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1/2013
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TestoeSenso. Studi sui linguaggi e sul paragone delle arti.
Direttore responsabile: Raul Mordenti (Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’)
Direttore editoriale: Claude Cazalé Bérard (Université Paris Ouest, Nanterre La Défense)
Direttori della collana: Antonio Perri (Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napo-
li); Francesca Vannucchi (Università degli Sutdi di Roma ‘Tor Vergata’)
Coordinatore della redazione: Paolo Sordi (Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’)
Comitato di redazione: Claude Cazalé Bérard (Université Paris Ouest Nanterre La Défense);
Fabio Ciotti (Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’); Mattia Della Rocca; Alberto Gian-
quinto (Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’); Giulio Latini (Università degli Studi di
Roma ‘Tor Vergata’); Carmela Morabito (Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’); Raul
Mordenti (Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’); Elisabetta Orsini; Antonio Perri (Uni-
versità degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli); Paolo Sordi (Università degli Studi di
Roma ‘Tor Vergata’); Francesca Vannucchi (Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’)
www.testoesenso.it
email: testoesenso@gmail.com
PREMESSA p. 7
Gemma Guerrini Ferri
INTRODUZIONE
Joan Barclay Lloyd p. 9
PARTE I
IL MONASTERO DI SAN COSIMATO: LA SUA STORIA, LE SUE STORIE
13. Il restauro della fontana nel giardino del Monastero di San Cosimato
in Mica Aurea e le basi per un primo repertorio delle fonti idriche
Laura Gigli e Marco Setti p. 199
1
Il contributo, con il titolo Ancora sul frammento epigrafico traianeo da San Cosimato:
l’Aqua Alsietina e l’Aqua Traiana in rapporto alle utenze idriche di Trastevere, è stato pre-
sentato al Convegno “San Chosm’e Damiano e ’l suo bel monasterio...”. 2: Realtà e memorie
di San Cosimato (Roma, Complesso monumentale di San Cosimato, Sala Convegni del
‘Nuovo Regina Margherita’, 1-2 ottobre 2011).
2
P. MAZZEI, Una nuova epigrafe da San Cosimato in Mica Aurea. Traiano restaura la Nau-
machia di Augusto?, «Mitteilungen der Roemischen Archaeologischen Institut», 113, 2007-
2008, pp. 147-173.
3
L’Aqua Traiana è nota da una fonte numismatica e da una fonte epigrafica antiche: un conio
con divinità fluviale entro fronte di mostra/ninfeo (RIC II, pp. 278 ss., nn. 463, 607-609) sul
quale v. oltre, e il cippo terminale da La Storta (Corpus Inscriptionum Latinarum, VI 1260 =
31567 = XI 3793), che si confronta con l’esemplare perduto da Forte di Boccea, in via della
Pineta Sacchetti («Bullettino della Commissione archeologica Comunale di Roma», 1892, pp.
288 s.). Cfr. P. VIRGILI, in «Lexicon Topographicum Urbis Romae», I, 1993, p. 70.
116 “SAN CHOSM’E DAMIANO E ’L SUO BEL MONASTERIO…”
tina, mentre il tratto attribuito all’Alsietina potrebbe costituire un resto del cor-
so originario di quest’ultima.
Si è ipotizzato pertanto che il percorso recentemente interpretato come
una variante settentrionale dell’aqua Traiana, cioè il percorso che potrebbe
aver preceduto fin dall’antichità quello della moderna Acqua Paola4, possa in-
vece aver costituito l’unico percorso della nuova deduzione idrica traianea de-
stinata al Trastevere per gli usi potabili, ovvero l’unico percorso dell’aqua
Traiana propriamente detta.
All’aqua Alsietina ricostruita è stata attribuita, in quell’occasione, una
struttura a nicchioni sulla pendice del Gianicolo, fino ad allora trascurata negli
studi, anche se documentata e tuttora in parte visibile lungo via Mameli: si è
proposto di riconoscere questa struttura su un gruppo di frammenti marmorei
della Forma Urbis severiana, nell’ambito di una nuova ipotesi di percorso del
tratto urbano dell’Alsietina, che comporterebbe un riposizionamento di tutti
frammenti della Forma Urbis marmorea pertinenti a tale acquedotto.
Poiché il contributo già edito, di cui si è sintetizzato il contenuto, aveva
tralasciato di affrontare alcune questioni, mi è sembrato opportuno riconside-
rare i risultati già pubblicati nel contesto di un breve inquadramento ricostrut-
tivo della storia delle ricerche sulle infrastrutture idriche del Trastevere, tale
da permettere di inserire i nuovi dati e le nuove ipotesi in un discorso più
ampio territorialmente e più esteso in senso diacronico. La più ampia conte-
stualizzazione ci permetterà anche di riconsiderare alcuni elementi atti a pre-
cisare l’ipotesi di attribuzione dei diversi rami di acquedotto rispettivamente al
corso dell’aqua Alsietina e a quello dell’aqua Traiana, nonché di avanzare i-
potesi riguardo le diverse destinazioni di questi acquedotti attraverso le modi-
ficazioni intercorse nell’arco dei secoli dell’età imperiale. Una nuova serie di
immagini permetterà inoltre di rappresentare più efficacemente dati ed ipote-
si che si andranno esponendo.
6
R. LANCIANI, Forma Urbis Romae, Milano 1893-1901, f. 27 e f. 33.
7
Nella carta di Nolli (cfr. FRUTAZ, Le piante, cit., nota 4) sono annotati i seguenti toponimi:
«Vigna delle Monache di San Cosma e Damiano detto San Cosimato» e subito a nord «Orto
delle Monache di s. Caterina di Siena».
8
Nella carta di Nolli (cfr. FRUTAZ, ibidem) sono annotate: Villa Crescenzi e Vigna Crescenzi,
rispettivamente all’interno e all’esterno delle mura rinascimentali, da nord a sud; Vigna Mi-
gnanelli, sempre all’esterno delle mura rinascimentali; Villa Ottoboni, a nord ovest, a ridosso
e all’interno delle mura; ancora più a nord Villa Spada.
9
Nella carta di Nolli (cfr. FRUTAZ, ibidem): Ortaccio degli Ebrei, insieme ad altre proprietà
suburbane (Vigna Mendes, Orto Brunetti e Orto Galli).
10
P. MAZZEI, Mica Aurea in Trastevere, «Archeologia Classica», 59, 2008, pp. 183-204, sulla
destinazione funeraria della zona, a partire dall’età repubblicana.
11
LANCIANI, Forma, cit., f. 27 e f. 33, dove è registrato il mutamento dei toponimi moderni: Villa
Ottoboni diviene Villa Sciarra e Villa Crescenzi Bonelli diviene Villa Fontemaggi (cfr. supra nota 8).
118 “SAN CHOSM’E DAMIANO E ’L SUO BEL MONASTERIO…”
una struttura antica definita Molinae: si tratta dei resti di impianti idraulici rinve-
nuti negli anni immediatamente precedenti, subito connessi con il toponimo an-
tico Molinae, indicante i mulini ad acqua del Gianicolo.
Il toponimo appare per la prima volta nei Cataloghi Regionari dove, in un
percorso che va da nord a sud, con qualche diversione, esso segue Ianiculum e
precede Balineum Ampelidis et Dianes12; in seguito, i mulini del Gianicolo sa-
ranno ricordati, in due fonti di IV secolo d.C., come impianti di vitale importan-
za per la vita della città13. La presenza dei mulini ad acqua, localizzati all’interno di
Porta Aurelia, è in seguito registrata dal Bellum Gothicum di Procopio, in un
passo in cui l’autore afferma che le mura di Aureliano sulla destra del Tevere e-
rano destinate a includere i mulini del Gianicolo14; il toponimo riappare, più tardi,
nella regione di Trastevere, in un passo dell’Itinerario di Einsiedeln, a segnare la
prima tappa di un percorso che va da Porta Aurelia a Porta Praenestina15 e ritor-
na, in seguito, in un certo numero di fonti alto medievali16.
Uno schizzo misurato delle strutture rappresentate nella FUR di Lan-
ciani è conservato negli appunti manoscritti dello stesso Rodolfo Lanciani ed
è stato pubblicato in passato da Bell17; il disegno rappresenta le strutture anti-
che inserite nella topografia moderna della zona, di cui sono riprodotti i trac-
ciati viari, e rappresenta inoltre alcune delle parti meccaniche funzionali
all’impianto idraulico, come le mole e i chiusini.
12
R. VALENTINI – G. ZUCCHETTI, Codice topografico della città di Roma, I, Roma 1960, p.
145: per la Regio XIV, Transtiberim, sono citati, da nord a sud: Gaianum et Frigianum (il cir-
cus Gaii et Neronis, ed il santuario di Cibele, presso la zona della necropoli Vaticana), Nauma-
chias II et Vaticanum (la Naumachia di Traiano, in Vaticano, e quella di Augusto, in Trasteve-
re, sono sommate nel computo), Horti Domities (gli Horti di Domitia Longina, nella zona che
sarà in parte occupata dal Mausoleo di Adriano), Ianiculum, Molinas, Balineum Ampelidis et
Dianae (su quest’ultimo toponimo v. oltre); l’elenco passa poi alla Cohortem VII vigilum, nella
zona di san Crisogono. Sui toponimi citati cfr. «Lexicon Topographicum», cit., I-V, 1993-2000,
voci relative. Sui mulini del Gianicolo: M. BELL, Mulini ad acqua sul Gianicolo, «Archeologia
Laziale», XI, 1993 («QAEI», 21), 65-72 e IDEM in «Lexicon Topographicum», cit., III, 1996,
s.v. Molinae, in seguito WILSON, The water, cit., sul quale cfr. oltre.
13
PRUDENZIANO, Contra Symmachum, II, 948-950, tra 402 e 403, e l’epigrafe del praefectus
Urbi Dynamius, datata tra 475 e 488 («Corpus Inscriptionum Latinarum», VI, 1711): su que-
sti documenti da ultimo WILSON, The water mills, cit., pp. 219-220.
14
PROCOPIO, De Bello Gothico, a cura di H.B. Dewing, London 1953, V, XIX, 9-10, p. 186.
15
VALENTINI – ZUCCHETTI, Codice topografico, cit., pp. 190-191: «A porta Aurelia usque ad por-
tam Praenestinam. Fons Sancti Petri, ubi est carcer eius. Molinae. Mica Aurea. Sanctae Mariae. San-
cti Iohannis et Pauli. Sancti Chrisogoni et Sanctae Caeciliae». Si noti che il toponimo Molinae è im-
mediatamente seguito dal toponimo Mica Aurea, sul quale MAZZEI, Mica aurea, citato a nota 10.
16
L’ultima attestazione delle molinae gianicolensi risale al IX secolo (Liber. Pontificalis, II,
LXXVII, 103.19): sul tema BELL, s.v. Molinae, 1996, cit., pp. 270-272, con bibliografia preceden-
te, ed ora WILSON, The water mills, cit.
17
BELL, Mulini, cit., p. 66, fig. 1.
PAOLA MAZZEI 119
18
A.W. VAN BUREN – G.PH. STEVENS, The Aqua Traiana on the Ianiculum, «Memoirs of
the American Academy in Rome», I, 1915-1917, pp. 59-61, Pl. 15.
19
Ivi, pp. 59-60: il resto di acquedotto ivi identificato, definito insignificant remains, corrisponde al
punto in cui l’acquedotto stesso «comes to the surface [...] and points toward the casino of Villa
Spada». Sulla proprietà del terreno vedi qui oltre Fig. 7.
20
Per gentile concessione dell’allora Direttore dell’American Academy di Roma, Dr. Archer
Martin, ho avuto modo di visionare il tratto di speco conservato nel sottosuolo dell’edificio che
ne è sede, ed ho constatato le medesime caratteristiche costruttive che avevo già riscontrato nel
tratto dell’acquedotto di Traiano scavato, nell’autunno 2000, in località Pineta Sacchetti, presso
Roma, per conto della Soprintendenza Archeologica di Roma, in occasione di un cantiere di
emergenza. I risultati di quello scavo saranno oggetto di una prossima pubblicazione.
120 “SAN CHOSM’E DAMIANO E ’L SUO BEL MONASTERIO…”
21
A.W. VAN BUREN – G.PH. STEVENS, The Aqua Alsietina on the Janiculum, «Memoirs of
the American Academy in Rome», VI, 1927, pp. 137-146; WILSON, The water mills, cit., p.
221, nota 11, rileva l’errore degli editori, che si erano basati sulla LANCIANI, Forma Urbis,
cit., non accorgendosi che il condotto centrale delle Molinae ivi rappresentate altro non era
che il proseguimento, verso est, del condotto allora scoperto sotto l’American Academy.
22
VAN BUREN - STEVENS, Aqua Alsietina, cit., p. 138, fig. 1: nella planimetria il tratto I-H, a
fig. 2 in sezione.
23
Ivi, pp. 139-140, figg. 3 e 4, e Pl. 52 (a, b, c).
24
Ivi, p. 141.
25
L’anno di inaugurazione è registrato in Res Gestae, 23, 1; inoltre: Vell., II, 2 e Dio, LXV,
10, 6-7; cfr. ora MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., anche per le vicende successive.
26
FRONTINO, De aquis urbis Romae, XI, 1-2: «Quae ratio moverit Augustum, providentissi-
mum principem, perducendi Alsietinam aquam..., non satis perspicio, nullius gratiae, immo
etiam parum salubrem ideoque nusquam in usus populi fluentem; nisi forte dum opus nau-
machiae adgreditur, ne quid salubrioribus aquis detraheret, hanc proprio opere perduxit et
quod naumachiae coeperat superesse, hortis adiacentibus et privatorum usibus ad inrigan-
PAOLA MAZZEI 121
Ancora qualche anno dopo, nel 1933, in una terza pubblicazione sulla
rivista dell’American Academy, van Buren riproporrà, in una nuova carta del-
la zona, gli elementi che erano già stati individuati e descritti, rappresentati
negli stessi rapporti planimetrici sul terreno (Fig. 1)
Fig. 1. Il nuovo tratto B-E, che prosegue il tratto A-H già noto (cfr. VAN BUREN – STEVENS ,
The aqua alsietina, 1927) e il tratto C-D che sembra distaccarsene. Con la lettera F è segnala-
ta la struttura non identificabile. Le Molinae di Lanciani (G), all’interno delle mura aureliane
(I), sono rappresentate come distanziate e distinte, a nord, rispetto al corso dell’acquedotto
(da VAN BUREN 1933, p. 70, fig. 1).
insieme a nuovi brevissimi tratti dello stesso acquedotto, allora recentemente in-
dividuati nello scavo delle fondazioni per il villino H. Monami e ai resti di un al-
tro edificio nel terreno del villino H. Monami, a sud est.
dum concessit»; e FRONTINO, De aquis, XXII, 4: «Alsietinae ductus post naumachiam, cuius
causa videtur esse factus, finitur».
27
Sul contesto insediativo dell’epoca cfr. MAZZEI, Mica aurea, cit., con bibliografia precedente.
122 “SAN CHOSM’E DAMIANO E ’L SUO BEL MONASTERIO…”
ventina di metri, interpretazione che sarebbe stata ben presto confermata dal-
le indagini sul terreno28.
Pochi anni dopo, dunque, in seguito ad una campagna di scavo condot-
ta in occasione di alcuni lavori pubblici, furono riportati in luce, in corrispon-
denza della sede stradale di via Giacomo Medici, i resti degli impianti idrauli-
ci pertinenti ai mulini ad acqua (Fig. 2), quegli stessi resti che erano stati rap-
presentati da Lanciani, ma dei quali ora soltanto si poteva conoscere con cer-
tezza la reale posizione sul terreno.
28
BELL, Mulini, cit., pp. 65-66, cfr. L. COZZA, Mura Aureliane, 2. Trastevere, il braccio me-
ridionale: dal Tevere a Porta Aurelia-S.Pancrazio, «Bullettino della Commissione archeologi-
ca Comunale di Roma», XLII, 1987-1988, pp. 162-169.
PAOLA MAZZEI 123
Fig. 3. Mulini: lo scavo nell’area della sede stradale (da BELL 1993, p. 67, fig. 2).
Fig. 4. Sezione documentaria, nord-sud (da BELL 1993, p. 68, fig. 3).
Lo stesso non accade, invece, per il tratto di acquedotto dislocato più a sud
(Fig. 2, lettera b), già attribuito all’aqua Alsietina di Augusto, il cui corso rimane al
di fuori della linea delle nuove fortificazioni, e ormai destituito di ogni funzione,
insieme alla vicina struttura che gli scopritori avevano attribuito ad un altro muli-
no ad acqua29. Osserviamo fin d’ora che parrebbe ragionevole ipotizzare che il
condotto in questione, insieme all’eventuale mulino che poteva esservi collegato,
fosse già fuori uso al momento della costruzione delle mura aureliane30.
Qualche anno dopo, nel 1998-99, una nuova campagna di scavi, svoltasi
all’interno dell’isolato dell’American Academy, in corrispondenza dell’attuale
parcheggio, si estende a completare l’indagine di quasi tutta l’area interessata
dalle Molinae di Lanciani: i risultati di queste ricerche, pubblicati da Wilson
nel 200031, offriranno una serie di dati di prima mano e daranno all’autore lo
spunto per una nuova proposta ricostruttiva riguardo al tema che ci interessa,
ovvero il rapporto tra corso dell’aqua Alsietina e quello dell’aqua Traiana.
29
VAN BUREN – STEVENS, Aqua Alsietina, cit., p. 138, fig. 2: si tratta di una struttura cementizia,
documentata in modo insoddisfacente, con un paramento laterizio che gli editori datavano al
III secolo d.C., ed interpretata come un mulino ad acqua aggiunto all’acquedotto (dubitativo in
proposito WILSON, The water mills, cit., p. 238). L’insieme sembrava costituire un tratto di
condotto più ampio, disposto a nord e su una linea parallela a quello dell’acquedotto, con un
muro di spalla a monte ed uno di contenimento a valle: il piano di scorrimento del condotto
poggiava su un terrapieno, sostruito dal muro contenimento largo m 1, 20 ca. (ca. 4 piedi).
BELL in «Lexicon Topographicum», cit., fig. 182, lettera b.
30
Così anche WILSON, The water mills, cit., p. 238.
31
Ivi.
PAOLA MAZZEI 125
32
Ivi, p. 224, fig. 4.
33
Ivi, pp. 222-227. I dati archeologici vengono letti dall’autore a confronto con i cambiamenti isti-
tuzionali introdotti dagli imperatori del III secolo nell’organizzazione dei mulini in funzione delle
distribuzioni annonarie, dalla fine del II alla seconda metà del III secolo a.C.: pp. 23-238.
34
Ivi, le due ultime fasi di utilizzo, rispettivamente, a pp. 227-229 e pp. 229-232.
35
Ivi, pp. 232-236.
36
Vedi la nota sull’editto del praefectus urbi Dynamius ed il contesto cui si riferisce: ivi, p. 242.
37
Onorio I (625-638: Liber Pontificalis, 72.25) e in seguito Adriano I (772-795: Liber Pontificalis,
97.59) e Gregorio IV (827-844: Liber Pontificalis, 103.19), quando l’acquedotto sarà designato
come forma Sabbatina (Liber Pontificalis, 97.59), cfr. Marcelli, Munzi, 2007, p. 39.
126 “SAN CHOSM’E DAMIANO E ’L SUO BEL MONASTERIO…”
tanto più che, in prossimità del versante nord del corso urbano dell’acquedotto
Paolo, e altresì in prossimità del corrispondente tratto urbano della via Aurelia,
subito dopo l’omonima porta delle Mura Aureliane, sussiste un notevole indi-
zio del passaggio di un acquedotto antico, costituito dai resti, registrati nella
FUR39, di una grandiosa struttura idrica, che Lanciani40 designava come ‘Cister-
na’ e che Wilson interpreta come un castello di distribuzione41.
A questo ramo settentrionale dell’aqua Traiana si coordinerebbero pertan-
to, secondo Wilson, il toponimo fons Petri, e quello di SS. Iohannis et Pauli,
nonché quello di Molinae, citati dall’Itinerario di Einsiedeln42, ma ciò che qui in-
teressa è che l’autore, pur avendo individuato una soluzione convincente per il
percorso urbano dell’acquedotto traianeo che portava in Trastevere l’acqua po-
tabile proveniente dal lago di Bracciano, proponendo l’identificazione di questo
38
WILSON, The water mills, cit., pp. 239-241.
39
LANCIANI, Forma Urbis, cit., foglio 33.
40
La notizia del rinvenimento e la definizione funzionale in NSc 1884, p. 41 (Lanciani): cfr.
nota precedente.
41
Sull’identificazione di questa struttura v. oltre.
42
WILSON, The water mills, cit., pp. 241-242.
PAOLA MAZZEI 127
43
Ivi, p. 240, fig. 17: tratti in neretto.
44
Cfr. nota 23: a questa valutazione si riferisce ancora WILSON The water mills, cit., p. 221.
45
Ivi, p. 221: i materiali ceramici di riempimento della trincea di fondazione delllo speco coprono
un arco cronologico che va dal I secolo d.C. all’inizio del II secolo d.C., ciò che permette di e-
scludere una datazione del condotto ad età augustea, come era stata proposta da Ö. WIKANDER,
Water Mills in Ancient Rome, «Op. Rom», XII, 1979, pp. 24-27.
46
WILSON, The water mills, cit., pp. 221-222: alle caratteristiche tecniche cui si è già accenna-
to, si aggiungano i puntuali confronti nella composizione del cocciopesto pavimentale e degli
intonaci delle pareti e della volta, nonché la particolarità delle imposte dei piedritti aggettanti
rispetto alle partenze della volta: aggetto determinato dal fatto che, appunto sulle imposte dei
piedritti, veniva appoggiata la centina destinata alla realizzazione della volta, le cui partenze
risultavano pertanto arretrate rispetto alle fronti dei piedritti, costituenti le pareti dello speco,
mentre la superficie orizzontale intermedia veniva rivestita da uno strato di cementizio a bau-
128 “SAN CHOSM’E DAMIANO E ’L SUO BEL MONASTERIO…”
Fig. 7. Al centro, in puntinato grigio, la grande area rettangolare corrisponde al bacino della
Naumachia di Augusto; sulla destra di essa i frammenti della FU marmorea con la topografa
antica dell’inzio del III secolo (da COARELLI 1992, p. 42, fig. 3).
letto (o meglio a quarto di cerchio) ricoperto dello stesso intonaco a cocciopesto delle pareti.
Nel testo di WILSON, cit., a p. 222, sussiste l’uso tradizionale, ma improprio ed oggi superato,
del termine opus signinum per indicare il cocciopesto: sia il cocciopesto in cui è realizzato il
masso pavimentale con i cordoli, sia quello dell’intonaco che riveste la cortina a reticolato, sia
quello molto più sottile della volta.
47
MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., p. 149, fig. 1.
PAOLA MAZZEI 129
Fig. 9. Proposta ricostruttiva dell’epigrafe (rielaborazione da MAZZEI 2007, p. 154, fig. 4).
48
Ivi, p. 152 fig. 3.
130 “SAN CHOSM’E DAMIANO E ’L SUO BEL MONASTERIO…”
È bene ricordare che, nel proporre questa ipotesi del restauro, da parte di
Traiano, della Naumachia di Augusto e dell’acquedotto Alsietino, si è acquisita la
localizzazione della Naumachia augustea quale è proposta da Coarelli49 (Fig. 6);
Fig. 10. In rosso i tre percorsi di acquedotto con le rispettive identificazioni ivi proposte: 1) aqua
Alsietina augustea; 2) aqua Alsietina traianea; 3) aqua Traiana. Con le lettere si sono indicate: M)
la mostra-serbatoio di via Mameli; P) la porta Aurelia nelle mura della fine del III secolo; A) la
terminazione dell’aquedotto alsietino secondo Lanciani (da Cassio); E) la collezione epigrafica di
San Cosimato, con l’epigrafe commemorante il restauro traianeo dell’acquedotto alsietino e della
Naumachia di Augusto. La linea grigia corrisponde al tracciato della via «quae ducit ad Ianicu-
lum» secondo Lanciani (Dis. Paola Mazzei 2012, rieaborato da MAZZEI 2007, p. 149, fig. 1).
49
F. COARELLI, ‘Aedes Fortis Fortunae, Naumachia Augusti, Castra Ravennatium’. La ‘via Cam-
pana Portuensis’ e alcuni edifici adiacenti nella pianta marmorea severiana, «Ostraka», I, 1992, pp.
46-51 (così in MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., pp. 157-158 e p. 149, fig. 1).
PAOLA MAZZEI 131
Fig. 11. Evidenziati in rosso i segmenti dell’acquedotto traiano, in giallo quello attribuito
all’Alsietina. A destra (est), cerchiato in azzurro il basolato attribuito alla via Vitellia, contiguo
all’acquedotto; a sinistra (ovest) l’asterisco in rosso indica la localizzazione di ‘Vigna Lais’ nel
XIX secolo e la corrispondente struttura idrica già allora interpretata com castello di distriu-
zione. Ad est di villa Pamphilj, e all’interno delle mura gianicolensi, i tre percorsi degli ac-
quedotti in rosso e, a sud est, un angolo della Naumachia augustea (P. Mazzei su base da
BENOCCI 2005, Tav. I e carta stradale Michelin 2012).
50
LANCIANI, Forma Urbis, cit., f. 33 localizza l’area della Naumachia di Augusto a partire da una
fascia immediatamente a sud del complesso di San Cosimato, in ciò non discostandosi troppo
dall’ipotesi di Coarelli; diversamente R. TAYLOR, Torrent or Trickle? The Aqua Alsietina, the
Naumachia Augusti, and the Transtiberim, «American Journal of Archeology», CI, 1997 (465-
492), a p. 478, fig. 4, propone per la Naumachia di Augusto un’area che si estende da San Cosi-
mato a San Francesco a Ripa, verso sud est, a San Crisogono a nord, su via della Lungaretta.
51
WILSON, The water Mills, cit., 239-240: «[...] there must therefore have been another branch of
the Traiana [...] which must have split from the via Medici section at some point between the Villa
Doria Pamphili and the Porta Aurelia [...], and probably followed the line of the old via Aurelia
down into Trastevere. This must have crossed under the Aurelian wall at a different point from
the via Medici section [...]», citato in MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., p. 163, nota 67.
52
Villa Doria Pamphilj, a cura di C. Benocci, Roma 2005, Tav. I: P. CIANCIO ROSSETTO, Il
sito della villa in età romana, pp. 18-28.
132 “SAN CHOSM’E DAMIANO E ’L SUO BEL MONASTERIO…”
53
VIRGILI in «Lexicon Topographicum», cit. I, Aqua Traiana, p. 71, con bibliografia precedente (cit.
in MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., p. 164, nota 70. Ora vedi anche Villa Pamphilj, cit., pp. 20-22).
54
Villa Pamphilj, Tav. I; il basolato corrisponde al numero 1, qui evidenziato dal cerchio azzurro.
Cfr. P. VIRGILI, Aqua Traiana, in Il Trionfo dell’acqua. Acque e acquedotti a Roma. IV sec. a.C.-
XX sec., Roma 1986, p. 118: cit. in MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., p. 164, nota 71. In Villa Pam-
philj, cit., p. 21, Ciancio Rossetto identifica come basolato della via Vitellia un tratto, individuato
da Virgili, che si addossa all’acquedotto Traiano in prossimità dell’entrata di Villa Pamphilj, in cor-
rispondenza quindi del punto in cui la strada si sarebbe distaccata dall’Aurelia per seguire il trac-
ciato, diretto a sud ovest, che sopravviverà nelle vie di San Pancrazio e Vitellia.
55
Cfr. MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., p. 164 e nota 72.
56
Ivi, nota 73: la località Vigna Lais è indicata in FRUTAZ, Le piante, cit., Tav. 572, Pianta
CCXXII, 3, 1906, Roma, suburbio e dintorni.
57
Cfr. nota 54.
PAOLA MAZZEI 133
58
WILSON, The water mills, cit., pp. 239-241 e nota 52.
59
Si preferisce usare questo termine piuttosto che la tradizionale denominazione di cisterna, in
quanto più appropriato per definire un contenitore idrico alimentato da un acquedotto.
60
LANCIANI, Forma Urbis, f. 33: gli Horti Getae sono localizzati da Lanciani in corrispondenza del
Giardino e Bosco Corsini, subito ad ovest dell’Orto Corsini, in una fascia immediatamente esterna e
contigua rispetto alle successive mura aureliane. Cfr. in «Lexicon Topographicum», cit., s.v.
134 “SAN CHOSM’E DAMIANO E ’L SUO BEL MONASTERIO…”
Vaticano, nonché rispetto alla posizione più probabile della stessa Naumachia
Traiani nell’ager Vaticanus61.
61
Così in MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., p. 165, con bibliografia precedente sulla Naumachia Traiani.
62
E. RODRIGUEZ ALMEIDA, Forma Urbis Marmorea. Aggiornamento generale 1980, Roma
1981, Tav. XXX, e pp. 144-147; cfr. MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., pp. 165 ss..
63
E. RODRIGUEZ ALMEIDA, Formae Urbis antiquae. Le mappe marmoree di Roma tra la
Repubblica e Settimio Severo, Roma 2002: per gli ultimi aggiornamenti dell’autore e i prece-
denti cartografici della Forma Urbis severiana.
64
La dislocazione dei frammenti proposta dall’editore è accolta da TAYLOR, Torrent or Trickle,
cit., p. 478, fig. 4, che però attribuisce il gruppo 37C all’aqua Traiana e il gruppo 37B all’Alsietina:
a prescindere dalla difficile compatibilità di questa ipotesi con quanto l’autore propone sulle vi-
cende dell’Alsietina, che sarebbe ben presto scomparsa già nel II secolo d.C., insieme alla Nau-
machia di Augusto, ritenuta obliterata già in età traianea, vedremo che, alla luce di quanto si pro-
pone di seguito, tale distinzione attributiva in ambito periurbano risulta non necessaria.
PAOLA MAZZEI 135
Fig. 12. Ridislocazione dei frammenti della FU marmorea. Il rettangolo grigio a sud ovest corrispon-
de all’area attribuita alla Naumachia di Augusto (rielaborazione da MAZZEI, Nuova epigrafe, fig. 8).
67
Dio, LV, 10, 7, passo in cui l’autore accenna ai resti visibili: MAZZEI, Nuove epigrafe, cit.,
2007, p. 151 e nota 16.
68
Così COARELLI, La ‘via Campana Portuensis’, cit, p. 49 e MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., pp.
157-158. Cfr. MAZZEI, Mica aurea, cit, p. 15, fig. 3: evidente l’occupazione dello spazio ipo-
tizzato come già pertinente alla Naumachia da parte del nuvo tessuto edilizio rappresentato
nei frammenti della Forma Urbis severiana.
69
LANCIANI, Forma Urbis, cit., f. 33.
70
WILSON, The water Mills, cit., p. 240, fig. 17.
PAOLA MAZZEI 137
71
P. MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., p. 149, fig. 1.
72
Il piazzale di via Mameli con la fontana moderna addossata a quanto resta della struttura antica
che si è interpretata come serbatoio-mostra. (Cfr. MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., p. 168, fig. 7).
73
Cod. Vat. lat. 13043, f. 56v, ora in M. BUONOCORE, Appunti di topografia romana nei co-
dici Lanciani della Biblioteca Apostolica Vaticana, III, Roma 2000, p. 249. Cfr. P. MAZZEI,
Nuova epigrafe, cit., p. 168, nota 90.
74
MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., p. 169 e nota 92.
75
Ibidem, note 93-101.
138 “SAN CHOSM’E DAMIANO E ’L SUO BEL MONASTERIO…”
76
FRUTAZ, Le piante, cit., III, Tav. 118 (pianta LVIII): gli autori dispongono il corso dell’Alsietina
a nord della Traiana, e ad esso quasi perpendicolare, v. già MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., p. 169,
nota 101. Sul Balineum Ampelidis, ivi, p. 150 e qui oltre per una riconsiderazione.
77
MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., p. 170 (nota 102 per E. RODRIGUEZ ALMEIDA, Aggiorna-
mento, cit., p. 141, fig. 4).
PAOLA MAZZEI 139
Fig. 13. Alla cartografia attuale con le infrastrutture idriche antiche in rosso si è sovrapposta
l’intelaiatura della FU marmorea severiana con i frammenti superstiti. La linea tratteggiata
che si distacca dalla zona delle Molinae, sul corso dell’acquedotto traianeo 2 (Alsietina traia-
nea), indica il percorso ipotizzato per il ramo di acquedotto 2a in base alla direzione del tratto
superstite (rielaborazione da MAZZEI, Nuova epigrafe, 2007, p. 149, fig. 1).
rio, strada nota nella toponomastica pre-unitaria come via Cupa78: ricostruita da
Lanciani come una strada antica («via ad Ianiculum»), a prosecuzione del tracciato
di via delle Fratte e della prima parte dell’attuale via Manara, il suo percorso sareb-
be confluito nella via Aurelia poco prima dell’arrivo di quest’ultima alla porta o-
monima delle mura aureliane (Fig. 14):
Fig. 14. Sulla carta di Nolli (Fig. 1) si è sovrapposta la ricostruzione delle infrastrutture idriche
antiche, con i necessari adattamenti.
78
Da Nolli 1748 in FRUTAZ, Le piante, cit., nota 4. Sul toponimo, con il significato di strada incas-
sata e stretta cfr. S. PELLI, Le strade di Roma, Roma 19882, p. 341.
79
Liv. V, 40: secondo l’ annotazione apposta in LANCIANI, Forma Urbis, cit., f. 33.
PAOLA MAZZEI 141
80
Cod. Vat. lat. 13043, f. 180. MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., p. 171 e note 106-107. Pubblica-
to in BUONOCORE, Appunti Lanciani, cit, p. 271.
81
MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., p. 171, nota 108.
82
R. LANCIANI, Topografia di Roma antica. I commentari di Frontino intorno le acque e gli
acquedotti. Silloge epigrafica aquaria, Roma 1880, pp. 376-377:
83
RIC II, 278 ss., nn. 463, 607-609.
84
WILSON, The water Mills, cit., pp. 221-222.
85
BELL, Mulini, cit., fig. 3 e Fig. 8.
142 “SAN CHOSM’E DAMIANO E ’L SUO BEL MONASTERIO…”
86
Cfr. nota 40.
PAOLA MAZZEI 143
87
LANCIANI, Forma Urbis, cit., f. 33.
88
IDEM, Frontino, cit., pp. 343-344: il portone di S. Cosimato è la porta dell’ingresso monumenta-
le del monastero, con il suo caratteristico protiro romanico. Cfr. A. CASSIO, Corse delle acque
antiche e moderne, Roma 1756, I, pp. 146-148. Secondo E. TOCCO, Degli antichi acquedotti e
delle acque per i medesimi, Roma 1867, p. 12: «Per lo stesso sbocco d’acquedotto l’anno 1849 i
repubblicani di Roma s’introdussero per andare a stabilire mine sotto l’accampamento francese».
Cfr. P. MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., p. 141, nota 86.
89
Già in H. JORDAN – CH. HUELSEN, Topographie der Stadt Rom im Alterthum, III, Berlin 1907,
p . 41, nota 48, riteneva scarsamente affidabile la notizia di Cassio, in quanto evidentemente risa-
lente ad una fonte incontrollabile e comunque non attendibile riguardo all’interpretazione del
manufatto che era stato allora rinvenuto. Cfr. MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., p. 142, nota 89.
144 “SAN CHOSM’E DAMIANO E ’L SUO BEL MONASTERIO…”
90
CASSIO, Corse delle acque, cit. Lo stesso LANCIANI, Frontino, cit., p. 344, pur ritenendo
attendibile l’interpretazione che del condotto in questione davano il Cassio, nonché il casuale
scopritore che costituiva la sua fonte, osservava peraltro che «la particolarità dell’opera lateri-
zia» poteva «ingenerare sospetto».
91
Così LANCIANI, Frontino, cit., p. 344. Nello speco pubblicato in VAN BUREN – STEVENS,
Aqua Alsietina, cit., p. 139, fig. 3, la larghezza è di m 0, 85 ca. e l’altezza conservata delle pa-
reti è di m 0, 88 ca.; non si capisce quindi perché gli autori, ivi, pp. 145-146, ritenevano che
le misure date dalla fonte di Cassio fossero in sostanziale accordo con quelle del condotto
allora scoperto. Cfr. le misure dello speco dell’Alsietina in TH. ASHBY, The Roman Aque-
ducts, 1935, p.188. Cfr. MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., p. 141, nota 88.
92
R. LANCIANI, Frontino, cit., p. 344: la portata dell’Alsietina era 390 quinarie (FRONTINO, De aquis,
cit., 2, 71): in realtà le dimensioni sono eccessive per qualsiasi speco sotterraneo di acquedotto.
93
JORDAN – HUELSEN, Topographie der Stadt Stadt Rom, cit. a nota 92.
94
CASSIO, Corse delle acque, cit., p. 148: nel corso delle operazioni di scavo, sulla pendice o-
rientale di villa Ottoboni, svolte al di sotto della quota di superficie e comportanti la costruzione
di una centina lignea della cava che si andava realizzando: «Vi si trovarono molte Monete anti-
che di Metallo, e molte figure di Rane, e di Serpi, e della stessa materia una Statua alta 3 palmi,
rappresentante Ercole combattente con l’Idra; ma più d’ogn’altra cosa si cavarono pietre di va-
rie grossezze, che dissero erano Agate, le quali furono fatte raccogliere dal ministro mentre si
carreggiava la terra fuor della grotta».
PAOLA MAZZEI 145
95
VAN BUREN – STEVENS, Janiculum, cit., pp. 69-72.
96
WILSON, The water mills, cit., p. 238.
146 “SAN CHOSM’E DAMIANO E ’L SUO BEL MONASTERIO…”
97
Rielaborazione da MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., p. 149, fig. 1 (vedi Fig. 13), la linea tratteg-
giata che si distacca dalla zona delle Molinae, sul corso dell’acquedotto traianeo 2 (Alsietina
traianea), indica il percorso ipotizzato per il ramo di acquedotto 2a in base alla direzione del
tratto superstite (v. Fig. 1).
98
FRONTINO, De aquis, cit., p. 22.4
99
TAYLOR, Torrent or Trickle, cit., fig. 4, p. 101.
PAOLA MAZZEI 147
cui fa riferimento l’autore stesso per la zona di San Crisogono100; d’altra parte,
non è ancora definibile con certezza una pertinenza cronologica e contestuale
dei resti di cui è traccia nella zona di San Cosimato, e di quegli edifici che pos-
siamo presumere in base alla configurazione del tessuto urbano restitituitoci
dalla pianta marmorea severiana, molto del quale probabilmente risalente al II
secolo a. C.101. Si dovrebbe quindi ammettere che tutto questo tessuto insediati-
vo fosse germogliato, sul luogo della distrutta Naumachia, già nei primi decenni
del II secolo, mentre, se consideriamo la notizia del riuso del bacino navale au-
gusteo da parte dell’imperatore Tito102, è più facile ammetterne un restauro, ed
un ripristino, da parte di Traiano, che non la sua totale scomparsa già in età a-
drianea, come presuppone la ricostruzione areale di Taylor.
Convincente invece l’ipotesi e la dimostrazione dello stesso autore che la
portata ridotta dell’acquedotto segnalata da Frontino non corrispondesse alla por-
tata iniziale dell’acquedotto augusteo, dal momento che sarebbe stata insufficien-
te allo scopo di assicurare l’alimentazione e il ricambio del bacino navale103: il fat-
to che la portata dell’acquedotto augusteo all’epoca in cui fu redatta l’opera di
Frontino fosse così limitata è posto in connessione da Taylor con l’ipotesi che
all’epoca il bacino navale di Augusto avesse cessato la sua funzione, e che il flusso
ridotto dell’Alsietina fosse dirottato esclusivamente al rifornimento delle ville e
dei giardini privati della zona, concetto su cui Frontino insiste.
Tuttavia, a mio avviso, proprio questa condizione registrata nel de aqua-
eductu, forse dovuta alla diminuita capacità della sorgente del lago di Martigna-
no104, potrebbe aver sollecitato l’intervento ricostruttivo di Traiano, riguardante
sia l’acquedotto che il bacino navale: Frontino non avrebbe potuto registrare
questo intervento perché attuato in epoca successiva la redazione della sua ope-
ra, così come accade per la deduzione dell’aqua Traiana, ugualmente assente
nell’opera di Frontino.
Del resto, è appunto considerando l’esito degli interventi traianei sul ri-
fornimento idrico che possiamo collocare in una prospettiva funzionale la
stessa opera di Frontino, che costituisce una relazione sullo stato delle acque,
presentata al princeps dal magistrato ad esse preposto.
100
Ivi, fig. 6 (carta topografica con i resti archeologici della zona, da G. GATTI in «Bullettino della
Commissione archeologica Comunale di Roma», 68, 1940, p. 131, fig. 2).
101
Su questi resti, vedi oltre.
102
MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., p. 134 e nota 50.
103
TAYLOR, Torrent or Trickle, cit., pp. 468-475.
104
Secondo A.M. LIBERATI SILVERIO, Aqua Alsietina, in Il trionfo dell’Acqua, cit., p. 73 (cit.
in TAYLOR, Torrent, cit., 1997, p. 472) la fonte dell’acqua Alsietina, nell’omonimo lago, si
sarebe ridotta verso la fine del I secolo d.C.
148 “SAN CHOSM’E DAMIANO E ’L SUO BEL MONASTERIO…”
105
FRONTINO, De aquis, cit., p. 71. 1-2: «Nec virgo, nec Appia nec Alsietina conceptacula, id
est piscinas, habent».
106
MAZZEI, Mica aurea, cit., p. 195, fig. 3.
107
COARELLI, La ‘via Campana Portuensis’, cit., pp. 43-44; già La pianta marmorea di Roma
antica. Forma Urbis Romae, a cura di G. Carettoni et Alii, Roma, 1960, p. 87. Cfr. MAZZEI,
Mica aurea, cit., p. 199, nota 80.
PAOLA MAZZEI 149
108
E. TORTORICI, Terme ‘Severianae’, terme ‘Severiane’ e terme ‘Septimiana’, «Bullettino della
Commissione archeologica Comunale di Roma», 105, (1994), pp. 161-172, p. 162, fig. 3. Ivi
per la definitiva distinzione tra Thermae Septimianae e Thermae Severianae e per la relative
ipotesi di localizzazione.
109
Per es. il caso esemplare di Porta Maggiore, dove il cirucuito murario di fine III secolo si impo-
sta sulle arcate degli acquedotti Anio Vetus, Anio Novus e Claudia, mentre le due arcate che sor-
passano le vie Praenestina e Labicana, già monumentalizzate in età claudia, divengono ora le porte
urbiche del nuovo circuito murario. Altro esempio notevole è costituito da porta Tiburtina che
monumentalizza le arcate delle aquae Marcia, Tepula e Iulia dove queste sorpassano la via omo-
nima (Cfr. «Lexicon Topographicum», s.v. relative).
150 “SAN CHOSM’E DAMIANO E ’L SUO BEL MONASTERIO…”
Fig. 15. Sulla base aerofotogrammetrica Cartesia (Comune di Roma) si sono posizionati i dati
archeologici e le ipotesi possibili con riferimento alle utenze idriche di II e III secolo, succes-
sive all’intervento traianeo.
110
Così C. D’ONOFRIO, Le fontane di Roma, con documenti e disegni inediti, Roma 1957:
La fontana di S. Maria in Trastevere, pp. 13-22.
111
Sulla base aerofotogrammentrica Cartesia (Comune di Roma) si sono posizionati i dati ar-
cheologici e le ipotesi possibili con riferimento alle utenze idriche di II e III secolo, successi-
ve all’intervento traianeo: v. legenda
PAOLA MAZZEI 151
112
MARLIANO, Urbis Romae Topographiae, V, 19, 1544 descrive un condotto considerato
antico e identificato con quello dell’aqua Alsietina, che corre fuori terra all’altezza di 3 piedi,
sul luogo della presunta Naumachia, e che poi come condotto sotterraneo arrivava alla fonta-
na che sta nella piazza di S. Maria in Trastevere, adibita ad uso pubblico e privato, di cui si
diceva fosse stata riattivata da Adriano I.
113
D’ONOFRIO, Le fontane, cit., pp. 13-22.
114
GIROLAMO, Eusebii. Chronicon, II, PatrLat XXVII, 431/32, anno 41 a.C. “E taberna meri-
toria trans Tiberim, oleum terra erupit, fluxitque toto die sine intermissione, significans Christi
gratiam ex gentibus”. Cfr. DIO CASSIUS, 48, 43, 4.
115
FRONTINO, De aquis, cit., p. 97, 7: è un paragrafo espunto da Grimal ma accettato da
D’Onofrio.
152 “SAN CHOSM’E DAMIANO E ’L SUO BEL MONASTERIO…”
116
E. RODRIGUEZ ALMEIDA Forma Urbis marmorea. Nuovi elementi di analisi e nuove ipote-
si di lavoro, «Mélanges de l’école française de Rome», 89, 1977, pp. 219-256, sul frammento
524, poi 37A, in cui sono rappresentate insulae e domus.
117
J. BARCLAY LLOYD – K. BULL SIMONSEN EINAUDI, SS. Cosma e Damiano in Mica Aurea. Ar-
chitettura, storia e storiografia di un monastero romano soppresso, Roma 1998 («Miscellanea del-
la Società Romana di Storia Patria», XXXVIII), pp. 36-37: a Tav. 49 è pubblicata la fotografia del
mosaico figurato conservata in ACSR, AABBAA, II, II, Busta 402, all. b. 13, fasc. 600. La testa,
che Gatti in NSc 1894, p. 279, definisce «muliebre», altrove viene identificata con Nettuno: così
nella Lettera di Bongioannini, direttore Divisione per i Monumenti e le Scuole d’Arte del Ministe-
ro dell’Istruzione Pubblica, al Direttore capo della Divisione dei Musei, Gallerie e Scavi del Mini-
stero dell’Istruzione Pubblica; G. GATTI, Roma. Ricerche nel fabbricato di S. Cosimato in Traste-
vere (in LLOYD – EINAUDI, SS. Cosma, cit., pp. 66-67, n. 24; lo stesso documento è stato indivi-
duato in ASSAR 8/811: cfr. MAZZEI, Nuova epigrafe, cit., p. 125, nota 13).
118
Così già LLOYD – EINAUDI, SS. Cosma, cit., p. 37, bibliografia Ibidem a nota 64. Cfr. Museo
Nazionale Romano, Mosaici, Roma 2012, pp. 130-131, sul mosaico della villa di Baccano.
119
Museo Nazionale Romano, Mosaici, cit., pp. 171-174.
PAOLA MAZZEI 153
senta una scena marina, e un terzo tessellato policromo presenta invece moti-
vi geometrico-vegetali e figurati.
Ciò che qui interessa è la sequenza in cui si devono collocare questi am-
bienti termali della via Portuense, sequenza che ci permette di datarli ad
un’epoca successiva alla redazione della FU severiana, ma precedente il pavi-
mento della terma di San Cosimato: l’area in cui sono apparsi corrisponde infatti
ad una zona rappresentata nella lastra 34 della FU marmorea, ovvero nella lastra
in cui si riconosce un edificio a carattere di magazzino, con un corridoio centrale
su cui si affacciano due file di ambienti sui due lati. Le strutture corrispondenti
localizzate sul terreno mostrano, com’è naturale aspettarsi, una certa divergenza
di orientamento rispetto al disegno della FU marmorea120, ma non c’è dubbio che
esse corrispondano alla rappresentazione cartografica antica; senonché, nella FU
marmorea, non c’è traccia del complesso edilizio in cui sono compresi i mosaici:
questo complesso121, di evidente destinazione termale, presenta due ambienti
maggiori, con pavimento a mosaico (A, tessellato bicromo con scene marine; B,
tessellato policromo) e un ambiente minore, per metà pavimentato con il motivo
della testa di Oceano tra pesci, e per metà occupato da una vasca foderata in la-
stre di marmo. Questi elementi, insieme alla presenza di un foro di deflusso del-
le acque nel primo ambiente, alla presenza di tubuli fittili in prossimità di un arco
laterizio presumibilmente pertinente a praefurnium, non lasciano dubbi sulla de-
stinazione termale del complesso cui appartengono. Come è stato suggerito122, il
motivo dell’assenza di questo edificio nella FU marmorea deve vedersi nella sua
apparizione in epoca successiva al momento documentato sulla pianta marmorea
di Roma del primo decennio del III secolo d.C. e, in effetti, i caratteri formali del
motivo figurato che ci interessa lo fanno datare ad epoca successiva agli esemplari
romani ed ostiensi con lo stesso soggetto, compresi tra la fine del II e l’inzio del
III secolo123, mentre d’altronde gli altri mosaici pavimentali non permettono di far
scendere l’intero complesso oltre il III secolo stesso. È stato proposto di interpre-
tare la piccola terma come un balneum inserito all’interno dell’edificio commer-
ciale, ma in ogni caso la sua edificazione si collocherebbe nel pieno III secolo.
Diversamente, il mosaico pavimentale della terma di San Cosimato si situerebbe
già all’inzio del IV secolo, come si è visto, e come conferma il confronto formale
con l’analogo soggetto rappresentato sul mosaico della terma della via Portuense,
che è sicuramente precedente.
120
Regio XIV Transtiberim. Nuovi dati per la ricostruzione del paesaggio urbano antico, F.
CATALLI, U. FABIANI, A. MAZZONI, P. PACCHIAROTTI (http://www.fastionline).
121
Museo Nazionale Romano, Mosaici, cit., fig. a p. 172.
122
Cfr. nota 124.
123
Museo Nazionale Romano, Mosaici, cit., p. 173.
154 “SAN CHOSM’E DAMIANO E ’L SUO BEL MONASTERIO…”
Quel che non è affatto certo, tuttavia, è se la fase rappresentata dal mo-
saico con testa di Oceano da San Cosimato costituisca l’unica fase dell’edificio
termale individuato nell’area del monastero: quel che sappiamo dallo scavo è
che furono rinvenuti due gruppi di ambienti, entrambi con pavimenti musivi,
situati a quote diverse, uno dei quali esteso per 40 mq ca., costituito di un am-
biente e due ambulacri, pavimentati a mosaico bianco e nero, mentre l’altro, a
quota superiore di mezzo metro, esteso per 35 mq ca., presentava il pavimento
a tessellato bicromo con testa di Oceano e delfini.
Allo stato della documentazione, non si può escludere che la differenza
di quota corrispondesse a due fasi edilizie successive dello stesso complesso,
e se così fosse, pertanto, l’ambiente datato dal mosaico pavimentale di inizio
IV secolo sarebbe stato preceduto da una fase costruttiva risalente al secolo
precedente, e quindi coeva alla terma della via Portuense che si è vista.
D’altra parte, proprio l’altra grande evidenza della terma di San Cosi-
mato, che potrebbe essere rappresentata dalla vasca termale124 installata nel
giardino fin dal 1731125, si presterebbe ad una collocazione entro i termini del
III secolo a.C.126. L’ipotesi che la vasca provenga dalle Thermae Sepimianae
non si può escludere ma, fino a prova contraria, è necessario considerare
l’eventualità di sua persistenza sul luogo del suo riutilizzo. Sicuramente perti-
nenti ad un piccolo impianto termale sono invece le tre piccole vasche oblun-
ghe oggi colocate nel cortile del chiostro di San Cosimato.
In considerazione di ciò che si è premesso, acquista consistenza
l’ipotesi che la piccola terma di San Cosimato corrispondesse al Balineum
Ampelidis ricordato nei Cataloghi Regionari e riconosciuto in un frammento
della stessa FU marmorea127 (Fig. 16):
124
Foto dell’autrice, dopo il recente restauro, marzo 2010.
125
LLOYD – EINAUDI, SS. Cosma, cit.: «La data dell’installazione, 1731, è incisa sul piedistallo
della conca superiore»; cfr. M. ARMELLINI, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX (19422), p.
818. In LANCIANI, Forma Urbis, cit., tav. 33: l’annotazione «Scavi 1731» è posta in corrispon-
denza della planimetria della vasca, al centro del giardino di S. Cosimato (Cfr. MAZZEI, Nuova
epigrafe, cit., p. 125, nota 14).
126
Il confronto è rappresentato dalle due grandi vasche di piazza Farnese, provenienti dalle
Terme di Caracalla, che si daterebbero quindi all’inizio del III secolo d.C., i cui caratteri
formali sono alquanto distanti da quelli della vasca di San Cosimato, benché tutti gli elementi
costitutivi del tipo coincidano.
127
LLOYD – EINAUDI, SS. Cosma, cit., pp. 39-40 e Tav. 56. Il frammento è noto da BAV,
Cod. Vat. lat. 3439, fol. 19r: cfr. CARETTONI, La pianta marmorea, cit., p. 114, n° 47 e Tav.
XXXIV; RODRIGUEZ ALMEIDA, Aggiornamento, cit., pp. 120-121 ed IDEM in «Lexicon To-
pographicum», cit., I, 1993, s.v. Balneum Ampelidis, p. 156.
PAOLA MAZZEI 155
Fig. 16. Il frammento disperso della FU marmorea con la rappresentazione del Balinem
Ampelidis (da CARETTONI, La pianta marmorea, n. 47 e Tav. XXXIV).
per questo motivo nella carta delle utenze idriche (Fig. 15) la terma di San
Cosimato, con la didascalia balineum Ampelidis, è stata ascritta alle presenze
di II secolo, così come la piccola terma della lastra 28, a sud ovest, con la di-
dascalia balineum.
Al margine nord occidentale dell’area si colloca, come si è già visto, il
serbatoio (Fig. 15: Serbatoio) a nord della via Aurelia, presso quella che sarà
l’uscita del tratto urbano dalle mura aureliane, che si è proposto di attribuire
alle proprietà imperiali corrispondenti agli Horti Getae, e che potrebbe altresì
spettare ad un momento di riutilizzo dell’acquedotto Traiano in funzione di
una grande utenza, comparabile per dimensioni a quella delle terme Septmia-
nae, ma questa volta di pertinenza del patrimonio privato di un imperatore.
Sarà soltanto nel corso del III secolo inoltrato o, meglio ancora, nell’età
di Aureliano che, come si è già visto, gli acquedotti del Trastevere acquisiran-
no per la prima volta, con l’installazione delle molinae (Fig. 15) una funzione
direttamente connessa all’economia urbana e alle attività produttive dirette
all’approvvigionamento della sua popolazione.
Finito di stampare in proprio
nel mese di febbraio 2013
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