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ANO XIII - NUMERO 185

margini, autorialità e altri


abissi della finzione
Elena Ferrante:
Giugno 2019
Editora Comunità margini, autorialità
e altri abissi della finzione
Rio de Janeiro - Brasil
www.comunitaitaliana.com
mosaico@comunitaitaliana.com.br
Direttore responsabile
Pietro Petraglia
Editori
Andrea Santurbano Elena Ferrante è un’autrice di grande successo internazionale. Tra le
Fabio Pierangeli
Patricia Peterle ragioni della sua notorietà vi è una circostanza piuttosto inconsueta nella sce-
Revisore na letteraria italiana (e non solo italiana), vale a dire la scelta sistematica e
Elena Santi
Grafico
persistente dell’anonimato circa il referente autoriale extratestuale. Il che ha
Wilson Rodrigues suscitato interesse e forte curiosità quanto alla sua identità. È nel 1992 che la
COMITATO Scientifico
Ferrante esordisce con l’opera L’amore molesto. Da allora ha pubblicato altri
Andrea Gareffi (Univ. di Roma “Tor due romanzi, I giorni dell’abbandono e La figlia oscura, un libro per bambini,
Vergata”); Andrea Santurbano (UFSC);
Andrea Lombardi (UFRJ); Beatrice Talamo La spiaggia di notte, un libro di saggi, articoli e interviste, La frantumaglia e
(Univ. della Tuscia di Viterbo) Cecilia Casini la recentissima raccolta di articoli L’invenzione occasionale, oltre alla quadrilo-
(USP); Cristiana Lardo (Univ. di Roma
“Tor Vergata”); Daniele Fioretti (Univ. gia L’amica geniale, proposta letteraria che l’ha resa popolare in tutto il mondo
Wisconsin-Madison); Elisabetta Santoro
(USP); Ernesto Livorni (Univ. Wisconsin- e, dunque, anche in Brasile.
Madison); Fabio Pierangeli (Univ. di Roma Questo numero di “Mosaico italiano” si prefigge l’obiettivo di rispon-
“Tor Vergata”); Giorgio De Marchis (Univ.
di Roma III); Giovanni La Rosa (Univ. dere ad alcune questioni relative alla Ferrante. Che cosa Elena Ferrante narra
di Roma “Tor Vergata”) Lucia Wataghin
(USP); Mauricio Santana Dias (USP); a proposito dei nostri conflitti e dilemmi? Che trucchi delineano il cammino dei
Maurizio Babini (UNESP); Patricia Peterle suoi personaggi? A partire dai dialoghi con l’antichità classica e con il cinema
(UFSC); Paolo Torresan (Univ. Ca’ Foscari);
Roberto Francavilla (Univ. di Genova); del secolo XXI, che politiche si producono nella sua scrittura? Il desiderio di
Sergio Romanelli (UFSC); Silvia La Regina
(UFBA); Wander Melo Miranda (UFMG). pensare queste e altre questioni relative alla singolarità dell’opera ferrantiana
ha riunito alcuni dei suoi studiosi nel colloquio internazionale Elena Ferrante:
COMITATO EDITORIALE
Affonso Romano de Sant’Anna; Alberto
margens, autorias e outros abismos da ficção, nei giorni 19 e 20 novembre 2018
Asor Rosa; Beatriz Resende; Dacia all’Universidade Federal do Ceará (programma di Pós-Graduação PPGLetras)
Maraini; Elsa Savino (in memoriam);
Everardo Norões; Floriano Martins; durante il quale sono stati concepiti i testi inclusi in questo numero speciale di
Francesco Alberoni; Giacomo Marramao;
Giovanni Meo Zilio; Giulia Lanciani; Leda
“Mosaico italiano”.
Papaleo Ruffo; Maria Helena Kühner; Hanno collaborato Matteo Palumbo, professore dell’Università di
Marina Colasanti; Pietro Petraglia;
Rubens Piovano; Sergio Michele; Napoli “Federico II”, Márcia Rios da Silva, coordinatrice e professoressa del
Victor Mateus
PPGEL/UNEB, Emilia Rafaelly Soares Silva, dottoranda del PPGLetras/UFC e do-
ESEMPLARI ANTERIORI cente dell’IFPI, Francisco Romário Nunes, professore della UESPI e dottoran-
Redazione e Amministrazione do del Programa de Pós-Graduação em Literatura e Cultura da Universidade
Rua Marquês de Caxias, 31
Centro - Niterói - RJ - 24030-050 Federal da Bahia (UFBA), Giselle Andrade Pereira, mestranda del PPGLetras/
Tel/Fax: (55+21) 2722-0181 / 2719-1468
Mosaico italiano è aperto ai contributi
UFC, Juliana Braga Guedes, dottoranda del PPGLetras/UFC e borsista CAPES,
e alle ricerche di studiosi ed esperti Maurício Santana Dias, docente all’Universidade de São Paulo (USP), nonché
brasiliani, italiani e stranieri. I
collaboratori esprimono, nella massima uno dei traduttori brasiliani di Elena Ferrante.
libertà, personali opinioni che non
riflettono necessariamente il pensiero Il dossier Ferrante, organizzato da un docente permanente e da due
della direzione.
dottorande del PPGLetras/UFC, si profila come uno spazio di discussione sulla
SI RINGRAZIAno produzione letteraria di Elena Ferrante. Femminismo, violenza e autorialità sa-
“Tutte le istituzioni e i collaboratori ranno, pertanto, termini chiave per leggere, attraverso l’immaginario ferran-
che hanno contribuito in qualche modo
all’elaborazione del presente numero” tiano, l’abisso e i labirinti del nostro presente e della nostra anima.

STAMPATORE
Editora Comunità Ltda. Yuri Brunello, Emilia Rafaelly Soares Silva, Amanda Jéssica Ferreira Moura

ISSN 2175-9537
Buona lettura!

2
Indice
Elena Ferrante nella letteratura napoletana contemporanea pag. 04
Matteo Palumbo

L’enigma Elena Ferrante, una scrittrice geniale pag. 16


Márcia Rios da Silva

Le storie delle madri che fuggono e che restano pag. 19


Emilia Rafaelly Soares Silva

Lo spazio napoletano nel romanzo: L’amore molesto di Elena Ferrante pag. 24


Francisco Romário Nunes e Giselle Andrade Pereira

La smarginatura ne L’amica geniale pag. 27


Juliana Braga Guedes

Cinque domande a Maurício Santana Dias a proposito di Elena Ferrante pag. 30


Amanda Jéssica Ferreira Moura

Rubrica

La bottega del Verrocchio pag. 34


Francesco Alberoni

PASSATEMPO pag. 35

3
Elena Ferrante
nella letteratura napoletana
contemporanea
Matteo Palumbo

1. Il mondo che Elena Ferrante mette in sce- Starnone di Via Gemito. L'aspet- In un'intervista inclusa nella ri-
na non è certamente la Napoli del mare, con l'u- to che più interessa è capire con edizione della Frantumaglia, testo
niverso inquieto delle nevrosi e della giovinezza quali mezzi espressivi la Ferrante prezioso che raccoglie interviste
sospesa raccontata in Ferito a morte di Raffaele restituisca l'aria avvelenata degli e dichiarazioni di questa autrice
La Capria. L'amore molesto prima e L'amica genia- ambienti che descrive e le vicende invisibile, Elena Ferrante dichiara:
le poi raccontano una Napoli buia, affogata nelle oscure delle sue eroine. «Il rione [...] non è lo sfondo della
viscere di quartieri precari, dove la vita si conqui- Le peripezie di Lenù e di Lila vicenda, non una quinta distante,
sta momento dopo momento e dove i corpi por- tracciano due esistenze vicine e mondo appreso, mondo percepi-
tano sulla loro pelle, come un tatuaggio, il segno insieme lontane, affini eppure dif- to, mondo immaginato»1. L’affer-
della loro origine. Da questo punto di vista la pra- ferenti, destinate a intrecciarsi at- mazione è netta. Sancisce, in modo
tica letteraria di questi romanzi è più legata alla traverso il filo degli anni senza mai perentorio, la differenza tra modi
fascinazione inventiva della Ortese de Il mare non veramente congiungersi o spez- distinti di rappresentare due uni-
bagna Napoli o alle febbrili storie familiari dello zarsi definitivamente. versi letterari. Da una parte esiste

1 FERRANTE, Elena. Frantumaglia. Roma: Edizioni e/o, 2016, p. 299.

4
un mondo sociale che opera come
un contenitore rigido: un ambiente
statico, uno sfondo appunto, in cui
le storie individuali sono incluse e
determinate. Da un'altra parte, il
rione è una realtà palpitante, che
entra nel sangue e nel cuore dei
personaggi, li forma, li contrasse-
gna come attraverso una ferita,
che si può rimarginare ma non can-
cellare. I tre verbi che la Ferrante
usa (mondo appreso, percepito,
immaginato) aprono la porta su
tre possibili itinerari. Alludono a
tre diverse maniere di avvicinarsi
al mondo delle sue creature. Sono
chiavi d'accesso alla forma di quel
mondo e ne contengono i nuclei
essenziali.
I tre termini vanno perfino
pensati in un solo nesso. Il mondo
appreso, il mondo che si vive e di
cui si fa esperienza, si trasforma in
percezione, in relazione emotiva
con gli eventi e con i personaggi.
Questo legame conduce allo sta-
dio finale, il mondo immaginato,
che è il luogo stesso della lingua
e del racconto. In tale dimensione
finale la storia, i fatti, le passioni
diventano parola e immagine, stile
e letteratura. Come avrebbe detto
Rea, la realtà si trasfigura e diventa
rappresentazione estetica.
2. Nella definizione di Mondo
appreso si può classificare l'insie-
me di avvenimenti e di legami che il libro è eloquente, dovrebbero luogo senza idillio, dove i desideri
riguarda il piano dell'Esperienza. Si continuare a risuonarci nelle orec- sono incandescenti e la violenza è
tratta del piano dei fatti, del ruo- chie come il fragore dei marosi e il sempre in agguato: come un lin-
lo dei personaggi, delle relazioni racconto, se di racconto si tratta, guaggio primitivo ed elementare.
che si stabiliscono e si sciolgono e riproporsi con mille immagini va- Non manca neppure la rappresen-
che, nel loro movimento, mettono riopinte di fronte agli occhi»2. Non tazione dei conflitti sociali, sullo
in moto la dinamica del racconto. si può dire che il mondo appreso sfondo della storia italiana. Centro
Questo insieme di connessioni fis- del rione, traboccante di passio- di gravità delle azioni e dei destini
sa quella tessitura che è la trama ni elementari (come l'amore o la dei personaggi, del rione non si
della storia. Gli eventi ci guidano fame), turbato dall'irruzione della può fare a meno, anche odiandolo
dalle prime alle ultime battute dei follia, movimentato dalla paura e combattendo le sue leggi.
quattro romanzi come su un na- del mistero e dell'ignoto, agitato All'interno di questo microco-
stro scorrevole, che non cessa di da relazioni instabili, eppure te- smo le donne hanno una presenza
muoversi e ci trascina fino all'ulti- naci ed eterne, non componga un dominante. Esse non hanno niente
mo rigo della quadrilogia. Questo è microcosmo, capace di contenere dell'antico difetto idealizzante che
il fascino prepotente della lettura. gli ingredienti di una strepitosa Domenico Rea rimproverava a Di
Scriveva Stevenson; «Le parole, se macchina narrativa. Il rione è un Giacomo. Sono le donne dai corpi

2 STEVENSON, Robert. Louis. Romanzi, racconti e saggi. Milano: Mondadori, 2006, p. 1851.

5
feriti, deformati dal dolore e dalla pesanti, le borse della spesa, schizzato fuori Fernando, la
fatica quotidiana. Sono frammenti i bambini piccoli che le tene- sua andatura elegante si sa-
di una vita dolente, che parla attra- vano per le gonne e che vole- rebbe mutata in quella a gam-
verso le vicende di ciascuna di loro. vano essere presi in braccio. be larghe, braccia scostate dal
In un passo della Storia del nuovo E, Dio santo, avevano dieci, al busto, di Rino? E anche il mio
cognome, che è il volume secondo massimo vent’anni più di me. corpo, un giorno, si sarebbe
della quadrilogia, si può leggere un Tuttavia parevano aver perso rovinato lasciando emergere
ritratto corale delle matres doloro- i connotati femminili a cui noi non solo quello di mia madre
sae che riempiono la scena. Quasi ragazze tenevamo tanto e che ma quello di mio padre? E tut-
insensibilmente, esse diventano il evidenziavamo con gli abiti, to ciò che stavo imparando a
simbolo stesso di Napoli: col trucco. Erano state man- scuola si sarebbe disciolto, il
giate dal corpo dei mariti, dei rione sarebbe tornato a preva-
[...]vidi nitidamente le madri di padri, dei fratelli, a cui finivano lere, le cadenze, i modi, tutto
famiglia del rione vecchio. sempre più per assomigliare, si sarebbe confuso in una mota
Erano nervose, erano acquie- o per le fatiche o per l’arrivo nerastra, Anassimandro e mio
scenti. Tacevano a labbra della vecchiaia, della malat- padre, Folgóre e don Achille,
strette e spalle curve o urlava- tia. Quando cominciava quella le valenze e gli stagni, gli ao-
no insulti terribili ai figli che le trasformazione? Con il lavoro risti, Esiodo e la sboccatezza
tormentavano. Si trascinavano domestico? Con le gravidanze? proterva dei Solara, come del
magrissime, con gli occhi e le Con le mazzate? Lila si sareb- resto era accaduto nei millenni
guance infossate, o con sede- be deformata come Nunzia? alla città, sempre più scompo-
ri larghi, caviglie gonfie, petti Dal suo viso delicato sarebbe sta, sempre più degradata?3.

3 FERRANTE, Elena. Storia del nuovo cognome. Roma: Edizioni e/o, 2012, p. 102.

6
In fondo, che cosa sia quel rione tro livello coincide con quella valuta- me concettuale e rappresentativa.
è indicato da un passaggio di una zione che la Ferrante chiama mondo Deleuze descrive analiticamente gli
lettera di Lila ancora adolescente, percepito. Il termine percepito non effetti che la logica della sensazione
che ritorna più volte nei pensieri di appare immediatamente evidente. determina: «Secondo un'espressio-
Lenù: «Scriveva, nelle ultime pagi- Ha bisogno di essere interpretato ne di Valery, la sensazione è ciò che
ne, di sentirsi intorno tutto il male e inteso, estraendo dalla formula- si trasmette direttamente, evitando
del rione. Anzi, buttava lì oscura- zione ellittica la ricchezza delle po- l'espediente o il tedio di una storia
mente: male e bene sono mescola- tenzialità che può contenere. In un da narrare. E, positivamente, Bacon
ti e si rinforzano a vicenda»4. libro bellissimo su Francis Bacon, non smette di ribadire che la sensa-
Gilles Deleuze identifica un modo zione è ciò che passa da un 'ordine'
3. Il mondo appreso, patito nei di osservare le persone alla cui po- a un altro, da un 'livello' a un altro,
suoi aspetti di intrecci drammatici, di tenza eversiva dà il nome di logica da un 'campo' a un altro. Perciò la
corpi sfigurati e di destini spezzati si della sensazione. Egli chiarisce che sensazione è maestra di deforma-
incrocia con la seconda dimensione cosa si debba intendere con questa zione, agente di deformazione del
elencata dalla Ferrante. Questo al- percezione del mondo, che è insie- corpo»5. Altrove Deleuze aggiunge

4 FERRANTE, Elena. L’amica geniale. Roma: Edizioni e/o, 2011, p. 224. «La guardavo dalla finestra, sentivo che la sua forma precedente s’era rotta e ripensavo a quel brano bellissimo della
lettera, al rame crepato e accartocciato. Era un’immagine che ormai utilizzavo di continuo, ogni volta che avvertivo una frattura dentro di lei o dentro di me. Sapevo – forse speravo –
che nessuna forma avrebbe mai potuto contenere Lila e che presto o tardi avrebbe spaccato tutto un’altra volta» (Ivi, p. 261).
5 DELEUZE, Gilles. Francis Bacon. Logica della sensazione. Macerata: Quodlibet, 2008, p. 86.

7
che questo processo di deforma- Quando il fenomeno compare lo, stesse spezzando i contorni
zione implica la dissoluzione del per la prima volta nel romanzo, di persone e cose rivelandosi7.
corpo come entità organizzata. La l'autrice utilizza precisamente la
sua struttura si spezza, va in frantu- parola sensazione. Proprio la logica Questa seconda vista squarcia
mi come unità, generando, al posto della sensazione, alla maniera di De- il velo che copre la vita esterna e
della superficie umana, «una zona leuze, rompe la corteccia della con- ne rivela (il verbo, come si è appe-
d'indiscernibilità, d'indecidibilità tra venzionalità visiva e mette davanti na visto, è ancora della Ferrante) la
l'uomo e l'animale»6. agli occhi della mente un'altra vi- sostanza oscena e paurosa:
Il processo che Deleuze descrive sione, che lascia emergere quanto
assume, nell'universo della Ferran- era prima celato: Il cuore le si era messo a bat-
te, la designazione di smarginatura. tere in modo incontrollato.
Questa esperienza, che appartiene Le era sembrato che tutti gridas- Aveva cominciato a provare
a Lila, fa esplodere i limiti dei corpi sero troppo e che si muovesse- orrore per le urla che uscivano
osservati. Li trascina in un violen- ro troppo velocemente. Questa dalle gole di tutti quelli che si
to processo di deformazione, che sensazione si era accompagnata muovevano per il terrazzo tra i
cancella qualunque identità con- a una nausea e lei aveva avuto fumi, tra gli scoppi, come se la
venzionalmente e socialmente as- l’impressione che qualcosa di loro sonorità obbedisse a leg-
sunta, risospingendo l'individuo in assolutamente materiale, pre- gi nuove e sconosciute. Le era
una dimensione presociale e preu- sente intorno a lei e intorno a montata la nausea, il dialetto
mana. Fa dell'individuo pura mate- tutti e a tutto da sempre, ma aveva perso ogni consuetudi-
ria, ripugnante e oscena. senza che si riuscisse a percepir- ne, le era diventato insoppor-

6 Ivi, p. 52.
7 Ivi, p. 85.

8
tabile il modo secondo cui le cielo nero. E il ribrezzo, chissà troppo malodore, troppo lam-
nostre gole umide bagnavano perché, si era concentrato so- peggiare di fuochi nel gelo.
le parole nel liquido della sa- prattutto sul corpo di suo fra- Lila aveva cercato di calmarsi,
liva. Un senso di repulsione tello Rino, la persona che pure si era detta: devo afferrare la
aveva investito tutti i corpi in le era più familiare, la persona scia che mi sta attraversando,
movimento, la loro struttura che amava di più. devo gettarla via da me. Ma a
ossea, la frenesia che li scuo- Le era sembrato di vederlo per quel punto aveva sentito, tra
teva. Come siamo mal forma- la prima volta come realmente le urla di giubilo, una specie di
ti, aveva pensato, come siamo era: una forma animale tozza, ultima detonazione e accanto
insufficienti. Le spalle larghe, le tarchiata, la più urlante, la più le era passato qualcosa come
braccia, le gambe, le orecchie, i feroce, la più avida, la più me- un soffio d’ala. Qualcuno stava
nasi, gli occhi, le erano sembra- schina. Il tumulto del cuore sparando non più razzi e tric-
ti attributi di esseri mostruosi, l’aveva sopraffatta, si era sen- trac, ma colpi di pistola. Suo
calati da qualche recesso del tita soffocare. Troppo fumo, fratello Rino gridava insoppor-

9
tabili oscenità in direzione dei prima ignota, avvertita come un corpo. Ne violenta i confini. Disarti-
lampi giallastri8. oscuro turbamento, e l'espressio- cola le parti di cui è organicamente
ne verbale in cui questa scena in- composto. Le ossa non tengono
Il passo, tra i molti aspetti, in- teriore può rappresentarsi: «Le era più insieme l'unità della persona.
teressa perché sembra applicare, montata la nausea, il dialetto ave- Essa si spezzetta in schegge. Di-
in maniera quasi didattica, il punto va perso ogni consuetudine, le era venta carne esplosa, che non sta-
di vista di Deleuze. La catastrofe, diventato insopportabile il modo bilisce più nessuna unità con lo
che avviene senza apparente ri- secondo cui le nostre gole umide scheletro. L'orrore e il mostruoso
salto, ha bisogno di uno stile che bagnavano le parole nel liquido che il personaggio avverte sono il
ne sappia restituire l'irrompere. della saliva»9. L'alterazione del frutto di questa seconda vista, che
L'uso del dialetto, connesso alla mondo ordinario produce il distac- si spinge oltre l'immagine ordinaria
sensazione di cui si parla, è impro- co violento dalla lingua quotidiana, delle cose esterne e scopre, nella
prio, sfuocato. Equivale, piuttosto, naturale e primaria. L'esperienza loro stessa identità, un sentimento
all'applicazione di una macchia che il personaggio sta raccontando di strazio e di angoscia.
documentaria, insufficiente all'e- ha bisogno di un'altra lingua e di un
sperienza in gioco. Coincide con codice diverso. Un senso di repulsione aveva in-
un'ipoteca naturalista, che la logi- Il senso di repulsione che ora vestito tutti i corpi in movimen-
ca della sensazione sta incrinando appare per la prima volta prende to, la loro struttura ossea, la
e travolgendo. Chi parla stabilisce il contorno stesso dell'orrore. E frenesia che li scuoteva. Come
un nesso diretto tra l'esperienza l'orrore spacca la compattezza del siamo mal formati, aveva pen-

8 Ivi, p. 86.
9 Ibidem.

10
sato, come siamo insufficienti.
Le spalle larghe, le braccia, le
gambe, le orecchie, i nasi, gli
occhi, le erano sembrati attribu-
ti di esseri mostruosi, calati da
qualche recesso del cielo nero10.

Deleuze osserva che «il corpo si


manifesta soltanto quando viene
meno il sostegno delle ossa, quan-
do la carne non ricopre più le ossa,
quando carne e ossa esistono l'u-
na per le altre, ciascuna però per
suo conto, le ossa come struttura
materiale del corpo, la carne come
materia corporale della Figura»11.
All'interno di questa scomposizio-
ne, proprio quello che è più fami-
liare, la persona più vicina e nota,
diventa all'improvviso straniera e
sconosciuta. Diventa letteralmen-
te perturbante. Questa è la trasfor-
mazione che accade al fratello:

E il ribrezzo, chissà perché, si


era concentrato soprattutto
sul corpo di suo fratello Rino,
la persona che pure le era
più familiare, la persona che
amava di più.
Le era sembrato di vederlo per la
prima volta come realmente era:
una forma animale tozza, tar-
chiata, la più urlante, la più fero-
ce, la più avida, la più meschina12. natura spaventosa. Questo l’a- Diventa la misura e il segno del
veva sconvolta13. male nascosto nelle cose umane:
La sensazione scopre il magma
animale sotto la corteccia umana. Poche pagine dopo questa de- Fu – mi disse – come se in una
La metamorfosi appare come un scrizione, l'evento si ripete con lo notte di luna piena sul mare, una
brivido sinistro, alla cui ineluttabi- stesso ordine e quasi con le stesse massa nerissima di temporale
lità la donna che osserva non può parole. La Ferrante sancisce la re- avanzasse per il cielo, ingoiasse
sottrarsi. Attraverso la smarginatu- golarità di un evento, fissato come ogni chiarore, logorasse la cir-
ra, che intacca i contorni dei corpi un grande tema nell'architettura conferenza del cerchio lunare e
e li violenta, la vita appare epifania del romanzo. Di nuovo appaiono sformasse il disco lucente ridu-
del caos e come orrore: l'alterazione dei contorni, la dissi- cendolo alla sua vera natura di
pazione del corpo, l'irruzione della grezza materia insensata. Lila
Ma quella notte di Capodanno materia, e, collegato a questa fran- immaginò, vide, sentì – come
le era accaduto per la prima tumazione, il sentimento di orrore se fosse vero – suo fratello che
volta di avvertire entità scono- e di angoscia. La smarginatura ha si rompeva. Rino, davanti ai suoi
sciute che spezzavano il profilo una legge e una fenomenologia occhi, perse la fisionomia che
del mondo e ne mostravano la che conducono allo stesso esito. aveva sempre avuto da quan-

10 Ibidem.
11 DELEUZE, Gilles. Francis Bacon. Logica della sensazione, cit., 2008, p. 52.
12 FERRANTE, Elena. L’amica geniale. cit., p. 86.
13 Ivi, p. 87.

11
do se lo ricordava, la fisionomia Lila. Il marito è osservato, durante in crescendo da una sensazione in-
del ragazzo generoso, onesto, i la prima notte di nozze, con il timo- sopportabile, una forza sempre più
lineamenti gradevoli della per- re che un'analoga decomposizione pressante che la stava sgretolando.
sona affidabile, il profilo amato possa attaccarlo e annientarlo. Lo quell’impressione si era accentuata,
di chi da sempre, da quando lei osserva inquieta, «come temesse il era prevalsa. Raffaella Cerullo, so-
aveva memoria, l’aveva diverti- possibile stravolgersi del corpo del praffatta, aveva perso forma e si era
ta, aiutata, protetta. Lì, in mez- marito, il suo deformarsi per le spinte sciolta dentro il profilo di Stefano,
zo a esplosioni violentissime, nel interne delle voglie e delle rabbie o, diventandone un’emanazione subal-
gelo, tra i fumi che bruciavano le al contrario, dei disegni subdoli, del- terna: la signora Carracci»16. Lila sente
narici e l’odore violento dello le viltà. Specialmente di notte teme- cancellarsi: ed è questo il verbo che le
zolfo, qualcosa violò la struttura va di svegliarsi e trovarlo sformato si adatta e che le è assegnato. Il cam-
organica di suo fratello, eser- nel letto, ridotto a escrescenze che biamento del cognome diventa l'e-
citò su di lui una pressione così scoppiavano per troppo umore, la spressione concreta del suo destino
intensa che ne spezzò i contor- carne che colava disciolta, e con essa di donna, destinata a perdere la sua
ni, e la materia si espanse come ogni cosa intorno, i mobili, l’intero ap- individualità:
un magma mostrandole di che partamento e lei stessa, sua moglie,
cosa era veramente fatto. Ogni spaccata, risucchiata in quel flusso Mentre lavoravamo con pennelli
secondo di quella notte di festa sporco di materia viva»15. In fondo la e vernici, mi raccontò che ave-
le fece orrore, ebbe l’impressio- stessa Lila, nella sua esistenza, ritrova va cominciato a vedere in quel-
ne che come Rino si muoveva, un'uguale metamorfosi. Questa volta la formula un complemento di
come spandeva intorno se stes- la smarginatura intacca la sua identità moto a luogo, come se Cerullo in
so, ogni margine cadeva e an- e si insinua come un veleno potente Carracci fosse una specie di Ce-
che lei, i suoi margini, diventava- dentro i suoi pensieri. Il suo nome rullo va in Carracci, vi precipita,
no sempre più molli e cedevoli14. perduto di fanciulla diventata sposa e ne è assorbita, vi si dissolve. [...]
assoggettata al cognome del marito a partire dal suo viaggio di nozze
La smarginatura corrode le forme diventa il simbolo di un annientamen- e dalle mazzate, fino ad arrivare
di tutti coloro che stanno intorno a to che la possiede: «era stata travolta a quell’insediarsi, nel vuoto che si

14 Ivi, p. 172.
15 FERRANTE, Elena. Storia del nuovo cognome. Cit., p. 355.
16 Ivi, p. 124.

12
sentiva dentro, di una cosa viva 4. Resta da considerare l'ele- parole. Le riprenderà come in una
voluta da Stefano, era stata tra- mento superstite: il rione come variazione senza fine. Ne respi-
volta in crescendo da una sensa- mondo immaginato. Mi pare che rerà il senso segreto. Le ripeterà
zione insopportabile, una forza questa definizione sia assai im- talvolta perfino inavvertitamen-
sempre più pressante che la sta- portante e non possa separarsi te, impoverendo la forza dei vec-
va sgretolando. Quell’impressio- dal progetto estetico da cui l'in- chi enunciati. L'amica geniale, da
ne si era accentuata, era preval- tera opera nasce. La questione questa prospettiva, è il romanzo
sa. Raffaella Cerullo, sopraffatta, riguarda il modo di immaginare il di una scrittura duale, che, come
aveva perso forma e si era sciolta rione e mettere in parole la mate- l'ambiguità del titolo annuncia, ri-
dentro il profilo di Stefano, di- ria che fornisce. In fondo L'amica guarda entrambe le donne:
ventandone un’emanazione su- geniale racconta anche come due
balterna: la signora Carracci17. ragazze si accostino alla scrittura E la sua vita si affaccia di continuo
e come questa esperienza le se- nella mia, nelle parole che ho pro-
In fondo il titolo stesso dell'ul- gni in maniera definitiva. Questo nunciato, dentro le quali c’è spes-
timo volume, Storia della bambina percorso di formazione riguarda so un’eco delle sue, in quel gesto
perduta, estende quel destino di Lila non meno di Lenù. Se questa determinato che è un riadatta-
scomparsa alla figlia e diventa il diventerà scrittrice di mestiere, mento di un suo gesto, in quel
prologo della definitiva e volonta- avrà sempre intorno a sé l'ombra mio di meno che è tale per un suo
ria cancellazione di Lila dalle pagi- dell'altra e ascolterà ininterrotta- di più, in quel mio di più che è la
ne del romanzo. mente il suono scabro delle sue forzatura di un suo di meno18.

17 Ibidem.
18 Ivi, p. 337.

13
Il rione è la materia del racconto, delle loro vite piene di delusioni e dire bene le cose ma che stesse
ma il principio essenziale è la capacità si tengono strette l’una all’altra. sviluppando un dono che già co-
di reinventarlo attraverso le parole. Nessuno ci capiva, solo noi due – noscevo: meglio di come faceva
Domenico Rea direbbe che la capa- pensavo – ci capivamo. [...] C’era da bambina, prendeva i fatti e li
cità di trasfigurare i fatti e di infon- qualcosa di insostenibile nelle rendeva con naturalezza carichi di
dere sangue e vita alla loro carcassa cose, nelle persone, nelle palazzi- tensione; rinforzava la realtà men-
è il contrassegno di un'operazione ne, nelle strade, che solo reinven- tre la riduceva a parole, le inietta-
estetica efficace. Il dialetto, abbiamo tando tutto come in un gioco di- va energia. Ma mi accorsi anche,
visto in un brano ricordato prima, è ventava accettabile. L’essenziale, con piacere, che appena comin-
per la Ferrante una soluzione debole. però, era saper giocare e io e lei, ciava a farlo, ecco che mi sentivo
Offre parole contaminate, bagnate io e lei soltanto, sapevamo farlo20. anch’io la capacità di fare lo stesso
nel liquido della saliva. Ci vuole altro e ci provavo e mi veniva bene21.
perché la vita del rione diventi esi- Reinventare è il verbo dell'imma-
stenza pulsante ed esteticamente ginazione. La realtà è assunta e, in- Il racconto rinforza la realtà. Dà
vera. Il primo passo di quell'avven- sieme, elaborata. Modificata, diven- energia alla sequenza dei fatti. Li
tura creativa che si offre come un'e- ta più autentica e più vera. Le parole rende potenti ed efficaci. Perché
sperienza comune è delineato come sono il tramite con cui questo gioco accada questa alchimia, che rende
«il gioco dell’invenzione affiatata»19: creativo si svolge. Mostrano ragioni le cose più vere di come appaiono,
nascoste. Danno coerenza a destini ci vogliono parole adeguate e uno
Avevamo dodici anni, ma cammi- opachi e illuminano le azioni che li stile conveniente. In una sorta di di-
nammo a lungo per le vie bollenti riguardano. Un senso appare e dà fesa preventiva delle proprie scelte,
del rione, tra la polvere e le mo- ordine agli eventi: Elena Ferrante lascia che la sua pro-
sche che si lasciavano alle spalle i tagonista, leggendo una lettera di
vecchi camion di passaggio, come Mi sembrò – formulato con paro- Lila, enunci il modello del suo stesso
due vecchiette che fanno il punto le d’oggi – che non solo sapesse libro e le ragioni che lo governano:

19 Ivi, p., 122.


20 FERRANTE, Elena. L’amica geniale. cit., pp. 102-103.
21 Ivi, p. 126.

14
Lila sapeva parlare attraverso dalla testa di Zeus e non dai Gre- vita allo stato puro la impau-
la scrittura; a differenza di me co, dai Cerullo22. riva. Si espresse con un po’
quando scrivevo, a differenza di d’enfasi, esclamò: «La vita
Sarratore nei suoi articoli e nelle In questo passo ci sono segnali senza vedere e senza dire,
poesie, a differenza anche di mol- precisi del progetto letterario su cui senza dire e senza ascoltare,
ti scrittori che avevo letto e che si fonda l'Amica geniale. Frasi curate, la vita senza una veste, senza
leggevo, lei si esprimeva con frasi ma con nessuna traccia di innatu- un contenitore, è sformata».
sì curate, sì senza un errore pur ralezza o con l'artificio della parola Non ricorse proprio a queste
non avendo continuato a studia- scritta. La lingua non è mimetica ma parole, ma di sicuro usò sfor-
re, ma – in più – non lasciava trac- è letteraria: del tutto depurata dalle mata e lo fece con un moto di
cia di innaturalezza, non si senti- scorie di quando si parla, dalla confu- repulsione23.
va l’artificio della parola scritta. sione dell’orale. In questo senso am-
Leggevo e intanto vedevo, sen- bisce a essere semmai più vicina alla La forma delle parole, l'effica-
tivo lei. La voce incastonata nella raffinatezza di un modello altissimo cia del loro impiego offrono una
scrittura mi travolse, mi rapì an- come Elsa Morante che alla voce di- possibile resistenza all'informe
cor più di quando discutevamo a messa dei narratori naturalisti. Forse del male, alla sua esplosione im-
tu per tu: era del tutto depurata solo questa potenza immaginativa provvisa ed estesa: come se la
dalle scorie di quando si parla, trova un senso nelle cose e rende loro potenza potesse dare una
dalla confusione dell’orale; aveva l'orrore delle vite umane meno ceco: veste alla smarginatura dei cor-
l’ordine vivo che mi immaginavo pi e frenare la minaccia del caos,
dovesse toccare al discorso se si Lila si mostrò perplessa, disse riportando un senso nell'orrore
era stati così fortunati da nascere che ci aveva pensato e che la della pura materia.

22 Ivi, p. 222.
23 FERRANTE, Elena. Storia del nuovo cognome. Cit., pp. 221-222.

15
L’enigma Elena Ferrante,
una scrittrice geniale
Márcia Rios da Silva

Il nome Elena Ferrante appare al lettore come chiesta, divulgando i risultati della in uno spazio pubblico destinato
una maschera autoriale. Fin dalla pubblicazione sua ricerca nell’articolo pubblica- alla vita letteraria.
del romanzo L’amore molesto, nel 1992, dietro tale to nel 2016 da Il Sole 24 Ore, dal Gatti, insomma, va alla ricerca
nome si cela un’identità, che gli editori persistono Frankfurter Allgemeine Zeitung e di un soggetto empirico, di un vol-
nel non voler svelare, anche dopo essere emerso dalla New York Review of Books1. to; tuttavia, finisce per ritrovarsi al
che si tratta di uno pseudonimo. In Brasile, con la Ecco così svelato in apparenza il cospetto di una maschera autoria-
traduzione eccellente di Maurício Santana Dias per mistero che avvolge la Ferrante: le, situazione che frustra il lavoro di
la casa editrice Biblioteca Azul, le storie della “Serie l’autrice sarebbe Anita Raja, tra- inchiesta, durante il quale vengono
napoletana” conquistano i lettori e la Ferrante ot- duttrice e moglie dello scrittore raccolte prove, ma non conferme.
tiene un successo di vendite. Domenico Starnone, anche se il La sua rivelazione, anzi, viene criti-
Quello di Elena Ferrante era un nome presente dato è stato subito negato dall’in- cata dagli editori, che detengono
sulle copertine dei romanzi, fino a che l’autorialità teressata. A destare la curiosità del i diritti d’autore sui romanzi, così
della scrittrice non è stata messa in discussione da giornalista era stata la constatazio- come dai lettori che invocano il di-
un giornalista italiano, Claudio Gatti, il quale – sulla ne della sorprendente notorietà ritto dell’autrice alla riservatezza.
scia del successo del primo libro della “serie napo- della Ferrante, attestata dalla ven- Gatti, dal canto suo, rivendica il
letana” L'amica geniale – ha deciso di investigarne la dita dei libri, dai commenti di critici diritto dei lettori alla verità. In se-
reale identità. Gatti si è reso protagonista di un’in- e lettori, i quali mai l’avevano vista guito all’articolo di Gatti, i giornali

1 GATTI, Claudio. Elena Ferrante: an answer? NYR Daily. 10/10/2016. Disponibile all’indirizzo elettronico https://www.nybooks.com/daily/2016/10/02/elena-ferrante-an-answer/. Pagina
visitata il 10/09/2018.

16
hanno discusso l’ampia questione Greco, fin dal prologo intitolato in tutti noi»3. Tale interpretazione
dell’autorialità, accompagnati in appunto Cancellare le tracce. mette in risalto il vigore della prosa
questo da dibattiti di natura anche È Elena Ferrante stessa a evo- della Ferrante, mettendo a fuoco
accademica. Il giornalista italiano care tracce identitarie, in testi re- il gusto dell’atto del narrare sto-
Tommaso Debenedetti aveva già datti da critici letterari e giornalisti rie, un gusto spiccato, tanto che la
attribuito nel 2015 la paternità dei italiani, così come in commenti affi- scrittura ferrantiana è divenuta un
testi ferrantiani ad Anita Raja. De- dati a piattaforme digitali. Stiamo fenomeno internazionale di pubbli-
benedetti creò profili falsi su face- riferendoci a interviste concesse co, il cui obiettivo è quello di parla-
book e su twitter, alla ricerca di pi- dall’autrice in forma di risposte per re della nostra condizione umana.
ste in grado di condurlo alla verità iscritto con la mediazione dell’edi- La prosa della Ferrante trascende
su Elena Ferrante2. tore E/O. In tali testi si può risalire le frontiere nazionali, conquistan-
Non sono poi mancate in alla formazione dell’autrice, carat- do un numero incalcolabile di let-
numerosi testi giornalistici ipo- terizzata da una vasta conoscenza tori di differenti Paesi e Continenti,
tesi riguardanti una possibile degli autori classici, greci e latini. in virtù del lavoro rigoroso dei suoi
creazione collettiva, per il fatto Proclamatasi femminista, la editori, le cui strategie di mercato
che i quattro volumi della “se- Ferrante – prima di essere italia- denunciano una forza straordina-
rie napoletana” sono usciti uno na – è risolutamente napoletana, ria di divulgazione.
in seguito all’altro. Dopo L'ami- come garantiscono critici, lettori e Mentre il giornalismo investi-
ca geniale sono stati pubblicati giornalisti, in ragione dell’alto gra- gativo insiste nella ricerca di verità
Storia del nuovo cognome, 2012, do di verosimiglianza presentato relative all’autorialità, la storia del-
Storia di chi fugge e di chi resta, dai romanzi della quadrilogia, evi- le pratiche letterarie attesta, come
2013 e Storia della bambina per- dente nelle descrizioni minuziose scrive Caio Gagliardi, il fatto che
duta, nel 2014. Le piste seguite della città, delle sue consuetudini, l’uso degli pseudonimi è ricorrente,
da Claudio Gatti e da Tommaso del suo modo di essere e vivere. Al- interessando ogni epoca. Pertan-
Debenedetti non ci conducono cuni critici, invece, non danno per to, a seconda della situazione, la
fino alla Ferrante, che si mostra scontato la napoletanità della Fer- maschera autoriale è usata senza
abile a schivare tali incursioni, al rante, dal momento che i romanzi compromettere il patto con il let-
pari del personaggio Lila de L'a- non sono scritti in napoletano. tore, afferma Gagliardi4. Per questo
mica geniale, la quale, in un gesto Nonostante tale rilievo, quel la rivelazione che il nome di Elena
radicale, decide di sparire cancel- che importa è, nella visione di Ferrante sarebbe uno pseudonimo
lando le tracce della sua esisten- Yuri Brunello, capire che «Napoli non mette a repentaglio il succes-
za – sappiamo di tale decisione è il nome del velo che nasconde so editoriale e di pubblico. Non si
attraverso la narratrice Elena lo sconcertante abisso nascosto può ignorare che, per una frazione

2 DEBENEDETTI, Tommaso. Anita Raja a Tommaso Debenedetti: "Yo soy Elena Ferrante". Disponibile all’indirizzo https://www.elmundo.es/cronica/2016/12/10/5841a9eeca4741f47a8b
45fd.html. Acesso em 02/10/2018.
3 BRUNELLO, Yuri. Literatura. A obra de Elena Ferrante. Jornal O povo online. Disponibile all’indirizzo https://www.opovo.com.br/jornal/dom/2017/11/literatura-a-obra-de-elena-ferrante.
html. Pagina visitata il 02/10/2018.
4 GAGLIARDI, Caio. Disfarce e fraude autoral: por uma reconstituição do sujeito empírico na escrita. Rev. Cria. Crít., São Paulo, no. 12, p. 106-119, jun. 2014. Disponibile all’indirizzo http://
revistas.usp.br/criacaoecritica. Pagina visitata il 12/08/2018.

17
considerevole della comunità anoni- vimento #metoo. Il suo approccio bilità è ricercata, desiderata e per-
ma dei lettori, l’interesse per l’arte è quello di una scrittrice che parla fino premiata.
della Ferrante riguardi più le storie del proprio processo di scrittura. Fin dalla pubblicazione della
raccontate e le vite dei personaggi. Nel 2013 la casa editrice E/O ha pub- “serie napoletana”, la crescita del
La stessa Ferrante accetta tale idea, blicato Frantumaglia. In occasione pubblico della Ferrante invita a
quando dichiara nelle interviste che della presentazione di tale volume nuove creazioni, realizzate a partire
all’inizio della sua esperienza di let- gli editori Sandra Ozzola e Sandro dalle storie dela scrittrice, che già
trice ciò che più l’attraeva erano le Ferri hanno dichiarato che – nel ri- può contare su un fandom nell’app
buone narrazioni e i personaggi. Al- unire alcune lettere della Ferrante Watpad, nel quale le fanfictions pro-
cuni anni più tardi, confessa la scrit- alla casa editrice, le poche intervi- liferano. Nel settembre 2018 ha avu-
trice, aumenta interesse per la scrit- ste date e la corrispondenza episto- to luogo a Venezia il lancio de L’ami-
tura delle donne, cosa che la rende lare con “lettori eccezionali” hanno ca geniale, adattamento televisivo,
sensibile verso il nome delle autrici come scopo quello di soddisfare le una serie prodotta della HBO in
delle storie lette. Ma per la scrittrice «molte curiosità di questo pubblico collaborazione con la RAI. Secondo
quel veramente importa è l’ordito esigente e insieme generoso [...]»5. i giornali, la sceneggiatura ha avuto
della scrittura e non la paternità o la Nel reiterare il mistero sull’au- la supervisione dell’autrice, avve-
maternità. Di qui la scelta di apporre torialità, la manutenzione del se- nuta per mezzo di uno scambio di
un sigillo sul proprio nome. È da tale greto ne aumenta il valore. Nell’in- messaggi con lo sceneggiatore.
sigillo che giunge alla Ferrante una sistere sulla verità celata dietro al Nonostante non esista una
siffatta libertà di scrittura: è in tal nome, base di tutto ciò, si genera conferma circa l’identità autoriale
modo che la ricezione dei romanzi l’imbarazzo di relazionarsi con l’as- di Elena Ferrante, un nome s’im-
della Ferrante non viene influenzata senza di un soggetto empirico che pone. Un nome proprio, anche se
dall’immagine pubblica dell’autrice. rinuncia, per ragioni fino ad allora non vincolato a un soggetto em-
In virtù delle narrazioni che si preservate, all’apparizione pubbli- pirico, il quale garantisce la plau-
sono prodotte intorno alla “vera” ca in spazi sociali, tra i quali quelli sibilità autoriale della narrazio-
Elena Ferrante, ha preso corpo che attestano l’esistenza di una ne. Stampata sulla copertina del
una scrittura autobiografica sulla vita letteraria – momenti di auto- libro, tale autorialità è sostenuta
autrice, alimentata dalle intervi- grafi, interviste con i giornalisti, da una serie di artifici che chia-
ste concesse, attraverso la rubrica spazi accademici, etc. – favorevoli mano i lettori a partecipare della
che firma sul The Guardian e dalle al riconoscimento e alla consacra- trama, per mantenere accesa la
dichiarazioni degli editori italiani. zione. Delle speculazioni realizzate forza delle storie, che domina i
La cosa conferisce verosimiglianza a proposito di un’identità autorale, romanzi della scrittrice e estende
nella costruzione di una autonomia può cogliersi la difficoltà di man- il numero degli ammiratori della
femminile. Elena Ferrante, ad esem- tenere l’anonimato, in epoca con- sua letteratura.
pio, prende posizione a fianco delle temporanea, a causa della società
femministe nell’appoggiare il mo- dello spettacolo, nella quale la visi- (Trad. Yuri Brunello)

5 OZZOLA, Sandra-FERRI, Sandro. Questo volume. In: FERRANTE, Elena. La frantumaglia. Roma: Edizioni e/o, 2016.

18
Le storie delle madri
che fuggono e che restano
Emilia Rafaelly Soares Silva

Le ambivalenze della maternità fessionale e vivere per loro stesse “crisi di fertilità” dovuta, soprat-
sono cruciali nell’opera della Fer- dimostra quanto è ancora difficile tutto, all’invecchiamento della po-
rante. Sono molteplici i fili visibili e essere donna. polazione europea e all’invasione
invisibili che legano tra loro le sue Quale madre non ha mai desi- da parte delle donne del mercato
storie, come un’eco di voci femmi- derato abbandonare tutto e lascia- del lavoro (anche se, detto per inci-
nili che suggeriscono le verità più re casa e figli? Sembra un interro- so, con salari inferiori rispetto agli
occulte. Temi presenti, ma proibi- gativo blasfemo e improprio per uomini). La saggista ci avvisa, inol-
ti e non facili da trattare. Parlare una società che è tornata a insiste- tre, sulla presenza di figli-tiranni,
delle madri che restano nella loro re sul ruolo cruciale della madre che sorgono nello scenario attuale
prigione domestica, senza lavoro e in quanto macchina per fare figli. come complici del patriarcato, in-
sorvegliate da figli tirannici o par- La scrittrice cilena Lina Meruane teressato – quest’ultimo – che le
lare delle madri che fuggono per ci offre diverse riflessioni a pro- sue donne tornino a casa, anche la-
ascendere nella loro carriera pro- posito dell’agonia generata dalla vorando, per collocare i figli, nella

19
pagnata dalla sua piccola figlia con
una bambola.
I tristi ricordi dell’infanzia di
Leda dipendono in maniera pro-
fonda dalla convivenza con sua
madre. La presenza del mare le
provoca ansia, a causa degli in-
numerevoli avvisi che riceveva a
proposito della bandiera rossa che
indicava che il mare era agitato. Ti-
mida nell’infanzia, Leda era repres-
sa dalla madre che le diceva «va’, a
te niente, sei peggio di una pigna
verde»1. Ma tra un ricordo e l’altro
le giunge, lieta, la consapevolezza
che le sue figlie, Marta e Bianca,
sono andate a vivere con il padre e
che nessuno più dipendeva da lei:
finalmente lei non era più un peso
per sé stessa, pensava. Il peso di
essere madre, il destino della ma-
ternità era giunto al termine, o al-
meno era ciò che credeva.
Ma adesso concentriamo la
nostra attenzione sulla grande
famiglia napoletana che, come
un Vesuvio in procinto di esplo-
dere, risvegliava infelici ricordi
dell’infanzia di Leda. In mezzo ai
rumorosi familiari, la giovane ma-
dre, Nina, era dissonante rispetto
al resto del gruppo, per il fatto
di essere graziosa e di sfuggire
alle regole. La bambina, invece,
viene percepita con antipatia da
Leda: «La piccola aveva qualco-
sa di sbilenco, non so cosa però,
una tristezza infantile forse o una
malattia silente»2. Il nome della
bambina era Elena, Lenù, mentre
la bambola che aveva in mano si
loro vita, in primo luogo. In questa do le sue figlie erano ancora bam- chiamava Nani, Nile o Nena. La
equazione che cosa resta alla don- bine; la seconda volta a quaranta- relazione tra la madre, la figlia
na? Ansietà, colpa, disperazione... sette anni, decidendo di andare in e la bambola finisce per irritare
Ne La figlia oscura, romanzo ferie nel Sud dell’Italia. Tuttavia, Leda, al punto che quest’ultima
pubblicato nel 2006, Leda getta la i ricordi riappaiono quando, sulla finisce per rubare il giocattolo
spugna e fugge dal destino della spiaggia, Leda avvista una famiglia preferito da Lenù. Tale reazione
maternità per due volte. La prima di napoletani, soprattutto per la vi- infantile è il grande avvenimen-
volta in maniera provvisoria, quan- sione di una giovane madre accom- to della narrazione, una specie

1 FERRANTE, Elena. Cronache del mal d’amore. Roma: Edizioni e/o, 2016, p. 385.
2 Ivi, p. 388.

20
di epifania nello stile di Clarice Li- Quando Leda ha per la prima della propria carriera. Come analiz-
spector, che dà vita a una sorta di volta, a ventitré anni, una gravi- za Meruane, il coro della maternità
ritorno a sé stessa. danza indesiderata, si trovava in non accetta il formato madre-con-
Quella di Leda con le sue figlie un’ardua lotta per consolidare la un-figlio-solo, che apparirebbe ec-
è una relazione distante, che si ri- sua carriera di professoressa uni- cessivamente egoista, sulla base
duce a telefonate contraddistin- versitaria insieme al marito. Lui dell’«emergenza demografica»5.
te da una pioggia di parole e di la- ottenne successo, lei no, appren- Dopo avere sequestrato la
menti legati ad antiche questioni, diamo dalla narratrice. Il corpo di bambola, con lo scopo di rompere
che Leda ascolta senza interesse. Leda è riuscito a fare molte cose la simbiosi tra la madre e la figlia,
Leda si sottrae così al sentimen- allo stesso tempo: «la carne pul- Leda prova sensazioni distinte.
to di colpa e, per mezzo della fi- sa di una vita rotonda che è tua, Ritorna con la mente all’infanzia,
gura della bambina Lenù, riflette la tua vita, e però spinge altrove, ricorda il suo desiderio di essere
su ciò che è un figlio: «Di fatto si distrae da te pur abitandoti la più vicina alla propria madre e ri-
è solo materia viva, ennesima pancia, gioiosa e pesante, goduta corda le proprie carenze emotive
carne casuale venuta da lunghe come un impulso vorace e tutta- provate in ragione della distanza
catene di organismi»; e, subito via repellente come l’innesto di un affettiva materna. Ricorda anche
dopo, senza il tono mistico della insetto velenoso in una vena»4. E la convivenza con le sue figlie e il
maternità, pensa: «Ingegneria – quando pensava di avere vinto la tentativo frustrato di essere una
la natura è già ingegneria, anche battaglia, la società gli chiede un al- buona madre, tentativo alla base
la cultura lo è, la scienza viene a tro figlio, al quale lei dove forzata- della fuga da quello stato di infeli-
ruota, solo il caos non è ingegne- mente adeguarsi, ritrovandosi così cità piena. Nel riferire questo epi-
re – e insieme necessità furibon- con due figli da crescere, mentre il sodio della propria vita al cospetto
da della riproduzione»3. marito sta raggiungendo la vetta delle due madri, Rosaria e Nina,

3 Ivi, p. 405.
4 Ivi, p. 406.
5 MERUANE, Lina. Contro i figli. Roma: La Nuova Frontiera, 2019. Ebook. Traduzione di Francesca Bianchi.

21
viene immediatamente biasimata Dopo 15 anni di matrimonio, le figure di Medea e di Didone. La
per tale atto reputato orribile. Alla Mario decide di abbandonare Olga devozione incondizionata all’amo-
riprovazione, Leda risponde con per vivere una relazione con una re da parte delle donne può avere
sincerità: «certe volte scappare donna più giovane di lui. Il mondo conseguenze violente, che sfiora-
serve a non morire»6. di Olga precipita drammaticamen- no o raggiungono la follia. Olga si
Alla storia delle donne che ri- te. Adesso è lei a doversi occupare, ritrova da sola, con due figli, Gian-
mangono prigioniere del quotidia- da sola, dei due figli e dell’ingom- ni e Ilaria, e un cane, Otto, in una
no della desolazione domestica la brante cane. A poco a poco perce- casa, che era uno spazio familiare
Ferrante dedica il romanzo Giorni pisce quanto fosse sola già da tem- e si trasforma d’improvviso in una
dell’abbandono, dato alle stampe po, anche prima dell’abbandono. prigione di ostilità. Davanti al figlio
nel 2002. Diversamente dalla storia Era una donna abbandonata già da malato e al cane, il cui corpo morto
di Leda, è il marito ad abbandonare tempo. La Ferrante, in Frantuma- andava putrefacendosi nella stan-
Olga. Siamo, insomma, di fronte a glia, afferma che la storia di Olga za-ufficio, Olga resta in contatto
una storia socialmente più frequen- è una storia di destrutturazione, con la realtà grazie ai pizzicotti di
te. Ha luogo un’immersione profon- nella quale l’amore ci è rubato o ci Ilaria, che le servono come avviso
da nella complessità della mente abbandona, devastando un’inte- che la motiva a ritornare cosciente.
femminile davanti alla frustrazione ra costruzione culturale intorno a La morte del cane funziona da
delle aspettative di tutta una vita noi. Significa la fine di un’illusione, spia nell’indicarle la caducità dei
centrata sulla devozione alla fami- l’espulsione dal paradiso celeste suoi atti, suonando come un avvi-
glia, ai figli e al marito. Olga dà luo- o, peggio, la terribile scoperta di so dei suoi errori, un richiamo alla
go a un tentativo di sopravvivenza quanto siamo esseri spregevoli, concretezza dei fatti. Otto era il
davanti alla prospettiva del fracas- nonché precari7. cane di Mario, suo ex marito. Lei
so, rifiutando di vedersi relegata al Questo sentimento di abban- gli nega soccorso in una specie di
ruolo di “poverella” e accettando la dono è già stato rappresentato vendetta. Otto non viene curato,
prospettiva di una nuova esistenza. nell’Antichità dai greci mediante allo stesso modo in cui Mario l’a-

6 FERRANTE, Elena. Cronache del mal d’amore. Cit., p. 438.


7 FERRANTE, Elena. Frantumaglia. Roma: Edizioni e/o, 2016.

22
veva abbandonata. In un momen- amavo più»10. Davanti a tale con- cata, ha gli esami da dare, non se
to di allucinazione arriva a vedere statazione, Olga riesce a fuggire ne può occupare, la madre sei tu»12.
l’immagine della “Poverella”, una dalla prigione domestica. Le rela- Olga, tuttavia, non demorde e con-
signora abbandonata anni pri- zioni con il mondo esterno miglio- cilia le sue responsabilità di madre,
ma in Piazza Mazzini dal marito. rano, ritrova la cordialità con l’ex liberandosi una volta per tutte dallo
“Poverella” era il modo in cui la marito e ottiene un lavoro da cor- spettro della donna abbandonata
madre di Olga chiamava tale don- rispondente internazionale, grazie in Piazza Mazzini e ricominciando a
na, l’immagine alla quale tutte le alla sua abilità con la scrittura. vivere le proprie avventure sessuali
donne, fin dall’infanzia, temevano I figli, davanti a tale emancipa- e, forse, sentimentali con il vicino.
di venire ridotte. L’immagine della zione della madre, cominciano ad Quelle di Leda e di Olga, come
sconfitta, della malattia, della vita agire in maniera tirannica. Criticano abbiamo visto, sono due differenti
senza un uomo era personificata tutto ciò che la madre fa, mentre confessioni di madri, espresse con
dalla “poverella”, donna scalza lodano apertamente Carla, la nuova realismo dalla Ferrante. Due percor-
che – nell’allucinazione di Olga – compagna di Mario. A proposito di si, due distinte forme di approccio
appoggiava i propri piedi verdastri questa nuova classe di figli inclusi in relazione alle trappole che mol-
sul corpo malato di Otto. nel sistema capitalista, Meruane te volte la maternità impone alle
Il ritorno alla realtà si realiz- sottolinea il carattere tirannico, donne. Con estrema sincerità e alto
za soltanto quando Olga prende parlando di «sindrome dell’impe- livello di complessità, l’autrice af-
coscienza della propria responsa- ratore»11. Tali figli sono disposti a fronta questa tematica ancora for-
bilità in relazione alla maternità: generare vergogna nei genitori, so- temente radicata nell’immaginario
«quelle creature erano mie, le mie prattutto nelle madri, con crisi ner- della nostra società, anche se piena
creature vere nate dal mio corpo, vose pubbliche e abusi. È lo stesso di disordine, la quale compone la
questo corpo, ne avevo la respon- Mario a protestare, infastidito dalla complessa trama che investe le esi-
sabilità»8. Oltre a riflettere sul pro- nuova situazione, richiamando Olga stenze femminili contemporanee.
prio corpo, Olga pensa anche al ai suoi doveri di madre: «Ti devi te-
corpo del marito, cominciando a nere di più i bambini. Carla è affati- (Trad. Yuri Brunello)
vederlo come un uomo banale. Il
corpo di Carrano, il vicino con cui
aveva avuto una relazione sessua-
le, viene a sua volta visto nell’ot-
tica del ridicolo: “uomo alle soglie
della decadenza fisica, di incerta
erezione, compagno occasionale
e inadatto per risalire la china delle
umiliazioni”9.
I suoi pensieri cominciano ad
acquisire chiarezza. Olga riflette
sui suoi errori, in particolare sull’a-
ver depositato tutte le sue energie
nella vita coniugale. Abbracciata al
corpo morto del pastore tedesco
di Mario, Olga si congeda dal sen-
timento di furia e dall’amore che
aveva per il suo ex marito: «Mario
era ridiventato il buon uomo che
forse era sempre stato, non lo

8 FERRANTE, Elena. Cronache del mal d’amore. Cit., p. 311.


9 Ivi, p. 317.
10 FERRANTE, Elena. Cronache del mal d’amore. Cit., p. 329.
11 MERUANE, Lina. Contro i figli. Cit. Ebook.
12 FERRANTE, Elena. Cronache del mal d’amore. Cit., p. 373.

23
Lo spazio napoletano nel romanzo

L’amore molesto
di Elena Ferrante
Francisco Romário Nunes e Giselle Andrade Pereira

Il linguaggio letterario si propo- che si associano internamente alla come la madre Amalia, il padre e il
ne come una dimensione di costru- psicologia e ai sentimenti dei per- misterioso Caserta. Napoli è trasfi-
zione fluida. Le varie voci narrati- sonaggi. gurata attraverso il punto di vista
ve sono autentiche architetture L’Amore molesto è un romanzo di Delia, la cui esistenza è segnata
dell’immaginazione e modellano lo singolare, anzitutto, per il modo in dalle sue memorie dell’infanzia.
spazio della narrativa, a partire dai cui Delia, il personaggio centrale, Le immagini della città, però, non
molti cammini e dalle molte traver- ricostruisce nel proprio intimo lo sono sempre gioiose, dal momen-
sie della parola. Il genere romanzo, spazio della città di Napoli in riso- to che si caricano di traumi psico-
in particolare, produce varie pos- nanza – anzi, in dissonanza – rispet- logici, quasi fossero fessure aperte
sibilità di rilievi, contorni e curve to ad altre figure della narrazione, da un terremoto reale.

24
In un’intervista concessa al
quotidiano “El País” il 25 luglio
2017, la Ferrante afferma che «Na-
poli è difficile da spiegare, perché
non è lineare, gli opposti si dissol-
vono gli uni negli altri, la sua bel-
lezza meravigliosa diviene brutta,
la sua cultura sofisticata diventa
triviale, la sua famosa cordialità
lascia il posto alla violenza»1. Sulla
base di queste parole della scrittri-
ce, comprendiamo che lo spazio
napoletano nel romanzo L’Amore
molesto è uno spazio vivo, mobile
e in trasformazione.
I percorsi seguiti e descritti
da Delia, fin dalla morte per affo-
gamento di Amalia, sintetizzano
bene la modalità per la quale ogni
nuovo luogo rivela tratti esisten-
ziali dei personaggi. Ne La poetica
dello spazio Bachelard propone
una lettura delle immagini poeti-
che e di come tale istanza produ-
ca spazi di linguaggio. Bachelard,
pertanto, argomenta che «lo spa-
zio colto dall’immaginazione non
può restare lo spazio indifferente,
lasciato alla misura e alla riflessio-
ne del geometra: esso è vissuto e
lo è non solo nella sua positività,
ma con tutte le parzialità dell’im-
maginazione»2. A un certo punto,
Bachelard affronta la questione
della “poetica della casa”. Egli os-
serva che «[...] l’immagine della
casa pare diventare la topografia
del nostro essere intimo»3. Inse-
rendo il romanzo della Ferrante in
questo contesto, si capisce come
Delia proietti momenti vissuti e ti, si raccolgono in autobus, in cui La­presenza dello spazio napo-
condivisi con Amalia nell’antico pezzi di mare sorgono attraverso letano, dunque, diviene palpabile
appartamento in cui abitavano, an- le finestre, in mezzo ad altri spazi soltanto quando si fa presente il
che se tali visioni esorbitano dallo urbani. Esistono, insomma, diffe- suo corpo in un determinato po-
spazio intimo e investono le strade renti posizioni di De­­lia in relazione sto, in cui ha avuto luogo un certo
di Napoli, navigano sotto viadot- allo spazio. tipo di esperienza in passato. Ciò

1 AGUILAR, Andrea. Elena Ferrante: “A obsessão de Lena com coerência é um pecado capital contra a verdade”. IN: El Pais. 25 luglio 2017. Intervista reperibile al seguinte indirizzo:
internet: https://brasil.elpais.com/brasil/2015/11/05/cultura/1446727025_558899.html?id_externo_rsoc=FB_BR_CM.
2 BACHELARD, Gaston. Poetica dello spazio. Bari: Dedalo, 2011, p. 26.
3 BACHELARD, Gaston. Poetica dello spazio. Cit., p. 27.

25
vuol dire che le strade, gli spazi in- fatto a cascate e a fratte e a statue re dai frammenti della memoria ap-
terni ed esterni sono costruiti dalla di pietra e a pitture di palmizi con pare più evidente quando Delia ci ri-
mente del personaggio, per mezzo cammelli» . Caserta impersona una
5
vela l’abuso subito nella sua infanzia
di frammenti della memoria, che so- Napoli mobile. Delia ha bisogno di dal padre di Caserta. Per Delia, «Dire
vrappongono il passato al presente. ritornare in questa città, rivivere gli è incatenare tempi e spazi perduti»6.
Allo stesso modo, Caserta, l’uomo ultimi passi della madre per reinven- È per mezzo di questa relazione che
che risveglia sentimenti occulti per tarsi in tal modo e liberarsi dalla sua lo spazio si converte in linguaggio,
la relazione con Amalia, svolge una stessa prigione. Nella narrazione, lo che a sua volta si converte in immagi-
funzione all’interno di uno spazio spazio funziona come un chiarimen- ni, affinché la città-spazio si dissolva
napoletano caotico. Nelle parole di to all’interno dei propri ricordi. De- per ricostruirsi con nuove memorie,
Delia, «Caserta era una città della lia espurga i paesaggi dell’infanzia e prima che tutto cada nuovamente
fretta, un luogo dell’inquietudine cerca anche una specie di liberazio- nel prossimo terremoto.
dove tutto va più veloce che in al- ne di Amalia, donna-città.
tri luoghi» . Egli era un «uomo-città
4
Questo desiderio intimo di fuggi- (Trad. Yuri Brunello)

4 FERRANTE, Elena. Cronache del mal d’amore. Roma: Editrice e/o, 2016, pp. 51-52.
5 Ivi, p. 53.
6 Ivi, p. 168.

26
La smarginatura ne
L’amica geniale
Juliana Braga Guedes

Il concetto di smarginatura vie- creato dalla Ferrante. Proveremo Il testo è scritto in prima perso-
ne introdotto per la prima volta da ad avvicinare il processo di “smar- na e la narratrice è Lenu. L’opera
Elena Ferrante – nome dietro al ginatura” alla critica psicoanalitica, si divide in due momenti decisivi:
quale si nasconde uno pseudonimo in virtù delle situazioni vissute dai l’infanzia e l’adolescenza. Le due
– nel romanzo che apre la quadrilo- principali personaggi del roman- ragazze citate in precedenza sono
gia napoletana, intitolato L’amica zo: Elena Greco, conosciuta come vicine di casa, studiano per un cer-
geniale. Si tratta, per alcuni, di un Lenu, e Raffaella Cerullo, l’amica to periodo nella stessa scuola e
termine totalmente sconosciuto, geniale, da cui il titolo dell’opera, la crescono insieme. Lila si mostra
forse innovativo, nella psicologia. quale a Napoli è chiamata Lila dalla intelligente, rivela estrema facilità
Per altri è soltanto un neologismo Greco e Lina da tutti gli altri. nell’apprendere le materie. Lo si

27
vede nelle discussioni con i com- la critica psicoanalitica la psicosi è congetturare.
pagni di classe, per quanto Lila mo- quel momento in cui l’io non è in A proposito del quadro psicoti-
strasse disinteresse e fosse spesso grado di reprimere parzialmente co di Lila va osservato che quest’ul-
negligente durante le lezioni. Lenu, il desiderio inconscio, finendo per tima invece di sentire freddo, come
invece, doveva studiare duramen- venirne dominato. Nella quadrilo- gli altri nel corso della festa, sta in
te, per ottenere buoni voti. Non gia, durante il capodanno del 1959, realtà sudando molto. Si tratta di
capiva come fosse possibile che Lila vive il primo episodio di “smar- un capodanno dal clima gelido,
Lila fosse così brillante negli studi. ginatura” tra i molti che verranno. per quanto le ragazze decidano di
È anche a causa di tale ammirazio- La parola “smarginatura”, creata vestirsi con abiti lievi, per apparire
ne che le due bambine creano, fin da Lina, viene resa nota all’amica belle, sia pure tra i brividi provocati
dall’infanzia, un vincolo di intimità Lenu soltanto dopo vent’anni. Lina dal vento gelato. Inoltre, l’adole-
e di conflitto. diceva di percepire cose e persone scente confessa di avere sentito
Dopo avere ricostruito a gran- con una perdita quanto ai contor- un qualcosa di strano intorno a lei
di linee la storia, andiamo diret- ni, ai margini. Tuttavia, anche se e intorno a tutti i presenti, una ten-
tamente al momento in cui la spaventata, Lila per anni ha man- sione alla dissoluzione, distruttiva
“smarginatura” appare, citata tenuto il silenzio assoluto su tale verso i contorni delle persone: la ri-
quattro volte nel corso dei capi- esperienza. velazione di un’essenza mostruosa
toli destinati all’adolescenza, in La psicosi rompe la relazione latente, al di là delle maschere so-
un libro che conta in totale ses- dell’io con il mondo esteriore, cre- ciali e dei veli che demarcano i ter-
santadue capitoli. Non possiamo ando una realtà alternativa e persi- ritori della corporeità. Lila in quella
non dare enfasi all’essenzialità no allucinatoria, dal momento che circostanza prova nausea e repul-
dei singoli capitoli, così caratte- l’inconscio non è represso, diver- sione nei riguardi dei movimenti
ristica della prosa contempora- samente dalla paranoia che è uno corporali concitati caratteristici
nea, il che consente una lettura stato più o meno sistematizzato della festa di fine anno, arrivando
rapida, ma non meno densa, se si di allucinazione. Pur non rivelando a non capire neppure la lingua, il
considera la forza d’impatto dei a nessuno tale peculiare strania- dialetto locale parlato da tutti. Il
molti personaggi. mento, Lila non era consapevole cuore batte forte e Lila vede nella
Sul piano psicanalitico la “smar- di quanto stava sentendo. Soltan- persona che più amava della fami-
ginatura” potrebbe costituire un to molti anni dopo Lila riuscirà ri- glia, suo fratello Rino, soltanto una
qualcosa di simile alla psicosi. Per flettere sull’accaduto, cessando di forma animale feroce e meschina.

28
La psicotica perde il contatto che succede a Lila, sorella minore festa di fine anno, ma è come
con la realtà ed è per questo che della famiglia Cerullo. Nonostante se stesse vedendo soltanto boc-
Lila sente tali entità “irreali” e di- quest’ultima difenda, con molto che nel gesto di articolare suoni.
struttrici dei corpi delle persone e amore, il fratello più vecchio, la Bocche incapaci di intendere il
delle cose intorno. Quando venne “smarginatura” svela il reale “io” dialetto, prima familiare e ades-
buttata dal suo stesso padre dal- di Rino. Ricordiamo un fatto: prima so del tutto incomprensibile.
la finestra di casa, prima di quan- dell’episodio “psichico”, non ab- Tale sensazione incontrollata di
to accaduto nell’anno nuovo, lei biamo sentito nessuna interpella- perdita di familiarità con il dia-
vide, durante la caduta, alcuni zione da parte del fratello, elemen- letto è vissuta attraverso la per-
uccelli, che disintegravano l’asfal- to che avrebbe potuto costituire il dita del riconoscimento. L’og-
to, rendendolo morbido come fattore psicogenetico della crisi. getto del desiderio del soggetto
un tappeto. Non riusciva a capire Tuttavia, tale tesi venne criti- è l’altro, il senso del desiderio è
come qualcuno che ammirava per cata da Lacan, che quarant’anni di essere riconosciuto dall’altro.
essere onesto, affettuoso e dispo- dopo, la riformulò, mettendo in Lila non riconosceva più nessu-
nibile si trasformasse in un mag- discussione la relazione della psi- no attraverso la parola, diluendo
ma, una struttura organica senza cosi con il fuori, con il sociale, cioè così le proprie immagini sociali.
contorni, causandogli profondo a dire con l’immagine dell’altro. La parola è l’enunciazione di un
orrore e angoscia. In un suo seminario del 1955-1956 soggetto e il linguaggio è l’enun-
Secondo Philippe Julien, psi- sulle psicosi, Lacan protesterà for- ciato collettivo di una società.
canalista ed ex-membro dell’Éco- temente contro la sua antica posi- Pertanto, Lila rompe con l’inter-
le Freudienne di Parigi, la psicosi zione – quella esposta da Philip Ju- soggettività tra la parola e il lin-
avrebbe come causa un evento lien –, affermando che non esiste guaggio, necessaria alle relazioni
perturbante “anteriore”, da defi- psicogenesi della psicosi. sociali, collocandosi soltanto nel
nire come disturbo psicogenetico1. Lacan presenta allora una linguaggio, allontanandosi dal-
Lo studioso utilizza come esempio nuova nosografia, problematiz- la parola. Julien definisce ciò la
“il caso di Aimée”, studiato da La- zando le relazioni della parola e struttura della follia. Il personag-
can: la paziente aveva un conflitto del linguaggio dei soggetti. Nella gio della Ferrante la denomina
morale con sua sorella, provenien- “smarginatura” Lila non riesce “smarginatura”.
te dalla fissazione di un comples- più a intendere la lingua, le pa-
so fraterno. È esattamente quel role delle persone presenti alla (Trad. Yuri Brunello)

1 Si veda il volume JULIEN, Philippe. Psychose, Perversion, Névrose: La Lecture de Jacques Lacan. Ramonville Saint-Agne: Editions Érès, 2000.

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Cinque domande a
Maurício Santana Dias1
a proposito di Elena Ferrante
Amanda Jéssica Ferreira Moura

Domanda: Elena Ferrante è sta- spiegabili dal punto di vista della te, partendo dall'esperienza locale
ta ampiamente letta e tradotta in critica, in genere sono oggetto di della periferia napoletana – una
diverse lingue, generando una em- interpretazioni sociologiche. Sen- periferia caratterizzata da violen-
patia con i lettori definita “febbre za voler entrare in questo campo, za, povertà, dalla lotta nelle e tra
Ferrante”. Quali sono le ragioni di mi sembra che il lavoro della Fer- le classi sociali, dal crimine sem-
tale così favorevole ricezione? rante riesca a realizzare un qualco- pre più solidamente organizzato,
sa che è sempre più raro in campo come mostra Roberto Saviano
R­isposta: ­­­­­­R. Fenomeni di suc- artistico, ossia stabilire una forte in Gomorra – con i suoi libri, e mi
cesso letterario come quello di dialettica tra il particolare e l'uni- riferisco in particolare alla quadri-
Elena Ferrante sono difficilmente versale. In altre parole, la Ferran- logia, riesce a richiamare molti ele-

1 Professore dell’Universidade de São Paulo (USP), è uno dei traduttori brasiliani di Elena Ferrante.

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menti di un vissuto collettivo che fallimenti. Per questo la Ferran- sco" – esperienza di cui egli era un
riguarda la storia dell'ultimo mez- te abbraccia un'intera tradizione nostalgico dichiarato – si è trovata
zo secolo, o almeno dal secondo narrativa che proviene dai greci e sotto tiro, quasi fosse in uno stato
dopoguerra, in grande parte del raggiunge le esperienze del mono- di interdizione. L'attacco è stato
mondo. Questa capacità di evitare logo interiore del Novecento, una particolarmente feroce da parte
il pericolo dell’atomizzazione che storia rievocata da Erich Auerbach dei giovani scrittori del Gruppo 63.
la letteratura (e l’arte in generale) nel suo straordinario libro Mimesis. Anche se non sappiamo chi sia ve-
da allora offre, proponendo per ramente Elena Ferrante, possiamo
tutta risposta uno sguardo d’in- D: Come si profilano il ritorno dire con una certa sicurezza che il
sieme non totalizzante – ma com- del romanzo e del realismo nell’o- suo periodo di formazione è coin-
posto di molti frammenti, come pera ferrantiana? ciso con le varie rivoluzioni degli
nella quadrilogia – mi sembra uno anni sessanta e settanta.
dei tratti che possono spiegarne R: Per parlare in termini gene- Uno degli esponenti teorici
un’accoglienza così vasta. rici, va detto che l'Italia è uno dei del "Gruppo 63", Umberto Eco,
Mi sembra poi che questo forte Paesi in cui più si è sentito l'impat- sarà tra i primi a decretare l’esau-
radicamento della quadrilogia alla to delle neoavanguardie, risposta rimento della forma romanzo e nel
città di Napoli sortisca anche un al predominio neorealista del pe- 1980 debutterà come scrittore con
altro effetto: conferisce spessore riodo precedente e posteriore alla un "romanzone". Ma il romanzo
psicologico, fornisce una sorta di seconda guerra mondiale. È in tal di Eco, Il nome della rosa, curio-
presenza soggettiva ai personaggi senso che Italo Calvino costituisce samente divenuto un fenomeno
che abitano questo stesso spazio- lo scrittore e il saggista esemplare internazionale, generando una
tempo, soprattutto i protagonisti di quel momento, soprattutto nel- "febbre Eco", è eminentemen-
Elena e Lina. La città non è soltan- la sua rilettura del neorealismo af- te parodico, "double coding", la
to un fondale o un palcoscenico, fidata all’introduzione da lui scritta forma tradizionale viene impie-
ma dà corpo alle persone che la alla seconda edizione de Il Sentiero gata per realizzare una sorta di
percorrono; e ciò non in termini dei Nidi di ragno (1964). Per molto collage enciclopedico, unendo
astratti, ma in questioni concrete, tempo la forma romanzo, soprat- teologia medievale e thriller, Ari-
quali la scuola, la casa, il quartiere, tutto nel caso di quello che Calvino stotele e Borges, Sue e Queneau.
il lavoro, le nostre scelte e i nostri chiamava "romanzone ottocente- L'atteggiamento della Ferrante nei

31
confronti dello stock di tradizioni che Franco Moretti ha chiamato il D: Nell’universo della Ferrante,
narrative mi sembra radicalmente "secolo serio", ma in un contesto il dialetto occupa una funzione for-
diverso da quello di Eco. Soprattut- e in un tempo radicalmente alte- malmente strategica. Quali gli ef-
to per quanto riguarda la parodia. rati, operando una sorta di corto fetti di tale sofisticato dispositivo
È come se l'autrice dicesse: non mi circuito anacronistico. Non a caso, nella costruzione dell’opera?
avvalgo questa o quella forma (in- l'unico autore italiano degli anni
cludendo il romanzo d’appendice, sessanta e settanta esplicitamente R: Il dialetto appare nella
il neorealismo, il melodramma) per citato nella quadrilogia è Pier Pao- quadrilogia come cancellatura,
fare l’“occhiolino" al mio lettore, lo Pasolini, la cui opera ha espres- traccia, sopravvivenza. I per-
che saprà riconoscere o no i vari so acutamente tale anacronismo, sonaggi del quartiere parlano
intertesti che metto in circolo; ma la sopravvivenza dell’arcaico nel tutti in dialetto, ma la voce nar-
perché queste forme sono il mez- “moderno più moderno". E forse rante Elena Greco – che è l'uni-
zo a mia disposizione per narrare la non è un caso che la protagonista ca ad abbandonare la propria
verità (un'altra parola esecrata nel- Lila, prima di scomparire senza la- casa per conquistare "un posto
la postmodernità) di un'esperienza sciare traccia (come appunto vole- al sole" – traduce queste parole
che è personale e collettiva, locale va il protagonista di Dissipatio HG in italiano, lasciando pochissi-
e globale, soggettiva e oggettiva. di Guido Morselli), si sia dedicata a me tracce dialettali, quasi sem-
In questo senso, ho l'impressione fare un'archeologia di Napoli, tro- pre parole legate all’insulto e al
che la Ferrante riprenda quello vandovi il "fosso carbonario". rimprovero.

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Pasolini usava abbondantemen- rie basata sulla quadrilogia napole- R: Resti con il fiato sospeso per
te il dialetto e il gergo delle periferie tana. Può dirci che cosa ha pensato tutte le 1700 pagine. La quadrilogia
romane nei romanzi che scriveva, il della prima stagione e quali le aspet- contiene molte peripezie e molti
che a quel tempo, negli anni Cinquan- tative per le prossime stagioni? cambi di ritmo, prolessi e analessi,
ta, aveva un carattere di resistenza alternanza di perspettiva narrativa
al processo di omologazione delle R: Non ho ancora assistito (sebbene la storia venga narrata in
culture locali da parte della società alla serie, ma immaginavo che la prima persona da Elena Greco, non
dei consumi. La Ferrante scrive in un quadrilogia venisse rapidamente di rado la sua amica interferisce nella
diverso momento, quando quella adattata al linguaggio audiovisi- narrazione, sia direttamente sia at-
specifica lotta di Pasolini sembra su- vo (serie o film), proprio come traverso il ricorso al discorso indiret-
perata da una schiacciante standar- Il nome della rosa, che ottenne to libero). Sono presenti anche molti
dizzazione in tutti i campi dell'espe- la sua versione cinematografica riferimenti specifici a luoghi, fatti
rienza. Ma il dialetto rimane come un pochi anni dopo l'uscita del ro- storici, politici, sbalzi d'umore, smar-
residuo, come il segno di una cultura manzo. Spero di vedere presto la ginature. La quadrilogia costruisce
locale che resiste per non morire, e serie, dal momento che non ho un mondo moltitudinario, comples-
anche, ovviamente, come il sintomo pregiudizi a proposito di queste so, ambiguo, pieno di simmetrie e
di una scissione sociale tra i molti per- metamorfosi di formato. coincidenze, bagliori – quasi epifanie
sonaggi presenti nella tetralogia. alla Joyce o alla Clarice Lispector – e
D: Quali sono le principali sfide oscurità. Conseguire tutto questo
D: A fine 2018, il canale HBO ha emerse nel corso della traduzione con una traduzione è una sfida gran-
lanciato My Brilliant Friend, una se- della quadrilogia di Elena Ferrante? de, ma anche una grande magia.

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La bottega del
Verrocchio
L’ Italia è il quarto produttore del mondo di macchine utensili e robotica
anche se ha solo solo 400 imprese e 32.000 dipendenti. Ma in esse im-
prenditori, dirigenti e tecnici preparatissimi lavorano fianco a fianco, for-
mano equipe creative capaci di fornire i prodotti più sofisticati e risolvere
i problemi più difficili per i clienti più esigenti in tutte le parti del mondo.
Parlando con loro, vedendo come reclutano i giovani, come curano la loro
formazione, mi è venuta in mente la Bottega del Verrocchio dell’epoca
di Lorenzo il Magnifico, dove lavoravano e si sono formati Leonardo da
Vinci, Botticelli, il Perugino, il Ghirlandaio, Francesco Botticini, Francesco
di Simone Ferrucci. Una bottega che era ad un tempo una comunità, una
scuola ed una fabbrica in cui si produceva pittura, scultura ed oreficeria
per tutta l’Italia e l’ Europa.

E, riflettendo sulla mia lunga esperienza con i grandi imprenditori, mi sono


reso conto che anche nelle imprese più dinamiche il cuore è sempre forma-
to da un gruppo di persone che stanno accanto all’imprenditore, lavorano
con lui, crescono con lui, imparano con lui e diventano loro stessi impren-
ditori e formano , con i tecnici e i dirigenti, qualcosa che è ad un tempo una
scuola e una comunità tesa verso una meta. Più volte ho scritto che il vero
insegnamento e quello che gli allievi compiono lavorando fianco a fianco
dei maestri, producendo insieme a loro. E questo vale sia per chi fa filoso-
fia e storia come per chi fa archeologia o elettromeccanica. Soprattutto
nel settore tecnico il più grave difetto della scuola italiana è di non volersi
sporcare le mani con problemi concreti, con la realtà, tenendo presente
le imprese che combattono sul mercato mondiale. Noi l’abbiano affron-
tato al Centro Sperimentale di Cinematografia dove non si studia solo la
teoria e storia del cinema, ma come si fa concretamente un film, con la
sceneggiatura, il costume, la scenografia, la produzione, la gestione degli
attori, stando sul set al freddo o al caldo , a qualunque ora del giorno o
della notte, provando e riprovando il montaggio davanti al computer. Tutti
lavori ad un tempo intellettuali e manuali, creativi e tecnologici dove pro-
duttori, registi studenti, docenti, macchinisti lavorano insieme, inventano
insieme, producono insieme. Si, esattamente come avveniva nella bottega
del Verrochio e come dovrebbe avvenire in ogni altro settore conoscitivo
e produttivo, dovunque.

Francesco Alberoni

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PASSA
TEMPO
DIVERTIMENTO
PUZZLE

CURIOSITÀ
SOLUZIONI

I razzi più “intelligenti” sono considerati gli Shuttle: i loro voli infatti
PUZZLE

soni controllati ad ogni secondo da Computer molto sofisticati e guidati


per un lasso di tempo che va da nove minuti prima del decollo al momento
dell’arrivo dell‘equipaggio in orbita otto minuti dopo il lancio.

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