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La “grande divergenza”
Agenda
1. L’apertura di “mondi chiusi”:
periodizzazione, protagonisti, scambi,
esiti.
2. La “grande divergenza”, quando e
perché: demografia, istituzioni,
geografia, geopolitica.
3. Perché l’Europa e non l’Asia.
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1.1 I “mondi chiusi”
Fino alla fine del XIII secolo, l’Europa e il bacino del Mediterraneo,
l’Asia Orientale, l’America Centrale sono “mondi chiusi” cioè aree
geografiche che intrattengono solo occasionali scambi
commerciali – la via della seta è una eccezione – caratterizzate
dalla presenza al proprio interno di vie di comunicazione.
Da allora, prese avvio un processo di apertura, cioè di integrazione
di aree sempre più vaste in un sistema economico mondiale in
costante espansione realizzata principalmente attraverso le
scoperte geografiche e la creazione di nuove vie di
comunicazione.
All’interno di tale processo il bacino del Mediterraneo ebbe un ruolo
fondamentale di collegamento tra il Nord Europa e l’Oriente.
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1.3 L’apertura di mondi chiusi: 1434- 1543
Nel 1434 il portoghese Gil Eanes doppiò il capo Bojador nel M arocco
occidentale. Questo traguardo fu particolarmente importante perché
• modificò gli equilibri geopolitici nel mediterraneo (i portoghesi
erano riusciti dove Genova e Venezia avevano fallito)
• fu reso possibile dalle innovazioni tecnologiche: la caravella risultò
essere una imbarcazione adatta alle spedizioni atlantiche.
Tra la metà del XV e la metà del XVI secolo, la scoperta di nuove
rotte e di nuovi mondi segnò una tappa fondamentale nel processo di
trasformazione delle società e delle economie eurasiatiche.
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1.5 Verso l’India
Nel 1427 i Portoghesi scoprono le
Azzorre, a 1500km al largo di Lisbona
I portoghesi stabilirono
importanti basi commerciali in
Africa per gestire il commercio
di beni ad alto valore quali oro,
avorio, spezie del Golfo di
Guinea e più tardi commercio
di schiavi
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1.7 L’apertura di mondi chiusi: 1492-1550
•Completata la cacciata dei turchi dalla penisola iberica, i
sovrani spagnoli finanziano una spedizione che ha lo scopo
di raggiungere la Cina da occidente.
•Obiettivo: assicurarsi il controllo di rotte commerciali
alternative a quelle portoghesi
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2.1 Grande divergenza: definizione
La grande divergenza può essere definita come:
• il processo attraverso cui in Europa i limiti delle economie pre-
industrali furono superati prima che altrove, favorendo quindi il
miglioramento delle condizioni di vita;;
• ovvero, il processo attraverso cui l’Europa divenne il centro della
prima economia mondo.
La grande divergenza è un processo legato allo sviluppo economico
moderno (quello che porta alla rivoluzione industriale) e affonda le
sue radici in una serie di pre-condizioni ed eventi che ne hanno
preparato l’avvento.
http://www.nobelprize.org/nobel prizes/economic-sciences/laureates/1971/kuznets-lecture.html
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2.2 Grande divergenza: quando?
• Fino alla fine del M edioevo Asia e Europa presentavano le
medesime precondizioni.
• Nel corso del XVI secolo, cioè ben prima della rivoluzione
industriale, l’Europa occidentale incomincia a distanziarsi
dall’Asia (e quindi a maggior ragione dal resto del mondo)
• Evidenze empiriche: tasso di urbanizzazione e progresso
tecnologico.
• Needham: «Perché, se la Cina ha inventato quasi tutto (dalla
polvere da sparo alla stampa), la scienza moderna (e la
rivoluzione industriale) si è sviluppata altrove, sulle sponde del
Mediterraneo e dell’Atlantico?»
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2.4 Grande divergenza: spiegazioni istituzionali
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2.6 Grande divergenza: spiegazioni istituzionali
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2.8 Grande divergenza: spiegazioni geopoltiche
Le barriere naturali hanno impedito la formazione di grandi imperi in
Europa (J. Diamond), dove prevalgono stati di piccole dimensioni
in competizione tra di loro. La competizione stimola l’innovazione
per cercare di superare gli avversari.
In Asia, invece, prevalsero grandi imperi accentrati che per
mantenere la stabilità sociale ostacolarono le innovazioni
(abbandono armi da fuoco in Giappone;; abbandono spedizioni
oceaniche da parte dei cinesi)
L’Europa sfruttò ampiamente i territori conquistati creando un
sistema articolato in centro, semi-periferie e periferie (I.
Wallerstein).
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Economia mondo
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