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de Rome
Riassunto
La congiura è un tema trasversale nell'opera del Machiavelli. All'analisi del discorso 'pedagogico' sulle congiure del cap. 6 del III
libro dei Discorsi, l'autrice ha accostato quella delle notazioni pratiche delle Legazioni e Commissarie e poi quella dei racconti di
congiure delle Istorie fiorentine : ha rilevato così continuità e differenze di lessico, linguaggio e punti di vista. Alla luce del
confronto, da un lato, con altri scritti di contemporanei, dall'altro con le fonti cui il Machiavelli attinge, ha cercato di esaminare lo
sviluppo della sua riflessione sulle forme e le prospettive della lotta politica del suo tempo. Ne ha ravvisato un esito significativo
per un verso nella sua critica dei topoi retorici del repubblicanesimo antitirannico ; per un altro nella contrapposizione tra la
congiura propria del mondo comunale, larga e 'tumultuaria' e quella 'ristretta' del '400-'500, destinata a fallire perché ormai priva
del supporto popolare. In ciò si manifesta la presa di coscienza, da parte del Machiavelli, delle nuove condizioni in cui si svolge
la lotta politica nel Cinquecento italiano.
Fasano Guarini Elena. Congiure «contro alla patria» e congiure «contro ad un principe» nell'opera di Niccolò Machiavelli. In:
Complots et conjurations dans l’Europe moderne. Actes du colloque international organisé à Rome, 30 septembre-2 octobre
1993. Rome : École Française de Rome, 1996. pp. 9-53. (Publications de l'École française de Rome, 220);
https://www.persee.fr/doc/efr_0223-5099_1996_act_220_1_4975
in terza rima, a cura di L. Michelini Tocci, Città del Vaticano, 1985, p. 495-96. Le
riflessioni del Santi, «di sapore pre-machiavelliano», sono ricordate da R. Fubini,
Federico da Monteféltro e la congiua dei Pazzi : immagine propagandistica e realtà
politica, in Id., Italia quattrocentesca, cit., p. 253.
36 F. Guicciardini, Ricordi, nn. 19 e 20, ed. cit. p. 10.
37 II Guicciardini ebbe modo di accedere al manoscritto completo dei
Discorsi sulla prima Deca nel 1530, mentre i due ricordi citati sono già presenti in una
prima stesura nella redazione del 1525. Ma non si può escludere che prima di tale
data egli avesse avuto occasione di leggere il capitolo machiavelliano sulle
congiure, che ebbe, come si è detto, circolazione autonoma. È interessante
notare che nella redazione definitiva del 1530 i due ricordi appena richiamati sono
preceduti da una riflessione su Tacito analoga a quella da cui prende avvio il
capitolo del Machiavelli : «Insegna molto bene Cornelio Tacito a chi vive sotto ai
tiranni el modo di vivere e governarsi prudentemente. Così come - aggiunge
tuttavia il Guicciardini - insegna a' tiranni e' modi di fondare la tirannide» (n. 18). Qui
in ogni caso interessa rilevare non l'eventuale rapporto tra i due ricordi guicciar-
diniani ed il testo del Machiavelli, ma la diffusione del motivo della alcatorietà e
perciò della rischiosità delle congiure. Sulle diverse redazioni dei Ricordi e per un
loro raffronto, cfr., oltre all'edizione di E. Scarano citata, M. Gagneau, Reflets et
jalons de la carrière d'un homme politique : les trois rédactions des pensées de
François Guichardin, in Réécritures : II. Commentaires, parodies, variations dans la
littérature italienne de la Renaissance, Parigi, 1984, p. 69-99; E. Lugnani Scarano,
La redazione dei «Ricordi» e la storia del pensiero guicciardiniano dal 1512 al 1530,
in Giornale storico della letteratura italiana, 1970, p. 189-259.
CONGIURE NELL'OPERA DI NICCOLO MACHIAVELLI 21
vamente ricorrente nei suoi scritti. E, pur convinto, non meno del
Guicciardini, dell'importanza della fortuna, e dell'alcatorietà delle
attività cospirative, da un lato indicava ai congiurati le tecniche
della prudenza e dell'agir segreto - procedere entro un numero il più
ristretto possibile di persone fedeli (la sottolineatura è mia e su di
essa tornerò), celare i piani fino all'ultimo a coloro stessi che
dovevano esserne gli esecutori -; dall'altro insegnava ai principi le vie
della prevenzione non meno prudente e della repressione
tempestiva. Questo - la tesa ricerca dei 'rimedi' - il tratto peculiare,
propriamente 'machiavellico', del capitolo.
In diversi casi i 'rimedi' proposti, più che trasmettere regole
effettive di prudenza, sembrano rappresentare in realtà la
giustificazione della narrazione di fatti storici di per sé appassionanti, eretti
ad exempL· di politiche virtù. Alla narrazione, in effetti, il
Machiavelli, che stava anche diventando un letterato e come tale iniziava ad
essere apprezzato dai suoi lettori38, concede forse spesso più che alla
'pedagogia'. Si veda, per fare un solo esempio cui molti altri se ne
potrebbero aggiungere, il racconto tratto da Erodiano, della
tempestiva uccisione di Commodo da parte della concubina Marzia e dei
capi pretoriani Leto ed Eletto, allorché la prima viene casualmente a
sapere che la notizia della congiura è trapelata : racconto animato e
suggestivo, ma in verità assai poco atto, per la straordinarietà degli
eventi narrati, a suggerire regole assolute di comportamento39. Ma
in altri casi i 'rimedi' proposti ai congiurati hanno un sapore
accentuatamente tecnico ed una precisione che verrebbe fatto di definire
di ordine legale, per quanto ciò possa apparire incongruo in un
personaggio considerato lontano dal mondo dei giuristi come
Machiavelli. Non «comunicare mai la cosa, se non necessario ed in sul
fatto»; e non mai a più persone. «Se pure la vuoi comunicare,
comunicarla ad uno solo... perché da alcuno prudente (un esperto di
diritto, vien fatto di chiedersi, buon conoscitore del sistema delle
prove?)40 ho sentito dire che con uno si può parlare di ogni cosa,
perché tanto vale, se tu non ti lasci condurre a scrivere di tua mano,
il sì dell'uno quanto il no dell'altro». Mai mettere, a maggior
ragione, nulla per iscritto : «dallo scrivere ciascuno debbe guardarsi
come da uno scoglio, perché non è cosa che più facilmente ti
convinca che lo scritto di tua mano»41. Anche tra i rimedi proposti al
51 Polybe, Histoires, libre VI, Texte établi et traduit par Raymond Weil avec
la collaboration
52 Discorsi, ΙΠ.
de Claude
6.18. Nicolet, Parigi, 1977, p. 77 (VI. 7.8-9 e VI. 8.1)
26 ELENA FASANO GUARINI
72 Alla vicenda qui ricordata Machiavelli riserva in realtà solo un breve cenno
nel Decennale primo, w. 151-153, dove tuttavia egli sembra soprattutto deprecare
i traumatici esiti interni delle accuse mosse a più cittadini : «e quel condusse in
su le vostre mura/ il vostro gran rebel, onde ne nacque/ di cinque cittadini la
sepoltura» (in Opere letterarie, a cura di L. Blasucci, Milano, 1964, p. 240). Non
meno stringato, e redatto pressoché con le stesse parole, il passo relativo agli eventi
del 1497 nei più tardi Frammenti storici. Assai più ampia è invece la ricostruzione
dell'episodio in Estratto di lettere ai Dieci di Balia, pubblicato (insieme ai
Frammenti) in N. Machiavelli, Le opere, ed. Cambiagi, 1742, v. II, e quindi ed. Fanfa-
ni-Passerini-Milanesi, Firenze, 1873-77, ν. Π, sulla cui attribuzione a Machiavelli
ο ad altri membri della Cancelleria, peraltro a lui strettamente legati, come Bia-
gio Buonaccorsi, cfr. A. Gerber, Niccolo Machiavelli. Die Handschriften,
Ausgaben und Übersetzungen seiner Werke im 16. und 17. Jahrhundert, Gotha, 1912, 1,
p. 13-23; G. Pieraccioni, Note su Machiavelli storico. I- Machiavelli e Giovanni di
Carlo, in Archivio storico italiano, CXLVI, 1988, p. 635-639. Qui le responsabilità
di coloro che furono accusati «come conscii e fautori del pensiero ed ordine de'
Medici di tornare in Firenze» sono esplicitamente ridotte ali' «avere ricevuto
lettere e scritto a Piero per mezzo di un frate», nonché «riso e motteggiato» sulle
prospettive dischiuse dai progetti medicei; e sono invece sottolineate le gravi
conseguenze dell'esecuzione capitale dei cinque maggiori indiziati, voluta da
Francesco Valori : «rimasene la città intenebrata e pregna di vendetta, la quale
poi si sfogò nella morte del Valori l'aprile seguente». Di altri disegni di
restaurazione medicea e delle loro connessioni internazionali il Machiavelli dovette
occuparsi, come è noto, nella sua legazione in Francia, luglio-novembre 1500. Se
grande appare nelle sue lettere, così come in quelle dei Dieci di Balia, la
preoccupazione in
'trattando' perproposito,
quanto il mai
Re di
si parla
Francia,
in quel
il Papa
contesto
ed i Veneziani
di connivenze
andavano
interneallora
ο di
congiure. Cfr. N. Machiavelli, Legazioni. Commissarie cit., I, Bari, 1971, p. 335-
465.
CONGIURE NELL'OPERA DI NICCOLO MACHIAVELLI 33
81 Ibid.
82 Cfr. in proposito soprattutto, con attenzione tuttavia prevalente
all'evoluzione del genere letterario, A. Matucci, Machiavelli netta storiografìa fiorentina e
G.M. Anselmi, Ricerche su Machiavelli storico, Pisa, 1979 e Prolegomeni al
Machiavelli storico, in Id., Le frontiere degli umanisti, Bologna, 1988.
83 Sul complesso rapporto del Machiavelli con L. Bruni, cfr. M. Cabrini, Per
una valutazione delle 'Istorie fiorentine' del Machiavelli. Note sulle fonti del II libro,
Firenze, 1985.
84 Come ha dimostrato G. Pieraccioni, Note su Machiavelli storico. IL
Machiavelli httore delle 'Storie fiorentine' di Guicciardini, in Archivio storico italiano,
CXLVn, 1989, p. 63-97.
85 Oltre a G. M. Anselmi, Ricerche sul Machiavelli storico, p. 117-155
(fondamentale ai nostri fini), cfr., sulla rilevanza dei rapporti del Machiavelli con la
storiografia vernacolare fiorentina, le osservazioni di M. Phillips, Machiavelli,
36 ELENA FASANO GUARINI
91 Ibid., Π. 18.
91 Ibid., Π. 20.
93 D. Compagni, La cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi, RR.H.SS,
nuova ed., ν. ΓΧ parte II, a cura di I. Del Lungo, Città di Castello, 1907, p. 169. Sulle
congiure cfr. anche p. 40, 207- 12 e passim.', e per il significato del termine nel
Compagni le note del Del Lungo a p. 169 e 209.
94 1. Del Lungo, Dino Compagni e /a sua cronica, 4 w., Firenze, 1879-89, 1,
parte Π, p. 596-97 (il rinvio è a D. Compagni, Cronica, Hi, 19, ed. cit. p. 209-210).
95 Istorie fiorentine, Π 22 : voce non diffìcile da diffondere a proposito del
Donati, osserva il Machiavelli, che pare tuttavia manifestare un certo scetticismo
in proposito, «perché il suo modo di vivere ogni civile misura trapassava».
38 ELENA FASANO GUARINI
96 Ibid., II 32.
97 «Con savie parole e cortesi minacce», aveva scritto G. Villani, Nuova
cronica, XII 118 (ed. critica a cura di G. Porta, Parma, 1991, v. Ili, p. 235).
98 «Tutti i capi delle famiglie così nobili come popolane convennono e la
difesa loro e la morte del duca giurorono», scrive Machiavelli, Istorie, II 37. G.
Villani, Nuova cronica, XIII 17, ed. cit. ν. Ill, p. 332, descrive anche il rituale del
giuramento : «quelli del Sesto d'Oltrarno, grandi e popolani, si giurarono insieme
e baciarono in bocca».
99 U. Dotti, Niccolo Machiavelli. La fenomenologia del potere, Milano, 1979,
p. 9. Sul senso del discorso in questione cfr. tuttavia l'ampia analisi di G. Sasso,
Niccolo Machiavelli. IL La storiografìa, p. 312-330. Il discorso del Ciompo
anonimo del Machiavelli può avere qualche spunto anche nella magniloquente
confessione resa dal Ciompo Bugigatto, primo ad essere convocato davanti ai Signori e
poi sottoposto a tortura, in G. Capponi, Tumulto dei Ciompi, in D.M. Manni, Cro-
CONGIURE NELL'OPERA DI NICCOLO MACHIAVELLI 39
nichette antiche di varj scrittori del buon secolo della lingua italiana, Firenze, 1733,
p. 230 sq.
ìoo Marchionne di Coppo Stefani, Cronaca fiorentina, a cura di N. Rodolico,
RR. II. SS., nuova edizione, XXX, parte I, Città di Castello, 1903, p. 799 sq.
101 La fonte principale di Machiavelli sui Ciompi è G. Capponi, Tumulto dei
Ciompi : cfr. su Salvestro de' Medici p. 219, 234 e passim.
102 N. Machiavelli, Istorie fiorentine, HI 13-14. Cfr. con G. Capponi, Tumulto
dei Ciompi, dove il rituale del patto segreto stretto «fuori porta San Piero Gattoli-
ni» tra molti dei «rubaldi e gente minuta» che avevano partecipato alle
precedenti «arsioni e ruberie» in città è evocato in termini simili a quelli già usati da G.
Villani per le congiure contro il duca d'Atene (cfr. nota 92), ma con maggior
dovizia di particolari : «quivi (essi) con grande sagramento e leghe si collegarono
insieme e baciaronsi in bocca d'essere alla morte e alla vita l'uno con l'altro... e die-
rono ordine d'andare a tutti i loro pari alle case, dove dimoravano, a dare il
sagramento e ricevere promessione» (p. 227).
40 ELENA FASANO GUARINI
103 Istorie fiorentine, III. 27. Cfr. anche l'episodio «di maggiore importanza»
avvenuto nel 1400, che conduce al bando degli Alberti raccontato ibid., III. 28.
Per le fonti del Machiavelli, cfr. G.M. Anselmi, Ricerche, p. 117.
104 Ancora evocato in IV. 1.
105 L. Bruni, Historiarum fiorentini populi libri XII, a cura di E. Santini,
RR. IL SS., nuova ed., tomo XLX, parte 3, Città di Castello, 1914-1926, p. 273. De-
CONGIURE NELL'OPERA DI NICCOLO MACHIAVELLI 41
riva dal Bruni il resoconto dello «spiacevole caso» degli «otto giovani sbanditi»
di P. Buoninsegni, Historia fiorentina, Firenze, 1581, p. 742-44, dove però manca
lo spunto bruniano sviluppato dal Machiavelli. Tace sull'episodio la Cronica
volgare di anonimo fiorentino dall'anno 1385 al 1409 già attribuita a Piero di
Giovanni Minerbetti, a cura di E. Belloni, RR. IL SS., nuova ed., XXVII, parte 2, Città di
Castello, 1915-1918. Tace pure G. Dati, Istoria di Firenze dall'anno 1380 all'anno
1405, Firenze, 1735.
106 Cronica volgare, p. 254. La Cronica racconta che il duca avrebbe dato ai
congiurati «grande quantità di moneta» e inviato a Pisa «grande quantità di
gente d'arme e balestrieri» per soccorrerli. A sottolineare la pericolosità e
l'orribilità del «trattato», la Cronica poi afferma che se esso fosse riuscito Firenze
sarebbe caduta sotto Milano e si sarebbe verificato «lo sterminio della città di
Firenze e 1 guastamente e Ί disfacimento di tutto il paese di Toscana».
107 A. La Penna, Brevi note sul tema della congiura netta storiografia moderna,
in Id., Sallustio e la «rivoluzione romana», Milano, 1968, p. 435.
42 ELENA FASANO GUARINI
Rinaldo, nobile cittadino che poco stimava «vivere in una città dove
possino meno le leggi che gli uomini»115, costretto a diventare esule
inquieto ed a perseguire inutili sogni di ritorno, con l'appoggio
esterno dei nemici di Firenze; la perdurante divisione della città.
Di 'congiura' e di 'congiurati' (e di 'pratiche', accordi,
'convenzioni') le Istorie invece parlano a proposito delle complesse vicende
che, nel 1466, condussero al pronunciamento contro Piero de'
Medici, nuovo momento nodale nell'evoluzione del regime, che esse
ricostruiscono sulla base dei Libri de temporibus suis di Giovanni di
Carlo, altro storico antimediceo, non tenero, tuttavia, nel giudicare
quell'azione, «pernitiosissima... res civitati»116. Congiura ambigua,
inizialmente ispirata, secondo il lungo e particolareggiato racconto
del Di Carlo, a cui Machiavelli da credito, dall'ambizioso, potente e
subdolo Dietisalvi Neroni, uomo di fiducia già di Cosimo e poi del
figlio, uno di coloro, dunque - potremmo dire con le parole dei
Discorsi - che avevano «l'entrata facile» presso il Signore e ne
avevano goduto e godevano i favori. Fu costui che, dopo aver suscitato
con i propri malintenzionati consigli lo sfavore popolare e
mercantile contro l'erede mediceo, «si restrinse», scrive Machiavelli, con
altri 'grandi', Luca Pitti, Agnolo Acciaiuoli e Niccolo Soderini,
nell'intento di «tórre a Piero la reputazione e lo stato». Se
nell'impetuoso Niccolo Soderini, il desiderio «che la città più liberamente
vivesse e che secondo la voglia de' magistrati si governasse»117 era
reale, dagli altri esso era assunto a pretestuosa bandiera, e
confluivano nella congiura «umori» assai diversi : ambizioni, interessi e
risentimenti privati. Non è, tuttavia, l'ambigua natura dei moventi la
ragione primaria del giudizio negativo implicito nel racconto
mIbid.
119 Ibid., Vìi 13
120 Sul contrasto tra Niccolo e Tommaso Soderini ed il suo significato
politico, cfr. C. Dionisotti, Machiavellerie, p. 398-99; G. Sasso, Niccolo Machiavelli. IL
La storiografìa, p. 448 sq.
46 ELENA FASANO GUARINI
121 L.B. Alberti, De Porcaria coniuratione, RR. IL SS., XXV, Milano, 1751,
p. 309-314.
122 S. Infessura, Diario della città di Roma, nuova ed. a cura di O. Tommasi-
ni, Roma, 1890, p. 45 e 53-57. Il passo citato è a p. 54.
123 Platynae Historici, Liber de vita Christi ac omnium pontiftcum, a.a. 1-
1474, a cura di G. Gaida, RR. IL SS. nuova ed., Ili, parte 1, Città di Castello, 1913-
24, p. 329 e 336.
124 Istorie fiorentine, VI 29.
125 Discorsi, ΙΠ. 6.18.
CONGIURE NELL'OPERA DI NICCOLO MACHIAVELLI 47
126 B. Corio, Storia di Milano, a cura di A. Molisi Guerra, II, Torino, 1978,
p. 1398-1408. Sulla congiura, vista a partire dai carteggi di Lorenzo il Magnifico,
e dunque da un osservatorio ben più privilegiato di quelli di cui disponeva il
Machiavelli, cfr. oggi R. Fubini, La crisi del ducato di Mihno nel 1477 e la riforma del
Consiglio Segreto ducale di Bona Sforza, in Id., Italia quattrocentesca, p. 107-135.
127 II Corio (Storia di Milano, p. 1408) si limita a ricordare le parole, ben più
solenni nell'assenza di commenti, che il giovane Olgiati avrebbe pronunciato in
un ultimo eroico sussulto, «alquanto resumendo lo spirito» dopo essere stato
tramortito dai primi colpi infertigli dal boia «con il ferro che mal tagliava» : «Col-
lige te, Hyeronime, stabit vetus memoria facti. Mors acerba, fama perpetua».
128 Istorie fiorentine, VII. 33-34.
48 ELENA FASANO GUARINI
140 Sulla composizione del Discursus ed il contesto in cui essa ebbe luogo cfr.
la nota introduttiva di S. Bertelli al Discursus florentinarum rerum post mortem
iunioris Laurentii Medices, in N. Machiavelli, Opere complete, II, Verona, 1979,
p. 419-424; R. von Albertini, Firenze dalla repubblica al principato, p. 20 sq.; G.
Guidi, Niccolo Machiavelli e i progetti di riforma costituzionali a Firenze nel 1522,
in Machiavellismo e antimachiavellici nel Cinquecento, Firenze, 1969, p. 252-268;
G. Silvano, Vivere civile e governo misto a Firenze, p. 93 sq. Sui rapporti con le /5-
torie cfr. M. Marietti, Machiavel historiographe, p. 107-109.
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