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PERSONAGGI
ANNIBALE:- Ma non voglio essere un fantasma, mio signore. Dopo tutto non
sono ancora morto. Voglio un comando vero, visibile, in questa guerra, e non una
regia occulta. E così saluto te e il tuo venerabile consigliere.
ANNIBALE VA VIA. SI CHIUDE IL SIPARIO.
SPHYSSOS:- O grande re, non fidarti di Annibale. La sua fama sinistra è ben
meritata: egli è perseguitato dalla sfortuna. E nella sfortuna egli minaccia di far
versare coloro che si affidano alla sua protezione.
CHARICEUTES:- Fallo imprigionare, signore. La consegna di Annibale ai Romani
ti garantirà una pace vantaggiosa, profittevole, duratura.
ANTIOCO:- Egli vuole un comando. Ed io volevo farne un ispiratore segreto.
CHARICEUTES:- Perché egli crede che la dea alata che gli sta sopra sia Nike e non
la sfortuna. Ma chi è protetto davvero da Nike vince sempre negli scontri
decisivi. Mentre chi gode dell’attenzione di una sua sorellastra trionfa negli
scontri secondari, ma perde all’ultimo giro. Non è Annibale l’uomo a cui affidare
la Siria. E noi teniamo al tuo regno, o signore.
ANTIOCO:- No, miei nobili consiglieri. Non lo metterò in catene. Un sogno alcuni
giorni fa mi ha persuaso del contrario.
SPHYSSOS:- Che cosa, dunque, o mio signore, ti spinge a dare fiducia al
Cartaginese?
ANTIOCO:- State a sentire. Ero a cavallo sulla strada di Magnesia, equipaggiato
come se fossi in battaglia. Mi si presentò un uomo dall’aspetto dimesso,
trasandato; coperto di una veste scura, e mi disse di essere orfano, ma di non
aver perso mai la forza di combattere quei nemici. che lo avevano reso tale. Io lo
scacciai in malo modo, anche un po’ impressionato. Ed egli se ne andò. Ma,
quando ormai era lontano all’orizzonte, fece cadere la sua veste e si palesò nelle
fattezze di Ercole.
SPHYSSOS:- Chi era quell’uomo, grande re?
ANTIOCO:- Quando Annibale mi chiese udienza, io ricollegai subito a lui l’uomo
di quel sogno. Io penso che il destino ci abbia portato in dono un grande
guerriero... Però non voglio che si esponga, non volevo per lui il comando. Volevo
che i Romani avessero paura di sospettare la presenza di Annibale dietro i nostri
trionfi, prima di accertarla...
CHARICEUTES:- E se non fosse Annibale, mio signore? Se fosse al contrario
qualche valente generale di Siria, o magari tu stesso, augusto sovrano? Tu, che
con la tua forza autorevole, costringi a far retrocedere persino un’erculea
minaccia?
ANTIOCO:- Provate a pensare allo sgomento, alla sorpresa, alla meraviglia
quando sapranno che Annibale, il terrificante Annibale, combatte per noi?
Pensate solo a questo, signori.
SPYSSOS:- Lascerai dunque che sia Annibale a prendere il comando del tuo
esercito, scavalcando tutti i nostri degnissimi condottieri? E mettendo in ombra
la tua gloria, o signore?
ANTIOCO:- La fortuna, solo la fortuna ha messo sulla mia strada Annibale. La
fortuna che vuole la distruzione dei Romani. Di questo io sono convinto, signori.
E dunque sì, gli darò un comando. Ma un comando che sorprenda.
Un’utilizzazione inedita del grande Annibale.
SPHYSSOS:- Mio signore, in quale ruolo di comando dovrebbe sorprendere, lui
che in quello che gli era più congeniale, dopo il Ticino, la Trebbia, il Trasimeno e
Canne fallì nello scontro più importante? In che altro memorabile modo vuoi che
ti deluda quel grande perdente?
ANTIOCO - La flotta. Lo metterò a capo della flotta. Di sicuro i Romani non si
aspettano che egli guidi le truppe di mare. Annibale per loro è l’incubo campale.
Ed io ne farò un fantasma che naviga.
SPHYSSOS:- La flotta, mio signore?
ANTIOCO:- Sì, Sphyssos. Così è deciso.
CHRARICEURTES:- E Magnesia, grande re? Che significato ha quella località, se
ha un significato?
ANTIOCO:- Lì i Romani, sconfitti e costretti alla resa, pronunceranno per l’ultima
volta il nome di Annibale, e scapperanno in preda ad un fiero panico. Questa è la
mia promessa, signori. E con Annibale celebreremo sulle nostre acque una
Egospotami per i Romani. Niente sarà salvato: niente albatri, niente gabbiani a
pelo d’acqua, solo aquile dallo sguardo feroce smorzato che coleranno a picco. E
Annibale non offuscherà la mia gloria: essa sarà resa più grande dall’aver
accettato come suddito il primo nemico dei Romani.
SPHYSSOS:- Eppure io dico di consultare l’indovino di corte, mio signore. Il
nobile Monouchos. Non lasciare che Magnesia diventi la nostra disfatta, per
colpa di un’interpretazione erronea.
ANTIOCO:- No, niente Monouchos, miei signori. Giacché andare contro i vaticini
è da re audace, ma non ascoltarli affatto è da grande re.
CHARICEUTES:- Mio re, Ercole non era orfano.
ATTO II -
MONOUCHOS:- O Romano, non cercare Annibale qui nel palazzo reale né in tutta
la Siria. Egli tornerà contro di voi, quando meno ve lo aspetterete, e giungendo
da dove meno ve lo aspetterete. Che sia vivo o che sia morto, non lo saprete se
non dopo che un brivido avrà tagliato in due il vostro foro, i vostri templi, avrà
fatto gemere le vostre porte. Va’ via dunque, o Scipione, e non cercare tra le
spoglie che spettano al vincitore quel nemico che il tuo orgoglio di figlio ferito ti
ha assegnato.
GETTA AI PIEDI DI SCIPIONE L’ARMATURA. FINE.