L’antichità, innanzitutto greco-romana, ma successivamente anche ebraica ed orientale, è
vista, è vero, in un alone di perfezione assoluta: nel passato si collocano civiltà in sé complete, dal valore paradigmatico. Alle origini la verità si svelò in una presenza poi contaminata e perduta. Il ritorno ai princìpi è come un ripensamento, e un ritrovamento, del senso nativo delle cose: una discesa alle sorgenti profonde, cristalline, della realtà. È come un nuovo avvicinamento al senso divino dell’essere (46). Pero, en realidad, tensión entre la sola imitación y reproducción (principalmente literaria) de una civilización para siempre perdida (i.e. en su pureza) e insuperable (i.e. en la altura de la perfección alcanzada), y la imitación de los procesos y los métodos que subyacían a la vitalidad y originalidad cultural de esa civilización en vistas de la renovación del presente mismo (i.e. ejecución de los fundamentos en el contexto de necesidades y problemas nuevos). Lo sforzo di resurrezione del passato, se dà inizio a una imitazione del passato, è anche incentivo a una sorta di maieutica: è uno stimolo a dare vita, come allora avvenne, a una civiltà degna di quel passato. Se l’imitazione sembra la parola d’ordine della nuova cultura, configurandosi ora come imitazione degli antichi ed ora come imitazione della natura, questa mimesi si trasforma in qualcosa di molto diverso: è, in altri termini, imitazione non già di forme e resultati raggiunti, ma dei processi per raggiungerli, del segreto dinamismo così delle cose come dei fatti culturali (47). Tensión, dicho de otro modo, entre el registro literario y el registro científico de la revitalización cultural impulsada por el redescubrimiento de la cultura clásica (gli antichi). Imitare la natura non vuol dire copiare questo o quel modello; significa giungere, al di là delle molte espressioni particolari, all’idea, alla forma, alla ragione immanente (52). Tensión de la que emerge la polémica sobre la imitación (i.e. técnicas y teorías; límites y sentido). En esa polémica, resultado fundamental (e.g. Erasmo, Ronsard, Poliziano): Gli antichi aiutano la liberazione dello spirito; di qui la coincidenza degli «studia humanitatis» con le «artes liberales», chiamate così perché «rendono l’uomo libero». Imitare gli antichi vuol dire, allora, essere se stessi, nel proprio tempo, attivamente, come furono gli antichi. L’umanesimo diventa, più ancora che «scoperta dell’uomo» secondo l’espressione burckhardtiana, strumento per cui l’uomo raggiunge e afferma la propria autonoma potenza creatrice (52).
De lo que se trata, siempre, es de restituir el dinamismo interno de las cosas.
En resumen: el sentido del Renacimiento es inseparable de su registro polémico. Sólo en ese registro deviene explícita la potencia revolucionaria de la pretensión de reactivar los principios de un pasado olvidado contra las fuerzas que lo han anulado. Es decir: la potencia revolucionaria del mito del origen. Porque: ¿por qué puede llevarse a cabo esa reactivación? Porque lo que se ha perdido no es ajeno, sino algo constitutivo: la raíz de la creatividad y de la libertad: el fundamento de la fuerza intelectual humana: la comunidad espiritual con la naturaleza (“nociones”, “fuerzas espirituales”, “razones”, “formas”). Continuidad, en este sentido, entre Humanismo y Renacimiento: centralidad, en todo caso, de un reposicionamiento del hombre en el seno de la naturaleza simultáneamente como punto de una jerarquía (i.e. condicionado) y como libre de escalarla o descenderla (i.e. incondicionado) (Pico): un ser paradojal, capaz de poner en crisis cualquier orden (Charles de Bovelles). Nel Quattrocento questo corrispondersi di uomo e natura, di individuo e cosmo, è costante: ed è costante sotto il doppio profilo della storia e della scienza. Il richiamo alle origini, ai princìpi, alla natura (o, meglio, alle nature) si accompagna alla scoperta degli antichi e alla educazione dell’uomo libero e schietto alla loro scuola. E questo mentre il mito del ritorno alle origini e alla natura, che nel suo momento polemico si presenta come antistorico e rivoluzionario, si capovolge e, giunto al momento costruttivo, si trasforma in una scoperta del processo dinamico della // realtà e dell’uomo attraverso la spinta e la guida delle ragioni insite nelle cose (54).