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Momenti di preghiera natalizi

P. Vincenzo Rosario M. Avvinti OP


NOVENA ALL’IMMACOLATA CONCEZIONE

Frammenti di storia

La riflessione teologica sull'Immacolata Concezione di Maria è stata molto lenta. Una


festa della Natività di Maria era celebrata in Oriente verso la fine del VI secolo. Nel
secolo seguente, poi, sorse una festa della Concezione di Maria. In Occidente, invece,
questa festa della Concezione di Maria appare solo in Italia Meridionale, a Napoli, nel
IX secolo e intorno al 1060 veniva celebrata anche in Inghilterra, introdotta molto
probabilmente da un monaco orientale. Dopo la conquista dell'isola da parte dei
Normanni, la festa riacquistò vigore e passò in Europa come festa dell'Immacolata
Concezione. Non tutti i teologi del tempo erano favorevoli. Perfino il grande San
Bernardo di Chiaravalle (1091-1153), il cantore di Maria, colui che si sentì rispondere
ad un suo saluto rivolto alla statua della Vergine: "Ave, Bernarde" (Ciao, Bernardo),
protestò in una lettera contro i Canonici di Lione per aver introdotto questa festa. In
questo stesso periodo, però, un discepolo di Sant'Anselmo di Aosta (1033-1109),
Eadmero, sostenne la possibilità dell'Immacolata Concezione. L'argomento era molto
semplice: Dio lo poteva fare. Se perciò lo voleva fare, lo fece. Di qui ebbe origine il
famoso assioma: "Potuit, decuit, ergo fecit" (Dio poteva; era conveniente, perciò lo
fece). L'intuizione era buona, ma poteva portare a delle esagerazioni. Una volta che i
teologi avevano deciso che una cosa era conveniente, concludevano che Dio l'aveva
fatta. Ed esagerazioni del genere non mancarono. Seguirono alcuni secoli di dibattito
teologico al riguardo. Poi, nel 1477, Sisto IV dà il suo beneplacido ad una Messa della
Concezione; nel 1695, Innocenzo XII approva una Messa con ufficio e ottava per la
Chiesa intera, ed infine, nel 1708, con Clemente IX la festa divenne di precetto. Un
altro appoggio alla celebrazione dell'Immacolata Concezione venne nel 1830 con le
apparizioni della Vergine a Caterina Labouré, che promosse la diffusione della
Medaglia Miracolosa con l'invocazione: "O Maria, concepita senza peccato, pregate
per noi che ricorriamo a voi". Finalmente nel 1854, Pio IX definì come dogma di
fede la Concezione Immacolata di Maria e quattro anni dopo la Madonna stessa, a
suggello di quanto la Chiesa aveva proclamato, si autodefinì a Lourdes: "Io sono
l'Immacolata Concezione". Con la riforma liturgica del Vaticano Il questa
celebrazione ha assunto il grado di solennità.
L'Immacolata Concezione è spesso fraintesa da chi è privo di una sufficiente
istruzione catechetica: viene confusa con il concepimento verginale di Gesù. Diciamo
subito che il Nuovo Testamento non dice nulla sulla concezione di Maria. La
riflessione teologica dei primi secoli toccò sì Maria, ma in modo indiretto. I primi due
dogmi mariani, infatti, cioè la Verginità di Maria e la Maternità divina, erano
prettamente cristologici, nel senso che erano affermazioni fatte su Maria, ma con il
fine di salvaguardare verità riguardanti Gesù. I due dogmi mariani più recenti, cioè
quello dell'Immacolata Concezione e quello dell'Assunzione, riguardano in maniera
più diretta Maria. Da un certo punto di vista essi rappresentano dei privilegi concessi
alla
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Madonna, perché doveva essere Madre di Gesù, vero Dio e vero uomo. Però il loro
significato più profondo è soteriologico, in quanto riguardano la nostra salvezza. Ci
ammaestrano sul nostro fine ultimo, sulla grazia vittoriosa di Cristo che vince il
peccato e ci porta alla gloria finale. La cosa fondamentale che possiamo dire
sull'Immacolata Concezione è che Maria è stata redenta in previsione dei meriti del
Figlio suo. Gesù ha guadagnato sulla croce la grazia dell'Immacolata Concezione di
sua Madre. Tutto ciò significa che la salvezza dell'umanità era operativa ancora prima
che Cristo nascesse. Solo se vediamo Dio condizionato dal tempo, proviamo
imbarazzo per il concetto di "redenzione preservativa", vale a dire fatta in vista dei
meriti acquisiti da Gesù sul Calvario. Intuizione questa tanto cara al beato Duns
Scoto (1266-1308). La salvezza è sempre un dono gratuito di Dio. Il bambino è
santificato gratuitamente nell'acqua del battesimo e l'adulto accetta come dono di Dio
la grazia della giustificazione mediante la fede. Quando diciamo che Maria è stata
concepita senza macchia di peccato, diciamo che è stata redenta nel modo più
perfetto possibile: il peccato non l'ha potuta nemmeno sfiorare. Questa sua
Concezione Immacolata. però, è un dono totalmente gratuito di Dio. Mediante
questo privilegio, dunque, Maria è la perfetta salvata. Ella non ha mai avuto gli
ostacoli spirituali che distolgono noi, creature nate con il peccato originale, dal totale
amore di Dio. Questo dono le ha permesso di pronunciare al momento
dell’Annunciazione, pur con un profondo atto di fede di fronte al disegno
imperscrutabile di Dio, un sì senza limiti, senza alcuna restrizione inconscia. In molti
passi la liturgia ci presenta la Vergine Santa come inizio della Chiesa. Sì, perché Maria
è la persona dove la grazia della redenzione raggiunse la sua espressione massima. In
Maria, infatti, la Chiesa incomincia ad esistere "senza macchia né ruga... ma santa e
immacolata" (Ef 5,27). Ciò che la Chiesa intera sarà un giorno, è già perfetto in Maria
mediante la sua Immacolata Concezione e la sua Assunzione. E allora si deve
concludere che la Vergine Immacolata è lontanissima da noi ed è inimitabile? No,
assolutamente! Nel mondo della grazia e dello spirito, solo il peccato è anormale,
mentre la santità è normale. La nostra esperienza quotidiana ce lo conferma. Quando
siamo in contatto regolare con Dio nella preghiera, quando prendiamo la vita
spirituale con maggior serietà, tendiamo ad essere più buoni, più disponibili, più
gentili verso gli altri. Il fatto, quindi, che Maria sia senza peccato, la rende perciò
Madre di Misericordia, Madre compassionevole, Aiuto dei Cristiani.
Preghiera di Novena

O Vergine Immacolata, primo e soave frutto di salvezza, noi ti ammiriamo e con Te


celebriamo le grandezze del Signore che ha fatto in Te mirabili prodigi. Guardando
Te, noi possiamo capire ed apprezzare l'opera sublime della Redenzione e possiamo
vedere nel loro risultato esemplare le ricchezze infinite che Cristo, con il suo Sangue,
ci ha donato. Aiutaci, o Maria, ad essere, come Te, salvatori insieme con Gesù di tutti
i nostri fratelli. Aiutaci a portare agli altri il dono ricevuto, ad essere "segni" di Cristo
sulle strade di questo nostro mondo assetato di verità e di gloria, bisognoso di
redenzione e di salvezza. Amen.

Ave Maria

Ti saluto, o Maria, tutta pura, tutta irreprensibile e degna di lode. Tu sei la


corredentrice, la rugiada del mio arido cuore, la serena luce della mia mente confusa,
la riparatrice di tutti i miei mali. Compatisci, o purissima, l'infermità dell'anima mia.
Tu puoi ogni cosa perché sei la Madre di Dio; a Te nulla si nega, perché sei la Regina.
Non disprezzare la mia preghiera e il mio pianto, non deludere la mia attesa. Piega il
Figlio tuo in mio favore e, finché durerà questa vita, difendimi, proteggimi,
custodiscimi.

Ave Maria

Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo, puro e limpido come
acqua di sorgente. Ottienimi un cuore semplice che non si ripieghi ad assaporare le
proprie tristezze: un cuore magnanimo nel donarsi, facile alla compassione; un cuore
fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene e non serbi rancore di alcun male.
Formami un cuore dolce e umile che ami senza esigere di essere riamato; un cuore
grande e indomabile così che nessuna ingratitudine lo possa chiudere e nessuna
indifferenza lo possa stancare; un cuore tormentato dalla gloria di Gesù Cristo, ferito
dal suo grande amore con una piaga che non rimargini se non in Cielo.

Ave Maria

Regina nostra, inclita Madre di Dio, ti preghiamo: fa' che i nostri cuori siano ricolmi
di grazia e risplendano di sapienza. Rendili forti con la tua forza e ricchi di virtù. Su
noi effondi il dono della misericordia, perché otteniamo il perdono dei nostri peccati.
Aiutaci a vivere così da meritare la gloria e la beatitudine del Cielo. Questo ci conceda
Gesù Cristo, tuo Figlio, che ti ha esaltata al di sopra degli Angeli, ti ha incoronata
Regina, e ti ha fatto assidere in eterno sul fulgido trono. A Lui onore e gloria nei
secoli. Amen.

Ave Maria
O Vergine, bella come la luna, delizia del Cielo, nel cui volto guardano i beati e si
specchiano gli Angeli, fa' che noi, tuoi figli, ti assomigliamo, e che le nostre anime
ricevano un raggio della tua bellezza che non tramonta con gli anni, ma che rifulge
nell'eternità. O Maria, Sole del Cielo, risveglia la vita dovunque è la morte e rischiara
gli spiriti dove sono le tenebre. Rispecchiandoti nel volto dei tuoi figli, concedi a noi
un riflesso del tuo lume e del tuo fervore. Salvaci, o Maria, bella come la luna, fulgida
come il sole, forte come un esercito schierato, sorretto non dall'odio, ma dalla
fiamma dell'amore. Amen.

Ave Maria

Ave Maria! Piena di grazia, più Santa dei Santi, più elevata dei cieli, più gloriosa degli
Angeli, più venerabile di ogni creatura. Ave, celeste Paradiso! Tutto fragranza, giglio
che olezza soave, rosa profumata che si schiude a salute dei mortali. Ave, tempio
immacolato di Dio costruito santamente, adorno di divina magnificenza, aperto a
tutti, oasi di mistiche delizie. Ave purissima! Vergine Madre! Degna di lode e di
venerazione, fonte d'acque zampillanti, tesoro d'innocenza, splendore di santità. Tu, o
Maria, guidaci al porto della pace e della salvezza, a gloria di Cristo che vive in eterno
con il Padre e con lo Spirito Santo. Amen.

Ave Maria

Vergine Maria, Madre della Chiesa, a Te raccomandiamo la Chiesa tutta. Tu che sei
chiamata "aiuto dei Pastori", proteggi e assisti i vescovi nella loro missione apostolica,
e quanti, sacerdoti, religiosi, laici, li aiutano nella loro ardua fatica. Ricordati di tutti i
tuoi figli; avvalora presso Dio le loro preghiere; conserva salda la loro fede; fortifica la
loro speranza; aumenta la carità. Ricordati di coloro che versano nelle tribolazioni,
nelle necessità, nei pericoli; ricordati di coloro soprattutto che soffrono persecuzioni
e si trovano in carcere per la fede. A costoro, o Vergine, concedi la forza e affretta il
sospirato giorno della giusta libertà.

Ave Maria

Padre di misericordia, datore di ogni bene, noi ti ringraziamo perché dalla nostra
stirpe umana hai eletto la beata Vergine Maria ad essere Madre del Figlio tuo fatto
uomo. Ti ringraziamo perché l'hai preservata da ogni peccato, l'hai riempita di ogni
dono di grazia, l'hai congiunta all'opera di redenzione del tuo Figlio e l'hai assunta in
anima e corpo al Cielo. Ti preghiamo, per sua intercessione, di poter realizzare la
nostra vocazione cristiana, di crescere ogni giorno nel tuo amore e di venire con Lei a
godere per sempre nel tuo regno beato. Amen.
Ave Maria
Ascolta, o prediletta da Dio, l'ardente grido che ogni cuore fedele innalza verso di Te.
Chinati sulle nostre piaghe doloranti. Muta le menti dei malvagi, asciuga le lacrime
degli afflitti e degli oppressi, custodisci il fiore della purezza nei giovani, proteggi la
Chiesa santa, fa' che gli uomini tutti sentano il fascino della cristiana bontà... Accogli,
o Madre dolcissima, le nostre umili suppliche e ottienici soprattutto che possiamo un
giorno ripetere dinanzi al tuo trono l'inno che si leva oggi sulla terra intorno ai tuoi
altari: tutta bella sei, o Maria! Tu gloria, Tu letizia, Tu onore del nostro popolo.
Amen.

Ave Maria.

Prega per noi santa Madre di Dio Affinchè siamo fatti degli delle promesse di Cristo.

Preghiamo
O Dio, che con l'Immacolata Concezione della Vergine, hai preparato al tuo Figlio
una degna dimora e, in previsione della morte di Lui, l'hai preservata da ogni macchia,
concedi anche a noi, per Sua intercessione, di giungere fino a Te, in purezza di
spirito. Per il Nostro Signore Gesù Cristo…

Antifona cantata Tota pulchra…

Preghiera per chiedere grazie

Vergine purissima, concepita senza peccato, tutta bella e senza macchia dal primo
istante, Ti venero oggi sotto il titolo di Immacolata Concezione. Il Tuo Divino Figlio
mi ha insegnato, attraverso la Sua stima, rispetto e sottomissione a Te, quali onori e
omaggi io Ti dovrei prestare. Tu sei il rifugio sicuro dei peccatori pentiti e per questo
ricorro a Te, attraverso questa novena. Sei la Madre di Misericordia cui presento le
mie miserie e ti chiedo di aiutarmi, poiché, dopo Gesù, sei tutta la mia speranza. Con
la Tua intercessione materna, Madonna piena di bontà e potere presso il Signore, Ti
supplico di farmi ottenere … (esporre la grazia richiesta). Se ciò che Ti chiedo non è
per la gloria di Dio ed il bene della mia anima, fammi avere quello che sia più
conforme a entrambi. Amen!

Oppure

O Immacolata Concezione, questo dolce nome m’invita ad avere fiducia in Te, mi


porta conforto e fortifica la mia Fede. Maria, Madre mia, ho totale fiducia nella Tua
potente intercessione presso il Signore e Ti chiedo di aiutarmi a conservare sempre
accesa in mezzo al mondo la fiamma della Fede, che ho ricevuto nel Battesimo. Sii il
mio soccorso, Immacolata Concezione e ottienimi dal Nostro Padre Celeste, per i
meriti di Tuo Figlio, la grazia di … (esporre la richiesta). Amen!

Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre


Canto del tota pulchra

Tota pulchra es, Maria. Et macula originalis non est in Te. Tu gloria Ierusalem. Tu
laetitia Israel. Tu honorificentia populi nostri. Tu advocata peccatorum. O Maria, O
Maria. Virgo prudentissima. Mater clementissima. Ora pro nobis. Intercede pro
nobis. Ad Dominum Iesum Christum.

Tutta bella sei, Maria, e il peccato originale non è in te. Tu gloria di Gerusalemme, tu
letizia d’Israele, tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori. O Maria! O
Maria! Vergine prudentissima, Madre clementissima, prega per noi, intercedi per noi
presso il Signore Gesù Cristo.

Giaculatoria

O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te!
Novena con meditazioni per ogni giorno

29 Novembre

«Quando non esistevano gli abissi, io fui generata; quando ancora non vi erano le
sorgenti cariche d’acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle
colline, io sono stata generata. Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi, né le
prime zolle del mondo, quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un
cerchio sull'abisso, quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti
dell'abisso; quando stabiliva al mare i suoi limiti, sicché le acque non ne
oltrepassassero la spiaggia, quando disponeva le fondamenta della terra, allora io ero
con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno, mi rallegravo davanti a lui in
ogni istante... » (Prv 8, 24-30). Impegniamoci, specialmente in questo periodo di
tempo che consacriamo a Lei, a vivere in modo da essere almeno un poco come Lei,
obbedienti ai disegni di Dio a nostro riguardo, perchè anche noi siamo pensati, amati
da Dio in un modo personale e chiamati a compiere qualcosa di utile e di sempre
importante nella nostra vita.

Dio ha voluto Maria Santissima, madre del suo Figlio, piena di ogni grazia e
benedizione nello Spirito Santo. Preghiamo perché renda partecipe di questa
ricchezza la Chiesa e l'umanità intera:

Dio dell'amore e della pace, ascoltaci!

-Per la Chiesa diffusa nel mondo, perché accolga in sé, come la Vergine Maria, la
parola di salvezza e l'annunci fino ai confini della terra, preghiamo... -Per la pace e la
giustizia della comunità umana, perché siano abbattuti i progetti dei superbi, innalzati
gli umili e colmati di beni gli affamati, preghiamo...

1 Salve Regina
30 Novembre

UN'ALTRA CREATURA

La vita terrena di ogni creatura umana è compresa e chiusa entro due termini, due
date: la nascita e la morte. Non è così per Maria: di Lei si parlò e quasi se ne scrisse la
vita prima della sua nascita; e oggi, a duemila anni di distanza si parla di Lei, si
continua a scrivere la sua vita, perché Maria non solo è viva e immortale per le opere
compiute, ma continua ancora a operare nella Chiesa e nel mondo. Vediamo che una
delle prime pagine della Bibbia parla di Maria. Già all'inizio dei tempi, della storia
triste dell'umanità, ella è presente e infonde speranza ai primi uomini. Adamo ed Eva
hanno peccato; invece di chiedere perdono a Dio che va incontro a loro
paternamente, si scusano e si incolpano a vicenda: Adamo incolpa Eva, Eva il
Serpente. Allora Dio pensa a un'altra creatura, promette un'altra Eva, che sempre
avrebbe corrisposto ai suoi divini disegni e avrebbe anche aiutato un altro Adamo,
Gesù Cristo, a salvare l'umanità decaduta. «Rispose l'uomo: « La donna che tu mi hai
posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla
donna: «Che hai fatto?».Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho
mangiato». Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché tu hai fatto questo, sii tu
maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche, sul tuo ventre
camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra
te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le
insidierai il calcagno». (Gn 3,12-15). La donna qui nominata, noi lo sappiamo, è
Maria; il suo Seme è il suo Figlio, Gesù. Tutti e due, Maria e Gesù, sono qui promessi
all'umanità per salvarla dal peccato, dal serpente infernale che continuamente ci tenta
e ci induce al male, e dalla morte eterna dell'inferno. Ammiriamo Maria come la
lottatrice acerrima e implacabile contro il peccato, da cui Lei mai è stata macchiata
minimamente. E invochiamola come la liberatrice sovrana e vittoriosa, che schiacci il
capo del demonio tentatore, della nostra passione o vizio predominante, e ci tenga
lontani dal peccato e dalla morte eterna.

Uniti nella preghiera di lode rendiamo grazie a Dio, che ha voluto Maria amata e
venerata da tutte le generazioni. Diciamo con fiducia:

Maria, piena di grazia, intercedi per noi.

Tu, che ci hai dato Maria per madre, concedi per sua intercessione la salute ai malati,
il conforto agli afflitti, il perdono ai peccatori. Dona a tutti pace e salvezza... Tu che
hai costituito Maria madre di misericordia, fa che sperimentiamo, in mezzo ai
pericoli, la sua bontà materna. Hai incoronato Maria regina del cielo, fa che i nostri
fratelli defunti godano la felicità eterna nell'assemblea dei Santi.

1 Salve Regina
1 Dicembre

LA PROFEZIA DI ISAIA

Un’altra pagina della Bibbia, scritta anni prima della nascita di Maria, parla di lei in
modo meraviglioso: annunzia che sarebbe stata Vergine-madre dell'Emanuele, cioè di
Dio fatto visibile e vivente tra noi. Ecco, in breve, le circostanze in cui fu pronunciata
la profezia: Israele, il popolo scelto e prediletto da Dio, era minacciato da molti
nemici. Il re si affannava a preparare fortificazioni e a contrarre alleanze con i popoli
pagani e corrotti, per avere aiuti. «Il Signore parlò ancora al re dicendo. «Chiedi un
segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto». Ma il re
rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». Allora Isaia disse:
«Ascoltate casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini perché
ora vogliate stancare anche quella del mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un
segno. Ecco: la Vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emanuele» (Is
7,14). Noi sappiamo che questa profezia si è avverata a Nazaret: la Vergine-Madre è
Maria, l'Emanuele, suo figlio, è Gesù Cristo, il Dio-con-noi, vero Dio e vero Uomo
che ha meritato e offerto a tutta l'umanità una grande alleanza, una grande salvezza,
nel suo sangue, con Dio Padre. In questa profezia, la figura luminosa della Madonna
ci appare in tutta la sua sublime grandezza: come creatura pura e vergine si eleva al di
sopra della terra; e come Madre di Dio e collaboratrice del Redentore è la più vicina a
Dio nei cieli.

Mossi da quel medesimo Spirito Eterno che sostenne la Madre nella sua
peregrinazione di fede fino alla croce del Figlio, con fiducia di figli innalziamo la
nostra supplica al Padre delle misericordie, il Dio che dà la vita, dicendo:

Noi ti preghiamo, ascoltaci, Signore!

Per la Vergine Maria, tua serva fedele, che fin dall'infanzia ripose in te la sua fiducia e
conformò la vita ad ogni tua parola: guarda tutti gli uomini del mondo, perché
crescano davanti a te sapienti e giusti...

1 Salve Regina
2 Dicembre

IL GRANDE ANNUNCIO

Quando Dio, per salvarci, decise di vivere tra noi, nella nostra condizione, con
sangue e carne e vita umana come la nostra, volle avere una madre. La scelse non tra
le donne più ricche del mondo o tra le più aristocratiche di Roma o di Atene, ma in
mezzo a un popolo religioso, tra le più virtuose e sante. Dio, che rispetta sempre la
libertà dell'uomo, mandò l'Arcangelo Gabriele a chiedere a Maria se accettava di
divenire la Madre del Redentore. Maria, che si era consacrata totalmente a Dio ed
accresceva in sè ogni giorno più il desiderio di compiere i suoi disegni, aprì l'animo in
tutta la sua larghezza e profondità per accogliere la volontà di Dio, il suo piano divino
di salvezza, senza riguardo alle gioie e alle sofferenze, che le avrebbe procurato la
missione di Madre del Messia. «Nel sesto mese, l'Angelo Gabriele fu mandato da Dio
in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un
uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste
parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse tale saluto. L'Angelo le
disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai un
figlio, lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio
gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il
suo regno non avrà fine». (Lc 1,2 6-33). La scena dell'Annunciazione costituisce il
fatto più grande e più importante della storia umana. Essa sta al centro e al vertice di
tutti i fatti umani, di tutte le vere aspirazioni dell'umanità. Infatti, gli uomini venuti
prima del giorno dell'Annunciazione aspettavano e desideravano ardentemente la
venuta del Messia e della Donna che lo avrebbe generato, per salvarli dal peccato.
Ammiriamo la Vergine SS., ringraziandola per essersi impegnata per noi e imitiamo
con generosità il suo esempio di umiltà, di obbedienza e totale dedizione e
disponibilità a Dio.

Per la Vergine Maria, discepola perfetta, che si posa in attento ascolto di ogni parola
del'Angelo e di ogni gesto del Figlio tuo, per diventargli simile in tutto e generosa
collaboratrice: guarda la tua Chiesa sparsa nel mondo, perché annunci il Vangelo ai
popoli e lo viva con fedeltà intemerata.

Ascoltaci, o Signore!

Per la Vergine Maria, donna del dolore, che non dubitò di acconsentire con amore
all'immolazione della Vittima da lei generata, ma attese con fede intrepida che il Figlio
risorgesse dal sepolcro: guarda i poveri, gli infelici, i malati, perché tutta la terra
diventi altare e sacrificio di propiziazione in Cristo... Ascoltaci, o Signore!

1 Salve Regina
3 Dicembre

COMPIMENTO DI TUTTI I TEMPI

Si può distinguere la storia sacra dell'umanità in tre tempi: quello anteriore alla venuta
del Salvatore o tempo dell'attesa; quello del compimento delle promesse messianiche
o della Redenzione; e quello della "pienezza, quando Dio sarà il tutto in tutti (1 Cor.
15, 28). Ebbene Maria è il culmine di quella "Attesa" e ne è insieme il compimento.
Se tutto Israele era il Popolo a cui Dio aveva promesso che avrebbe portato il Seme
dell'Atteso, Maria fu il fiore di Israele che portò e maturò in sè quel Seme. Infatti,
quando venne la pienezza dei tempi, "il Verbo si fece carne", fatto da donna, da
Maria! E dalla Incarnazione, alla Pasqua, alla Pentecoste, all'Assunzione, Maria è
divenuta la "Creatura nuova", il "tipo" di ogni altra creatura e di tutta la Chiesa; e ora
in cielo è anche il "compimento anticipato e, quasi, di garanzia, della pienezza di
Cristo e di Dio che si realizzerà in ogni anima e in tutta la Chiesa, alla fine dei tempi.
"Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna,
nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo
l'adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il frutto che Dio ha mandato nei
nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più
schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio (Gal 4,47). "Nel cielo
apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi
piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle (Ap 12,1). Il nostro destino sacro è già
stato vissuto, in modo tutto speciale da Maria. Imitiamola. Confidiamo nel suo aiuto.
AnimiamOCi con entusiasmo a vivere il nostro tempo di attesa della gloria futura con
la virtù della speranza, viviamo il tempo della Redenzione con la virtù della fede e la
fruttuosa partecipazione al mistero di Cristo nei Sacramenti.

Nella Vergine Madre, preservata dal peccato originale, colmata di grazia dallo Spirito
Santo, Dio ci offre l'immagine dell'umanità nuova, che partecipa in pienezza alla
vittoria di Cristo. Per intercessione di Maria Immacolata innalziamo al Padre nello
Spirito la nostra preghiera:

Trasformaci in creature nuove, o Signore!

--Perché la Chiesa, primizia dell'umanità redenta e della nuova creazione, viva in


pienezza il dono di Dio e si apra all'effusione rinnovatrice dello Spirito Santo,
preghiamo... --Perché la potenza del Signore, che preservò la Vergine dal peccato
originale, tolga dalla nostra vita il peso e la tristezza del peccato e ci faccia gustare la
vera libertà dei figli, preghiamo...

1 Salve Regina
4 Dicembre

MADRE DI DIO

Maria è madre senza concorso di volontà umana. Ella è Madre totalmente di Dio,
perché Dio ha tutto. Dopo il ((fiat», lo Spirito Santo le ha comunicato capacità e
forza di ricevere il Verbo dal cuore del Padre. Lo Spirito Santo l'ha trasformata ((a
sua immagine e somiglianza: l'ha resa, cioè, un riflesso e un vincolo dell'amore fra il
Padre e il Figlio Incarnato. Così, mentre in ogni altra maternità, puramente umana, è
la madre che comunica tutto al figlio, e l'invade anche con tutta la sua particolare
attenzione, qui è Maria, è la Madre che riceve tutto da Dio, che è ineffabilmente
invasa da Dio, da Dio Padre che se l'associa nella generazione temporale e umana del
Figlio; da Dio Figlio che la costituisce Madre, da Dio Spirito Santo, che la rende, per
così dire, terza persona della famiglia trinitaria in terra, nel senso accennato; cioè
quasi riflesso e vincolo di amore tra il Padre e il Figlio Incarnato. L'angelo le disse:
Non temere, Maria, perchè hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai un figlio,
lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il
Signore Dio gli darà il trono di Davide suo Padre e regnerà per sempre sulla casa di
Giacobbe e il suo regno non avrà fine ». Allora Maria disse all'Angelo: Come è
possibile? Non conosco uomo. Le rispose l'Angelo: Lo Spirito Santo scenderà su di
te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà
dunque Santo e chiamato Figlio di Dio». (Lc 1,30-35). Anche noi possiamo lasciarci
invadere da Dio, dallo Spirito Santo. Quanto più larga e penetrante sarà questa divina
invasione, tanto più ricca e sicura sarà la nostra personalità umana e cristiana, tanto
più feconda di successo vero e di beni non illusori sarà la nostra azione. Così è
avvenuto nei Santi, per esempio in S. Caterina da Siena che, pur giovanissima fragile
donna, agiva in modo determinante e benefico su città, fazioni, principi e sullo stesso
Papa.

Santa Maria, madre di Dio, conservaci un cuore di fanciullo, puro e limpido come
acqua di sorgente. Ottienici un cuore semplice, che non ripieghi ad assaporare le
proprie tristezze; un cuore fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene e non
serbi rancore di alcun male. Formaci un cuore dolce e umile, che ami senza esigere di
essere riamato; un cuore grande e indomabile, così che nessuna ingratitudine lo possa
chiudere e nessuna indifferenza lo possa stancare; un cuore tormentato dalla gloria di
Gesù Cristo, ferito dal suo amore con una piaga che non rimargini se non in cielo.

1 Salve Regina
5 Dicembre

MARIA E LA TUTTA BELLA

Maria è immacolata perché non è stata macchiata, come noi, dal peccato originale; ma
è anche tutta bella e pura, perché dopo la sua nascita e per tutta la sua vita terrena mai
si macchiò del più piccolo peccato personale. La sua obbedienza alla legge divina, i
suoi pensieri, le sue parole, i suoi affetti furono sempre nobili, santi e piacenti a Dio.
La santità dell'anima penetrò e risplendette anche nel corpo, che rimase sempre
dignitoso e puro. Anzi Maria fece voto di verginità, perché voleva che il suo corpo
fosse intatto, santo e tutto per il suo Dio e suo Figlio, Gesù. Per questo Maria è
veramente la Tutta Pura, la tutta Bella. Se chiedessimo alla Bibbia una pagina ispirata
che ci aiuti a comprendere il segreto dello splendore immacolato di Maria, Vergine
sapiente, eccola: "La sapienza è il più agile di tutti i moti; per la sua purezza si
diffonde e penetra in ogni cosa. E un'emanazione della potenza di Dio, un effluvio
genuino della gloria dell'Onnipotente, per questo nulla di contaminato in essa
s'infiltra. È un riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell'attività di
Dio e un immagine della sua bontà. Sebbene unica, essa può tutto; pur rimanendo in
se stessa, tutto rinnova e attraverso le età entrando nelle anime sante, forma amici di
Dio e profeti. (Sap 744-27) Estasiamoci nel contemplare questa bellezza spirituale e
divina della purezza e delle verginità di Maria. E imitiamola conservandola nella
nostra anima l'innocenza del battesimo o almeno liberandoci subito, col pentimento e
la confessione, dal peccato. Imitiamola padroneggiando e santificando il nostro corpo
che pure è stato consacrato a Dio nel giorno del battesimo e dovrà essere puro e
trasparente per poter godere gli splendori della gloria di Dio e della felicità.

Mentre ammiriamo lo splendore di santità, che Dio fa rifulgere nella Beata Vergine,
preghiamo con fiducia il Signore onnipotente. Preghiamo insieme e diciamo:

Per Maria, segno della nostra salvezza, ascoltaci, o Signore.

--Perché la Chiesa, come la Vergine Santa, risplenda nel mondo di santità senza
macchia e senza rughe», preghiamo... --Perché tutti i cristiani sentano potentemente la
grazia del battesimo e vivano la loro consacrazione a Dio e l'impegno di santità,
preghiamo... --Per la purezza dei costumi nella famiglia e nella società, perché i
giovani crescano virtuosi e forti nella fede, preghiamo...

1 Salve Regina
6 Dicembre

LA TUTTA SANTA

Così è Maria: piena, colma e traboccante di grazia, della grazia versata in Lei
generosamente da Dio fin dal primo istante della sua vita, e della grazia che ella stessa
ha meritata, per così dire, con l'umiltà, la purezza dei pensieri e dei sentimenti, con la
bontà e delicatezza delle parole, con l'ordine e la carità delle azioni nei suoi rapporti
con Dio e col prossimo. "Nulla infatti Dio ama se non chi vive con la sapienza. Essa
in realtà è più bella del sole e supera ogni costellazione di astri; paragonata alla luce,
risulta superiore: a questa, infatti, succede la notte, ma contro la sapienza la malvagità
non può prevalere. Se l'intelligenza opera, chi, tra gli esseri, è più artefice di essa? Se
uno ama la giustizia le virtù sono il frutto delle sue fatiche. Essa insegna infatti la
temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza, delle quali nulla è più utile agli
uomini nella vita". (Sap 7,28-30; 8,4-7) Ammiriamo gli splendori della santità di
Maria, Vergine prudente e sapiente. Imitiamo i suoi esempi di virtù, ((sposiamo)>
anche noi la sapienza, che guidi nella santità tutte le nostre azioni e sentimenti;
impegniamoci a conservare e aumentare lo splendore della santità in noi, cioè la
Grazia santificante, sia per mezzo dei sacramenti, sia per mezzo delle opere buone,
nella mortificazione, nella penitenza e nell'amore verso Dio e il prossimo.

Dio nostro Padre, perchè, per l'intercessione della Vergine Santa, ci conceda forza e
vittoria nella lotta contro il male. Preghiamo insieme e diciamo:

Per Maria, segno della nostra salvezza, ascoltaci, o Signore!

Perché la Chiesa di Gesù Cristo lotti con fermezza e con successo, come la Vergine
Santa, contro il male che la circonda e l'assale, preghiamo... Perché ognuno di noi,
illuminato e fortificato dallo Spirito di Dio sappia opporsi ogni giorno, secondo le
proprie responsabilità, alla corruzione dei tempi, preghiamo...

1 Salve Regina
7 Dicembre

CONCEPITA SENZA PECCATO

La vita umana nei secoli è come un fiume maestoso e lungo che scorre sulla terra.
Purtroppo le sue acque non sono chiare e buone: Adamo ed Eva, col peccato
originale, avvelenarono al principio, alla sorgente, la vita umana. E ora quel veleno,
quel fango del peccato invade ogni bambino che viene in questo mondo. Solo davanti
a una creatura, queste acque miinacciose furono arrestate e purificate: davanti alla
nascita di Maria. Ella fin dal primo istante della sua vita fu Immacolata, cioè senza
macchia di peccato originale, perché era molto amata da Dio e perché poi, un giorno,
doveva comunicare al Figlio di Dio Incarnato una vita umana pura, innocente, senza
la minima traccia o ombra di peccato. Sentiamo le parole stesse del Papa Pio IX che
ci affermano e definiscono questo dogma tanto onorifico per Maria: "Con l'autorità
di Nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra,
dichiariamo, affermiamo e definiamo che è rivelata da Dio e perciò da credersi
fermamente e costantemente da tutti i fedeli, la dottrina la quale ritiene che la Beata
Vergine Maria, nel primo istante della sua concezione, fu preservata da ogni macchia
di colpa originale, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente e in vista dei
meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano". Noi crediamo che Maria è stata
senza macchia di peccato fin dal primo istante della sua vita. E siamo fieri di fronte al
demonio, perchè almeno una creatura, una nostra sorella, nella grande famiglia
umana, non è mai stata soggetta a lui e al peccato.

Per questo noi con tutta la Chiesa sciogliamo il nostro inno di lode e di ammirazione
alla Madonna Immacolata: Tutta bella sei, o Maria, e la macchia originale non è in te!
Tu gloria, tu letizia, tu onore del nostro popolo! O Vergine Maria, madre della
Chiesa, a te raccomandiamo la Chiesa tutta. Ricordati di coloro che versano nelle
tribolazioni, nelle necessità, nei pericoli; di coloro soprattutto che soffrono
persecuzioni e si trovano in carcere per la fede. A costoro, o Vergine, impetra la
fortezza ed affretta il sospirato giorno della giusta libertà. Al tuo cuore immacolato, o
Maria, raccomandiamo infine l'intero genere umano: portalo alla conoscenza
dell'unico e vero salvatore Cristo Gesù, allontana da esso i flagelli provocati dal
peccato, dona al mondo intero la vera pace, fondata nella verità, nella giustizia, nella
libertà e nell'amore. E fa che la Chiesa tutta possa sempre elevare al Dio delle
misericordie l'inno della lode e del ringraziamento, l'inno della gioia e dell'esultanza,
perché grandi cose ha operato il Signore per mezzo tuo, o clemente, o pia, o dolce
vergine Maria.

1 Salve Regina
8 Dicembre

L'IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA

Non memoria di un Santo, ricorre oggi: ma la solennità più alta più preziosa di Colei
che dei Santi è chiamata Regina. L'Immacolata Concezione di Maria è stata
proclamata nel 1854, dal Papa Pio IX. Ma la storia della devozione per Maria
Immacolata è molto più antica. Precede di secoli, anzi di millenni, la proclamazione
del dogma che come sempre non ha introdotto una novità, ma ha semplicemente
coronato una lunghissima tradizione. Già i Padri della Chiesa d'Oriente, nell'esaltare
la Madre di Dio, avevano avuto espressioni che la ponevano al di sopra del peccato
originale. L'avevano chiamata:"Intemerata, senza colpa, bellezza dell'innocenza, più
pura degli Angeli, giglio purissimo, germe non avvelenato, nube più splendida del
sole, Immacolata». Nel 1830, la Vergine apparve a Santa Caterina Labouré, la quale
diffuse poi una "medaglia miracolosa con l'immagine dell'Immacolata, cioè della
"concepita senza peccato». Questa medaglia suscitò unintensa devozione, e molti
Vescovi chiesero a Roma la definizione di quel dogma che ormai era nel cuore di
quasi tutti i cristiani. Così, 8 dicembre 1854, Pio IX proclamava la «Donna vestita di
sole» esente dal peccato originale, tutta pura, cioè Immacolata. Fu un atto di grande
fede e di estremo coraggio, che suscitò gioia tra i fedeli della Madonna, e
indignazione tra i nemici del cristianesimo, perché il dogma dell'Immacolata era una
diretta smentita dei naturalisti e dei materialisti. Ma quattro anni dopo, le apparizioni
di Lourdes furono una prodigiosa conferma del dogma che aveva proclamato la
Vergine "tutta bella», "piena di grazia» e priva di ogni macchia del peccato originale.
Una conferma che sembrò un ringraziamento, per l'abbondanza di grazie che dal
cuore dell'Immacolata piovvero sull'umanità. O Cuore Immacolato di Maria, pieno
di bontà, mostra il tuo amore verso di noi. La fiamma del tuo Cuore, o Maria, scenda
su tutti gli uomini. Noi ti amiamo immensamente. Imprimi nei nostri cuori il vero
amore così che abbiamo un desiderio continuo verso di te. O Maria, di soave e umile
cuore, ricordati di noi quando siamo nel peccato, tu sai che tutti gli uomini peccano.
Donaci, per mezzo del tuo Immacolato e Materno Cuore, di essere guariti da ogni
malattia spirituale. Fa che sempre possiamo guardare la bontà del tuo Cuore Materno
e che ci convertiamo per mezzo della fiamma del tuo Amore. Amen.

1 Salve Regina, 1 Magnificat, 1 Ave Maria.


Testo per le Messe Rorate
Si prepari la Roratka (candela mariana ben in vista che rappresenti la presenza di
Maria) e tutti si dispongano con le candele accese mentre si canta l’inno

Rorate Cœli desúper, Traduzione italiana


Rorate Cœli desúper, Stillate rugiada, o cieli, dall'alto,
Et nubes plúant justum. E le nubi piovano il Giusto.
Ne irascáris Dómine, ne ultra memíneris Non adirarti, o Signore, non ricordarti più
iniquitátis: dell'iniquità:
Ecce cívitas Sancti facta est desérta: Ecco che la città del Santuario è divenuta
Sion desérta facta est: Jerúsalem desoláta est: deserta:
Domus sanctificatiónis tuae et gloriae tuae, Sion è divenuta deserta: Gerusalemme è
Ubi laudavérunt Te patres nostri. desolata:
La casa della tua santificazione e della tua
Rorate Cœli desúper, gloria,
Et nubes plúant justum. Dove i nostri padri Ti lodarono.
Peccávimus et facti sumus quam immúndus Stillate rugiada, o cieli, dall'alto,
nos, E le nubi piovano il Giusto.
Et cecídimus quasi fólium univérsi:
Et iniquitátes nostrae quasi ventus abstulérunt Peccammo, e siamo divenuti come gli
nos: immondi,
Abscondísti fáciem tuam a nobis, E siamo caduti tutti come foglie:
E le nostre iniquità ci hanno dispersi come il
Et allisísti nos in mánu iniquitátis nostrae. vento:
Rorate Cœli desúper, Hai nascosto a noi la tua faccia,
Et nubes plúant justum. E ci hai schiacciati per mano delle nostre
iniquità.
Víde, Dómine, afflictiónem pópuli tui,
Et mitte quem missúrus es: Stillate rugiada, o cieli, dall'alto,
E le nubi piovano il Giusto.
Emítte Agnum dominatórem terrae,
De pétra desérti ad montem fíliae Sion: Guarda, o Signore, l'afflizione del tuo popolo,
Ut áuferat ipse jugum captivitátis nostrae. E manda Colui che stai per mandare:
Manda l'Agnello dominatore della terra,
Rorate Cœli desúper, Dalla pietra del deserto al monte della figlia
Et nubes plúant justum. di Sion:
Consolámini, consolámini, pópule meus: Affinché Egli tolga il giogo della nostra
Cito véniet salus tua: schiavitù.
Quare moeróre consúmeris, quia innovávit te Stillate rugiada, o cieli, dall'alto,
dolor? E le nubi piovano il Giusto.
Salvábo te, noli timére,
Ego énim sum Dóminus Deus túus Sánctus Consolati, consolati, o popolo mio:
Israël, Redémptor túus. Presto verrà la tua salvezza:
Perché ti consumi nella mestizia, mentre il
Rorate Cœli desúper, dolore ti ha rinnovato?
Et nubes plúant justum. Ti salverò, non temere,
Perché io sono il Signore Dio tuo,
il Santo d'Israele, il tuo Redentore
Stillate rugiada, o cieli, dall'alto,
E le nubi piovano il giusto.
Rito del lucernario di Avvento

C.: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
T.: Amen.
C.: Il Signore sia con voi.
T.: E con il tuo spirito.
C. Fratelli carissimi, la liturgia della luce che celebreremo insieme in questo tempo
santo di Avvento ci aiuta a contemplare il mistero del Figlio di Dio, Astro splendente
e Sole che non tramonta, che, venuto nella carne, tornerà nella gloria, mentre rimane
presente con la Grazia. Insieme con la liturgia la tradizione ci fa contemplare la sua
venuta anche nel presepe, per sentire la presenza viva del Signore Gesù nella santa
famiglia di Nazaret. La nascita di Gesù non appartiene solo a un tempo passato, ma
anche al nostro presente. Il presepe custodisce in sé una sapienza pedagogica che non
si preoccupa solo di spiegare o di conoscere, ma anche di far vedere, di mostrare
rendendo presente, appunto, il fatto di cui si fa memoria.Nel presepe i credenti non
risolvono il mistero dell’incarnazione, ma lo contemplano e ne esprimono la propria
vicinanza. Nella piccola grotta viene fatto spazio, dalla santa famiglia di Nazaret, tra
le cose di tutti i giorni, per dare alla luce il bambino che Maria portava in grembo e,
come quando per costruire il presepe nelle nostre case si spostano mobili, bloccano
finestre, liberano mensole, che è un modo per fare spazio alla cosa prioritaria del
natale, la nascita di Gesù, così dobbiamo imparare che c’è un altro spazio da fare
dentro di noi affinché il miracolo della nascita possa compiersi nuovamente e
soprattutto dentro di noi. La cura verso le statuine, in particolare quelle del Bambino,
Maria e Giuseppe, sono un altro modo molto concreto per coltivare la propria
devozione: in esse c’è l’immagine di quello che è stato e che ancora si compie. Perciò
il presepe diventa il luogo della preghiera natalizia, uno spazio in cui le parole
diventano sussurrate o cantate, proprio come è stato per gli angeli nel cielo di
Betlemme.

Apriamo ora il nostro cuore alla preghiera per entrare nel vivo di questo mistero,
pregando davanti a questo presepe, immagine visiva e icona statica del mistero
dell’incarnazione e della nascita di Cristo, come luogo di preghiera e di
contemplazione, affinché illumini tutta la nostra vita.

Ripetiamo insieme:
S.: Vieni tra noi, Signore Gesù.
T.: Vieni tra noi, Signore Gesù.
S.: Stella del mattino, Giorno che non muore.
T.: Vieni tra noi, Signore Gesù.
S.: Figlio dell’Altissimo, Figlio della Vergine.
T.: Vieni tra noi, Signore Gesù.
S.: Fiore del deserto, Acqua che zampilla.
T.: Vieni tra noi, Signore Gesù.
S.: Verbo fatto carne, Dio fatto uomo.
T.: Vieni tra noi, Signore Gesù.
S.: Seme di giustizia, Principe di pace.
T.: Vieni tra noi, Signore Gesù.
S.: Dono di salvezza, Volto dell’amore.
T.: Vieni tra noi, Signore Gesù.
C.: Uniamo, ora, la preghiera che portiamo nel cuore con la preghiera che Gesù ci
ha insegnato:
T.: Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane
quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.

C. Preghiamo.

O Dio, Padre di ogni consolazione, che hai promesso cieli nuovi e terra nuova,
ti ringraziamo perché ci hai donato questa nuova umanità con l’incarnazione
del tuo Figlio unigenito. Egli è nato sulla terra per parlarci di te e mostrarci che
tu hai per ogni uomo e per ogni donna viscere di misericordia. concedi a tutti
coloro che qui contemplano il mistero dell’Incarnazione di riconoscere nel
bimbo avvolto in fasce la tua grazia apparsa sulla terra. E, attraverso questo
presepe, parla ancora a noi tuoi figli, rendici attenti alla voce del tuo Spirito;
affinchè la parola di salvezza che ascolteremo diventi nutrimento di vita e luce
nel cammino verso di te per accoglierlo nelle nostre coscienze; Te lo chiediamo
per l’intercessione della Vergine Madre nel nome del Figlio Gesù, il Principe
della pace e di S. Giuseppe padre provvidente che formarono e vissero la santa
famiglia e che con te vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

C. Al tramonto del sole, lodiamo il Signore e invochiamo la venuta di Cristo, sole che
sorge dall’alto, perché ci doni la grazia della luce eterna.

Rit. O luce gioiosa, eterno splendore del Padre,


Santo, immortale, Gesù Cristo!

1 Giunti al tramonto del sole


e vista la luce della sera,
lodiamo il Padre e il Figlio
e lo Spirito Santo, Dio.

2 È giusto che tutte le creature


ti lodino in ogni tempo,
Figlio di Dio che doni la vita:
l’universo perciò ti dà gloria.
3 Noi ti cantiamo, Figlio di Dio,
generato da Maria:
tu, che sei la luce vera,
hai assunto la nostra carne.

4 Manda il tuo Spirito nei nostri cuori


e invocheremo il Padre;
venga la sua grazia come rugiada
e sigillo dei doni celesti.

5 Noi ti cantiamo, Cristo risorto,


che hai vinto le tenebre del sepolcro;
stella del mattino che precede l’aurora
e rischiara la notte come il giorno.

6 Resta con noi, Signore,


perché il giorno già volge al declino;
illumina i nostri occhi e ti riconosceremo
guida sicura nel nostro cammino.

7 La nostra preghiera, Signore,


si levi come incenso;
le nostre mani alzate, davanti a te,
come sacrificio della sera.
Si procede con l’accensione della lampada della

Lett.: A Natale Gesù viene nelle nostre case. Il segno che ce lo ricorda è il presepio.
Ma la realtà è che lui viene ad abitare dentro di noi. La CAPANNA è il nostro cuore
che si deve preparare. CHE POSTO VOGLIAMO DARE A GESÙ? Siamo invitati a
interrogarci sulla nostra preparazione, sulla nostra capacità di accogliere parole e
persone nella nostra vita, perché è donando attenzione alle persone che ci vivono
accanto che possiamo scorgere i segni della presenza di Gesù. Occhi ben aperti,
dunque, il Signore è vicino, ma quando arriverà ci troverà a vegliare o - ahimè! – ci
dovrà svegliare? Il rischio è proprio questo: che il nostro cuore sia addormentato. Se
siamo distratti e distanti l’evento del Natale accadrà lontano da noi e i nostri occhi,
perché chiusi, non potranno contemplarlo. Gesù nel Vangelo di oggi ci dice : “Quello
che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!”.
Questa piccola luce è il segno della nostra veglia di attesa e del nostro desiderio di
accoglierlo. Signore Gesù, aiutaci a custodirla vegliando nella preghiera per essere
pronti a incontrarti e per saper leggere negli eventi del nostro tempo i segni della tua
presenza. Ci sia maestra di vigilanza e di sapienza la vergine Maria, tua e nostra
Madre.

Canto si accende una luce


S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Gesù. Vegliate lo sposo
non tarderà: se siete pronti vi aprirà.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.

S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Gesù. Annuncia il profeta
la novità: il re Messia ci salverà.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.

Sac.: Signore Gesù Cristo, tu sei la luce che brilla nella notte del mondo. Noi ti
attendiamo e desideriamo incontrarti presto faccia a faccia, perché tu sei il Dio
misericordioso che viene a giudicarci sull’amore, per instaurare il tuo regno d’amore
ineffabile. Tu che vivi e regni er tutti i secoli dei secoli. Amen

Qui si attacchi la liturgia delle ore all’ora che si sceglie o vespro o ufficio delle
letture di domani e alla fine si reciti la preghiera davanti al presepe.
Preghiera davanti al presepe

Signore, Gesù vengo davanti al tuo presepio con il cuore pieno di fiducia e di
tenerezza. Voglio essere come i pastori che nel cuore della notte si sono alzati per
andare a vedere il Salvatore. Apri anche le mie orecchie per sentire il canto di pace
degli angeli e i miei occhi per vedere in te il Principe della Pace. Che io ti riconosca
come il Messia nella mia vita e mi metta alla tua presenza, come vedo fare al tuo
papà e alla tua mamma in questo presepio. Tu vieni nel mondo per riconciliare il
cielo e la terra. Vieni a riconciliare anche me con il Padre. Voglio stare un po’ con te
nella tua grotta: solo qui accanto a te troverò pace e riposo, i miei dubbi si muteranno
in certezze, i miei affanni in quiete, la mia tristezza in gioia, il mio turbamento in
serenità. In questo spazio troverà sollievo il mio dolore, acquisterò coraggio per
superare la paura, mi riempirò di generosità per non arrendermi all’avvilimento e per
riprendere il cammino della speranza. Maria, vedo nel tuo volto la somiglianza con
Gesù. Tu dai alla luce Colui che è la nostra riconciliazione. Madre, mi rifugio in te e
sotto la tua protezione imploro il perdono di Dio. Rendimi somigliante a Lui, per
essere come lui Misericordia. San Giuseppe, insegnami a proteggere la presenza di
Dio in me come tu hai protetto Gesù Bambino e tua moglie Maria. Aiutami, con
l’aiuto dei SS. Angeli, a riconoscere i subdoli attacchi di chi vorrebbe uccidere in me
la presenza viva del Signore che il Padre ha voluto per me nel giorno del mio
Battesimo. Che, dopo la visita a questo presepio, io guardi Gesù e Maria con lo stesso
amore che posso ammirare nei tuoi occhi. Angeli Santi di Dio continuate ad essere
come oggi la voce di Dio che mi chiama, invitandomi ad alzarmi dal buio in cui cado
a causa delle mie debolezze e del peccato.
Rito breve per l’accensione della lampada di avvento

Domenica 1 di Avvento: la candela dei profeti.

Lett.: A Natale Gesù viene nelle nostre case. Il segno che ce lo ricorda è il presepio.
Ma la realtà è che lui viene ad abitare dentro di noi. La CAPANNA è il nostro cuore
che si deve preparare. CHE POSTO VOGLIAMO DARE A GESÙ? Siamo invitati
a interrogarci sulla nostra preparazione, sulla nostra capacità di accogliere parole e
persone nella nostra vita, perché è donando attenzione alle persone che ci vivono
accanto che possiamo scorgere i segni della presenza di Gesù. Occhi ben aperti,
dunque, il Signore è vicino, ma quando arriverà ci troverà a vegliare o - ahimè! – ci
dovrà svegliare? Il rischio è proprio questo: che il nostro cuore sia addormentato. Se
siamo distratti e distanti l’evento del Natale accadrà lontano da noi e i nostri occhi,
perché chiusi, non potranno contemplarlo. Gesù nel Vangelo di oggi ci dice : “Quello
che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!”.

Questa piccola luce è il segno della nostra veglia di attesa e del nostro desiderio di
accoglierlo. Signore Gesù, aiutaci a custodirla vegliando nella preghiera per essere
pronti a incontrarti e per saper leggere negli eventi del nostro tempo i segni della tua
presenza. Ci sia maestra di vigilanza e di sapienza la vergine Maria, tua e nostra
Madre.

Canto si accende una luce

S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Gesù. Vegliate lo sposo non
tarderà: se siete pronti vi aprirà.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.
S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Gesù. Annuncia il profeta la
novità: il re Messia ci salverà.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.

Sac.: Signore Gesù Cristo, tu sei la luce che brilla nella notte del mondo. Noi ti
attendiamo e desideriamo incontrarti presto faccia a faccia, perché tu sei il Dio
misericordioso che viene a giudicarci sull’amore, per instaurare il tuo regno d’amore
ineffabile. Vieni, Signore Gesù, sposo dell’umanità!
Domenica 2 di Avvento: la candela di Betlemme.

Lett.: La capanna è al suo posto, ma c’è ancora tanta strada da fare prima di porre
Gesù bambino nella mangiatoia. Bisogna provvedere alle infrastrutture: il mulino, le
case del villaggio, il ponte, il pozzo. Giovanni Battista lo sa bene e parla di LAVORI
IN CORSO: “nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”.
Non è possibile percorrere la strada per arrivare alla capanna di Betlemme se lungo
la STRADA non abbiamo raddrizzato ciò che non va nella nostra vita, nel rapporto
con i familiari e le persone con cui viviamo, lavoriamo, magari anche preghiamo, ma
senza amore nel cuore. È necessario anche per noi andare al Giordano, da Giovanni,
e affidare all’ACQUA che scorre e porta lontano la zavorra che non ci permette di
correre lungo la strada di Betlemme. Seguiamo l’esempio degli ascoltatori di
Giovanni: “Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di
Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro
peccati”.

Signore Gesù Cristo, accendiamo questa seconda luce per ricordarci l’impegno e la
necessità di agire sempre in modo da preparare la strada del tuo ritorno fra noi,
rimanendo vigili e amorosamente attenti alla tua presenza in noi e attorno a noi,
vivendo e testimoniando ogni giorno il tuo vangelo, invocandoti nella gioia come nel
dolore. L’esempio e l’intercessione della tua Madre immacolata ci aiutino a essere
fedeli a quest’ impegno.

Canto:

S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Gesù. Vegliate lo sposo non
tarderà: se siete pronti vi aprirà.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.
S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Gesù. Un’umile grotta solo
offrirà Betlemme, piccola città.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.

Sac.: Gesù Cristo Signore, tu sei la luce che brilla nella notte del mondo. Tu stai per
tornare, glorioso, in questo mondo che ti aveva accolto in una grotta e che non ha
saputo accoglierti, allora come oggi. Eppure conosciamo la gioia e la bellezza che tu
doni a chi sa aprirti la porta della propria vita! Vieni, Signore Gesù, misericordioso e
onnipotente!
Domenica 3 di Avvento: la candela dei pastori.

Lett.: Gesù spesso si paragona alla luce. A Natale verrà la Luce, ma nel presepio ci
sono anche tante piccole luci, c’è la STELLA cometa che con la sua luce richiama i
lontani. Guardando il presepio da lontano, siamo attratti dal suo sfolgorio di luci, ma
appena vicini è subito dentro la capanna, a Gesù, che guardiamo. Le lucine del
presepio fanno bene il loro dovere: non sono loro le protagoniste, semplicemente
richiamano gli uomini alla vera LUCE che a Natale illumina le tenebre del mondo.
Sono i RIFLETTORI che puntano la nostra attenzione verso l’essenziale. Un
riflettore speciale con la sua testimonianza silenziosa, ma luminosa è quella di
Giovanni il Battista che oggi ci dà una grande lezione di umiltà! “Dopo di me viene
uno che è più forte di me!”. Lo mettono alla prova sacerdoti e leviti, ombra e tenebre:
come il CASTELLO di Erode che nel Natale del Signore resterà avvolto nel buio!

Nell’accendere questa nuova luce Signore Gesù, ti innalziamo il nostro grazie per la
tua presenza in mezzo a noi che non cessa d’infonderci nuova vita e di spingerci
verso il cuore della Trinità santissima, nostra patria e nostra meta.
Canto:

S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Gesù. Vegliate lo sposo non
tarderà: se siete pronti vi aprirà.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.
S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Gesù. Pastori, adorate con
umiltà Cristo, che nasce in povertà.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.

Sac.: Gesù Cristo Signore, tu sei la luce che brilla nella notte del mondo. È ormai
vicina la festosa ricorrenza della tua nascita a Betlemme e già ne pregustiamo la gioia,
perché tu sei venuto a salvarci facendoti uno di noi e donando la tua vita per noi!
Vieni, Signore Gesù, fonte incrollabile della nostra gioia!
Domenica 4 di Avvento: la candela degli angeli.

Lett.: Ora il presepio è quasi completo: ci sono MARIA, GIUSEPPE, L’ANGELO, I


PASTORI… tutti i personaggi sono al loro posto, il presepio si anima di presenze! A
queste presenze aggiungiamo la nostra, di noi che ci accostiamo al presepio e …
facciamo le belle statuine? Davanti al mistero che si rinnova restiamo spettatori
passivi, indifferenti? Abbiamo fatto spazio al presepio in casa nostra, ma nel nostro
cuore? Non è sufficiente guardare, occorre stupirsi e contemplare, lasciarsi cambiare
la vita, METTERCI L’ANIMA! Come Maria che, accogliendo l’annuncio dell’angelo,
accetta di accogliere Gesù nella sua vita. E sappiamo bene come è cambiata la sua vita
dopo quell’umile gesto di accoglienza: Maria ci ha messo l’anima nell’accogliere quel
figlio, nel crescerlo e amarlo fino sulla croce! E noi? Natale quest’anno avrà un’anima,
se sapremo dire con Maria: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello
che hai detto”.

Signore Gesù Cristo, quest’ultima luce che viene a illuminarci ci sia guida non solo ad
accoglierti nella tua incarnazione di due millenni fa, ma soprattutto a riconoscerti,
seguirti e servirti in questo nostro “oggi”, perché tu sei per sempre il Dio-con-noi, il
Salvatore potente, l’Agnello divino venuto a togliere il peccato di tutto il mondo, la
gioia che nessuno potrà toglierci, la Pace e la Vita vera che ci attira a Sé nell’eternità.

Canto:

S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Gesù. Vegliate lo sposo non
tarderà: se siete pronti vi aprirà.
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.
S’accende una luce all’uomo quaggiù, presto verrà tra noi Gesù. Il coro celeste «Pace»
dirà «a voi, di buona volontà!».
Rit. Lieti cantate: gloria al Signor! Nascerà il Redentor.

Sac.: Gesù Cristo Signore, tu sei la luce che brilla nella notte del mondo. Tu sei già
venuto a noi, uomo comune che parlava con autorità e operava segni e miracoli per
aiutarci a trovare la via del ritorno al Padre e della riconciliazione fra di noi! Vieni,
Signore Gesù, agnello inerme che ci ottiene la vera pace!
Celebrazione della Novena di Natale
dal 16 al 24 dicembre

Invitatorio

L’assemblea:

Antifona: venite adoriamo il Re Signore che sta per venire.

(Il giorno 24 invece si canta: Il Signore è ormai vicino, venite adoriamolo)

Godi, figlia di Sion, / esulta, figlia di Gerusalemme: / ecco il Signore verrà / ed in


quel giorno vi sarà gran luce, / i monti stilleranno dolcezza, / e dai colli scorrerà latte
e miele, / perché verrà un grande profeta, / ed egli rinnoverà Gerusalemme. R.

Ecco dalla casa di David / verrà il Dio uomo a sedersi sul trono; / vedrete e godrà il
vostro cuore. R.

Ecco verrà il Signore, il nostro Protettore, / il Santo d’Israele,/ portando sul capo la
corona regale, / e dominerà da un mare all’altro, / e dal fiume ai confini estremi della
terra. R.

Ecco apparirà il Signore / e non mancherà di parola: / se indugerà / attendilo,


perché verrà e non potrà tardare. R.

Il Signore discenderà come pioggia sul velo: / in quei giorni spunterà la giustizia / e
l’abbondanza della pace: / tutti i re della terra lo adoreranno / e i popoli lo
serviranno. R.

Nascerà per noi un bimbo / e sarà chiamato Dio forte: / Egli siederà sul trono di
Davide suo padre / e sarà un dominatore / ed avrà sulle sue spalle la potestà regale.
R.

Betlemme, città del sommo Dio, / da te nascerà il dominatore di Israele; / la sua


nascita risale al principio dei giorni dell’eternità, / e sarà glorificato in mezzo a tutta la
terra, / e quando Egli sarà venuto, / vi sarà pace sulla nostra terra. R.

Alla vigilia di Natale si aggiunge:

Domani sarà cancellata la colpa della terra / e regnerà su noi il Salvatore del mondo.
R.
Inno

L’eco d’un grido nitido


gli occulti mal rimprovera:
siano fugati gl’incubi:
Gesù dall’alto sfolgora.

Ecco l’Agnel discendere


a condonare il debito:
unanimi con lacrime,
orsù! Chiediamo grazia.

L’almo Autor del secolo


assunse corpo carneo
per far la carne libera
e gli uomini non perdere.

Divien quel sen purissimo


Tempio di Dio l’Altissimo:
il Figlio chiude, integro
senza conoscer uomini.

Al Padre, Dio, sia gloria


e al suo Figlio unico
insieme al Paraclito
nei secoli dei secoli. Amen.

17 dicembre

1^ Ant. Viene il Signore, non tarderà: farà luce nel segreto delle tenebre,apparirà a
tutte le nazioni, alleluia.
2^ Ant. Montagne e colline si abbasseranno, le vie tortuose si faranno diritte; vieni,
Signore, non tardare, alleluia
3^ Ant. In Sion darò la salvezza, in Gerusalemme la mia gloria, alleluia.

Dal libro del Siracide 24,3-13.17-20

«Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo e ho ricoperto come nube la terra. Ho
posto la mia dimora lassù, il mio trono era su una colonna di nubi. Il giro del cielo da
sola ho percorso, ho passeggiato nelle profondità degli abissi. Sulle onde del mare e
su tutta la terra, su ogni popolo e nazione ho preso dominio. Fra tutti questi cercai un
luogo di riposo, in quale possedimento stabilirmi.
Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, il mio creatore mi fece posare la
tenda e mi disse: Fissa la tenda in Giacobbe e prendi in eredità Israele.
Io come una vite ho prodotto germogli graziosi e i miei fiori, frutti di gloria e
ricchezza. Avvicinatevi a me voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei prodotti.
Poiché il ricordo di me è più dolce del miele, il possedermi è più dolce del favo di
miele. Quanti si nutrono di me avranno ancora fame e quanti bevono di me avranno
ancora sete».

Segue una breve meditazione del sacerdote celebrante.

Antifona al cantico
O Sapienza, che esci dalla bocca dell’Altissimo, ti estendi ai confini del mondo, e
tutto disponi con soavità e con forza: vieni, insegnaci la via della saggezza.

Intercessioni

Innalziamo la comune preghiera a Cristo, Salvatore, nato dalla Vergine Maria:


R. Vieni, Signore Gesù.

Figlio di Dio, che vieni come il vero angelo dell’alleanza, fa’ che il mondo intero ti
riconosca e ti accolga. R.

Verbo di Dio, che ti sei fatto nostro fratello, libera l’umanità dalle oscure suggestioni
del male. R.

Signore della vita, che hai preso su di te la nostra morte, fa’ che accettiamo dalle tue
mani la sofferenza e la morte. R.

Giudice divino, che dai la giusta ricompensa, mostraci la misericordia che non
conosce limiti. R.

Cristo Signore, morto per noi sul legno della croce, dona il riposo eterno a chi è
morto a causa dell’odio e della violenza. R.

18 dicembre

1 ant. Ecco, viene il Signore, il Re dei re dellaterra:


beato chi è pronto per andargli incontro.
2 ant. Cantate al Signore un canto nuovo, lode a lui fino all'estremità della terra.
3 ant. Quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà ancora fede sulla terra?

Dal libro del profeta Isaia 2,2-5

Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà elevato sulla cima dei monti
e sarà più alto dei colli; ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio
del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi
sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro fra molti popoli. Forgeranno le loro spade
in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro
popolo. Non si eserciteranno più nell’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce del Signore.

Segue una breve meditazione del sacerdote celebrante.

Antifona al cantico
O Signore, guida della casa d’Israele, che sei apparso a Mosè nel fuoco del roveto, e
sul monte Sinai gli hai dato la legge: vieni a liberarci con braccio potente.

Intercessioni
Uniamoci alla santa Chiesa, che attende con fede il Cristo suo sposo e acclamiamo:
R. Vieni, Signore Gesù.

Verbo eterno, che nell’incarnazione hai rivelato al mondo la tua gloria, trasformaci
con la tua vita divina. R.

Ti sei rivestito della nostra debolezza, infondi in noi la forza del tuo amore. R.

Tu, che sei venuto povero e umile per redimerci dal peccato, accoglici nell’assemblea
dei giusti, quando verrai nella gloria. R.

Tu, che governi con sapienza e amore le tue creature, fa’ che tutti gli uomini
promuovano il progresso nella libertà e nella pace. R.

Tu, che siedi alla destra del Padre, allieta con la visione del tuo volto quelli che solo
alla fine conobbero l’amore e la speranza. R.
19 dicembre

1ant. Dal santuario del cielo esce il Signore e viene a salvare il suo popolo.
2ant. Tu nostra forza, città di Dio! Il Salvatore sarà per te muro e baluardo: aprite le
porte, il Signore è con noi, alleluia.
3ant. Sulla terra si conosca la tua via, la tua salvezza in tutte le nazioni.

Dal libro del profeta Isaia 11,1-5

Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici.
Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di
consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore.
Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non
prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i poveri e prenderà
decisioni eque per gli oppressi del paese. La sua parola sarà una verga che percuoterà
il violento, con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio. Fascia dei suoi lombi sarà la
giustizia, cintura dei suoi fianchi la fedeltà.

Segue una breve meditazione del sacerdote celebrante.

Antifona al cantico
O Germoglio di Iesse, che ti innalzi come segno per i popoli: tacciono davanti a te i
re della terra, e le nazioni t’invocano: vieni a liberarci, non tardare.

Intercessioni

A Cristo, giudice dei vivi e dei morti, salga fiduciosa la preghiera del popolo redento:
R. Vieni, Signore Gesù.

Signore, il mondo riconosca la tua giustizia, la tua gloria abiti sulla nostra terra. R.

Tu, che hai voluto condividere la debolezza della condizione umana, infondi in noi la
forza inesauribile del tuo Spirito. R.

Irradia sul mondo la luce della tua verità, illumina i nostri fratelli che ancora non ti
riconoscono. R.

Sei venuto nell’umiltà per cancellare i nostri peccati, venendo nella gloria, guidaci alla
felicità eterna. R.

Tu, che alla fine dei tempi verrai a giudicare il mondo, ricompensa coloro che in
questa vita furono vittime della persecuzione. R.
20 dicembre

1 ant. Da Sion viene il Signore onnipotente, viene a salvare il suo popolo.


2 ant. Per amore di Sion non tacerò,
finché non sorga la lune del suo Giusto.
3 ant. Lo Spirito del Signore è sopra di me: mi manda fra i poveri a portare
l'annunzio di gioia.

Dal libro dell’Apocalisse 3,7-8.11-12

Così parla il Santo, il Verace, Colui che ha la chiave di Davide: quando egli apre
nessuno chiude, e quando chiude nessuno apre. Conosco le tue opere. Ho aperto
davanti a te una porta che nessuno può chiudere. Verrò presto. Tieni saldo quello che
hai, perché nessuno ti tolga la corona.
Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai
più.

Segue una breve meditazione del sacerdote celebrante.

Antifona al cantico
O Chiave di Davide, scettro della casa d’Israele, che apri, e nessuno può chiudere;
chiudi, e nessuno può aprire: vieni, libera l’uomo prigioniero, che giace nelle tenebre
e nell’ombra di morte.

Intercessioni

Alla fine dei tempi il Cristo si manifesterà nello splendore della gloria. La Chiesa lo
saluta e lo invoca:
R. Vieni, Signore Gesù.

Cristo nostro Salvatore, che nascendo dalla Vergine ci hai liberati dal giogo della legge
antica, compi in noi l’opera della tua redenzione. R.

Tu, che hai condiviso la nostra condizione umana, fa’ che partecipiamo alla tua vita
divina. R.

Per il mistero della tua venuta, accendi in noi il fuoco della carità, realizza le nostre
aspirazioni di giustizia e di pace. R.

Tu, che ora ci fai camminare nell’oscurità della fede, fa’ che un giorno ti
contempliamo nella gloria. R.

Scenda su tutti i defunti la rugiada della tua misericordia, splenda ad essi la luce del
tuo volto. R
21 dicembre

1 ant. A te, Signore, innalzo l'anima mia: vieni a liberarmi, Signore, in te mi rifugio.
2 ant. Ricompensa, Signore, quelli che sperano in te: si riconosca la verità dei tuoi
profeti.
3 ant. Volgiti un poco, Signore, verso di noi, vieni dai tuoi servi, non tardare.

Dal libro del profeta Isaia 9,1; 60,1-5a.19

Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano
in terra tenebrosa una luce rifulse. Alzati, rivèstiti di luce, perché viene la tua luce, la
gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia
fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te.
Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi
intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da
lontano, le tue figlie sono portate in braccio. A quella vista sarai raggiante, palpiterà e
si dilaterà il tuo cuore. Il sole non sarà più la tua luce di giorno, ne ti illuminerà più il
chiarore della luna. Ma il Signore sarà per te luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo
splendore.

Segue una breve meditazione del sacerdote celebrante.

Antifona al cantico
O Astro che sorgi, splendore della luce eterna, sole di giustizia: vieni, illumina chi
giace nelle tenebre e nell’ombra di morte.

Intercessioni

A Cristo, che ci ha liberati dalle tenebre del peccato, rivolgiamo fiduciosi la nostra
preghiera: R. Vieni, Signore Gesù.

Signore, raduna in una sola famiglia i popoli della terra, rinnova con essi il patto di
eterna alleanza. R.

Agnello di Dio, che sei venuto a togliere i peccati del mondo, liberaci dai fermenti
della lussuria, della violenza e dell’orgoglio. R.

Tu, che sei venuto a salvare l’umanità decaduta, nel tuo avvento glorioso non
condannare coloro che hai redento. R.

Tu, che ci attiri con la forza della fede, fa’ che giungiamo al porto della gioia eterna. R

Tu, che verrai a giudicare i vivi e i morti, ammetti i nostri familiari e amici defunti
nella gioia dei santi. R.
22 dicembre

1 ant. Viene da Sion colui che regnerà:


il Signore, l'Emmanuele, grande è il suo nome.
2 ant. Perseverate, e vedrete su di voi l'aiuto del Signore.
3 ant. Rivolgo lo sguardo al Signore, aspetto Dio, mio Salvatore.

Dal libro del profeta Geremia 29,11-14

Io conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo -dice il Signore- progetti di pace
e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza.
Voi mi invocherete e ricorrerete a me e io vi esaudirò; mi cercherete e mi troverete,
perché mi cercherete con tutto il cuore; mi lascerò trovare da voi -dice il Signore-
cambierò in meglio la vostra sorte e vi radunerò da tutte le nazioni.

Segue una breve meditazione del sacerdote celebrante.

Antifona al cantico
O Re delle genti, atteso da tutte le nazioni, pietra angolare che riunisci i popoli in
uno, vieni, e salva l’uomo che hai formato dalla terra.

Intercessioni

A Cristo che umiliò se stesso per amore dell’umanità, innalziamo il grido dell’attesa e
della speranza:
R. Vieni, Signore Gesù.

Signore, che sei venuto a guarire i malati e a salvare i peccatori, libera i corpi e le
anime dall’oppressione del male. R.

Tu, che non esiti a chiamare tuoi fratelli coloro che hai redenti, non permettere che ci
separiamo mai dal tuo amore. R.

Aiutaci ad accogliere con animo aperto il dono della salvezza, perché non siamo
condannati nell’ora nel rendiconto finale. R.

Tu, che ci apri le insondabili ricchezze della tua bontà, fa’ che otteniamo la corona
della gloria che non appassisce mai. R.

Ti raccomandiamo i nostri Pastori defunti e tutti coloro che ci hanno fatto del bene,
fa’ che vivano con te nella gioia del paradiso. R.
23 dicembre

1 ant. Dio verrà dall'alto,


e splenderà come il sole.
2 ant. O cieli, stillate rugiàda:
le nubi piovano il Giusto; si apra la terra
e germogli il Salvatore.
3 ant. Preparati, o popolo,
a incontrare il Signore: egli viene.

Dal libro del profeta Isaia 7,14-15

Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele. Egli


mangerà panna e miele finché non imparerà a rigettare il male e a scegliere il bene.

Segue una breve meditazione del sacerdote celebrante.

Antifona al cantico
O Emmanuele, nostro re e legislatore, speranza e salvezza dei popoli: vieni a salvarci,
o Signore nostro Dio.

Intercessioni

Invochiamo con fede il Cristo che è venuto a portare il lieto annunzio ai poveri:
R. Signore, tutti i popoli vedano la tua gloria.

Cristo, rivèlati a chi ancora non ti conosce, fa’ che ogni uomo possa gustare la gioia
della tua amicizia. R.

Il tuo nome risuoni fino ai confini della terra, tutte le genti trovino la via che conduce
a te. R.

Tu, che sei venuto a redimere l’umanità, vieni ancora, perché il tuo popolo non
perisca, ma abbia la vita eterna. R.

Tu, che hai dato agli uomini la libertà dei figli di Dio, conservaci il dono che hai
conquistato a prezzo del tuo sangue. R.

Tu, che sei il giudice del mondo, ricompensa con la gioia eterna coloro che sono
morti nei campi di sterminio. R.
24 dicembre

1 ant. Tu, Betlemme,


non sei l'ultima borgata di Giudea; da te uscirà un capo,
il pastore d'Israele mio popolo.
2 ant. Rialzatevi, sollevate la testa: la vostra redenzione è vicina.
3 ant. Domani verrà la vostra salvezza: dice il Signore, Dio dell'universo.

Dal libro del profeta Isaìa 9,1-2.5-6

Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano
in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si gioisce quando si
spartisce la preda.
Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno
della sovranità ed è chiamato: «Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per
sempre, Principe della pace»; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine.

Segue una breve meditazione del sacerdote celebrante.

Antifona al cantico
Quando sorgerà il sole, vedrete il Re dei re: come lo sposo dalla stanza nuziale egli
viene dal Padre.

Intercessioni

Adoriamo Cristo, che umiliò se stesso, assumendo la condizione di servo, e divenne


simile a noi in tutto, fuorché nel peccato. A lui s’innalzi la nostra preghiera:
R. Per il mistero della tua nascita, salvaci, o Signore.

Tu, che, entrando nella storia, hai aperto la nuova era predetta dai profeti, fa’ che la
Chiesa rifiorisca in giovinezza perenne. R.

Hai voluto rivestire la nostra condizione mortale, sii luce ai ciechi, vigore ai deboli,
conforto ai sofferenti. R.

Sei nato nell’umiltà del presepe, guarda ai poveri del mondo e dona loro prosperità e
pace. R.

Hai portato agli uomini il lieto annunzio della salvezza, fa’ risplendere agli occhi dei
morenti la speranza della nuova nascita nel tuo regno. R.

Sei disceso sulla terra per farci salire al cielo, riunisci con te nella gloria i nostri fratelli
defunti. R
PER UN FUTURO DI SPERANZA PER LA MEDITAZIONE IN AVVENTO

Guida: L’Avvento, come la primavera per la natura, colora di nuovo la vita. E’ un tempo
opportuno per rileggere la nostra storia e intravedere “nuovi germogli”, sentire nostalgia
di qualcosa che possa togliere pesantezza alla nostra esistenza.
E’ un tempo propizio perché sbocci qualcosa di straordinario, come dal tronco di Iesse:
“Un germoglio spunterà, un virgulto germoglierà dalle sue radici”,
qualcosa dunque che dia vigore all’identità del credente.
La parola di Dio che risuona in questo tempo, vuole mettere in risalto la ragione
della nostra speranza: la venuta di Cristo in mezzo agli uomini. Diceva S. Agostino:
“ Uomo, immerso nel gelo, nel gelo della notte, ascolta: vieni, cammina anche tu verso
Betlemme, verso il bambino e sua madre, lasciati avvolgere dalla luce del Signore!”.
Proprio quando tutto è desolazione e sconforto sopraggiunge la sua Parola che
realizza ogni promessa di vita piena. La venuta del Signore è una provocazione che
richiede il nostro impegno a essere a nostra volta portatori di questa speranza, in tutti gli
ambiti della nostra vita, specialmente dove questa speranza sembra morta o sopita,
travolta dalla cultura dell’immediato che non sa vedere nulla di stabile e duraturo e che fa
fatica a vivere la pazienza dell’attesa.

Invocazione allo Spirito

1L O Dio, dentro la vita, nelle vicende di ogni giorno,


noi ci interroghiamo su ciò che viviamo,
desideriamo una gioia che non si rovini tra le mani,
tendiamo a una speranza che non si consumi,
aspiriamo ad un amore che ci renda felici,
attendiamo un futuro che non si arresti domani.

T Vieni Spirito creatore, vieni, vieni.

2L Noi cerchiamo una vita che sia degna di essere vissuta:


la cerchiamo nella gioia e nella sofferenza,
la cerchiamo nel servizio e nel compito educativo
che tu ci chiami a svolgere.

T Vieni Spirito creatore, vieni, vieni.

3L Signore tu ci chiami ad essere costruttori di speranza:


ci affidi la messe dei bambini, degli adolescenti,
dei giovani e le loro famiglie.
Signore rendici strumenti del tuo Amore!

T Vieni Spirito creatore, vieni, vieni.


Dal libro del profeta Isaia (Is. 11,1-4)

Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,


un virgulto germoglierà dalle sue radici.
Su di lui si poserà lo spirito del Signore,
spirito di sapienza e di intelligenza,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di conoscenza e di timore del Signore.
Si compiacerà del timore del Signore.
Non giudicherà secondo le apparenze
e non prenderà decisioni per sentito dire;
ma giudicherà con giustizia i miseri
e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese.

La speranza come funzione educativa della mente


Con il giorno di Natale comincia il miracolo della divinizzazione dell'uomo.
Da questo giorno in poi vediamo l'uomo con altri occhi, e bisogna chie dersi come si
possa prestare fede al messaggio di un angelo, per riuscire a scorgere in una stalla la
nascita divina del nostro redentore.
In mezzo alla miseria, là dove non ce lo si aspetterebbe, lontano dallo splendore
dorato dei palazzi, fuori delle sale del trono dei potenti, nel più piccolo dei capoluoghi
della Giudea, così come aveva promesso il profeta, viene al mondo il nostro
redentore.
Diversi autori (Meltzer, Harris, Mitchell, Yalom) indicano la relazione come funzione
mentale indispensabile per quei professionisti medici, infermieri, assistenti sociali,
psicoterapeuti e insegnanti, educatori, a cui viene chiesto di offrire aiuto e sostegno ai
bisogni di sviluppo, di salute e di autonomia…la relazione infatti è contagiosa, produce
altra relazione dentro e fuori di sé, per questo aiuta a svilupparsi.
D'altra parte la relazione è l’incontro di alterità, in parte inconsce: come il
comunicarsi e il donarsi e allo stesso tempo delle speranze di ricevere un mutuo e
sollecito aiuto e di ricevere il contraccambio nell’amore come proprio quel ricevere e
dare sostegno. Infondere amore e solidarietà, quindi, è molto importante, poiché
favorisce quegli aspetti di fiducia e interdipendenza che possono aiutare a rimanere in
relazione e a creare società anche quando la diffidenza o le difficoltà e il pessimismo
porterebbero ad abbandonare il campo.
Il testimoniare di appartenere a Cristo e di averlo accolto dentro di se facendolo
nascere nelle nostre gesta comportamentali non è scandito però da quello che
facciamo ma da quello che siamo, non da quello che sappiamo ma da quello che
pensiamo. Se la mente…è animata dal modo di pensare evangelico è possibile
preservare tutto il messaggio del Verbo fatto Uomo soprattutto mostrandolo con chi
non hanno bisogno di dotte spiegazioni ma, in primo luogo, di sentire che il cristiano
sa confrontarsi con chi è più debole e svantaggiato e adattare il suo modo di relazione
per rimanere con lui.
Permette di porsi in una posizione affettiva e mentale di maggiore e più umile
ascolto, dove l'errore o la lentezza non sono più concepiti come fallimento. Ne deriva
quella lungimiranza tattica che non sacrifica le potenzialità future, ma le esalta già al
presente negli aspetti evolutivi che riconosciuti e accettati, si crede possano fiorire o
che attendono di trovare una nuova via di uscita. Questo è incarnare Cristo
incarnandosi nell’altro e condividendo la sua vita.

Viene portato processionalmente un vangelo aperto e il sacerdote lo accoglie all’altare lo incensa e poi va
all’ambone e lo proclama.

LETTURA DI LC 2, 1 - 20
1
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta
la terra.
2
Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio.
3
Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città.
4
Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e
dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme,
5
per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.
6
Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.
7
Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una
mangiatoia, perché non c`era posto per loro nell`albergo.
8
C`erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al
loro gregge.
9
Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce.
Essi furono presi da grande spavento,
10
ma l`angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di
tutto il popolo:
11
oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.
12
Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una
mangiatoia».
13
E subito apparve con l`angelo una moltitudine dell`esercito celeste che lodava Dio e
diceva:
14
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama».
15
Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro:
«Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto
conoscere».
16
Andarono dunque senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che
giaceva nella mangiatoia.
17
E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
18
Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.
19
Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
20
I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano
udito e visto, com`era stato detto loro.

viene dato il foglietto con il brano di Luca letto precedentemente


SILENZIO PERSONALE

INDICAZIONI PER UNA BUONA LETTURA:


 leggere con la penna e con gli occhi
 far risaltare le cose importanti
 annotare parole chiave, chiare, non chiare
 domanda: cosa dice il testo in se stesso ? applico tutto me stesso al testo verbi,
azioni, soggetti, oggetti, chi agisce, chi riceve etc.
 Cosa il testo dice a me ? applico tutto il testo a me stesso
 Meditazione: leggere la presenza del Signore nei gesti e faccende quotidiane; nella
lectio attraverso la Parola; mi aiuta nell’approfondire la relazione con Lui
 Confronto della Parola con la mia situazione ed esperienza personale

BREVE COMMENTO:

seguendo la stella che è in noi, ci incamminiamo attraverso elementi a volte


assolutamente secondari
 Nella notte e nel buio
 Nel freddo e nel gelo
 Con l’asino e con il bue
 Assieme ai pastori
 Cercando in una mangiatoia
Ciò che ci siamo prefissati: raggiungere il bambino. Ma di che bambino si tratta ? chi è ?
chi ce lo mostrerà?

nella notte e nel buio:

 ripresa del quadro grandioso in cui Luca inserisce l’avvenimento: Cesare Augusto,
imperatore, censimento di tutta la terra, Siria, governatore Quirinio, Giuseppe
figlio di Davide, Betlemme.
 rilevare la grandiosità del quadro di Luca, che rimane delicato nel farlo, tanto che
sfugge ai meno attenti.
 si percepisce che questa zoomata arriva a cogliere un momento notturno (angeli in
cielo, luci, la stella etc)
 la tradizione del presepio (Francesco e anche prima) è nella notte. Questo ha
anche un significato teologico ed esistenziale.
Nel mezzo della notte nell'oscurità illuminata solo dalle stelle il Signore viene nel nostro
mondo.
Così dev'essere. Perché altrimenti egli non potrebbe mai comprendere ciò che più tardi
lascerà trasparire da tutto il suo messaggio, ossia quanto la notte, le tenebre e la mancan-
za di prospettive possano perseguitarci.
Più tardi egli chiederà perdono al Padre Suo per tutto ciò che noi facciamo come nella
sonnolenza del nostro spirito, inconsapevolmente e sempre come disperati, spesso
desiderando il meglio eppure incapaci di vedere chiaramente.
«Perdonali, perché non sanno quello che fanno», dirà egli nell'ora in cui il mondo tornerà
ad oscurarsi.
Egli avrà compassione per tutti i momenti in cui non abbiamo alcuna prospettiva e non
vediamo via d'uscita, per tutte le volte che non conosciamo più noi stessi e non ci
orientiamo più nel nostro stesso cuore. Proprio quando non sentiamo e non com-
prendiamo più nulla di umano, egli dice che nel mezzo della notte, nell'incomprensibile,
Dio prende forma umana e che nella sua miseria non vi è nulla da rinnegare, nulla da
disprezzare e nulla da respingere.

Ma che cuore, che intelligenza occorrerà per capire tutto ciò?

(viene data a tutti una piccola candela, che una volta accesa da ognuno, viene messa al
centro del cerchio a forma di stella)
Il freddo e il gelo
Faceva freddo, dice il racconto classico del Natale, e ha ragione, perché altrimenti il
nostro redentore non avrebbe verso il gelo del nostro cuore la comprensione di cui
abbiamo bisogno per contrapporre pur sempre alla solitudine, al vento pungente, alla
privazione della bontà che riscalda, al raggelarsi di ogni parola di dolcezza la fiducia, la
delicatezza e la bontà. La mite legge di ciò che non appare, come il calore, sarà più forte
degli ordini sferzanti, delle stridenti violenze, del congelamento del cuore provocato
dall'angoscia.

Ma che cuore, che intelligenza occorrerà per capire tutto ciò?

(viene dato a tutti un filo di lana, da utilizzare in seguito)

L’asino e il bue
Nel brano non vengono nemmeno citati.
È una tradizione tardiva, del quarto secolo, in riferimento a Isaia 1,3

Gli animali, dice la leggenda richiamando alcune parole dei profeti, riscaldando con il
fiato la mangiatoia in cui giace il nostro redentore avrebbero dato un primo segno di
compassione e misericordia creaturale, come per dirci che ogni cosa, per il suo solo
essere viva, è destinata a essere buona, non a distruggere, bensì a essere buona già con il
tepore del proprio corpo. Il linguaggio animale, questa ragione per così dire non alterata,
animalesca, istintiva, è molto più giusto di un pensiero tanto sofisticato e contorto. E
anche quest'immagine ci è necessaria per la nostra vita, poiché spesso vediamo noi stessi
come asini che vengono caricati, maltrattati e, a causa della loro stupidità, spinti attraver-
so la vita in schiavitù e fatica infinita. Non spetta in primo luogo a questi pazienti asini
dell'esistenza un posto nel presepe? E nella nostra vita non vi sono forse abbastanza
cose per cui vorremmo rimproverarci nella nostra lentezza bovina, gli errori che
commettiamo non per cattiva volontà, ma per avventatezza, per scarsa perspicacia, per
incapacità, errori dai quali sappiamo trarre insegnamento solo quando è ormai troppo
tardi? Chissà che non spetti in primo luogo alla nostra buaggine e asinaggine un posto
accanto alla mangiatoia, per dirci che siamo e possiamo essere uomini, incluso tutto ciò
che la superbia umana vorrebbe spesso respingere e calpestare in quanto animale?
Ma che cuore, che intelligenza occorrerà per capire tutto ciò?

viene posto in mezzo la statuina di un asino e di un bue

I pastori
 Allontaniamoci per un attimo dalla immagine oleografica che conosciamo
 Sono biasimati per la loro ignoranza della legge
 Allontanati per il loro stato permanente di impurità legale dovuta al fatto di vivere
perennemente assieme ad animali.

A questo punto gli scettici chiederanno se il sogno dei pastori in questa notte non sia
sospetto. Forse per loro il messaggio della notte di Natale è troppo consolatorio. Come
dimostrare che un angelo parla, se scompare nel cielo? Come dimostrare che è possibile
udire gli angeli e vedere con occhi d'angelo? Gli scettici trovano nella realtà esteriore
infinite prove, difficilmente confutabili, di quanto sia meschina, brutta, misera e vana la
vita dell'uomo. Hanno ragione, se non fosse che riescono a vedere correttamente
soltanto alla luce del giorno, come fanno gli adulti, convinti della loro ragione e tronfi nel
loro linguaggio razionale fatto di scetticismo e critica pungente. Gli occhi avvolti nel
buio vedono in modo più reale, il cuore sognante vede in modo più vero, poiché
soltanto con il cuore pieno di struggimento si potrà sentir parlare un angelo.

Ma che cuore, che intelligenza occorrerà per capire tutto ciò?

viene posto in mezzo la statuina di un pastore

La mangiatoia

 È il segno con cui riconoscere il Salvatore


 Vedi i vv: 7 – 12 – 16
 7 : il segno è posto con naturalezza facendo riferimento al semplice
comportamento di Maria
 12 : è centrale come segno esplicito di riconoscimento dato dall’angelo ai pastori
 16 : viene recuperato come verifica , di riconoscimento avvenuto
 far notare la povertà e la normalità di questo segno

Nel vangelo si dice che la schiera dei messaggeri di Dio si ritirò nelle sfere celesti, ma che
dei semplici pastori divennero messaggeri al loro posto, e i loro occhi seppero scorgere il
divino in una mangiatoia. Questo è il messaggio che essi ci rivolgono attraverso i
millenni: in ogni uomo Dio attende di riaprire gli occhi, e lo farà quando a guardarlo sa-
ranno occhi capaci di percepire in lui il divino. E nulla nell'uomo merita di restare non
vissuto ed escluso, cosicché tra gli uomini non vi sarà più differenza, non sussisterà più
divisione tra Dio e l'uomo, la bontà sarà sconfinata verso tutte le creature, e la sfera di
ciò che è degno di amore non si limiterà all'uomo, ma abbraccerà ogni cosa. l'animale più
umile e anche gli aspetti più umili e animali nell'uomo stesso; in tutto l'esistente a partire
da questo giorno vive qualcosa di divino, e ci parla come parola di Dio rivolta a noi,
parola che non passa mai.

Ma che cuore, che intelligenza occorrerà per capire tutto ciò ?

viene posta in mezzo la mangiatoia

siamo arrivati : Un bambino

 Il racconto dice che per Dio non vi era altro modo di entrare nella nostra vita che
nelle sembianze di un bambino, per darci il coraggio di cogliere proprio in ciò che
è incompiuto, non è ancora interamente formato e non è ancora adulto, la più
bella metafora di Dio.
 In ogni cuore umano attende di essere accolto un bambino al quale non è mai
stato permesso vivere. Su di lui poggia ogni promessa, infinitamente più che sulla
figura adulta imposta dall'angoscia.
 A un bambino bisogna voler bene per il semplice fatto che esiste Non sa fare
nulla, non possiede nulla, non ha nulla.
 Al suo pianto, ai suoi strilli e al suo sorriso rispondiamo per un riflesso di cui la
natura ha provvisto ognuno di noi.
 Il linguaggio della creaturalità , se riusciamo a comprenderlo, ci conduce con sicu-
rezza verso la bontà. A partire da questa notte di Natale nessuna miseria umana
dovrebbe più essere esclusa dal mondo degli uomini.
 Al contrario, sopra il capo di ogni uomo dovremmo vedere alzarsi una stella,
splendente nella notte, e dovremmo soltanto avere occhi capaci di scorgere tra la
sofferenza e la miseria umana la figura divina, che prende corpo, cresce e si
compie nella maturazione. Dobbiamo avere occhi di angeli.

RIFLESSIONE PERSONALE

PREGHIERA CONCLUSIVA:

Guida: Apriamo il nostro cuore alla lode e al ringraziamento per accogliere con gioia la
nascita di Gesù che viene a salvarci. Diciamo insieme: Signore facci testimoni di
speranza.

- Ti abbiamo incontrato, Signore, e ti riconosciamo come nostra Speranza.


- Ti abbiamo incontrato, Signore, illumina la nostra solitudine.
- Ti abbiamo incontrato, Signore, distruggi i nostri odi e le nostre violenze.
- Ti abbiamo incontrato, Signore, aiutaci a ricercare ciò che ci unisce.
- Ti abbiamo incontrato, Signore, rendici per ogni cuore in attesa cibo di perdono.
- Ti abbiamo incontrato, Signore, aiutaci a tenere aperti gli occhi sulla vita
per incontrare il tuo sguardo nei bambini che affidi alle nostre cure.
- Ti abbiamo incontrato, Signore, sostienici nel nostro cammino.
Seguono altre intenzioni spontanee

Guida: Ed ora , sentendoci tutti fratelli di Gesù, figli di Dio Padre, nello Spirito Santo
recitiamo la preghiera che Gesù ci ha insegnato: PADRE NOSTRO…

CHE CUORE, CHE INTELLIGENZA ACCORRERÀ PER CAPIRE TUTTO CIÒ?

 OCCORRE UN CUORE, UNA INTELLIGENZA DI BAMBINO.


 IL SIGNORE NASCE BAMBINO (PUO’ SEMBRARE BANALE !) PER
CELEBRARE L’ASSOLUTA FIDUCIA NEL PADRE.
 ESSERE ADULTI SIGNIFICA TORNARE A LUI COME FA UN
BAMBINO.

PERCHE’?

Perché il Signore avrà compassione per tutti i momenti in cui non abbiamo alcuna
prospettiva e non vediamo via d'uscita, per tutte le volte che non conosciamo più noi
stessi e non ci orientiamo più nel nostro stesso cuore. E noi, come bimbi ci affideremo a
lui e al suo amore.

( LA NOTTE E IL BUIO)

Perché il Signore invita, come bambino a bambini, alla mite legge di ciò che non appare,
come il calore, che sarà più forte degli ordini sferzanti, delle stridenti violenze, del
congelamento del cuore provocato dall'angoscia.

( IL FREDDO E IL GELO)

Perché per il Signore, come per ogni bambino, ogni cosa per il suo solo essere viva, è
destinata a essere buona, non a distruggere, bensì a essere buona già con il tepore della
propria esistenza

( L’ASINO E IL BUE)

Perché gli occhi del Signore, come quelli di ogni bimbo, a volte sono avvolti nel buio ma
vedono nel modo più reale il mondo che si desidera. Un cuore sognante vede in modo
più vero.

( I PASTORI)

Perché come per il Signore, così per ogni bambino, tutto l'esistente a partire da questo
giorno vive qualcosa di divino, e ci parla come parola di Dio rivolta a noi, parola che non
passa mai; non esiste niente che dietro di sé non lascia una traccia di Dio.
( LA MANGIATOIA)

IO SONO………….. (barra la voce che ti interessa e …..)


 LA NOTTE E IL BUIO
 IL FREDDO E IL GELO
 L’ASINO E IL BUE
 IL PASTORE
 LA MANGIATOIA
QUASI UNA PREGHIERA ……….

IL GESTO DEL SEME


Sotto l’altare verrà posto un piccolo germoglio: poi ciascuno porrà un seme nello stesso
vaso con l’impegno di aiutare i piccoli semi che ci sono affidati a crescere secondo il
Progetto che Dio ha pensato per la felicità di ciascuno.

benedizione

canto finale
Preghiamo insieme al presepe Veglia d preghiera

Canto: Tu scendi dalle stelle

Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,


e vieni in una grotta al freddo e al gelo. (2 v.)
O Bambino mio divino,
io ti vedo qui a tremar;
o Dio beato !
Ah, quanto ti costò l'avermi amato ! (2 v.)

2. A te, che sei del mondo il Creatore,


mancano panni e fuoco, o mio Signore. (2 v.)
Caro eletto pargoletto,
quanto questa povertà
più m'innamora,
giacché ti fece amor povero ancora. (2 v.)

3. Tu lasci il bel gioir del divin seno,


per giunger a penar su questo fieno. (2 v.)
Dolce amore del mio core,
dove amore ti trasportò ?
O Gesù mio,
per ché tanto patir ? per amor mio ! (2 v.)

4. Ma se fu tuo voler il tuo patire,


perché vuoi pianger poi, perché vagire ? (2 v.)
mio Gesù, t'intendo sì !
Ah, mio Signore !
Tu piangi non per duol, ma per amore. (2 v.)

Guida: È Natale. Ritornano alla nostra mente i fatti e le circostanze che fanno da
cornice alla nascita del Figlio di Dio, e il nostro sguardo si sofferma sulla grotta di
Betlemme e sul focolare di Nazaret. Maria, Giuseppe, Gesù Bambino sono ora più che
mai al centro del nostro cuore. Che cosa ci dice, che cosa ci insegna la vita semplice e
meravigliosa della Sacra Famiglia? Quando penso ai focolari cristiani, mi piace
immaginarli luminosi e allegri, come quello della Sacra Famiglia. Il messaggio del Natale
risuona con forza: Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona
volontà. A esso si collega il saluto dell’Apostolo: La pace di Cristo regni nei vostri cuori);
la pace di saperci amati da Dio nostro Padre, di essere una sola cosa con Cristo, protetti
dalla Vergine Maria Santissima e da san Giuseppe. Questa è la grande luce che illumina la
nostra vita e che, pur tra difficoltà e miserie personali, ci spinge ad andare avanti con
perseveranza. Ogni focolare cristiano deve essere un’oasi di serenità in cui, al di sopra
delle piccole contrarietà quotidiane, si avverte — come frutto di una fede reale e vissuta
— un affetto intenso e sincero, una pace profonda.
Questa sera siamo al presepe un luogo santo in cui si esprimono tutti i sentimenti
umani verso il mistero di Dio, del Dio che si incarna e che nasce nella grotta di Betlem.
In questa grotta, Maria pose il figlio appena nato in una mangiatoia (Lc 2,7). Partendo da
queste e altre parole della Sacra Scrittura, i cristiani vanno ricordando in diversi modi la
nascita di Gesù, e le rappresentazioni del presepe aiutano a vivere più da vicino questo
avvenimento.
Vogliamo desso entrare anche noi con il nostro sentimento in adorazione di
questo mistero e rientrare tra tutti quei personaggi che di epoca in epoca compongono il
presepe della vita. Ma per farlo dobbiamo liberarci da tutti i pensieri, da tutte le
preoccupazioni e da tutte le nostalgie della vita personale per abbracciare solo il mistero
di Dio e immedesimarci nel presepe.

Silenzio di meditazione

Preghiera:

Calma il mio cuore, Signore,


acquieta i pensieri della mia mente.

Rallenta i miei passi frettolosi


con la visione lieta del tempo
che placido si distende nell'eterno.

Dona al tormento dei miei giorni


la pace dei colli eterni.

Sciogli la tensione dell'animo,


con il ricordo dei ruscelli
che mormorano nelle valli.

Incanta le mie notti insonni


con la magia di sogni beati.

Dona carezze alle mie mani,


alla mia bocca dolci parole,
al mio cuore palpiti d'amore.

Lascia, Signore, che affidi


al solco della vita valori perenni
perché il mio spirito si levi sicuro
verso le stelle.
Canto: Adeste fideles

Æterni Parentis
Splendorem æternum
Velatum sub carne videbimus
Adeste fideles Deum infantem pannis involutum
Læti triumphantes Venite adoremus
Venite, venite in Bethlehem Dominum
Natum videte Regem angelorum
Venite adoremus Pro nobis egenum et fœno cubantem
Dominum Piis foveamus amplexibus
Sic nos amantem quis non redamaret
En grege relicto humiles ad cunas Venite adoremus
Vocati pastores adproperant Dominum
Et nos ovanti gradu festinemus
Venite adoremus Ergo qui natus die hodierna,
Dominum Jesu, tibi sit gloria,
Patris aeterni, Verbum caro factum est
Venite adoremus
Dominum

Guida: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele,
che significa Dio con noi” (Vangelo di Matteo 1, 23). Maria ha cooperato mediante
l’amore a generare alla Chiesa i fedeli, che formano le Membra di quel Capo, di cui ella è
veramente madre secondo il corpo. Come Madre, insegna; e, sempre come Madre, le sue
lezioni non fanno rumore. Occorre avere nell’anima una base di finezza, un tocco di
delicatezza, per comprendere ciò che Ella esprime, più che con le parole, con le opere.

Meditiamo:
Maria avvolse il bimbo in fasce. Senza alcun sentimentalismo, possiamo immaginare con
quale amore Maria sarà andata incontro alla sua ora, avrà preparato la nascita del suo
Figlio. La tradizione delle icone, in base alla teologia dei Padri, ha interpretato mangiatoia
e fasce anche teologicamente. Il bimbo strettamente avvolto nelle fasce appare come un
rimando anticipato all'ora della sua morte: Egli è fin dall'inizio l'Immolato (…) Così la
mangiatoia veniva raffigurata come una sorta di altare. Dio si fa Bambino inerme per
vincere la superbia, la violenza, la brama di possesso dell’uomo, in ciò si manifesti una
verità più profonda, dalla quale vogliamo lasciarci toccare in questa santa veglia: se
vogliamo trovare il Dio apparso quale bambino, allora dobbiamo scendere dalla nostra
ragione “illuminata”. Dobbiamo deporre le nostre false certezze, la nostra superbia
intellettuale, che ci impedisce di percepire la vicinanza di Dio. (…) Dobbiamo chinarci,
andare spiritualmente, per così dire, a piedi, per poter entrare attraverso la fede ed
incontrare il Dio che è diverso dai nostri pregiudizi e dalle nostre opinioni: il Dio che si
nasconde nell’umiltà di un bimbo appena nato. In quel Bambino si manifesta Dio-
Amore: Dio viene senza armi, senza la forza, perché non intende conquistare,
dall’esterno, ma intende piuttosto essere accolto dall’uomo nella libertà; Dio si fa
Bambino inerme per vincere la superbia, la violenza, la brama di possesso dell’uomo. In
Gesù Dio ha assunto questa condizione povera e disarmante per vincerci con l’amore e
condurci alla nostra vera identità. Ringraziamo Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo,
e Maria Santissima, dalla cui mediazione ci vengono tutte le benedizioni del Cielo, del
dono che, assieme a quello della fede, è il più grande che il Signore può concedere a una
creatura: il dono di un impulso efficace per giungere alla pienezza della carità, convinti
che è necessario — e non solo possibile — raggiungere la santità anche in mezzo alle
attività professionali, sociali...

Canto dell’Ave Maria

San Giuseppe

Guida: Un pensiero va a quell’uomo giusto, san Giuseppe, nostro padre e signore, che
passa inosservato. Io lo immagino raccolto in contemplazione, mentre protegge con
amore il Figlio di Dio che, fatto uomo, è stato affidato alle sue cure paterne. Con la
meravigliosa delicatezza di chi non vive per sé, il santo Patriarca si prodiga in un servizio
silenzioso ed efficace. San Giuseppe, Padre di Cristo, è anche Padre tuo e tuo Signore.
—Ricorri a lui: Ite ad Ioseph , ricorrete a san Giuseppe; egli vi mostrerà vie pratiche e
modi ad un tempo umani e divini di avvicinarvi a Gesù. E ben presto oserete fare come
lui: Portare in braccio, baciare, vestire, custodire il Dio Bambino che ci è nato.

Canto: Uomo di Nazaret


Uomo di Nazaret,
sposo di Maria, Sai camminare nell’oscurità,
come una palma cresci lungo il fiume, muovi la forza sai che Dio è fedele,
nel tuo silenzio senti la voce senza capire parti e ritorni,
che solo ai piccoli parla. come straniero nel mondo.

Meditiamo:

Guida: E’ stato promulgato un editto di Cesare Augusto, che ordina il censimento di


tutto l’impero. Perciò ognuno deve andare al paese d’origine della sua stirpe. —
Giuseppe, che è della casa e della famiglia di David, va con la Vergine Maria da Nazaret
alla città chiamata Betlemme, nella Giudea (Lc 2, 1-5). E a Betlemme nasce il nostro Dio:
Gesù Cristo! — Non c’è posto nella locanda: nasce in una stalla. — E sua Madre lo
avvolge in fasce e lo adagia nella mangiatoia (Lc 2, 7). Freddo. Povertà. Giuseppe amò
Gesù come un padre ama suo figlio e gli si dedicò dandogli il meglio che poteva,
prendendosi cura di quel Bambino che gli era stato affidato. Giuseppe fece di Gesù un
artigiano: gli trasmise il suo mestiere. Gli abitanti di Nazaret parleranno pertanto di Gesù
chiamandolo a volte l’artigiano, altre volte il figlio dell’artigiano. Gesù lavorò nella
bottega di Giuseppe e accanto a Giuseppe. Quali saranno state le doti di Giuseppe, come
avrà operato in lui la grazia, da renderlo capace di portare a termine la maturazione
umana del Figlio di Dio?

Preghiamo insieme
Caro Gesù, guardo il mite e schivo Giuseppe nel Presepio.
È apparentemente rassicurante, bonario, comprensivo,
ma in realtà si rivela personaggio scomodo più di qualche altro.
Forse ti riferivi a lui quando parlavi di servi inutili?
lo, invece, mi ritengo sempre molto utile,
perfino indispensabile, insostituibile.
Ho bisogno di farmi valere, apprezzare, considerare.
Provo una inclinazione irresistibile a “raccontarmi”.
Temo che non imparerò mai la difficile arte di scomparire.
Signore, fammi scoprire la gioia del lavoro oscuro,
senza spettatori che ti battono sempre le mani.
Sottoponimi a frequenti e duri esercizi di nascondimento.
Caro Gesù, se vuoi utilizzarmi per fare un po’ di bene,
fa’ che compia il mio dovere, umilmente,
con coscienza e docilità alla tua Parola, fino in fondo.
Fa’ che abbia sempre l’accortezza di tirarmi in disparte.
E se rimango inchiodato al palcoscenico,
provvedi Tu a spintonarmi via senza pietà. Amen.

Canto astro del ciel

Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor!


Tu che i Vati da lungi sognar, tu che angeliche voci nunziar,
luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!

Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor!


Tu di stirpe regale decor, Tu virgineo, mistico fior,
luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
Luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!

Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor!


Tu disceso a scontare l'error, Tu sol nato a parlare d'amor,
luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
Luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!

Guida: Il Natale di Gesù è soffuso di ammirevole semplicità: il Signore viene senza


risonanza, sconosciuto a tutti. Qui in terra, soltanto Maria e Giuseppe partecipano a
questa avventura divina. Poi i pastori, ai quali gli angeli recano l'annunzio. E, più tardi,
quei saggi dell'Oriente. È così che ha compimento l'evento trascendente che unisce il

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cielo alla terra, Dio all'uomo. Recati a Betlemme, avvicinati al bambino, cullalo, digli cose
ardenti, stringilo al cuore… Anch'io, spinto da questa domanda, contemplo ora Gesù
adagiato in una mangiatoia (Lc 2, 12), cioè in un posto adatto solo agli animali. Dove
sono, Signore, la tua regalità, il diadema, la spada, lo scettro? Gli appartengono, ma non
ne fa uso; regna avvolto in fasce. È un re che appare a noi inerme, indifeso; un piccolo
bambino. Come non ricordare le parole dell'Apostolo: Spogliò se stesso, assumendo la
condizione di servo? Proviamo a immaginarci Gesù Nostro Signore proprio così,
avvolto in fasce e adagiato sulla paglia di una mangiatoia; prendiamolo in braccio e
rimaniamo per ore a dirgli cose dolci e ardenti! Baciamolo — bacialo anche tu —
culliamolo, e cantiamo per lui, chiamiamolo Re, Amore, mio Dio, mio Unico, mio
Tutto!... “E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava
Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama»”
(Vangelo di Luca 2, 13-14). Domando al Signore che ci conceda, finché siamo sulla terra,
di non separarci mai dal divino Viandante. Per questo, dobbiamo favorire anche la
nostra amicizia con gli Angeli Custodi. Tutti abbiamo bisogno di compagnia: compagnia
del Cielo e della terra. Siate devoti agli Angeli Custodi! È molto umana l’amicizia, ma è
anche molto divina: come la nostra vita, che è divina e umana. Ricordate la parola del
Signore: Non vi chiamo più servi, ma amici. Egli ci insegna ad aver confidenza con gli
amici di Dio, che già sono in cielo, e con le creature che ci vivono accanto, anche quelle
che sembrano lontane dal Signore, per invogliarle a seguire la buona strada.

Preghiamo insieme
Gesù, i pastori non sono soltanto
i primi “abusivi”, “non aventi diritto”, gli “esclusi”,
da Te accolti e considerati.
Appartengono anche alla razza
delle “creature di movimento” che Tu prediligi.
lo, purtroppo, ho maturato la vocazione del sedentario.
Continuo a stare accovacciato accanto al mio focherello,
custodendo il gregge delle mie placide abitudini.
Sonnecchio al tepore rassicurante di quello che so,
di ciò che ho letto sui libri.
Nessuna musica di angeli riesce a svegliarmi,
scuotermi, mettermi in piedi.
Una vita senza slanci, senza sussulti, niente sorprese.
Non amo il movimento.
Gesù, vorrei che il Tuo Natale
fosse l’occasione per recuperare
il gusto di camminare per “andare a vedere”,
come hanno fatto i pastori, con i miei occhi,
Qualcosa che può trasformare la mia esistenza.
Signore, mentre resto estasiato davanti al Tuo Presepio,
Ti chiedo di aprire i miei occhi che sono sigillati,
e il mio sguardo opaco. Sono incapace di meraviglia.
Non riesco a vedere, accorgermi, intuire,
scoprire la Tua azione in ciò che mi sta davanti.

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Non so più fermarmi per ammirare
l’impronta della tenerezza, la cifra segreta della bellezza
che Tu hai nascosto sotto la crosta delle cose.
Tutto è dono. Tutto è grazia,
anche le cose più ordinarie.
Bisogna che la corsa s’interrompa
per lasciar posto alla contemplazione,
la fretta ceda di fronte alla sosta estatica,
in cui nasce la lode.
Così la lode diventa una festa dei giorni feriali,
un canto che riscatta la monotonia,
una sorpresa che annulla la ripetitività,
una poesia che sconfigge la banalità.
Signore, fa che sia capace di meravigliarmi
e sgranare gli occhi di fronte al miracolo stupefacente
e al mistero di un Bambino che viene a dichiararci,
con un sorriso, che Dio ci ama, nonostante tutto.

Omelia
Preghiamo insieme
Signore, Gesù vengo davanti al tuo presepio con il cuore pieno di fiducia e di tenerezza.
Voglio essere come i pastori che nel cuore della notte si sono alzati per andare a vedere il
Salvatore.
Apri anche le mie orecchie per sentire il canto di pace degli angeli e i miei occhi per
vedere in te il Principe della Pace. Che io ti riconosca come il Messia nella mia vita e mi
metta alla tua presenza, come vedo fare al tuo papà e alla tua mamma in questo presepio.
Tu vieni nel mondo per riconciliare il cielo e la terra. Vieni a riconciliare anche me con il
Padre.
Voglio stare un po’ con te nella tua grotta: solo qui accanto a te troverò pace e riposo, i
miei dubbi si muteranno in certezze, i miei affanni in quiete, la mia tristezza in gioia, il
mio turbamento in serenità. In questo spazio troverà sollievo il mio dolore, acquisterò
coraggio per superare la paura, mi riempirò di generosità per non arrendermi
all’avvilimento e per riprendere il cammino della speranza.
Maria, vedo nel tuo volto la somiglianza con Gesù. Tu dai alla luce Colui che è la nostra
riconciliazione.
Madre, mi rifugio in te e sotto la tua protezione imploro il perdono di Dio. Rendimi
somigliante a Lui, per essere come lui Misericordia.
San Giuseppe, insegnami a proteggere la presenza di Dio in me come tu hai protetto
Gesù Bambino e tua moglie Maria. Aiutami, con l’aiuto dei SS. Angeli, a riconoscere i
subdoli attacchi di chi vorrebbe uccidere in me la presenza viva del Signore che il Padre

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ha voluto per me nel giorno del mio Battesimo. Che, dopo la visita a questo presepio, io
guardi Gesù e Maria con lo stesso amore che posso ammirare nei tuoi occhi.
Angeli Santi di Dio continuate ad essere come oggi la voce di Dio che mi chiama,
invitandomi ad alzarmi dal buio in cui cado a causa delle mie debolezze e del peccato.
Benedizione finale e canto a Betlemme di Giudea
A Betlemme di Giudea
una grande luce si levò:
nella notte sui pastori,
scese l'annuncio e si cantò.

Gloria in excelsis Deo. (2 volte)

Cristo nasce sulla paglia


Figlio del Padre, Dio-con-noi
Verbo eterno, Re di pace
pone la tenda in mezzo ai suoi.

Salve figlio del mistero


nato a piangere e a soffrir
tu dischiudi sol è vero
il mistero del gioir.

Tornerà nella sua gloria,


quando quel giorno arriverà
se lo accogli nel tuo cuore,
tutto il suo Regno ti darà.

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Accoglienza di Gesù bambino prima della Santa messa
Canto di ingresso TU SCENDI DALLE STELLE
Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,
e vieni in una grotta al freddo e al gelo. (2 v.)
O Bambino mio divino,
io ti vedo qui a tremar;
o Dio beato !
Ah, quanto ti costò l'avermi amato ! (2 v.)

2. A te, che sei del mondo il Creatore,


mancano panni e fuoco, o mio Signore. (2 v.)
Caro eletto pargoletto,
quanto questa povertà
più m'innamora,
giacché ti fece amor povero ancora. (2 v.)

3. Tu lasci il bel gioir del divin seno,


per giunger a penar su questo fieno. (2 v.)
Dolce amore del mio core,
dove amore ti trasportò ?
O Gesù mio,
per ché tanto patir ? per amor mio ! (2 v.)

4. Ma se fu tuo voler il tuo patire,


perché vuoi pianger poi, perché vagire ? (2 v.)
mio Gesù, t'intendo sì !
Ah, mio Signore !
Tu piangi non per duol, ma per amore. (2 v.)

5. Tu piangi per vederti da me ingrato


dopo sì grande amor, sì poco amato!
O diletto - del mio petto,
Se già un tempo fu così, or te sol bramo
Caro non pianger più, ch'io t'amo e t'amo (2 v.)

6. Tu dormi, Ninno mio, ma intanto il core


non dorme, no ma veglia a tutte l'ore
Deh, mio bello e puro Agnello
a che pensi? dimmi tu. O amore immenso,
un dì morir per te, rispondi, io penso. (2 v.)

7. Dunque a morire per me, tu pensi, o Dio


ed altro, fuor di te, amar poss'io?
O Maria. speranza mia,
se poc'amo il tuo Gesù, non ti sdegnare
amalo tu per me, s'io non so amare! (2 v)

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PROCLAMAZIONE DELLA NASCITA DEL SALVATORE (KALENDA)

Trascorsi molti secoli dalla creazione del mondo,


quando in principio Dio aveva creato
il cielo e la terra
e aveva fatto l’uomo a sua immagine;
e molti secoli da quando, dopo il diluvio,
l’Altissimo aveva fatto risplendere l’arcobaleno,
segno di alleanza e di pace;
ventuno secoli dopo la partenza
da Ur dei Caldei di Abramo, nostro padre nella fede;
tredici secoli dopo l’uscita di Israele dall’Egitto
sotto la guida di Mosè;
circa mille anni dopo l’unzione di Davide
quale re di Israele;
nella sessantacinquesima settimana,
secondo la profezia di Daniele;
all’epoca della centonovantaquattresima Olimpiade;
nell’anno 752 dalla fondazione di Roma;
nel quarantaduesimo anno
dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto;
quando in tutto il mondo regnava la pace,
Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell’eterno Padre,
volendo santificare il mondo con la sua venuta,
essendo stato concepito
per opera dello Spirito Santo,
trascorsi nove mesi, nasce in Betlemme di Giuda
dalla Vergine Maria, fatto uomo:
Natale di nostro Signore Gesù Cristo
secondo la natura umana.

alla fine canto a Betlhemme di Giudea e processione al presepe

INVOCAZIONI

E’ grande il tuo nome su tutta la terra, Signore, più dei cieli essa canta il tuo
splendore. Acclamiamo insieme cantando:

Glo-o-o-o-o-ria in excelsis Deo!

1. Con gli angeli, messaggeri del Signore,


cantiamo: «Santo, santo, santo, il Signore Dio!»:
ecco Colui che era, che è e che viene.
2. Con i padri di Israele, servi del Dio vivente, salutiamo la nostra speranza:
ecco il Figlio della promessa.

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3. Con i figli di Israele, il resto fedele,
alziamo il nostro capo:
ecco il nostro Salvatore.
4. Con i profeti, annunciatori della parola,
proclamiamo la nostra gioia:
ecco la buona notizia.
5. Con Maria, la figlia eccelsa di Sion,
esultiamo in Dio nostro salvatore:
ecco il Messia tra noi.
6. Con tutti gli uomini in attesa della salvezza
accogliamo il Veniente:
ecco il Dio-con-noi, l’Emmanuele.

C – Signore Dio, che ogni anno ravvivi nei nostri cuori la beata speranza della
salvezza, concedi che possiamo contemplare senza timore, quando verrà come
giudice, il Cristo tuo Figlio, che festosamente accogliamo come nostro Salvatore.
Egli vive e regna con te e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli.
T - Amen.

ACCOGLIENZA IN PROCESSIONE DELL’IMMAGINE DI GESÙ


BAMBINO

RINGRAZIAMENTO

Cristo Gesù,
la tua venuta nel mondo
è sorgente di vera e di grande gioia.
La felicità, la pienezza di vita,
la certezza della verità,
la rivelazione della bontà e dell’amore,
la speranza che non delude,
la salvezza, finalmente, a cui ogni uomo aspira,
è a noi concessa,
è a nostra disposizione e ha un nome,
un nome solo, il tuo: Cristo Gesù.
Tu sei il profeta delle beatitudini,
tu sei il consolatore di ogni umana afflizione,
tu sei la nostra pace, perché tu, tu solo
sei la via, la verità, la vita.
Noi proclamiamo che il tuo avvento fra noi,
o Cristo, è la nostra fortuna, è la nostra felicità.
Solo il tuo Natale può rendere il mondo felice.
Chi segue te, Cristo, come tu stesso ci hai assicurato,
non cammina nelle tenebre.
Tu sei la luce del mondo.

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E chi guarda a te vede rischiararsi
i sentieri della vita;
sono sentieri aspri e stretti, alle volte;
ma sono sentieri sicuri, che non smarriscono la meta,
la meta della vera felicità.
Tu sei, Cristo, la nostra felicità e la nostra pace,
perché tu sei il nostro Salvatore.
(beato Paolo VI)

CANTO FERMARONO I CIELI E INCENSAZIONE


Fermarono i cieli
la loro armonia,
cantando Maria
la nanna a Gesù.
Con voce divina
la Vergine bella,
più vaga che stella
diceva così:
Dormi, dormi
fai la nanna, mio Gesù.
RIT. DORMI, DORMI
FAI LA NANNA, MIO GESÙ.
La luce più bella
negli occhi brillava,
sul viso sembrava
divino splendor.
La madre felice
del Bimbo divino,
gridava il suo amore
cantando così:
Dormi, dormi
fai la nanna, mio Gesù. RIT.

PREGHIERA A GESÙ BAMBINO

C - Signore Gesù,
che hai lasciato il tuo cielo
e sei venuto e visitarci, nascendo da Maria,
noi ti chiediamo di rendere il nostro cuore
accogliente alla tua venuta,
perché non perdiamo l’occasione unica
di vederti Bambino,
di vederti uno come noi, uno di noi.
A te ci affidiamo con le nostre famiglie.
A te affidiamo i piccoli e i poveri del mondo
insieme con quanti la nostra cattiveria

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ogni giorno mette ai margini della società.
Tanti problemi oggi affiggono molte famiglie
e tra queste vogliamo che tu abbia
uno sguardo di particolare amore
per quelle
che non hanno neppure il pane sulla tavola.
Mentre ti adoriamo con i pastori ed i magi,
ti supplichiamo per la pace,
che incomincia tra di noi, tra le nostre case
e si estende alle nazioni, a tutti i popoli.
La tua venuta porti pace nei cuori
di tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
Ti preghiamo di ascoltare le nostre voci
e di esaudire quanto ti abbiamo chiesto,
perché sia davvero per tutti il tuo Natale.
T - Amen.

Quanno nascette Ninno,


quanno nascette Ninno a Betlemme,
era notte e pareva miezojuorno...
Maje le stelle,
lustre e belle,
se vedèttero accussí
e 'a cchiù lucente,
jette a chiammá li Magge a ll'Uriente.
Maje le stelle, lustre e belle,
se vedèttero accussí
Se vedèttero accussí

De pressa se scetajeno
de pressa se scetajeno ll'aucielle
cantanno de na forma tutta nova:
Pe' nsi' 'agrille,
co' li strille,
e zompanno 'a ccá e 'a llá:
- E' nato! E' nato! -
- decévano - lo Dio che nce ha criato! -
Pe' nsi' 'agrille, co li strille
e zompanno 'a ccá e 'a llá
E zompanno 'a ccá e 'a llá

Co' tutto ch'era vierno,


co' tutto ch'era vierno, Ninno bello,
nascettero a migliara rose e sciure
Pe' nsi' 'o ffieno,
sicco e tuosto,

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ca fuje puosto sott'a te,
se 'nfigliulette
e de frunnelle e sciure se vestette
Pe' nsí' 'o ffieno,
sicco e tuosto,
ca fuje puosto sott'a te,
se 'nfigliulette
e de frunnelle e sciure se vestette

A no paese che,
a no paese che se chiamma Ngadde,
sciurettero le vvigne e ascette ll'uva.
Ninno mio sapuretiello,
rappusciello d'uva si' tu
ca, tutt'ammore,
faje doce 'a vocca e po' 'mbriache 'e core!
Ninno mio sapuretiello,
rappusciello d'uva si' tu
ca, tutt'ammore,
faje doce 'a vocca e po' 'mbriache 'e core!

Non c'erano nemice


non c'erano nemice pe' la terra:
La pecora pasceva co' 'o lione
Co''o capretto, se vedette
'o liupardo pazzeá
Ll'urzo e 'o vetiello
e, co' lo lupo, 'mpace 'o pecoriello.
Co' 'o capretto,
'o liupardo pazzeá
Ll'urzo e 'o vetiello
e, co' lo lupo, 'mpace 'o pecoriello.

S'arrevotaje 'nsomma
s'arrevotaje 'nsomma tutt''o munno:
lo cielo, 'a terra, 'o mare e tutt''e ggente
Chi dormeva, se senteva
'mpiett''o core pazzeá
pe' la prejezza;
E se sonnava pace e contentezza
Chi dormeva, se senteva
'mpiett''o core pazzeá
pe' la prejezza;
E se sonnava pace e contentezza

Guardavano le ppecore,

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guardavano le ppecore, 'e Pasture
E n'Angelo, sbrennente cchiù d''o sole,
Comparette e lle decette:
- No ve spaventate, no!
Contento e riso!
la terra è addeventata Paraviso!
Comparette e lle decette:
- No ve spaventate, no!
Contento e riso!
la terra è addeventata Paraviso!

A vuje è nato ogge,


A vuje è nato ogge, a Bettalemme,
d''o munno, ll'aspettato Sarvatore...
Dint''e panne 'o trovarrite,
non potite maje sgarrá, arravogliato
e dint'a lu Presebbio corecato
Dint''e panne 'o trovarrite,
non potite maje sgarrá, arravogliato
e dint'a lu Presebbio corecato

A meliune ll'Angiule
a meliune ll'Angiule calaro...
co' chiste se mettettero a cantare;
- Gloria a Dio, pace 'nterra
Nu' cchiù guerra...è nato giá
lo rre d'ammore
che dá prejezza e pace a ogne core
- Gloria a Dio, pace 'nterra
Nu' cchiù guerra...è nato giá
lo rre d'ammore
che dá prejezza e pace a ogne core

Sbatteva 'o core 'mpietto


sbatteva 'o core 'mpietto a sti Pasture
e ll'uno po' deceva 'nfacci'a ll'ato:
- Ché tardammo? priesto, jammo
ca mme sento ascevolí
pe' lo golío
ca tengo de vedé stu Ninno Dio!
- Ché tardammo? priesto, jammo
ca mme sento ascevolí
pe' lo golío
ca tengo de vedé stu Ninno Dio!

Zompanno comm'a ciévere

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zompanno comm'a ciévere ferute,
jettero li pasture a la capanna
Llá trovajeno a Maria
co' Giusepe e 'a Gioja mia
e 'nchillo Viso
provajeno no muorzo 'e Paraviso
Llá trovajeno a Maria
co' Giusepe e 'a Gioja mia
e 'nchillo Viso
provajeno no muorzo 'e Paraviso

Restajeno 'ncantate
restajeno 'ncantate e voccapierte
pe' tantu tiempo senza di' parola...
po' jettanno, lacremanno,
no sospiro pe' sfogá...
da dint''o core,
cacciajeno, a migliara, atte d'ammore.
Po' jettanno, lacremanno,
no sospiro pe' sfogá...
da dint''o core,
cacciajeno, a migliara, atte d'ammore.

C''a scusa de donare


c''a scusa de donare li presiente
se jettero azzeccanno chiano chiano...
Ninno no' li rifiutaje
ll'azzettaje, comm'a che,
po' lle mettette
la mano 'ncapa e li benedicette
Ninno no' li rifiutaje
ll'azzettaje, comm'a che,
po' lle mettette
la mano 'ncapa e li benedicette

Piglianno confedenzia
piglianno confedenzia a poco a poco,
cercajeno lecenzia a la Madonna
Se magnajeno li pedille
co vasille, 'mprimma e po'
chelle mmanelle
a ll'urdemo, lo musso e 'e mascarielle
Se magnajeno li pedille
co vasille, 'mprimma e po'
chelle mmanelle
a ll'urdemo, lo musso e 'e mascarielle

61
Po' assieme se mettettero
po' assieme se mettettero a sonare
e a cantá co' ll'Angiule e Maria
co' na voce, accossí doce,
ca Gesù facette: Aaaah - há...
e po' chiudette
chill'uocchie aggraziate e s'addurmette.
Co' na voce, accossí doce,
ca Gesù facette: Aaaah - há...
e po' chiudette
chill'uocchie aggraziate e s'addurmette.

La nonna che cantajeno


la nonna che cantajeno a me mme pare
ch'avett''a èsse' chella ca mo dico:
Ma 'nfrattanto io la canto,
'mmaggenateve de stá
co li pasture
vicino a Ninno bello vuje pure
Ma 'nfrattanto io la canto,
'mmaggenateve de stá
co li pasture
vicino a Ninno bello vuje pure

Viene suonno da lu cielo,


viene adduorme a sto Nennillo
pe' pietá ch'è piccerillo,
viene suonno e nun tardá.
Gioja bella de sto core,
vorría suonno addeventare,
doce doce pe' te fare
st'uocchie belle addormentá
Ma si Tu, p'essere amato,
Te si' fatto Bammeniello
Sulo Ammore è 'o sonnariello
che dormire te pò fá
Ment'è chesto puó' fá nonna
pe' te st'arma è arza e bona
T'amo t'a...Uh, 'sta canzona
giá t'ha fatto addobbecá!

T'amo Dio, bello mio


t'amo Gioja, t'amo, t'a'

Cantanno po' e sonanno

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cantanno po' e sonanno, li Pasture,
tornajeno a le mantre n'ata vota:
ma che vuó' che cchiù arrecietto
non trovajeno 'int'a lo pietto
a 'o caro Bene,
facevano ogne poco 'o va' e biene
ma che vuó' che cchiù arrecietto
non trovajeno 'int'a lo pietto
a 'o caro Bene,
facevano ogne poco 'o va' e biene

Lo 'nfierno solamente
lo 'nfierno solamente e 'e peccature
'ncocciuse comm'a isso e ostinate
se mettettero appaura,
pecché a 'o scuro vonno stá
li spurtagliune,
fujenno da lu sole, li briccune
se mettettero appaura,
pecché a 'o scuro vonno stá
li spurtagliune,
fujenno da lu sole, li briccune

Io pure sóngo niro


io pure sóngo niro peccatore
ma non boglio èsse' cuoccio e ostinato
Io non boglio cchiù peccare
voglio amare, voglio stá
co' Ninno bello
comme nce sta lo voje e ll'aseniello
Io non boglio cchiù peccare
voglio amare, voglio stá
co' Ninno bello
comme nce sta lo voje e ll'aseniello

Nennillo mio Tu si'


Nennillo mio Tu si' sole d'ammore!
Faje luce e scarfe pure 'o peccatore
Quanno è tutto niro e brutto
comm'a pece, tanno cchiù
lo tiene mente
e 'o faje addeventá bello e sbrennente
Quanno è tutto niro e brutto
comm'a pece, tanno cchiù
lo tiene mente
e 'o faje addeventá bello e sbrennente

63
Ma tu mme diciarraje
ma tu mme diciarraje ca chiagniste
acciò chiagnesse pure 'o peccatore!
Aggio tuorto! Ahje! fosse muorto
n'ora primma de peccá!
Tu mm'haje amato
e io, pe' paga, t'aggio maltrattato
Aggio tuorto! Ahje! fosse muorto
n'ora primma de peccá!
Tu mm'haje amato
e io, pe' paga, t'aggio maltrattato

E vuje uocchie mieje


e vuje uocchie mieje, doje fontane
avit''a fá, de lacreme, chiagnenno
pe' lavare,
pe' scarfare,
li pedille de Giesù
chisá, placato,
decesse: "Via, ca t'aggio perdonato!"
pe' lavare,
pe' scarfare,
li pedille de Giesù
chisá, placato,
decesse: "Via, ca t'aggio perdonato!"

Viato a me si aggio
viato a me si aggio 'sta fortuna!
Che maje potesse cchiù desiderare?
O Maria,
speranza mia
mentr'io chiagno, prega tu;
penza ca pure
si' fatta mamma de li peccature.
O Maria,
speranza mia
mentr'io chiagno, prega tu;
penza ca pure
si' fatta mamma de li peccature.

64
Santa Messa nel giorno di Natale con accoglienza di Gesù bambino
SALUTO DEL CELEBRANTE
C - Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T - Amen.
C – La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello
Spirito Santo sia con tutti voi. T - E con il tuo spirito.

MONIZIONE INTRODUTTIVA
C - Fratelli e sorelle carissimi, nel cuore della notte ci siamo riuniti per celebrare la nascita del
nostro Salvatore.
Nella Liturgia noi riviviamo ogni anno questo mistero di grazia perché possiamo rinascere
anche noi, accogliendo il Verbo di Dio che si fa nostro compagno di viaggio e facendoci suoi
portatori nel mondo che sembra aver smarrito ogni speranza.
Forse il nostro cuore non è così ben disposto, come dovrebbe, ad accogliere e vivere la gioia
del Signore che viene; tuttavia, disponiamoci nel silenzio e nel raccoglimento ad accoglierlo:
egli non mancherà di donarci la pace del cuore, perché anche noi ci uniamo al coro degli
angeli, all’esultanza di Maria, di Giuseppe e dei pastori, contemplando in questa notte la Luce
che dissipa ogni tenebra della storia.

PREGHIERA INIZIALE
C – Preghiamo.
Signore del mondo, il nostro cuore attende il compimento delle tue promesse e la terra intera
anela alla salvezza: manda il tuo Figlio, il Messia Gesù nella sua gloria, e non tardare più,
poiché lui solo è la nostra speranza. Egli è Benedetto con te e lo Spirito Santo ora e nei secoli dei
secoli. T – Amen.

ACCOGLIENZA IN PROCESSIONE DELL’IMMAGINE DI GESÙ BAMBINO

TU SCENDI DALLE STELLE


Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,
e vieni in una grotta al freddo e al gelo. (2 v.)
O Bambino mio divino,
io ti vedo qui a tremar;
o Dio beato !
Ah, quanto ti costò l'avermi amato ! (2 v.)
2. A te, che sei del mondo il Creatore,
mancano panni e fuoco, o mio Signore. (2 v.)
Caro eletto pargoletto,
quanto questa povertà
più m'innamora,
giacché ti fece amor povero ancora. (2 v.)
3. Tu lasci il bel gioir del divin seno,
per giunger a penar su questo fieno. (2 v.)
Dolce amore del mio core,
dove amore ti trasportò ?
O Gesù mio,
per ché tanto patir ? per amor mio ! (2 v.)
4. Ma se fu tuo voler il tuo patire,
perché vuoi pianger poi, perché vagire ? (2 v.)
mio Gesù, t'intendo sì !
Ah, mio Signore !
Tu piangi non per duol, ma per amore. (2 v.)

65
5. Tu piangi per vederti da me ingrato
dopo sì grande amor, sì poco amato!
O diletto - del mio petto,
Se già un tempo fu così, or te sol bramo
Caro non pianger più, ch'io t'amo e t'amo (2 v.)
6. Tu dormi, Ninno mio, ma intanto il core
non dorme, no ma veglia a tutte l'ore
Deh, mio bello e puro Agnello
a che pensi? dimmi tu. O amore immenso,
un dì morir per te, rispondi, io penso. (2 v.)
Dunque a morire per me, tu pensi, o Dio
ed altro, fuor di te, amar poss'io?
O Maria. speranza mia,
se poc'amo il tuo Gesù, non ti sdegnare
amalo tu per me, s'io non so amare! (2 v)

DURANTE LA DEPOSIZIONE PROCLAMAZIONE DELLA NASCITA


DEL SALVATORE (KALENDA)
D - Trascorsi molti secoli dalla creazione del mondo,
quando in principio Dio aveva creato
il cielo e la terra
e aveva fatto l’uomo a sua immagine;
e molti secoli da quando, dopo il diluvio,
l’Altissimo aveva fatto risplendere l’arcobaleno,
segno di alleanza e di pace;
ventuno secoli dopo la partenza
da Ur dei Caldei di Abramo, nostro padre nella fede;
tredici secoli dopo l’uscita di Israele dall’Egitto
sotto la guida di Mosè;
circa mille anni dopo l’unzione di Davide
quale re di Israele;
nella sessantacinquesima settimana,
secondo la profezia di Daniele;
all’epoca della centonovantaquattresima Olimpiade;
nell’anno 752 dalla fondazione di Roma;
nel quarantaduesimo anno
dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto;
quando in tutto il mondo regnava la pace,
Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell’eterno Padre,
volendo santificare il mondo con la sua venuta,
essendo stato concepito
per opera dello Spirito Santo,
trascorsi nove mesi, nasce in Betlemme di Giuda
dalla Vergine Maria, fatto uomo:
Natale di nostro Signore Gesù Cristo
secondo la natura umana.

G – Acclamiamo insieme cantando [dicendo]:

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Glo-o-o-o-o-ria in excelsis Deo!

7. Con gli angeli, messaggeri del Signore,


cantiamo: «Santo, santo, santo, il Signore Dio!»:
ecco Colui che era, che è e che viene.
8. Con i padri di Israele, servi del Dio vivente, salutiamo la nostra speranza:
ecco il Figlio della promessa.
9. Con i figli di Israele, il resto fedele,
alziamo il nostro capo:
ecco il nostro Salvatore.
10. Con i profeti, annunciatori della parola,
proclamiamo la nostra gioia:
ecco la buona notizia.
11. Con Maria, la figlia eccelsa di Sion,
esultiamo in Dio nostro salvatore:
ecco il Messia tra noi.
12. Con tutti gli uomini in attesa della salvezza
accogliamo il Veniente:
ecco il Dio-con-noi, l’Emmanuele.

C – Signore Dio, che ogni anno ravvivi nei nostri cuori la beata speranza della salvezza,
concedi che possiamo contemplare senza timore, quando verrà come giudice, il Cristo tuo
Figlio, che festosamente accogliamo come nostro Salvatore. Egli vive e regna con te e lo Spirito
Santo nei secoli dei secoli. T - Amen.

GRANDE DOSSOLOGIA
Il Celebrante intona la grande dossologia. Quindi si suonano le campane.
GLORIA, GLORIA A DIO NELL'ALTO DEI CIELI
E PACE IN TERRA AGLI UOMINI DI BUONA VOLONTÀ.

Noi ti lodiamo, ti benediciamo,


ti adoriamo, ti glorifichiamo,
ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa,
Signore Dio, Re del cielo,
Dio Padre onnipotente. RIT.

Signore, Figlio Unigenito Gesù Cristo,


Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre,
Tu che togli i peccati del mondo,
abbi pietà di noi;
Tu che togli i peccati del mondo,
accogli la nostra supplica;
Tu che siedi alla destra del Padre,
abbi pietà, abbi pietà, abbi pietà di noi. RIT.

Perchè Tu solo il Santo, Tu solo il Signore,


Tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo,
con lo Spirito Santo
nella gloria di Dio Padre.
Amen. RIT.

67
Colletta
O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del
mondo, concedi a noi, che sulla terra lo contempliamo nei suoi misteri, di partecipare alla
sua gloria nel cielo. Per il nostro Signore...

Deus, qui hanc sacratíssimam noctem veri lúminis fecísti illustratióne claréscere, da, quæsumus,
ut, cuius in terra mystéria lucis agnóvimus, eius quoque gáudiis perfruámur in cælo. Qui tecum.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Is 9,1-6


Ci è stato dato un figlio

Dal libro del profeta Isaia


Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra sulle sue spalle,
e il bastone del suo aguzzino,
come nel giorno di Màdian.
Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando
e ogni mantello intriso di sangue
saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il potere
e il suo nome sarà:
Consigliere mirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace.
Grande sarà il suo potere
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul suo regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.
Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 95


Oggi è nato per noi il Salvatore.

Cantate al Signore un canto nuovo,


cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

68
Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,


risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:


sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

Seconda Lettura Tt 2,11-14


E' apparsa la grazia di Dio per tutti gli uomini.

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito


Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a
rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con
giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria
del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per
riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di
zelo per le opere buone.

Canto al Vangelo Cf Lc 2,10-11


Alleluia, alleluia.
Vi annunzio una grande gioia:
oggi vi è nato un Salvatore: Cristo Signore.
Alleluia.

Vangelo Lc 2,1-14
Oggi vi è nato il Salvatore.

Dal vangelo secondo Luca


In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la
terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria.
Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide
chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva
farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel
luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo
avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto
nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la
notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la
gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse
loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi,
nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il

69
segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito
apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

PROFESSIONE DI FEDE
C - In questo giorno nel quale celebriamo l’incarnazione di Dio in Gesù nato dalla
Vergine Maria, la Liturgia ci invita ora a compiere un gesto durante la Professione di
fede. Siamo invitati tutti a inginocchiarci mentre diremo le parole: «Per noi uomini e per la
nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della
Vergine Maria». Esprimiamo in questo modo la consapevolezza di un Dio che ha scelto di
condividere fino in fondo la nostra esistenza.
Credo in un solo Dio…

PREGHIERA UNIVERSALE
C - Resi fratelli e sorelle dalla nascita di Gesù, abbracciamo i desideri di ogni cuore e
innalziamo a Dio la nostra preghiera, chiedendo il grande dono della pace per tutti gli
uomini che egli ama.
G – Preghiamo insieme cantando [dicendo]:
Ascolta, esaudisci, Signore!

1. - In questa notte, dona la tua luce, Signore, alla Chiesa ed ai suoi pastori, perché si
facciano sempre piccoli e umili come il Bambino nato a Betlemme e con coraggio portino
ad ogni uomo la gioia e la speranza del Messia. Preghiamo.
2. - In questa notte, dona la tua luce, Signore, che ci governano, perché nell’amministrare la
cosa pubblica abbiano a cuore i più poveri ed i più deboli, in cui il Salvatore è apparso
all’orizzonte del mondo. Preghiamo.
3. - In questa notte, dona la tua luce, Signore, a tutti i cristiani, perché sappiano riconoscerti
nel volto di ogni persona che incontrano nel loro cammino. Preghiamo.
4. - In questa notte, dona la tua luce, Signore, a coloro che vivono la loro fede nella
tiepidezza e nel sonno, perché si lascino plasmare dal soffio del tuo Spirito ed questo
Natale sia il “loro Natale”, per una vita piena dell’amicizia che tu instauri con ogni
creatura. Preghiamo.
5. - In questa notte, dona la tua luce, Signore, a tutti i popoli della terra, in particolare a
quelli che abitano la Terra Santa. Sia una luce di pace e di fraternità. Preghiamo.
6. - In questa notte, dona la tua luce, Signore, a tutti i bambini che nascono, a quelli che
soffrono e a quelli che nasceranno. Preghiamo.
7. - In questa notte, dona la tua luce, Signore, a tutte le persone che hanno perso il lavoro,
vivono nella tristezza e disperazione, vedono solo buio dentro e attorno a loro.
Preghiamo.
8. - In questa notte, dona la tua luce, Signore, a tutte le famiglie, in particolare a quelle
segnate dal buio dell'incomprensione, della malattia, della tristezza. Preghiamo.
9. - In questa notte, dona la tua luce, Signore, a chi vive il dramma della solitudine, a chi è
lontano dalla famiglia, a chi si trova in carcere, perché guardando con occhi pieni di
speranza il Bambino che è nato per noi, godano del Suo Amore senza limiti e vedano
annullarsi le distanze che li separano dalle persone loro care. Preghiamo.
10. - In questa notte, dona la tua luce, Signore, a tutti noi che siamo qui e che cerchiamo pace
e speranza, a tutti i nostri cari, a coloro che ti cercano e a quelli che dubitano della tua
luce. Preghiamo.

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C – O Dio, che nell’incarnazione del tuo Figlio hai illuminato con la tua luce questa notte
e ci hai donato nell’umile bambino di Betlemme il segno dell'inizio della nostra salvezza,
accogli ed esaudisci queste nostre intenzioni e donaci la luce della tua presenza. Per
Cristo nostro Signore. T - Amen.

Canto di offertorio
Astro del ciel

Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor!


Tu che i Vati da lungi sognar, tu che angeliche voci nunziar,
luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!

Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor!


Tu di stirpe regale decor, Tu virgineo, mistico fior,
luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
Luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!

Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor!


Tu disceso a scontare l'error, Tu sol nato a parlare d'amor,
luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
Luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!

Sulle Offerte
Accetta, o Padre, la nostra offerta in questa notte di luce, e per questo misterioso scambio
di doni trasformarci nel Cristo tuo Figlio, che ha innalzato l'uomo accanto a te nella
gloria. Per Cristo nostro Signore.

Grata tibi sit, Dómine, quæsumus, hodiérnæ festivitátis oblátio, ut, per hæc sacrosáncta
commércia, in illíus inveniámur forma, in quo tecum est nostra substántia. Qui vivit et regnat in
sæcula sæculórum.

Prefazio di Natale I
Cristo Luce
E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Nel mistero dei Verbo incarnato
è apparsa agli occhi della nostra mente
la luce nuova del tuo fulgore,
perché conoscendo Dio visibilmente,
per mezzo suo siamo rapiti all’amore delle cose invisibili.
E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
ai Troni e alle Dominazioni
e alla moltitudine dei Cori celesti,
cantiamo con voce incessante l’inno della tua gloria: Santo, Santo, Santo …

71
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte
Pater, omnípotens ætérne Deus: Quia per incarnáti Verbi mystérium nova mentis nostræ óculis lux tuæ
claritátis infúlsit: ut, dum visibíliter Deum cognóscimus, per hunc in invisibílium amórem rapiámur. Et
ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia cæléstis
exércitus, hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Antifona alla Comunione Gv 1,14
Il Verbo si è fatto carne
e noi abbiamo visto la sua gloria.

Verbum caro factum est, et vídimus glóriam eius.


ADESTE FIDELES
Adeste fideles
Læti triumphantes
Venite, venite in Bethlehem
Natum videte Regem angelorum
Venite adoremus
Dominum

En grege relicto humiles ad cunas


Vocati pastores adproperant
Et nos ovanti gradu festinemus
Venite adoremus
Dominum

Æterni Parentis
Splendorem æternum
Velatum sub carne videbimus
Deum infantem pannis involutum
Venite adoremus
Dominum

Pro nobis egenum et fœno cubantem


Piis foveamus amplexibus
Sic nos amantem quis non redamaret
Venite adoremus
Dominum

Ergo qui natus die hodierna,


Jesu, tibi sit gloria,
Patris aeterni, Verbum caro factum est
Venite adoremus
Dominum

RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE


** G – Cristo Gesù,
la tua venuta nel mondo
è sorgente di vera e di grande gioia.
La felicità, la pienezza di vita,
la certezza della verità,
la rivelazione della bontà e dell’amore,
la speranza che non delude,

72
la salvezza, finalmente, a cui ogni uomo aspira,
è a noi concessa,
è a nostra disposizione e ha un nome,
un nome solo, il tuo: Cristo Gesù.
Tu sei il profeta delle beatitudini,
tu sei il consolatore di ogni umana afflizione,
tu sei la nostra pace, perché tu, tu solo
sei la via, la verità, la vita.
Noi proclamiamo che il tuo avvento fra noi,
o Cristo, è la nostra fortuna, è la nostra felicità.
Solo il tuo Natale può rendere il mondo felice.
Chi segue te, Cristo, come tu stesso ci hai assicurato,
non cammina nelle tenebre.
Tu sei la luce del mondo.
E chi guarda a te vede rischiararsi
i sentieri della vita;
sono sentieri aspri e stretti, alle volte;
ma sono sentieri sicuri, che non smarriscono la meta,
la meta della vera felicità.
Tu sei, Cristo, la nostra felicità e la nostra pace,
perché tu sei il nostro Salvatore.
(beato Paolo VI)

FERMARONO I CIELI
Fermarono i cieli
la loro armonia,
cantando Maria
la nanna a Gesù.
Con voce divina
la Vergine bella,
più vaga che stella
diceva così:
Dormi, dormi
fai la nanna, mio Gesù.
RIT. DORMI, DORMI
FAI LA NANNA, MIO GESÙ.
La luce più bella
negli occhi brillava,
sul viso sembrava
divino splendor.
La madre felice
del Bimbo divino,
gridava il suo amore
cantando così:
Dormi, dormi
fai la nanna, mio Gesù. RIT.

73
Dopo la Comunione
O Dio, che ci hai convocati a celebrare nella gioia la nascita del Redentore, fa' che
testimoniamo nella vita l'annunzio della salvezza, per giungere alla gloria del cielo. Per
Cristo nostro Signore.

Da nobis, quæsumus, Dómine Deus noster, ut, qui nativitátem Redemptóris nostri frequentáre
gaudémus, dignis conversatiónibus ad eius mereámur perveníre consórtium. Qui vivit et regnat
in sæcula sæculórum.

PREGHIERA A GESÙ BAMBINO


C - Signore Gesù,
che hai lasciato il tuo cielo
e sei venuto e visitarci, nascendo da Maria,
noi ti chiediamo di rendere il nostro cuore
accogliente alla tua venuta,
perché non perdiamo l’occasione unica
di vederti Bambino,
di ved0erti uno come noi, uno di noi.
A te ci affidiamo con le nostre famiglie.
A te affidiamo i piccoli e i poveri del mondo
insieme con quanti la nostra cattiveria
ogni giorno mette ai margini della società.
Tanti problemi oggi affiggono molte famiglie
e tra queste vogliamo che tu abbia
uno sguardo di particolare amore
per quelle
che non hanno neppure il pane sulla tavola.
Mentre ti adoriamo con i pastori ed i magi,
ti supplichiamo per la pace,
che incomincia tra di noi, tra le nostre case
e si estende alle nazioni, a tutti i popoli.
La tua venuta porti pace nei cuori
di tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
Ti preghiamo di ascoltare le nostre voci
e di esaudire quanto ti abbiamo chiesto,
perché sia davvero per tutti il tuo Natale.
T - Amen.

74
CANTI

Tu scendi dalle stelle

1. Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,


e vieni in una grotta al freddo, al gelo.
O bambino mio divino,
io ti vedo qui a tremar.
O Dio beato!
Ah, quanto ti costò l’avermi amato!

2. A te che sei del mondo il creatore,


mancano panni e fuoco, o mio Signore.
Caro eletto, Pargoletto,
quanto questa povertà
più m’innamora:
giacché ti fece amor povero ancora!

Astro del ciel

1. Astro del ciel, pargol divin,


mite agnello redentor.
Tu che i vati da lungi sognar,
tu che angeliche voci annunziar.

Rit. Luce dona alle menti,


pace infondi nei cuor. (2 v.)

2. Astro del ciel, pargol divin,


mite agnello redentor.
Tu di stirpe regale decor,
tu virgineo mistico fior.

3. Astro del ciel, pargol divin,


mite agnello redentor.
Tu disceso a scontare l’error,
tu sol nato a parlare d’amor.

Venite, fedeli

1. Venite, fedeli, l’Angelo ci invita,


venite, venite a Betlemme.

Rit. Nasce per noi Cristo Salvatore.


Venite, adoriamo, venite, adoriamo,

75
venite, adoriamo il Signore Gesù!

2. La luce del mondo


brilla in una grotta:
la fede ci guida a Betlemme.

3. La notte risplende, tutto il mondo attende:


seguiamo i pastori a Betlemme.

4. Il Figlio di Dio, Re dell’universo,


si è fatto bambino a Betlemme.

5. «Sia gloria nei cieli, pace sulla terra»,


un angelo annuncia a Betlemme

DIO SI È FATTO COME NOI

1. Dio si è fatto come noi


per farci come lui.

Rit. VIENI, GESÙ, RESTA CON NOI!


RESTA CON NOI!

2. Viene dal grembo di una donna


la Vergine Maria.

3. Tutta la storia lo aspettava


il nostro Salvatore.

4. Egli era uomo come noi


e ci ha chiamato amici.

5. Egli ci ha dato la sua vita


insieme a questo pane.

6. Noi che mangiamo questo pane


saremo tutti amici.

7. Noi che crediamo nel suo amore


vedremo la sua gloria.

8. Vieni, Signore, in mezzo a noi;


resta con noi per sempre

76
Maria, tu che hai atteso

1. Maria, tu che hai atteso nel silenzio


la sua Parola per noi…

Rit. Aiutaci ad accogliere


il Figlio tuo che ora vive in noi.

2. Maria, tu che sei stata così docile


davanti al tuo Signor…

3. Maria, tu che hai portato dolcemente


l’immenso dono d’amor…

4. Maria, tu che umilmente hai sofferto


del suo ingiusto dolor…

5. Maria, tu che ora vivi nella gloria


insieme al tuo Signor

O CIELI PIOVETE DALL’ALTO

O CIELI PIOVETE DALL’ALTO, O NUBI MANDADECI IL SANTOO TERRA,


APRITI O TERRA E GERMINA IL SALVATOR.

1. Siamo il deserto, siamo l’arsura: Maranathà, Maranathà.


Siamo il vento, nessuno ci ode: Maranathà, Maranathà. Rit.

2. Siamo le tenebre, nessuno ci guida: Maranathà, Maranathà.


Sian le catene, nessuno ci scioglie: Maranathà, Maranathà.

3. Siamo il freddo, nessuno ci copre: Maranathà, Maranathà.


Siamo la fame , nessuno ci nutre: Maranathà, Maranathà. Rit.

4. Siamo le lacrime, nessuno ci asciuga: Maranathà, Maranathà.


Siamo il dolore, nessuno ci guarda :
Maranathà, Maranathà. Rit.

IN NOTTE PLACIDA
In notte placida per muto sentier,
dai campi del ciel discese l’Amor,
all’alme fedeli il Redentor!

Nell’aura è il palpito d’un grande mister:


del nuovo Israello è nato il Signor,
il fiore più bello tra tutti i fior!

77
Cantate, o popoli, gloria all’Altissimo
l’animo aprite a speranza e all’amor! (2 volte)

In notte placida per muto sentier,


dai campi del ciel discese l’Amor,
all’alme fedeli il Redentor!

MARANATHA' (Sal 121)

Maranathà, vieni Signor!


Verso Te, Gesù le mani noi leviam.
Maranathà, vieni Signor!
Prendici con Te e salvaci o Signor.
1. Guardo verso le montagne
donde ci verrà il soccorso,
il soccorso vien da Dio
che ha creato il mondo intero.

2. Sorgi con il tuo amore,


la Tua luce splenderà,
ogni ombra svanirà
la tua gloria apparirà!

3. Santo è nostro Signor,


il peccato egli portò,
dalla morte ci salvò
e la vita a noi donò.

Nell’aura è il palpito d’un grande mister:


del nuovo Israello è nato il Signor,
il fiore più bello tra tutti i fior!

78
Il presepe di p. Vincenzo Rosario M. Avvinti OP

Il presepe ricostruito,
segno della capacità
di rigenerarsi sempre!

Santuario di Madonna dell’Arco - Natale 2019

79
A coloro che hanno reso possibile la ricostruzione di questo presepe
quale mio piccolo grande sogno, oggi di nuovo realtà.

80
Introduzione

L’opera monumentale presepiale che si ammira nelle antiche cantine del convento del
nostro Santuario di Madonna dell’Arco da quest’anno accoglie anche il presepe di p.
Vincenzo Rosario M. Avvinti OP. Costruito per la prima volta nella chiesa di S.
Antonio a Posillipo nel Natale 2013, fu montato successivamente all’altare maggiore
del Santuario di Madonna dell’Arco nel Natale 2014.
In occasione poi dell’ottantesimo anniversario di fondazione della Congregazione
delle Suore Domenicane di “S. Maria dell’Arco”, p. Vincenzo ha costruito il suo
presepe come opera permanente presso i locali retrostanti la casa generalizia “Santa
Caterina da Siena” in Sant’Anastasia (NA), per farne una cappella per la preghiera
privata personale.
Rimasto per tre anni in quel luogo, nel luglio 2019, per l’impegno e la volontà di p.
Alessio Romano OP, priore del convento e rettore del Santuario di Madonna
dell’Arco, è stato spostato ed accolto nuovamente nel nostro Santuario per rimanere
definitivamente ammirabile insieme ai presepi che già risiedono nei sotterranei del
convento.
Realizzato durante il suo percorso di malattia, p. Vincenzo ha voluto fare di
quest’opera un dono manifesto di passione e amore per il mistero di Dio nella
Incarnazione, in ringraziamento alla Vergine Maria per la forza concessagli
nonostante fosse in chemioterapia nel percorso della stessa. Oggi per p. Vincenzo il
presepe è ammantato di maggiore valore poiché, avanzando lo stato della sua
malattia, la ricostruzione è stata particolarmente ardua e problematica a causa
dell’incipiente difficoltà di deambulazione. Questa ricostruzione dunque ha assunto
per lui un valore sacrificale.
Il Priore e la comunità dei PP. Domenicani, per rendere possibile la ricostruzione del
suddetto presepe, ha fatto risistemare un nuovo spazio dei sotterranei, quello delle
antiche cantine del convento in cui veniva prodotto il vino, rendendo così ancora più
caratteristica la visita dei presepi.
Nel 1965, per opera di fr. Attilio M. Cassano OP, si aprirono i sotterranei del
convento e fu costruito il primo presepe di cui lui stesso ne fu l’autore. Da quel
giorno tanti altri artisti donarono ed esposero al Santuario i loro presepi, divenendo
così una vera e propria galleria di arte presepiale.
Ma l’origine del presepe di Madonna dell’Arco è da attribuire sicuramente al primo
parroco della parrocchia appena costituita, p. Eugenio M. Giovanniello OP, che nel
1960 costruì il primo presepe in una cappella del Santuario. Da allora fu un
susseguirsi di idee per realizzare annualmente presepi sempre più grandi e sempre più
belli.
Negli ultimi anni la mano artistica di p. Michele Spinali,sacrista del Santuario della
Madonna dell’Arco ha creato scene nuove del presepe a grandezza naturale e
risistemato molte della vecchie grandi e piccole.
Ma la cosa bella che va sottolineata è che a 55 anni dalla costruzione del primo
presepe nei sotterranei del convento, pur cambiando le istanze culturali, un altro frate
ha voluto realizzare il suo presepe nelle antiche cantine adiacenti gli spazi già
destinati, quasi a dire la continuità nella tradizione ma soprattutto a sottolineare il

81
valore di un’opera così preziosa e di elevatissima importanza pastorale soprattutto per
il nostro tempo secolarizzato.
Costruito con materiali di riciclaggio, il presepe di p. Vincenzo vuole gridare
l’incarnazione di Cristo che avviene in qualunque situazione di vita e in ogni cuore.
Così come vuole annunciare la possibilità per tutti di risorgere dalle macerie di
qualunque avvenimento. È costituito da 200 pastori piccoli e 103 pastori da 30 cm
vestiti tutti dalle sue mani operose. Gli abiti di cui sono abbigliati i pastori non sono
secondo i canoni del presepe settecentesco, ma di più comuni fattezze, alcuni con le
sete di San Leucio, altri con velluti variopinti. Mentre l’ambiente della realizzazione
dell’opera è prettamente roccioso tipicamente siciliano che richiama il suo paese natio

Descrizione del Presepe

L’ambientazione in un luogo diverso da quello gerosolimitano dice che Gesù viene in


ogni ambiente, e non solo nella Terra Santa. Ogni luogo, ogni cuore che accoglie il
Signore viene reso tempio dello Spirito Santo e trono per il Re del cielo, fosse anche
sede una grotta brutta e sporca, covo di peccato e di tenebra.
Il paesaggio è costituito da tre montagne che custodiscono tre grotte. Le discese da
queste montagne guidano il visitatore attraverso il presepe, in un viaggio fatto di
tappe precise e codificate, ciascuna simboleggiata da un personaggio o da una figura.
Ogni elemento del paesaggio ha un significato simbolico preciso. Così ad es. il ponte
indica il passaggio per l’aldilà e l’ignoto; il fiume rappresenta il tempo, ma anche la
vita nel suo scorrere costante e sempre nuova, e così via.
Il presepe è una sacra rappresentazione di alcuni momenti evangelici legati alla
redenzione ma anche di un ambiente di vita bucolico e per alcuni versi leggendario.
Mostra, in uno spaccato di vita quotidiana, l’evento della nascita di Gesù, la gioia e lo
stupore che l’umanità ha provato, ed ancora oggi prova, di fronte all’avvenimento
straordinario dell’incarnazione e della nascita del Verbo di Dio. Ma è anche la
concretizzazione della proiezione psicologica del bisogno del divino che è in noi.
Il visitatore che arriva al presepe è portato perciò a cercare il significato allegorico e
simbolico per fare una introspezione spirituale per il proprio cammino di adesione al
mistero rivelato. Pertanto non bisogna ammirarlo come un pezzo da museo, quanto
piuttosto come occasione per immergersi nel Mistero.

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Si scorge, in alto, un piccolo paesino arroccato su una montagna e, progressivamente,
ai piedi di questo monte altri agglomerati di case con la loro vita ordinaria, con
proporzioni piccolissime, come di un paese all’orizzonte visto dalle nostre finestre. La
particolarità di questa piccola parte del presepe sta nella misura delle case e dei
pastorelli che vanno da 1 fino a 8/10 cm . Se si approfondisce lo sguardo, si
scorgono dei particolari sfiziosissimi che riportano al ricordo poetico di una vita che
fu.

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A sinistra di questo monte sulla seconda
montagna si erge il grande castello di
Erode Antipa con la sua vita cortigiana
e viziosa, luogo di una dinastia che nel
tempo vedrà immoralità e crudeltà,
soprattutto durante il regno di suo figlio
Erode il Grande, succedutogli durante
l’infanzia di Gesù. Già a partire dalla
sua nascita, questo casato nutre ostilità
verso di Lui per l’instabilità che
potrebbe apportare al trono reale.
Affianca Erode la moglie del fratello
Filippo, Erodiade, e davanti al castello,
Salomè, figlia di Erodiade e Filippo.

Uscendo dalla muraglia del castello, alle


pendici del monte, una grotta accoglie i
pastori che sono intenti nel loro lavoro di
pastorizia e di lavorazione del latte. I pastori
erano, al tempo della nascita di Gesù,
persone sospette che si rifugiavano sui
monti (spesso per nascondersi o per fuggire
dalla vita rurale) e si davano alla pastorizia
come ripiego e quale unico lavoro possibile.
Si scorgono 3 pastori: uno in piedi, mentre
sta facendo rientrare il suo gregge, con una
pecorella sulle spalle, simbolo profetico della
misericordia di Dio di cui Gesù parlerà
anche attraverso l’immagine del buon
pastore che ritrova la pecorella smarrita; a
seguire, un pastore che munge le pecore, un altro che quaglia il latte appena munto
per farne formaggi freschi.

Ma lo sguardo è subito rapito da un’altra


grotta, centro di tutto il presepe e trait d’union
delle due montagne: la grotta in cui si
rifugeranno Maria e Giuseppe per far sì che
venisse alla luce il Signore dei cieli. Grotta
che aveva ospitato il tempio di cui si vedono
ancora le macerie: solo alcune mura e una
colonna ai cui piedi troviamo un capitello e
dei massi che ci fanno pensare a un crollo. Si
vuole sottolineare cioè come con la venuta di
Cristo sono crollate le antiche credenze
perché egli viene a fare della stessa vita una
espressione divina trasmettendo la sua stessa

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vita. Vivendo nella fede del Figlio
di Dio, non da sudditi sottomessi
al loro padrone, ma con una
relazione paritaria di amore è
possibile percepire la sua custodia
e la sua protezione, fino a godere
della sua stessa gloria. In questa
grotta del tempio antico si realizza
il mistero della nascita che
tradizionalmente viene
rappresentata con i personaggi
della sacra famiglia al centro:
Maria che ha appena partorito;
Gesù adagiato sulla paglia, e
Giuseppe al suo fianco; sul retro,
l’asino e il bue che riscaldano con
il loro fiato il bambino appena
nato.

Davanti alla grotta, richiamati da


un angelo apparso loro durante la
notte mentre facevano la guardia
al loro gregge, troviamo dei
pastori ivi accorsi per constatare
quanto annunciato dall’angelo.
Gli evangelisti sottolineano infatti
come primo evento, succeduto
alla nascita, la discesa degli angeli
con il canto dell’inno dossologico
e, contestualmente, la chiamata
dei pastori, quasi a dire che da
subito quella nascita è un evento
redentivo che porterà in tutto il creato giustificazione, liberazione e riscatto.

Davanti alla grotta si


apre una strada nella
quale è evidente la vita
ordinaria quotidiana. Si
trovano dei venditori,
come il castagnaio che
rappresenta nello
scorrere del tempo il
mese di novembre; poi
ancora la fruttivendola
che espone i suoi
prodotti colorati e

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succulenti, simbolo di abbondanza e ricchezza: nelle sue ceste intrecciate e nelle
cassette di legno mostra uva, pannocchie, anguria, melograni… tutti frutti legati alla
bella stagione e alla sua fecondità. Probabilmente la tradizione delle “nature morte”
del Seicento ha influenzato nel tempo questa figura del presepe.

Poi ancora troviamo la venditrice di pane e di uova,


simbolo proprio della rinascita e della prosperità. E
dall’altro lato un altro pastore alla vendita di latticini
prodotti dal lavoro della pastorizia: un vecchio lattaio
venditore di formaggi che ha disposto con cura i suoi

prodotti sul suo banco di


vendita, come si può
immaginare abbia fatto
ogni giorno, per tutta la
sua lunga vita.

A costeggiare la grande strada-mercato


si scorge dalle finestre di una locanda
l’ordinarietà della vita rurale, tante
persone sedute al tavolo a mangiare e a
bere.

E poi ancora tre casette che mostrano uno


spaccato di vita quotidiana.

Dentro ad una di queste, la più frontale alla vista


del visitatore, si può scorgere un anziano signore
che, chiusa la Sacra Scrittura e posta sul suo
comò, si sta riscaldando al suo piccolo braciere,
quasi a dire che ora quella parola dei profeti è
giunta a realtà.

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Andando più avanti, lo sguardo è
attirato dal Santuario di Madonna
dell’Arco posto sulla collina, con i suoi
battenti e la tammorra.

Alle pendici di questo monte la vita quotidiana


ordinaria lascia intuire alcune scene molto
particolari: il macellaio che mentre taglia la carne
accudisce ai porcellini (nella simbologia dei mesi
dell’anno è associato infatti al mese di gennaio
quando, tradizionalmente, in campagna veniva
ucciso il maiale).

Una panetteria rurale che fa anche da pizzeria, particolare


culturale prettamente
napoletano, con alcuni
pastori che ne degustano
la pizza (associato al
mese di giugno). Il
fornaio e la sua bottega
simboleggia la dottrina
cristiana e in particolare
il significato speciale
dato da essa al pane
nell’Eucarestia.

Si trova poi la casa di Benino, particolarmente centrale in questo spazio e per certi
versi un po’ sproporzionata rispetto agli altri ambienti, per sottolinearne la
particolarità.

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Benino è il pastore dormiente che sogna la nascita di
Gesù e quanto avviene in quel giorno. Nel sogno Benino
cerca di liberarsi dai vizi per andare incontro al Salvatore
con il cuore puro, motivo per il quale è rappresentato con
sette pecorelle di cui tre con le corna e quattro senza che
rappresentano appunto i vizi capitali di cui la superbia, la
lussuria e l’ira che imbrigliano particolarmente il cuore
umano, dai quali Benino nel suo sogno di salvezza cerca
di liberarsi.
Questo personaggio, legato in particolare alla cultura
napoletana, è messo in risalto nella “Cantata dei pastori”,
opera del teatro religioso tardo-seicentesco del gesuita siciliano Andrea Perrucci, in
cui viene rappresentata la nascita di Gesù proprio come nel sogno di Benino. Sogno
reso plastico come un fotogramma permanente. Egli dorme, mentre la sua famiglia è
impegnata nei lavori quotidiani eppure nonostante i tentativi non si sveglia. In casa si
scorge la nonna nella stanza da pranzo seduta a preparare la tavola; poi la mamma
che sta lavorando al telaio e, davanti alla casa, il padre Armensio che intento al lavoro
cerca invano di svegliare Benino. Questo sonno profondo sembra attribuirsi al vino:
Benino infatti ha le guance arrossate e tiene in mano un fiaschetto di vino, ma Benino
sogna e mentre sogna il presepe rimane realtà.

A seguire, si trova un
falegname intento a portare la
legna da lavorare con accanto la
moglie che impaglia le sedie.
Un mestiere che richiama
quello di San Giuseppe e
dunque riveste un significato
simbolico più incisivo rispetto
agli altri artigiani.
Troviamo poi la fioraia con il suo banco pieno di fiori. È
l’immagine della rinascita di tutto il creato a seguito della
nascita di Gesù!
Al suo fianco, è possibile
vedere una scala
attraverso la quale si
giunge ad una casa dove
vengono rappresentate
varie scene di vita famigliare che evocano il
normale corso della vita: un neonato che giace nel
suo lettino; sul terrazzo una ragazza intenta a
stendere i panni che viene corteggiata da un
giovane; ancora un altro giovane seduto a terra
davanti l’uscio di casa con un fiasco in mano e
accanto il suo fascio di legna; una donna che si

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affaccia in attesa del marito che torna dal lavoro; e infine un nonno mentre mangia
seduto a tavola e una nonna che rassetta la camera al piano superiore.

Usciti così dal grande presepe tradizionale, si è subito richiamati alla terza montagna
sovrastata dal grande tempio, all’interno del quale una presenza insolita per il presepe
tradizionale ne mostra tutta la sua originalità e particolarità: sono i santi domenicani
insieme al loro santo fondatore, Domenico di Guzman.
Accanto a lui, un po’ più in basso, troviamo San Tommaso d’Aquino, membro
eccelso di questo sacro Ordine, il quale con lo studio e l’insegnamento, con gli scritti
e la predicazione, ragguagliò tutte le conoscenze teologiche.
A seguito di San Tommaso si trova San Pietro da Verona martire. Fu ucciso in odio
alla fede in un agguato, durante il quale fu colpito con un’ ascia in testa e un pugnale
nel petto. Prima di morire, con il suo sangue, scrisse per terra: “Credo”!
Sotto al Fondatore, al centro tra i vari santi, emerge S. Caterina da Siena. Mistica
contemplativa, ricevette le stigmate invisibili di nostro Signore e, in una visione, la
fede nuziale in occasione dello sposalizio avuto con lo Sposo eterno presentatole
dalla Santissima Vergine Maria. Caterina seppe affrontare politici e sapienti, e riuscì a

89
far tornare il Romano Pontefice da Avignone a Roma, scalzando fuori l’antipapa che
intanto si era insediato illegittimamente sul soglio Petrino.
Sul lato destro del santo fondatore si scorge S. Alberto Magno, vescovo e maestro
nell’università di Parigi. Fu colui che accolse alla sua scuola San Tommaso d’Aquino.
Accanto e abbracciato da lui si vede San Vincenzo Ferrer, noto come predicatore
“apocalittico”.
Davanti a loro si impone San Pio
V. Fu il papa della controriforma
cattolica a seguito della riforma
luterana: guidò il Concilio di
Trento; fondò i seminari per la
formazione del clero e istituì per
loro l’uso del breviario
obbligatorio; fece stampare e
diffondere la Sacra Scrittura perché
fosse alla portata di tutti; istituì e
diffuse il Santo Rosario e la
preghiera dell’Angelus, centrando
in tal modo la giornata di ogni
fedele sul mistero di Cristo, dalla
sua incarnazione e nascita fino alla
gloria del paradiso.
Sui gradini del tempio si trova
Santa Rosa da Lima, altra mistica
contemplativa che nella sua terra
natia (Perù) quasi rimarcò le orme
di Santa Caterina da Siena.
Sul lato opposto troviamo invece San Martino de Porres, frate cooperatore, anche lui
peruviano, il quale nella sua semplicità mostra come via di santità il sevizio ai poveri e
l’abnegazione totale di se stesso. Tutti messi insieme, manifestano ciascuno una
modalità diversa di santità nelle tipologie dissimili di vita e di culture, tutte guidate e
orientate dalla spiritualità di San Domenico.
Ad ascoltare i domenicani e a usufruire della loro opera di sapienti predicatori del
mistero di Dio ci sono gli intellettuali, rappresentati qui in abiti sontuosi arricchiti da
gioielli e pietre preziose. A
destra del tempio si trovano
subito i vari mestieri: gente che
lavora e che ha fatto del senso
del dovere una virtù eroica
quotidiana quale espressione di
ordinarietà nella sequela della
volontà di Dio.

90
Sotto la roccia del tempio,
negli inferi della terra, negli
abissi più profondi si scorge
l’inferno con Lucifero, Satana
il principe dei demoni e
Asmodeo. La nascita di Gesù
sarà la distruzione del potere
di Satana perché con la
redenzione libererà il mondo
dal potere del peccato e
renderà l’uomo capace di
instaurare nuovamente il suo rapporto con Dio. Questo potere di cacciare i demoni è
stato poi trasmesso ai suoi apostoli e ministri fedeli. Perciò, la predicazione fatta con
la santità di vita espressa dai Santi Predicatori è terrore dei demoni.
Le tentazioni diaboliche sono raffigurate nella
terza grotta da zi' Vicienzo e zi' Pascale i quali,
non lasciandosi affascinare dalla parola del
Vangelo, vengono da esse sopraffatti, per cui
abbandonano i loro attrezzi e si concedono alle
ubriachezze e al gioco di azzardo. I loro volti
abbrutiti la dicono lunga in quanto mentre
pensano di godersi la vita seguendo i piaceri
irresponsabili simboleggiati da queste
dipendenze si illudono di trovare la felicità per
vie alternative alla “felicità vera, stabile e duratura per l’eternità”.
Vicinissima a loro si trova la zingara. È qui raffigurata da
sola, senza bambino e con i cornetti della superstizione
per la scaramanzia in mano. Si dice che abbia previsto la
nascita del Salvatore da una donna: sicura di essere lei
quella donna, è stata tramutata in civetta. Rappresenta
infatti la superbia e l’idolatria.
Da un varco, si vede in lontananza il mare con tutto il
suo mondo: il lavoro
della navigazione per il
commercio, il trasporto e soprattutto della pesca. A
fianco si scorgono delle barche attraccate e una
pescheria.

91
A lato di quest’ultima si trovano alcuni lavori
ormai quasi scomparsi del tutto:

lo stagnaro, con la
vendita di pentole e
secchi;

il conciatore di pelli;
il maniscalco intento a ferrare un
cavallo e lo stalliere. Tutto si svolge
in un borgo rustico secondo le
antiche usanze.

La grotta dell’adorazione dei Magi

L’idea-guida della realizzazione di questo presepe non è stata quella tradizionale ma


tutto è volto a mettere in risalto la centralità assoluta della grotta della natività con
l’adorazione dei Magi. Fino ad oggi, negli scantinati del Santuario di Madonna
dell’Arco, le scene a grandezza naturale che segnano i misteri della nascita di Gesù
descritti nel vangelo di Luca finivano con la natività. In quest’opera di p. Vincenzo, si
aggiunge la scena dell’Adorazione dei Magi. Un varco sormontato da una stella
cometa segna l’ingresso verso la grotta in cui arrivano i Santi Re Magi.

92
La grotta e i personaggi della Sacra Famiglia vogliono fare entrare il visitatore orante
dentro al mistero che in essa è racchiuso e interloquire con i personaggi della Sacra
Famiglia.

Guardando la Madonna occhi


negli occhi, si è spontaneamente
spronati alla preghiera e
all’accoglienza di quel bambino,
che lei offre all’adorazione di
tutti. Gli sguardi infatti sono
alquanto eloquenti. La Madonna,
non è nella posizione ieratica o di
adorazione del “bimbo–Dio”
appena nato, ma seduta in trono e
in atteggiamento di accoglienza,
per mostrare la grandezza di quel
mistero che solo in lei si dispiega
e che solo lei in maniera cosciente e matura può mostrare.
Perciò, coronata Regina e con le dodici stelle sul capo,
manifesta quel mistero che l’ha avvolta sin dall’inizio e grazie al
quale il figlio la onorerà in paradiso al termine della sua vita
terrena, assumendola in anima e corpo in cielo. Il bambino
appena nato, ancora nudo, guarda sorridendo chi si avvicina
quasi offrendosi per farsi conoscere e infondere tenerezza.
La posizione di Giuseppe non è centrale ma al fianco di Maria.
L’abbraccia quasi a manifestare il suo atteggiamento di
protezione e di custodia della sua Santa Famiglia, di padre
putativo di quel bimbo che Maria aveva dato alla luce.
Ai lati della grotta, si notano, a destra oggetti di vita quotidiana
e diversi viveri, mentre a sinistra, arnesi di lavoro e il fuoco per
riscaldare l’ambiente.
I Re Magi, arrivati alla grotta con i doni speciali per il Re del cielo, rappresentano il
fermarsi del mondo e del tempo dinanzi a questo evento
prodigioso. Tradizionalmente sono tre: Baldassarre, il più anziano; Gasparre, il
giovane; e Melchiorre il moro. La loro corsa richiama il percorso degli astri verso il
luogo della nascita di Gesù Bambino, simbolo del sole che sorgendo fa eclissare la
luna.

93
Insegnamento pedagogico

Il presepe non è solo la rappresentazione della Natività,


ovvero della nascita di Gesù Bambino a Betlemme, è
molto più di una semplice ricostruzione della Natività.
Ogni personaggio, ogni scena, ogni dettaglio nasconde
un significato profondo.
Dietro ai personaggi del presepe c’è una tradizione
popolare fatta di storie, leggende, aneddoti, che nel
tempo si sono mescolati con i brani dei Vangeli per dare vita a una realtà unica. È
necessario comprendere che, disponendo le statuine e tentando di ricostruire
un’ambientazione suggestiva, non c’è solo il tentativo di ricreare una bella scena per
celebrare la nascita di Gesù Bambino. Il dato di partenza era questo ma nel corso dei
secoli questa particolare forma d’arte presepiale ha assunto una dimensione molto più
variegata e profonda, unica nel suo genere che ancora oggi affascina e cattura
l’attenzione di persone da tutto il mondo.
Sì, perché se i personaggi tipici del presepe sono nati a imitazione
dei protagonisti della vita quotidiana, questi erano fin dall’inizio
anche l’incarnazione di simboli precisi e codificati dalla tradizione.
Per questa ragione ogni anno le scene del presepe si popolano di
nuovi personaggi, spesso ispirati a situazioni, a persone, mestieri e
lavori come anche ad attori, politici, soubrette, calciatori. Come a
voler sottolineare che il presepe non ha mai smesso di essere uno
specchio della società e del periodo in cui vive chi lo realizza.
Certo, ci vorrà un po’ di tempo perché queste nuove statuine
assurgano lo stesso valore dei personaggi del presepe classico.
Ma già oggi enumerare tutti i personaggi del presepe è una bella impresa. Si dice che
esso sia composto da settantadue figure, che comprendono non solo personaggi
tipici, ma anche luoghi ed elementi del paesaggio. Nulla è lasciato al caso e chi vorrà
realizzare un presepe come si deve dovrà tener presente alcune regole fondamentali
su come e dove collocare queste figure e, soprattutto scegliere quali figure non
possono mancare. Ogni singolo oggetto, ogni singola
figura, sono posizionate in modo preciso per raccontare
una storia, per trasmettere un’emozione, per dar vita a un
equilibrio tanto fragile quanto necessario. Un equilibrio
perfetto che è lo stesso su cui si basa l’ordine del mondo,
ovvero quello tra forze apparentemente in contrasto,
opposte, ma che in realtà trovano proprio nel loro
bilanciarsi la ragione d’essere: vita e morte, bene e male,
luce e oscurità. Anche i venditori e i commercianti, come
abbiamo visto, hanno spesso un significato simbolico che
travalica il loro ruolo. Per questo è interessante soffermarci
sul significato dei mestieri.

94
Un accenno alla Storia del presepe napoletano

È la storia stessa del presepe a giustificarne la profondità di simboli e intenti. Il primo


documento che attesta la presenza di un presepe nella zona di Napoli risale al 1021 e,
la storia di quei secoli è disseminata di accenni e testimonianze che ci fanno
comprendere come, fin da allora, il presepe fosse considerato una rappresentazione
non solo religiosa ma anche di grande pregio artistico, dono prezioso e gradito da
parte di nobili e perfino principi ai luoghi di culto.

Dobbiamo tuttavia aspettare il XV secolo per trovare i primi esempi di sculture in


legno realizzate appositamente da maestri artigiani, come i fratelli Giovanni e Pietro
Alemanno, primi scultori di figure per la Natività, o Pietro Belverte, al quale
dobbiamo il primo presepe ambientato in una vera grotta costruita con pietre portate
dalla Palestina.

Nel XVI secolo si iniziarono a realizzare statuine in terracotta per uso privato, alle
quali spesso venivano date le fattezze dei committenti. Con il presepe realizzato da
San Gaetano da Thiene, considerato l’inventore del Presepe napoletano, nell’ospedale
degli Incurabili, nasce la tradizione di allestire il presepe nelle chiese e nelle case in
occasione del Natale, rimuovendolo per il resto dell’anno. È anche l’inizio del
presepe barocco, nella chiesa degli Scolopi, composto da manichini snodabili di
legno, inizialmente a grandezza naturale, poi più piccoli, riccamente abbigliati con
stoffe pregiate. Durante tutto il Seicento il presepe napoletano si evolve, e gli
elementi sacri che lo caratterizzavano originariamente iniziano a subire sempre di più
la contaminazione del mondo profano. Case, botteghe, scene di mercato, taverne,
strade popolate da un’umanità variegata e non scevra di brutture, deformità… La
realtà esasperata al punto da farsi arte.

Ma è nel Settecento che il presepe napoletano conosce la sua Età dell’oro. Non più
appannaggio esclusivo di chiese e luoghi di culto, diventa un elemento di pregio per i
palazzi dell’aristocrazia, che fanno a gara per aggiudicarsi le opere migliori degli artisti
più famosi e rinomati. I personaggi sono realizzati in filo metallico ricoperto di
stoppa, con testa e membra in legno dipinto e, successivamente, in
terracotta. Giuseppe Sanmartino fu solo uno dei grandi scultori napoletani del
Settecento a cimentarsi nell’arte presepiale e a dare origine a una scuola. Moltissimi
artisti rinomati si dedicarono alla realizzazione delle figure in terracotta per il presepe
per tutto il Settecento e nel secolo successivo.

95
I personaggi del presepe e il loro significato

Veniamo ad esaminare in dettaglio i personaggi e i mestieri del presepe, il loro


significato più profondo e il simbolismo che celano.

Oltre a quelli fondamentali, componenti la Sacra Famiglia e che sono l’epicentro del
mistero dell’incarnazione, gli altri hanno sempre un significato allegorico e una
posizione ben precisa. Mi piace ricordarne alcuni:

Benino, il pastore dormiente che sogna la nascita di Gesù. Ci sono


molte tradizioni e leggende su di lui. Alcune raccontano che il
presepe nasca proprio dal suo sogno e che cesserebbe di esistere
nel momento in cui si dovesse risvegliare. Simboleggia l’attesa del
Natale, il cammino di ogni uomo verso questo evento miracoloso
e unico. Quindi mai destarlo, mai svegliarlo e mai fare un presepe
senza benino!

Armensio, il padre intento al lavoro.


Il pastore della meraviglia il quale, una volta arrivato
fuori la Grotta, allarga le braccia al cospetto della
Natività. Giunge davanti a Gesù con le mani vuote e tutti lo
rimproverano ma la Madonna gli dice: “Non ascoltarli! Tu hai
compiuto la tua missione! Il mondo sarà meraviglioso finché ci
saranno persone in grado di meravigliarsi”.
La Carmela, la venditrice di pane. È la pastorella dell’abbondanza e
della prosperità. Porta come dono alla Madonna e al bambinello Gesù
il pane e le uova che sono i simboli per antonomasia dell’abbondanza
e della rinascita.
I due zampognari, un adulto e un ragazzo, presumibilmente padre e
figlio; il papà suona la zampogna, il ragazzo il piffero, o meglio, la
ciaramella. Rimangono fuori la grotta senza entrare.
La lavandaia, sempre intenta a lavare i panni. Questa categoria
rappresenta quella delle levatrici che hanno assistito alla nascita di
Gesù e hanno prestato aiuto alla Madonna. I teli che hanno usato per pulire il
Bambinello sono miracolosamente puliti e immacolati, a simboleggiare la verginità di
Maria e l’origine miracolosa di Suo Figlio. L'allegoria della
lavandaia è evidente: pulire i panni rappresenta la pulizia
dell'anima dal peccato. In alcuni Vangeli apocrifi si racconta che
una delle levatrici mise in dubbio la verginità di Maria e, voleva in
qualche modo constatare. Quando si avvicinò a Maria fu punita
per la sua incredulità, e la mano inaridì. La stessa levatrice,
successivamente in adorazione del Bambino appena nato, gli diede
una carezza, e per premio la mano rinvigorì.

96
La zingara, o meglio conosciuta come ciociara, raffigurata in
genere da sola o con un bambino in braccio, si dice che previde la
nascita del Signore da una donna, ma si dichiarò anche sicura che
quella donna sarebbe stata lei stessa. Per aver peccato di
presunzione è stata tramutata in civetta. Rappresenta quindi la
superbia. La zingara col bambino in braccio simboleggia la
profezia della fuga in Egitto. La zingara senza bambino richiama
la passione di Cristo e il dolore immenso della Madonna.
Stefania: È una giovane vergine che, quando nacque il Redentore, si incamminò
verso la Natività per adorarlo. Bloccata dagli angeli che vietavano alle donne non
sposate di visitare la Madonna, Stefania prese una pietra, l'avvolse nelle fasce, si finse
madre e, ingannando gli angeli, riuscì ad arrivare al cospetto di Gesù il giorno
successivo. Alla presenza di Maria, si compì un miracoloso prodigio: la pietra starnutì
e divenne bambino, il futuro Santo Stefano, il cui compleanno si festeggia il 26
dicembre.
Il vinaio diffonde il messaggio di morte e
resurrezione perché simboleggia l’Eucarestia. Viene
contrapposto alla figura di Cicci Bacco, retaggio
delle antiche divinità pagane, dio del vino, che si
presenta spesso davanti alla cantina con un fiasco in
mano. Questo curioso personaggio dal nome buffo,
guida un carretto trainato da due buoi e carico di
botti di vino. Con il suo aspetto rubicondo, il ventre
prominente, è spesso
circondato da
zampognari e suonatori di flauto che richiamano a loro
volta i riti dionisiaci volti all’ebrezza e all’eccesso.
Dunque Cicci Bacco ricorda quanto sia sottile il confine
tra sacro e profano, come lo è quello tra bene e male.
I vari bottegai e i vari mestieri: rappresentano poi lo scorrere del tempo e il
divenire dei mesi. Ognuno infatti è
associato a un mese: Gennaio,
macellaio o salumiere; Febbraio,
venditore di ricotta e formaggio;
Marzo, pollivendolo e venditore di
uccelli; Aprile, venditore di uova;
Maggio, rappresentato da una coppia di
sposi recanti un cesto di ciliegie e di
frutta; Giugno, panettiere o farinaro;
Luglio, venditore di pomodori; Agosto,
venditore di cocomeri; Settembre,
venditore di fichi o seminatore;
Ottobre, vinaio o cacciatore;
Novembre, venditore di castagne; Dicembre, pescivendolo o pescatore.

97
Il pescatore, insieme al cacciatore, raffigura la lotta
dell’uomo per la sopravvivenza. Tra i mestieri del
presepe, il pescatore è uno di quelli che riveste una
valenza positiva e confortante. Contrapposto alla
figura del cacciatore, che s’incontra poco prima, il
pescatore comunica un senso di serenità e sollievo, sia
esso seduto in riva al fiume, con la canna tra le mani e
la lenza gettata nell’acqua, o nella piazza del mercato,
accanto al banco del pesce. Come il cacciatore
rappresenta la morte, così il pescatore rappresenta la
vita, e lo si capisce dal suo aspetto un po’ trasandato,
ma colorato, vivace, dal guizzare dei pesci sul banco di
vendita, o alla lenza. Con una camicia aperta sul petto
e pantaloni arrotolati sotto il ginocchio è un’altra delle
figure caratteristiche del
presepe napoletano.
Rappresenta la vita, ma anche il basso-inferno, l’Ade,
contrapposto all’alto-mondo celeste incarnato dal
Cacciatore e perciò disposti da una parte all’altra del
presepe. Ma il pescatore richiama anche San Pietro, il
“pescatore di anime”, e in generale la simbologia del
pesce utilizzata già dai tempi delle persecuzioni cristiane
per indicare Gesù. Il pesce fu infatti il primo simbolo dei
cristiani perseguitati dall'Impero romano.
Il cacciatore: sebbene possa sembrare anacronistico, è armato di
fucile. Essendo una figura allegorica ne prendiamo il significato
perché simboleggia la morte. Sta vicino alla parte alta del fiume.
Insieme al pescatore simboleggia i cicli di vita–morte, giorno–notte,
estate–inverno e la dualitkà del mondo celeste e di quello dell’Ade.
Il venditore di stoffe: come spesso avviene, il
venditore di stoffe è rappresentato come un mercante
straniero, in questo caso un moro, riccamente abbigliato. Si racconta la
storia di un mercante giunto da lontano per vendere la propria merce in
una notte diversa da tutte le altre notti. Proprio per questo motivo la
sua presenza è particolarmente significativa. È posizionato davanti al
castello di erode portando le sue stoffe avvolte nel sacco di iuta.
I due compari: zi' Vicienzo e zi' Pascale che giocano a carte
e bevono vino sono la personificazione del Carnevale e della
Morte, quasi a significare il prendersi gioco della vita e dei suoi
valori. Si presentano come due amiconi allegri e spensierati. In
realtà simboleggiano rispettivamente i due solstizi (24
dicembre 24 giugno). Al cimitero delle Fontanelle in Napoli si mostrava un cranio
indicato come “A Capa ‘e zi' Pascale” al quale si attribuivano poteri profetici, tanto
che le persone lo interpellavano per chiedere consigli sui numeri da giocare al lotto.

98
L’osteria: in una leggenda napoletana, si narra di un
oste che nei giorni precedenti il Natale ammazzò tre
bambini, li tagliò a pezzi e li mise in una botte, con
l’intento di servirne le carni agli avventori, spacciandole
per filetti di tonno. Ma giunto San Nicola all’osteria
benedisse quei miseri resti e resuscitò i tre bambini.

Tra i personaggi del


Presepe non si può
ignorare la nutrita presenza
di animali di ogni tipo. I più ‘famosi’ sono
sicuramente il bue e l’asinello, che riscaldarono Gesù
bambino con il loro alito. Il primo avrebbe attirato con i
suoi muggiti la Sacra Famiglia nella stalla e avrebbe
rinunciato a mangiare la paglia fresca per permettere alla Madonna
di preparare con essa un giaciglio più morbido per Gesù nella
mangiatoia, mentre il secondo
li avrebbe accompagnati nel
lungo viaggio fino a
Betlemme. Data la presenza di molti pastori, è
naturale pensare che vi fossero pecore e caprette
in abbondanza. Si racconta che una di loro abbia
offerto la sua lana calda alla Madonna perché potesse
confezionare una coperta per scaldare il Bambino. Le
antiche storie raccontano che gli
animali parteciparono in modo
attivo e consapevole alla
Natività, inginocchiandosi e
restando immobili, quasi in
preghiera. Le leggende
raccontano anche che essi parlassero tra loro e che il loro linguaggio risultasse
comprensibile anche per alcuni esseri umani presenti e che dai loro discorsi
avrebbero potuto trarre informazioni preziose per l’anno che sarebbe venuto. Si
trovano poi anche altri animali da cortile e da lavoro, come cavalli, mucche, oche,
maiali, uccelli, spesso accompagnati dai loro pastori, ma si possono trovare anche
animali esotici, come scimmie, pappagalli e dromedari. La cultura popolare ha creato
numerose leggende intorno a questi animali. Si racconta delle tortore e del pettirosso i
quali, col loro dolcissimo canto, cullarono il sonno
agitato del piccolo Gesù facendogli dimenticare il freddo.
Si racconta del ronzio delle api nel quale sarebbe nascosta
una lode segreta per la nascita del Figlio di Dio, o ancora
della lucciola, silenziosa e invisibile, che accompagnò i
pastori fino alla stalla e che, sfiorata dalle dita del
Bambino, iniziò a brillare come una piccola stella.

99
Messaggio conclusivo

Se ci immergiamo appieno nella descrizione della Natività da parte degli Evangelisti,


specie in quella di Luca che è molto dettagliata, riusciamo a cogliere l’intensità
dell’atmosfera venutasi a determinare a Betlemme… E in più avvertiamo che in quel
momento vi era qualcosa di indescrivibile, di irripetibile, di assolutamente
trascendente e di inafferrabile, che tuttavia si rivelava a noi: un batuffolo di carne ed
ossa nasceva per noi… ci sorrideva in una notte incantata… ci insegnava l’amore, la
purezza del cuore, il sacrificio, la bontà...

Forse è per rivivere questa pienezza di sentimenti, per appagare la sua sete di
Assoluto, per immaginare la meravigliosa "Notte Santa", che ogni cristiano sente il
desiderio di rievocare, attraverso la costruzione di un presepe, quell’evento così
decisivo e significativo per l’umanità.

Forse, esso rappresenta il desiderio di sentirsi puri come Gesù o, ancora, un bisogno
catartico di rinnovamento interiore che ci faccia realizzare un mondo di bontà, di
serenità e di fratellanza universale, privo di ogni forma di odio e di prevaricazione,
che ci faccia, cioè, essere migliori.

Certamente altissimo è il messaggio che promana dal presepe, le cui radici cattoliche
si ritrovano nel Mediterraneo e di cui è necessario riscoprire il valore religioso,
culturale e simbolico, specialmente nel mondo odierno in cui, per festeggiare il
Natale, predomina l’uso dell’albero, di origine nordica ed espressione di una società
consumistica.

Il presepe, con la sua rievocazione, ci fa riflettere sulla nascita di Gesù, sul Suo essersi
incarnato per noi, sacrificato per la nostra salvezza, per esaltare l’uguaglianza e per
capovolgere le ingiustizie sociali.

Il presepe con la centralità della Sacra Famiglia richiama al senso di unione familiare
nel sacrificio con fedeltà nella stabilità con abnegazione e sottomissione vicendevole
e perciò, deve essere un punto d’incontro per tutti i membri della famiglia, che si
soffermano a guardarlo, a formulare una preghiera, a rilevarne i particolari, a riflettere
su quel Mistero Divino in esso racchiuso. Proprio oggi, in cui la famiglia ed i suoi
componenti sono abbagliati da falsi valori, quali l’egoismo ed il relativismo, il presepe
è un faro luminoso che indica alle giovani generazioni ideali sani e giusti. È
importantissimo che i giovani sentano il calore della famiglia, primo e principale
nucleo sociale, il quale deve essere sano, affinché la società possa risultare giusta ed
equilibrata. Il presepe, perciò, oltre che una rappresentazione sacra della Natività, è
un punto di riferimento per le famiglie cattoliche dell’intero mondo.

P. Vincenzo Rosario M. Avvinti per fare questo presepe ha speso tutto: tempo e
denaro, fatica e dolori indicibili, ci si augura che sia un monito e un invito forte alla
nostra società contemporanea per allontanarsi e distaccarsi da quella laicità culturale
che ha portato al relativismo dei valori e a fare dell’individualismo un assoluto

100
storico, per ritornare a vivere veramente, con quel senso religioso e cattolico, unico
vero modo che porta a costruire la propria vita scegliendo ogni comportamento e
non lasciandosi vivere trasportati dal sentore socialoide, facendo scegliere alle
contingenze di “pereri comuni” o alle mode del momento o peggio ancora al sentire
degli altri, quindi, in modo intelligente e responsabile e, perciò stesso, veramente
umano.

Ratifica di un dono

Il presepe è stato una costante della mia vita ovunque ho dimorato: ne ho costruito uno al mio paese
natio, uno a Bologna nel Convento Patriarcale, e perfino al Cairo in Egitto, ambiente prettamente
musulmano. Ora, con amore infinito verso la mia comunità dei frati che ha reso possibile questa
ricostruzione accogliendo il mio presepe nelle antiche cantine, adeguando il posto alla sua
realizzazione, dono quest’opera sperando di aver fatto cosa gradita perché rimanga a perenne
memoria. Vi amo tutti e tutti benedico di cuore.

P. Vincenzo Rosario M. Avvinti OP

101
Per pregare al Presepe

La nascita di Gesù non appartiene solo a un tempo passato, ma anche al nostro


presente. Il Presepe ci fa contemplare proprio la presenza viva del Signore Gesù
insieme alla santa famiglia di Nazaret. Custodisce in sé una sapienza pedagogica che
non si preoccupa solo di spiegare o di far conoscere, ma anche di far vedere, di
mostrare rendendo presente il fatto di cui si fa memoria.
Nel presepe i credenti non risolvono il mistero dell’incarnazione, ma lo
contemplano e ne esprimono la propria vicinanza.
La Santa Famiglia di Nazaret si fa spazio nella piccola grotta tra le cose di tutti i
giorni per dare alla luce il bambino che Maria porta in grembo e, come quando per
costruire il presepe nelle nostre case si spostano mobili, si bloccano finestre, si
liberano mensole, per dare spazio alla priorita’ del natale cioè la nascita di Gesù, così
dobbiamo imparare che c’è un altro spazio da fare dentro di noi affinché il miracolo
della nascita possa rinnovarsi costantemente soprattutto nel nostro intimo più
profondo.
La cura verso le statuine è un altro modo molto concreto per coltivare la propria
devozione: in esse c’è l’immagine di quello che è stato e che ancora si compie. Perciò
il presepe diventa il luogo della preghiera natalizia, uno spazio in cui le parole
diventano sussurrate o cantate, proprio come è stato per gli angeli nel cielo di
Betlemme.
Apriamo ora il nostro cuore alla preghiera per entrare nel vivo di questo mistero,
davanti a questo presepe, immagine visiva e icona statica del mistero
dell’incarnazione e della nascita di Cristo: luogo di preghiera e di contemplazione,
affinché illumini tutta la nostra vita.
Vieni tra noi, Signore Gesù. Tu sei la stella del mattino, il Giorno che non muore.
Figlio dell’Altissimo, Figlio della Vergine. Fiore del deserto, Acqua che zampilla.
Verbo fatto carne, Dio fatto uomo. Seme di giustizia, Principe di pace. Dono di
salvezza, Volto dell’amore. Vieni tra noi, Signore Gesù.

Padre nostro…

Preghiamo.

O Dio, Padre di ogni consolazione, che hai promesso cieli nuovi e terra nuova, ti
ringraziamo perché ci hai donato questa nuova umanità con l’incarnazione del tuo
Figlio unigenito. Egli è nato sulla terra per parlarci di te e mostrarci che tu hai per
ogni uomo e per ogni donna viscere di misericordia. Concedi a tutti coloro che qui
contemplano il mistero dell’Incarnazione di riconoscere nel bimbo avvolto in fasce la
tua grazia apparsa sulla terra. E, attraverso questo presepe, parla ancora a noi tuoi
figli, rendici attenti alla voce del tuo Spirito; affinché la parola di salvezza che
ascolteremo diventi nutrimento di vita e luce nel cammino verso di te per accoglierlo
nelle nostre coscienze; Te lo chiediamo per l’intercessione della Vergine Madre, nel
nome del Figlio Gesù, il Principe della pace e di S. Giuseppe padre provvidente che
formarono e vissero la santa famiglia e che con te vive e regna per tutti i secoli dei
secoli. Amen.

102
Preghiera davanti al Presepe

Signore, Gesù vengo davanti al tuo presepio con il cuore pieno di fiducia e di
tenerezza. Voglio essere come i pastori che nel cuore della notte si sono alzati per
andare a vedere il Salvatore. Apri anche le mie orecchie per sentire il canto di pace
degli angeli e i miei occhi per vedere in te il Principe della Pace. Che io ti riconosca
come il Messia nella mia vita e mi metta alla tua presenza, come vedo fare al tuo papà
e alla tua mamma in questo presepio. Voglio stare un po’ con te nella tua grotta: solo
qui accanto a te troverò pace e riposo, i miei dubbi si muteranno in certezze, i miei
affanni in quiete, la mia tristezza in gioia, il mio turbamento in serenità.
In questo spazio troverà sollievo il mio dolore, acquisterò coraggio per superare la
paura, mi riempirò di generosità per non arrendermi all’avvilimento e per riprendere
il cammino della speranza.

Maria, vedo nel volto del tuo figlio Gesù la somiglianza con Te. Fa’ che anche io
seguendo i suoi insegnamenti possa conformarmi a Lui e rassomigliare a Te nello stile
di vita, nella sequela autentica del vangelo e nell’esercizio eroico delle virtù.
Madre, mi rifugio in te e sotto la tua protezione imploro santità. Rendimi somigliante
a Lui, per essere sua Gloria e tuo vanto.

San Giuseppe, insegnami a proteggere la presenza di Dio in me come tu hai protetto


Gesù Bambino e la tua Sposa Maria. Aiutami, con l’aiuto dei SS. Angeli, a riconoscere
i subdoli attacchi di chi vorrebbe uccidere in me la presenza viva del Signore che il
Padre ha voluto per me nel giorno del mio Battesimo. Che, dopo la visita a questo
presepio, io guardi Gesù e Maria con lo stesso amore che posso ammirare nei tuoi
occhi.

Angeli Santi di Dio continuate ad essere come oggi la voce di Dio che mi chiama,
invitandomi ad alzarmi dal buio in cui cado a causa delle mie debolezze e del peccato.

Preghiera per accendere una candelina al presepe

Discretamente mi sono infilato in mezzo ai pastori, che vedo ognuno portarti un


dono. Con la Tua nascita, Tu, ti dai tutto a tutti, tutto Te stesso. Io sono a mani
vuote, non ho nulla da offrirti solo qualche carezza e qualche tenerezza. La candelina
che vuole rappresentarmi sia il segno del mio amore e della mia gratitudine per esserti
donato totalmente. Ma tu sorridimi lo stesso e accettami così come sono, come la
fiamma di questa candela che, pur tremola e piccola, illumina e riscalda, ricevi il mio
cuore che vuole accoglierti e sorridimi perché dal tuo sorriso io riceva forza e
coraggio perché anche io impari a donarmi tutto a te.

Gesù accoglimi e sorridimi.

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Preghiera ai Santi Magi

O Santi Magi che viveste in continua attesa della stella di Giacobbe che doveva
ammirare la nascita del vero Sole di giustizia, otteneteci la grazia di vivere sempre
nella speranza di veder spuntare su di noi il giorno della verità, la beatitudine del
Paradiso.
Gloria al Padre…

O Santi Magi che al primo brillare della stella miracolosa abbandonaste i vostri paesi
per andare in cerca dei Re dei Giudei appena nato, otteneteci la grazia di
corrispondere prontamente come voi a tutte le ispirazioni divine.
Gloria al Padre…

O Santi Magi che non temeste i rigori delle stagioni, la scomodità dei viaggio per
trovare il Messia appena nato, otteneteci la grazia di non lasciarci mai intimorire dalle
difficoltà che incontreremo sulla via della Salvezza.
Gloria al Padre…

O Santi Magi che abbandonati dalla stella nella città di Gerusalemme, ricorreste con
umiltà a chiunque potesse darvi notizie certe del luogo ove si trovava l'oggetto delle
vostre ricerche, otteneteci dal Signore la grazia che in tutti i dubbi, in tutte le
incertezze, noi ricorriamo umilmente a Lui con fiducia.
Gloria al Padre…

O Santi Magi che inaspettatamente foste consolati dalla ricomparsa della stella, vostra
guida, otteneteci dal Signore la grazia che rimanendo fedeli a Dio in tutte le prove,
dispiaceri, dolori, meritiamo di essere consolati in questa vita e salvati nell'eternità.
Gloria al Padre…

O Santi Magi che entrati pieni di fede nella stalla di Betlemme vi prostraste a terra
in adorazione dei Bambino Gesù, anche se circondato da povertà e debolezza,
otteneteci dal Signore la grazia di ravvivare sempre la nostra fede quando entriamo
nella sua casa, al fine di presentarci a Dio con il rispetto dovuto alla grandezza della
sua Maestà.
Gloria al Padre…

O Santi Magi che offrendo a Gesù Cristo oro, incenso e mirra, lo riconosceste come
Re, come Dio e come uomo, otteneteci dal Signore la grazia di non presentarci con le
mani vuote davanti a Lui, ma che anzi possiamo offrire l'oro della carità, l'incenso
della preghiera e la mirra della penitenza, perché anche noi possiamo degnamente
adorarlo.
Gloria al Padre…

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O Santi Magi che avvisati in sogno di non ritornare da Erode vi avviaste subito per
un'altra strada verso la vostra patria, otteneteci dal Signore la grazia che dopo esserci
riconciliati con Lui nei Santi Sacramenti viviamo lontani da tutto quello che potrebbe
essere per noi occasione di peccato.
Gloria al Padre…

O Santi Magi che attratti a Betlemme dallo splendore della stella giungeste da lontano
guidati dalla fede, siate simbolo per tutti gli uomini, affinché scelgano la luce di Cristo
rinunciando ai miraggi dei mondo, alle lusinghe dei piaceri della carne, al demonio ed
alle sue suggestioni e possano così meritare la visione beatifica di Dio.
Gloria al Padre…

O perfettissimi adoratori del neonato Messia, Santi Magi, veri modelli del cristiano
coraggio, che nulla vi sgomentò del gravoso viaggio e che prontamente al segno della
stella seguiste le divine aspirazioni, ottenete a noi tutti la grazia che a vostra
imitazione s'abbia sempre di andare a Gesù Cristo e di adorarlo con viva fede quando
entriamo nella sua casa, e non decliniamo giammai dalla strada della santità, che Gesù
ci ha insegnato così bene col proprio esempio, prima ancora che con le proprie
lezioni; e fate, o Santi Magi, che ci si possa meritare dal Divin Redentore le sue elette
benedizioni qui sulla terra ed il possedimento poi della gloria eterna. Amen

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