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ESORCISMO E FINZIONE CINEMATOGRAFICA A CONFRONTO

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Relazione di padre Francesco Bamonte, icms

Da qualche anno la cinematografia ha sviluppato e imposto all’attenzione del pubblico un filone


piuttosto popolare, che propone il tema della possessione diabolica e dell’esorcismo. Mentre ne
rileviamo l’aspetto positivo di richiamare l’attenzione pubblica al dato reale della presenza e
dell’azione del demonio nella storia personale e comunitaria degli uomini, tuttavia non possiamo
ignorare che la tematica sia sviluppata in modo inadeguato, rispondente solo in minima parte a ciò
che accade realmente nel corso di un esorcismo e per niente all’autentico clima che si instaura.

Noi che esercitiamo questo ministero, rileviamo una vera incongruenza tra la reale possessione
diabolica, e quel che viene mostrato nella produzione cinematografica, che non rende, così, alcun
servizio alla pastorale dell’esorcismo e determina invece conseguenze immediate che desidero
proporre alla vostra attenzione.

Come apprendiamo dalle pagine dei Vangeli, Gesù negli anni della sua missione pubblica annunciò
il Regno di Dio, guarì gli ammalati, liberò gli indemoniati, cioè coloro che erano posseduti dal
demonio nel loro corpo. Gesù conferì ai suoi Apostoli la stessa missione che egli aveva compiuto,
inviandoli innanzitutto ad annunciare il Regno di Dio, poi a guarire gli ammalati e a liberare gli
indemoniati. La cacciata dei demoni pertanto consegue alla fondamentale missione della Chiesa di
annunciare il Vangelo e invitare ad aderire a Cristo e al suo Regno. Il ministero dell’esorcismo si
colloca in questo contesto di evangelizzazione integrale della Chiesa Cattolica. Nei film immessi sul
mercato e sulla Rete, risulta evidente l’assenza o la quasi totale assenza di questo aspetto
fondamentale della pastorale della Chiesa.

Si evidenzia inoltre un’eccessiva attenzione alla trasformazione dell’esorcismo in uno spettacolo


finalizzato a suscitare forti emozioni. Si tende infatti a creare una scenografia cupa, con effetti sonori
tali da suscitare ansia, inquietudine, paura, tremore nello spettatore; ma non sono affatto queste le
emozioni che l’esorcista e chi assiste sperimentano nel corso di un esorcismo. In questi film infatti,
alle urla dei posseduti bisognerebbe che la produzione cinematografica che ha cura di tutte le musiche,
suoni, rumori ecc. che si odono in un film, sovrapponesse anche i canti dei cori angelici e musiche
celestiali capaci di sensibilizzare gli spettatori alla percezione della presenza e dell’intervento di Dio,
dell’intercessione della Madonna, degli Angeli e dei Santi, che durante l’esercizio di questo ministero
sostengono sia l’esorcista, sia i suoi assistenti sia chi riceve l’esorcismo, proprio perché in questo
ministero è tutta la Chiesa trionfante e militante che interviene. Non sto dicendo ovviamente che noi
durante gli esorcismi sentiamo veramente cori angelici e musiche celestiali (almeno a me non è mai
successo), ma intendo dire che oltre alla realtà del mondo preternaturale (cioè demoniaco) che negli
esorcismi si evidenzia in maniera manifesta, l’inserimento di tali musiche e canti servirebbe a
richiamare allo spettatore anche la presenza nascosta -ma reale, viva, potente e travolgente- del
mondo soprannaturale.

Chi acquisisce la prima idea degli esorcismi, mediante i film che rappresentano ambiguamente la
possessione diabolica, crede erroneamente che l’esorcismo sia un fenomeno abnorme, mostruoso e
pauroso, il cui unico protagonista sia il demonio.
L’esorcista, inoltre, viene spesso rappresentato come un sacerdote nervoso, teso, impaurito da colui
che deve affrontare, quasi come se dovesse scontrarsi con una divinità del male. In realtà l’esorcista
è sereno, calmo e sicuro, ma non della serenità che deriva da ingenuità e avventatezza; è sicuro, non
della sicurezza che deriva da presunzione e orgoglio, ma perché fonda la sua fiducia in Cristo Gesù
che ha esercitato questo ministero manifestando l’opera della sua salvezza non solo destinata a
liberare l’uomo dal peccato e dalle sue conseguenze, ma anche dall’autore del primo peccato, omicida
fin dall’inizio e padre della menzogna (cf Gv 8,44), che opera in mezzo agli uomini sia con un’azione
ordinaria che è quella di tentare gli uomini al male per separarli da Dio, sia con una azione che è
definita straordinaria, perché meno frequente e perché si manifesta talvolta con effetti visibili o
percepibili. Questa azione del demonio è rivelata in particolare in quelle pagine dei Vangeli che
presentano Gesù che caccia i demoni e nelle pagine degli Atti degli Apostoli nelle quali ci vengono
narrati gli esorcismi fatti dagli Apostoli e dai discepoli. L’esorcista fonda la sua fiducia anche
nell’intercessione di tutta la Chiesa, consapevole che lo stesso potere di cacciare i demoni, Gesù lo
comunicò agli Apostoli e ai suoi discepoli e quindi alla sua Chiesa, ordinando di esercitarlo nel suo
Nome. Negli Atti degli Apostoli vediamo come la Chiesa sin dall’inizio esercita tale potere, lo ha
esercitato lungo i secoli sino ad oggi e ancora lo farà sino al ritorno glorioso di Cristo.

Un aspetto particolare che neppure viene trattato nei film sul tema, è che negli esorcismi di Gesù e
dei discepoli di Gesù non si rilevano particolari reazioni di terrore provocate dai demoni alle persone,
ma si nota piuttosto il terrore che i demoni avevano di Gesù e degli Apostoli, e la grande gioia del
popolo nel vedere i demoni tremare e fuggire dai corpi dei posseduti. L’esorcismo quindi diventa
motivo di lode e di gloria a Dio nel ringraziamento e nell’esultanza, piuttosto che motivo di paura.
La paura invece è tutta dalla parte dei demoni: noi percepiamo chiaramente, infatti, che essi -che
ordinariamente operano nel nascondimento- quando durante gli esorcismi vengono allo scoperto, per
quanto possano mostrarsi forti, sicuri e spavaldi, soprattutto nei primi esorcismi, arriva il momento
in cui manifestano apertamente la loro paura di fronte alla maestà di Dio e ai comandi che nel nome
di Cristo e della Chiesa gli vengono proferiti, perché sanno bene che una volta scoperti, se l’esorcista
e la persona da essi posseduta perseverano nella lotta, saranno sopraffatti dalla potenza del Signore:
è questo decisamente che provoca la loro paura.

Altro motivo di gioia per l’esorcista e per la persona che ricorre al suo ministero, per niente
evidenziato in questi film, deriva dall’esperienza diretta della conferma delle parole di Gesù: “Se
[invece] io scaccio i demoni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio” (Lc 11, 20). Con
queste parole Gesù afferma che la sua attività di cacciare i demoni era il segno che confermava la
venuta del Regno di Dio sulla terra, per infrangere la tirannia di Satana sull’umanità. Tale opera avrà
il suo epilogo, come Gesù stesso ci ha preannunciato, nel trionfo definitivo di Dio sul regno di Satana
e l’instaurazione di un nuovo mondo, in cui gli spiriti demoniaci non avranno più alcun potere sugli
uomini. Nel nostro ministero di esorcista si intravedono i primi bagliori dell’avvento di quell’alba
radiosa. Spesso, durante i nostri esorcismi, gli stessi demoni sono costretti con rammarico a
confermarlo, confessando, come facevano con Gesù quando li cacciava dai posseduti, che Egli è
venuto a distruggere il loro regno, per cui, nonostante continuino tuttora ad essere attivi nel mondo
per la rovina degli uomini, la loro sconfitta è già assicurata e noi negli esorcismi assistiamo proprio a
un anticipo di quella disfatta che sarà definitiva alla fine dei tempi.

Altro aspetto fuorviante di questi film è la presentazione della lotta tra il bene e il male in modo non
corrispondente a quanto ci ha rivelato la Sacra Scrittura: i demoni sono angeli creati buoni da Dio,
ma decaduti e diventati malvagi per sempre, per loro libera scelta.
In quanto creature, i demoni sono esseri infinitamente inferiori a Dio e per quanto attivi nel mondo,
al fine di operare gravi danni, non possono impedire il disegno di Dio e la sua opera di salvezza
compiuta in Cristo.

In riferimento alla lotta tra il bene e il male fra gli uomini, la cinematografia presa in esame tende a
insinuare l’ingannevole credenza di un dio del male che si contrappone a un dio del bene. In questi
filoni cinematografici è evidente il pensiero manicheo che fa del diavolo la divinità del male che lotta
contro quella del bene, finendo così per attribuirgli una forza e una dimensione illimitate, che non
corrispondono alla realtà della sua condizione di creatura limitata.

Non ci sono mai state, nella creazione del mondo, due divinità antagoniste, in lotta fra di loro: una
buona, che ha creato tutto ciò che c’è di bene e una cattiva, che gli si oppone, autrice di tutto ciò che
vi è di male. Questa è l’eresia della gnosi dualistica, conosciuta, appunto, sotto il nome di
manicheismo. Mani e Priscilliano affermavano che il diavolo non ha alcun autore di sé, ma è esistente
da sempre ed è il principio e la sostanza del male che è nel mondo. In realtà, il diavolo che all’inizio
era un angelo creato buono da Dio, e al contempo era il capo degli angeli buoni, rifiutando la sua
creaturalità e quindi la sua dipendenza da Dio che lo aveva creato, geloso di Dio, voleva essere egli
stesso Dio e mettersi al posto di Dio. Questo angelo, però, ribellandosi a Dio, è diventato
irreversibilmente malvagio.

L’errore circa la divinità del diavolo, ripreso nel XII secolo dai catari in Occidente e dai bogomili
nell’Europa orientale, venne così corretto dal Concilio Ecumenico Lateranense IV (1215), dove, nel
decreto «Firmiter» dell’11 novembre, si legge: «Noi crediamo fermamente e dichiariamo con cuore
sincero…, che Dio è l’unica origine di tutte le cose, il creatore delle realtà visibili e invisibili, spirituali
e corporee… Il diavolo però e gli altri spiriti cattivi sono stati creati buoni per loro natura, ma essi
sono diventati cattivi ad opera di se stessi» (Denzinger Schoenmetzer, 800).

La concezione manichea della divinità, fortemente presente al tempo odierno in vari gruppi e
associazioni caratterizzati da iniziazioni e percorsi esoterici e occultistici, che influiscono fortemente
sulla società odierna, influiscono anche sui soggetti e le sceneggiature di questi film che spesso
manifestano indubbiamente una chiara ignoranza di un autentico studio dei contenuti della
Rivelazione divina, della Sacra Scrittura, della teologia, dell’angelologia, della demonologia, della
liturgia della Chiesa e del rituale dell’esorcismo, che costituiscono le conoscenze decisamente basilari
e ineludibili per poter trattare autenticamente il tema.

Ulteriore aspetto fuorviante in questo genere di film e di fiction è la tendenza a rappresentare in


maniera esagerata, mediante la tecnica cinematografica del trucco, la reazione fisica del demonio
attraverso le persone da lui possedute. Nella realtà le cose non vanno affatto così. Come attesta la
nostra esperienza, non si verifica sempre la furia distruttiva del demonio negli esorcismi, o comunque
non con la virulenza rappresentata nei film.

Bisogna poi tenere presente dell’obbedienza che il demonio è obbligato a prestare all’esorcista anche
quando la liberazione non è conseguita immediatamente. Quante volte durante gli esorcismi, davanti
a manifestazioni di una forza tale che i coloro che aiutavano l’esorcista non riuscivano a contenere,
l’esorcista ha ordinato al demonio di desistere ed egli ha dovuto ubbidire.

Come ho già accennato brevemente in precedenza, la comunione tra la Chiesa trionfante e la Chiesa
militante negli esorcismi si evidenzia particolarmente nella materna e amorevole presenza ed
intercessione della Madonna. Anche questa componente manca generalmente nei film sul tema in
esame. Noi esorcisti, come anche i nostri pazienti, nella battaglia contro il maligno sperimentiamo
continuamente la presenza e il sostegno materno dell’Immacolata Madre di Dio.

Sono proprio le reazioni dei demoni a evidenziare maggiormente l’opera di Dio e la mediazione della
Madre, cioè come Dio ci dona ogni cosa per mezzo di questa Madre, confermando così, in maniera
meravigliosa, le verità che la Sacra Scrittura ci rivela sul ruolo di cooperatrice insostituibile che la
Madonna offre all’evento centrale di Cristo Redentore, perché è sempre lei ad ottenere dal Figlio ogni
cosa, compresa la liberazione dal demonio.

La Madonna in quanto associata in maniera unica a Gesù Redentore, si può quindi definire la più
perfetta esorcista del demonio. Per la sua stessa santità, la Madonna è un esorcismo vivente. Per
questo i demoni temono un’autentica devozione alla Madonna, perché per mezzo di essa le
permettiamo di agire in nostro favore portando in noi in abbondanza la grazia redentrice di Cristo.

La Madonna, infatti, per le prerogative spirituali che possiede -essendo la Madre di Dio- ha una
capacità d’intervento assai maggiore, sia di una madre terrena, sia di qualsiasi altro santo, la sua
amorevolissima azione, in nostro favore, è però condizionata al nostro libero arbitrio. Più alimentiamo
un’autentica devozione a lei, meglio ci doniamo, ci consacriamo a lei, più ella troverà in noi la libertà
di agire in nostro favore, di renderci partecipi dei suoi sentimenti e delle sue virtù, e per mezzo nostro,
potrà sempre più efficacemente abbattere i piani di Satana nel mondo.

Nei film sul tema dell’esorcismo non è stata mai rappresentata la commovente esperienza mariana
che fanno molti esorcisti.

La santità e lo splendore di Maria la pongono infatti così in alto tra tutte le creature, umane e
angeliche, che spesso -durante gli esorcismi- i demoni sono costretti a elogiarla per la grandezza, la
potenza e il fulgore divino che splende in Lei. I demoni, trovandosi accecati da così tanto splendore,
che per essi è dolorosissimo, sono obbligati a testimoniare la dignità straordinaria della Madre di Dio
tra tutte le creature umane e angeliche, ad affermare tutta la verità su di Lei e ad ammettere la loro
completa impotenza di fronte ai voleri di Colei che, Dio, onnipotente per natura, avendola proclamata
Regina dell’universo, ha reso onnipotente per grazia. C’è allora un curioso alternarsi di espressioni
sprezzanti e volgari e di catechesi e lodi dolcissime, che loro malgrado, i demoni, con grandissimo
disgusto sono costretti a pronunciare sulla Vergine Maria, espressioni che per noi, però, sono
straordinariamente toccanti, sino a provocare lacrime di commozione, come talvolta è accaduto anche
a sacerdoti non esorcisti che assistevano l’esorcista.

Questa esperienza straordinaria e consolantissima, mai l’abbiamo vista rappresentata in un film


sull’esorcismo.

Proseguendo nella nostra analisi sulla maniera come il mondo cinematografico rappresenta
l’esorcismo, non possiamo trascurare l’aspetto del tempo: in un film non si possono rappresentare
integralmente i contenuti di un libro, in quanto la rappresentazione cinematografica deve
necessariamente esaurirsi in una storia non più lunga, mediamente, di 120 minuti, per cui si procede
ovviamente alla riduzione del testo pubblicato a cui si ispira il film.
La trama pertanto, già povera di contesti biblici, teologici ed ecclesiali, tende a prediligere e
sviluppare il ruolo dei personaggi, trascurando, semmai fosse stato programmato, l’obiettivo di
trasmettere un messaggio positivo sull’esorcismo.

Non possiamo non evidenziare un ulteriore aspetto fuorviante di questi film, che consiste nel
presentare il sacerdote esorcista come un medico condotto. Arriva spesso nella casa del posseduto o
della posseduta e senza stabilire una relazione umana, e tanto meno spirituale, si pone a combattere
contro il demonio, leggendo il Rituale. La Chiesa Cattolica non fa questo. Il sacerdote che riceve la
licenza di esorcista dal suo vescovo è un ministro di Cristo, e pertanto sa bene che il rito
dell’esorcismo è un’azione liturgica che si compie solo dopo un attento discernimento. L’esorcista
deve pregare e deve invocare lo Spirito Santo per ottenere la grazia della prudenza, al fine di valutare,
con la dovuta attenzione, se colui che si ritiene tormentato dal demonio lo sia realmente. Un’accurata
analisi non può essere fatta in pochi minuti, ma comporta la necessità di incontrare, ascoltare e
conoscere la persona che ritiene di avere bisogno del suo intervento; l’esorcista inoltre, per quanto
possibile, soprattutto se fosse portato a lui già in apparente stato di possessione diabolica, deve
incontrare, dialogare, ascoltare e conoscere anche i familiari ed eventuali amici che sappiano la
problematica della persona in esame. Al fine di un valido discernimento, l’esorcista ha bisogno di
tempo anche per porre eventuali domande mirate, con il fine di chiarire ulteriormente se i fenomeni
e/o i sintomi accusati siano tali da necessitare dello specifico rito dell’esorcismo della Chiesa.
Quando il sacerdote esorcista accerta tale necessità, deve preparare la persona, soprattutto
informandola di tutto ciò che dovrà fare. Uno degli aspetti che l’esorcista deve in tutti i casi
maggiormente curare affinché il suo operato sia fruttuoso, se non subito, almeno appena sarà
possibile, è proprio l’istruzione della persona che si affida al suo ministero, aiutandola ad acquisire
le disposizioni interiori necessarie a conseguire la liberazione. Un aspetto, questo, davvero
fondamentale nel contesto della nostra società secolarizzata e neo pagana, nella quale assistiamo a un
annacquamento o addirittura alla perdita della fede, al relativismo imperante e alla generale
confusione di tutti e su tutto.

Un altro aspetto che non si evince o comunque presentato marginalmente nei film sul tema, è la
comunione che il sacerdote esorcista deve avere necessariamente con la Chiesa, con l’unica Chiesa
peregrinante e celeste i cui massimi rappresentanti sulla terra sono, per lui, il Papa e il proprio
Vescovo ordinario. L’esorcista generalmente è rappresentato, invece, nel ruolo di un operatore
autonomo e pertanto quasi sempre sganciato dalla Chiesa.

Noi esorcisti conosciamo bene il valore della nostra unione e del nostro legame spirituale con tutta la
Chiesa, in quanto è tutta la Chiesa che combatte Satana nel nome di Cristo. Nella finzione
cinematografica invece la figura del sacerdote esorcista è subordinata al compimento della ritualità.
Spesso la sua storia è marginale rispetto agli interpreti principali. Sottolineando l’individualismo e la
solitudine del sacerdote che si occupa di determinati casi, si propone così l’idea che l’esorcista possa
esercitare la sua opera come un libero professionista.

Il legame tra l’esorcista e il suo Vescovo, è in questi film completamente o quasi completamente
ignorato. È, invece, anch’esso fondamentale, in quanto il sacerdote riceve dal proprio Vescovo licenza
di esorcizzare; pertanto, al fine di un fruttuoso esercizio del ministero, è decisamente indispensabile
la comunione del sacerdote esorcista con il proprio Vescovo, il quale è investito della pienezza del
sacerdozio. Ogni sacerdote infatti agisce proprio in virtù di questa comunione con la pienezza
sacerdotale del Vescovo, successore degli Apostoli, sui quali Cristo ha fondato la sua Chiesa e le ha
conferito tutti i poteri divini.
Non si riscontra in questi film la prassi reale dell’esorcista di informare e aggiornare il Vescovo con
una relazione periodica sullo svolgimento di questo ministero così delicato e neppure la presenza di
un vescovo che vigili paternamente sull’esorcista, lo sostenga, lo incoraggi e verifichi le sue
condizioni fisiche, psicologiche e spirituali.

In riferimento a questa comunione tra il vescovo e il sacerdote esorcista, al paragrafo n.° 14 della
Presentazione della Conferenza Episcopale Italiana al «Rito degli esorcismi», i sacerdoti che hanno
ricevuto licenza di esercitare questo ministero, vengono esortati a incontrarsi periodicamente e
talvolta anche insieme con il vescovo: «È conveniente che gli esorcisti della stessa diocesi si
incontrino qualche volta tra loro e con il vescovo, per condividere le loro esperienze e riflettere
insieme. Sembra opportuno che incontri analoghi si svolgano a volte anche a livello interdiocesano e
nazionale». E proprio questo l’Associazione Internazionale Esorcisti, già da anni sta promuovendo
nella Chiesa.

Conclusione

Come sintesi della prima parte di questa verifica, possiamo affermare che il mercato cinematografico,
che potrebbe offrire un servizio informativo, educativo e formativo al pubblico, purtroppo non
corrisponde alle attese. Dai libri sul tema innanzitutto, come anche dai film, si rileva che l’interesse
generale e del mondo cinematografico in particolare non è quello di dare un’informazione corretta
sui fondamenti biblici ed evangelici dell’esorcismo né di presentare autenticamente l’esorcismo.

Purtroppo l’industria cinematografica trascura di evidenziare proprio le componenti più importanti e


indispensabili dell’esorcismo nel mondo cattolico o addirittura le ignora completamente.

Dobbiamo rilevare che i contenuti dei film che propongono il tema degli esorcismi abusano del
termine stesso in quanto ne propongono un’accezione ambigua, che mira ad irretire il pubblico. Lo
scopo principale dei produttori infatti è innanzitutto quello di vendere un prodotto mediante un
argomento che da sempre suscita curiosità e suggestione a livello di massa, talvolta, però, sorge il
dubbio che sorvoli volutamente sull’operato positivo della Chiesa Cattolica.

Possiamo senz’altro asserire che lo spettatore è così indotto a un’idea parziale, falsa e terrificante,
assai distante dagli esorcismi operati da Cristo e da quelli che opera la Chiesa su mandato di Cristo.

Con la nostra fede, a differenza dei film, noi affermiamo la certezza che il bene prevale sul male, la
verità sulla menzogna, l’amore sull’odio, l’umiltà sull’orgoglio …

… Ed è proprio questa la verità concretamente visibile nelle esperienze esorcistiche.

Queste ed altre considerazioni lasciano spazio al pensiero che nei film e nelle fiction sugli esorcismi
ci sia un retroscena comune che censura quegli aspetti che confermano la sostanza delle verità della
nostra fede cattolica, cercando di far passare per cattolico un messaggio di tipo gnostico tendente a
costituire tra gli spettatori una concezione manichea della vita. Non è un caso che questi due elementi
non cristiani siano sempre contenuti e palesemente mostrati a fondamento delle storie di esorcismi
rappresentate nei film. Purtroppo i fedeli cattolici, abituati a disinteressarsi della propria formazione
alla fede, non sono né preparati né in grado di discernere la finzione o meglio la menzogna dalla
realtà, e così quello che inizialmente poteva essere un buon servizio alla Chiesa e alla fede, diventa il
solito e sottile attacco di Satana alla Chiesa Cattolica.

ESAME DI ALCUNI FILM E TELEFILM SUL TEMA DELL’ESORCISMO

L’ESORCISTA

Nel 1973 un film uscito nelle sale cinematografiche dal titolo: “L’esorcista”, provocò un’enorme
ondata d’interesse, inaugurando un vero e proprio ciclo di film che in realtà hanno poco a che fare
con l’esorcismo della Chiesa cattolica.

Si tratta di un film che si colloca molto all’interno del genere horror e poco all’interno della vera
identità dell’esorcismo.

Il film è tratto dal libro di William Peter Blatty, ispirato a veri episodi di esorcismo avvenuti nel
Maryland. Secondo lo scrittore, il film, avrebbe dovuto trasmettere allo spettatore il punto di vista
cattolico sulla presenza del diavolo nel mondo e la lotta che la Chiesa Cattolica attraverso l’esorcismo
conduce contro di esso.

Tuttavia, il regista – William Friedkin – troppo centrato all’inquietudine che le scene dovevano
suscitare nello spettatore, ha tradito tale fine.

La trama

Il film inizia mostrando l’interno di un sito archeologico dell’antica città di Ninive nell’Irak del nord
nel quale tra gli oggetti rinvenuti viene dissotterrata una statuetta che raffigura il volto del demonio
Pazuzu. Uno degli archeologi presenti è un sacerdote, gesuita, anziano e malato di cuore, Padre
Lankester Merri che rimane molto turbato dal ritrovamento e sembra che al momento del
ritrovamento il sacerdote abbia un contatto misterioso con lo spirito maligno legato agli oggetti
ritrovati nel sito archeologico.

La scena si sposta in una cittadina della provincia americana Georgetown dove l’attrice Chris
MacNeil, frattanto, soggiorna insieme alla figlia dodicenne Regan per delle riprese di un film. Nella
casa dove abitano temporaneamente, la ragazza trova una tavola ouija, cioè quella tavola che si usa
per le sedute spiritiche. La ragazza comincia a fare una seduta spiritica per gioco. Si manifesta uno
spirito che afferma di essere quello di un certo Capitan Gaio (in originale Capitan Howdy). In realtà
era il demonio Pazuzu, che fingeva di essere l’anima di Capitan Gaio.

Dopo un po’ la giovane, comincia ad accusare disturbi che a prima vista sembrano rimandare ad uno
sdoppiamento di personalità. E’ sottoposta a diverse visite mediche che non chiariscono la patologia.
I medici ammettono la loro impotenza di fronte ai problemi della ragazza e, di fronte al tentativo
fallito di una visita psichiatrica, consigliano alla madre di rivolgersi a un esorcista. La donna, atea, è
diffidente, ma alcuni anormali e terrificanti comportamenti della figlia la inducono a rivolgersi a padre
Damien Karras, un giovane gesuita appartenente alla chiesa greco-cattolica, che è anche un medico
specializzato in psichiatria.

Il sacerdote incontra la ragazza più volte come psichiatra, inizialmente convinto che i suoi disturbi
siano di origine mentale. Pochi giorni più tardi però padre Karras viene sconvolto dalla perdita della
madre e comincia per lui un ossessivo senso di colpa per non esserle stato abbastanza vicino, preso
dai troppi impegni del proprio ministero sacerdotale.

L’attenzione si sposta sull’indagine, svolta da un ispettore, sulla morte misteriosa del regista del film
a cui l’attrice Chris MacNeil aveva affidata la figlia. Chris, parlando con l’ispettore, capisce che dietro
alla morte del regista c’è la mano di sua figlia.

Intanto nella cittadina si verificano strani episodi e in una chiesa, viene profanata una statua della
Madonna.

Da questo punto in avanti il film si riveste di colori inquietanti, anche grazie ai molti trucchi
cinematografici.

Padre Karras che stava seguendo, come psichiatra, la ragazza, la sente parlare in latino e francese,
lingue che essa non conosceva. Non solo, ma parla anche al contrario. Non pensa più a una malattia
psichiatrica e si decide a domandare ai propri superiori l’autorizzazione per un esorcismo: il vescovo
lo concede e decide di chiamare un anziano esorcista, padre Lankester Merrin, che è proprio il gesuita
archeologo comparso all’inizio del film. Padre Karras gli farà da assistente.

Padre Merrin, il sacerdote esorcista, con padre Karras si presenta di notte a casa della ragazza e
intende cominciare immediatamente. Durante l’esorcismo Padre Merrin, si troverà a combattere
faccia a faccia con lo stesso demonio scoperto nel sito archeologico in Iraq.

Nel film la dimostrazione del potere diabolico è rafforzata da una serie di oscenità verbali e non solo,
di cui si poteva certamente fare a meno.

L’attenzione del regista, però, non è attratta dal valore del rito dell’esorcismo, che in realtà, non
appare quasi mai così com’è proposto dalla Chiesa nella lotta contro il demonio, quanto piuttosto dal
corpo della giovane trasformati dalla possessione.

Si nota che, in qualche modo, il film tenta d’interrogarsi sul problema del male alla luce della fede,
ma non giunge mai ad una proposta/risposta chiara, preso com’è da una ricerca accurata di effetti che
possano suggestionare lo spettatore e tenerlo incollato alla poltrona.

Si dà un rilievo esagerato sia al potere del diavolo, presentandolo straripante e terrificante, sia al
conflitto interiore e devastante di Padre Karras, ma quelle inquietudini umane non rimandano alla
ricerca di Dio, il che è contraddittorio e sconcertante per un sacerdote.

La ragazza posseduta viene presentata come una ragazzina fragile, senza affetto dai genitori, ma non
può essere questo l’argomento plausibile perché diventasse vittima del demonio.

Viene inoltre mostrata, la fragilità dei ministri della Chiesa che, se vogliamo, nella realtà, potrebbe
talvolta anche esserci tutta, ma che non influisce sull’esorcismo. Nel film, invece, si mostra come è
proprio la debolezza e la fragilità di Padre Damian Karras che renderà più forte l’influsso del maligno.
Il giovane sacerdote, sconvolto dalla perdita della madre e dal senso di colpa per non esserle stato
abbastanza vicino, perché ha dedicato più tempo agl’impegni del proprio ministero, vive, infatti, una
grande solitudine interiore.
Il sacerdote visita quotidianamente la ragazza e sembra però non riuscire ad aiutarla con le preghiere.
Si rende conto che la giovane peggiora sempre più e che il diavolo che la possiede diventa sempre
più forte.

Pur affiancatosi all’esorcista Padre Merrin nell’esorcizzare la ragazza, il diavolo riuscirà ugualmente
a sconvolgerlo emotivamente facendo parlare la ragazza con la voce della madre, tanto che Padre
Merrin, dovrà farlo uscire dalla stanza.

Quando Padre Karras ritorna nella camera dove si svolgeva l’esorcismo, trova però Padre Merrin
stroncato da un infarto, allora, infuriato, si avventa contro la ragazza e ordina al demonio di uscire,
ma lo fa ordinandogli di prendere il suo corpo. Così il demonio s’impossessa di lui, e attraverso di lui
cerca di strangolare la giovane. Il sacerdote resiste e prima di poter fare del male alla giovane riesce
a gettarsi dalla finestra, uccidendosi.

Il film si conclude con la giovane, almeno apparentemente liberata che con la madre si trasferiscono
a Los Angeles per dimenticare il terribile incubo che hanno vissuto.

Ovviamente la liberazione della ragazza, presentata dal film in questa modalità, non corrisponde a
nessun episodio di liberazione di persone possedute, in duemila anni di storia di esorcismi.

Un fatto, estremante grave, è stato l’inserimento nel film di messaggi subliminali, scoperti
successivamente.

Pochi sanno che per aumentare l’inquietudine e lo spavento nello spettatore, il regista William
Friedkin, inserì una serie di immagini subliminali contenenti, soprattutto, volti spaventosi.

Nell’ultima versione del film rimasterizzate ed integrate del 2000, le immagini e i messaggi che
contengono sono meglio visibili.

Durante la visita medica, la ragazza scivola sul letto con gli occhi completamente bianchi. In
quell’istante appare sullo schermo, come immagine subliminale, il volto dello spirito Pazuzu che si
fingeva Capitan Gaio.

La madre della ragazza, cammina spaventata per la cucina. Ad un certo punto sulla cappa del camino
appare illuminato, per un istante, il volto del demonio che possiede il corpo della figlia.

Mentre la mamma sta per aprire la porta della camera della figlia, nel buio si vede per un attimo il
ghigno stampato sul volto della statua del demonio Pazuzu.

Quando la ragazza viene ipnotizzata dallo psichiatra, per una frazione di secondo, nel suo volto,
appare la maschera adirata del demonio.

Durante l’esorcismo, la luce va e viene e nel buio, per qualche fotogramma, il demonio si mostra sul
volto della ragazza con la fisionomia di Capitan Gaio che gira la testa della ragazza di 360º.
Constatata la morte dell’esorcista Padre Merrin, Padre Karras infuriato ordina al demonio uscire dal
corpo della ragazza e di entrare nel suo di entrare. Diventa a sua volta posseduto e si precipita verso
la finestra per gettarsi sotto. Proprio in corrispondenza della finestra, appare in immagine subliminale,
il volto della madre.

Si noti che in varie parti del mondo, diversi sono stati i casi in cui persone che hanno visto il film,
hanno avuto dei malesseri, accusando come causa di tali malesseri delle immagini che si erano fissate
nella loro mente.

In Inghilterra ad esempio durante la proiezione nel 1974 vi furono casi d’isteria, convulsioni,
svenimenti, terrore e vomito, soprattutto tra le giovani donne[1].

IL RITO

Se il regista del film: Il Rito, uscito nelle sale cinematografiche nel 2011, si fosse attenuto fedelmente
all’omonimo libro, il film sarebbe stato decisamente migliore, forse il migliore sul tema della
possessione diabolica nella storia della cinematografia. In un mio colloquio, successivo alla
proiezione, con il giornalista cattolico statunitense Matt Baglio, autore del libro al quale il regista
avrebbe dovuto ispirarsi, lamentai la grande discrepanza tra i contenuti che l’autore aveva sviluppato
così bene nel libro e il film. Il giornalista mi rispose: «Hanno fatto il film quando io avevo scritto solo
il 30% del mio libro». Il che vuol dire che per il 70% del film, il regista si è a ispirato letture e
conoscenze personali sull’argomento delle possessioni diaboliche. Nel film ci sono sicuramente
aspetti positivi, ma ci sono anche alcune ingenuità ed errori che a noi esorcisti balzano subito agli
occhi.

La trama del film

La storia racconta l’esperienza di un giovane nordamericano cattolico, di nome Mychel, che da


bambino, in seguito alla morte della madre, perde la fede, ma che nonostante la dolora esperienza,
alle soglie della giovinezza, decide di entrare in seminario perché, dice: “ Nella nostra famiglia o fai
il beccamorto o fai il prete”. Suo padre infatti era impresario di pompe funebri e si occupava di
sistemare esteticamente le salme prima della sepoltura. Anche Mychel aveva imparato a fare il
mestiere del padre, ma, insoddisfatto, tenta l’altra strada: il sacerdozio. Benché privo apparentemente
di fede, entra lo stesso in seminario, considerando che prima dell’Ordinazione sacerdotale ci sono
vari anni di formazione, per cui avrebbe avuto il tempo di tornare indietro se insoddisfatto anche di
quella esperienza. Dopo quattro anni di seminario, ormai già diacono, avvicinandosi la data
dell’ordinazione sacerdotale, scrive una lettera al suo formatore e gli comunica che per la sua
mancanza di fede ha deciso di presentare la richiesta di non essere ordinato sacerdote; ma il superiore
gli risponde che sta commettendo un errore. Per quale motivo? In un incidente era stato coinvolto
anche il superiore. Egli, mentre era leggermente ferito a terra, aveva visto Mychel, che si trovava a
passare proprio in quel momento, pregare con viva fede e compassione per una giovane che coinvolta
nello stesso incidente, stava per morire. Ella vedendo il giovane diacono accostarsi a lei e ritenendo
fosse un sacerdote, gli aveva detto: «Mi benedica padre, mi benedica, non voglio morire così».
Il superiore, aveva osservato con quale raccoglimento e con quale compassione aveva pregato per
quella ragazza e l’aveva benedetta, un istante prima che morisse, per questo, convinto di una vera
vocazione e di un’apparente crisi di fede del giovane diacono, lo invita a riflettere ulteriormente. Lo
informa che il Vaticano vuole che ogni diocesi abbia un esorcista e che sono stati avviati corsi di
formazione per aspiranti esorcisti. L’attività del padre, per le salme che avevano in casa da ricomporre
esteticamente, lo aveva certamente abituato fin da bambino a esperienze poco gradevoli, per cui il
superiore, convinto che il ministero dell’esorcismo non lo avrebbe sconvolto più di tanto, gli propone
di andare a Roma per frequentare un corso sull’esorcismo nel periodo di riflessione che aveva chiesto
e di rinviare la questione della vocazione al ritorno.

Il diacono arriva a Roma sempre tormentato da dubbi di fede, che lo scuotono fortemente. Un
insegnante lo incarica di assistere un anziano sacerdote, Padre Lucas, esorcista, oltre le ore di studio
al corso di formazione sull’esorcismo. Il seminarista non credeva nell’esistenza del demonio, per cui,
assistendo agli esorcismi, inizialmente attribuisce alla malattia psichica le reazioni delle persone
possedute. L’esorcista gli dirà: “La scelta di non credere all’esistenza del diavolo, non ti proteggerà
da lui”.

Tuttavia sarà proprio l’esperienza di assistere agli esorcismi a porlo di fronte a un crescendo di prove
sempre più stringenti sull’esistenza del demonio, che lo coinvolgeranno sino a farlo uscire dai dubbi
che lo angosciano, a indurlo a capire che l’esorcismo fa emergere in tutta la sua portata la realtà
inconfutabile dell’esistenza del demonio e dell’esistenza di Dio, e a recuperare la fede in Lui,
trasformandosi da scettico a credente e difensore della fede. Nel momento più drammatico, quando
sarà costretto a fare, suo malgrado, l’esorcismo al demonio per difesa personale e per liberare padre
Lucas, mentre il demonio continua a ripetergli: «Credi in me adesso Mychel?». Mychel risponde: «Sì,
credo in te, credo nel diavolo» (e le pupille gli diventano completamente bianche). In quello stesso
momento però gli torna in mente come in un flash il ricordo della giovane mamma, quando un giorno,
dopo averlo accarezzato gli aveva donato una immaginetta sulla quale era raffigurato un angelo che
proteggeva un bambino e sul retro di quell’immaginetta aveva scritto: «Tu non sei solo». Un istante
dopo Mychel esclamerà con decisione: «Sì, credo in te e dunque credo in Dio, io lo accetto, in questo
momento io accetto Dio, io credo in Dio Padre Onnipotente creatore del cielo e della terra, io credo!».
E subito dopo prosegue con un esorcismo privato dicendo: «Io ti esorcizzo, immondo fra tutti gli
spiriti, lurido abisso di vizi, creatore di strazio; nel Nome di Nostro Signore Gesù Cristo, lascia
quest’uomo, nel nome della Vergine Maria, lascialo, io te l’ordino, io che credo in Dio». Da questo
momento Mychel ritrova la fede e solo adesso potrà sconfiggere il diavolo. Dopo averlo costretto a
dire il suo nome, che era Baal, Mychel gli ordinerà di lasciare quel corpo e di lasciare quel luogo.
Padre Lucas è finalmente libero, non è più dominato dal demonio, il suo volto deformato ora si
rischiara e torna sereno.

Prima di ripartire da Roma, Padre Mychel va a salutare padre Lucas, che gli dice: «La fede ti si addice
molto. Non abbandonarla. Combatti la battaglia giusta con tutte le tue forze».

Il film si conclude mentre Mychel, ormai tornato negli Stati Uniti, entra in un confessionale per
amministrare il sacramento della Riconciliazione ai fedeli. Ha ritrovato la fede, ed è ovviamente
sacerdote (non viene rappresentata nel film l’ordinazione sacerdotale, ma è ovvia, altrimenti Mychel
non avrebbe potuto confessare i fedeli).

Esaminiamo ora gli aspetti positivi del film.


A differenza della serie horror, che prende vita a partire dal primo film: l’Esorcista, pubblicato nel
1973, dal film in esame si evidenzia che il rito di esorcismo non è la ribalta su cui, mediante antichi
riti pagani, la Chiesa tenta di curare patologie psichiatriche in cui si ripresenta la lotta manichea tra
bene e male, ma è la conferma della verità della fede cattolica, che vede in determinate espressioni di
sofferenza umana la presenza e l’azione di quell’essere spirituale malefico chiamato «demonio», che
la Chiesa, in nome e potere di Gesù Cristo, può allontanare da una persona. Sotto quest’aspetto, il
film presenta l’autentico insegnamento della Dottrina cattolica sul problema del male. Molto
interessante anche il confronto con quel pensiero contemporaneo che cade proprio nell’inganno del
demonio di far credere che non esiste, interpretando i fenomeni di possessione diabolica come una
patologia psichiatrica che non si riesce ancora a spiegare.

Il film è rispettoso della Chiesa e la presenta nel suo impegno a recuperare la battaglia contro il
demonio, anche mediante il ministero dell’esorcismo a lungo trascurato.

Alcuni aspetti negativi o ingenui del film sono invece i seguenti:

L’insegnante del corso sugli esorcismi manda Mychel ad assistere agli esorcismi, pur dichiarando
padre Lucas non ortodosso.
L’esorcista Padre Lucas è presentato dal regista come un sacerdote che non incontra mai il vescovo
e i suoi confratelli sacerdoti, ma vive completamente isolato, anche fisicamente, in una casa alla
periferia di Roma. Inoltre, non avendo tempo, trascura completamente la casa, che ovviamente è
sempre disordinata.
Padre Lucas dice al diacono di confessarsi prima di assistere all’esorcismo, ma non si vede che poi
lo confessa.
Una giovane donna incinta e posseduta dal demonio, viene accompagnata dalla zia per ricevere
l’esorcismo. Al momento dell’esorcismo, però, la zia rimane al piano di sotto e non assiste
all’esorcismo della nipote. Per noi esorcisti, invece, è decisamente necessario che -se presente- il
familiare, assista all’esorcismo.
Quando ancora non ha iniziato l’esorcismo, Padre Lucas urlando in maniera esagerata alla giovane
donna incinta e posseduta dal demonio, le comandando di indovinare quel che era nascosto in una
busta chiusa, per dare al giovane diacono apprendista la prova della reale presenza del demonio, il
quale conosce cose occulte.
Invitato in una casa, per esorcizzare un bambino, padre Lucas individua un maleficio in un cuscino.
La grande soddisfazione per aver trovato il maleficio è rappresentata con atteggiamenti isterici.
Il demonio viene presentato come vincitore sulla giovane donna posseduta e incinta, che riceveva
esorcismi da padre Lucas. Ella, infatti, tenta il suicidio e viene ricoverata. E’ legata al letto perché
non tenti di nuovo il suicidio e durante il parto muore con il bambino. Nessuno si accorge del parto
mentre avviene e nessuno sente le sue urla di aiuto. Il bambino viene trovato misteriosamente e
inspiegabilmente squartato, in quanto la madre, essendo legata al letto, non avrebbe potuto compiere
un tale misfatto. Il demonio, durante gli esorcismi, aveva promesso di ammazzare la donna e il suo
bambino. Da quel momento padre Lucas entra in uno stato di tremenda depressione, che lo indurrà a
una crisi di fede con l’estrema conseguenza della possessione diabolica, resa possibile al demonio,
come dirà lo stesso padre Lucas, perché aveva perso la stato di grazia.
Padre Lucas, mentre è in stato di possessione, picchia una bambina zingara.
Il giovane seminarista, si convince inconfutabilmente dell’esistenza del demonio, come essere
personale, solo di fronte alla evidente possessione dell’anziano esorcista Padre Lucas.
L’ESORCISMO DI EMILY ROSE’

Tra tutti i film sugli esorcismi a mio parere l’unico fatto un po’ meglio è: «The exorcism of Emily
Rose, in italiano: «L’esorcismo di Emily Rosé».

Il film si ispira a un fatto realmente accaduto in Germania negli anni 70. Anneliese Michel, nata a
Leibfing il 21 settembre del 1952, prima di quattro figli di un falegname bavarese, dopo inutili cure
psichiatriche, a seguito di evidenti manifestazioni diaboliche, con il permesso dei genitori si sottopone
dal 24 settembre 1975 al 30 giugno 1976 a una serie di esorcismi, ma muore il primo luglio 1976
all’età di quasi 25 anni. La giovane amava il pianoforte e il tennis. Come i suoi familiari, era cattolica
e, anzi, manifestava una religiosità particolarmente accentuata: recitava il Rosario, seguiva incontri
di preghiera.

Nel 1968, a sedici anni, ebbe il primo attacco di una apparente epilessia che la costrinse al ricovero a
Wurzburg, dove fu curata. Tra alti e bassi, sottoposta alle cure successive di altri sette medici, senza
mai nessun beneficio, portò avanti con fatica i suoi studi di liceo che riuscì a finire superando l’esame
di maturità nell’estate del 1973. Si iscrisse a Pedagogia e Teologia nella città di Wurzburg.

Si fidanzò con Peter Himsel, un giovane che non la lasciò mai, nemmeno quando si accorse che la
sua ragazza ogni tanto, e sempre più spesso “dava di fuori”: di punto in bianco aggrediva i compagni,
urlava come una pazza, smetteva di mangiare.

Tra la fine del 1973 e l’inizio del 1974 cominciò a vedere “spaventose figure diaboliche”, sentiva
odori puzzolenti. Nel luglio del 1975, un anno prima della morte, i fenomeni strani si accentuarono,
iniziò a parlare con voce alterata, non sua.

Il fidanzato, che la seguì da vicino e fu interrogato a lungo dal tribunale come testimone, affermò che
Anneliese, pur essendo cattolica molto praticante come tutta la sua famiglia, dalla fine del 1975 non
sopportava più la vista di immagini sacre; dalla sua camera buttò via una bottiglia di acqua benedetta,
spezzò una corona del Rosario, ruppe un Crocifisso. Poi sopraggiunse l’insonnia, un comportamento
aggressivo (del tutto contrario al suo carattere), l’incapacità di assistere alla celebrazione della Santa
Messa. Una volta rimase immobile e acquistò un peso tale da non poter essere spostata da nessuno
(pesava allora 31 chili); bastò una preghiera di un sacerdote perché ritornasse normale.

Una domenica, mentre passeggiava con il fidanzato in campagna, Anneliese ebbe un attacco
dolorosissimo del suo male, poi di colpo, però, il suo viso si illuminò e sembrò parlare con qualcuno.
Ritornata in sé Anneliese rivelò a Peter che la Vergine Maria le aveva chiesto se accettava di farsi
carico dell’espiazione dei peccati dei giovani tedeschi e dei sacerdoti ed ella aveva accettato tale
richiesta.

Nel “Diario” di Anneliese si trovano anche appunti in cui ella annota come Nostro Signore le chiese
più volte di unirsi alla sua Passione in offerta riparatrice. In una di quelle richieste si legge che Nostro
Signore in data 15 febbraio 1976 le disse: «Prega ed offri molto per i miei sacerdoti. Non invano io ti
ho mostrato la grandezza e la dignità di ogni sacerdote, tanto che te ne spaventasti. Ricorda che anche
i sacerdoti indegni sono un altro Cristo. Non giudicare nessuno, per non essere giudicata! Lascia a
Me questo compito!».
L’accettazione di quella richiesta fu evidente, quando dopo la morte, suo padre, disse che sua figlia
non poteva rassegnarsi della caduta di tanti sacerdoti, dell’uccisione di migliaia di bambini prima che
nascessero e dei traviamenti di tanta gioventù. Per questo una volta disse di dover fare qualcosa contro
tutto questo. Ella un giorno confidò a padre Ernst Alt: «Ho voluto soffrire per altre persone di modo
che non finiscano all’inferno. Ma non avrei mai pensato che sarebbe stato così spaventoso, così
orribile».

In breve tempo le vessazioni demoniache che soffriva diventarono vere e proprie possessioni, e fu lei
stessa a chiedere aiuto a padre Alt. Questi si rese conto che il caso era serio e chiese al vescovo di
Wurzburg, Josef Stangl, il permesso di procedere agli esorcismi. Il Vescovo Stangl (che poi divenne
Primate e nel 1977 consacrò vescovo Joseph Ratzinger) dapprima consigliò di continuare con le cure
mediche. Poi, consultata un’autorità in materia di esorcismi e possessione, il gesuita Adolf Rodewyk,
autorizzò padre Alt agli esorcismi affiancandogli l’ex missionario padre Arnold Renz. I due sacerdoti
eseguirono gli esorcismi dal 24 settembre 1975 al 30 giugno 1976, tre volte alla settimana. I demoni
che tormentavano la giovane si esprimevano in aramaico, latino e greco. Quando la possessione le
lasciava un pò di tregua, Anneliese si metteva in ginocchio e pregava da spezzare il cuore. Ci fu un
momento in cui si credette ottenuta la vittoria, tanto che riuscì a conseguire il titolo di studio. Ma fu
gioia di breve durata, perché i problemi ricominciarono peggio di prima. Nell’aprile del 1976 disse
che sarebbe morta il primo di luglio. Proseguirono gli esorcismi, ma il primo luglio, come lei aveva
detto, quasi all’età di 25 anni, morì.

I due sacerdoti, che avevano esorcizzato la ragazza sino al giorno prima della morte furono ritenuti
colpevoli della sua morte e processati e condannati a una pena pecuniaria (rispettivamente di 4880 e
3600 marchi), alla libertà vigilata e alla sospensione dei diritti civili per 6 mesi e a un periodo di prova
di 3 anni. I genitori ebbero una pena simbolica. Il fatto suscitò grande risonanza in tutta la Germania,
il processo fu seguito in televisione da milioni di tedeschi, la stampa scatenò polemiche e attacchi
feroci alla Chiesa. Il caso suscitò una marea di scritti pro o contro. Questo incidente usato
oltraggiosamente contro la Chiesa, confinò nel silenzio il ministero dell’esorcismo in Germania.
Fortemente condizionata da questa vicenda, la Conferenza Episcopale Tedesca dichiarò in seguito
che il caso non era una vera possessione e fece forti pressioni alla Santa Sede perché il rituale degli
esorcismi fosse modificato.

In questa vicenda è da sottolineare il gravissimo comportamento del tribunale. La sentenza dice


testualmente: «Come attenuante a favore degli imputati, che credono irrevocabilmente all’esistenza
del diavolo, non si deve escludere che al momento del fatto, come conseguenza del loro credo, in
particolare anche nella possessione di Anneliese, essi fossero notevolmente limitati nella loro capacità
di intendere e di volere». Già questo pronunciamento è assurdo. Un tribunale che si permette di
condannare chi crede all’esistenza del diavolo e nella possessione diabolica, affermando che chi ha
queste convinzioni è un semi-demente, pronuncia un giudizio su questioni religiose che esulano
completamente dalla sua competenza e va contro ogni norma giuridica; un tribunale deve applicare
gli articoli della legge (in questo caso, gli articoli della legge penale) senza evadere da essi. Inutile
dire che tale sentenza fu esaltata da tutta la stampa come un trionfo del progresso moderno, un
superamento delle superstizioni del medioevo.

In seguito il giudice Harald Grochtmann, che ha studiato la sentenza di condanna, ne ha fatto una
stroncatura radicale. Egli ha evidenziato nella sentenza, delle frasi che, oltre a non contenere nulla di
giuridico e nessun riferimento al codice penale, pretendono di condannare verità di fede, contenute
nel Vangelo e insegnate dalla Chiesa; vi sono affermazioni e lezioni ideologiche del tutto estranee al
diritto costituito e su cui il tribunale non ha nessuna competenza. Giustamente un altro giurista, noto
avvocato penalista di Francoforte, Schidt-Leichner, è arrivato ad affermare che quella sentenza non
condanna quattro imputati, ma la Chiesa Cattolica.

Infine il giudice Grochtmann conclude affermando che la sentenza del tribunale di Aschaffenburg è
decisamente ingiusta: non si può considerare colpevole Anneliese per le sue scelte, assecondate dai
quattro imputati (i genitori e i due sacerdoti); non si può considerare colpevole per aver accettato gli
esorcismi e rifiutato cure mediche forzate, dopo essere stata tormentata per anni da cure mediche del
tutto inutili o dannose e dopo aver constatato fenomeni particolari che non hanno spiegazione
naturale, ma che sono tipici sintomi di possessioni.

Si aggiunga a tutto questo che il tribunale non si è minimamente posto il problema di eventuali colpe
dei medici, su cui invece si sofferma con decisione il voluminoso e accurato studio della Professoressa
statunitense Felicitas Goodmann, antropologa dell’Università di Denison (Ohio), studio nel quale
addebita la morte della ragazza a un trattamento medico errato. Ella, sempre in quello studio, rifiutò
pertanto la tesi del tribunale di “induzione di malattia mentale attraverso l’esorcismo” e pur non
essendo cristiana, difese l’operato dei due sacerdoti.

Nel primo anniversario della sentenza, il 21 aprile1979, Gaspare Bullinger pubblicò uno scritto che
ebbe larga diffusione, dal titolo: «Condannati innocenti» nel quale esponeva come Anneliese non era
per niente colpita da epilessia o demenza, ma era realmente posseduta e che essa, morì sia perché non
riusciva più a nutrirsi giungendo a pesare 31 chili sia a seguito delle medicine ordinate dai medici
ossia lo Zentropil e il Tegretol.

La tomba di Anneliese, nel cimitero di Leiblfing, presso la sua casa natale, è oggi meta di
pellegrinaggio da parte di vari fedeli della Chiesa Cattolica in Germania.

Il riesame seguente dei fatti, fece sì che nel 2005 l’episodio arrivasse nelle sale cinematografiche.

La trama del film

Anche se i fatti erano accaduti in Germania, il regista cambiò contesto e nomi per cui la versione
cinematografica fu ambientata negli Stati Uniti e alla ragazza fu dato il nome di Emily Rose.

Inoltre nel film appare un solo sacerdote con il nome di padre Richard Moore il quale fa gli esorcismi,
mentre nei fatti, come abbiamo visto erano due.

Pur avendo qualche aspetto tipico dei film horror, non siamo come potrebbe sembrare davanti a un
film di horror, ma a un documentario di indagine storica e giudiziaria, finalmente rivelati ai media,
dopo decenni di insabbiamento delle vere prove. Il film ha il pregio di spiegare gli errori giudiziari e
medici che occultarono la verità su questo caso.

Nelle scene della possessione non ci si sofferma a presentare, come nel film «L’Esorcista»,
bestemmie, bile, vomito, teste che ruotano, corpi che si levitano, ma solo il cambiamento della voce,
le frasi del demonio, parole in altre lingue, gli episodi catatonici, le contorsioni degli arti, le grida
forti e perforanti.
Il film è fondamentalmente rispettoso della Chiesa Cattolica. Mostra infatti un sacerdote sincero,
anche se molti possono non essere d’accordo con gli atteggiamenti che assume nei confronti della
ragazza posseduta, della cura consigliata dai medici e dei farmaci che le sono stati prescritti. Il
sacerdote appare quindi come un uomo onesto e spirituale che si trova coinvolto in qualcosa che va
oltre la sua esperienza ordinaria e che cerca di fare del suo meglio per quella famiglia che appartiene
alla sua parrocchia, convincendo il vescovo della diocesi ad autorizzarlo a procedere con un
esorcismo. Viene così mostrato il ruolo importante del sacerdote parroco come confidente di cui si
può avere fiducia. Inoltre il film suggerisce rispetto per la fede semplice, quella fede fiduciosa e non
“sofisticata” della gente normale.

Ci sono poi i richiami ai secoli precedenti, soprattutto a quelle donne che sono state destinatarie di
apparizioni, come Anna Katherina Emmerick, Bernadette o i pastorelli di Fatima: Emily Rose è infatti
presentata come una di loro. Vede la Vergine Maria e riceve da lei un messaggio. Alla giovane viene
data la possibilità di scegliere tra essere liberata dalla possessione o continuare ad essere posseduta
fino alla morte per testimoniare al mondo che c’è un mondo soprannaturale, che il demonio esiste,
ma che la presenza di Dio è più forte. Il fulcro del film, è il tribunale in cui padre Richard Moore
viene giudicato per omicidio colposo, di cui è accusato per aver concordato con Emily la sospensione
delle cure medicinali in favore del solo rito dell’esorcismo.

L’accusa, il cui rappresentante è un cristiano appartenente alla chiesa metodista, afferma che Emily
è schizofrenica e si sofferma sugli aspetti scientifici e medici della questione, mentre la difesa
rappresentata da una donna dichiaratamente agnostica, sostiene l’idea che l’esorcismo sia la risposta
giusta al problema di Emily. Il film mostra che i fatti devono essere presentati, anche se aperti a varie
possibilità di interpretazione. Anche se il film non è certo un capolavoro, è però una pellicola ben
scritta e ben realizzata che affronta questioni religiose relative alla Chiesa in un mondo secolare. Se
da un lato solleva la questione della possessione e dell’esorcismo, dall’altro pone al pubblico
domande sulla presenza del bene e del male nel mondo.

TELEFILM: THE EXORCIST

Mercoledì 6 settembre 2017 alle 21 ha avuto inizio su Rai 4 la prima serie del telefilm “The Exorcist”.
La serie è ambientata a Chicago dove vive Angela Rance (Geena Davis), molto legata alla chiesa ed
alla fede, con il marito Henry (Alan Ruck), in convalescenza dopo una caduta che gli ha provocato
alcuni danni fisici. La coppia ha due figlie: Katherine (Brianne Howey), adolescente che ha dovuto
smettere di ballare a causa di un incidente e vive auto confinata in camera sua, e la giovane Casey
(Anna Kasulka) che sostiene di sentire strani rumori in casa. Le due ragazze hanno personalità molto
differenti: la primogenita è sfrontata, ribelle e in conflitto con la madre, la seconda è di contro più
mansueta e pacifica.

L’intervento di padre Ortega, giovane sacerdote inesperto e con una vocazione tentennante, è
supportato dall’emarginato e visibilmente inquietante esorcista padre Marcus. Quest’ultimo è
concentrato a vincere una personale lotta contro il male, iniziata nella sua infanzia, quando, insieme
ad altri bambini, era stato portato di fronte agli ossessi per quietarne le reazioni, in virtù della sua
purezza correlabile alla giovane età.
Interessante come Padre Marcus venga allontanato dal suo ministero dalla stessa Chiesa, perché
tacciato di follia. Il giovane sacerdote è invece in balia di antichi sentimenti con la ex fidanzata ora
sposata.

In questo scenario di equivoci, dove sembra che tutti indistintamente e senza autorità né ordine
possano sfidare questo spirito maligno, viene veicolata la possibilità che il demonio, avendo prima
posseduto la madre, ora sia nelle figlie, per un’inspiegabile disputa con Padre Marcus. E’ uno scontro
a due, il demonio e l’esorcista. Vengono meno da parte dei protagonisti l’attenzione e la dedizione a
un cammino spirituale serio; la figura di Dio stesso viene accantonata e offuscata dal protrarsi di
esternazioni fisiche e verbali. Raramente si vede un attimo di preghiera e raccoglimento, non si dà
rilievo al cammino spirituale dell’esorcista né delle persone che ricevono l’esorcismo.

La vicenda viene travolta da un turbine di azioni volte a suscitare paura e terrore nello spettatore, le
figure dei due Sacerdoti rasentano per un verso lo scetticismo, per l’altro la ridicolizzazione del
ministero dell’esorcismo, che pare porti inesorabilmente alla pazzia, il tutto condito dalla velata
inquietudine di essere in balia del male senza il benché minimo libero arbitrio.

Nella seconda stagione, i due esorcisti lasciano Chicago in cerca di nuovi casi di cui occuparsi. I due
si imbattono in un ex psicologo che si occupa di bambini orfani con problemi comportamentali su
un’isola vicino a Seattle. Uno dei bambini è posseduto da un demone e padre Marcus dovrà entrare
in collisione con l’inferno per salvarlo.

Sembra che la seconda serie in America non abbia riscontrato il successo sperato. Ed è bene che sia
così perché il ministero dell’esorcismo lo presenta in maniera fuorviante, deleterio e ingannevole,
non corrispondente in alcun modo alla prassi liturgica stabilita dalla Chiesa.

Una testimonianza sul telefim: The exorcist

Riporto di seguito una testimonianza che mi è pervenuta sul telefilm: The exorcist.

Le scrivo riguardo alla serie televisiva The Exorcist.

Sono stata invitata da una persona amica a vedere questo telefilm che è stato trasmesso alle 21:05 su
Rai 4 ed annunciato come “Il film più terrificante della storia”…

E subito ho pensato: ma davvero ho bisogno di essere spaventata la sera dopo una giornata di lavoro?
Merito questo?

In realtà vedere questo film di sera a casa, mi ha dato veramente fastidio; non mi andava proprio di
concludere la mia giornata di lavoro con immagini di questo tipo e quindi dopo pochi minuti, ho
cambiato canale!

Mi spiace che i dirigenti TV speculino sulla curiosità di alcuni senza considerare l’influenza che
questo tipo di spettacoli può avere sulle persone.

Possibile che non si riesca a capire che anche questo è “cibo” che influenza …O forse sono io che
ingenuamente credo che non lo sappiano…Ma poi vediamo per le strade scritte che inneggiano al
diavolo con la massima libertà e ingenuità!
Non si scherza con il diavolo!

Forse che il progetto principale di chi lo ha realizzato e promosso sia soltanto economico? Non lo
credo.

Senza poi considerare che queste visioni entrano in case con giovani che, credendo di vedere un
“Guerre stellari”, o un “Harry Potter” più pauroso, credono che sia tutto un gioco di fantasia da
“triller”, così sarà sempre più difficile riuscire a far capire la differenza tra Verità e fantasia.

Inoltre si dà una immagine completamente distorta di quello che è realmente una sofferenza di molte
persone, questa è una vera mancanza di rispetto.

Io penso che l’aiuto che la nostra Chiesa Cattolica offre alle persone sofferenti non si svolga in luoghi
oscuri e con suoni che incutono paura, piuttosto con la luce della Parola di Dio, con i profumi
dell’incenso e soprattutto con la materna accoglienza e rassicurazione del Ministro Sacerdote.

Non credo che si combatta il demonio con le sue armi: paura, grida, buio e quanto di più pauroso
possa essere presentato.

La Santissima Vergine Maria Madre della Chiesa ci sia sempre di aiuto!

Grazie.

[1] Notizie tratte dal sito della BBC – www.//news.bbc.co.uk/2/hi/entertainment/1201445.stm

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