Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Camerino. 1400 1700 Da. Le Prime Tracce. e Un. Di Un Cervo. Dall'immagine. La Discendenza. Qualche Tempo. Montefortino. A Filottrano. Estiva PDF
Camerino. 1400 1700 Da. Le Prime Tracce. e Un. Di Un Cervo. Dall'immagine. La Discendenza. Qualche Tempo. Montefortino. A Filottrano. Estiva PDF
glia Perozzi
14000‐1700 ‐ Da a Camerino o a Filottranno
Le pprime traccee della famiiglia Perozz i risalgono al secolo XV V con il cavaaliere Perozzzo1,
al ccui figlio e nipote primigeniti (VVenanzio e Pierantonio) il Re Laadislao D'Angiò
concesse nel 1 1414 i territtori di Baciccchi e Arasttae "de Pro ovincia Apruutii", in cam mbio
della fedeltà dimostrata n nella lunga guerra di co onquista de ei territori aallora goverrnati
dal Papa2. Della presenza della famigglia a Camerino rimang gono ad ogggi una legge enda
e un n affresco: secondo la leggenda, G Giulio Cesare da Varan no, signore di Camerin no, si
invaaghì di una delle nipotti di Perozzoo, Gentilinaa (nome ricorrente nellla famiglia fino
ad o oggi). La do onna, sposatta ad altri, lo rifiutò ed d egli per ve endetta fecce affrescare un
gigaantesco alb bero di perre in una ssala del su
uo Castello di Beldileetto, sovrasstato
dall'immagine di un cervo o e circondaato di cani m minacciosi cche ne divoorano i fruttti. Le
peree e il cervvo rapprese enterebberoo chiari rife erimenti allo stemmaa della fam miglia
Pero ozzi. L'affresco è tuttorra visibile n elle sale de el Castello, rrecentemennte restauraato3.
La ddiscendenzaa di Perozzo o è percorrribile per cirrca un seco olo, poi la faamiglia miggrò a
provincia di Ancona. Finno al 1700 se ne perdo
Filotttrano, in p ono però trracce storiche a
causa di un inccendio che distrusse ggli archivi co omunali. Saappiamo soolo che all’in nizio
del ‘700 il nucleeo iniziale d
di Villa Quieete fu fatto eedificare da
a Domenicoo Perozzi (1654‐
17331), come casino
c di caccia
c costrruito in zona boscosaa. Alcuni ddegli alberi che
circondano ogggi la villa rissalgono a quuell'epoca. Altre carte ci dicono cche nel febb braio
del 1784 si deccretò la nobiltà di Maccerata ai Pe erozzi, "con
n l’obbligo ddi dimorarvvi un
quaalche tempo o dell’anno"". Il casino di caccia divenne così anche luoggo di reside enza
estiva.
18000 ‐ I Perozzzi nel Risorg gimento Maaceratese
La figura di Giu useppe Pero ozzi, figlio pprimogenitoo di Domenico, nato neel febbraio 1 1771
a Fiilottrano, è strettamente legata al periodo Risorgimen ntale. Giuseeppe sposò ò nel
17994 Lavinia Aurispa, figlia del ppatrizio libe erale Mace eratese Pirrro (signore e di
Mon ntefortino e noto pattriota), nonnostante la forte oppo osizione deel padre che gli
tolse la primoggenitura. I d dissapori chhe ne seguiirono porta arono i figli di Domenico a
dividersi: l'ultimmogenito Antonio fu d esignato errede al posto di Giusepppe e mante enne
le p
proprietà di Filottrano o e di Ancoona, tra cuui la villa e
e il palazzoo Perozzi; Luigi,
L
militare, si trasferì ad An
ncona, dovee partecipò ò alla difesa a della cittàà nel 17994,5 e
rico
oprì poi cariche pubb bliche (Gon faloniere di d Ancona, Magistratoo); Giusepp pe e
Laviinia si trasfferirono a invece a MMacerata, continuando o a usare laa casa di Valle
V
Casccia come residenza estiva.
e Lav inia era un
na donna di polso, cche introdusse
Giusseppe alle idee rivoluzionarie della sua famiglia di d origine in un periodo
partticolarmentte complessso della stooria marchiggiana. Di lei si conservva un ritrattto in
vestti di matron na romana nel Museoo Marchigiaano del Riso orgimento, con l’iscrizione
“Mo oglie e Madre di Patrioti”.
P GGiuseppe fu u Podestà di Macerrata durante i
combattimenti tra le armate Austriache e quelle del Re di Napoli Gioacchino Murat.
A lui si deve il Proclama in favore di Murat e dell'indipendenza Italiana, che nel 1815
salvò dai saccheggi e dalla carestia la città occupata dagli Austriaci, un proclama
coraggioso anche agli occhi del nemico: secondo le dichiarazioni del Generale
Austriaco von Neipperg infatti, per questa azione Giuseppe “avrebbe meritato una
statua”. Ispirati dai sentimenti liberali dei genitori, i tre figli di Giuseppe e Lavinia
furono anch’essi patrioti e combattenti: il primogenito Ettore (1803), medico, figurò
tra gli studenti più compromessi nel processo per la cospirazione del 1820.
Rivoluzionario nel 1831, dopo il fallimento della marcia del Generale Sercognani, cui
aveva partecipato, andò esule in Francia. Una sua miniatura è esposta nel Museo
Marchigiano del Risorgimento. Il secondogenito Emilio (o Emidio) morì giovane,
dopo aver combattuto con Napoleone per poi unirsi all’esercito di Murat nel 1815. Il
terzogenito Pirro, anch’egli sorvegliato come i fratelli dalla polizia per la sua fede
liberale, sposò nel 1826 la Marchesa Vincenza Roberti, quella "Cencia" cui
Gioacchino Belli dedicò il suo Canzoniere Amoroso dopo avere con lei intrattenuto
un fitto e appassionato epistolario tra il 1824 e il 1854 (raccolto e pubblicato negli
anni '70 con il titolo "Lettere a Cencia")6. Si stabilirono a Morrovalle, paese di Cencia,
nell'attuale Palazzo Valentini. Ettore sposò invece Rita Cini, a Roma, l’8 febbraio
1841. Arpista dilettante, allieva della nota compositrice Marianna Creti de Rocchis,
Rita fu una donna colta e amante della musica. Membro onorario della Società
Filarmonica di Firenze dal 1859, molti musicisti marchigiani dell’epoca le dedicarono
componimenti musicali, tra i quali si annoverano una sinfonia per concerto del
maestro Livio Liviabella, e un sonetto per arpa di Gioacchino Rossini, intitolato
"Allegretto” e a lei dedicato dal compositore nel 1853. Alla sua morte, avvenuta a
Montecassiano nel 1878, la sua commemorazione fu scritta da Cesare Cantù. Ettore
e Rita trascorsero gran parte della loro vita nella villa Perozzi di Valle Cascia, dopo
aver realizzato tra il 1830 e il '40 la prima ristrutturazione del casino di caccia, che fu
trasformato in villa di campagna iniziando ad assumere le sembianze attuali. Le idee
liberali di Giuseppe e Lavinia continuarono a vivere nella famiglia di Ettore e Rita,
come testimoniano rapporti epistolari con noti personaggi del panorama
Risorgimentale (Massimo D'Azeglio e Nino Bixio), ora custoditi nel Museo del
Risorgimento di Montecassiano.
1800‐1900 ‐ Dalla musica alla matematica: un binomio antico
Ettore e Rita ebbero due figli, che chiamarono Gustavo e Adolfo. La leggenda
familiare di questi due nomi, mai apparsi prima tra i Perozzi, è il riferimento al Re
Gustavo Adolfo III di Svezia, illuminista e amante dell'Italia, del teatro e della
letteratura. Il primogenito Gustavo, dopo aver frequentato la scuola per allievi
ufficiali a Firenze partecipò alla presa di Roma del 1870, come aiutante di campo del
comandante Nino Bixio. In una lettera del 1861, custodita dal Comune di
Montecassiano, Giuseppe Garibaldi ne riconosce meriti e valore militare. Ingegnere,
dal 1888 tornò a vivere nella villa Perozzi, che ristrutturò completamente ispirandosi
allo stile francese dell'epoca e realizzando una vera e propria villa padronale,
costituita da un blocco di edifici con altezze e spioventi diversi, un arredo del piano
terra in cui spiccavano gli arazzi, mentre il primo piano era ricco di stucchi e
dorature. Il complesso fu completato in quell'epoca dal parco, con un giardino
all'italiana, uno chalet con il tetto in piombo (che si deteriorò ben presto e fu
demolito nel 1930), e costruzioni annesse per le botteghe artigiane che assicuravano
la manutenzione della villa, un garage per le carrozze e le stalle per i cavalli. Gustavo
ricoprì diverse cariche pubbliche, fu Presidente della Provincia e Sindaco di Macerata
(dal 1911 al 1913), partecipò alla realizzazione di diverse opere, tra cui il tratto di
ferrovia Civitanova‐Macerata, e si occupò della gestione dei terreni agricoli di sua
proprietà. Fu anche finanziatore di opere pubbliche, quali le sale operatorie
dell'ospedale di Montecassiano, per il cui mantenimento lasciò in eredità al Comune
parte dei suoi terreni agricoli alle falde della collina sulla quale è edificato il paese. Di
lui si conserva una foto accanto alla Regina Margherita in occasione
dell'inaugurazione di una mostra marchigiana. Sposò in tarda età Adele Tanci e morì
nel 1935 senza lasciare altri eredi. Era però sopravvissuto al fratello Adolfo, alla cui
discendenza passò quindi il destino della Villa. Adolfo aveva sposato Elena Cremona,
di famiglia romana, figlia del grande matematico Luigi e nipote del pittore Tranquillo,
noto come iniziatore della corrente artistica della "scapigliatura" in pittura. Luigi
Cremona7 era un accademico, ma anche un politico: fu primo rettore della facoltà di
ingegneria di San Pietro in Vincoli a Roma, al cui ingresso è oggi esposto un suo
busto bronzeo. Fu anche Senatore del Regno d'Italia e Ministro della Pubblica
Istruzione. Amò profondamente la figlia Elena, che con Adolfo Perozzi ebbe quattro
figli: Luigi, tenente medico, che morì nella guerra 1915‐18, Ettore, Elisa e Rita. La
famiglia viveva a Macerata, nella villa Elena che Adolfo fece costruire sulla via "corta"
che da Villa Potenza sale verso la città, e dove ancora oggi vivono i discendenti della
figlia Elisa. Alla morte prematura di Adolfo, il fratello Gustavo si prese cura di Elena e
dei nipoti ancora piccoli, mentre Cremona prese con sé a Roma il giovanissimo
Ettore, mio nonno, avviandolo alla carriera di Ufficiale di Marina. Proprio
nell'ambiente della Regia Marina, Ettore conobbe e si innamorò della sua futura
moglie, Marcella Settembrini, che sposò nel 1914. Marcella aggiunse le proprie
ascendenze patriottiche a quelle della famiglia Perozzi, essendo nipote del patriota e
letterato napoletano Luigi Settembrini, fondatore nel 1835, insieme a Benedetto
Musolino, della setta carbonara dei Figliuoli della Giovine Italia8. Seguendo gli
incarichi di Ettore, a terra o in mare, Marcella e i sei figli (Gentilina, Vittoria, Adolfo,
Ruggero, Maria Luisa e Luigi) vissero in numerose città Italiane (Brindisi, Livorno,
Napoli, Brescia, La Spezia). Alla sua morte, avvenuta prematuramente nel 1935 in
seguito a un incidente, la famiglia si stabilì definitivamente a Roma in casa della
madre di Marcella.
1955 ‐ La "mia" famiglia Perozzi
Quando sono nata, nella villa Perozzi viveva solo la zia Adele, vedova da molti anni
dello zio Gustavo. Non c'erano più neanche il fratello di Gustavo, Adolfo, né i suoi
due figli maschi (tra i quali mio nonno Ettore). Saltando quindi una generazione, il
primo discendente maschio era mio padre Adolfo, figlio di Ettore e nipote di
Gustavo, al quale fu destinata la villa alla morte della zia Adele. Mio padre era stato
ufficiale di Marina, come suo padre, ma la lasciò dopo la seconda guerra mondiale
per laurearsi in ingegneria mineraria e intraprendere il lavoro di libero
professionista. Aveva sposato nel 1953 mia madre, Colomba Caccioppoli, di origine
napoletana. In linea con la recente storia dei Perozzi, anche Colomba era parente di
un grande matematico (Renato Caccioppoli) perdipiù di discendenza rivoluzionaria
(la madre Sofia Bakunina era figlia del rivoluzionario russo Michail Bakunin). Quando
la nostra famiglia entrò nella villa avevo 5 anni e nei dieci successivi è stata la mia
casa per quasi la metà dell'anno, durante le (allora) lunghe vacanze estive, pasquali e
natalizie. Ho un ricordo bellissimo di quegli anni, soprattutto delle estati in cui la
nostra famiglia si espandeva a dismisura e la villa si popolava di nonne, zii, cugini,
amici e parenti. Con i miei fratelli Ettore ed Elena trascorrevamo gran parte delle
giornate nel parco, tra corse in bicicletta e arrampicate sugli alberi, pic‐nic
improvvisati tra i banani dell'isolotto e indigestioni di pinoli, schiacciati per ore intere
ad uno ad uno... Mio padre, pur continuando il suo lavoro di ingegnere che amava
molto, si occupava anche dell'amministrazione dei terreni e fu tra i primi, negli anni
'70, a trasformare la mezzadria in conduzione diretta creando una moderna azienda
agricola centrata principalmente sulla coltivazione del grano e sull'allevamento di
bovini, cui introdusse più di recente anche una vigna. Mentre i nostri impegni
scolastici ci trattenevano a Roma con mamma, lui viaggiava di continuo tra Roma e
Montecassiano, sfruttando anche le sue competenze di ingegnere per collaborare
con il Comune alla stesura di un piano regolatore per l'area che circonda la villa, con
una lottizzazione che permise di costruire capannoni artigianali e villette
monofamiliari nella frazione di Valle Cascia. Pur non avendo mai risieduto
permanentemente a Montecassiano, mio padre amava molto questi luoghi in cui
aveva trascorso gran parte della sua infanzia tra la villa della sua nonna Elena e
quella dello zio Gustavo.
Anche per me questa villa ha sempre rappresentato il luogo felice della mia infanzia.
Lasciarla è stato quindi per me particolarmente difficile, ma è oggi una grande gioia
poterla rivivere grazie all'affettuosa accoglienza e ospitalità dei proprietari di Villa
Quiete, che con grande sensibilità ne hanno mantenuta intatta l'atmosfera e il
legame con le radici della nostra famiglia.
Giuditta Perozzi Roma 2 Aprile 2014
Bibliografia
1
Vittorio Spreti (1932) Enciclopedia storico‐nobiliare italiana ‐ Vol V, p. 266
2
Camillo Lili (1652) Dell'Historia di Camerino ‐ Parte seconda, Libro V, p. 140
3
Francesca Arcangeli (2009) I dipinti murali a soggetto cortese nella signoria di Giulio
Cesare da Varano. Ediz. CRACE, p. 208
4
Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie delle Marche
(1895). Vol VI (1909‐1910) L’assedio di Ancona del 1799, p. 13 “Il gen. Monnier,
comandante degli assediati, con al fianco fra gli altri il gen. Pino e il gen. Palombini,
di cui era aiutante il maresciallo conte Luigi Perozzi anconetano, resistette impavido
(dal Maggio al novembre, respingendo con energia i replicati assalti, ed eseguendo
sortite audacissime contro gli accampamenti degli assediati.”
5
Gramacci G. (1864) Cenni biografici del conte Luigi Perozzi. Ancona, Tipografia del
Commercio
6
Giuseppe Gioacchino Belli (1973) Lettere a Cencia. Editore: Banco di Roma/Edizioni
Scientifiche Italiane, Napoli
7
Archivio Luigi Cremona ‐ http://www.luigi‐cremona.it/
8
Luigi Settembrini (1879) Ricordanze della mia vita