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TRA DIALETTI LOCALI

E POLITICALLY CORRECT
DIMOSTRAZIONE INTERPOLATIVA DEL FATTO Inquietudini di un linguaggio che non sa
CHE IL LINGUAGGIO PRIVATO NON ESISTE essere pubblico

A volte si è tentati di immaginare che possa esserci qualcosa come un linguaggio privato. Molti di noi per esempio sono
Il linguaggio in quanto atto intrinsecamente pubblico esiste solo Chi ha l’autorità per stabilire queste regole? Nonostante il con-
inclini a filosofeggiare da profani sulla strana solitudine del nostro stato mentale; e dal momento che se mi fa male il ginoc-
in virtù di un consenso condiviso all’interno della comunità che senso non sia mai condiviso fino in fondo (e le risposte a queste
chio solo io posso sentirlo, si è tentati di concludere che per me la parola dolore abbia un significato interno molto sogget-
lo usa; viceversa la comunità viene definita proprio dal linguag- domande tirino in ballo dispute filosofiche, cognitive e morali
tivo che soltanto io posso capire davvero. Questo tipo di ragionamento è un po' come il terrore provato dall'adolescente che gio che ha adottato. In questo senso il linguaggio rappresenta la ben lontane dal vedere una fine), possiamo di certo affermare che
fuma erba e si chiede se la sua esperienza interiore sia tanto privata quanto inverificabile, una sindrome nota tecnicamen- prima forma di appartenenza identitaria e la messa a punto da tuttavia si arriva ad un certo grado di consenso, tanto da stabilire
te come Solipsismo da cannabis. Mentre sgranocchia biscotti Chips Ahoy! e fissa intensamente un evento dell'Associazione parte di una comunità di una lingua propria rappresenta la pri- un insieme di regole (sempre soggette a cambiamenti). E quindi
golf professionale alla televisione, ad esempio, l'adolescente che fuma erba viene colpito dalla spaventosa possibilità che, per ma fase verso la definizione della propria identità. La questio- che una qualche forma di autorità sia presente nel mediare diffe-
es., quello che vede come il colore verde e quello che altre persone chiamano «il colore verde» forse in realtà non sono affat- ne ora potrebbe apparire più semplice di quanto non sia. Innan- renti posizioni a favore di un qualcosa in comune.
to le stesse esperienze di colore: che tanto lui quanto un'altra persona chiamino verde i prati dei campi da golf e il segna- zitutto una visione affrettata potrebbe portare alla conclusione
le di via libera di un semaforo sembra garantire solo che c'è una costanza analoga nella loro esperienza del colore di campi che linguaggio e comunità siano vincolati da una sorta di corri- Durante la formazione di uno Stato-Nazione - durante cioè il
da golf e luci del via libera, ma non che l'autentica qualità soggettiva di quelle esperienze di colore sia la medesima; forse in spondenza biunivoca che chiamiamo appunto identità. Ad ogni tentativo di dare una precisa identità culturale, linguistica, reli-
realtà quello che l'ad. fumatore di erba percepisce come verde viene percepito da tutti gli altri come blu, e forse quello che comunità corrisponde uno ed uno solo linguaggio e viceversa. giosa, geografica, politica, etc. ad una regione che di per sé non
Questo potrebbe essere vero ammettendo che ciò che chiamia- possiede tale unità e di organizzare questa unità secondo una
noi «intendiamo» con la parola blu è quello che lui «intende» come verde eccetera, finché l'intero ragionamento diventa così
mo identità siano costanti fisse e invariabili, etichette applicabili struttura gerarchica - si assiste ad un poderoso sforzo per stabi-
complesso e sfiancante che l'a. f. d. e. finisce per accasciarsi, ricoperto di briciole e paralizzato, sulla poltrona.
a qualsiasi situazione o stati di cose. In realtà quello che a poste- lire un unico codice linguistico che diventi condiviso da tutte le
Il punto qui è che l'idea di un linguaggio privato, così come l'idea di colori privati e come la maggior parte degli altri lam- riori tendiamo a chiamare identità (o almeno identità linguistica) persone che abitano quello Stato. Ovviamente questo sforzo si
biccamenti solipsistici da cui il recensore è stato in varie occasioni afflitto, è sia illusoria che falsa, e lo si può dimostrare. deriva dal rapporto tra comunità e linguaggio - e dalle tensioni scontra con i diversi linguaggi delle diverse comunità che pre-
Nel caso del linguaggio privato, l'illusione in genere è basata sul credere che una parola come dolore o albero abbia il che caratterizzano questo rapporto. E comunità e linguaggio non esistono allo Stato-Nazione. La formazione degli Stati-Nazione
significato che ha perché è in qualche modo «legata» a una sensazione nel mio ginocchio o all'immagine di un albero nel- solo si presuppongono a vicenda, ma se osservati da vicino sem- coincide infatti con lo sforzo di combattere la Babilonia dei dia-
la mia testa. Ma come dimostrato negli anni Cinquanta dalle Ricerche filosofiche del sig. L. Wittgenstein, in realtà le paro- brano condividere la stessa struttura fluida e dinamica. Entrambi letti parlati in quella regione a favore di un’unica lingua unificatri-
le hanno il significato che hanno per via di certe regole e verifiche che ci vengono imposte dall'esterno della nostra sog- non appaiono come qualcosa di immutabile, qualcosa di già dato ce. Il mito della Lingua Istituzionale nasce con il mito dell’Identi-
gettività, e cioè dalla comunità in cui dobbiamo vivere e comunicare con altre persone. L'argomentazione di Wittgenstein che si preserva nel tempo in virtù di regole e assiomi; ben lonta- tà Nazionale.1 Questo scontro, per la natura stessa del linguaggio
si incentra sul fatto che una parola come albero per me ha un certo significato a causa del modo in cui la mia comunità di ni dall’essere definiti, essi sono piuttosto in-definiti, ossia in una (ma si potrebbe anche dire per la mancanza di un consenso pie-
appartenenza ha tacitamente convenuto di usare il termine albero. continua e costante definizione e ridefinizione. Proprio per que- namente condiviso), non giunge mai ad una situazione di stabi-
sto il consenso condiviso ricopre un ruolo essenziale nel tracciare lità. Esso continua ad esistere anche quando uno Stato-Nazione
[...] Se i significati di parole ed espressioni dipendono da regole transpersonali e queste regole dal consenso della comu-
i confini del linguaggio e quindi della comunità stessa. dichiara una propria Lingua Istituzionale, definita da un certo
nità, allora il linguaggio non solo non è privato ma è anche irriducibilmente pubblico, politico e ideologico. numero di parole (vocabolario), da un sistema fonematico, da
Un’ulteriore semplificazione è presente però nell’espressione certe regole grammaticali e di sintassi. L’identità linguistica si ali-
David Foster Wallace, Autorità e uso della lingua consenso condiviso. In teoria un consenso assolutamente condi- menta continuamente da un processo dialettico che ha nei suoi
viso da tutti i membri di una comunità farebbe di questa un’or- estremi la Lingua Istituzionale da una parte e la miriade di dialet-
ganizzazione molto stabile, cosa che, come si è detto, non è. Nei ti, sotto-dialetti, gerghi, etc. dall’altra. La vera identità linguistica
fatti vediamo che una delle principali cause dell’instabilità di deriva dal movimento (che spesso prende la forma di una batta-
una comunità è proprio la mancanza di un consenso condiviso. glia) tra queste due polarità. Quando questo movimento si gua-
E questa mancanza affligge anche il linguaggio della comunità, sta l’identità linguistica si apre ad una crisi. Ciò significa che vie-
dando forma a domande del tipo: Quando una lingua può essere ne a mancare quella forma di autorità in grado di mediare diversi
considerata un sistema di comunicazione comprensibile e utilizza- linguaggi, delimitando così l’ambito di ciò che è corretto da ciò
bile da un’intera comunità? Quali sono le regole che distinguono che non lo è. Di fatto la Lingua Istituzionale e i dialetti e i sotto-
un uso corretto della lingua da un uso non corretto? e soprattutto dialetti smettono di funzionare come polarità, ossia smettono di
essere dipendenti l’una dall’altra: la prima si irrigidisce nel pro- Stati-Nazione e dei suoi confini (che l’Italia conosce relativa- non siano mai state le tradizionali prescrizioni Snob." 4 tale universalità funziona in modo armonico anziché critico 5 :
prio sistema di regole allontanandosi così dall’effettivo uso che mente tardi, all’inizio degli anni Novanta – gli stessi anni in cui l’idea di identità universale, nucleo ideologico dell’LPC, presup-
ne viene fatto, mentre gli altri, degenerando, preparano il terreno la Lega Nord inizia ad acquisire un peso politico a livello naziona- Il riferimento alla Neolingua di Orwell non è affatto esagerato, pone un tipo di universalità i cui elementi si cristallizzano in una
ad una incomprensione di fondo condivisa e quindi alla disgrega- le) si assiste ad un vero e proprio movimento reazionario e popu- anzi. In 1984 la lingua inglese iniziava a subire una trasformazio- struttura coerente ed equilibrata. Ma un’identità, così come una
zione della comunità. lista, quello che Žižek chiama feticismo fascistizzante-populista, ne radicale verso la Neolingua come riflesso di un regime repres- lingua, che faccia affidamento su di un principio inclusivo (e non
che “implica una falsa identificazione sia della natura dell’anta- sivo e poliziesco (un’ibridazione dei totalitarismi del Novecen- esclusivo come le identità-feticcio della destra populista) dovrà
Le lingue nazionali ai giorni nostri sembrano essere entrati in una gonismo che del nemico: la lotta di classe è spostata, per esem- to). Oggi l’LPC funziona come strumento di un’ideologia che si per forza di cose fare i conti con un’idea di universalità animata
situazione critica. I movimenti di migrazione di massa prima e le pio, in lotta contro gli ebrei, in modo tale che la rabbia popolare proclama post-ideologica e che porta con sé l’idea di un’identità da scontri, antagonismi e incoerenze.
recenti trasformazioni nei sistemi e nelle tecnologie della comu- contro il fatto di essere sfruttati sia ridiretta lontano dai rapporti tanto universale quanto sterile e sterilizzante. E questo perché
nicazione poi (vere e proprie rivoluzioni) hanno fatto da terre- capitalistici in quanto tali e in direzione del complotto ebraico.” 3
no fertile alla proliferazione di numerosi dialetti, gerghi, slang, Nel nostro caso la Lega Nord assume come feticcio l’appartenen- Andrea Facchetti
contaminazioni tra lingue che già di per sé non avevano niente za identitaria, che di volta in volta si declina in religione cristia- Unità di Crisi
di puro. Le lingue istituzionali degli stati, sempre più impaurite na vs. religione islamica, Polenta vs Cous Cous o nella difesa di un
da questa Babilonia globalizzata, oscillano tra posizioni più con- dialetto locale di fronte al pericolo di una famigerata contamina-
servatrici (quella tendenza ad irrigidirsi nella propria tradizione zione esterna. Come se esistesse una lingua mitica del tutto pura
negando ogni possibile novità) e posizioni liberali (il cui estre- a cui appellarsi e come se il linguaggio non presupponesse uno
mo è rappresentato dalla tanto ottusa quanto irreale convinzio- scambio tra due o più posizioni. Scambio che implica quindi una
ne che tutto ciò che viene detto sia corretto). Ma mentre la prima contaminazione.
si rivela come una forma autoritaria che non è in grado di mediare
fra diverse realtà linguistiche - e che di fatto tende a ridurre la lin- Se l’uso improprio dei dialetti da parte della Lega Nord è difficile
gua nazionale ad una sorta di lingua delle prefetture o da codice da demistificare, la carica ideologica presente in esso è fin trop-
penale, un gergo tecnicizzato sempre più distante dalla comuni- po evidente. Tutt’altra cosa si può dire per il Linguaggio Politica- NOTE
tà dei parlanti 2 - la seconda manca del tutto di una volontà capace mente Corretto (che d’ora in avanti chiameremo semplicemen-
di discriminare fra un uso corretto e un uso non corretto - sen- te LPC). Questo si è presentato come il linguaggio privilegiato in 1. Il caso limite che rivela la fragilità di questi due giganteschi miti è rappresentato dalle ex-colonie
za contare il caso limite in cui ogni cosa detta fa legittimamen- seguito alla caduta del muro di Berlino: l’entrata del mondo nella africane: Stati-Nazione come l’Angola e il Mozambico, nati da una presunta indipendenza dalle
te parte di una lingua che porta ad ammettere non solo la possi- (presunta e pretenziosa) fase politica della post-ideologia è stata potenze coloniali europee (in questo caso il Portogallo), non hanno nulla a che vedere con gli
bilità di un linguaggio privato, ma la sua coincidenza con quello accompagnata da un’attitudine linguistica che da subito si defi- Stati-Nazione del vecchio continente. Alla loro base non vi è nessuna unità culturale, politica
pubblico. La crisi delle lingue nazionali apertasi con la mancan- nisce post-ideologica, super partes e moralmente egualitaria – o etnica (o un lungo processo che punta in questa direzione), né tanto meno alcun sentimento
za di un autorità viene oggi radicalizzata dall’assenza di una con- tanto da spostare il dibattito da ciò che nel linguaggio è corret- patriottico. L’unico elemento in grado di costituire un’identità in quei territori è proprio il loro
sapevolezza e di un dibattito pubblico su cosa significhi esercita- to a ciò che è giusto. In nome di questa valenza morale superiore status di ex-colonie. E di fatto la lingua ufficiale di queste nazioni non deriva mai da un dialetto
re quell’autorità. È necessario rendersi conto delle implicazioni l’LPC non solo si rivela essere un’attitudine linguistica intolle- locale, ma dalla lingua madre della madre patria.
che derivano dalla discriminazione di certe forme verbali rispet- rante e repressiva (basti pensare a quante denunce e querele ven-
to ad altre, o dall’ammettere una nuova parola nel dizionario di gono lanciate a fronte di un uso “diffamatorio” del linguaggio), 2. Qui è forse legittimo azzardare un parallelo con la lingua latina: la lingua istituzionale
una lingua: come ricorda Wallace la dimensione pubblica del lin- ma soprattutto produce esattamente i risultati opposti rispet- dell’Impero Romano, non più in grado di far fronte alle numerose popolazioni e culture
guaggio fa di questo uno strumento e un campo d’azione profon- to alle sue intenzioni democratiche ed emancipanti. Wallace nel sottomesse a Roma, si riduce a lingua scritta, la lingua dei dotti, dei letterati e degli uomini di
damente politico e ideologico. Oggi questo è evidente in due for- già citato saggio Autorità e uso della lingua chiarisce bene que- governo - alti gradi di paradosso si raggiungono quando i primi testi grammaticali che definiscono
me - o meglio tendenze - linguistiche che si propongono come sto punto: i canoni di una nuova lingua vengono scritti in latino, come ad esempio De recta & emendata
soluzioni alla crisi dell’autorità: il richiamo ai dialetti da una par- linguæ Anglicæ scriptione, dialogus di Sir Thomas Smith - mentre sotto di essa prolificano
te e il Linguaggio Politicamente Corretto dall’altra. L’uso di una lingua è sempre politico, ma lo è in modo comples- numerosi dialetti che iniziano a tracciare i confini di quelli che saranno poi alcuni dei futuri stati
so. Rispetto, per esempio, al cambiamento politico, le convinzio- europei.
Comparsi per la prima volta nel 1996 in alcuni comuni milane- ni dell’uso possono funzionare in due modi: da un lato possono
si e del bergamasco, i cartelli stradali in doppia lingua (italiano e essere un riflesso del cambiamento politico e dall’altro possono 3. Slavoj Žižek, Dalla tragedia alla farsa, Ponte alle Grazie, Milano, 2010, p. 87.
dialetto locale) posti all’entrata di paesi e città fanno ormai par- essere uno strumento del cambiamento politico. La cosa impor-
te del normale arredo urbano nel Nord Italia. Questi non sono tante è che queste due funzioni sono ben distinte e tali devo- 4. David Foster Wallace, Autorità e uso della lingua, in D. F. Wallace, Considera l’aragosta,
altro che la punta dell’iceberg di una campagna per la difesa e il no restare. Confonderle – in particolare, scambiare per efficacia Einaudi, Torino, 2006, pp., 120-121.
recupero dei dialetti locali cavalcata dalla Lega Nord negli ulti- politica quello che in realtà è solo il simbolismo politico di una
mi 15 anni, a riprova dell’astuzia comunicativa del partito del lingua – dà luogo alla bizzarra convinzione che l’America smetta 5. Una discriminazione simile a quella mossa da Benjamin nei confronti della Storia Universale
Carroccio. Di fatto la questione centra in pieno il punto: la lotta di essere élitaria o ingiusta per il semplice fatto che gli americani dello storicismo: “L’idea che la storia del genere umano sia composta dalle storie dei popoli, è una
per i dialetti locali è una lotta politica. Quel che non è subito evi- smettono di usare un certo vocabolario che è storicamente asso- semplice scappatoia della pura e semplice pigrizia del pensiero […]. (L’idea di una storia universale
dente è che sostenere l’importanza di una forma dialettale, ma ciato all’élitarismo e all’ingiustizia. Questa è la pecca fondamen- sta e cade con l’idea di una lingua universale. Finché quest’ultima possedeva un fondamento,
in generale sostenere qualsiasi manifestazione culturale di una tale dell’Ipc [Inglese politicamente corretto, NdR]. […] sebbene fosse esso teologico, come nel medioevo, oppure logico, come da ultimo in Leibniz, la storia
certa tradizione, non significa automaticamente combattere una l’Ipc abbia la pretesa di essere il dialetto della riforma progressi- universale non era un’idea impossibile. Invece, come è stata praticata a partire dal secolo scorso,
battaglia sventolando come vessillo un’appartenenza identita- sta, di fatto è – nella sua sostituzione orwelliana degli eufemismi la storia universale può essere sempre solo una sorta di esperanto).” (Walter Benjamin, Materiali
ria. La semplificazione in atto qui è talmente banale da risultare dell’uguaglianza sociale al posto dell’effettiva uguaglianza socia- preparatori alle tesi, Ms 447/1094, in W. Benjamin, Sul concetto di storia, Einaudi, Torino, 1997,
tremendamente difficile da smantellare: di fronte alla crisi degli le – molto più di aiuto ai conservatori e allo status quo di quanto p. 77).

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