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Storie di strada
Atti del convegno “ Riduzione del danno e prevenzione AIDS e tossicodipendenze: stato
dell’arte ed applicabilità della verifica sul lavoro di strada”.
Gruppo Magliana 80, Roma
La presente pubblicazione è stata stampata con il contributo AI99.00553.04 del Consiglio Nazionale
delle Ricerche
Roberto Mucelli *: La Supervisione e la valutazione degli interventi nei servizi a
bassa soglia per le tossicodipendenze ed il disagio sociale: la qualità come ambito
psicologico clinico
1 Il contesto
Iniziamo con il riprendere alcuni temi rispetto al sistema di survey MSS istituito nell'ambito del
gruppo Magliana 80 di Roma per i servizi di prevenzione e riduzione del danno AIDS e
tossicodipendenze e descritto dettagliatamente nell’intervento precedente.
L'intento dei servizi a bassa soglia è di mantenere le persone tossicodipendenti in vita, evitando che
prendano il sopravvento condizioni di degrado. Mantenere una persona viva, non eccessivamente
degradata, comunque in contatto con i servizi, costituisce il presupposto che potrà consentire un
giorno di maturare l'uscita dalle condizioni tossicomaniche. Tutto ciò è attuabile solo a partire da
un soglia di accesso al servizio che sia orientata ai bisogni dell’utente in quello specifico momento
del suo ciclo tossicomanico. Nella bassa soglia non viene richiesto come prerequisito la volontà di
curarsi e di uscire dalla tossicodipendenza, ma vengono offerti servizi compatibili con la condizione
di tossicodipendenza attiva.
Evidentemente una tale ottica non significa offrire rinforzo alla cronicizzazione. A tale proposito
citiamo Pinkus (1999):
“Ritengo utile ribadire nuovamente che il sostegno a una politica di riduzione del danno non
equivale a sminuire l'importanza delle strategie che si prefiggono il pieno recupero del
tossicodipendente e che quest'ultimo rimane anzi, in ogni caso, l'obiettivo ultimo di qualunque tipo
di intervento. Le politiche di riduzione del danno non sono, come potrebbe suggerire una
valutazione ideologica, il segno della sconfitta o di una resa della società nei confronti del consumo
di droga. Esse vanno considerate, piuttosto, come fase di una ricerca molto difficile e complessa
perché, accanto all'impegno di escogitare nuove e più efficaci strategie (vale la pena di ricordare
qui che il problema non è certo di natura meramente psicopedagogica!), persiste anche il dovere -
come d'altronde è accettato per molte malattie- di offrire, a chi vive le contraddizioni e la
sofferenza di essere divenuto dipendente dalle droghe, un orizzonte che sia comunque di speranza,
Una costante consapevolezza su questa prospettiva di fondo è necessaria per evitare che, contro
ogni intenzione, la riduzione del danno finisca per produrre di fatto una sorta di spenta
rassegnazione, sia nella cultura sociale che nell'orizzonte di vita del tossicodipendente, favorendo
in tal modo la cronicizzazione della tossicodipendenza. Questo modo di concepire la riduzione del
danno richiede due condizioni. La prima è che anche l'intervento più banale, come la distribuzione
seconda condizione è che tutti gli interventi siano articolati all'interno di una rete sociale, in cui
ognuno di essi si ricollega gli altri con pari dignità, tutelando una suddivisione complementare di
Gli interventi di riduzione del danno, se offerti appunto in forma qualificata e integrata con i
servizi per il recupero, costituiscono un segno della solidarietà sociale che rifiuta di confinare
numero di coloro che scelgono di avviarsi lungo la strada della piena autonomia. A questo scopo,
occorre tuttavia ripensare non sulle modalità operative della strategia di riduzione del danno, ma
anche le forme in cui vengono oggi proposti per corsi di recupero. Riguarda le prime sarà
operatori particolarmente qualificati e utilizzare gli strumenti operativi più adatti ai contesti socio
In rapporto alle comunità terapeutiche, sarà invece indispensabile prevedere che esse siano
affiancate da altri modelli di percorsi educativi riabilitativi, già presenti in alcune realtà, che non
separino la persone in trattamento dal suo contesto dite che, soprattutto, sappiano tener conto della
variegate sia rispetto alle modalità di accesso che agli stili di consumo, richiede una gamma di
risposte che siano specializzate e aderenti alle diverse condizioni e storie personali dei
tossicodipendenti.
Gli obiettivi del lavoro con le persone tossicodipendenti consistono nel promuovere:
-lo sviluppo di un maggiore atteggiamento di cura verso se stessi;
-la capacità di rimanere in contatto ed utilizzare i Servizi, sviluppando e mantenendo comunque un
alleanza di lavoro con gli operatori;
-la capacità di identificare comportamenti a rischio e di limitarne la frequenza e l'intensità;
-la possibilità, attraverso il contatto con l'unità di strada e di servizi a bassa soglia, di non perdere il
contatto con la rete sociale.
Il gruppo Magliana 80 consta di circa 30 servizi che lavorano nell'area delle tossicodipendenze,
dell'HIV e delle malattie sessualmente trasmissibili, della prostituzione, dei tossicodipendenti
zingari, delle persone senza fissa dimora, dei consumatori e potenziali consumatori di nuove, del
reinserimento lavorativo e delle persone tossicodipendenti in carcere con problemi giudiziari.
Con l'esclusione del centro diurno riabilitativo e psicoterapeutico, tutti i servizi di Magliana 80 si
caratterizzano per essere dei servizi a bassa soglia. Con questo termine si intendono dei servizi
costruiti sulle esigenze del "cliente " che prevedono una soglia d'accesso estremamente ridotta. La
richiesta di cura da parte della persona quindi non è più il solo presupposto per poter ricevere un
servizio socio sanitario. Spesso sono i servizi che vanno incontro all'utente, come nel caso
dell'Unità di Strada.
I servizi a bassa soglia non pretendono una domanda di cura, si limitano ad offrire interventi, il
più possibile tagliati sulla singola situazione, a di persone che non hanno ancora maturato
un'intenzione di smettere o ridurre il consumo di sostanze .
Gli operatori non fanno agli utenti in alcuna richiesta di dichiarare intenzioni di tipo riabilitativo,
ma vengono forniti materiali informativi, invio alla rete dei servizi , e per ciascuna persona si cerca
di parametrare il rischio individuale e offrire un counseling mirato.
Vengono offerti servizi di riduzione del danno volti a contenere i rischi legati all'assunzione di
sostanze stupefacenti e i rischi legati a pratiche sessuali non sicure o scambio siringhe, che
comportano un rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili.
Alcuni servizi non raggiungono l'utente per strada ma si costituiscono come un area di accoglienza
notturna e diurna a bassa soglia, nell'ambito della quale la persona in difficoltà può passare la
notte, lavarsi, trovare un pasto caldo, trovare una relazione significativa con degli operatori che,
oltre ad informare, fanno una attenta lettura delle dinamiche di quell'individuo rispetto a quel
gruppo costituito in estemporanea, operatori che costruiscono una parametrazione individuale del
rischio e, compatibilmente con l'accessibilità da parte dell'utente, giorno per giorno tentano di
restituire senso ai comportamenti ed alle relazioni nel qui ed ora.
Le normali regole della convivenza civile in questo caso non costituiscono il presupposto per una
relazione ma diventano un obiettivo da come segnali di una possibilità di re-integrazione
psicosociale.
Gli operatori dei servizi a bassa soglia per le tossicodipendenze, la prostituzione, i nomadi, le
persone senza fissa dimora lavorano per rinforzare un atteggiamento positivo verso la "alleanza di
lavoro ".
Per alleanza di lavoro intendiamo il coinvolgimento attivo dell'utente sugli obiettivi del lavoro di
prevenzione e riduzione del danno, la sua partecipazione al progetto, la sua comprensione ed
adesione a al senso di quanto gli operatori gli propongono. Nel coinvolgimento attivo è compresa
anche la convivenza civile: alcune regole minime per la convivenza civile che nella nostra cultura
si danno per scontate, per queste particolari tipologie di utenza proprio scontate non sono. Così, il
raggiungimento della possibilità di convivere civilmente, spesso viene considerato già in sé un
obiettivo di lavoro importante.
Il primo programma sperimentale di servizi di unità di Strada attuato dal gruppo Magliana 80 di
Roma risale al 1993. La delicatezza e la difficoltà del lavoro di strada, l'esposizione emozionale e
fisica degli operatori a rischi considerevoli, la necessità di integrare all'interno di un gruppo di
lavoro professionalità diverse, come Psicologi, educatori e, operatori sociali ex tossicodipendenti
hanno motivato la presenza di un gruppo di supervisione per la prevenzione dal burn out e per il
contenimento e l'elaborazione delle dinamiche interne al gruppo e tra il gruppo degli operatori e
l'utenza.
Si rese subito evidente la necessità che gli operatori potessero avere una chiara idea dei limiti e del
risultato del proprio lavoro.
La precedente abitudine e la motivazione a lavorare nell' area terapeutica e riabilitativa rendeva
infatti difficile poter concepire il lavorare con tossicodipendenti attivi che non dichiarano di voler
smettere; non poter concepire di fornire siringhe con le quali un individuo si sarebbe sicuramente
iniettato una dose, con tutti i rischi conseguenti; di limitarsi ad aiutare le persone a mantenersi vive
e in miglior salute possibile fino al momento in cui potranno decidere di intraprendere un percorso
terapeutico riabilitativo. Spesso la difficoltà di lavorare in rete con altri servizi derivava dal fatto di
non poter mai vedere concluso il proprio lavoro.
Questo è un problema comune per gli operatori che lavorano nell'area delle tossicodipendenze, ma
il setting che caratterizza l'Unità di Strada esacerba il problema, portandolo alle estreme
conseguenze.
2 Il sistema di survey
Si è reso quindi immediatamente necessario costruire un sistema di rilevazione che potesse aiutare
gli operatori a costruire una valutazione condivisa del proprio operato e del funzionamento del
gruppo di lavoro nei confronti dell'utenza, una volta analizzato in gruppo il mandato sociale .
Si è data per ciò vita ad una scheda della quale per ogni contatto di operatori rilevano e siglano la
comunicazione avuta con l'utente, secondo semplici categorie di efficienza ed efficacia: l'efficienza
ha che fare con il " che cosa " avviene nella relazione, individuando la possibilità che sia avvenuta
un'esplorazione del campo, che sia stata fornita un'informazione, che sia stata creata una
condizione di ascolto nell'operatore per la quale l'utente possa incominciare ad esprimere dei
contenuti personali, oppure che queste due ultime categorie dell'informazione fornita e dell'ascolto
creato possono fondersi dando vita ad una serie di comunicazioni operatore-utente ed utente
operatore mirate a discutere il rischio individuale, l'atteggiamento verso il rischio e l'eventuale
intenzione di sviluppare dei comportamenti più salutari, l'alleanza di lavoro ed il contesto di
relazione con i servizi.
Per l’economia del presente intervento è necessario ripercorrere in estrema sintesi quanto
presentato dettagliatamente negli interventi precedenti sul sistema di survey MSS.
L'efficacia ha che fare con il " come " viene condotta la relazione, attraverso una primissima
analisi del tipo di comunicazione realizzata con l'utente.
Vengono quindi identificate le categorie della barriera, ovverossia quando l'utente rifiuta la
comunicazione; del linguaggio diverso, quando l'utente accetta una forma di comunicazione ma
difficilmente questa si lega agli obiettivi del servizio, come ad esempio quando viene utilizzato un
linguaggio tipicamente tossico-manico; dell'area condivisa quando la comunicazione affronta dei
contenuti personali sia l'operatore che l'utente hanno un senso di partecipazione a quanto avviene
nel loro rapporto.
Il sistema di siglatura della comunicazione è molto rapido visto il contesto in cui avviene
l'intervento, ed utilizza delle categorie facilmente riconoscibili ed utilizzabili da operatori con
formazione e livello culturale molto diverso.
Un'altra parte della scheda riguarda l'intervento effettuato, con la possibilità di siglare se è stata
effettuata un'informazione sul programma, informazioni sulle droghe, un'informazione sulle
malattie sessualmente trasmissibili oppure se sia potuto articolare un vero e proprio counseling .
Nell'area dell'intervento vengono siglate anche le siringhe date e quelle che l'utente ha reso dopo
averle utilizzate.
Viene siglata anche la distribuzione di profilattici e del materiale informativo, se sono state fornite
dell'informazione dal punto di vista medico, sia stato effettuato un pronto intervento overdose.
Un'area è dedicata alla costruzione dell'invio ai servizi, con la possibilità di siglare l'esito
dell'invio.
Un'altra area della scheda è dedicata alle sostanze utilizzate negli ultimi tre mesi ed alla modalità
di consumo.
Nel sistema di survey un questionario sui comportamenti a rischio, sull'atteggiamento verso il
rischio e verso la strutturazione di un'alleanza di lavoro elaborato dal gruppo Magliana 80 in
collaborazione con l'istituto superiore di sanità: il Risk Reduction Inventory, che verrà
dettagliatamente descritto nel prossimo intervento.
I dati raccolti vengono utilizzati come strumento per la supervisione insieme ai resoconti e
quadrimestralmente vengono riassunti e discussi nel gruppo di supervisione, per valutare in
maniera condivisa l'andamento del lavoro.
Il sistema di survey consta quindi di un area tecnica, formata dall'insieme degli strumenti cartacei
ed informatici, e di un' area processuale.
L'area processuale può essere divisa in tre dimensioni : processi di auto visione, processi di
intervisione , processi di supervisione.
5 Supervisione
Nel gruppo di supervisione si attiva sempre un processo di progressiva esposizione: quando un
operatore non sopporta questa condizione, dando luogo a diversi acting out sul lavoro, non
rendendosi capace di pensare al senso di tutto ciò che è successo, nonostante le continue
stimolazioni ed interpretazioni da parte di tutto il gruppo, vengono prese decisioni rispetto alla
valutazione.
Tali decisioni vengono prese sempre collegialmente. Collegialmente significa senz'altro tra il
supervisore , il responsabile di area e il coordinatore del servizio. Per quanto possibile, vengono
sempre discusse nel gruppo di supervisione stesso, tranne che esistano delle situazioni molto
delicate che non consentano di fare questo confronto gruppi stessi.
Il gruppo di supervisione quindi ha delle funzioni molteplici, che possono andare dalla riflessione
sulle metodologie e sulla loro messa a punto, alla valutazione di processo, a favorire il poter
pensare la propria dimensione personale in rapporto all'utenza ed alla struttura organizzativa, alla
evidenziazione delle proprie reazioni controtransferali, alla costruzione di un profilo di ciascun
utente attraverso i punti i vista e le reazioni controtransferali dei diversi operatori alla stessa
persona, che verrà così ricostruita nella sua dinamica di relazione oggettuale come in un sorta di
ologramma al quale contribuiscono tutti i membri del gruppo, attraverso la reazione
controtransferale complementare. Ciascun operatore nel gruppo di supervisione porterà quella
particolare dinamica di relazione risultate dall’incontro della propria qualità di relazioni oggettuali
con quella dell’utente. Condivise in un’unica sessione di supervisione, le diverse dinamiche di
relazione oggettuale sollecitate prenderanno forma in un quadro coerente, dando vita alla
complessità della proposta relazionale di quel singolo utente.
Il metodo di lavoro prevede spesso l'uso di resoconti scritti, nei quali all'operatore viene richiesto
di riportare, brevemente, una al massimo due cartelle, un episodio di relazione con l'utenza. Il
resoconto viene poi discusso all'interno del gruppo, con una attivazione riflessiva sia sulle
dinamiche sollecitate, sia sulle metodologie di lavoro.
Non ultima, il gruppo di supervisione possiede la funzione di prevenzione dal burn-out, e questo
può avvenire attraverso l'internalizzazione della capacità di espressione delle emozioni e di
pensiero sulle emozioni stesse offerta dal gruppo di supervisione .
6 Intervisione
Queste funzioni che si esplicano nel gruppo di supervisione sono in realtà rimandate anche a
ciascun singolo operatore in rapporto con gli altri.
La prima persona che aiuta a pensare, che segnala eventuali dinamiche collusive in rapporto con
l'utenza e con la struttura è l'operatore compagno d'uscita.
In fondo, la prima persona a cui chiedere un chiarimento, la prima persona con cui magari sfogarsi
o tranquillizzarsi è proprio il compagno d'uscita. Ovviamente tale funzione non si riduce allo sfogo
momentaneo di una tensione emotiva generata in un rapporto particolarmente difficile con l'utenza,
ma il confronto sul lavoro vuole che ci sia subito un primo livello di pensiero su un problema che
può coinvolgere il rapporto di un operatore con l'utente oppure di un operatore con altri colleghi.
Diminuire il ricorso all' " agito " è una delle prime e più importanti funzioni di sicurezza per chi fa
un lavoro di strada con persona spesso " difficili ", con persone che spesso mostrano una franca
tendenza antisociale, o che presentano crisi paranoidi spesso generate dall'abuso di cocaina.
Gli operatori possono confrontarsi durante i momenti di relativa tranquillità dal rapporto con
l'utenza oppure, nel caso dell'unità di strada, durante il ritorno dall'uscita, nel tragitto effettuato sul
pulmino o sul camper che riporterà dalla " strada " alla sede della struttura.
Una volta rientrati in sede, vi è uno spazio sistematico dedicare alla riflessione sul lavoro svolto ed
alla compilazione condivisa del materiale del sistema di survey.
In questo senso non è un caso che le équipes siano composte in maniera tale che vi sia presente
sempre uno Psicologo: è proprio questo operatore che, per la sua particolare professionalità, ancora
più degli altri avrà una responsabilità specifica della attivare queste forme di confronto e di
pensiero all'interno dell'equipe, avrà una responsabilità sulla " manutenzione dei legami" e di
attenzione e lettura delle mappe di reti di rappresentazioni che vengono messe in rapporto
dinamico durante le uscite.
Lo Psicologo dovrà sempre tenere attiva questa funzione in tutti i membri dell' equipe.
Il momento di intervisione è fondamentale anche per fare emergere eventuali conflitti tra colleghi,
o comunque opinioni diverse sulla accaduto con l'utenza. Siglare insieme una scheda fa
inevitabilmente emergere i diversi punti di vista delle diverse interpretazioni sul fenomeno magari
appena vissuto assieme. Quella conflittualità che non può essere agita a fronte utente può prendere
immediatamente vita nel corso della compilazione congiunta di una scheda, magari per essere
riportata successivamente anche nel gruppo di supervisione. Si tratta quindi di evitare il più
possibile il ricorso ad un agire scontato ed il ricorso al non detto.
7 Autovisione
Le schede che gli operatori utilizzano per siglare il lavoro svolto hanno molteplici funzioni:
effettuare sia la valutazione di processo che la valutazione di esito, attraverso diversi questionari;
in uno di questi nel quale gli operatori riportano il lavoro svolto, con una valutazione della qualità
della comunicazione avuta con l'utenza; un altro somministrato direttamente all'utenza, per
valutare il livello dell'alleanza di lavoro, le intenzioni e di desiderio di cambiare i propri
comportamenti a rischio, i comportamenti passati a rischio. Esistono poi altri questionari utilizzati
per comunicare con strutture che si occupano della valutazione a livello centrale, ad esempio, nella
regione Lazio, l'agenzia per la sanità pubblica.
Il sistema di survey infatti non costituisce soltanto un adempimento formale vissuto in maniera
persecutoria, piuttosto un pretesto per fermarsi a riflettere. Il primo momento in cui ci si ferma
riflettere sul lavoro svolto coincide proprio con la compilazione delle “schede uscita” sulle quali
viene riportato il risultato del proprio lavoro.
La compilazione di questa schede, tra l'altro, non dovrebbe mai essere effettuata singolarmente.
Viceversa agli operatori viene data indicazione rispetto all'opportunità di compilare il materiale
discutendo le situazioni vissute congiuntamente.
Siglare la parte della “scheda uscita” dedicata alla comunicazione significa confrontare con se
stesso e con i propri colleghi il tipo di intervento effettuato; è possibile, sempre ricorrendo alle
schede, richiamare alla memoria gli interventi precedenti effettuati con quella persona, che magari
è già capitata molte volte al servizio ed inserita, ad esempio, in un programma di scambio siringhe.
E' possibile così monitorare del proprio lavoro , " obbligandosi " a pensare e non solo ad agire.
Questo elemento è determinante è nella formazione del setting interno che l'operatore utilizza
quando lavora in strada, poiché determina uno " spazio mentale " all'interno del quale è possibile
ripercorrere tutti momenti della relazione con l'utente, con i colleghi, la relazione con il contesto,
ed iniziare ad attribuire un senso a tutto questo.
Questo spazio mentale internalizzato ed il gruppo di supervisione internalizzato costituiscono le
principali garanzie all'interno delle quali l'operatore potrà poi articolare la propria competenza
tecnica.
Ricordiamo che il ritmo che l'operatore di strada sostiene è spesso frenetico: che si tratti di fermare
persone per strada e di parlarci, che si tratti di effettuare lo scambio siringhe ed il counseling HIV,
che si tratti di organizzare le docce e la preparazione della cena al centro di prima accoglienza per
tossicodipendenti, che si tratti di lavorare sul contratto e l'adesione al programma di lavoro, proprio
per queste caratteristiche del lavoro costantemente oscillante sul livello di massima azione, è
importante avere uno spazio mentale internalizzato che faciliti il ricorso al pensiero. Quanto più il
lavoro si situa sulla dimensione dell'agito tanto più il lavoro rende necessario il ricorso momenti di
pensiero.
10 Bibliografia