Della
Costituzione
commentati
da:
Moscheni
Claudia
5°B
AS: 06/07
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PRINCIPI FONDAMENTALI
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della
Costituzione.
Nella nostra Costituzione, democrazia significa “governo del popolo”, infatti, il secondo comma
sottolinea che “la sovranità appartiene al popolo”.
Il popolo è l’insieme di numerosi soggetti e gruppi sociali con ideologie, programmi e interessi
diversi.
La sovranità del popolo non è onnipotente (altrimenti si parlerebbe di dittatura democratica), ma è
esercitata nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione, la quale detta quindi le regole del gioco
politico.
Ogni tipo di democrazia, sia repubblicana che monarchica, per poter essere definita tale dev'essere
fondata sul popolo, ovvero sugli aventi diritto alla cittadinanza, tutti regolati da una Legge di Stato
certa, ma sempre discutibile e modificabile.
Le norme costituzionali che li prevedono non possono essere eliminate, neppure da parte di un
legislatore costituzionale.
Oltre a riconoscere una serie di diritti, l’articolo richiede l’adempimento di una serie di doveri
inderogabili, tra i quali il pagamento delle imposte o il servizio militare.
La parola solidarietà sta a indicare la partecipazione del singolo ai problemi di ordine collettivo, e
la sua disponibilità a rinunciare a qualcosa di individuale in vista del bene degli altri.
Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di
condizioni personali e sociali.
Pone il principio dell’ uguaglianza formale, cioè dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla
legge, e quindi il divieto di trattamenti di favore o sfavore.
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La Costituzione indica alcuni espliciti divieti di discriminazioni secondo:
Il sesso: impone l’eliminazione di ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli
uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica.
La lingua: alla visione nazionalistica del fascismo, si è oggi sostituita la convinzione che
le diverse culture e identità linguistiche, costituiscano una ricchezza per tutti e devono
perciò essere protette contro il rischio dell’assimilazione. Richiama l’art.6.
Le condizioni personali e sociali: ogni persona vale quanto le altre, pertanto sono vietate
leggi personali e di privilegio.
E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,
limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Pone il principio dell’uguaglianza sostanziale, la quale consiste nell’avere le stesse concrete
possibilità di esercitare i propri diritti.
Quindi richiede anche l’utilizzo di leggi che stabiliscono trattamenti diversificate, per favorire
coloro che sono più deboli.
Per far conciliare l’uguaglianza sostanziale con quella formale, la legge deve trattare in modo
uguale le situazioni uguali e in modo diverso le situazioni diverse.
Proprio in base a questa concezione si giustificano le azioni positive, cioè misure legislative a
favore di particolari gruppi sociali.
Occorre tener presente la differenza che c’è tra il caso in cui la legge distingue e quello in cui
discrimina.
Nel primo caso attribuisce a ciascuno ciò che ragionevolmente gli spetta, nel secondo caso, gli
sottrae ciò che ragionevolmente gli compete.
Dal principio di uguaglianza deriva quindi la ragionevolezza delle leggi, il quale controllo spetta
alla Corte Costituzionale.
In questo articolo viene inoltre definito il superamento dello Stato liberale, spettatore estraneo e la
promozione di uno Stato interventista, che compatta gli squilibri della società attraverso politiche di
riforma.
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Art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le
condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta,
un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della
società.
Tale articolo, sancisce il diritto-dovere al lavoro. Il diritto al lavoro, non deve essere inteso come
l’obbligo dello Stato a dare lavoro a tutti, ma come l’obbligo di potenziare le strutture al fine di
raggiungere la piena occupazione.
Lo Stato deve inoltre intervenire con norme che permettano a tutti piene possibilità di entrare nel
mondo del lavoro.
La Costituzione assicura ad esse autonomia, con i limiti che derivano dal fatto che ciascuna di esse
non è sovrana ma deve armonizzarsi nell’attività nazionale.
L’Italia è uno Stato unitario, che non consente separazioni del territorio, uno solo sarà il governo,
una sola sarà la pubblica amministrazione.
Art. 7. Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e
sovrani.
Questa formula è diversa dall’espressione di Cavour “libera Chiesa in libero Stato”.
Secondo quest’ultima lo Stato libero avrebbe dovuto assicurare la libertà della Chiesa; secondo la
formula costituzionale, invece, la Chiesa è collocata fuori dallo Stato e i loro rapporti sono rapporti tra
soggetti reciprocamente indipendenti.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate
dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.
Stabilisce che i rapporti Stato-Chiesa cattolica, sono regolati dai Patti Lateranensi del 1929.
Tuttavia tali Patti devono conformarsi hai principi supremi della Costituzione.
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In base a questo principio, la Corte Costituzionale, ha dichiarato incostituzionale la norma che
rendeva efficaci in Italia le sentenze dei tribunali ecclesiastici in materia matrimoniale, senza che vi
fosse una delibazione dei giudici italiani.
Per quanto riguarda la modificazione dei Patti, se c’è l’accordo con la Chiesa, lo Stato può
provvedere alla modifica con una semplice legge ordinaria; se non c’è l’accordo, occorre usare il
procedimento di revisione Costituzionale.
Art. 8. Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Richiama il principio dell’uguaglianza formale dell’art. 3, secondo il quale sono vietate
discriminazione in base alla religione.
Queste confessioni godono quindi di autonomia, subordinatamente però al diritto dello Stato.
Tale autonomia non è dunque paragonabile a quella della Chiesa Cattolica, totalmente indipendente
dallo Stato.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati dalla legge sulla base di intese con le relative
rappresentanze.
Attualmente hanno raggiunto l’intesa con lo Stato:
- Chiesa Valdese
- Chiese Cristiane avveniste del 7° giorno
- Assemblee di Dio in Italia
- Comunità ebraiche
- Chiesa Luterana
- Chiesa Evangelica e Battista
Mentre sono in corso le trattative con:
- Buddisti
- Mussulmani
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Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Prevede politiche a difesa dell’ambiente e tutela del paesaggio, dall’aggressione dello smog,
dell’inquinamento, nonché la tutela del patrimonio artistico e storico del nostro Paese.
Art. 10. L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale
generalmente riconosciute.
La Costituzione respinge il nazionalismo.
L’Italia è uno Stato nazionale, non nazionalistico; in quanto riconosce e difende la propria identità
rispetto gli altri Stati, ma adotta atteggiamenti di collaborazione e integrazione con questi.
L’Italia si considera parte di un ordinamento più vasto, riguardante l’ordine internazionale, le cui
norme sono obbligatorie anche in Italia.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e
dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà
democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio
della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Viene analizzata la condizione dello straniero al quale, se dimostra di non poter esercitare i suoi
diritti nel proprio Paese, si riconoscono i diritti di asilo nel territorio italiano, nei limiti e nelle forme
previste dalla legge, e il diritto di non essere estradato per motivi politici.
Art. 11. L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e
come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in
condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad
un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e
favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Questo articolo è la base della partecipazione italiana al sistema internazionale di protezione dei
diritti dell’uomo.
Esso afferma che la sovranità può essere limitata in condizioni di parità con gli altri Stati, per creare
un ordinamento internazionale che assicuri pace e giustizia tra le Nazioni.
Un altro principio molto importante sopra riportato è il ripudio alla guerra, diverso dal pacifismo,
che significa una concezione della guerra come male, pur se a volte necessaria per la difesa.
L’art. 11 ha anche costituito la base per l’adesione italiana all’ONU e alla Comunità Europea.
Art. 12. La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre
bande verticali di eguali dimensioni.
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PARTE PRIMA
Diritti e doveri dei cittadini
E' punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di
libertà.
Questa formula protegge l’individuo, sottoposto a restrizioni di libertà, contro ogni violenza fisica e
morale.
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Art. 14. Il domicilio è inviolabile.
Dichiara il diritto all’intimità, cioè alla privacy nella propria abitazione e sul posto di lavoro.
Art. 16. Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del
territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per
motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da
ragioni politiche.
Introduce il principio di libertà di circolazione e soggiorno.
È possibile che la legge limiti tale libertà di circolazione per motivi di sanità e di sicurezza ma non
per ragioni politiche.
Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli
obblighi di legge (che sono: il servizio militare e il pagamento dei tributi. Nota nel
testo - 1970).
Definisce la libertà di espatrio, cioè la libertà di uscire e entrare dal territorio nazionale.
La libertà di espatrio può essere limitata per assicurare l’adempimento di obblighi previsti dalla
legge o quando è in corso un processo penale.
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Per potersi riunire, non occorre alcuna autorizzazione; tuttavia per le riunioni in luogo pubblico,
occorre dare un preavviso al questore, di almeno 3 giorni, per consentire di predisporre le misure di
sicurezza necessarie.
Questo sistema, basato sul preavviso, si differenzia da quello in vigore durante il fascismo, basato
sull’autorizzazione per due motivi:
- Oggi la riunione può essere impedita solo per motivi indicati sulla Costituzione.
Art. 18. I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini
che non sono vietati ai singoli dalla legge penale.
Le associazioni sono organizzazioni stabili di più individui, che si accordano tra di loro per
perseguire fini comuni.
Ci si può associare per tutti i fini che non siano vietati ai singoli dalla legge penale, quindi:
- Quelle segrete: perché si presume che il segreto nasconda qualcosa di illecito; e perché il
legame segreto fra persone che hanno poteri, possono alterare il funzionamento delle istituzioni
democratiche, in quanto priverebbero il cittadino della possibilità di comprendere ciò che
accade attorno a lui.
- Quelle che perseguono scopi politici mediante organizzazioni militari: perché l’organizzazione
militare è quella che impiega la forza, si basa su rigide gerarchie e sostituisce l’obbedienza alla
libera discussione, tutte cose incompatibili con la democrazia.
Art. 19. Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa, in qualsiasi
forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato e
in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.
Riconosce a tutti i cittadini il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa purchè non
sia contraria alle regole del buon costume.
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Art. 20. Il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d'una associazione od
istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di
speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di
attività.
Ribadisce il principio di uguaglianza formale e il divieto di discriminazioni secondo la religione.
L’uguaglianza di religione non esclude però che via siano discipline speciali tre lo Stato e le diverse
confessioni religiose, infatti sono previsti accordi particolari.(vedi art. 7 e 8).
Art. 21. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo
scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
Afferma la libertà di opinione e di manifestazione del pensiero. Su questi principi si basano i regimi
liberi.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni a censure.
Fa divieto di sottoporre la stampa ad autorizzazioni e censure. Con l’autorizzazione si mira a
controllare le imprese editoriali, con la censura si eliminano gli articoli che non piacciono al potere.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso
di delitti per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi o nel caso di
violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l' indicazione dei
responsabili.
Prevede il sequestro, come misura contro i reati commessi dalla stampa.
Il sequestro può essere disposto solo rispettando la riserva di legge e di giurisdizione (come per la
libertà personale).
Può essere previsto per la stampa clandestina.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento
dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da
ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre
ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida
nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni
effetto.
Solo nei casi d’urgenza, quando cioè l’intervento del giudice sarebbe tardivo, è ammesso che le
forze dell’ordine (polizia, carabinieri…) agiscano di loro iniziativa.
Tali provvedimenti sono provvisori, pertanto devono essere comunicati entro 48 ore al giudice per la
convalida.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di
finanziamento della stampa periodica.
La trasparenza è un’esigenza importante.
Rendendo noti i mezzi di finanziamento, i lettori potranno tener conto degli interessi che muovono il
proprietario della stampa.
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Stabilisce il divieto delle pubblicazioni contrarie al buon costume e consente, eccezionalmente,
misure preventive, oltre che repressive.
Art. 22. Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giudiziaria, della
cittadinanza, del nome.
Vieta la cosiddetta morte civile per motivi politici.
La capacità giuridica si acquisisce alla nascita e si perde con la morte e quindi, al contrario della
capacità di agire, nessuno può esserne privato.
Art. 23. Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta, se non in
base alla legge.
Stabilisce una generale riserva di legge, affermando che in materia di doveri personali (consistenti
nel fare) e patrimoniali (consistenti nel dare), vale il principio di legalità.
Art. 24. Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi.
La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento.
Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti
ad ogni giurisdizione.
La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari.
Diritto soggettivo alla difesa e di rivolgersi alla giustizia.
Interessi legittimi sono le controversie con la pubblica amministrazione, mentre il diritto legittimo
sono i diritti di ogni individuo.
Art. 25. Nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge.
Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima
del fatto commesso
Ricorda il divieto di retroattività, previsto in materia di pene e di reati.
Nessuno può essere sottoposto a misure di sicurezza se non nei casi previsti dalla legge.
Queste misure si applicano a persone socialmente pericolose che abbiano commesso un reato.
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Consistono in restrizioni di libertà per tutto il tempo necessario a impedire che si commettano nuovi
reati.
Queste durano finché dura la pericolosità sociale.
Art. 26. L'estradizione del cittadino può essere consentita soltanto ove sia
espressamente prevista dalle convenzioni internazionali.
L’estradizione è uno strumento di cooperazione internazionale nella lotta contro la criminalità.
Questa consiste nella consegna ad uno Stato estero di un individuo che si trova in Italia (estradizione
passiva), o viceversa (estradizione attiva), per sottoporlo a processo.
Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra.
Vieta la pena di morte, pur consentendola in caso di guerra.
Il codice militare l’ha abolita dal 1994.
Art. 28. I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente
responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in
violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli
enti pubblici.
PARTE PRIMA
Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul
matrimonio.
La famiglia non è una associazione, ma una unione naturale, in quanto l’esistenza e la vita della
famiglia non dipendono dalla volontà dei suoi membri, ma dalla sua stessa natura.
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Il matrimonio è lo scambio dei consensi di un uomo e di una donna.
Può essere civile o religioso.
Dal matrimonio nasce la famigli legittima.
- Con il matrimonio, il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono gli stessi doveri.
- Dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco di fedeltà, assistenza e collaborazione.
- …
Art. 30. E' dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati
fuori del matrimonio.
Denomina il rapporto di filiazione.
Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti.
La legge prevede che in caso di morte o di incapacità dei genitori di adempiere ai loro doveri,, il
giudice possa nominare un tutore che abbia cura del minore, lo rappresenti in tutti gli atti civili e ne
amministri i beni.
La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale,
compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima.
La Costituzione affida alla legge ordinaria il compito di assicurare ai figli nati fuori dal matrimonio
(filiazione naturale), ogni tutela giuridica e morale.
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Il singolo non può disporre della sua vita né del suo corpo, in modo da menomarlo.
Deve quindi mantenersi in buona salute anche come forma di responsabilità verso gli altri.
La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
In nessun caso si può violare il rispetto della dignità umana.
Così l’arte e la scienza non sono strumenti di politica dello Stato, ma sono liberi anche nel loro
insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti
gli ordini e gradi.
Lo Stato ha assunto l’istruzione come compito proprio, attraverso un sistema di scuole pubbliche.
Allo Stato spetta solo il compito di organizzare i servizi scolastici, stabilire i tipi di scuola, ma non
di determinare i contenuti degli insegnamenti.
Ciò significa che la scuola di Stato deve essere un luogo della libertà di insegnamento e di
apprendimento (libertà nella scuola).
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo
Stato.
Il sistema scolastico non si compone solo di scuole pubbliche ma anche di scuole private
(confessionali, gestite dalla Chiesa cattolica o commerciali, gestite da imprenditori privati).
Riconosce la libertà della scuola.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità,
deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico
equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
Alle scuole private, che assicurino un livello di insegnamento analogo a quello delle scuole
pubbliche, è attribuita la parificazione, cioè il diritto di rilasciare titoli di studio equivalenti a quelli delle
scuole pubbliche.
E' prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la
conclusione di essi e per l'abilitazione dell'esercizio professionale.
Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti
autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.
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è giusto che non vi siano differenze fra scuola privata e scuola pubblica, in quanto entrambe debbono
tendere a raggiungere i giusti fini della pedagogia, che nascono, prima ancora che dalla esigenza di
formare un uomo sufficientemente acculturato, da quella di formare un uomo capace di non essere di
danno alla società in cui vive e di amalgamarsi nel mondo, di capire quanto più è possibile di sè e degli
altri.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti
degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed
altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.
Il terzo e il quarto comma prevedono la necessità di una selezione basata sul merito e, per evitare
che tale selezione si risolva in un danno per le classi economicamente più deboli, ha previsto un sistema
di aiuti pubblici.
PARTE PRIMA
Da qui discende il rilievo particolare attribuito al lavoro, considerato l’elemento indispensabile per
promuovere la società.
Nello Stato democratico l’elemento fondamentale è il lavoratore e considera il lavoro come diritto-
dovere.
Nell’art.35 è stabilito come criterio generale il riconoscimento di un’uguale protezione a tutti i tipi
di lavoro, ed è inclusa la conservazione del posto di lavoro e la garanzia d’occupazione.
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Art. 36. Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del
suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'
esistenza libera e dignitosa.
Afferma il principio della equa retribuzione, la quale deve:
Art. 37. La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni
che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire
l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e
al bambino una speciale adeguata protezione.
Tutela del lavoro femminile:
- In caso di maternità la donna ha l’obbligo di astenersi dal lavoro per almeno 5 mesi.
La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.
La legge fa divieto di assumere minori di 15 anni.
La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità
di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.
Tutela il lavoro minorile proibendo il lavoro notturno o il lavoro potenzialmente pregiudizievole per
la loro salute o per lo sviluppo della personalità.
Art. 38. Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha
diritto al mantenimento e all'assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro
esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia,
disoccupazione involontaria.
Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale.
Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati
dallo Stato.
L'assistenza privata è libera.
Viene delineato un sistema di interventi pubblici che serve ad assicurare a tutti i cittadini i mezzi
necessari per le esigenze della vita quotidiana, anche quando non sono in grado di lavorare.
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Da questo articolo discende il dovere da parte dello Stato di provvedere ai cittadini più indifesi e
bisognosi (come i disoccupati, i minorati, gli inabili, pensionati, donna in gravidanza …).
A tal fine, esiste un sistema assicurativo e previdenziale pubblico con cui viene garantita la
protezione di fronte a eventi futuri e contro eventuali rischi.
Le assicurazioni sociali sono obbligatorie, mentre facoltativa è l’assistenza privata.
A questi compiti provvedono particolari enti pubblici non territoriali (INPS, INAIL).
Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso gli
uffici locali o centrali, secondo le norme di legge.
Il sistema dei sindacati è pluralistico, in quanto si basa sulla concorrenza di più sindacati, ai quali i
lavoratori possono decidere di iscriversi oppure no.
E' condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento
interno a base democratica.
I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in
proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia
obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alla quali il contratto si
riferisce.
Ai sindacati sono attribuiti importanti poteri, fra questi, il più rilevante è certamente quello di poter
stipulare contratti collettivi con gli imprenditori.
Art. 40. Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano.
Diritto di astenersi volontariamente dal lavoro.
Lo sciopero implica il mancato adempimento dell’obbligo di prestare le proprie energie lavorative e
quindi comporta la perdita del diritto alla retribuzione.
Tale diritto dovrà essere regolato dalla legge, la quale potrà limitarlo.
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La libertà di iniziativa economica à riconosciuta ai privati.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla
sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
Ciò significa che il profitto non è il valore principale, più in alto ci sono la dignità umana, la libertà
dei lavoratori, la salvaguardia della loro vita e della loro salute.
Art. 42. La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad
enti o a privati.
La proprietà privata è ugualmente riconosciuta.
La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di
acquisto, di godimento e i limiti, allo scopo di assicurare la funzione sociale e di
renderla accessibile a tutti.
La Costituzione riconosce e garantisce la proprietà privata, ma rinvia alle leggi ordinarie la
determinazione dei modi di acquisto, del godimento e dei limiti della proprietà, allo scopo di assicurarne
la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.
Il diritto di proprietà in vista della “funzione sociale”, può esser sottoposto a vincoli e limiti e questo
fine, può esser “conformato” dalla legge.
Tutto questo significa che nella proprietà vi sono due interessi: uno dell’individuo e l’altro della
collettività.
La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo,
espropriata per motivi d'interesse generale.
Quando esistono motivi di pubblica utilità, il bene può esser espropriato (passaggio di proprietà dal
titolare a un altro soggetto, normalmente pubblico).
Il proprietario ha diritto di esser indennizzato. L’indennizzo consiste in una somma di denaro che
viene pagata in cambio della proprietà. La Costituzione non stabilisce la misura dell’indennizzo.
Art. 43. Ai fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire,
mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a
comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che
si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di
monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale.
La Costituzione prevede che lo Stato possa escludere le imprese private e sostituirle con il proprio
monopolio, ciò deve avvenire ai fini di utilità generale. i casi indicati dalla costituzione sono quelli delle
imprese che:
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- svolgono servizi pubblici essenziali.
- Espropriando i privati che già operano in tali settore, indennizzandoli della perdita subita.
Un’altra forma di presenza dello Stato in economia è rappresentata dalle partecipazioni Statali. Lo Stato
Capitalista si comporta come un investitore privato, investendo in settori strategici o in crisi.
Art. 44. Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti
sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, fissa i
limiti della sua estensione secondo le regioni e le zone agrarie, promuove e
impone la bonifica delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione
delle unità produttive; aiuta la piccola e la media proprietà.
La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane.
Le società cooperative sono società che hanno fine non speculativo ma mutualistico, cioè non di
lucro.
Vengono svolte attività economiche che danno ai soci la possibilità di ottenere beni e servizi a
condizioni più favorevoli.
Per quanto riguarda i controlli, è possibile la denuncia di gravi irregolarità al Tribunale da parte di:
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In caso di insolvenza, infine, la società viene sottoposta ad una procedura di liquidazione coattiva
amministrativa.
Art. 46. Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le
esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a
collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.
L’intento di questo articolo è quello di introdurre qualcosa di nuovo nel rapporto del lavoro,
sostituendo al tradizionale concetto di dipendenza quello di collaborazione.
Purtroppo non ha ottenuto concreta realizzazione, solo qualche categoria di lavoratori ha il diritto ad
esser informati in merito ai piani di sviluppo e di investimento dell’azienda.
Art. 47. La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina e
coordina e controlla l'esercizio del credito.
Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà
diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi
complessi produttivi del Paese.
PARTE PRIMA
Art. 48. Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore
età.
Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.
Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di
sentenza penale irrevocabile, o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.
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Art. 49. Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere
con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
Riconosce a tutti i cittadini il diritto di associarsi liberamente in partiti.
Tutti i partiti sono dunque ammessi. Soltanto il partito fascismo non può esser ricostituito.
Art. 50. Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere
provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità.
La costituzione attribuisce al popolo due poteri, ma di scarsa efficacia:
1.la petizione: con la quale tutti i cittadini possono rivolgersi al Parlamento, per chiedere
provvedimenti legislativi ed esporre comuni necessità;
2.l’iniziativa legislativa: i cittadini possono sottoporre alle Camere un progetto di legge perché
venga esaminato.
Questi due poteri s’indirizzano a promuovere la libera attività del Parlamento e perciò non fanno che
sottolineare la subordinazione del popolo alle decisioni del proprio organo rappresentativo.
Art. 51. Tutti i cittadini dell'uno e dell'altro sesso possono accedere ai pubblici uffici e
alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla
legge.
La legge può, per l'ammissione ai pubblici uffici ed alle cariche elettorali, parificare ai
cittadini gli italiani non appartenenti alla Repubblica.
Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al
loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro.
Non è detto però che tale dovere debba necessariamente realizzarsi attraverso il servizio militare; è
stato possibile riconoscere l’obiezione di coscienza e il servizio civile.
Il servizio militare è obbligatorio, nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento
non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti
politici.
La Costituzione ha escluso un esercito di soli militari di professione e ha optato per un esercito
popolare. L’obbiettivo è duplice:
1. fare del servizio militare un mezzo di socializzazione di tutti i giovani
2. evitare i rischi per la democrazia che, la presenza di un esercito di soli soldati di mestiere,
possa comportare in situazioni politicamente instabili.
L'ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica.
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Con questa norma si è voluto che l’ordinamento militare si conformi ai grandi principi della
Costituzione e non costituisca una eccezione autoritaria.
Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità
contributiva.
Stabilisce che il dovere di pagare i tributi riguarda tutti.
Tale dovere esiste tuttavia a condizione che si abbia una capacità contributiva (attuale), cioè delle
risorse economiche alle quali commisurare il prelievo tributario.
I tributi sono prelievi di ricchezza operati dallo Stato a carico dei contribuenti.
Essa svolge la funzione della ridistribuire la ricchezza, infatti, con le risorse tributarie, lo Stato
finanzia i servizi pubblici; di essi usufruiscono tutti quanti, ma i più ricchi contribuiscono di più dei
meno ricchi al loro finanziamento.
Il sistema tributario “è informato”, a criteri di progressività; con ciò non si è voluto dire che ogni
tributo deve essere progressivo ma che progressivo deve essere il risultato ottenuto dall’applicazione di
tutti i contributi previsti.
Art. 54. Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la
Costituzione e le leggi.
I cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e quindi alla Costituzione.
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con
disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.
Inoltre, devono adempiere con disciplina e onore, alle funzioni pubbliche affidatagli.
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