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4/4/2020

Pubblicato il 05/11/2019
N. 02543/2019 REG.PROV.COLL.
N. 01693/2010 REG.RIC.

R E P U B B L I C A I T A L I A N A

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia

(Sezione Prima)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 1693 del 2010, proposto da


Mediafon S.n.c., Centro Protesi Acustiche di Borzì Rosario Fabio, Albafon
S.r.l., in persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentati e difesi
dall'avvocato Alberto Rosario Giovanni Del Campo, con domicilio eletto
presso lo studio Salvatore Ferrara in Palermo, via Nicolò Turrisi n. 38/A;
Giuseppe Meloni, rappresentato e difeso dall'avvocato Alberto Rosario
Giovanni Del Campo, con domicilio eletto presso lo studio Salvatore
Ferrara in Palermo, via Nicolò Turrisi n.38/A;
contro
Regione Sicilia Assessorato della Salute, in persona del legale rappresentante
pro tempore, rappresentato e difeso dall'Avvocatura Distrettuale,
domiciliataria ex lege in Palermo, via Valerio Villareale 6;
A.S.P. di Catania non costituito in giudizio;
per l'annullamento
- del Decreto a firma del Direttore Generale n.1119 del 26.04.2010 su

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G.U.R.S. 18.06.2010 n.28, art. 1, nella parte in cui, ai sensi dell'art. 2 co. 380 L.
244/07, incrementa le tariffe di remunerazione delle prestazioni di assistenza
protesica relativa ai "dispositivi su misura di cui all'elenco 1 del D.M. 332/99",
facendo decorrere gli effetti (art. 3) "dalla data di pubblicazione del presente
decreto".
- della circolare di cui alla nota 30/7/2010, nella parte in cui individua i limiti
oggettivi e temporali di applicazione del D.D.G. 26/4/2010 n. 1119;

Visti il ricorso e i relativi allegati;


Visti tutti gli atti della causa;
Vista l’ordinanza n. 962/2010 di rigetto della domanda cautelare;
Relatore nell'udienza pubblica del giorno 4 luglio 2019 il dott. Roberto Valenti
e uditi per le parti i difensori Alberto Rosario Giovani Del Campo per
Mediapon snc, Davide Giovanni Pintus per l’Avvocatura dello Stato.;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.

FATTO e DIRITTO
Oggetto del ricorso in esame, ritualmente notificato e depositato, è,
principaliter, l’art. 1 del Decreto n. 1119 del 26/04/2010, in GURS n. 28 del
18/06/2010, nella parte in cui, ai sensi dell’art. 2 comma 380 L. 244/2004, è
stato determinato l’incremento delle tariffe di remunerazione della prestazioni
di assistenza protesica relativa ai “dispositivi su misura di cui all’elenco 1 del D.M.
332/99” facendo decorrere gli effetti (art. 3) dalla data di pubblicazione. Con
il ricorso si impugna, partimenti, la circolare di cui alla nota del 30/07/2010
nella parte in cui individua i limiti oggettivi e temporali del DDG n.
1119/2010.
Ricostruito il quadro normativo di riferimento, i ricorrenti evidenziano che
con il D.M. 332/1999, in esecuzione del D. Lgs. n. 46/1997, si è data
regolamentazione uniforme all’assistenza e ai costi per le attività di erogazione
di prestazioni protesiche su tutto il territorio nazionale. Il decreto comprende

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diversi allegati, il primo dei quali comprende tutte le prestazioni remunerabili


a tariffa.
L’art. 8 dell’allegato n.1 attribuiva alle Regioni il compito di fissare il livello
massimo delle tariffe, entro un intervallo di variazione compreso tra il valore
delle medesime, di cui all’elenco nomenclatore, ed una riduzione non
superiore al 20%.
Sempre ad avviso dei ricorrenti, dopo una prima applicazione ex D.A.
9/11/99 n. 30522, successivamente, in esecuzione di accordo con i
rappresentanti d categoria del 14/1/2000, fu adottato il D.A. 18/2/2000 che
estese alla misura intera, prevista dal nomenclatore statale, le tariffe applicabili
in Sicilia.
Osservano quindi che nella conferenza dei Presidenti delle Regioni del
17/6/2004 fu unanimemente riconosciuto e concordato un aumento delle
tariffe “di cui all’allegato 1” pari al 9 % (5% con decorrenza 1/7/04 e
ulteriore 4 % dall’01/01/2005). In tesi di parte, l'accordo non ebbe
praticamente attuazione in Sicilia, perché solo nel mese di Maggio 2006
l'Assessore del tempo adottò altro decreto, che prevedeva l'incremento del 5%
per presidi e ausili di cui all'elenco 1 del D.M. con decorrenza 1/7/06 .
Ciò premesso, nel Settembre 2007, dopo l'approvazione del Piano di Rientro,
anche il decreto del Maggio 2006 venne ritirato, confermando, ove necessario,
l'applicazione delle tariffe di cui al D.M. 332/99.
Si perviene così all'entrata in vigore dell'art. 2 co. 380 della L. 244/07, che
testualmente dispone:
"Nell'anno 2008, a livello nazionale e in ogni singola regione, la spesa per l'erogazione di
prestazioni di assistenza protesica relativa ai dispositivi su misura di cui all'elenco I
allegato al regolamento di cui al D.M 332199 non può superare il livello di spesa registrato
nell'anno 2007, incrementato del tasso di inflazione programmata. Al fine di
omogeneizzare sul territorio nazionale la remunerazione delle medesime prestazioni, gli
importi delle relative tariffe, fissate quali tariffe massime dall'art. 4 D.M 1219106 sono
incrementati del 9%".

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La Regione Siciliana, secondo i ricorrenti, non sembra aver voluto prendere


atto della norma statale negli anni precedenti. Solo in tempi recentissimi,
infatti, è stato adottato il D.D.G. 26/4/1 O, che, richiamando l'art. 2 co. 380
L. 244/07, e l'impegno assunto dall'Associazione audioprotesisti (quella stessa
categoria che subisce invece pregiudizi derivanti dall'illegittimità dell'atto), ha
previsto l'incremento tariffario per la "remunerazione delle prestazioni di assistenza
protesica relativa ai dispositivi su misura di cui a/l'elenco 1 D. M. 332199",
aggiungendo, all'art. 3, che l'incremento avrebbe decorrenza dall'esercizio
finanziario 2010.
Alla predetta disposizione ha fatto seguito la circolare parimenti impugnata,
con cui sono stati forniti ai direttori Generali della ASPE elementi
“interpretativi” del decreto.
Contro tali previsioni, nella parte in cui quindi, l’aumento in parola è stato
riconosciuto a decorrere solo dall’esercizio finanziario 2010, è stato proposto
il presente ricorso in cui si articolano le seguenti censure:
1) Incompetenza: secondo le disposizioni vigenti la competenza appartiene
all’Assessore e non al Diretto Generale sulla fissazione delle tariffe applicabili
alle prestazioni acquisite dal SSN;
2) Violazione art. 2 comma 380 L. 244/07, violazione Direttiva ministeriale
5/8/08 n. 25949, illogicità: la disposizione nella parte relativa al divieto di
incremento di spesa, è riferibile solo ai dispositivi su misura di cui all’elenco 1;
sulla questione interpretativa della norma è intervenuto il Ministero della
Salute con direttiva: tale direttiva ha precisato che la misura di contenimento
riguarda “complessivamente ed esclusivamente la spesa per la fornitura dei
dispositivi indicati nell’elenco 1” vale a dire tutti i dispositivi per la fornitura
dei quali è fissata la remunerazione a tariffa; detti fini non devono essere
considerati per i dispositivi standard e di serie di cui all’elenco n. 2 il cui
prezzo è individuato previo espletamento di procedure pubbliche, per i quali
ai fini del contenimento va invece applicata la riduzione del 2% come limite
massimo di incremento annuo della complessiva spesa;

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3) Ulteriore violazione art. 2 comma 380 L .244/07 (che è successiva al Piano


di Rientro della Regione Siciliana) e della deliberazione Conferenza Presidenti
della Regione del 17/6/2004; violazione delle preleggi e difetto di
motivazione, contraddittorietà: anche se gli atti non lo dicono con chiarezza,
sembrerebbe che la diversa "decorrenza" sia stata voluta in "esecuzione del
piano di rientro"; il piano però ha perso efficacia nel Dicembre 2009, e
soprattutto, quanto alla "assistenza protesica" prevede solo che "a seguito
dell'entrata in vigore del D.M. 1219106 le tariffe regionali dovranno essere
riportate ai precedenti livelli.
Resiste l’Avvocatura distrettuale dello Stato.
Con ordinanza n. 962/2010 la domanda cautelare è stata rigettata sotto il
profilo del danno.
In data 22 febbraio 2013 il difensore già patrocinante ha rinunciato al
mandato e i ricorrenti si sono costituiti con nuovo difensore (in data
14/07/2013).
In prossimità della pubblica udienza di trattazione i ricorrenti hanno prodotto
memoria e documenti del 20/05/2019 insistendo per l’accoglimento.
L’Avvocatura ha concluso per il rigetto con memoria del 28/05/2019 con cui,
confutale le censure, richiama specifico precedente della Sezione insistendo
quindi per il rigetto.
Alla pubblica udienza del 4 luglio 2019, presenti i procuratori delle parti,
come da verbale, il ricorso è stato assunto in decisione.
Il ricorso è infondato e va respinto.
Ritiene il Collegio di non doversi discostare dal precedente specifico,
ancorché risalente, di cui alla sentenza di questo T.A.R. per la Sicilia, sede di
Palermo, n. 325/2012, confermata in seconde cure dal CGA con sentenza
n.16/2015.
In primo luogo, occorre procedere allo scrutinio della seconda e terza censura
per questioni di ordine logico e sistematico.
Entrambe le doglianze, contestualmente esaminate, sono prive di pregio.

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Con la già richiamata sentenza n. 325/2015, questa Sezione ha precisato che:


-il preteso diritto – per le parti ricorrenti - all’incremento delle remunerazioni
nascente dalle invocate disposizioni della legge n. 244 del 2007, trova un
insormontabile ostacolo, sul piano del concorso fra le fonti (regolato nella
fattispecie dal principio di specialità), nella portata ostativa rispetto
all’applicazione in Sicilia di tale normativa del piano di rientro della spesa
sanitaria, stipulato fra la Regione Siciliana e i Ministeri della salute e delle
Finanze, approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 312/2007
(pubblicata nel supplemento ordinario alla G.U.R.S. del 31 agosto 2007), la cui
vincolatività per le parti stipulanti deriva dalla garanzia legislativa della
“realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2007-2009, in
attuazione del protocollo di intesa tra il Governo, le regioni e le province
autonome” (art. 1, comma 796, legge 27 dicembre 2006, n. 296);
-detta disposizione resiste, in forza della sua specialità, a norme posteriori e
generali di contenuto con essa incompatibile, impedendo quindi l’applicazione
di individuare nel mero criterio cronologico lo strumento per la risoluzione
dell’antinomia;
-la fonte pattizia dell’accordo (Piano di rientro), e la fonte statale che gli ha
dato formale garanzia, escludono in radice l’asserita violazione delle
prerogative costituzionali dello Stato, come pure la possibile violazione della
disposizione costituzionale in materia di livelli essenziali delle prestazioni
concernenti il diritto alla salute (art. 117, comma 2, lett. m);
-risulta erroneo il presupposto interpretativo secondo cui la distinzione fra dispositivi su
misura e dispositivi di serie sarebbe propria solo delle protesi ortopediche, e non anche di
quelle acustiche; secondo detta sentenza, tale conclusione si ricava dalla lettura
sistematica del citato d.m. 332/1999, e in particolare dell’elenco 1 ad esso
allegato, in cui la distinzione fra le due tipologie di dispositivi è disciplinata
indipendentemente della suddivisione delle protesi in classi, ed è dunque
comune a tutte le classi (inclusa la classe 21, relativa agli ausili per la
comunicazione, informazione e segnalazione); per altro le tre condizioni previste

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dall’art. 1, comma 2, del d. lgs 46 del 1997 per la individuazione di tali dispositivi devono
sussistere cumulativamente, e che l’adattamento al singolo paziente di dispositivi costruiti
per un uso non personalizzato esula dalla nozione in parola con conseguente
infondatezza della censura tendente ad includere fra i dispositivi soggetti ad incremento
anche strumenti prodotti in serie e successivamente adattati.
Tale precedente, come già evidenziato, risulta applicabile in specie ed ha avuto
altresì l’avallo del Consiglio di Giustizia Amministrativa che con sentenza n.
16/2015 ha rigettato l’impugnazione proposta dagli appellanti.
Come evidenziato dall’Avvocatura erariale, le misure del Piano di rientro non
hanno esaurito i loro effetti nel triennio di riferimento 2007/2009, come ex
adverso ritenuto dai ricorrenti, essendo subordinata detta cessazione all'esito
dell'ultima verifica, intervenuta il 23 marzo 2010, sugli adempimenti di Piano
con la definitiva validazione del raggiungimento degli obiettivi da parte dei
tavoli ministeriali.
Quanto precede postula anche l’infondatezza della prima doglianza secondo
cui il decreto impugnato avrebbe dovuto essere emanato dall'Assessore.
Invero può convenirsi con quanto sottolineato dall’Avvocatura distrettuale
dello Stato: il combinato disposto della norma finanziaria e del mentovato
piano di rientro non prevede alcun margine di discrezionalità per le Regioni,
di talché esso è stato adottato dal dirigente generale nell’ambito di poteri
gestionali riconosciutigli dalla normativa vigente.
In conclusione, il ricorso è da respingere in quanto infondato con
imputazione delle spese di lite secondo il principio della soccombenza, nella
misura di cui al dispositivo al pari del precedente qui più volte richiamato.
P.Q.M.
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia (Sezione Prima),
definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo
rigetta.
Condanna i ricorrenti, in solido, al pagamento in favore dell’Assessorato della
Salute della Regione Siciliana delle spese del presente giudizio, liquidate in

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complessivi euro duemila/00, oltre I.V.A. e C.P.A. come per legge; nulla nei
confronti dall’A.S.P. di Catania, non costituita.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.
Così deciso in Palermo nella camera di consiglio del giorno 4 luglio 2019 con
l'intervento dei magistrati:
Calogero Ferlisi, Presidente
Roberto Valenti, Consigliere, Estensore
Sebastiano Zafarana, Primo Referendario

L'ESTENSORE IL PRESIDENTE
Roberto Valenti Calogero Ferlisi

IL SEGRETARIO

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