni e partecipazione agli utili, al netto delle cessioni in ...
riassicurazione
08. Spese di gestione ...
09. Oneri patrimoniali e finanziari ...
10. Oneri patrimoniali e finanziari e minusvalenze non realizzate relativi a ...
investimenti a beneficio di assicurati i quali ne sopportano il rischio e a
investimenti derivanti dalla gestione dei fondi pensione
11. Altri oneri tecnici, al netto delle cessioni in riassicurazione ...
12. Quota dell’utile degli investimenti trasferita al conto non tecnico (-) ...
13. Risultato del conto tecnico dei rami vita ...
III Conto non tecnico
01. Risultato del conto tecnico dei rami danni ...
02. Risultato del conto tecnico dei rami vita ...
03. Proventi da investimenti dei rami danni ...
04. Quota dell’utile degli investimenti trasferita dal conto tecnico dei rami ...
vita
05. Oneri patrimoniali e finanziari dei rami danni ...
06. Quota dell’utile degli investimenti trasferita al conto tecnico dei rami ...
danni (-)
J.C. Prova Finale 7

CONTO ECONOMICO t1
07. Altri proventi ...
08. Altri oneri ...
09. Risultato dell’attività ordinaria ...

10. Proventi straordinari ...


11. Oneri straordinari ...
12. Risultato dell’attività straordinaria ...

13. Imposte sul reddito d’esercizio ...


14. Utile (perdita) d’esercizio ...

Tabella 1: Schema di Conto Economico.

ATTIVO PASSIVO
t1 t1
A. Capitale sottoscritto non versato ... A. Patrimonio netto ...
B. Attivi immateriali ... B. Passività postergate ...
C. Investimenti ... C. Riserve tecniche ...
D. Investimenti a beneficio degli D. Riserve tecniche allorché il rischio
assicurati vita che sopportano il rischio dell’investimento è sopportato dagli
dell’investimento e derivanti da convenzioni assicurati e riserve derivanti da
con fondi pensione ... convenzioni con fondi pensione ...
D.bis Riserve tecniche a carico dei riassicuratori ... E. Riserve per rischi ed oneri ...
E. Crediti ... F. Depositi ricevuti da riassicuratori ...
F. Altri elementi dell’Attivo ... G. Debiti e altre passività ...
G. Ratei e risconti ... H. Ratei e risconti ...

Tabella 2: Schema di Stato Patrimoniale. [Selleri, 2003: 204]

1.5 Aspetti critici.


L’inversione del ciclo produttivo non trova consensi in tutta la letteratura
ove alcuni autori criticano l’impianto teorico, promuovendo la rivisitazione
del bilancio assicurativo. Il dibattito si fonda sull’interpretazione dello sche-
ma negoziale (i premi precedono gli indennizzi): la logica dell’inversione
del ciclo insiste su un equilibrio economico mentre la tesi contraria insiste
sull’equilibrio finanziario.
Il processo di ricerca che spinge l’autore Pin a minare le ragioni del
citato postulato si fonda sulle forzature dottrinali sulle quali esso si fonda e
cioè assegnando l’azienda di assicurazioni in una “zona franca” dell’economia
aziendale dove i principi del modello economico-finanziario vengono disattesi
J.C. Prova Finale 8

con l’intento di dare una rappresentazione dell’attività assicurativa [Pin,


2006: 31].
L’A. analizza l’inversione del ciclo produttivo partendo da una riflessione
assodata, ossia la collocazione dell’azienda di assicurazioni nella categoria
degli intermediari finanziari, per poi focalizzare l’attenzione sulle diversità
che intercorrono fra imprese di intermediazione ed imprese di produzione.
La ricerca ha per obiettivo l’individuazione della natura contabile delle ope-
razioni di gestione di un’azienda di assicurazioni, rispettando il modello
interpretativo dell’economia aziendale.
L’assicurazione viene considerata intermediario finanziario anche dagli
autori che riconoscono l’inversione del ciclo di produzione: Selleri rintraccia
nell’economia dell’assicurazione un permanente avanzo finanziario dove lo
stock di risorse viene investito sistematicamente presso aziende in deficit
strutturale [Selleri, 2003: 2]. Il processo d’investimento mira al conveniente
impiego delle risorse presenti in azienda fino al pagamento delle prestazioni
[Selleri, 2003: 4].
Pin descrive la peculiarità tipica dell’impresa di intermediazione nei
seguenti termini:
“. . . per le imprese di intermediazione il bene oggetto di negozia-
zione, ovvero il denaro, non viene né venduto né acquistato, ma
soltanto ceduto in uso e ricevuto in uso a precisate condizioni e
per determinati tempi, sicché la nozione di costo d’acquisto va
logicamente sostituita dalla nozione di costo d’uso, assimila-
bile alla nozione di costo per locazione, affitto o noleggio, comu-
nemente riferibile a vari beni, immobili e mobili,. . . [Pin, 2006:
44].”
La riflessione riportata è il fondamento per la confutazione del postulato
dell’inversione del ciclo produttivo: i premi lordi e gli indennizzi liquidati non
possono essere considerati ricavi o costi tipici dell’azienda di assicurazioni
perché non corrispondono ai valori economici di un’impresa di intermedia-
zione. Il premio viene valutato come fonte di risorse finanziarie, richiesto
dall’assicuratore per avvalersi dei mezzi necessari all’attività di copertura
dei rischi puri. La configurazione di fonte finanziaria qualifica il premio co-
me un fattore produttivo sul quale insisteranno costi d’uso: l’assicuratore
ottiene ricavi a seguito dell’attività svolta sullo stesso fattore produttivo.
Il processo assicurativo si realizza con la raccolta presso il pubblico del
risparmio destinato a fini di copertura. Lo scambio monetario contribuisce
al raggiungimento del fine istituzionale dell’assicuratore: la copertura dei
rischi puri. L’obiettivo è realizzato grazie al fenomeno della mutualità.
La locuzione mutualità 16 esprime un fenomeno computato per ogni por-
tafoglio assicurativo. Un portafoglio collettivo è costituito da polizze che
16
La locuzione dave esere intesa in senso generico e non in senso attuariale [Biffis 2006:
71]
J.C. Prova Finale 9

coprono una specifica tipologia di eventi; la frequenza dei sinistri deve essere
misurabile e il concretizzarsi del danno non deve coinvolgere la maggioranza
degli assicurati. L’equilibrio finanziario di un portafoglio, viste le premesse
del Pin, viene valutato ex-post in quanto il processo computato prevede che
l’assenza di sinistri per la maggioranza delle polizze renda disponibili risorse
finanziarie per la copertura degli indennizzi. La mutualità permette all’as-
sicuratore di offrire elevate coperture a pochi sinistrati grazie ai modesti
premi introitati dalla collettività degli assicurati.
Dall’analisi emergono gli elementi per confutare l’elemento dell’inver-
sione del ciclo produttivo: la natura di costo e ricavo tipici di un’azienda
di assicurazioni non possono essere assegnati a premi ed indennizzi. Pin
utilizza questa base concettuale per rivisitare il bilancio di un’azienda di
assicurazioni, proponendo uno schema semplificato d’analisi.

CONTO ECONOMICO
t1 t1
Provvigioni di Acquisizione e Incasso Proventi da Investimenti
Costo del Lavoro subordinato Premi lordi meno Variaz. Riserve
Ammortamenti e Oneri di Assicurazione
Altri Oneri Altri Proventi
Imposte
Utile dell’Esercizio
Totale Costi + Imposte e Utile Totale Ricavi

Tabella 3: Schema di Conto Economico proposto da Pin

STATO ATTIVO - PASSIVO


t0 t1 t0 t1
Disponibilità liquide Debiti da Operaz. di Assicurazione
Crediti da Operaz. di Assicurazione Ris.ve Premi, Matematiche & Altre
Investimenti finanziari Ris.ve Sinistri e Somme da pagare
Investimenti reali Fondo TFR
Altre attività Altre Passività
Att. Immateriali, Materiali & Scorte Prestiti obbligazionari subordinati
Patrimonio netto

Totale Attività Totale Passività + Capitale proprio

Tabella 4: Schema di Stato Patrimoniale proposto da Pin

L’assicuratore si avvale del risparmio del pubblico sopportando i “costi


d’uso”: l’ipotetica voce ‘Provvigioni’ potrebbe rilevare tali valori in Dare
J.C. Prova Finale 10

di conto economico. La componente è generata dai processi aziendali svolti


nell’atto di acquisizione delle risorse necessarie al computo della mutualità
[Pin, 2006: 47].
I costi di provvigione sono rilevati assieme agli altri costi propri di ogni ti-
po di impresa i quali prescindono dalle caratteristiche fisico-tecniche dettate
per l’attività:

• Prestazioni lavoro;

• Prestazioni macchina;

• Altri beni e servizi.

L’attività di assicurazione valutata come attività di intermediazione su


base monetaria necessita una ricomposizione dei valori economici tipici. Pin
propone la suddivisione dei ricavi in due poste [A. Pin, 2006: 49]:

• Proventi da Investimenti;

• Premi lordi meno Variaz. Riserve e Oneri di Assicurazione.

Nella voce ‘Proventi da Investimenti’ sono collocati i rendimenti del-


l’attività di investimento: la posta non differisce dai risultati ottenuti con
l’assunzione dell’inversione del ciclo produttivo.
La voce ‘Premi lordi meno Variaz. Riserve e Oneri di Assicurazione’
viene proposta per dare piena rappresentazione della componente positiva
di reddito contenuta all’interno del premio pattuito. Il richiamo alle varia-
zioni delle riserve e agli indennizzi liquidati non attribuisce a questi valori
natura di costo poiché queste poste sono utilizzate per la rettifica dei premi
lordi introitati, senza trovare rappresentazione diretta nel conto economico.
Il risultato ottenuto grazie a questo espediente contabile depenna i valori
finanziari contenuti nel premio lordo, trattenendo in conto economico solo
il valore economico delle operazioni [Pin, 2006: 51].
Le riflessioni di Pin trovano nella gestione di un portafoglio assicurati-
vo la necessità di un equilibrio finanziario atto a soddisfare le pretese dei
sinistrati. La condizione di equilibrio finanziario richiede un ulteriore ele-
mento per assegnare l’attività assicurativa tra le attività d’impresa: ogni
assicuratore deve sviluppare le condizioni idonee alla permanenza sul mer-
cato tramite il raggiungimento dell’economicità di gestione. L’economicità,
ottenuta con ricavi di competenza superiori ai costi di competenza, diviene
la condizione sufficiente per lo svolgimento dell’attività assicurativa.
Le proposizioni insite nello schema dell’inversione del ciclo rappresentano
una forzatura dei basilari principi definiti dalla dottrina aziendale. Le carat-
teristiche del dato poggiano su un’operazione di “inversione” concettuale che
influenza la rappresentazione dell’attività assicurativa. L’attribuzione della
natura di costo ai prodotti finali offerti dall’assicuratore con connotazione
J.C. Prova Finale 11

‘materiale’ (gli indennizzi liquidati nell’esercizio) è un errore interpretativo


degli elementi insiti nell’attività di assicurazione. Il fenomeno della mutua-
lità è computato al fine di permettere all’assicuratore di materializzare il
prodotto offerto in caso di sinistro, ossia la copertura del rischio puro. I
costi per realizzazione questo processo non possono essere confusi con il pro-
dotto assicurativo negoziato in polizza. L’attività di raccolta del risparmio
deve essere valutata con modelli che scindano il complessivo scambio mone-
tario del premio totale di polizza nella componente finanziaria, funzionale
alla realizzazione della mutualità perciò del prodotto assicurativo, e la com-
ponente reddituale destinata ad aumentare la ricchezza dell’assicurazione,
ossia ad aumentare il margine di solvibilità dell’azienda17 .

17
Il codice delle assicurazioni all’art.1, 1◦ comma, definisce:gg) margine di solvibilità
disponibile: il patrimonio dell’impresa, libero da qualsiasi impegno prevedibile ed al netto
degli elementi immateriali; hh) margine di solvibilità richiesto: ammontare minimo del
patrimonio netto del quale l’impresa dispone costantemente, secondo quanto previsto nelle
direttive comunitarie sull’assicurazione diretta.
J.C. Prova Finale 12

2 Il ruolo della matematica nella determinazione


delle operazioni di interna ed esterna gestione.
2.1 Profili essenziali.
Le conclusioni appena tratte possono essere confrontate con i principi
della matematica attuariale cioè di metodi matematici richiesti per legge ed
applicati stabilmente nell’attività assicurativa. L’obiettivo della matemati-
ca attuariale è soddisfare le esigenze di equilibrio finanziario ed economico
richieste all’assicuratore per la permanenza nel mercato.
Le procedure di calcolo attuariali, influenzando o determinando le ope-
razioni interne ed esterne dell’azienda di assicurazione, sottendono la rile-
vazione dei valori iscritti in bilancio. L’analisi dei principi attuariali può
essere utilizzata per avvalorare la tesi del Pin, offrendo i “fondamenti”
logico-matematici allo studio dell’autore, ricercando simmetrie coi risultati
proposti.
La matematica attuariale corrisponde ad un insieme di modelli matema-
tici adatti alla gestione dei rischi puri trasferiti in capo all’assicuratore; i
modelli attuariali sono il fondamento della tecnica attuariale la quale offre
schemi teorici per il calcolo di elementi aziendali quali l’utile [Pitacco, 20022 :
1].
Le materie attuariali non hanno la finalità di strutturazione dello sche-
ma di bilancio di un’azienda di assicurazioni perché la loro applicazione si
limita alle operazioni gestionali che dovrebbero trovare corretta rilevazione
in bilancio perciò la stringente logica contabile deve dare rappresentazione
alle proposizioni della matematica per le assicurazioni.
La matematica attuariale risponde a due esigenze dell’azienda di assicu-
razioni:

• Valutazione dell’impegno finanziario di portafoglio come base per la


determinazione del prezzo o del premio idoneo al conseguimento del-
l’economicità d’impresa;

• Gestione delle risorse finanziarie nel tempo con modelli di calcolo delle
riserve tecniche.

I modelli attuariali sono realizzati con il contributo di due discipline:

La matematica finanziaria: utilizzata nel computo del differimento nel


tempo di prestazioni e premi;

Il calcolo delle probabilità: adottato nella gestione dell’aleatorietà del ri-


schio.

Il contributo della matematica finanziaria è essenziale nelle polizze vita,


a differenza del ramo danni, in quanto lo schema negoziale insiste su un arco
J.C. Prova Finale 13

temporale superiore all’anno richiedendo la valutazione finanziaria dei flussi


monetari attesi; la gestione del processo si avvale della legge dell’interesse
composto. La verifica della tesi del Pin si può articolare trattando gli schemi
di polizza vita che si prestano maggiormente all’esplicazione della natura
delle operazioni di un’assicurazione.
Le assicurazioni del ramo vita si articolano tra coperture su un individuo
e/o una collettività; un’ulteriore suddivisione può realizzarsi considerando
il tipo di evento aleatorio posto in copertura:

• Caso vita: polizze a copertura dei rischi di sopravvivenza:

– Rischi di invalidità;
– Rischi di anzianità;
– Rischi di invecchiamento dell’assicurato;

• Caso morte: polizze a copertura del rischio di decesso.

Gli eventi aleatori sopra elencati sono accomunati dalla durata aleatoria
della vita: la valutazione può operarsi sul singolo individuo o sulla durata
aleatoria riferita ad una collettività [Biffis, 2006: 26].

2.2 I fondamenti della disciplina per le polizze ramo vita.


La durata aleatoria della vita di un individuo viene espressa da una di-
stribuzione di probabilità denominata funzione di sopravvivenza; la funzione
pone in relazione la probabilità di sopravvivenza di un individuo rispetto
all’età raggiunta.

Figura 1: Funzione di Sopravvivenza


J.C. Prova Finale 14

La funzione di sopravvivenza computa la probabilità di durata di vita di


un individuo alla nascita, ossia alla data zero. La durata aleatoria di vita
alla nascita ha notazione attuariale T0 . La funzione di ripartizione18 di T0
corrisponde alla probabilità di morte tra 0 e t:

F0 (t) = Pr {T0 ≤ t} (1)

dalla quale si ricava la funzione di sopravvivenza:

S0 (t) = Pr {T0 > t} = 1 − F0 (t) (2)

L’assicuratore modella la funzione di sopravvivenza per definire anche


le probabilità di durata della vita di un individuo con età superiore allo
zero: il calcolo richiede la misurazione della durata aleatoria di vita Tx . La
funzione di sopravvivenza ottenuta è necessaria per lo svolgimento dell’atti-
vità perché l’assicuratore ha l’interesse di stipulare polizze con ogni soggetto
economicamente assicurabile.
L’assicuratore utilizza nelle operazioni attuariali l’annotazione elemen-
tare:
t qx = Fx (t) (3)
ossia la probabilità di morte entro t anni di una testa di età x dalla quale
poter calcolare la probabilità di sopravvivenza fra t anni di una testa di età
x, annotata come:
t px = t 1 − q x (4)

2.3 Principi di calcolo del premio.


La valutazione di una polizza vita è realizzata grazie al valore attuariale
dell’operazione che corrisponde al valore attuale atteso dei flussi monetari19 .
Il calcolo è realizzato con l’elemento attuariale nominato base tecnica; essa
18
La funzione di ripartizione, definita in statistica con F (x) (per gli anglosassoni: di-
stribution function) assegna la probabilità a qualsiasi evento E ⊂ Ω (Ω sta per spazio
campionario) che può essere generato da una prova P . La funzione di ripartizione ha
le seguenti proprietà: i) F (x) è non decrescente cioè: x1 < x2 → F (x1 ) ≤ F (x2 );
ii) limn→−∞ F (x) = 0; limx→+∞ F (x) = 1; iii) F (x) è continua da destra, cioè:
limx→x+ F (x) = F (x0 ). Dalla i) e dalla ii) si deduce che: 0 ≤ F (x) ≤ 1, ∀x ∈ R, in
0
accordo con la definizione di probabilità assegnata alla F (x), ossia F (x) = P r (X ≤ x)
[D. Piccolo, 19982 : 304].
19
L’utilizzo di procedure attuariali nel computo delle tariffe vita è richiamato tassa-
tivamente dall’art. 32, 1◦ comma, del codice delle assicurazioni: I premi relativi alle
assicurazioni ed alle operazioni indicate nell’articolo 2, 1◦ comma, sono calcolati, per cia-
scuna nuova tariffa, sulla base di adeguate ipotesi attuariali che consentano all’impresa,
mediante il ricorso ai premi ed ai relativi proventi, di far fronte ai costi e alle obbligazioni
assunte nei confronti degli assicurati e, in particolare, di costituire per i singoli contratti le
riserve tecniche necessarie. A tal fine può essere presa in considerazione la situazione pa-
trimoniale e finanziaria dell’impresa, ma non possono essere impiegate in modo sistematico
e permanente risorse che non derivano dai premi pagati.
J.C. Prova Finale 15

indica il tasso di interesse i20 , utilizzato per il calcolo del fattore di attua-
lizzazione v 21 , e la durata aleatoria residua di vita Tx della testa [P. Biffis,
2006; 31].
La trattazione si avvarrà di schemi contrattuali su una testa; la valuta-
zione sarà operata con variabili casuali discrete22 , utilizzando il valore medio
delle stesse.
Una proposizione ottenuta con l’assunzione dell’elemento dell’inversione
del ciclo produttivo è la considerazione dei premi lordi come componen-
ti positive di ricavo: il dato può essere valutato rispetto ai principi della
matematica attuariale.
Un assicurato, stipulando una polizza vita di capitale differito e premio
unico, verserà il premio A al tempo zero, negoziando un indennizzo aleatorio
X ad una data n. La prestazione dell’assicuratore è aleatoria perché la
liquidazione è collegata alla sopravvivenza della testa all’epoca n.
n o
(A, 0) , (−X, n) lato offerta (5)

L’assicuratore opera una valutazione di convenienza sul rischio assunto cal-


colando il valore attuariale dell’operazione, definito Ep Ḡ (i) :

Ep Ḡ (i) = A − Ep (X) (1 + i)−n = A − Cp (1 + i)−n


 
(6)
L’annotazione Ḡ corrisponde al V.A.N. (Valore attuale netto) dell’assicura-
tore, C indica il valore dell’indennizzo mentre p corrisponde alla probabilità
di sopravvivenza della testa all’epoca n, infatti:
(
C se p
X := (7)
0 se 1 − p
Il premio dell’operazione viene calcolato secondo il principio di equità il
quale valuta una perdita attesa di valore nullo utilizzando una base tecnica
(i, p), definita ‘di primo ordine’:
Ep Ḡ (i) = 0 → A = Cp (1 + i)−n
 
(8)
Il principio di equità si computa per ogni contratto ma la gestione assicu-
rativa avviene per una collettività di contratti dove il principio trova realiz-
zazione; l’assicuratore, con riferimento al singolo contratto, assimila risorse
20
Il tasso di interesse i non è una variabile decisionale dell’azienda di assicurazioni
perché esogeno alla sua economia [P. Biffis, 2006: 47].
21 1
Il fattore di attualizzazione è calcolato con v = 1+i
22
L’informazione statistica corrisponde ad ogni risultato ottenuto da un’indagine su una
popolazione o campione, rispetto alle singole unità, in rapporto ad uno o più fenomeni
(caratteri). Un carattere quantitativo si definisce variabile casuale se assume numeri reali
per modalità. La variabile viene definita continua se, in linea di principio, è in grado
di assumere qualsiasi valore contenuto in un intervallo reale predefinito mentre è definita
discreta se le sue modalità corrispondono con l’insieme dei numeri naturali {1, 2, . . .} [D.
Piccolo, 19982 , 39].
J.C. Prova Finale 16

finanziarie in assenza di sinistro oppure liquida l’indennizzo in caso contrario,


non raggiungendo mai condizioni di equilibrio finanziario.
Attribuire la natura di ricavo e costo a premi ed indennizzi non tro-
va giustificazione con la condizione di perdita ‘nulla’ fissata dal principio
di equità perché il concetto di perdita contabile è definito dalla differenza
tra valori economici positivi e negativi. L’elemento dell’inversione del ciclo
potrebbe trovare fondamento nell’osservazione di ogni singolo contratto ma
il principio di equità sposta l’analisi sul portafoglio dove i presunti costi e
ricavi corrispondono a valori finanziari richiesti per garantire l’attività del-
l’assicuratore: i premi calcolati sono definiti ‘equi’ perché complessivamente
proporzionati al valore attuariale delle prestazioni dell’assicuratore.
I calcoli di convenienza economica dell’assicuratore procedono dal premio
equo calcolato con base tecnica di primo ordine. Per realizzare l’obiettivo
dell’economicità l’assicuratore assume una base tecnica denominata ‘di se-
condo ordine’; essa contiene le valutazioni realistiche sulla probabilità di
sinistro con la quale calcolare il valore attuariale dell’operazione.
La base tecnica di secondo ordine (i, p∗x ), con p∗x < px , produce un
margine di ricavo se utilizzata nella valutazione dell’operazione 6:

Ep Ḡ (i) = A − C n p∗x (1 + i)−n > 0 dove A = C n px (1 + i)−n (9)


 

Il valore attuariale dimostra che nella valutazione del premio equo l’assi-
curatore sopravvaluta la condizione di equilibrio al fine di incorporare una
componente reddituale positiva chiamata caricamento di sicurezza; il pre-
mio equo ‘sopravvalutato’ rispetto alla probabilità realistica viene definito
premio puro.
Il premio puro non rappresenta la configurazione finale del premio nego-
ziato perché l’assicuratore, in misura discrezionale, aggiunge un caricamento
per spese di gestione che definisce il premio di tariffa sul quale calcolare le
imposte.
Il ricavo ottenuto dall’assicuratore con i due caricamenti non trova rap-
presentazione articolata nei prospetti di bilancio poiché l’informativa socie-
taria non prevede rilievi in materia [Pin, 2006: 50].

2.4 Riserva matematica: lo strumento del premio naturale.


I contratti vita prestano copertura per periodi superiori all’anno perciò
è poco realistica l’ipotesi di negoziazione di un premio unico. L’assicuratore
trova convenienza nella rateizzazione del premio per aumentare l’attrattività
del prodotto assicurativo: solo schemi poco diffusi quali la rendita vitalizia
immediata impongono la negoziazione di un premio unico.
L’analisi della formazione del premio assicurativo ha confutato la propo-
sizione per cui ricavi e costi corrispondono ai movimenti finanziari legati ad
una polizza ma l’elemento dell’inversione del ciclo economico postula natura
J.C. Prova Finale 17

di costo anche per le poste di passivo patrimoniale classificate come ‘riserve


tecniche’.
La matematica attuariale apporta modelli per la gestione dei premi equi
introitati in quanto l’assicuratore ha la necessità di un equilibrio finanziario
dinamico per ogni portafoglio assicurativo. Il processo di gestione delle
risorse finanziarie si avvale di strumenti attuariali quali il premio naturale,
(N )
identificato dalla notazione attuariale Pt+1 . Lo strumento operativo del
premio naturale ha natura teorica perciò non trova rappresentazione nel
bilancio delle imprese di assicurazioni.
Il premio naturale incorpora l’andamento crescente della probabilità di
durata residua di vita di una testa, quantificando il valore attuariale delle
prestazioni annue in capo all’assicuratore; esso rappresenta il premio ‘astrat-
to’ che l’assicuratore dovrebbe introitare ogni anno dall’assicurato per non
incorrere nel rischio di sottofinanziamento23 [P. Biffis, 2006: 51].
(N )
La differenza tra premio annuo P e premio naturale Pt+1 , definita premio
(R)
di riserva Pt+1 , quantifica le risorse libere da impegni annuali ovvero valuta
il deficit tra gli impegni annui da sostenere ed il premio introitato:
( (R)
(N ) (R) Pt+1 > 0 Accantonamento
P − Pt+1 = Pt+1 : (R) (10)
Pt+1 < 0 Deficit

L’andamento dei premi naturali rispetto gli incassi annui può essere rappre-
sentato: il grafico corrisponde ad una assicurazione vita, temporanea, caso
morte, a capitale (copertura) costante e premio annuo costante.

Figura 2: Andamento della riserva matematica

23
La condizione di squilibrio finanziario nel processo di liquidazione degli indennizzi
viene definita dal rischio di sottofinanziamento il quale deriva a sua volta da tre tipologie
di rischio: i) rischio di sottotariffazione: fissazione, volontaria o involontaria, di premi
inferiori a quelli richiesti per il raggiungimento dell’equilibrio di portafoglio; ii) rischio di
sovrasinistralità: considera la variabilità della sinistralità effettiva rispetto la base tecnica
assunta; iii) rischio di insufficienza delle riserve tecniche: è un rischio che riflette sul valore
della riserva il realizzarsi dei fenomeni connaturati nelle due precedenti tipologie di rischio
(sovrasinistralità/sottotariffazione) [P. Biffis, 2006: 48].
J.C. Prova Finale 18

La logica del premio naturale permette di valutare per ogni anno le


risorse finanziarie da accantonare o da impiegare nella gestione del contratto,
predisponendo uno strumento metodologico per il computo della riserva.
Il premio naturale, strumento che permette di valutare la condizione di
equilibrio del contratto, viene utilizzato per il calcolo delle riserve tecni-
che. La riserva tecnica è posta a presidio delle discrasie tra flussi monetari
attuariali positivi e negativi.
I contratti vita sono gestiti tramite la riserva matematica la quale per-
mette l’attribuzione di un valore alla polizza assicurativa. La riserva è cal-
colata singolarmente per ogni contratto e il suo valore varia nel periodo di
copertura del contratto.
La riserva matematica, proprio per le finalità di tipo finanziario svolte,
viene calcolata avvalendosi della base tecnica di primo ordine perciò essa
è movimentata dalla porzione dei premi equi non impiegati nell’attività di
liquidazione degli indennizzi.

2.5 Metodi di calcolo della riserva matematica.


Il calcolo della riserva matematica richiede una notazione per rappresen-
tare il valore attuariale, in un generico t0, delle prestazioni dell’assicuratore
nell’intervallo (t0, t00):
Prest [t0, t00] (11)
ed una notazione per il valore attuariale, in un generico t0, dei premi incassati
dall’assicuratore nell’intervallo (t0, t00):

Premi [t0, t00] (12)

Questa notazione può essere utilizzata anche per gli argomenti precedenti
infatti il principio di equità si esprime con:

Prest [0, n] = Premi [0, n] (13)

mentre il premio naturale può definirsi come:


N
Pt+1 = Prest [t, t + 1] (14)

Il calcolo della riserva matematica, previsto per legge24 , può realizzarsi


seguendo diverse configurazioni:

• Riserva retrospettiva;

24
Il codice delle assicurazioni prevede all’art.36, 1◦ comma: L’impresa che esercita i
rami vita ha l’obbligo di costituire, per i contratti del portafoglio italiano, riserve tecniche,
ivi comprese le riserve matematiche, sufficienti a garantire le obbligazioni assunte e le spese
future. Le riserve sono costituite, al lordo delle cessioni in riassicurazione, nel rispetto dei
principi attuariali e delle regole applicative individuate dall’ISVAP con regolamento.
J.C. Prova Finale 19

• Riserva prospettiva;

• Riserva calcolata in via ricorrente con equazione di Fouret (1891).

La riserva retrospettiva rappresenta il montante attuariale dei premi


di riserva; essa indica il prezzo di uscita del contratto al tempo zero, da
liquidare in t se l’assicurato recedesse dal contratto. La formula generale
per il calcolo corrisponde a:

Rt = Premi [0, t] − Prest [0, t] (15)

L’utilizzo del modello di calcolo retrospettivo non ha ampia diffusione ope-


rativa perché il costante valore positivo della riserva (Rt > 0) presuppone
che il valore quantificato sia l’impegno dell’assicuratore in caso di recesso
dell’assicurato.
La riserva prospettiva rappresenta, a meno del segno, il valore attuariale
dei futuri premi di riserva; essa viene calcolata con la formula:

Vt = Prest [t, n] − Premi [t, n] (16)

Il valore Vt rappresenta l’impegno dell’assicuratore nei futuri (n − t) anni.


L’impegno è generato dalla dinamica dei premi di riserva dalla quale deriva
un deficit finanziario nel periodo di conclusione del contratto.
La riserva prospettiva è la disponibilità finanziaria che l’assicuratore de-
ve aver accumulato al tempo t per fronteggiare, assieme ai premi annui
futuri, l’attività di liquidazione degli indennizzi: l’operazione descritta è di
finanziamento e l’assicuratore risulta debitore.
L’ultimo metodo per il calcolo della riserva matematica prevede l’utilizzo
dell’equazione ricorrente di Fouret; essa esprime l’equilibrio attuariale di una
polizza mista ordinaria nel periodo (t, t + 1):

Vt + Pt+1 = (Ct+1 ) 1 Ax+t + (Vt+1 ) 1 Ex+t (17)

La variabile V indica la riserva calcolata per il singolo contratto; P e C


corrispondono, senza indicazioni sull’omogeneità dei valori, ai premi equi ed
ai capitali in copertura. 1 Ax+t è il fattore di attualizzazione annuale per la
copertura in caso morte mentre 1 Ex+t è il fattore di attualizzazione annuale
per la copertura in caso vita.
L’equazione di Fouret permette il calcolo della riserva per ricorrenza,
prendendo come dato di partenza V0 = 0 ovvero Vn = Sn dove Sn indica il
capitale caso vita percepito dalla testa in n.
Le procedure di calcolo della riserva matematica contrastano con l’ele-
mento dell’inversione del ciclo produttivo il quale interpreta la variazione
della riserva matematica tra due esercizi come valore economico negativo da
imputare in conto economico, a rettifica dei premi lordi rilevati in avere. La
prassi contabile dovrebbe, alla luce dei principi attuariali, rappresentare le
J.C. Prova Finale 20

riserve tecniche solo come poste a passivo patrimoniale. Il valore finanziario


iscritto in stato patrimoniale è il valore dei contratti stipulati dall’assicura-
tore: l’attribuzione di costo di rettifica risulta una forzatura contabile perché
la matematica attuariale codifica una natura finanziaria alle operazioni di
calcolo della riserva.
Pin, utilizzando le riserve come indice dell’andamento dei premi equi, uti-
lizza un “espediente contabile” (‘Premi lordi meno Variaz. Riserve e Oneri
di Assicurazione’) che non produce forzature dottrinali, rilevando corretta-
mente le procedure attuariali. L’espediente predispone una differenza tra
valori finanziari per desumere il valore economico da imputare come ricavo
in conto economico.

2.6 Premio di rischio e premio di risparmio.


L’equazione di Fouret (17) può essere rimodellata al fine di ottenere
ulteriori strumenti per l’attività assicurativa infatti si può esprimerla come:

Vt + Pt+1 = (Ct+1 − Vt+1 ) vqx+t + Vt+1 v (18)

dalla quale ricavare:

Pt+1 = [(Ct+1 − Vt+1 ) vqx+t ] + [Vt+1 − Vt ] (19)


| {z } | {z }
(r) (s)
=Pt+1 =Pt+1

Gli strumenti definiti dall’equazione 19 sono:


(r)
Pt+1 : è il premio di rischio. Assicura il capitale sottorischio (Ct+1 − Vt+1 )
nell’anno (t, t + 1)25 ;
(s)
Pt+1 : è il premio di risparmio. Contiene la porzione di premio equo desti-
nato alla costituzione della riserva. I valori sono determinati perciò la
gestione si avvale della matematica finanziaria.

L’articolazione dell’equazione di Fouret in premi di rischio e premi di ri-


sparmio semplifica il calcolo della riserva perché i calcoli vertono sui soli
premi di risparmio che, opportunamente capitalizzati, eliminano il computo
dell’aleatorietà dell’operazione sottostante, infatti:
(s)
Vt+1 = Vt (1 + i) + Pt+1 (1 + i) (20)

corrisponde a:

Vt+1 = P1s (1 + i)t+1 + P2s (1 + i)t + · · · + Pt+1


s
(1 + i) (21)

25
Il premio di rischio corrisponde al premio naturale di una polizza caso morte con
capitale variabile (Cn − Vn ).
J.C. Prova Finale 21

2.7 Elementi essenziali di tecnica attuariale: la valutazione


dell’utile.
Le valutazioni sulla natura delle riserve tecniche al 2.4 e al 2.5 trovano
riscontro anche nella modellistica elementare per il calcolo dell’utile di un’a-
zienda di assicurazioni. I modelli di valutazione dell’utile rientrano nella
disciplina della tecnica attuariale.
Dall’equazione di Fouret (17) viene ricavata la formula:

(Vt + Pt+1 ) (1 + i) = (Ct+1 − Vt+1 ) qx+t + Vt+1 (22)

conosciuta come equazione di Kanner (1969) la quale mette in relazio-


ne di equilibrio l’importo di inizio anno (Vt + Pt+1 ) con l’impegno di fi-
ne anno dell’assicuratore suddiviso tra capitale sotto rischio, caso morte,
(Ct+1 − V t + 1) e riserva Vt+1 . L’equilibrio espresso è ottenuto con la base
tecnica di primo ordine che soddisfa il principio di equità.
La tecnica attuariale valuta l’utile anno atteso di un’operazione utiliz-
zando nell’equazione 22 la base tecnica di secondo ordine (i, q ∗ ); il computo
tralascia il caricamento per spese di gestione perciò il modello valuta solo il
caricamento di sicurezza:

u∗t+1 = (Vt+1 + Pt+1 ) (1 + i) − Vt+1 − (Ct+1 − V t + 1) qx+t



(23)

Dalla 23 si rileva che la riserva matematica viene utilizzata nel calcolo del-
l’utile annuo atteso; l’utilizzo potrebbe avvalorare i postulati dell’inversione
del ciclo produttivo ma valutando la 23 alla luce del modello per l’utile to-
tale atteso le tesi dell’inversione non rispecchiano la procedura attuariale. Il
modello dell’utile totale atteso richiede lo sviluppo della 23:

u∗t+1 = (Vt + Pt+1 ) (1 + i) −Vt+1 − (Ct+1 − Vt+1 ) qx+t



(24)
| {z }

−Vt+1 −(Ct+1 )qx+t +Vt+1 −(Vt+1 )p∗t+1

dalla quale si ottiene:

u∗t+1 = (Vt + Pt+1 ) (1 + i) − (Ct+1 ) qx+t



− (Vt+1 ) p∗t+1 (25)

La tecnica attuariale valuta l’utile totale atteso attualizzando al tempo zero


tutti gli utili annui attesi:
n−1
u∗t+1 (1 + i)−(t+1) t p∗x
X

u = (26)
t=0

Dalla 26 si può dimostrare come le riserve siano ininfluenti per conseguire


utile da una polizza, infatti, benché le valutazioni siano realizzate con ba-
se tecnica di secondo ordine la riserva matematica soddisfa il principio di
J.C. Prova Finale 22

equità, risultando ininfluente nel computo del reddito. La dimostrazione


necessita l’esplicazione della 26 con il risultato riferito in 25:
n−1 n−1
Vt (1 + i)−t t p∗x + Pt+1 (1 + i)−t t p∗x − · · ·
X X
u∗ = (27)
t=0 t=0
| {z }
sommatoria 1

n−1 n−1
Ct+1 (1 + i)−(t+1) t p∗x · qx+t Vt+1 (1 + i)−(t+1) p∗x · p∗x+t
X X

··· − −
t=0
| {z } | {z }
t/1 qx | t=0 {z } t+1 p∗x
sommatoria 2
dove la sommatoria 1 corrisponde a:

V0 + V1 (1 + i)−1 1 px + V2 (1 + i)−2 2 px + · · · (28)

· · · +Vn−1 (1 + i)−(n−1) n−1 px


mentre la sommatoria 2 è esplicitata da:

−V1 (1 + i)−1 1 px − V2 (1 + i)−2 2 px − · · · (29)

· · · −Vn−1 (1 + i)−(n−1) n−1 px − Vn (1 + i)−n n p∗x


Dalla dimostrazione risulta che i valori delle riserve si annullano salvo la V0 ,
di valore nullo perché riserva iniziale, e la Vn che corrisponde ad Sn ossia al
capitale corrisposto alla testa se in vita all’epoca n. L’utile totale atteso è
ottenuto da:
n−1 n−1
−t
Ct+1 (1 + i)−(t+1) t/1 qx − · · ·
X X
∗ ∗
u = Pt+1 (1 + i) t px − (30)
t=0 t=0

· · · − S (1 + i)−n n p∗x
Lo sviluppo del modello definisce in modo univoco il ruolo svolto dalle riserve
nella valutazione dell’utile annuo atteso. L’utile di una polizza non viene de-
terminato dall’andamento temporale della riserva perché l’utile totale atteso
viene valutato dai cash flow monetari attesi.
Da questa dimostrazione si dovrebbe rinvenire la natura della riserva
ed il suo possibile impiego nella rilevazione contabile dell’utile di esercizio.
La riserva è un valore finanziario utilizzabile come fattore di rettifica per il
computo dell’utile annuo ma questa funzione non è sufficiente a giustificare
l’attribuzione di costo alla variazione annuale della riserva.
La simmetria tra principi attuariali e i risultati della tesi elaborata da Pin
è la dimostrazione che il modello economico-finanziario, definito dalla dot-
trina contabile, non richiede alterazioni di sorta per rappresentare l’attività
di un’azienda di assicurazioni.
J.C. Prova Finale 23

Lo schema proposto dal Pin appare una valida base per rivisitare il bilan-
cio codificato dall’ordinamento perché soddisfa la stringente logica contabile
nel rilevare gli elementi di complessità presenti nell’economia dell’azienda di
assicurazioni.
L’inversione del ciclo di produzione sconta l’analisi comparata tra la
disciplina aziendale ed attuariale perché i pur presenti riferimenti della let-
teratura economica non colgono la logica dei modelli attuariali. Il fenomeno
dell’inversione del ciclo sostituisce la finalità di rappresentazione, svolta dalla
dottrina contabile, con la funzione di interpretazione della realtà gestionale
dell’azienda di assicurazioni. La conferma della tesi del Pin, grazie all’au-
silio delle discipline attuariali, sembra rendere paradossale l’interpretazione
desunta dall’inversione del ciclo di produzione.
Riferimenti bibliografici
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20048 Appunti di matematica finanziaria, CEDAM, Padova.

[2] Biffis, P. (a cura di)


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[3] Biffis, P.
2006 Intermediari Finanziari non Bancari, e.Book (www.unive.it/biffis),
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2006 Disposizioni in materia di forme tecniche del bilancio individuale
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2005 Impresa e produzione di valore nel quadro dell’economia aziendale,
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2006 L’impresa di assicurazione negli studi di economia aziendale: una
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