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ADHD

E' un disturbo del neuorosviluppo, che presenta un ereditarietà molto elevata (70-80%), colpisce il
5% dei bambini, più maschi che femmine. l'ADHD si manifesta nelle prime fasi di sviluppo del
bambino, spesso prima che frequenti la scuola dell'obbligo, ma, prima dei 4 anni è molto difficile
per i genitori capire che quei sintomi costituiscono un problema . Esso comporta dei deficit dello
sviluppo che compromettono il funzionamento dell'area personale, sociale, scolastica o
lavorativa . L' ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è caratterizzato da una marcata
incapacità di mantenere l'attenzione, di stare fermi, di concentrarsi sull'attività e di frenare gli
impulsi. Ci sono 3 livelli del disturbo; lieve, moderato, grave. Almeno 6 sintomi su 9, tra quelli
indicati nel DSM5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali) devono persistere per un
minimo di 6 mesi e manifestarsi in più di un contesto. Il DDAI (Disturbo da Deficit dell'Attenzione e
Iperattività) comporta gravi difficoltà nell'affrontare i compiti di scuola e anche nella vita
quotidiana, il bambino manifesta disagi nelle relazioni e nelle competenze attese in una certa
fascia di età. Spesso si presenta in COMORBILITA con altri disturbi come il DOP (Disturbo
Oppositivo Provocatorio) e talvolta con l'Autismo: nel DSM5 adesso è permessa una diagnosi in
comorbilità tra ADHD e ASD (Autism Spectrum Disorder). Il DSM5 estende l'età in cui si può
osservare l'insorgenza dell'ADHD per fare diagnosi, fino a 12 anni (nel DSM4 7 anni). Uno dei
grandi disagi del bambino con il disturbo (ma anche da adulto) è il “Time Management”, ovvero la
gestione del tempo: le persone affette da DDAI sembrano sempre rincorrere i compiti della
giornata e arrivano a sera stremati e sentendo di aver concluso poco. Cio genera spesso
frustrazione, ansia e rabbia. Le difficoltà generali possono essere gestite con un buon “Parent
Training” e un “Teacher Training”, cioè, bisogna coinvolgere tutti i soggetti significativi nella vita
del bambino fornendo indicazioni utili anche agli operatori socio sanitari, educatori professionali o
altre figure che si occupano del bambino. Lo specialista di riferimento è il neuropsichiatra infantile,
nel caso in cui si renda necessario intraprendere anche una terapia farmacologica (RITALIN).
Lavorando con un bambino piccolo con ADHA bisogna parcellizzare i compiti complessi, in attività
più piccole fornendo continui Feed-back e premiando i miglioramenti positivi. Non va stancato, va
coinvolto in attività con animali e a contatto con la natura, premiato secondo il principio della
“Token Economy”.

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