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di um generico-ket |x> risulta:una matrice colonna: com indice continuo, ovvero una funzione della variabile reale q. Per il generico. elemento di matrice dell'operatore q si ha. po: <@'|alats a" 86g" (111-32) hen visu tate, dew". ‘appPicazione ai, gad bes si, ott moLtiplicande la £ Sineione, rappresencative dé [x> per qs. Iazione: dello: operatare: p». A tal: uopo- basta: evidentemente ricavame 1a. matrice: rappresentativa: nella rappresentazione: {q}. Per fare cid’ riprendia mo in. considerazione 1"operatore S(E) precedentemente definito: per quanto si & visto, se |q> & L'autoket di base: appartenente all'autovalore q, S(E):|q>& um autoket: appartenente:a q+é,, per cui S(é)|a> = elare> _ che pad’ mostrarsi dover essere: di modulo unitari «lee = 8¢q) [o> c¢ risulta equale aa una “Tnfattis stele = s6e Seaylomm, ang i= 58- ' Quindi: = = 8(q'-q"-€) (111-33) La (III-33) da gli elementi di matrice di S(£); da questi si ricavano subito quelli di ps essendo infatti Spe/K s(é) T= j/k PE - wee la (III-33) si lascia scrivere: 8(q'-q"-E)==-5/YE - 8(q'~")-J/fé —..- e quindi: = 4/5 in SQA =Barma") 2 75 50 ¢qt-g") (111-34) —0 avendo indicato con 6’ la “derivata" della funzione di Dirac. fe 4/5 Seal) Dalla (III-34) otteniamo allorasi octtene ao eip cans per hi derivata della: fanzione ‘rappresentativa dit |x. Definita L"azione di q ep tramite le (III-32) e (III-34) rispettiva- mente, resta definita I'azione di ogni altro osservabile,, cle _di'p'e q & funzione, e quindi la definizione dello spazio degli stati del nostro si— stema pud dirsi completa. Resta solo da verificare la coerenza della co- struzione ed. in particolare che gli operatori definiti dalla: (IIT-32) e (ITI-34) siano effettivamente degli osservabili soddisfacenti alla relazio ne di commutazione (III-29). Che q, definito tramite la (III-32) sia un os servabile & owvio. per il modo stesso con cui @ stato costruito lo spazio E, Cost pure-& facile verificare che p 8 Hermitiano (basta: considerare-la (III-34) e tener presente che ' & una funzione dispari) e che q e p-sod~ distano 1a (111-29); per quanto riguarda quest'ultimo punto. si_ha infatti =(@"=a")= KV; (a'-a") 8 "CQ? -a")=3H8 (@? =e") che;. intermine di’ rappresentativi,, esprime appunto: che & ap -pa = [ap] = 5 a Resta da controllare che: pun osservabile. : Calcoliamoci a. tal uopo i rappresentativi. degli autoket dip. -- 59 - Serivendo l'equazione agli autovalori pip'> = p'|p'> in termini di rappresentativi otteniamo ie 4 ¢ teqlp!= 4/5 gq Galp'>) = p' (III-35) La (III-35) & un'equazione differenziale in (che, ricordiamo, 2 una funzione di q) 1a cui soluzione &= a edP'V/h (111-36) essendo a una costante. La (III-36) ci dice che lo spettro di p & anch'esso continuo, e si estende da -© a +», e, naturalmente, gli autoket hanno norma infinita; scegliendo la costante a nella (III-36) pari (ama) 1/2 essi risultano nor malizzati, e vale quindi la relazione = 8(p'-p") Per mostrare. che p & un-osservabile basta: verificare che 1"insiene dei suoi autoket soddisfa la relazione di chiusura, cioé che risulta: = ">dp
[let apeel = 2 Calcoliamoci. a tal uopo gli. elementi. di matrice: di P,, nelle rappresen. tazione {q};: si ha: +2 ' ja’ dp@ um ket dello spazio delle fasi, noi potremo trasformare: lo Stato” che esso rappresenta, ottenendo un nuovo: stato,. che sari’ rappresen- -tato-da-ur nuovo ket-|u'>, definito a meno: di ur fattore moltiplica- ~~Yivor tipetendo 1"operazione per ogni’ ket potrenio definire;. “a meno’ di fat- tori numerici arbitrari’, una corrispondenza,, e quindi um operatore: T’ che fa-passarer dai- ket: rappresentativi: di statt, intrasformatt a: ket-rappresen— tativi di quelli trasformati- Perch® und tale corrfspomienza: conservi le dinamici,, la: probabilit& che,, essendo: il si proprieta fisiche degli: stat:- 61 - stema nello stato |v-, una misura dia un risultato corrispondente allo sta to |u> dev'essere eguale a quella che la stessa misura dia un risultato corrispondente allo stato |u'> quando il sistema si trova nello stato \v'> deve cio’ essere: [| = | ] (III-37) per ogni coppia di ket |u> e |v>. La nostra corrispondenza quindi conserva il modulo del prodotto sca~ lare; si dimostra che & sempre possibile scegliere i fultori a meno dei quali sono definiti i ket. trasformati (che per la (III-37) sono dei puri fattori di fase) in modo tale che T sia o lineare o antilinesre, avendosi inoltre mm =r'r=1 Ad. ogni trasformazione del. sistema & pnd quindi farsi corrispondere almeno un; operatore: unitario o antiumitario T,. presentandosi.!'uno o L'al~ tro dei. casi’ a seconda. della natura della trasformazione;. per quanto ef ri guarda noi. avremo a. che fare solo. con trasformazioni cui corrispondono o- peratori.unitari.. L!operatore: corrispondente ad una data trasformazione T non. & univocamente definito: se T, & infatti wn tale_operatore,dalla(III~ 47). risulta che quanta meno ogni. altro operatore che differisca da T, per un fattore di. fase: pudi essere: egualmente fatto corrispondere a Ts. si dimo- stra peraltro: che tale embiguit& (che, ovviamente,. nonha conseguenze fisi che), & L'umica: possibile. Vediame ora: come si. trasformano gli osservabili. AL solito: bisogna: imorre: che. le propriet@ fisiche. del sistema now siano alterate- dalla: trasformaziones: se quindi B:& L'osservabile corrispondente ad una: data: grandezza: fisica,, il suo. trasformato. B',. corrispondente alla grandezza trasformata;, dovra esser- tale che il suo valor medio nello sta~ to |u!>,, trasformato: di: |u>,. sia: eguale a quello di B nello stato |u> de~ ve percid essere: = Miu owero,. essendoz Jut> = thar caleta'tl>.— fh =j ; 5 ; 7 , ' Gandia ts By bledary: + Gy nJ= 0 - (1Iz-b4) ©: le analoghe-ottenibili:per permitazione degli indici Conseguenza:inmediata delle*{III-bh).& che, a differenza:di- que} (q1r-43) della quantita di moto,°1e componenti del momento: angolare: non sono: tutte ‘simul caneamente-misurabili. p =Come-ult ime esempid-consideriano “il-gruppo delle-traslazionx:tempora— i, definite-come:segué.."Nelio' spazio-degti-staticdel sistema si: consideri “whet generica:traiettoria~cinematica, cio&una-successione.continua:e rego— lareidi stati: |t>+ 1'azione-di-un:eleaento:dél: gruppo,- caratterizzato dal cerca aemeanes el-trastormare:1o. étato=al “generioovistante: +n eo fee 5 (AMG) (alee) LS & Je oT 10 0. ej = All'operatore . - it 0 =54 = si d& il nome di. operatore dell'energia. Veniamo ora. finalmente- alla. questione: dell' invarienza delle equazio— ni del moto. Consideriamo un certo. sistema. in: evoluzionernel..corso: del_tem- po lo. stato del. sistema. cambier&,, evolvendosi. appunto,, conformemente. alle equazione. del moto del. sistema: stesso. La: successione: temporale- di'tali Stati costituisce: uns. traiettoria dinaice del sistema, dove I'aggettivo Ginamice: indica. appunto che 1a nostre. traiettoria,, oltre ad easere-cinenati_ camente- possibile, soddisfe: le equazicni” der: moto, ea & quindi: eftettivamen- te "pevoczeibitel dal sistema. >- 67 - i trasformazioni. Trasformando istante per istante, tramite un elemento del gruppo, gli stati di une traiettoria dinamica del nostro sistema, ot- terremo una nuova traiettoria che non sar, in generale, ench'essa una traiettoria dinamica, cio€ un possibile modo di evolversi del sistema. Quando accade che gli elementi di un gruppo di trasformazione % trasfor- mino traiettorie dinamiche in traiettorie dinamiche si dice che 1a legge del moto del sistema @ invariante per le trasformazioni del gruppob. Det, to in altre parole, 1a legge del moto di-un sistema 8 invariante per le ‘trasformezioni di un gruppo © se due stati dinamici, trasformati 1'uno nell'altro per mezzo di un elemento di B, conservano tale proprieta nel corso del tempo. Determiniamo le condizioni perch® la legge del moto di un sistema goda di una tale inverianza. Sia |t> una generica traiettoria del sistema e T lo operatore corrispondente ad un elemento & del nostro gruppo di trasforma-. sioni. Per definizione la legge del moto sar& invariente se e solo se la traiettoria corrispondente alla sequenza di ket trasformati [tor =2]t> @-anch! esse-una-traiettoria:dinamica, Cid. equivalle: a: dire: che,, dette U(t;to) L'operatore-di. evoluzione-del. nostro sistema, deve: esistere un.ket [O> te— le che: |t>' coincides, a mena-di-u. fattore di fase,.con. eas Ulsesie) |O> spite Sha Deve cio essere: fee ab) yee 65) Jo> D'altra: parte risulta: [t= 2]t> = FUlt,t)|to> cat) oe essendo |to> il ket corrispondente allo stato iniziales, quinati Aove WQYRSE: TU(t sto) [tor = e@¢*) ult,t5) [o> Crees In particolare per t=to, essendo a(t)=0; U(t,to)=I,. la (TYTSMSE iaghi= ca che sia: ~ Dlto> = [o> : per cui si ottiene: in definitive le condizione: a BU (tbo) [tor = eF* ult to)E| tor che: dovendo valere: ¥ito>», eqivale alla, seguente 8 a ufigta de = ale ye amni6)- "TD tettore di fase nella’ = (rre-6): che. '& priori, pad! veriere ce trasfor, mazione- 68 - priet& gruppali di queste ultime: per molti gruppi esso 8 necessarianente i eguale all'unita; anche quando cid non sie necessario a priori noi suppor- remo che tale condizione sia sempre verificata, col che 1a (III-N6) si seri, ve: . ruts owvero (r.u] =0 (1IT-46") La (III-N6') 8 1a condizione cercata; prendendo U infinitesimo, cio’ : UsU(ttdt,t )=I-j/yH dt & immediato verificare che essa implica che sia: Ez] = 0 (111-87) Viceversa pud dimostrarsi agevolnente che 1a (ITI-47) implica 1a (IIT- ~K6"), per cui pud concludersi dicenio che: condizione necessaria e sufficiente sffinch® 1'equazione del moto di: un eben beter sistema sia invariante per un certo gruppo di trasformazioni a che 1'Ha miltoniano del. sistema’ commti con cutti gli operatori del gruppo,cio’ che 1'Hamiltoniano sia a sus volta invariante. Consideriamo ora: un: generico osservabile,, finzione- degli operatori di ‘gruppo. di-trasformazioni® che- lasciano: invariante- Vequazionedel moto del “54 nostro. sistema: per 1a-(ITT=47) un tale: osservabile- commute: con: Hy. ed 2 per cid (x nom dipende esplicitamente: dal: tempo) una costante del moto; ad ogni gruppo di trasformazioni che lasciano invariante: L'equazione- del. moto. corri_ Sponde: quindi un certo numero’di leggi: di conservazione.. In particolare nel caso-di un gruppo contimio,, ad ogni generatore: infinitesino. corrisponde una: egge Gi conservazione per 1a. grandezza fisica che-esso rappresenta; ai pid _—“pudmostrarsi che ogni altra-legge ai conservazione collegata. agli operato— ri del gruppo. stesso’ consegue da. quelle: legata ai generatori infinitesini. te proprieta di invarianza della legge del moto dipendono,, neturalmen— ‘te,, dalla natura del sistema in oggetto: per un sistema isolato purtuttavia: alcune di tali proprieta sono una conseguenza di assunzioni fondamentali sulla: natura dello spazio e del tempo,. quali 1'omogeneita. del tempo e Ltiso. tropia ed omogeneita dello spazio. _.. Postulare: che: il tempo & cmogenco: significa dire che,. per um sistema- i- solato,. tutti gli istanti-di:tempo sono:equivalenti per cui’ Te: equazioni del moto del. sistema devono. essere. invarianti per une. trasformazione. che sp -Sposti- L'origine dei. tempi, cio8- invarianti per traslazione.temporale. ny ey Pele (MT), Senendo, presente:1'espressions, & suo. tempo. vista. per- 6 - il generatore infinitesino di tele gruppo di trasformazioni, deve quindi aversi: G4 vy. Hl =0 eio® l'Hamiltonianc non deve dipendevs dal tempo. 24 8 quivai, srriame ste, aa costante del moto. In meveanics 2! SSIS Le gre wo os zicne per un sistema isolato consegue isli'smogeneita del tempo, 8 1'ener- gia: cid giustizica l'assunzione che 1'iamiltoniano sia 1'ssservabile che representa l'energia totale di un sisteaa. Anelogamente L'omogeneita deilo. spazio cowno-ta 1'invariaaze delle 2 qQuazioni del moto di un sistema isuiato yer Liassceioe wpaziale: ae cone segue come in meccenica classica la legge di conservazione dell'osservebi- le @ per tale ragione abbiemo chiemato quantita di av: sii 'ixotvopia dello spusio consegue infine L'invariuiea yer covaziuae # your io soaver, vazione del momento angolare totale di wn sistema isolato. tee = salle ora viste, un sistema pud godere di altre proprichd di consertusious, aion ne delle quali non hanno l'analogo in meccanica classica In parit®, delle sinmetri no: purtuttavia:meno’ generali' ai quelle ‘ora viste, noi noi vi ti Jorfeme {coorervazione del dello spin isotopica , ete.);, tali proprieta so.~10- CAPITOLO wW LE RAPPRESENTAZIONI DELLA TEORIA ; L'APPROSSIMAZIONE CLASSICA EATON DELLA TROREA ; L'APPROSSIMAZIONE CLASSICA IV-1. Definizione di reypresentazione. -- Nel capitolo precedente abb:amo visto cone si effettui la descrizio ne di un sistema quentico una volta definito un insieme ai sue variabili dinamiche fondamentali, le relazioni ai commtazione dei corrispondenti os Servabili, nonehé L'espressione esplicita, in termini di teli osservabili, dell'Hamiltoniano che governa il moto del sistema. Si 8 infatti in grado allora, come mostrato, di costruire lo spazio 6 degli stati del sistema,de finendo del pari il significato tisico dei vettori ai 6-col risolvere il Problema agli autovalori per i vari osservabili. del_sistemas impostate e risolte quindi le equazioni fondamenteli del. moto, si pud infine calcolare la distribuzione statica dei risultati di une. qualunque misura-si—voglia effettuare sul sistema stesso. Per risolvere tutti questi:protlenivaivalgenra 6i-aaaliet aello Spa: zio- &, si pud sempre;, quando-nom sie adéirittura: necéssario;, scegiiere in tale: spazio un insieme: completo: di: vettérE drtoidrmalf & rappresentare ope ratori e-vettori a mezzo delle: éortisporidenti- matrici~nelle rappresentazio ‘he avente tale insieme- di vettori come base. Ogni osservabile del sistema-viene- cost’ ad: esser rappresentato dau na matrice Hermitiana, mentre agli stati corrispondono: matrices ¢olonna. o- tiga definite: a meno di un: fattore-moltiplicativo;; come: sizvide a: suo tem— po (cap-II-1), le infinite possibili reppresentazioni si ottengono 1'una dall'altra. per mezzo di trasformazicni unitarie:. Assai spesso-una: rappre— Sentazione viene effettuata in termini ai ur insieme- completo: ai osserva— bili che commutano: tali osservabili ed ogni funzione ai ess sarsiino quin 4i diegonali nella rappresentazione.-71- un sistema ad analogo classico. Consideriamo quindi un sistema ad analogo slassico, ad W gradi di libert&, e siano [q) -.-. ay} = {ai le corrispon- denti variabi! i posizionali. Abbiamo gid visto some si costruisce per un i tale sistema lo spazic degli stati, e ricavate le aavrici rappresentative | degli osservabil1 fondamenva! nella {q} rappresentazione, In essa il rap- Hy preseatarivo di un generico ket |¥> 8 un vettore colonna di componenti “q}w-,cvverc,essendo lo spettro delle q, continuo, una funzione delle N va, riabili a, +++ ays tale funzione Wa, ++. ay) = Wales ; il prodotto scalare tra due_ket | v> e |g si esprime- nella forma ~ 4 — a Vior=c¥| I] pre = = Ip). oPyes si he 7 ‘bons eo!" = sap") P | Ip>ap sara. rappresentato da: une "funzione d'onda. nel_ lo.spazio degli impulsi": ¥p) = <—ply> Si veritica facilmente che ¥(p) 8 1a trasformata ai. Fourier, oppor— tunamente normelizzata, della funzione d'onda (q) della-meccanica ondula. toria. Basta @ tal wopo ricordare (III-6) ché nel caso unidimensionale, il rappresentativo in termine ai q, dell'eutoket |p,> ha 1a. forma Py ay /, =| Bl >aaca]yre(208)"/" ya) @ wn Esa, hay ‘ ‘ Q.E.D. E' facile parimenti mostrare che, dualmente al caso delle meccanica ondulatoria, l'azione di una generica funzione F(p) sulle funzione d'onda 2 puramente moltiplicativa, mentre l'azione del generico q, 8 rappresenta~ ta dall'operatore differenziale jh3/,, - 4 Seriviamo a titolo d'esempio, l'equazione del moto nella forma di Schrodinger per una particella di massa m in un potenziale V(r), il cui Hemiltoniano 8 quindi: 2 - a(x, p) = B+ v(x) Ricaviamoci a tal uopo il generico elemento di matrice di V(r) nel- la rappresentazione degli impulsi (ricordiamo che nella rappresentezione fe) & xt |v(z) [e">=v(2!) 6(r'-r"))- Si ha, ricordando 1a (IV-2): eile) ie-| [e [zfrar!
Moltiplicando a sinistra: per ap'op! |v(x) [pan
2 = vos] V(z) [p">ap"
oweror a¥(p,t) z ja Z v(p,e) Pex ¥(p",t) ap" (IVv-3) on Nella: rappresentazione degli impulsi quind: prende 1a. forma: di im'equazione integrodifferenziale._ ~~" Accemniano- infine alle rappresentazioni im cul L' energie: & diagon: equazione del moto- Th sais conservativi, sono caraterizzate eppunto dall'avere l'energia ura gli osser, vabili di base. Un generico vettore di base |E,a> potra essere contraddistinto dal corrispondente autovalore E dell'energia e dall'insieme a degli autovalori = delle altre costanti del moto che con H costituiscano gli osservabila di i base della rappresentazione. = IL vevtore |v(tj+ che, nello schema 4i Schrodinger, caratterizza lo stato dinamico del sistema, asra da": indi rappresentato dalla "funzione d‘on ViE,a,t) =
= Be,alp(t)>= BE u(E,a,e)_ de cui W(B,a,t) = ¥(B,a,to)e IE tte) ~~~ une: rappresenvazione “dell eergiat quid Ta: funzioné a! onda varia: nel tempo.per un. semplice fattore di. faseyquelunque sia lo stata iniziale (a ditterenza, ad esempio, del caso. della meceanica onduletoria, in cui cid accade solo se si @ in, uno stato. stazionario). Cid & d!abtre:. parte naturales: il quadrato del modulo della funzione d'ondacd& infatti le distribuzione Statistica di E © delle a : cra, poich8 il sistema: & conservativo,, tale ai— stribuzione deve rimanere inalterata nel tempo,, essendo" @ le a costanti del novo. In pratica, le posizione iniziale del: vettore distato’8 spesso individuava tremite le sue componenti in qualche altra rappresentazione jad esempio le {q] . - La soluzione dell'equazione- del moto.8 allora- ottenibile facilmente, vramite la (IV-H) se si sa passare della rappresentazione {q} ad una in termini dell'energia. Dal punto di vista matematico le costruzione della matrice unitaria di questo cambio di. rappresentazione 8 un problema: equi- valente a quello di risolvere il problema degli autovalori per H (e per glia) nella reppresentazione {qi » --15 / IV-k. Il limite classico della meccanica cuanvisvica Si 8 pill volte messo in rilievo,nelle pagine precedenti, come una, se non le caratteristica che essenzialmente distingue le meccanica quanti- stica da quella classica & la presenza nella prima di grandezze non comps— it&, all'origine, come si & visto, del princi- cibili. Tale non compatib: pio di indeterminazione, @ legate al valore finito della costante ai Pla~ nck, cui sempre sono proporzionali i commtatori ai osservabili non comu- tabili. Se il quanto d'azione fosse nullo, tutte le grandezze sarebbero cu scettibili di assumere velori simultanei precisi, e sarebbero verificati i | presupposti per 1a validit& delle meccanica classica. La coerenza del si- 4 stem» sviluppato nelle pagine precedenti richiede quindi che per h tenden- te a zero le equazioni della meccanica quantistica si riducano a quelle jj della meccanica classicas 8 questo in definitive, il contenuto essenziale j del principio ai corrispondenza. Di pil, la meccanica classica deve forni- | re una tuone descrizione dei fenomeni ogni qualvolta il quento-a'azione pud essere considerato trascurabile. In questo paragrafo ci proponiamo ap- punto di mostrare come tali requisiti fondamentali sieno effevtivamente soddisfatti. Conviene a tal uopo servirsi delle, rappresentazione: ondulato— ria della meccanica quantistica. ae Riferendoci,, per semplicit&, al caso di una sola-particelle di massa - n, lo.stata-del nostro-sistema: sera-quindi descritto- da.uns. finzione: d'on- ] de: ¥(r,t)- soddisfacemte all!equazione: di Schrédingert oe (av-5), con Poniamo, i ei/n9lzst) con A ed § funzioni reali. Sostituendo nella (IV-5), con. semplici passaggi,. separando le parte reale-delle immaginaria, si ottiene il seguente sistema ai equazioni ait- ferenziali per A ea S:- 16 - . dinger (1V-5). La seconda delle (IV-6), moltiplicando anbo i menbri per 28, pud essere messa nelle forma: ! 2 aa + G2 38) 29: ' Mee Bao (zv-6") Ora a> 8 1a densité di probsbilita ai presenza della particella: de 2 v8 finendo 1a quantita “3 70 cone densita di corrente di probabilita, le ~ (1V-6') non @ altro che l'equazione ai continuita per la densita ai proba- bilicd: questa quindi si "move" nello spazio delle configurazioni come un _ fluido in un mezzo privo di sorgerti e pozzi e la conoscenza del suo campo — di moto, determinato delle (IV-6), 8 equivalente alla conoscenza della fun i zione d'onda originaria. Nel limite classico la prima delle (IV-6) diviene as, (a? = 3 7 or +V=0 Prendendo il gradiente di ambo i membri, si ottiene per il campo di velocita: ws. - oa ee aha = : or ~ a seguente equadione 2 algety ete (Iv-7) e*passando dalla: derivata: convettiva. & quella: totale: (ciod-effettuata se— guendo il moto di una: "particella: di fluido") dv —— at. - La (1V-7') 8 L'equazione del movo. delle meccanica. classica per une particella in un potenziele V: ognmma delle “particelle ai fluido" si mo— ve quindi classicamente e indipendentemente dalle altre. Riassumendo pos— siamo dire che: ma (v-1") Jnel Limite classico la funzione d'onda. per una.parbicella di massa m del. 1g meccanica: quantistica:descrive il moto di un insieme ai particelle classiche. di massa.mnon. interagenti; la densitae le densit& di corren- te di tale insiene di perticelle in ogni punto-dello spazio sono ad ogni. - istente pari rispettivamente alla densit& di: probabilita e ad alla densi - t8-di corrente di probabilita delle-particella:quantistice: in quel pun — }}t0. ; = ooo Toe In particolare se-la densit& iniziale & di tipo impulsivo,. tale den ~sita rimarré impulsive, descrivends. unex particelta: classica- = Coerentemente;,*comer © facite’veriticare;, pers @IE. osservabili lm meccanicm quantistion aventi. 0-1- assiche, ovverossia 11 leo valor medio ccimeuiey ae te aite classico, col valor medio della sorrispondente grander sa oHuterca ~ colata per io staso classicos se B 8 un tale osvervahile = fy a 8 ate (iva? ia (iV-8), particolarizzata per 11 caso di una densité impulsiva, ma che nel Limite classico tutte 1+ grande person jmuiraned presto. t eisultan? oktenuri per i] ease dt ina parricette meg git ent sistema quale nici, ul oho fy - erenss 4 iprnttura della meccanicu yvansiscica con La clinamien elancion & ase _ sieurata Resteno ds, esaminare le condizioni li spplienbelith 2 mecenn ice ~lasSica: # causa del principio di indetermiuazigue, la deserizione classi, gash taPatti certamente approseimatn i) meglic che "ins Uaad Cnice aauends il considerare un pacchetto d'onda tale che per ogni coppin 4; PB, a2 va~ riabili-coniugete sia any : i/o # “ba deserizione classica consiste nel1'attribuire ad gut particelle: una! posizione ed.ma quantita di moto egueli ai rispettivi velori medi nel.” ‘corrispondente’ stato quentistico,, trascurendo ogni fluttuazione attorna.a_ talicvaloris+Perch’: cid? sits soddisfacente: deve ovviamente: aversi- che: ~ a) i suddetti.. valori_ medi seguono le leggi*classiche: del. moto con: una,.buo— ne-approssimazione- anew - _>) le dimensioni del paechetto siano piccole rispetto alle dimensioni ca~ ratleristiche del problema, ¢ tala rimanguo. ust corse del tempo. Consideriano prima. 1a condizione s). Dalle (IIT-20') otteniamo immediatanente le equazioni del moto per i velori medi delle variabili canoniche + aaa “eolati in: um generico. state; debbone: ceinei der: faa eae Sai peesven. @% “ordine.superioressianoztrascurabili' rrispondenti espressioni vlassiche i valori medi detle -conting deve cio8 aversi in sunt caso: pee eet Pere Weegee eB oie Seedy reese oe © precedenti viceversa sonc rigorosamente valide cio secondo grado elle qe nelle p (particeila ii costante + armonics! © con bucaa ppressimazion= ‘vestensione del pacchetto sia sufficientements se‘rsee le variazioni delie derivate seconde 4 se da e680 occupata, Sian co ricondottt ella ia essenziale ai fini aiaie sioé che, negli intervalli di tempo di interesse, i pacshe aa aon si “sparpagli". Per vedere quando ci8 si verifice, dobbian: hale. Mand iteniato del sistema. sard auinais wee Bea tee FE + vay = deviazioni quadratiche: medie: (tq)* = ~* teressa;. dovra essere piccola.ner. cui. le-serie ottenute e~ - “doveaniosessere! rapidamente comvergenti seis che’ Et-19- Ci8 premesso,della(III-26)e tenendo presente ce Xe @ dipenaono espli, citanense dal tempo a causa ai@ rispettivanente, si ottengono \— facilmente le relazioni: (Iv-12) (Iv-13) Sostituendo V' dalla (IV-11) nella (IV-13) otteniamo, a meno di ter- — mini del terzo ordine, G+ wv" (ee) 0) ovvero & + mv"( (ee v(
)) Poich® H & eostentsy Ta (reat oltre a fissare- una: relazione- tra coerentemente con essay. Lienergia calcolate ‘classicamente’ 8. una costante Ger mito (che perd differisce del valor medio quentistice di una quantita dipendente. dalttestensione del pacchetto. dlonda: e trascurabile quindi nel— Lfambite- deli ‘approssimazione: classicn: s stecsa)~ =: Consideriamo ora. Levoluzione: ai: Procedendo. sper Sins modo. vanalo~ go 8 quanto fatto per x & tenendo. presente:le. (IV-12) si obtiene 2 (cytgtqy"> — 2eqrev!>) da.cui,..sempre a meno di termini del terzo ordine,, 2, M aye a (& — mv"() x) x~ 8 - Classica. Quali casi significativi consideriamo quelli dell'oscillatore ur monico e della particella libera, :n cui, come si @ visto, il centro aei Pacchetco 81 muove in aodo classico, sicch3 la (iV-Ll) e (IV-15) sono rig. 2 re srmonico (Vel /2au’a?), 1. rosamente vaiide. Nel caso dell'osei. seilla intorao a zero con frequenzs angoiare w, meutre x ¢ j oscitian 2 5 torno a il che pone un limite superiore all'intervallo di tempo in cui il suo moto pud essere considerato classicamente. Tale sparpagliamento assume une forma particolarmente semplice se pacchetto & inizialmente minimo: in tal caso infatti yo risulta nullo e si ha: ws 2 +o X= Xo 4 a 2 6q = ago fa+(Sbo-)® 2? (1¥-16) Perché quindi lo sparpagliamento sia trascurabile dev'essere a: ovvero o = %ao ovvero 2 t ~@ Hae Zaltao)” (1V-17) Po essendo per ipotesi Apo+Aao=1/2 A) Nel caso di una particella macroscopica, della massa di lg, la cui posizione sia definita a meno di lum, le (IV-17) fornisce un Limite supe- riore per t dell‘ordine di 10's, pari a circa 300 miliardi ai anni, dura~ a di gran lunga superiore all'et& dell'Universo. Nel caso viceversa di un = elettrone, qualore se ne volesse individuare 1a posizione con la stessa precisione, t risulterebte dell'ordine dei 1¢ picosecondi, tempo in cui an che un elettrone energetico percorre una distanza dell'ordine dei metri.caPITOLO Vv TEORIA DELLA MISURA, LA NATURA DEGLI INSTEMI STATISTICI DELLA MECCANICA QUANTISTICA . Il concetto di misur: — Nel corso di queste’pagine si @ pid volte messo in rilievo il ruolo ogni tondamentale svolto in ogni teoria fisica dell'operazione di misur: “ceoria non @ altro infatti, dal punto di vista operativo, che uno schema logico-matematico atto a collegare tra loro i risultati di operazioni di _aisura. Nei capitoli precedenti si @ esaminato come tale collegamento siz effettuato nello schema della Meccanica Quantistica, facend quindi spesso sso di termini quali "misure” e “risultati di una misura"~ In questo ulti- “go capitolo ci proponiamo di esaminare il significato di tali termini, di- i scutendo innazi tutto che cosa debba intendersi per "misurazione! che In fisica classica, dove si ha a che fare con “oggetti fisici si evolvono in modo deterministico, una misura @ essenzialmente un'opera~ | | _zione che ci permette di conoscere i valori che le grandezze fisiche misu_ \ rate "hanno" nello stato considerato; quanto pia precisa e non ambigua sa~ | __v tale determinazione, tanto migliore sara la misura. Nel caso limite, u~ | na "misura ideale" fornisce la.conoscenza esatta dei valori delle grandez- | ze misurate. In tal modo di vedere deve ovviamente essere modificato nel passaggio alla Meccanica Quantistica, nel cui ambito, come abbiano visto, | non esiste la possibilita di una descrizione dei fenomeni che sia insieme | —esauriente (cio@ includa gli interfenomeni) ed esente da anomalie causali, t e quindi non esiste 1a possibilita dell’intreduzione di un “mondo oggetti, — vo" soddisfacente. Purtuttavia l'essenza del concetto di misura pud venir conservato, _ quando si noti che essa risulta indipendente dall"introduzione di un tal mondo di “oggetti fisici". Affermare infatti, in seguito ad una misura(i- deale) che una grandezza "ha" un certo valore significa essenzialmente di- re che una ripetizione della misura condurrebbe allo stesso risultato,sal- vo che nel frattempo lo stato del sistema non sia mutato~ Conformemente daremo la seguente definizione di misura: Def.V1) Una misura (ideale) & un'operazione fisica che da un determinato = risultato numerico e che,. immediatamente ripetuta, di lo stesso risultato.- 82- t Il termine "inmediatamente" serve ovviamente a garantire che, nello intervallo tra le due misure di cui alla precedente definizione, lo stato del sistema non sia apprezzabilmente cambiato. V-2. La misurazione in Meccanica Quantistica. Nel paragrafu precedente si 8 chiarito cosa debba intendersi per mi- surazione: vediamo ora come cid si inquadri nello schema della Meccanica Quantistica. | IL problema consiste essenzialmente in due punti, che costituiscono il collegamento tra la costruzione teorica e l'esperienza, ¢ n'operazione di misura? e viceversa 2) Dati i risultati di ua misura, come e possibile determinare lo stato del sistema successivo alla misurezione? La risposta al primo punto & data come si @ visto, da uno dei postu- - lati stessi della teoria, le cui conseguenze abbiamo ampiamente esaminato, Ricordiamo solo che, per ogni grandezza fisica, tutti,e soli i possibili risultati di una sua misura sono i pmti dello spettro dell'operatore au- toaggiunto ad essa corrispondente,la probabilita @ di ottenere un valore compreso nell'intervallo D essendo data dalla relazione: calesle> D o8: 1) dato ‘lo stato del sistema, come & possibile prevedere i risultati di u- (111-4)in cui |u> & il rappresentativo dello stato in questione e By il proietto~ re che proietta nel sottospazio associato alla parte di spettro contenuto in D. ‘ Veniamo quindi al secondo punto. Supponiamo di avere un sistema in un certo stato e di effettuare su di esso 1a misura (ideale) di un osser- vabile A, ottenendo come risultato il valore a (che sara necessariamente un punto dello spettro di A); quale sara lo stato del sistema dopo tale o- perazione? Per 1a (V-1) esso dove’ essere tale che 1"inmediata ripetizione del- la misura conduca con certezza al valore a; ma noi sappiamo che il risulta to di una misura @ prevedibile con certezza se e solo se il sistema @ in un autostato dell'osservabile misurato,per cui possiamo concludere che, subito dopo la misura, il sistema si trovera in un autostato di A, e pre-~ - 83 - ~cisamente in un autostato eppartenente all'autovalore a- Quind: La misura (ideale) di un osservabile A di un sistema, con un “aml — a, pone il sistema in un autostato @i A appartenente ell'autovalore a. eaminiano fino a che punto 1a precedente proposizione risponde al- a domanda del punto 2). Se dl risultato delle misura @ um autovalore non degenere della grandezza misurate, lo stato conseguente elle misura stes- — sa risulta perfettamente individuato, ed @ reppresenteto dell'autoket cor- vispondente a tale autovalore. In particolare quindi la misura ai un insie me completo di osservabili (che, come si 8 visto a suo tempo, equivale al- la misura di un'unica grandezza, di cui gli osservabili in questione sono funzione) determina univocamente lo stato del sistema individuato appunto dal valore delle grandezze risultate dalle nisurazione. Diverse 3 la.site zione se il risultato @ un autovalore degenere:in tal caso ‘infeagti gessi8- no solo dire, in generale, che lo state successivo elle misurs, &@ rappresen, ‘teato da un ket appartenente al sottospazio (multidimensionsle)associsto: allo ~— gutovalore;quele sia esattemente quello rappresentente la stato del nostro sistema pud dircelo solo un'analisi dell'epparato ai misura e dipendera, dm ogni caso, dal particolare procedimento seguito. Si pud perd far vede= re, che, tra tutti i possibili procedimenti pensabili, ve ne @ uno che con Quce ad un risulteto particolarmente: semplice, consistente nel fatto che, dopo la misura, lo stato del sistema @ raprresentato @alla proiezione del- to stato iniziale nel sottospazio associate all'autovalore, risulteto del- te nigura. Tncludendo un tele proceaimento nella definizione ai misurs i- deale, possiamo simbolizzare l'effetto di quest'ultima su une generico ket |y> nel seguente modo: | \y> > |Misura ideale con risultato a| +> P, je (v-2) ee La (V-2) esprime il cosidetto "filtraggio" delle fumzione d'onde do- vyuto alle misurazione: questa infatti si comporte come un “filtro ideale" che, della funzione d'onda "entrante" |y>, leseie passare solo le componen i contemute nel sottospazio associato al risultato della misura stessa- Hella (V-2) e nelle considerezioni precedenti, si @ supposto che it risul- tato delle misure sia un autovalore, cio® un punto dello spettro discreto dell'osservabile in questione;consideriam ora il caso di punti dello spet, tro continuo. Notiamo innanzi tutto che um punto. dello spettro continuo non pad nai essere il risultato ai una misura di precisione assolute, enche= 8h - | j 1 se ideale; in tal caso infatti, per quanto visto, il sistema dovrebbe tro= varsi, dopo la misura, in m autostato del valore misurato, il che 8 con- tro l'ipotesi che tale valore sia un punto dello spettro continuo (si ri sordi che gli autoket impropri, in quanto non appartenenti allo spazio di Hilbert associato al sistema, non rappresentano stati fisicamente realizza bili). "Ne consegue che un osservabile che abbia uno spettro puramente con- ‘tayo non 8 misurabile con assoluta precisione, nel senso che un qualunque procedimento pué solo dirci che il valore della grandezza 8 compreso in un intervallo tinito,per quanto questo possa rendersi arbitrariamente piccolo. Se D8 un tale intervallo, una rip izione immediata della misura de ve condurre allo stesso risultato, il che aceade se e solo se, dopo la pri, na misura, il ket rappresentativo dello stato del sistema appartiene al Sottospazio associato alla parte di spettro centenuto in D. Nel caso generele di una misura ideale che conduca al risultato:"i2 valore della grandezza misurata 2 compreso nell'intervallo D", l'azione ai “tiltraggio" sulla funzione 4'onda pud esprimersi col seguente schema: | |v> + |Misura ideale-con risultato contenuto in D|>P. py |¥> (V-3) a (V-3), che ovvianente congloba i casi precedentemente esaminati, pud riguardarsi come une definizione quantistica di misura ideale. Siamo ora in grado di discutere i due principali punti connessi col Problema della misurazione, ovvero le misurabilit@ simultanea di due o pid grandezze e 1a perturbazione. dovuta alla misura. Per quanto riguarda il primo punto, vedeumo gi. nel IIT capitolo co- me condizione sufficiente per la micurabilita simultanea (con arbitraria precisione) di due grandezze 8 che i rispettivi osservabili commutino: in ‘al caso infatti esiste un terzo osservabile di cui essi sono funzione, mi surare il quale equivale a misurare sinultaneamente gli osservabili ai per tenza, E' facile ore vedere che la condizione di commtativita 2 anche ne- cessaria. Perch® infatti due osservabili sieno misurabili similtaneanente B necessario, in base a quanto visto, che in seguito alla misura, il siste ma, quelungque sia il suo stato iniziale, si venga a trovare in un autosta— to simultaneo delle grandezze stesse. Ora cid 2 impossibile se queste, di- cisnole Ae By non commuteno. In tal caso infatti gli eventuali autoket si multenei di Ae B costituiscono solo un. sottospazio proprio (nel caso estre — mo yuoto) dello spazio degli stati del sistema; supponiano allora che i1 ket inizisle appartenga al complemento ortogonale del suddetto sottospazio- 95 - Soick® una misura simultanea di Ae B® anche una misura di A, dopo tale” sistema dovrebbe trovarsi in un autostato di A,appartenen~ “ze ancora al sottospazio di partenza, essendo nulla la probabilita che si orti in uno stato ortogonale. Ma allora tale autostate non pud essere un autostato di B, contro 1'ipotesi di misura simultanea di quest'ultimo. La dimostrazione ora fatta, valida, a rigori, per il solo caso di- reto, pud essere estesa a quello continuo, col che L'equivalenza della aisurabilita simuitanea (con precisione grande a piacere) e della commuta~ vilita resta stabilita in generale. ~ Yeniamo infine al problema della perturbazione dovuta alla misura. Shiariamo innanzi tutto che la perturbazione cui ci riferiamo non @ quel- “1a, comune anche alla fisica classica, dovuta al fatto che, in generale, una misura effettiva modifica sempre, nel corso della sua stessa esecuzio~ ne, lo stato dinamico del sistema e quindi 1a stessa grandezza misuratas tale tipo di perturbazione @, in principio, esattamente prevedibile, se _si conosce 1a dinamica dell'interazione tra oggetto misurato ed apparato di misura,e quindi strettamente compensabile.ci riferiamo percid a misura~ _aioni che, in fisica classica, nou perturberesbero atfatto L'oggetto aisun rato. Cid premesso, consideriamo un sistema e due sui osservabili, U eV che supporremo, per semplicit, a spettro discreto non degenere. Indichiag no con ~ Pa, uy my 4) la probabilita che, avendo eseguito una misura di U, con risultato u ~na successiva misura di U dia risultato u,, ¢ con Pm, sup mt My ay) la stessa probabilita, intercalando perd tra le due misure di U una di V. Si ha evidentemente: ~ Pim + Uy My uy) = bi . . 52 3/2 PCa; mi, 9 5) ° Pm v5 m9 a> Pia 1 POmr8 tm, wy) FP es ay ms O) wa) La (V-4) esprime la perturbazione dovuta alla misurazione. Nella mec~ canica quantistica quindi esistono delle misurazioni, cio8 delle operazioni- 86 - che conducono a risultati numerici ¢ che, ripetute, conducono agli stessi risultati. Se perd due misurazioni di una grandezza U sono separate dalla misurazione di una grandezza con essa non commutabile V, 1a seconda misura zione, indipendentemente dal risultato di ‘quella di V, dara un risultato diverso dalla prima, risultato prevedibile solo con la probabilita che ap~ Pare a secondo membro della (V~4). La misurazione di V deve percid aver prodotto una alterazione delle condizioni fisiche del sistema; tale alterazione, in principio non prevedi bile, presente anche in una misura ideale & conseguenza diretta dell'es: | | stenza di grandezze non commutabili, ed @ quindi caratteristica della mec- canica quantistica. V-3. La natura degli insiemi statistici della meccanica yuantistica: casi puri e misti. Si @ pili volte messo in rilievo come 1a meccanica quantistica abbia, Per sua stessa natura, un fondamento statistico. Termini come "probabilita di un evento", "valor medio di una grandezza", etc., sono: costituenti essen ziali del suo linguaggio. Cid ha un'importante conseguenza-di natura logi- ca, implicita nelle pagine precedenti, che vogliamo ora esaminare: si trat— ta del fatto che in realta, le proposizioni della meccanica quantistica vi- guardano, nella loro grande maggioranza, non singoli eventi o sistemi, ma collezioni di questi. La probabilita intatti, e tutti i concetti statisti- ci ad essi collegati, sono proprieta definibili solo per classi; in tanto Si pwd parlare di probabilita di un singolo evento in quanto il caso consi, derato si concepisce incorporato in una certa classe di riferimento. Una funzione d'onda quindi non descrive lo stato di un singolo sistema, bensi la statistica di un "insieme" di sisteni tutti nelle stesse condizioni di quello considerato: @ in termini di un tale "insieme" che le affermazini della meccanica quantistica acquistano senso e verificabilita ( si pensi al concetto di valor medio di una grandezza). Espressioni come la "la funzione d'onda di questo sistema & y" sono, rigorosamente parlando, prive di senso e possono essere usate solo se risul ta chiaramente a quale insieme il sistema si riferisce. Tale necessita risulta ancora pid evidente se si vogliono studiare le Proprieta (statistiche) di insiemi i cui elementi non siano tutti nello stesso stato, cio’ identici. In tal caso infatti uno stesso sistema singolo pud appartenere a in-- 87 - siemi differenti e quindi le sue propricta statistiche saranno diverse nei due casi. La necessit@ di considerare insiemi di questo tipo sorge quando si vogliono studiare sistemi di cui non si conosce esattamente lo stato,ma (net sen solo le probabilitd p,..p,-. che trovino negli stati ja> yisultati corrispondenti agli stati |1>,..|i>..).Qua so che una misura le sar& la classe di riferimento in questo caso? Innanzi tutto possiamo pen sare ad un insieme omogeneo di tanti sistemi nelle identiche condizioni ,che perd non bastatié é specificare lo stato, per cui ognuno dei sistemi 8 incom pletamente conosciuto, nel senso sopra visto. La statistica ai un tale insieme cara espressa dalla distribuzione di probabilit& ai cui sopra; ma tale statistice pud perd anche ottenersi consi, derando un insieme in cui i singoli sistemi siano negli stati |1>..|i>. purch® in proporzione alle rispettive probabilita p,..p,--, cio8 un insieme del tipo dianzi descritto; i due insiemi, per quanto concettualmente distin ti, sono perfettamente equivalenti e quindi identici dal punto di vista del la descrizione statistica. Un caso analogo si ottiene in connessione con la operazione di misura. Comineiamo col vedere che senso ha, nelle logica delle classi ai rife rimento, l'affermazione che una misura su.un sistema pone lo stesso in una autofunzione della grandezze misurata, diciamo $,: evidentemente intendiamo dire che ¢, sara la fmsione d'onda di un insieme costruito mettendo in une classe il sistema considerato ¢ tutti glivsitri per oui’si 2 ottenuto lo stesso risultato: queste 8 la classe ai riferimento che reste sottintese nell'espressione "yj, 2 1a funzione d'onda.del sistema dopo 1a misurazione". Se non si esegue quest'operazione di selezione, 1'insieme iniziale per ef- fetto della misura perdera, in generale, 1a sua omogeneita e non sara pil reppresentabile da un'unica funzione d'onda, ma diverra una miscela stati- stica del tipo dienzi. visto. Gli insiemi formsti da sistemi tutti nello i- dentico stato, ¢ quindi rappresentabili da ana funzione d'onda, costituisco no i cosidetti casi o stati puri: gli altri costituiscono i casi o stati mi sti. Ci si pad chiedere se esistano effettivamente dei casi misti, la rispo, sta 8 affermativa: esistono cio8 insiemi la cui statistica on 8 descrivibi, le a mezzo ai funzioni d'onda, e sono esattenente gli insiemi del tipo esa~ minato prima, insiemi cio8 la cui statistica risulta dalla sovrapposizione di statistiche tra’ loro diverse (negli esempi visti,di miscele statistiche di stati le statistiche "componenti" sono quelle dei-singoli stati costi- tuenti le miscela). Per il caso puro viceversa une. talé! statistiche componenti tutte eguali tre di loro "scomposizione" porta sempre a il caso puro quindi rep-= - 88 - _ Presenta 1 massimo grado di onogeneita © conoscenza ottenibile in meccani ca quantistica, Vediamo ora come si imposta la trattazione ai tutto cid nello schema matematico delle teoria. - Supponiano quindi assegnata una generica miscela statistica, cio’ as, segnati gli stati fey eee Im ee © relative probabilita Pyoteeeee Bay sae che la individuano, Evigentenente, per il significato stesso delle p, _ P,20 Va 3 Ep ad 2 2a - - Supponiamo di effettuare la nisura ai una’ quantita A, 1 valor medio di tale misura ha ma probabilita Py di essere eguale a . = cm lAlm> ~ a “ala _ © quindi, supponendo i ket normalizzati _ sO Tp y= 2p calalm (v5) Introduciamo ora il seguente operatore - ot, Imp, cal = tp P © calcoliamoci la traccia dell'operatore pA = ~ Tr pA Te (ly Py PA) Ep tr PA Essendo P_ |m> = Tr pA (v-6) © pil in generale o = Tr 6 F(A) - (v-6") ~ Dalla (V-6), ponendo A=I otteniano la condizione di normalizzazione ~ = Trp =i __ 0083 pure dalla (¥-6") ponenda F(A)=P), essendo Fy al solite il proi, Sttore sul sottospazio associato alla parte ai spettro di A combenuto nel- ~ _ L'intervallo D, ricaviamo per la: probabilita G@, ai ottenere in Seguito alle i misura di Aun rigultato compreso in D 1'espressione 6, = to PB, (v-7)= 89 - L'operatore p che, per quanto visto, definisce completamente 1e pro- priet& statistiche 4i una miscela, cio del pill generale “insieme"™ con cui si ebbia a che fare in meccanica quantistice, prende il nome di opera~ tore di densit& o operatore statistico; du: o pill miscele caratterizzate Gallo stesso operatore ai densit& vanno considerate identiche del punto di vista statistico. E' immediato verificare che p oltre ad essere, come si é visto, autoaggiunto (in quanto somma di proiettori) e di traccia unitaria & positivo definito; infatti Vu calolu = 2, a, lala |? 20 Viceversa ogni operatore p che sia autoaggiunto, definito positivo e ai traceia miteria puo! essere considerato un operatore di densité. Si dimostra infatti che un tale operatore ha sempre uno spettro pu- ramente disereto, con autovalori g.non negativi e compresi tra 0 ¢ 1. Tn— aicato con {|n>} un insiene ortonormale completo ai autovettori si ha quia ai p= 2, 0, |pr
, eiascuno con peso statistico 0, Si noti perd che mentre Lassegnazione di una miscela statistica de- termina univocamente il corrispondente operatore di densit&, non @ vero, in generale, il viceverse. La decomposizione espressa dalla (V-8) @ infat- ti unica se e solo se gli autovalori di p sono tutti semplici; se invece uno dei en @ degenere per ogni scelta di una base ortonormale nel corri- in tal caso spondente sottospazio ai ottiene un diverso insiene di stati percid vi sono infinite miscele le cui propriet& statistiche sono espresse dallo stesso operatore p e quindi indistinguibili. Un caso particolare di miscela statistica @ ovviamente lo stato puro. che gorma ‘assume L'operatore ai densita in tal caso? Byidentemente se |y> @ il ket normslizzato rappresentativo dello sta. to in questione, deve essere: 5 2 = |v , ... |m> i vetto- ri che, con i rispettivi pesi statistici PyreePys++s individuiamo la mi- scela statistica al tempo to. Nel corso del tempo ognuno dei ket si evolver& secondo 1'equazione Gel moto del sistema considerato, per cui al tempo t sara Im>, = U(tyto) Im-o essendo U(t,to) Lloperatore ai evoluzione del sistema, mentre i pesi ri- marranno ovviamente invariati. Per L'operatore p otteniamo allora ont, pam 'y Ultsto) Po Py Mle U'(tyto RUCtsto) (Tq lms psa] o)U"(t,to)-Ult stele U*(tsto) da cui, tenendo presente 1a (III-11), a | ro ithe -b.4]) (v-9) ta (V-9) 8 L'equazione del moto di 93 si noti che, per quanto simi- te alle equazioni del moto degli osservabili nello schema ai, Heisenberg, essa 8 viceversa seritta nello schema di Schrédinger (in cui gli osserva- Dili sono, in genere, stazionari). Nello schema ai eisenberg viceversa, in cui si evolvono gli osser- vabili, & immediato verificare che 1a matrice di densita rimane staziona- ria. Veniamo ora al secondo tipo di modifica cui puéd andar soggetto 1'o- Peratore di densit&, quella dovuta ad un'operazione di misura. Supponiamo quindi di avere una miscela statistica caratterizzata dal l'operatore p, e di eseguire su di essa (cio& su tutti i sistemi che com- pongono 1'insieme) 1a misura di un osservabité-a@PeSaeupliciee seislde= riamo il caso in cui A abbia uno spettro discreto non degenere, con auto— valori a, e autoket (normalizzati) |n>. In seguito alla misure ognuno dei gy Sistemi componenti il nostro insiene si portera in mo degli autostati ai- -a- migura quindi il nostro insieme originario diventera une mi- il peso statistico di un gene ato Dopo la gli autostati di A, e ri alla probabilita p, ai ottenere come risult obabilita che per la (V-T) @ pari @ scela statistica de ~ rico autokes |n» sar pal della misura il valore 4,5 Pr py 2 2 (olaeaal) = = |ne |no sal (v-10) Riassumendo, Jjeme pud variare in due naniere ben distinte: a) per Llevoluzione dinamica della miscela statistica secondo 31 processe + ( (v-11) 09 * o% = Ultste) 9 U"(tsto) >) in seguito ad una misurazione, secondo lo schema p ~e! = 5, Potrebbero piacerti anche
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