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Guida all'uso delle parole di Tullio De Mauro - Riassunto
Università degli Studi Suor Orsola Benincasa > Semiotica (M-FIL/05)
15Fuori dalle relazioni con le cose da dire, i fini e i destinatari del dire, le parole non
hannovalore. È importante tenere presente il consiglio di Catone il Censore: “rem tene,
verbasequentur” = possiedi bene l’argomento e le parole verranno da sé. Non sempre però
leparole vengono da sé pacificamente; in verità il consiglio dell’antico scrittore era fondatosu
un’idea semplicistica di parole e lingua. Secondo questa idea ciascuna parola indicauna
categoria di oggetti o azioni e a ciascuna categoria di oggetti e azioni corrisponde unaparola;
la lingua era vista come specchio fedele della realtà. Noi sappiamo però che non ècosì
perché una certa cosa può essere indicata nei modi e con le parole più diverse.Alcuni
studiosi credono tuttavia che la libertà di parola abbia un limite, dato dall’insiemedei valori
grammaticali (singolare e plurale, persone del verbo, tempi, modi ecc.).
Ilvocabolario è il regno della libertà, la grammatica è il dominio degli obblighi. Dobbiamo
inoltre sottolineare che ogni parola può servire a indicare cose, fatti
edesperienze che tra loro giudichiamo assai diverse: quindi ogni parola è equivoca
perchévuol dire cose diverse. la grande maggioranza delle parole del vocabolario comune
ha unapluralità di accezioni, ma più estendiamo il contesto fatto di altre parole e
frasi, piùlimitiamo le possibilità di equivoco. Quindi, chi scrive per dire qualcosa di utile agli
altri deve chiedersi se le parole e le frasiche ha scelto sono le più adatte a far entrare il
destinatario nel senso che gli si volevacomunicare.Parole per farsi capireLa scelta delle
parole avviene in modo molto diverso se facciamo un discorso parlato o undiscorso scritto.
Parlando, possiamo e dobbiamo tenere d’occhio il volto degli ascoltatoriche non fanno
misteri, con l’espressione dei volti, di ciò che pensano: quindi se le parolenon sono adatte, ci
sono infiniti segnali che ce lo comunicano. Chi scrive non ha questocontinuo controllo quindi
scrivere è un’arte molto più difficile che parlare: è necessarioprevedere di più e a distanza di
tempo. È quindi un buon accorgimento essere menoinformali nello scritto piuttosto che nel
parlato. Conviene costruire frasi e scegliere paroleche possano essere significative il
più possibile fuori da determinate situazioni. Giàscegliere una lingua o un argomento
piuttosto che altri significa tagliare via una quantitàimmensa di possibili destinatari. Vale
sempre la pena quindi riflettere su ciò che diciamo oscriviamo tornare su quel che abbiamo
scritto e cercare i mezzi verbali che rendano menodifficile, al maggior numero di persone,
l’acquisto del senso che volevamo comunicare. Chiintende scrivere testi rivolti ad un
pubblico ampio deve avere una buona conoscenza deltipo di parole che possono essere
note in partenza al suo pubblico. Nella scuola, dovrebbeessere un obiettivo ragionevole
verificare che, alla fine della scuola media, accanto adaltre parole specifiche ogni
alunno conosca almeno tutte le parole dell’elenco delvocabolario di base. Chi vuole
risultare comprensibile dovrebbe cercare di evitare paroleestranee all’elenco o, se non può
farne a meno, è bene che le introduca in modo chesiano comprensibili. Un discorso
può essere anche costruito con parole estraneeall’elenco purché spiegate con parole
di base: la spiegazione può essere data sia graziealla rubrica, dove la parola rara è messa
in esponente e viene indirettamente spiegata,oppure si può dare una definizione diretta e
esplicita (con X intendiamo che..). Infine una
16buona soluzione è affidarsi al contesto: usando parole largamente note, grazie ad esso
èpossibile dare le informazioni necessarie a intendere un termine meno noto. Frasi per farsi
capireLa grande libertà di scelta che abbiamo con le parole, la abbiamo anche con le frasi: i
tipidi frase possibili in una lingua sono infiniti. Dalle frasi monoreme, fatte di una sola parole,
si passa alle frasi fatte di più parole masenza verbo e poi a frasi più complesse dove le
parole sono raccolte intorno a un verbo, leproposizioni. Diversi procedimenti consentono di
mettere insieme più proposizioni in unastessa frase. Il procedimento più semplice è la
giustapposizione, cioè l’allineamento diproposizioni l’una accanto all’’altra senza
congiunzioni. Le congiunzioni coordinanti oavversative (e, ma) marcano il rapporto
di proposizioni nella stessa frase: frasi conproposizioni connesse solo da
congiunzioni coordinanti si dicono paratattiche. Ilprocedimento più complesso è la
subordinazione: una proposizione viene scelta comeprincipale e le altre vengono
collegate ad essa attraverso congiunzioni subordinanti(quando, perché) o
attraverso i pronomi relativi (che, in cui, da cui..): sono detteipotattiche.Una
lunga tradizione scolastica raccomanda le frasi ipotattiche come più logiche
egradevoli. Tralasciando il gusto, l’uso di frasi breve favorisce la comprensione di un
testo.Frasi più lunghe di 20 parole sono di difficile comprensione per chi ha livelli scolastici
pario inferiori alla 5° elementare. Semplificare i rapporti di dipendenza tra le
proposizionipermette quindi di dare maggiore chiarezza. Inoltre, la
semplificazione dei rapportiipotattici o giustappositivi favorisce l’accessibilità alla
frase ma anche consente diabbreviarne l’estensione.

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