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Ci risiamo: McDonald’s prova nuovamente a rifarsi un’immagine pulita, questa volta attraverso l’iniziativa
McDonald’s Premia la Scuola, che prevede 2 tipi di gare.
La prima è quella che viene definita la gara artistica, il cui tema è: “come possiamo far vivere, anche dopo
la fine di Expo Milano 2015, le idee e i valori di questo grande evento?”
Ma quali sarebbero i “valori dell’Expo 2015”? Forse l’idea falsata di “sostenibilità” promossa da
multinazionali dello sfruttamento e della devastazione ambientale quali Nestlé, Coca-Cola, Monsanto,
DuPont Pioneer, Eni, e dalla stessa McDonald’s. O forse la costruzione di opere inutili che ha comportato
cementificazione con danni irrimediabili a parchi cittadini e l’esproprio di terreni agricoli. Magari la
corruzione e le infiltrazioni mafiose o lo sfruttamento dei lavoratori e dei “volontari”, che ha contribuito a
diffondere e a normalizzare la precarietà. Non mi dilungo ulteriormente sui “valori” dell’Expo[1, 2, 3, 4], mi
preme invece spiegare il secondo tipo di gara che, per certi aspetti, è anche più controversa e inquietante
della prima e che, per la regione Emilia Romagna, è stata vinta da una scuola media di Ferrara: la Dante
Alighieri[5].
Si tratta di una gara a raccolta punti basata sul consumo dei prodotti McDonald’s: 1 euro speso 1 punto, 3
punti per le consumazioni all’interno di Expo. Questa gara ha suscitato polemiche sia a livello nazionale[6]
che locale[7], in particolare per la promozione del consumismo e per l’aspetto salutistico del consumo dei
cibi dei fast-food.
Vorrei andare oltre le polemiche tra partiti e istituzioni che, come al solito, non porteranno da nessuna
parte, e invitare a riflettere su alcuni problemi che riguardano tutti, affinché ognuno sia libero di scegliere
consapevolmente.
McDonald’s ha sempre rivolto le sue operazioni di marketing soprattutto ai bambini, grazie alla creazione
del personaggio del clown Ronald McDonald, agli spot televisivi, e ai giochi (che, oltretutto, vengono
prodotti attraverso lo sfruttamento dei lavoratori e del lavoro minorile) che si trovano nell’Happy Meal[8] o
fanno parte di campagne promozionali come burger-a-day[9] (che consiste nel comprare un pasto tra gli
Extra Value Meal ogni giorno per 28 giorni per collezionare una serie di giocattoli); promuovendo di fatto il
consumo di prodotti di scarso valore nutrizionale e alto contenuto di grassi e zuccheri[10]. Diversi studi
hanno evidenziato un’associazione tra l’obesità infantile e l’influenza delle pratiche di marketing di cibi e
bevande non salutari sul comportamento alimentare dei bambini[11, 12, 13]. È bene ricordare che oltre
all’obesità, che a sua volta è un fattore di rischio per disturbi del comportamento alimentare come bulimia
e anoressia[14, 15], un’alimentazione basata sul consumo di carni rosse, carni lavorate, cibo fritto, ricco di
grassi, zuccheri e sale e povero di vitamine e fibre è legata allo sviluppo di malattie cardiovascolari, diabete
e cancro[16, 17, 18, 19, 20].
Inoltre, come ho anticipato, McDonald’s sfrutta adulti e bambini anche per produrre i giocattoli che si
trovano negli Happy Meals:
• nel gennaio del 1992, 23 operai della fabbrica Chi Wah Toy a Zhuhai, in Cina, finirono in ospedale
per avvelenamento da benzene, 3 morirono[21]
• il 21 febbraio del 1997, 220 operai della fabbrica Keyhinge Toys a Da Nang City, in Vietnam, si
ammalarono gravemente a causa di un’intossicazione da acetone[22]. Nella Keyhinge Toys
lavoravano circa 1000 persone, soprattutto ragazze tra i 17 e i 20 anni, 10 ore al giorno, sette giorni
alla settimana, con salari più bassi del minimo consentito, senza assicurazione sanitaria e
previdenza sociale. Multe e punizioni, anche corporali, venivano imposte regolarmente ai
lavoratori. Inoltre la proposta del STCLP di assistere la Keyhinge Toys nella progettazione e
nell’istallazione, nella fabbrica, di un adeguato sistema di ventilazione fu rifiutata. McDonald’s se ne
lavò le mani rispondendo che la responsabilità dei problemi nelle fabbriche di giocattoli in Cina e
Vietnam è dell’azienda statunitense M-B Sales, che si occupa di rifornire McDonald’s[23, 24]
•
Nel 2000 un’investigazione dell’Hong Kong Christian Industrial Committee ha scoperto 5 fabbriche
di giocattoli nel sud della Cina che sfruttavano bambini. In particolare nella City Toys Ltd., che
riforniva varie aziende, tra le quali anche McDonald’s, sono stati trovati più di 160 bambini, tra i 12
e i 15 anni, che lavoravano 16 ore al giorno, sette giorni alla settimana, con un paio di giorni liberi al
mese[25]. Inizialmente McDonald’s ha negato l’esistenza del lavoro minorile, ma ha ammesso di aver
trovato delle irregolarità; poi ha cancellato il contratto con la City Toys, senza impegnarsi nella
riabilitazione dei bambini, ancora una volta vittime, abbandonate ad altre forme di sfruttamento[26,
27]
•
Nel 2005 in Vietnam, 9.300 operai della Keyhinge Toys hanno protestato con 2 giorni di sciopero
contro le condizioni di lavoro nella fabbrica[28]
•
Nel 2006 a Beijing, in Cina, 1.000 operai di una fabbrica, che produce giocattoli per McDonald’s e
altre aziende, hanno protestato contro le condizioni di lavoro nella fabbrica[29]
Ma non è tutto: nel 2001, in Gran Bretagna, 2 ristoranti di McDonald’s sono stati multati per sfruttamento
del lavoro minorile[30]. Nel 2010 in un McDonald’s di Baltimora sono state trovate violazioni sia nell’ambito
del lavoro minorile sia negli standard di sicurezza[31]. Inoltre negli Stati Uniti tra il 2008 e il 2012 sono stati
riportati diversi casi di molestie sessuali sui lavoratori in ristoranti McDonald’s a Durango[32],
Albuquerque[33], New York[34] e Madison[35].
Nel 2014 un affiliato di McDonald’s della Pennsylvania è stato citato dal Dipartimento del lavoro degli Stati
Uniti per lo sfruttamento di 291 lavoratori dei fast-food, stabilendo l’assegnazione di 205.977 dollari di
stipendi arretrati e risarcimento danni[36, 37], questo a seguito di una protesta della Guestworker Alliance
iniziata nel 2013 che denunciava lo sfruttamento dei lavoratori stranieri[38, 39].
In un’intervista del 1997, nell’ambito del processo McLibel, il sindacalista internazionale Dan Gallin ha
riferito che la multinazionale è stata coinvolta in scandali di corruzione nel tentativo di impedire la
sindacalizzazione dei suoi fast food e che nel 1994 in Francia 10 manager di McDonald’s sono stati arrestati
nel corso di uno di questi tentativi[40]. Nonostante i 2 attivisti accusati di diffamazione siano stati giudicati
colpevoli, il giudice ha dichiarato che l'accusa rivolta a McDonald's di pagare male i suoi dipendenti e di
contribuire a tenere bassi gli stipendi per i lavoratori del catering in Gran Bretagna, si è dimostrata
veritiera; mentre secondo il giudice l’affermazione che McDonald’s preverrebbe la sindacalizzazione
eliminando i lavoratori a favore dei sindacati sarebbe falsa[41]. Sta di fatto che, giusto per fare alcuni
esempi, nel 1998, 2 lavoratori di un McDonald’s di Macedonia, in Ohio, sono stati licenziati in seguito ad
uno sciopero, inoltre non è stato ottenuto nulla di ciò McDonald’s aveva promesso ai lavoratori[42]; nello
stesso anno in Canada si riuscì a sindacalizzare il McDonald’s di Squamish, ma la concessione sindacale fu
revocata l’anno seguente[43]; nel 2001 a Montreal un fast food è stato chiuso dopo aver ottenuto la
concessione sindacale[44, 45, 46].
Varie strategie sono state usate da McDonald’s per mettere a tacere le critiche sul suo operato e costruirsi
un’immagine positiva agli occhi del pubblico. Per esempio, compiendo “buone azioni a favore della
comunità”, come la partecipazione ad eventi di beneficenza o la fondazione di Case Ronald vicino agli
ospedali per le famiglie che hanno figli ricoverati[47]. Ma anche minacciando con denunce di diffamazione la
stampa, i canali televisivi, i gruppi ambientalisti e altri, che hanno criticato la multinazionale[48]. Negli ultimi
anni la strategia più usata da McDonald’s (e da molte altre aziende) è quella del greenwashing, attraverso
cui cerca di vendersi come sostenibile, quando altro non è che un’azienda che, come molte altre, ha
fondato il suo business sullo sfruttamento globalizzato dell’ambiente e degli animali, umani e non umani. E
così ha cambiato il logo da rosso a verde; ha aperto un fast food vegetariano in India[49]; ha introdotto
alternative vegetariane in alcuni ristoranti[50, 51]; nel 2003 ha aperto il primo McDonald’s con frigoriferi
senza idrofluorocarburi (gas ad effetto serra) con tanto di congratulazioni da parte di Greenpeace[52]; nel
2007 a seguito di una collaborazione tra McDonald’s e Greenpeace, i commercianti di soia brasiliani hanno
accettato di disporre una moratoria di 2 anni sull’acquisto di soia coltivata in aree recentemente
deforestate della foresta amazzonica, affinché, come disse Laurie Johnson, portavoce della multinazionale
Cargill: “ognuno abbia tempo di pianificare come controllare meglio le coltivazioni e proteggere la foresta”,
in sostanza quella sospensione è stata un contentino in attesa di tornare a sfruttare e distruggere la foresta
amazzonica in modo pianificato, e anche in questo caso non mancano le congratulazioni di Greenpeace[53].
McDonald’s ha anche vinto 3 premi dell’RSPCA per l’arricchimento ambientale nell’allevamento delle
galline ovaiole, diversi premi di CIWF sia nell’ambito dell’allevamento delle galline ovaiole che per
l’allevamento di altri animali[54, 55]. A questi si aggiunge il premio Spira della Humane Society vinto
quest’anno per l’impegno a terminare entro il 2025 l’uso di uova prodotte da galline allevate in gabbia[56].
Come se l’allevamento di esseri senzienti non fosse di per sé una forma di schiavitù e di sfruttamento
ingiustificabile.
A tutto ciò possiamo aggiungere i danni, talvolta sottostimati, provocati dall’industria della carne e dei
derivati animali all’ambiente. Secondo le stime del World Watch Institute il bestiame e i suoi sottoprodotti
rappresentano almeno il 51% delle emissioni annuali di gas serra in tutto il mondo[57], e non il 18% come
riferito del report della FAO “Livestock’s Long Shadow” del 2006.
Il consumo di carne è la forza scatenante di tutte le principali categorie di danno ambientale che
minacciano il futuro dell'umanità: la deforestazione, l'erosione, la scarsità d'acqua, l'inquinamento dell'aria
e dell'acqua, i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, l'ingiustizia sociale, la destabilizzazione delle
comunità e la diffusione delle malattie[58]. E aprire dei ristoranti con frigoriferi senza idrofluorocarburi o
coordinare gli studi (The Beef Carbon Project) sulla riduzione delle emissioni di gas serra durante la
produzione di carne bovina[59]; anche se con le congratulazioni del WWF[60], che ovviamente non si lascia
scappare occasione per collaborare con le peggiori multinazionali[61]; non potrà cancellare decenni di
sfruttamento e uccisione di animali (anche umani) e di devastazione dell’ambiente.
Riferimenti: