Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Nicoletta Vitali
I rovesci della coscienza
Mondo mentale e mondo sociale
nella dialettica della violenza secondo Freud e Fromm
Prefazione di
Roberto Mancini
Aracne editrice
www.aracneeditrice.it
info@aracneeditrice.it
Copyright © MMXVI
Gioacchino Onorati editore S.r.l. – unipersonale
www.gioacchinoonoratieditore.it
info@gioacchinoonoratieditore.it
----
Introduzione
Capitolo I
Il “rivolgimento” psichico
.. Oltre il visibile: l’altra causa, – .. Sine Ratio: l’apparente espres-
sione deforme di una vita psichica insonne, – .. Sprazzi di inconscio
nel pensiero ordinario, – .. Costituzione sessuale della vita psichica:
dalla perversione polimorfa alla sessualità “normale”, – .. L’ambi-
valenza pulsionale, – .. Il distacco dalla realtà e il “rivolgimento”
oggettuale, – .. Principio e termine del rovesciamento epistemico:
la scoperta del dualismo pulsionale, .
Capitolo II
Forme e dinamiche del disumano
.. Proscioglimento del dualismo freudiano: l’eredità univoca della
pulsione di morte, – .. Quando una pulsione si storicizza: con-
figurazioni comportamentali di Thanatos, – .. Natura o cultura?
La semantica della “distruttività”, – .. Contro l’istintivismo: l’in-
natismo giustifica il male, – .. Potenziali umani di distruttività a
confronto, – .. L’esperienza prima della violenza: il trauma, il dolore,
l’aggressività, .
Indice
Conclusioni
Ringraziamenti
Bibliografia
Prefazione
La lucidità della psicanalisi
nell’epoca della banalizzazione
R M∗
Prefazione
e del razzismo. Ciò significa che di volta in volta contano l’io auto-
referenziale, il mercato, la nazione intesa come gruppo etnico a sé
stante, la potenza tecnologica, il capo politico del momento, il ri-
fiuto della relazione con chi è straniero e in condizioni di maggiore
vulnerabilità. Non contano né la persona, né il legame universale di
fraternità–sororità che abbraccia tutti e neppure la relazione vitale
con il mondo naturale, finalmente riconosciuto nel suo valore e non
ridotto a materia illimitatamente sfruttabile.
Questa micidiale confusione antropologica scaturisce da un doppio
oblio: quello della comune dignità umana e quello della permanente
insidia del male, che fa piombare non nell’animalesco, come banal-
mente si dice, bensì nel disumano, in forza di una dinamica realmente
perversa e distruttiva. Così la dignità è oscurata e i diritti sovente sono
evocati semmai solo in chiave di rivendicazione egocentrata da parte
di soggettività in espansione che pensano a se stesse, ma non alla
tutela di chi è più ferito e tanto meno del legame interumano che
include tutti.
La sfida del male a sua volta viene rimossa, già semplicemente per
l’abitudine a ritenere inesistente o impraticabile la differenza tra be-
ne e male, con il consueto corollario dell’invito a non “demonizzare”
niente, come se di qualsiasi cosa o esperienza si dovesse dire sempre
che ha un lato positivo e uno negativo. Il male diventa normale. La
banalità in cui sprofonda la coscienza quando non si fa più domande
sulla legittimità morale delle scelte e dei comportamenti, a suo tempo
esemplarmente denunciata da Hannah Arendt, è diventata una strategia
sistematica di banalizzazione, come ha rilevato lo psichiatra francese
Christophe Dejours. La violenza e l’ingiustizia vengono “naturalizza-
te”, i loro effetti sembrano dati di natura o comunque casuali e privi di
responsabili, mentre la possibilità di trovare un rimedio sembra legata
all’abilità del singolo oppure direttamente alla fortuna. Il risultato è che
il male può trionfare in molte situazioni sociali, economiche e politiche
attuali perché neppure viene riconosciuto come tale e quindi non ci si
attiva per contrastarlo, anzi spesso lo si aiuta con ottusa “buonafede”.
Di conseguenza non si percepisce che l’umanità e il male, lungi dall’es-
sere connaturati come voleva la funesta dottrina teologica del peccato
. Cfr. H. A, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, Milano .
. Cfr. C. D, L’ingranaggio siamo noi, il Saggiatore, Milano .
Prefazione
Introduzione
Il “rivolgimento” psichico
Theodor W. A∗
I rovesci della coscienza
. Jean Martin Charcot (–), medico all’ospedale della Salpêtriére, Parigi. Re-
sponsabile dal del reparto delle convulsionarie, sviluppa grande interesse per i casi
di isteria, avendone riconosciuta la differenza rispetto all’epilessia. Nel viene istituita
per lui una cattedra di neurologia, avendo contribuito notevolmente con i suoi studi ad
ampliare le conoscenze in merito alla fisiologia e patologia del sistema nervoso. Dal
la malattia mentale è annoverata tra gli studi neurologici e distinta da altre disfunzioni
fisiologiche concernenti lo “spirito”. Non fu il primo a testare il metodo ipnotico per la cura
delle presunte degenerazioni del sistema nervoso, ma riponendo particolare attenzione
alle alterazioni fisiologiche indotte nello stato ipnoide aprì la strada al suo allievo Sigmund
Freud per la definizione del funzionamento delle strutture psichiche.