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VINCENZO CICERO

IL PLATONE DI HEGEL. FONDAMENTI E STRUTTURA DELLE “LEZIONI SU


PLATONE”
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MITO EN PLATON OPINIÓN DE HEGEL
p. 123
Il difetto essenziale di tutti i miti filosofici consiste dunque per Hegel nella mescolanza di
elemento rappresentativo ( figurato ) ed elemento speculativo, o meglio, nella
contaminazione (Verunreinigung) del pensiero mediante tratti sensibili, figurati. Nei
dialoghi di Platone ció ha dato luogo in particolare all´intrecciarsi di rappresentazione e
concetto nell´esposizione dell´Esenza assoluta, cioé di Dio, nel quale intreccio Hegel
scorge il limite fondamentale della filosofía platonica come tale;-poiché si trata di un
limite non tanto della forma espositiva, quanto del contenuto intimo del pensiero di
Platone, mi occuperó di esso piú avanti ( infra, pp. 230-3).
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p. 124
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Credere che negli scritti di Platone le cose di maggior valore siano i miti, significa per Hegel
non capire cosa sono il mito e il pensiero , non cogliere il tratto speculativo della filosofía
platonica e, in definitiva, essere impermeabili alla Filosofia come tale.
Quando dunque non si ha dimestichezza con il pensiero speculativo, diviene inevitabile
scambiare per filosofema letterale ció che nei dialoghi platonici é invece esposto in forma
figurata ( 44)
Hegel adduce al riguardo una serie di esempi illuminati:
Nel Timeo, per esempio, parlando della creazione del cosmo, Platone afferma che Dio
avrebbe plasmato il cosmo e che in questa operazione i demoni avrebbero svolto una
certa funzione. Ció é detto interamente nella modalitá della rappresentazione. Se peró si
asume come dogma di Platone che Dio abbia creato il mondo, che esistano demoni, esseri
spiritual superiori, e che questi ultimi abbiano collaborato con Dio nella creazione del
mondo, allora bisogna dire che tutto ció si trova, si, alla lettera in Platone ma non
appartiene alla sua filosofía.
Quando egli dice che l´anima dell´uomo ha una parte razionale e una parte irrazionale,
anche questo va preso soltanto in generale. Ma con ció Platone non afferma affatto che
l´anima sia copmosta di due sostanze, di due cose.

Quando egli presenta l´apprendere come una reminiscenza, si puó essere indotti a
intendere ció nel senso che l´anima preesista alla nascita dell´uomo. Ma in Platone non si
trova affatto una simile concezione.

Analogamente, quando egli parla del punto principale della sua filosofía, cioó delle Idee,
dell´Universale, come di qualcosa di autónomo en permanente, come del modelo delle
cose sensibili, si puó fácilmente incorrere nell´equivoco di pensare quelle Idee scondo la
modalitá delle moderne categorie dell´intelletto, e cioé di pensarle come sostanze che
esistano al di lá della realtá, nell´Intelletto di Dio oppur in una loro autonomía, per sé, per
essempio come angeli (45)

p. 125
Nel complesso, pertanto, é vero che i dialoghi di Platone presentano una difficoltá
oggettiva in grado di pregiudicare la corretta intelligibilitá della sua genuina filosofía:
infatti la forma dialogica in quanto tale, soprattutto co la connessa esposizione mitica cui
Platone fa ricorso di frequente, non é soltanto insuficiente a esprimere il pensiero
filosófico, ma é fonte perenne di equivoci perché i concetti speculativi vi vengono
mescolati con rappresentazioni figúrate.
La dificoltá viene tuttavia risolta quando si procede alla lettura di questi dialoghi seguendo
rigorosamente la stella polare dell´Idea, discriminando ció che é speculazione da ció che é
rappresentazione . 46; allora, dice Hegel, l´autentica filosofía di Platone viene alla luce in
piena evidenza.

2. In che senso secondo Hegel si puó parlare di esotérica platonica.

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