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STRUTTURA ISTITUZIONALE

* Consiglio Europeo: non fa parte delle istituzioni dell’unione europea. E’ la riunione dei capi di
stato e di governo e dei relativi ministri esteri dei paesi europei (non dell’unione).
Dà impulso ai lavori dell’unione europea presentando delle relazioni a seguito delle proprie riunioni
al parlamento europeo.

1) Consiglio;
2) Commissione;
3) Parlamento europeo;
4) Corte di giustizia;
5) Corte dei conti.

1 – CONSIGLIO
1) Composizione: rappresentanti degli stati membri scelti nell’ambito dei rispettivi governi (anche
a livello regionale, provinciale e territoriale) in base alla materia trattata.
a) Presidenza: spetta ogni semestre a uno stato membro, secondo una scaletta votata
all’unanimità dal consiglio.
b) Segreteria: è il supporto funzionale e amministrativo del consiglio, di coordinazione tra i
vari rami. Il segretario generale rappresenta l’unione all’estero.
c) COREPER: (comitato dei rappresentanti permanenti degli stati membri) è responsabile della
preparazione dei lavori del consiglio e della realizzazione dei compiti. Compensa anche la
composizione variabile del consiglio.
2) Poteri: ha il più vasto potere normativo. Adotta direttive e regolamenti, attribuisce alla
commissione il compito di dare atto alle proprie decisioni (quando non lo fa da sé), adotta atti
anche in materie escluse dall’ambito dell’unione europea quando è necessario.
3) Deliberazioni: salvo diverse disposizioni sono prese a maggioranza (essendo prevalenti le
disposizioni che prevedono maggioranze qualificate, questa diventa la regola).Ponderazione dei
voti di ciascuno stato membro che ha un tot di voti, più clausola demografica. Alcune
deliberazioni prevedono l’unanimità.

2 – COMMISSIONE
1) Composizione: 25 membri indipendenti dai governi degli stati membri nominati per 5 anni e
rieleggibili. Il consiglio propone la nomina del presidente al Parlamento che la approva. Poi il
Consiglio insieme al Presidente della commissione appena nominato scelgono gli altri membri e
li sottopongono all’approvazione del Parlamento.
a) Presidente: gestisce l’organizzazione interna e il coordinamento dell’attività della
commissione e ne ha la rappresentanza esterna. Ampi poteri nella strutturazione e
ripartizione delle competenze.
b) Commissari: nei settori attribuiti dal presidente ciascun commissario ha la responsabilità e
adotta le misure di gestione necessarie.
2) Poteri: Partecipa al processo di formazione delle norme, ne controlla l’esecuzione e ha la
rappresentanza estera della comunità. Potere d’iniziativa per l’adozione di regolamenti, direttive
e decisioni del consiglio. Potere di controllo sull’osservanza delle norme europee da parte degli
stati membri e per realizzare lo scopo può raccogliere tutte le informazioni necessarie grazie ai
poteri ispettivi.

3 – PARLAMENTO
1) Composizione: composto dai rappresentanti dei popoli degli stati riuniti nella comunità. 732
membri con mandato di 5 anni, divisi in gruppi politici eletti nei rispettivi stati membri.
2) Poteri: innanzitutto ha il potere di autoregolamentazione interna e il potere di approvazione del
bilancio. Ha il potere d’interrogazione al consiglio e alla commissione che va di pari passo con
la possibilità dei membri del consiglio e della commissione di partecipare alle commissioni
parlamentari. Partecipa alla formazione di atti comunitari chiedendo alla commissione di
provvedere alla redazione di determinati atti o accordi (potere di natura soprattutto politica).

4 – CORTE DI GIUSTIZIA
1) Composizione: composta da un giudice per stato membro e da 8 avvocati generali nominati
dalla commissione riunita.
a) Presidente: viene eletto tra i giudici per 3 anni e ha funzioni direttive.
b) Avvocato generale: può presentare conclusioni scritte e motivate nelle cause trattate dinanzi
alla corte.
c) Gran plenum: totalità dei giudici; piccolo plenum: 11-9 giudici; sezione: 5-3 giudici.
d) Cancelliere: nominato per 6 anni con mandato rinnovabile, svolge le normali funzioni di
cancelleria più amministrazione e gestione finanziaria.
2) Poteri: controllo giurisdizionale sulla legittimità degli atti e dei comportamenti delle istituzioni e
interpretazione del diritto comunitario.

4bis – TRIBUNALE DI PRIMO GRADO


Organo previsto dall’atto unico creato su richiesta della corte di giustizia con parere del parlamento
e del consiglio e decisione unanime della commissione.
1) Composizione: almeno un giudice per stato membro con modalità di nomina analoghe a quelle
della corte.
2) Funzioni e poteri: non viene sempre assistito dall’avvocato generale, ma solo per la trattazione
di cause particolarmente difficili. Esclusa la competenza del Tribunale per ricorsi presentati da
stati o istituzioni (in fase di modificazione). Il tribunale può decidere anche con giudice unico,
salvo opposizione di uno stato membro o di una istituzione. Le sentenze del tribunale possono
essere impugnate dinanzi alla corte per motivi di diritto.

5 – CORTE DEI CONTI


1) Composizione: un membro per ogni stato, designato dai rispettivi governi, nominato dal
consiglio previa approvazione de parlamento. Restano in carica 6 anni e rieleggibili.
Al suo interno può dividersi in sezioni.
2) Poteri: potere di autoregolamentazione interna. Funzione di controllo sul bilancio e sulla
gestione finanziaria. Alla fine dell’esercizio presenta la relazione annuale.

RUOLO DELLE ISTITUZIONI

1 – PROCESSO DI FORMAZIONE DELLE NORME


1) Consultazione: l’adozione di un atto da parte del consiglio deve essere preceduta dalla
consultazione (obbligatoria ma non vincolante) del Parlamento. Rappresenta uno strumento di
partecipazione al processo legislativo.
2) Concertazione: si tratta di una concertazione tra parlamento e consiglio con la partecipazione
attiva della commissione per atti di portata ampia o generale. Procedura che dura tre mesi con lo
scopo di trovare un accordo tra consiglio e parlamento.
3) Cooperazione: procedura che ha potenziato i poteri e la partecipazione del parlamento alla
funzione legislativa, anche se limitato a pochi atti.
4) Codecisione: variante del modello di cui sopra, con partecipazione ancor più intensa del
parlamento e maggior campo d’azione.
5) Parere conforme: sono le ipotesi in cui in determinati procedimenti è obbligatorio il parere del
parlamento. In alcuni casi oltre che obbligatorio può essere anche vincolante (veto).
2 – APPROVAZIONE DEL BILANCIO
- Il parlamento riceve dalla commissione un progetto di bilancio preliminare e poi quello definitivo
dal consiglio; il progetto è diviso in spese obbligatorie e non obbligatorie.
- Se vi sono emendamenti o modifiche il progetto ritorna al consiglio.
- Se anche il consiglio presenta modifiche o emendamenti il progetto torna da ultimo al parlamento
che decide definitivamente.
- Poi torna al parlamento solo per le spese non obbligatorie poiché per quelle obbligatorie è il
consiglio a decidere “informando” soltanto il parlamento.
- Al termine il presidente del parlamento constata che il bilancio è approvato (anche se per metà
viene approvato dal consiglio).
- L’esecuzione del bilancio è curata dalla commissione.

LE NORME

1) Le norme convenzionali: sono contenute nei trattati istitutivi delle comunità europee e negli
accordi successivi. Norme primarie del sistema giuridico comunitario.
a) Regolano la vita di relazione all’interno della comunità;
b) Creano situazioni giuridiche in capo agli stati membri;
c) Attribuiscono forza normativa agli atti delle istituzioni comunitarie;
d) Applicazione territoriale fin dove si estendono i territori degli stati membri (per alcuni
territori sono previsti regimi particolari);
e) Revisione dei trattati: può essere attivata sia dalla comunità sia da uno stato membro verso il
consiglio che sente il parlamento e all’occorrenza la commissione e la banca centrale.
Vengono convocati i rappresentanti degli stati membri per giungere ad un accordo che viene
poi ratificato da tutti gli stati membri.
2) Ripartizione delle competenze:
a) La comunità: agisce soltanto nei limiti delle competenze che le sono attribuite dai trattati
(politiche comuni, agricoltura, trasporti, rapporti commerciali, qualsiasi atto che richieda
un’azione comunitaria);
b) Principio di sussidiarietà: le istituzioni comunitarie agiscono solo se il loro intervento è
indispensabile (sussidiario);
I - Il controllo sull’applicazione di tale principio è affidato alla Corte di Giustizia.
c) Criterio di proporzionalità: graduare i mezzi prescelti rispetto alle caratteristiche
dell’obiettivo da raggiungere;
3) Principi del diritto comunitario: veri e propri parametri di legittimità, norme idonee a creare
diritti ed obblighi. Alcuni esempi:
a) Certezza del diritto: riguarda la trasparenza e l’accesso agli atti da parte dei cittadini;
b) Proporzionalità: idoneità di un atto in base al risultato da perseguire;
c) Leale cooperazione: assicurare l’esecuzione degli obblighi sanciti dalla comunità e facilitare
l’assolvimento dei compiti della comunità tramite un esercizio coordinato delle competenze.
d) Principio di eguaglianza e diritti fondamentali:
I - Il principio di uguaglianza ha subito una trasformazione nel tempo, da mero principio
per l’applicazione delle norme sino a vero e proprio diritto fondamentale.
II - I diritti fondamentali sono stati riconosciuti dagli stati membri solo dopo vari interventi
della corte di giustizia. Tale processo è stato poi ratificato ed ufficializzato con la Carta
dei diritti fondamentali firmata a Nizza.
4) Diritto comunitario derivato: si tratta degli atti posti in essere da procedimenti deliberativi.
Incidono sugli ordinamenti interni degli stati membri con o senza la necessità di un atto ricettivo
da parte di questi.
a) Regolamenti: sono atti vincolanti, l’equivalente della legge negli ordinamenti statali. Hanno
portata generale e sono obbligatori in tutti i loro elementi, sono direttamente applicabili in
ogni loro parte. Deve essere pubblicato sulla gazzetta ufficiale per produrre effetti.
b) Decisioni: come il regolamento è un atto obbligatorio in tutti i suoi elementi però ha
destinatari ben precisi. Non necessità pubblicazione, infatti vengono pubblicate solo quelle
più importanti.
c) Direttive: ultimo tipo di atto vincolante e obbligatorio. E’ vincolante per il solo stato a cui è
diretta e pone un obbligo di obiettivo lasciando agli stati a cui è diretta la scelta dei mezzi.
I - Direttive particolareggiate: definiscono oltre all’obiettivo anche i modi e i mezzi per
raggiungerlo.
d) Atti non vincolanti:
I - Raccomandazioni: dirette agli stati membri e contengono l’invito a conformarsi a
determinati comportamenti.
II - Pareri: atti con cui gli organi comunitari fanno conoscere il loro punto di vista su una
materia (funzione di orientamento).
5) Elementi comuni:
a) Motivazione: gli atti comunitari devono contenere una motivazione pena il loro
annullamento. Pertanto ogni atto deve contenere la specificazione degli elementi di fatto e
diritto su cui si fonda.
b) Base giuridica: l’atto deve fare riferimento ad una o più norme contenute nei trattati, la cui
omissione determina un vizio di forma. A meno che tale indicazione non sia facilmente
desumibile dal corpo del testo.
c) Pubblicazione: alcuni atti necessitano la pubblicazione ed altri no (v. sopra). Ad ogni modo,
generalmente gli atti entrano in vigore nella data dallo stesso specificata ovvero al
ventesimo giorno dalla pubblicazione.
d) Impugnazioni: uno stato può impugnare solo quegli atti che lo riguardino direttamente.
6) Effetto diretto: è l’idoneità della norma comunitaria a creare diritti ed obblighi direttamente
senza che gli stati membri debbano porre in essere alcun procedimento.
a) Requisiti: ne sono in possesso tutti quegli atti che siano sufficientemente chiari e precisi e la
cui applicazione non richieda l’emanazione di altri atti. Tale idoneità si verifica anche e
soprattutto con riguardo alle finalità dell’atto.
b) Verticale: le disposizioni provviste di effetto diretto non correttamente trasposte, possono
essere fatte valere dal singolo solo contro le amministrazioni e gli uffici dello stato, non
contro altri singoli o persone.
c) Unilaterale: di conseguenza lo stato non può opporre la mancata trasposizione della direttiva
e non può far valere obblighi derivanti da una direttiva non trasposta.
7) Primato sul diritto interno: il diritto comunitario detiene il primato sulle norme interne dei
singoli stati contrastanti con esso. Ne consegue che tali norme devono essere disapplicate.
a) Italia: in Italia l’affermazione di questo principio è stata lenta e graduale. Per le norme
comunitarie posteriori a quelle italiane contrastanti venne applicato il principio della lex
posterior derogat priori. Per il caso opposto, invece, dapprima si è riconosciuta la priorità
del diritto interno, poi si è investita la sola corte di cassazione del potere di giudicare in tal
senso, poi infine la stessa corte ha sancito la priorità del diritto comunitario poiché distinto
dal diritto interno anche se con esso coordinato ma dotato di forza superiore dall’art. 11
della costituzione.

LA TUTELA GIURISDIZIONALE
Elemento fondamentale dell’unione europea concepita come comunità di diritto: ci soggiacciono sia
le istituzioni, sia gli stati membri, sia i singoli.
Controllo diretto: attribuito al tribunale riguardo al rapporto d’impiego e ai ricorsi individuali e
alla corte per i ricorsi di stati membri e istituzioni nonché come giudice di secondo grado.
1) Azione di annullamento: ricorso contro un atto delle istituzioni che si ritiene viziato e
pregiudizievole.
a) Impugnabili: solo gli atti vincolanti o che producono effetti vincolanti sui destinatari.
b) Legittimati ad impugnare: Stati membri e loro articolazioni, istituzioni comunitarie e
persone fisiche o giuridiche.
I - Limiti ai singoli: impugnare decisioni a lui specificatamente indirizzate o che lo
riguardino individualmente e direttamente.
c) Termini: 2 mesi dalla pubblicazione dell’atto o dalla sua notifica o dalla sua conoscenza.
d) Vizi:
I - Incompetenza: violazione di legge che comprende l’incompetenza relativa di una
istituzione o quella assoluta della comunità.
II - Violazione forme sostanziali: mancata motivazione, mancata consultazione obbligatoria
di altro organo ed errata base giuridica.
III - Violazione di legge: violazione di norme del trattato, del diritto comunitario ma anche
della giurisprudenza affermatasi.
IV - Sviamento di potere / procedura: usare un determinato potere / procedura per realizzare
fini diversi da quelli per cui tale potere / procedura è nato.
e) Annullamento: se il ricorso viene approvato l’atto in questione verrà annullato ex tunc. Vi
sono anche ipotesi di annullamento ex nunc o differito.
2) Azione in carenza: serve per porre rimedio alla illegittima inattività di un’istituzione mediante
ricorso.
a) Termini e requisiti: perché sia possibile intraprendere l’azione occorre prima la messa in
mora dell’ufficio interessato. Tale ufficio ha due mesi per dare una risposta e se questa non
arriva l’interessato ha due mesi per iniziare l’azione.
b) Interruzione: se durante il procedimento l’istituzione i questione realizza l’atto richiesto
questa si interrompe.
c) Legittimati ad agire: Stati membri, istituzioni e singoli.
I - Limiti al singolo: può intraprendere tale azione solo se l’istituzione in questione doveva
emettere l’atto nei suoi confronti.
3) Eccezione d’invalidità: si tratta di un’eccezione incidentale che riguarda i regolamenti adottati
dalle varie istituzioni, che le parti possono svolgere nel corso di una procedura già attivata per
altri motivi, onde far dichiara inapplicabile tale regolamento.
a) Nesso incidentale: deve esservi uno stretto collegamento tra l’atto impugnato inizialmente e
il regolamento di cui si intende dimostrare l’inapplicabilità incidentalmente.
b) Termini: in linea generale non ci sono termini, però sono stati sempre respinti i casi in cui
l’atto impugnato incidentalmente fosse diretto individualmente e specificatamente a un
singolo che perciò doveva impugnarlo con termini e modi dell’azione di annullamento.
c) Inapplicabilità: l’atto rimane valido ed efficace ma viene dichiarato inapplicabile alla
fattispecie in questione.
4) Azione di responsabilità extracontrattuale: riguarda la competenza della comunità in materia
extracontrattuale e il conseguente risarcimento del danno cagionato da un atto illegittimo.
a) Competenza: la competenza della corte sussiste solo per gli atti comunitari realizzati da
organi o funzionari comunitari, e non il caso di atti comunitari svolti da stati membri o loro
organi. In tale seconda ipotesi saranno competenti i giudici nazionali.
I - Competenza efficiente: recente giurisprudenza della corte che afferma che il giudice
nazionale deve essere adito in tutti i casi in cui possa statuire utilmente.
b) Condizioni dell’azione: illiceità del comportamento, un danno effettivo ed un nesso tra
danno e comportamento.
c) Risarcibile sia il danno materiale che quello morale, sia il danno emergente che il lucro
cessante.
5) Contenzioso in materia di personale: controversie che afferiscono al rapporto d’impiego degli
agenti della comunità.
a) Legittimati ad agire: sia i funzionari e gli agenti che gli aspiranti funzionari ed agenti.
b) Termini e requisiti: per poter svolgere tale azione è necessario aver previamente sporto
reclamo contro l’istituzione in questione. Occorre avere un interesse ad agire e l’atto
impugnato deve essere pregiudizievole nei confronti di chi agisce. Il termine è di tre mesi
dalla decisione sul reclamo ovvero di tre mesi dal termine per la risposta al reclamo.

Controllo indiretto (rinvio pregiudiziale): procedura fondata sulla cooperazione tra la corte ed i
giudici nazionali che si risolve in un controllo indiretto della corte tramite il rinvio del giudice
nazionale, al quale spetta comunque la decisione finale.
 Competenza: qualunque giudice nazionale nell’ambito della sua giurisdizione.
Sono stati dichiarati competenti anche alcune autorità tipiche degli stati nazionali.
 Esclusioni: la corte ha escluso di potersi pronunciare su questioni puramente ipotetiche, non
necessarie o senza collegamento con la controversia in atto.
 Facoltà di rinvio: il giudice nazionale che non sia di ultima istanza ha la facoltà di rinviare alla
corte quando la risposta è necessaria per la risoluzione della controversia.
 Obbligo di rinvio: se il giudice nazionale è di ultima istanza la facoltà si trasforma in un
obbligo.
o Eccezioni: l’obbligo viene meno nel caso in cui la corte abbia già statuito su un caso
materialmente identico o quando non vi siano ragionevoli dubbi interpretativi.
 Procedimento: il giudice nazionale può decidere di rinviare alla corte anche d’ufficio e le parti
nono hanno facoltà in merito, possono solo eventualmente allegare osservazioni in merito. Il
giudizio davanti alla corte può anche svolgersi senza trattazione ed essere risolto con ordinanza
se la questione è identica ad una già definita, quando sia desumibile con chiarezza o quando non
vi siano ragionevoli dubbi.
1) Rinvio d’interpretazione: il giudice nazionale domanda alla corte quale sua la corretta
applicazione di una norma comunitaria e se richiede atti amministrativi, leggi o altro.
a) Scopo: l’interpretazione e l’applicazione uniforme del diritto comunitario e,
secondariamente, la verifica che le normative nazionali rispettino il diritto comunitario.
Inoltre permette di effettuare anche un controllo sulla legittimità degli atti comunitari.
b) Sentenza: vincola il giudice nazionale che deve applicare la norma individuata dalla corte,
eventualmente lasciando inapplicata la norma nazionale.
2) Rinvio d’invalidità: il giudice demanda alla corte se la norma comunitaria rilevante sia valida
ed efficace.
a) Scopo: tale azione affianca e completa le azioni di controllo diretto (annullamento,
invalidità). Infatti permette di colmare l’eventuale lacuna che impedisca al singolo
destinatario dell’atto di utilizzare la procedura diretta per impugnare l’atto.
I - Limiti al singolo: per questo stesso motivo se il singolo si scopre indiscutibilmente
legittimato a intraprendere le normali azioni dirette, l’atto in questione si considera
definitivo.
b) Sentenza:
I - Atto valido: l’effetto è limitato strettamente al caso in questione e ai motivi specifici
della censura.
II - Atto invalido: si ha la stessa efficacia di un’azione di annullamento con la formazione
di cosa giudicata formale e sostanziale. Normalmente ha efficacia ex tunc, ma
eccezionalmente la corte si è riservata la possibilità di dichiararla ex nunc in virtù del
principio di certezza del diritto.
3) Giudizio cautelare nazionale: riguarda i casi in cui la normativa nazionale tuteli in via
cautelare il ricorrente. 2 casi:
a) Diritto dato da una norma comunitaria e negato dalla normativa nazionale: il giudice
nazionale, in virtù dell’esigenza di applicare direttamente ed uniformemente il diritto
comunitario, deve cautelarmente sospendere la norma nazionale sino all’esito del rinvio
pregiudiziale.
b) Diritto dato da una norma nazionale e negato dalla normativa comunitaria: la corte ha
riconosciuto il potere di sospendere cautelarmente la norma comunitaria purché venga poi
effettuato in via obbligatoria il rinvio pregiudiziale.

Impugnazione della sentenza: le sentenze del tribunale possono essere impugnate dinanzi alla
Corte.
 Termini: il termine previsto è di due mesi per le parti principali e intervenute.
 Oggetto dell’impugnazione: devono essere fatti valere errori di diritto, non una mera
riproposizione del contenzioso. E’ più assimilabile ad un giudizio di cassazione che di appello.
 Sentenza: la sentenza che accoglie il ricorso comporta l’annullamento della sentenza di primo
grado. La corte può poi essa stessa decidere sulla controversia oppure rimandare il giudizio al
giudice di primo grado che deve attenersi alle indicazioni della sentenza della corte sui punti di
diritto.
1) Revocazione: istituto straordinario di ricorso applicabile alle sentenze del tribunale e della corte
che consiste nella scoperta di elementi nuovi, antecedenti alla sentenza, tali per cui avrebbero
portato ad una diversa soluzione della controversia.
2) Opposizione: è il ricorso contro la sentenza emessa in contumacia da proporsi entro un mese
dalla notifica della stessa.
3) Riesame: una sorta di procedura d’urgenza applicabile ove sussistano gravi rischi per l’unità e
la coerenza del diritto comunitario. Tale istituto può essere anche adito incidentalmente dal
giudice di primo grado.

Procedura d’infrazione: è il controllo sulla corretta applicazione del diritto comunitario da parte
degli stati membri. E’ diretta a porre termine all’infrazione e a far sì che lo stato membro modifichi
il proprio comportamento coerentemente alle norme comunitarie.
 Legittimati all’azione: l’ipotesi normale prevede che tale procedura sia attivata dalla
commissione, ma anche un altro stato membro può attivarla, informando la commissione della
supposta infrazione. La commissione provvederà poi alle altre fasi del giudizio ma se entro tre
mesi non invierà il parere motivato allo stato inadempiente allora lo stato che ha iniziato la
procedura potrà ricorrere autonomamente alla corte.
 Fasi del procedimento:
1) Fase precontenziosa: si svolge sotto l’impulso e la responsabilità della commissione che effettua
i controlli sulla corretta applicazione del diritto comunitario.
a) Messa in mora: se dal controllo emerge un’infrazione la commissione invia una lettera di
messa in mora allo stato membro il quale deve rispondere con i motivi di fatto e diritto che
ritiene opportuni.
2) Parere motivato: alla risposta dello stato membro la commissione risponde inviando un parere
motivato con ivi contenuti i motivi di fatto e diritto che sostengono la contestazione ed il
termine concesso allo stato per porre fine all’infrazione. Tramite il parere motivato viene
identificato e circoscritto, in fatto ed in diritto, l’inadempimento.
3) Ricorso: se entro il termine lo stato non ottempera, la commissione può adire la corte. Non è
previsto un termine perentorio, lasciando ampia discrezionalità alla commissione.
Inoltre qualora durante il giudizio lo stato ottemperi alla richiesta, non è ammessa la
sospensione dello stesso poiché lo stato è comunque responsabile nei confronti della comunità,
degli altri stati e anche dei singoli.
a) La corte può anche emettere un’ordinanza cautelare nei confronti dello stato.
 Sentenza: si tratta di una sentenza meramente dichiarativa che può poi sfociare in una doppia
condanna se lo stato non ottempera (si attiva la procedura d’infrazione riguardo la sentenza
stessa).

Sanzioni e obbligo risarcitorio dello stato inadempiente:


 Sanzioni: la commissione ha la possibilità, previo parere conforme del consiglio, di infliggere
allo stato inadempiente misure di natura sanzionatoria.
 Risarcimento: si ha responsabilità patrimoniale dello stato inadempiente verso il singolo in
presenza di tre condizioni.
1. Che la norma violata sia preordinata a conferire diritti ai singoli;
2. Che la violazione sia grave e manifesta;
3. Che vi sia un nesso tra violazione e danno.

LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE MERCI

La creazione di un mercato comune è sicuramente uno degli obiettivi primari della comunità
europea (nata appunto per motivi economici e commerciali).
 Merce: tutti i prodotti valutabili in denaro e perciò idonei ad essere oggetto di una transazione
commerciale.
o Esclusione: in particolare i prodotti che soggiacciono alla sicurezza (armi).
 Territorio: la sfera di applicazione territoriale coincide in via di principio con quella dell’intero
trattato, salvo alcune eccezioni.
 Destinatari delle norme: sono in via di principio gli stati membri e le istituzioni comunitarie,
inoltre è indubbio che i singoli beneficino dell’effetto diretto di tali norme.
La libera circolazione delle merci è un aspetto primario del mercato libero ed è stato realizzato in
tre fasi.
1) Unione doganale: comporta il divieto di applicare all’importazione e all’esportazione con paesi
membri dazi doganali e misure di effetto equivalente nonché l’adozione di una tariffa doganale
comune con i paesi terzi.
Caratteristiche:
a) Libera circolazione dei prodotti. Anche quelli dei paesi terzi una volta importati nell’area
comunitaria.
b) Preferenza per prodotti comunitari.
c) Disciplina doganale uniforme controllata dalla corte tramite il rinvio pregiudiziale.
d) Le entrate dovute alla tariffazione doganale vengono destinate al bilancio comune.
e) Stadio produttivo determinante: criterio utilizzato per identificare il paese d’origine di un
prodotto che subisce un processo produttivo riguardante più stati.
2) Abolizione dazi e tasse ad effetto equivalente:
a) Dazi: l’abolizione dei dazi è stata una tappa fondamentale dell’unione doganale, infatti la
disposizione che la sancisce è dotata di effetto diretto.
b) Tasse di effetto equivalente: è un qualsiasi onere pecuniario (altrimenti non è tassa
equivalente ma misura equivalente) che, pur non essendo un dazio doganale, ottiene lo
stesso effetto (rendere più onerosa l’importazione o esportazione).
I - Deroghe: poche e molto precise e rigorose. I servizi resi da un’amministrazione, purché
non abbiano portata generale ma siano individuali e che abbiano un costo
proporzionato. Oneri derivanti da norme comunitarie o internazionali che devono
comunque essere proporzionati.
3) Divieto imposizioni fiscali discriminatorie: è il divieto di applicare qualsiasi tributo interno (di
qualsiasi natura o consistenza) nei confronti dei prodotti importati che abbiano l’effetto di
favorire i prodotti nazionali ed ostacolare gli scambi.
a) Una tassa di questo genere è vietata solo per la parte che colpisce il prodotto importato più
di quello nazionale.
b) Nel caso di imposte calcolate in base a diversità non chiare tra i prodotti spetta allo stato
l’onere della prova di fronte alle censure della commissione.
c) Riguarda anche i prodotti concorrenti.
4) Misure di effetto equivalente: emblematico il caso Dassonville dove la giurisprudenza
comunitaria ha identificato la misura di effetto equivalente qualsiasi norma statale che possa
ostacolare, direttamente o indirettamente, in fatto o in potenza, gli scambi comunitari.
- Non occorre accertare che ostacoli direttamente gli scambi o che sia discriminatoria, ma basta
che sia solo potenzialmente in grado di farlo.
- Norma destinata agli stati ma che vale anche per gli accordi tra privati e imprese.
a) Misure distintamente applicabili: sono quelle che hanno luogo nel momento
dell’importazione / esportazione, e pertanto non investono i prodotti nazionali.
I - Controlli: ad esempio sanitari, se operati i n modo sistematico corrispondono ad una
misura equivalente. Salvo rientrare nella deroga per motivi specifici.
II - Documentazione: il fatto di richiedere documenti specifici per importare o esportare
(caso vettori in Italia).
III - Ostacoli alle importazioni parallele: sono quelli che favoriscono determinati operatori
che si occupano di import / export, magari nazionali, scoraggiando o impedendo le
importazioni parallele.
b) Misure indistintamente applicabili: sono quelle che non hanno luogo nel momento
dell’importazione / esportazione e che pur applicandosi a tutti i prodotti, anche nazionali,
producono l’effetto di ostacolare i prodotti importati.
I - Prezzi: quando certe tipologie di prezzi sfavoriscano il prodotto importato
impedendogli di essere concorrenziale.
II - Qualità e presentazione del prodotto: le normative che riguardano questi due aspetti del
prodotto e che incidono sull’import / export, sono considerate misure di effetto
equivalente.
 Mutuo riconoscimento: è la regola per cui la commercializzazione di un prodotto in
un qualsiasi stato membro ne consente la commercializzazione senza intralci in tutti
gli altri.
III - Modalità di commercializzazione: sono le misure che non riguardano i prodotti ma
l’attività commerciale. Diventano rilevanti non se ostacolano le importazioni, ma se
ostacolano la vendita dei prodotti importati.
IV - Divieto restrizioni quantitative alle esportazioni: solo nel caso che riguardino le
esportazioni verso altri paesi comunitari (paesi terzi esclusi dalla norma). Il divieto
non ha lo stesso valore delle restrizioni alle importazioni e nel caso siano
indistintamente applicabili la per l’applicabilità del divieto è richiesto un elemento
discriminatorio.
Monopoli: in questo caso il campo d’azione del divieto si restringe ai soli prodotti in
regime di monopolio e alle sole restrizioni relative all’approvvigionamento e allo
smercio. Inoltre deve essere un monopolio che si estende a tutto il territorio nazionale
e che riguardi scambi di merci.
5) Deroghe: ipotesi che consento di derogare ai vari divieti di restrizione agli scambi in ragione di
moralità pubblica, ordine pubblico, sicurezza pubblica, tutela della salute, tutela del patrimonio
artistico e storico e tutela della proprietà industriale (brevetti, marchi, diritto d’autore, disegni e
modelli).
- E’ una norma di stretta interpretazione che riguarda solo i casi specificati.
- Nel caso in cui in uno degli ambiti sopra specificati esista già una normativa derogatoria di
natura comunitaria, gli stati devono obbligatoriamente adottare quella.
- Le deroghe devono essere proporzionate al perseguimento degli scopi previsti.
LIBERA CIRCOLAZIONE DI PERSONE…

Nel trattato troviamo a riguardo tre gruppi di norme che prevedono la libera circolazione delle
persone che esercitino attività lavorative: lavoratori subordinati, lavoratori autonomi (stabilimento),
prestazione di servizi. La giurisprudenza della corte ha però ampliato la libertà di circolazione a
tutte i cittadini che dispongono di adeguate risorse economiche e di un’assicurazione malattia.

1) Libera circolazione dei lavoratori: prevede che siano abolite le discriminazioni riguardo la
nazionalità e che questi abbiano diritto all’acceso al lavoro, a prendere dimora, a spostarsi e
rimanere nello stato in questione.
a) Lavoratore: una persona che esegue a favore e sotto la direzione di un'altra delle prestazioni
in cambio di una contropartita. Anche quando cessa il rapporto l’interessato conserva dei
diritti. Viene inoltre considerato lavoratore colui che cerca lavoro.
I - Deve essere cittadino di un paese membro.
II - La prestazione deve avvenire in uno stato membro.
III - L’attività deve essere subordinata a un’altra persona.
b) Accesso: il diritto di accesso può essere subordinato solamente all’esibizione di carta
d’identità o passaporto. I controlli inoltre sono ammessi purché non siano discriminatori e
che non siano sanzionati dall’espulsione.
c) Soggiorno: l’accesso ad uno stato membro consente di soggiornarvi per tre mesi. Oltre tale
periodo possono rimanere i lavoratori dipendenti coi familiari, i prestatori o beneficiari di
servizi, i lavoratori autonomi e qualsiasi cittadino con sufficienti risorse economiche e
assicurazione malattia. Dopo 5 anni di soggiorno regolare nello stato membro, si acquieta il
diritto di soggiorno permanente.
d) Discriminazioni: vige il divieto generale alle discriminazioni sulla nazionalità, anche quelle
simulate. Nelle discriminazioni riguardanti l trattamento la corte è sempre stata attenta a
verificare i casi in cui potessero essere adeguate o giustificate da considerazioni
indipendenti dalla cittadinanza. Devono inoltre essere compresi nella parità di trattamento
anche tutti i vantaggi e le agevolazioni fiscali nonché i diritti sindacali.
e) Famiglia del lavoratore: i figli e il coniuge del lavoratore che si trasferisce in altro stato
godono anch’essi di alcuni diritti come quello di trovare un lavoro, di soggiornare, di
beneficiare dell’istruzione.
f) Cessazione rapporto lavorativo: in tal caso rimane il diritto di risiedere nel paese ospite se si
ha raggiunto l’età pensionabile, se si risiede da almeno tre anni e se si ha lavorato lì per
almeno 12 mesi.
g) Sicurezza sociale: deve essere garantita ai lavoratori migranti. L’obiettivo ultimo è quello di
coordinare le varie normative nazionali ma in mancanza di una disciplina comune spetta ai
singoli stati applicare la propria normativa nazionale in osservanza dei principi del diritto
comunitario:
I - Parità di trattamento tra cittadini e migranti, eliminare le misure discriminatorie
II - Determinare la legge applicabile a livello nazionale, e quindi indipendentemente dalla
residenza;
III - Totalizzare i periodi assicurativi e quindi garantire al lavoratore che sia stato soggetto
di più stati membri, il cumulo dei periodi assicurativi maturati nei vari stati;
h) Limitazioni alla libertà di circolazione:
I - Pubblico impiego: la disciplina sulla libera circolazione dei lavoratori non si applica al
pubblico impiego. Tale restrizione va interpretata in senso comunitario per evitare che
le categorie di pubblico impiego presenti nei vari stati non si identifichino tra di loro.
In tal senso la corte ha chiarito che l’applicazione di tale limitazione va sempre
valutata caso per caso.
II - Ordine pubblico, pubblica sicurezza, ragioni sanitarie: anche queste limitazioni vanno
lette in maniera restrittiva, non possono applicarsi per ragioni economiche né per
ragioni non connesse a normali esigenze di sicurezza. I provvedimenti restrittivi alla
circolazione devono collegarsi a comportamenti specifici tenuti dal soggetto e non a
precedenti. Riguardo alla salute la comunità ha emanato una circolare contenente le
patologie per cui è possibile negare l’accesso, se però tali patologie sopraggiungono
successivamente all’ingresso non è possibile espellere il soggetto.

2) Libertà di stabilimento (riguarda i casi di lavoro autonomo – vs subordinato – prestato


stabilmente – vs servizi):
Soggetti: riguarda le persone fisiche e giuridiche che hanno ottenuto la cittadinanza nel loro
paese d’origine secondo i criteri e le modalità di quest’ultimo.
Eccezione: riguardo alle attività che nel paese ospitante partecipino, sia pure occasionalmente,
all’esercizio dei pubblici poteri.
a) Stabilimento principale: lo svolgimento di un’attività economicamente rilevante in un paese
diverso da quello d’origine.
b) Stabilimento secondario: l’apertura di un centro secondario di attività in un paese diverso da
quello d’origine.
I - Persone fisiche: le due distinzioni di cui sopra nono comportano alcuna limitazione alle
persone fisiche che hanno la possibilità di trasferire o di creare centri di attività
stabile.
II - Persone giuridiche: per le persone giuridiche, invece, i problemi si hanno riguardo alle
società già costituite che vogliono trasferirsi (quindi “ricostituirsi) in altro stato. Ciò si
potrebbe attuare solo trasferendo la sede effettiva (o reale) della società, col rischio
però che non detenga più le caratteristiche per diventare persona giuridica nello stato
in cui si trasferisce. La corte ha stabilito inoltre che le norme riguardanti il diritto di
stabilimento non hanno il potere di influire su tale situazione che perciò deve
risolversi con convenzioni e patti. Il risultato è che in virtù della libertà di stabilimento
le società possono solo aprire filiali, agenzie e succursali.
Filiale: controllata dalla società madre ma dotata di personalità giuridica propria nel
paese in cui opera (diversamente da succursali e agenzie che non sono persone
giuridiche autonome).
c) Parità di trattamento: vieta le discriminazioni e sancisce che gli stabilimenti realizzati da
migranti devono essere trattati al pari di quelli nazionali. Prevalenza del diritto comunitario,
nel senso che la normativa nazionale non può portare ostacolo alla libertà di stabilimento.
Evitare inoltre le discriminazioni dissimulate (cioè quelle indistintamente applicabili che
conducono però ad una restrizione della libertà di stabilimento) – parallelismo con le misure
di effetto equivalente.
d) Coordinamento e mutuo riconoscimento: riguarda i casi in cui per lo svolgimento di
determinate attività sia richiesta una qualifica professionale che nello stato di provenienza
non era richiesta. A tal fine è sufficiente dimostrare di aver praticato tale attività nello stato
di provenienza per un determinato periodo di tempo. Oppure riguardo a determinate attività
è sono state previste delle norme di coordinamento sul contenuto della formazione che il
soggetto deve avere e sul reciproco riconoscimento dei diplomi.
I - Materia societaria: le normative di coordinamento in materia societaria hanno portato a
delle vere e proprie modifiche nei codici dei paesi membri. Si è anche arrivati a creare
un nuovo tipo di società (sommabile ai vari tipi esistenti) europea che le società che
operano in più paesi membri possono scegliere di adottare.

3) Libera circolazione dei servizi: la prestazione di servizi comporta l’esercizio solo temporaneo
ed occasionale (che non esclude però la possibilità di avere un ufficio stabile) di un’attività non
salariata in un altro stato membro.
- Definizione: un’attività non subordinata, fornita contro remunerazione, da un prestatore
stabilito in uno stato membro diverso da quello in cui la prestazione deve essere eseguita. Inoltre
deve riguardare prestazioni che non siano regolate dalle norme sulla circolazione di merci,
capitali e persone.
- Soggetti: cittadini aventi la nazionalità di uno stato membro e stabiliti in un paese della
comunità. Tale disciplina non si applica se la prestazione di tale servizio avviene tra cittadini di
uno stesso stato ed all’interno di questo.
- Carattere transfrontaliero: non deve svolgersi tutto all’interno di un solo stato: spostamento
del prestatore, spostamento del destinatario, spostamento del solo servizio, spostamento di
entrambi;
a) Misure discriminatorie: sono vietate tutte le misure discriminatorie riguardanti la nazionalità
o la residenza, divieto di portata sostanziale poiché sono vietate anche le misure dissimulate,
cioè quelle che pur non essendo vere e proprie misure discriminatorie per stranieri, si
traducono di fatto in quelle.
Valore relativo del trattamento nazionale: poiché una stessa condizione posta dalla
legislazione nazionale può tradursi in una discriminazione o in un onere più gravoso per
cittadini di altri stati membri.
b) Deroghe: la libera circolazione dei servizi, nel caso di norme distintamente applicabili può
essere derogata solo nei casi espressamente previsti dal trattato. Nel caso di norme
indistintamente applicabili, invece, le deroghe possono verificarsi solo nel caso in cui:
vengano giustificate dall’interesse generale ed applicate ad ogni persona, non siano presenti
misure idonee allo steso scopo nello stato da cui proviene il prestatore, lo stesso risultato
non possa essere raggiunto con norme meno restrittive.

…E CAPITALI

Inizialmente erano previste restrizioni a seconda del tipo di capitali che si intendeva trasferire, poi la
direttiva dell’88 ha enunciato il principio di libera circolazione dei capitali, di qualsiasi genere.
1) Sono vietate tutte le restrizioni alla circolazione dei capitali, anche indirette, dissimulate o
indistintamente applicabili.
a) Deroga 1: riguardo ai rapporti con stati terzi in investimenti diretti e soprattutto mobiliari.
b) Deroga 2: fatte salve alcune prerogative degli stati membri in materia tributaria, fiscale ecc.
(es. sono ammesse norme tributarie distinte in base alla residenza).
2) Misure di salvaguardia comunitarie: possono essere adottate dal consiglio su proposta della
commissione e sentita la banca centrale, nei casi di ingenti spostamenti di grossi capitali con
paesi terzi che pregiudichino l’economia europea.

UNIONE ECONOMICA E MONETARIA

1) Politica economica: ogni stato mantiene ed attua la propria politica economica nel rispetto dei
principi e delle disposizioni del trattato. Il consiglio è chiamato ad elaborare gli indirizzi di
massima sull’attività economica degli stati membri e della comunità
a) Sorveglianza: il consiglio è coadiuvato dalla commissione che raccoglie tutte le
informazioni dagli stati membri.
b) Intervento: nel caso in cui uno stato non persegua gli indirizzi della comunità il consiglio ha
il potere di inviargli necessarie raccomandazioni.
c) Sostegno: di parallelo con la funzione di intervento c’è anche la funzione di intervento per
gli stati che lo necessitino in particolari settori.
d) Bilancio: gli stati devono contenere il più possibile il disavanzo pubblico e la commissione è
chiamata a vigilare sui vari bilanci.
2) Politica monetaria: affidata completamente ad un meccanismo istituzionale comunitario
(Banca Centrale Europea e Sistema Europeo di Banche Centrali – BCE, SEBC) al quale gli stati
hanno devoluto tutte le loro funzioni in materia monetaria.
Prezzi: l’obiettivo primario del SEBC risiede nella stabilità dei prezzi da conseguirsi in
un’economia di mercato aperta e di libera concorrenza.
Unione monetaria: è avvenuta in tre fasi. 1 - Liberalizzazione completa e definitiva della
circolazione dei capitali. 2 - Modificazioni strutturali di adeguamento all’unione economica e
monetaria. 3 - Introduzione della moneta unica in affiancamento con quelle statali e del
01/01/02 in sostituzione delle stesse.
a) SEBC: è l’organo cui è affidata la gestione della politica monetaria. Ovviamente non sono
rare le interferenze con l’ambito politico, concretizzate nella possibilità del consiglio di
fornire al SEBC orientamenti generali.
Composizione: è composto dalle banche centralo nazionali e dalla BCE
I - BCE: opera come organo dirigenziale del SEBC tramite il consiglio direttivo (membri
del comitato esecutivo + governatori banche centrali nazionali) e il comitato esecutivo
(Presidente, Vice e 4 membri eletti dai governi degli stati membri).
II - Indipendenza: aspetto fondamentale relativo al funzionamento del SEBC è la sua
indipendenza e l’indipendenza delle banche centrali dai rispettivi governi.
Caratteristica che si attua con la durata in carica dei dirigenti (minimo 5 anni) e le
ristrette possibilità di revocazione dall’incarico.
III - Regolamenti: l’adozione di regolamenti da parte della BCE è limitata a poche ipotesi
espressamente previste.
IV - Decisioni: la BCE adotta anche decisioni che sono dotate di effetto diretto e sono
obbligatorie in ogni loro parte per gli stati membri.

DISCIPLINA DELLA CONCORRENZA APPLICABILE ALLE IMPRESE

La sana concorrenza rappresenta uno degli obiettivi primari per la comunità ed al tempo stesso uno
strumento per controllare il mercato. L’obiettivo è quello di realizzare un regime di concorrenza
unico a livello comunitario e con caratteristiche analoghe a quello dei paesi membri.
Esclusione: dalla disciplina sulla concorrenza sono esclusi gli accordi collettivi sul lavoro, i prodotti
agricoli (rientranti in una espressa deroga), alcune categorie di accordi interprofessionali e la difesa
e sicurezza nazionale (mercato armi e munizioni)

Impresa: qualsiasi entità che svolga un’attività economicamente rilevante, industriale o


commerciale o di prestazione di servizi.
Eccezione: fanno eccezione le attività pubbliche che riguardino settori esclusi dalle leggi di
mercato.

Intese vietate (art. 81): sono vietati gli accordi, le associazioni d’imprese e le pratiche concordate
che possano pregiudicare il commercio o la concorrenza all’interno del mercato comune.
1) Caratteristiche: possono riguardare rapporti concorrenziali tra qualsiasi tipo di impresa e
possono assumere qualsiasi forma, elemento necessario è solo la concertazione dell’attività.
a) Accordo: nozione molto ampia che privilegia la sostanza alla forma. Poiché sia vietato basta
che sia stata manifestata l’intenzione di comportarsi u un determinato modo.
b) Associazioni di imprese: sono quelle, anche non vincolanti, adottate da raggruppamenti di
imprese nei riguardi degli associati e che abbiano effetto sulla concorrenza.
c) Pratica concordata: è un qualsiasi comportamento coordinato tra imprese che rappresenti
una cooperazione consapevole a danno della concorrenza. Non è necessario che sia scritto
né che vi sia un piano d’azione.
2) Pregiudizio: elemento fondamentale per cui un’intesa rientri nella fattispecie di quelle vietate è
che rechi pregiudizio al commercio comunitario. L’entità del pregiudizio deve essere valutata da
una pluralità di elementi caso per caso. Inoltre è necessario che il pregiudizio abbia una certa
consistenza ma non che si sia già verificato (potenziale).
3) Portata territoriale: l’intesa vietata è quella che altera, restringe o falsa il mercato comune.
Avendo una portata territoriale ben definita tale divieto deve essere valutato nel concreto,
attraverso un doppio controllo.
a) Oggetto: occorre innanzitutto verificare se l’intesa ha un oggetto anticoncorrenziale. In caso
di risposta affermativa nono occorre operare il secondo controllo.
b) Effetti: In caso di oggetto anticoncorrenziale occorrerà analizzare gli effetti di tale intesa sul
mercato. Sarà vietata nel caso che produca effetti sensibili, di una certa portata.
I - Regola de minimis: gli effetti sul mercato e sulla concorrenza devono essere sensibili,
sicché gli effetti minimi vengono esclusi dal divieto (attenzione, non vuol dire che
siano escluse le piccole imprese).
c) Ipotesi tipizzate: sono poi elencate una serie di intese vietate senza che occorre svolgere il
doppio controllo.
4) Accordi vietati: gli accordi vietati sono nulli di pieno diritto ex tunc e il singolo può chiedere il
risarcimento dal danno che gli sia derivato da tale accordo.
5) Esenzioni: lo stesso articolo prevede che alcuni tipi di intese siano esentati. Il potere di
attribuire le esenzioni è affidato alla commissione ed ai giudici nazionali. A tal fine la
commissione ha emanato delle circolari dove vengono elencate le caratteristiche principali su
cui deve basarsi l’esenzione.
Commissione: avendo attribuito anche ai giudici nazionale il potere di rilasciare le esenzioni,
alla commissione spetta la competenza d’ufficio e la riserva su casi di particolare importanza.
a) Esenzioni per categorie: per far fronte alla sempre crescente richiesta di esenzione, la
commissione ha stipulato un elenco di determinate categorie di intese esenti senza bisogno
di notifica. Rientrano in questo ambito gli accordi verticali se non viene superata la quota
del 30 % del mercato, lasciando comunque escluse le restrizioni hard core e fatto comunque
salvo il potere di revoca dell’esenzione successivo.

Abuso di posizione dominante (art. 82): lo sfruttamento abusivo di una posizione dominante sul
mercato comune o sui una parte sostanziale di esso è stato dichiaro incompatibile con il mercato
comune
1) Caratteristiche: nello stesso articolo vengono elencate una serie di ipotesi di abuso (prezzi,
condizioni di vendita, discriminazione nei rapporti, ecc…). In generale l’abuso si realizza
quando un’impresa in posizione dominante mette in atto una serie di comportamenti diversi da
quelli propri di un mercato concorrenziale, riducendo il livello di concorrenza a proprio favore.
2) Posizione dominante: si identifica nella presenza di una serie di elementi quali possono essere
la capacità di ostacolare la concorrenza e di condizionare consumatori e concorrenti per
determinati periodi di tempo. Tale posizione rende più restrittiva la valutazione dei
comportamenti rispetto alle aziende che non siano dominanti.
a) Collettiva: posta in essere da più imprese
3) Mercato rilevante: è la parte di mercato in cui occorre valutare l’eventuale posizione
dominante dell’impresa.
a) Geografico: è l’area in cui l’impresa interessata agisce ed in cui le condizioni di concorrenza
sono sufficientemente simili da realizzare un’area contigua.
b) Del prodotto: comprende tutti i prodotti che possono considerarsi sostituibili dal
consumatore in ragione delle caratteristiche, dei prezzi e dell’uso.
Controllo sulle concentrazioni: per evitare che un’impresa, concentrandosi con altri operatori,
acquisti un potere di mercato tale da pregiudicare la concorrenza, vengono posti in essere dei
controlli ex ante sulle concentrazioni.
1) Dimensione comunitaria: il regolamento riguardo le concentrazioni si applica solo alle
concentrazioni con dimensione comunitaria, ed il criterio di tale identificazione è basato sul
fatturato.
2) Sussidiarietà: ogni concentrazione viene valutata dall’autorità più appropriata con preferenza
verso il basso.
3) Concentrazioni: fusione tra due o più imprese prima indipendenti; controllo parziale o totale di
una o più imprese da parte di soggetti che controllano già altra/e imprese; costituzione di
un’impresa comune che svolge le funzioni di un’entità economica autonoma.

Procedimento: competente a emanare regolamenti in materia è il consiglio o la commissione su


delega del consiglio. E spetta alla commissione il potere di decidere sui ricorsi.
1) Legittimati ad agire: i soggetti legittimati a presentare un esposto – denuncia alla commissione
sono gli stati membri e le persone, fisiche o giuridiche, che vi abbiano interesse. La
commissione può anche agire d’ufficio.
2) Indagine preliminare: una volta attivata la procedura la commissione procede ad una indagine
preliminare in cui raccoglie le prove che ritiene necessarie. Se le prove raccolte non evidenziano
nessun comportamento scorretto, la commissione respinge la denuncia motivando in fatto ed in
diritto
a) Poteri di controllo: in fase d’indagine la commissione dispone di ampi poteri d’indagine.
I - Può chiedere il rilascio delle informazioni che ritiene necessarie a qualsiasi soggetto
(con l’ipotesi di sanzioni nel caso di non rilascio o di informazioni inesatte).
II - Può procedere a verifiche in loco, tramite funzionari provvisti di mandato (generico) o
di una decisione (specifica) informando anche lo stato membro che deve prestare
assistenza al funzionario comunitario e assicurare l’efficacia di tale azione.
3) Contraddittorio: se l’indagine preliminare dà esito positivo si entra nella seconda fase del
procedimento che comincia con l’invio degli addebiti alle imprese coinvolte, e con la
comunicazione degli stessi al soggetto che ha sporto denuncia denunciante, e si svolge in
contraddittorio tra la commissione e le imprese coinvolte.
4) Decisione: il risultato del procedimento può tradursi in una delle 4 decisioni elencate dal
regolamento.
a) Inapplicabilità dei divieti di cui agli artt. 81 e 82.
b) Constatazione ed eliminazione delle infrazioni: tramite una decisione che obbliga le imprese
a cessare il comportamento scorretto e se del caso gli infligge un’ammenda o gli impone di
realizzare modifiche strutturali.
c) Rendere obbligatori gli impegni presentati: nel caso in cui le parti presentino reciproci
impegni a cessare, mediante loro autonome procedure, le azioni scorrette, la commissione
rende vincolanti e obbligatori questi impegni cessando il procedimento.
d) Provvedimenti cautelari: per soddisfare l’esigenza che, in attesa di una decisione definitiva,
non si verifichino pregiudizi o situazioni irreparabili.

Rapporti comunità – nazioni: il regolamento disciplina anche la materia dei rapporti tra giudice
nazionale e comunitario relative alla concorrenza.
1) Prevalenza diritto comunitario: tale regolamento prevede per i giudici nazionali l’obbligo di
applicare il diritto comunitario ai comportamenti delle imprese tali da incidere sul mercato
comunitario.
a) Intese: intese che non pregiudichino il diritto comunitario potrebbero essere comunque
dichiarate illegittime secondo il diritto nazionale, ma nel caso la comunità le ritenga
incompatibili, allora il giudice nazionale non può a sua volta dichiararle illegittime.
b) Condotte unilaterali: quanto sopra non si verifica nel caso che ad essere illegittime siano
delle condotte unilaterali e non d’intesa.
2) Prevalenza commissione: la commissione ha comunque un ruolo primario sia perché emana i
regolamenti, sia perché fornisce i principali criteri di interpretazione e sia perché può avocare a
sé un caso. Inoltre ha il potere esclusivo di sancire l’inapplicabilità degli artt. 81 e 82.
3) Cooperazione: è un aspetto essenziale per l’applicazione delle regole comunitarie sulla
concorrenza.
a) Scambio d’informazioni: la cooperazione si basa sullo scambio di informazioni,
sull’assistenza nella raccolta delle prove e delle ispezioni e sull’avviso d’indagine.
I - Si verificano così tre ipotesi: due autorità che agiscono in parallelo, un’autorità che
decide di abbandonare l’inchiesta poiché se ne occupa un’altra, l’avocazione
dell’inchiesta a sé da parte della commissione.
II - Divulgazione informazioni: tutte le informazioni presenti all’interno della rete di
cooperazione possono essere utilizzate quali prove. E’ previsto anche che le
informazioni riservate o coperte da segreto non siano divulgate nella rete.
 Eccezione: le informazioni fornite nell’ambito di un programma di clemenza non
possono essere usate per dare avvio ad un nuovo procedimento né potranno essere
scambiate con altre autorità senza autorizzazione.

DISCIPLINA DELLA CONCORRENZA APPLICABILE AGLI STATI

E’ la disciplina della concorrenza che investe i comportamenti degli Stati membri che, attraverso la
loro azione, possono interferire sul mercato concorrenziale.
In sostanza il Trattato prevede che gli stati membri attraverso la loro normativa, legislativa o
regolamentare, non possono pregiudicare (consentendo alle imprese di eludere i divieti) l’effetto
delle norme comunitarie sulla concorrenza. Nel caso in cui ciò accada, non saranno le imprese ad
essere sanzionate, ma sarà lo stato a risponderne.
Comportamento imprese: in ogni caso perché una norma nazionale che altera il mercato o la
concorrenza sia in contrasto con la disciplina comunitaria, occorre un comportamento attivo delle
imprese. Infatti lo stesso art. 81 considera incompatibili con il mercato quelle alterazioni poste in
essere da un comportamento delle imprese.
Eccezioni: 2 sole eccezioni che riguardano l’intervento statale sulle imprese pubbliche e gli aiuti
verso le imprese.

1) Intervento statale sulle imprese pubbliche: il trattato regola il settore perché si cerca di
impedire che gli interventi statali sul mercato provochino alterazioni dello stesso o violazioni
delle norme del trattato. Le misure statali che riducono la concorrenza sono perciò soggette a
verifica di compatibilità, si verifica, cioè, se tali misure si possono giustificare in funzione di un
interesse generale dello stato compatibile con quello della comunità.
a) Commissione: la vigilanza sull’applicazione della norma spetta alla commissione che ha
anche il compito di rivolgere agli stati membri le opportune direttive o decisioni (con ampio
potere discrezionale riguardo i mezzi).

2) Aiuti pubblici alle imprese: il sostegno finanziario pubblico non deve alterare la libera
concorrenza tra le imprese nel mercato comune e nel mercato interno (nella misura in cui rende
difficile la penetrazione di imprese straniere). La disciplina prevede che gli aiuti siano
incompatibili al mercato comune e perciò necessitano di un’approvazione preventiva da parte
della Commissione. Il controllo oltre che in via preventiva, avviene anche in maniera
permanente sugli aiuti già in fase d’erogazione.
a) Aiuti vietati: quelli che incidono sugli scambi tra stati membri, concessi dagli stati o con
risorse statali, sotto qualsiasi forma, che falsino o minaccino di falsare la concorrenza.
I- Diretti o indiretti: non solo le sovvenzioni palesi ma anche qualsiasi misura che
direttamente o indirettamente benefici imprese.
II - Forma: in qualsiasi forma, agevolazioni, tariffe, servizi, garanzie, ecc… e tanto con
legge quanto con regolamento o altro atto.
III - Origine: perché sia pubblico l’aiuto deve consistere in risorse statali ed essere
riconducibile allo stato, può provenire direttamente da esso, ma anche da articolazioni
o da imprese che sono sottoposte al controllo pubblico (situazione che va valutata caso
per caso).
IV - Beneficiario: deve essere un’impresa, quindi un soggetto che svolga attività economica.
V - De minimis: anche per gli aiuti vale il criterio de minimis, per cui sugli aiuti di portata
trascurabile che hanno effetti minimi sul mercato non si applica il divieto.
b) Eccezione: gli unici aiuti ammessi sono quelli il cui effetto non si risolve su alcune imprese
o produzioni ma è di carattere generale ed investe la totalità del mercato.
c) Trasparenza sulle imprese pubbliche: per regolamentare il rapporto tra stato e imprese
pubbliche, dal punto di vista della concorrenza, sono state previste alcune norme sulla
trasparenza che impone agli stati di comunicare periodicamente i dati relativi alle imprese
pubbliche.
3) Deroghe: sono previsti tre tipi di deroga al divieto sugli aiuti, 2 che operano de jure e uno
sottoposto alla discrezionalità della commissione.
a) De jure 1: aiuti di natura sociale concessi ai singoli consumatori che non facciano
discriminazione riguardo ai prodotti.
b) De jure 2: aiuti predisposti per rimediare danni derivati da calamità naturali.
c) Discrezionali:
I - Aiuti per lo sviluppo di regioni in difficoltà;
II - Aiuti per realizzare un progetto comune di interesse europeo o per rimediare alla
situazione di uno stato membro;
III - Aiuti per lo sviluppo di talune attività o regioni che non alterino le condizioni degli
scambi;
IV - Aiuti destinati ai beni culturali purché non alterino le condizioni degli scambi.
d) Commissione: essendo le deroghe molto generali e ampie, la prassi della commissione ha
gradualmente consolidato alcuni criteri di massima, distinguendo i tipi di aiuti in regionali,
settoriali e orizzontali e basando le valutazioni su due principi cardine.
I - Contropartita: un aiuto va valutato dal punto di vista comunitario prima che dal punto
di vista nazionale o dell’impresa che ne beneficia.
II - Trasparenza: la natura e la portata dell’aiuto devono essere verificati sulla base di tutti
gli elementi necessari e possibili.
III - Regioni: il tipo di aiuto più utilizzato è quello alle regioni, per cui la commissione ha
stabilito dei criteri di massima che perseguono l’obiettivo di razionalizzare questo tipo
di aiuti. Inoltre sono stati posti dei parametri base quali il PIL delle regioni, aiuti più
consistenti alle regioni di stati più poveri, valutazione dell’impatto settoriale dell’aiuto
a regioni.
e) Controllo: la procedura di controllo sugli aiuti è scarsamente disciplinata dal trattato e si
basa per lo più sulla prassi, sul regolamento interno della commissione e sulla
giurisprudenza.
Preventivo: obblighi degli stati.
I - Notifica: informare la commissione, tramite notifica, del progetto di aiuto o di modifica
dello stesso.
II - Standstill: non dare inizio all’erogazione prima della risposta della commissione.
III - Inosservanza: produce l’illegittimità dell’atto che opera ex tunc senza la necessità della
seguente verifica della compatibilità da parte della commissione (anche nel caso in cui
venisse dichiarato compatibile non verrebbe sanata l’illegittimità). La corte ha poi
affermato che anche se illegittimi, gli aiuti vanno comunque valutati sotto l’aspetto
della compatibilità.
IV - Competenza: l’unico organo competente a valutare l’aiuto è la commissione sotto la
vigilanza della Corte (no giudice nazionale, né corte sotto rinvio pregiudiziale).
V - Procedimento: si può articolare in due fasi.
 Fase 1: caratterizzata dalla partecipazione della sola commissione e dalla breve
durata (la risposta deve pervenire entro 2 mesi) salvo ritardi imputabili allo stato, e
consiste nell’analisi preliminare e sommaria dell’aiuto. Se dopo questa prima analisi
l’aiuto risulta compatibile si passa alla seconda fase, altrimenti viene comunicata la
sua incompatibilità.
 Fase 2: consiste nella verifica approfondita dell’aiuto ed è pubblica. Viene
comunicato l’inizio della seconda fase sulla gazzetta per consentire le osservazioni di
terzi interessati.
f) Aiuti esistenti: nel caso di aiuti già esistenti, il procedimento si prefigura come controllo
permanente da parte della commissione, che in qualsiasi momento può proporre
aggiustamenti o riaprire la procedura in contraddittorio (con l’eccezione che l’aiuto continua
ad essere erogato: no standstill).
I - Aiuto incompatibile: nel caso in cui venga dichiarato incompatibile un aiuto esistente,
questo va recuperato tramite i mezzi e le procedure statali.

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