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Dai suoi studi sull'Amministrazione, Besta aveva derivato che la stessa non
potesse trasformarsi in una scienza onnicomprensiva nel senso di Francesco Villa
e dell'ultimo Cerboni, a causa degli aspetti troppo eterogenei che comprendeva.
Egli ritrova invece nel controllo economico una logica teorico-pratica applicabile a
tutte le aziende, e ridefinisce quindi la Ragioneria quale scienza del controllo
economico. Egli inventa così un compiuto sistema patrimoniale (in auge in Italia
fino agli anni Trenta, ma fino agli anni '40-'50 nell'Italia meridionale, sempre fedele
ai suoi insegnamenti), sistema caratterizzato dal tracciamento di attivo, passivo e
delle loro variazioni rilevate in appositi conti. Esito formale sono il trattato La
Ragioneria (1880), continuamente migliorato e ripubblicato fino all'edizione
definitiva a cura dei suoi allievi Alfieri, Ghidiglia, Rigobon (Milano, Vallardi, 1922, 3
volumi), e nondimeno la monografia Ragioneria pubblica (1891).