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Lo scopo di questo manuale, è di fornire informazioni di carat-

tere tecnico e commerciale sufficienti a comprendere le nozio-


ni fondamentali su cui si basa la climatizzazione e dare una
preparazione idonea per poter scegliere il tipo di climatizzato-
re a seconda delle esigenze dell’ambiente e del cliente.

Nel seguente elenco sono riportati gli argomenti trattati in que-


sto manuale.

INDICE

1 Che cos’è la climatizzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .3

2 Calore e temperatura, trasmissione di calore,


calore sensibile e calore latente . . . . . . . . . . . . . . . . . .3

3 Umidità dell’aria, umidità relativa . . . . . . . . . . . . . . . . .8

4 Ciclo frigorifero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .13

5 Circuito frigorigero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .14

6 Gas . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .19

7 Funzioni delle macchine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .27

8 Che cosa significa dimensionare . . . . . . . . . . . . . . . .32

9 Installazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .35

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La climatizzazione consiste nel controllo simultaneo e interdi-
pendente di quattro condizioni fondamentali che si realizzano in 1. CHE COS’È
ambiente: la temperatura, l’umidità, il movimento e la qualità del- LA CLIMATIZZAZIONE
l’aria.
Il successo di ogni impianto di climatizzazione, piccolo o grande
che sia, consiste nel mantenere il controllo di queste variabili
attraverso le quali si realizza il benessere termoigrometrico delle
persone.
La tendenza costante verso una migliore qualità della vita ha
reso possibile lo sviluppo di svariati sistemi per il controllo del
clima all’interno di ambienti. Questi sistemi rendono possibile la
climatizzazione integrale estate e inverno di abitazioni, edifici
commerciali... e svariate altre destinazioni.
Durante tutto l’arco dell’anno, l’utente può mantenere il clima
che desidera all’interno dei propri locali in modo da svolgere le
sue attività nelle condizioni più confortevoli e rilassanti.
La climatizzazione è basata in gran parte sugli scambi di calore
tra il corpo umano e l’ambiente ad esso circostante, quindi il
primo “fattore” da considerare è il calore.

IL CALORE
Tutti i corpi solidi, liquidi, aeriformi, sono costituiti da molecole, 2. CALORE
soggette a dei moti continui tra loro. Fornendo calore ad un corpo
E TEMPERATURA,
se ne aumenta l’agitazione molecolare; sottraendo calore ad un
corpo l’agitazione molecolare viene rallentata, fino ad arrestarsi TRASMISSIONE DI CALORE,
del tutto alla temperatura dello “zero assoluto” -273° C condizio- CALORE SENSIBILE
ne in cui tutto il calore risulta estratto dal corpo.
E CALORE LATENTE
L’unità di misura della potenza termica è:

• nel Sistema Internazionale (S.l.): watt (W);


• nel Sistema Tecnico (S.T.) : caloria/h (cal/h);
il multiplo largamente usato è la Kcal/h (=1000 cal/h).

In Italia per distinguere il processo di raffreddamento viene


usata la frig/h che costituisce l’equivalente della Kcal/h, oppure
i BTU/h (Sistema Tecnico Britannico).

Watt Kcal/h Btu/h


Watt 1,00 0,86 3,41
Kcal/h 1,16 1,00 3,97
Btu/h 0,32 0,25 1,00

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3
LA TEMPERATURA
La temperatura può essere definita come l’intensità di calore di
un corpo. La temperatura da sola non può dare la quantità di
calore contenuta nei corpi. Possiamo dire che la temperatura
indica solo la velocità delle molecole in movimento all’interno dei
corpi stessi.
L’unità di misura della temperatura è:

• nel Sistema Internazionale (S.l): °C (gradi Celsius);


• nel Sistema Tecnico (S.T.): °C (gradi Centigradi).
Nella pratica i due valori corrispondono.

Per convenzione viene dato il valore ø°C alla temperatura del


ghiaccio d’acqua fondente e di 100°C alla temperatura di ebolli-
zione dell’acqua a livello del mare.

LA TRASMISSIONE DEL CALORE

Il calore si trasmette sempre da un corpo più caldo ad uno meno


caldo. Esso cioè passa da un corpo a temperatura maggiore ad
un altro a temperatura minore. Non si verifica mai il contrario.
Il calore può trasmettersi in tre diversi modi:

• Conduzione - E’ il sistema fondamentale di trasmissione del


calore attraverso i solidi. Le molecole del corpo trasmettono la
propria agitazione, di origine termica, dal punto riscaldato a
tutte le altre parti del corpo.
Un esempio immediato può aversi scaldando una estremità di
un tondino di ferro: il calore raggiunge lentamente anche l’e-
stremità opposta.

• Convezione - E’ il metodo di trasmissione tipico nei fluidi, dei


liquidi e dei gas. Qui sono le molecole stesse, in stato di agi-
tazione termica, che migrano attraverso l’ambiente nel quale
è confinato il fluido; si parla a questo proposito di “moti con-
vettivi” del fluido, che permettono una buona distribuzione del
calore nell’ambiente interessato.
Un esempio è dato da un calorifero che riscalda l’aria ad esso
circostante; l’aria calda tende a salire verso il soffitto dove, raf-
freddandosi, ridiscende gradatamente.
Sono appunto questi i moti convettivi dell’aria che, nel nostro
caso, fanno si che una persona a distanza dal calorifero
possa venirne riscaldata.

• Irraggiamento - E’ la forma di trasmissione di calore tramite i


raggi infrarossi., ogni corpo con temperatura superiore allo 0
assoluto (-273°C) emette raggi infrarossi. Il maggior esempio
è dato dal sole che riscalda la terra attraverso il vuoto sidera-
le.
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IL CALORE LATENTE DI FUSIONE E IL CALORE LATENTE
DI VAPORIZZAZIONE
Il calore latente di fusione rappresenta la quantità di calore
necessaria al passaggio dallo stato solido allo stato liquido, di 1
kg della sostanza, a temperatura costante. Nel caso del ghiac-
cio, ad esempio, il calore latente di fusione è di 333,8 kJ/kg (80
kcal/kg). Durante la fusione (alla pressione atmosferica al livello
del mare) la temperatura rimane a 0°C. Per fare un esempio pra-
tico immaginiamo di avere 1 kg di ghiaccio alla temperatura di -
20°C e di iniziare a scaldarlo. La temperatura del ghiaccio
aumenterà progressivamente in modo lineare fino a 0°C, a que-
sto punto, per quanto calore si fornisca, la temperatura non
aumenterà fino a che tutto il ghiaccio non si sarà sciolto in
acqua.
Tutto il calore fornito in questa fase sarà servito a far sciogliere
il ghiaccio senza aumentarne la temperatura: avrà cioè costitui-
to il calore latente di fusione. Possiamo vedere questo processo
rappresentato nella figura.

La figura schematizza cambia-


menti di stato dell’acqua in fun-
zione del calore ad essa fornito.

Ritorniamo al chilogrammo di ghiaccio scioltosi in acqua.


Se continuiamo a scaldare l'acqua essa aumenterà linearmen-
te la propria temperatura da 0°C a 100°C, come visto nella figu-
ra. Raggiunti i 100°C l'acqua inizierà a bollire, ma per quanto la
si potrà ancora riscaldare essa non aumenterà la propria tem-
peratura ed il calore fornito andrà a provocare l'evaporazione
dell'acqua a temperatura costante e a pressione atmosferica;
costituirà perciò il calore latente di vaporizzazione.
Quindi, ultimando l’analisi del grafico in figura, possiamo osser-
vare che:
- nel tratto CD avviene l'aumento di temperatura dell'acqua fino
al valore di ebollizione (= CALORE SENSIBILE)
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5
- nel tratto DE avviene invece il cambiamento di stato dell'ac-
qua da liquido a vapore (=CALORE LATENTE)
- nel tratto EF ogni ulteriore quantità di calore fornita al vapore
ne provoca il surriscaldamento con aumento di temperatura,
come indicato (= CALORE SENSIBILE).
Il cambiamento di stato avviene ad una determinata temperatu-
ra, detta ”temperatura di saturazione”, che è strettamente vinco-
lata alla pressione a cui è soggetto il fluido interressato.
Vogliamo dare ora alcune semplici e rapide definizioni:
- temperatura di saturazione = è la temperatura di ebollizio-
ne di un fluido.
- liquido saturo = è la condizione di un liquido che, per una
data pressione, si trova alla temperatura di ebollizione.
- vapore saturo umido = è il vapore che si riscontra immedia-
tamente sopra il livello di un liquido, quando questo si trova
alla sua temperatura di ebollizione.
- vapore saturo secco = è il vapore (non surriscaldato) non in
presenza di liquido come lo si può avere ad esempio, in un
recipiente.
Sono definizioni semplicistiche ma utili a comprendere i concet-
ti principali cui si ricorrerà spesso a proposito dei refrigeranti.
Perché è importante il calore latente di vaporizzazione?
Immaginiamo di avere un fluido con temperatura di ebollizione di
15°C. Questo fluido, in una normale giornata estiva (con tempe-
ratura esterna maggiore di 15°C) bollirà ed evaporerà sottraen-
do calore all'ambiente e raffreddandolo fino alla completa eva-
porazione.
In natura esistono numerosi composti con temperature di ebolli-
zione ridotte o molto ridotte, l'ammoniaca ad esempio ha una
temperatura di ebollizione a pressione atmosferica di -33,35°C.
Nelle macchine frigorifere per sottrarre il calore viene sfruttata
proprio questa proprietà, tipica di alcune sostanze di avere tem-
perature di ebollizione ridotte ed elevati calori latenti di vaporiz-
zazione, in modo da asportare quantità di calore quanto mag-
giori possibili dall'ambiente o dal fluido da raffreddare.

L’ENTALPIA
L'entalpia si può definire come la quantità di energia interna
(calore) posseduta da 1 Kg di una sostanza in un dato stato, ad
una determinata temperatura.
Nel ST viene misurata in kCal/kg.
Ad esempio l’entalpia del vapore d'acqua saturo è data dalla
somma di due grandezze:
l'entalpia dell'acqua a 100°C, che vale 100 Kcal/Kg, più il calore
latente di vaporizzazione che corrisponde a 540 kcal/kg.
L'entalpia del vapore d'acqua saturo è così pari a:
- ST 100 + 540 = 640 kCal/kg
Pressione (kg/cm2)

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IL DIAGRAMMA PRESSIONE-ENTALPIA
PER IL VAPOR D'ACQUA

Ora possiamo tracciare un preciso diagramma per il vapor d'ac-


qua saturo: il diagramma pressione-entalpia vedi figura.

Il diagramma, riferito a 1 kg di fluido, permette di apprezzare


stato e contenuto di calore (entalpia) del vapore d'acqua saturo
in funzione della sua pressione.
Dalla pressione, come già visto, è agevole risalire a determinati
valori di temperatura.
Tutti i punti all'interno della curva nella fig. 2 si riferiscono al
vapore d'acqua saturo in condizioni diverse di
entalpia
e pressione. La curva viene convenzionalmente suddivisa in due
parti: a sinistra la curva del liquido saturo e a
destra la curva del vapore saturo. Il punto che segna l'unione tra
le due parti è detto punto critico. Nel punto critico si ritrovano
indifferentemente liquido e vapore. In questo punto basta un
lieve aumento dell'entalpia per far passare il fluido allo stato di
vapore, così come una lieve diminuzione dell'entalpia lo porta il
fluido.
Nella pratica non si verificano applicazioni di fluidi nelle condi-
zioni di punto critico.
Il vapore d'acqua nella zona a sinistra della curva del liquido
saturo si trova allo stato di liquido sottoraffreddato.
Invece, il vapore a destra della curva del vapore saturo si trova
allo stato di vapore surriscaldato.
Un liquido si dice sottoraffreddato quando si trova a una tempe-
ratura inferiore a quella di saturazione (ebollizione) alla stessa
pressione, mentre un vapore si dice surriscaldato quando si
trova a una temperatura superiore a quella di saturazione alla
stessa pressione.
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Nel caso del vapor d'acqua ad esempio, la sua temperatura di
saturazione alla pressione atmosferica è di 100°C.
Alla stessa pressione il vapore risulterà surriscaldato per ogni
temperatura superiore a 100°C.

VEDIAMO ORA RAPIDAMENTE L'UTILITA DEL DIAGRAM-


MA PRESSIONE-ENTALPIA
Se tracciamo su di esso una retta orizzontale, ed individuiamo i
due punti sulla curva A e B.
Il punto A individuerà il contenuto di calore (o entalpia) di 1 kg di
liquido saturo mentre il punto B individuerà l'entalpia del vapore
saturo. La differenza tra l'entalpia dei punti A e B corrisponde al
calore latente di vaporizzazione.
Il tratto AB rappresenta pertanto una trasformazione, o più pre-
cisamente un processo di evaporazione, attraverso il quale il
vapore d'acqua passa dallo stato di liquido saturo allo stato di
vapore saturo secco, passando attraverso fasi intermedie di
miscugli liquido-vapore all’interno della curva.
Questa trasformazione avviene a spese del calore sottratto
all'ambiente con il conseguente suo raffreddamento.
Il diagramma rappresentato si riferisce, al vapore d'acqua, ma è
realizzato e valido anche per i comuni fluidi refrigeranti e ne
vedremo più avanti l'importanza.

L’umidità è la quantità di vapore acqueo contenuta nell’aria.


3. UMIDITÀ DELL’ARIA Variando la temperatura dell’aria, varia anche la quantità massi-
UMIDITÀ RELATIVA ma di vapore contenibile nell’aria stessa. Nella tab. 1 sono ripor-
tati i massimi contenuti di umidità nell’aria, a livello del mare, in
funzione della temperatura. I contenuti di umidità sono espressi
in grammi d’acqua per chilogrammo d’aria secca.
Come alla temperatura di 30°C la quantità massima di vapore
contenibile nell’aria è di 27,2 grammi per ogni chilogrammo di
aria secca mentre a 5°C la quantità massima è di 5,4 grammi
per ogni chilogrammo.
Questo significa che raffreddando dell’aria umida, una parte del
vapore acqueo dovrà ritornare allo stato liquido (condensa) per-
ché l’aria fredda può contenere meno vapore di quella calda. In
questo modo è possibile togliere dall’aria una parte del suo con-
tenuto di vapore (deumidificazione).
Il rapporto percentuale tra il contenuto di vapore nell’aria e la
massima quantità contenibile a quella determinata temperatura,
viene definito con il termine umidità relativa (U.R).
Ad es. se alla predetta temperatura di 30°C il contenuto effettivo
di umidità è di 15,3 g/kg, l’umidità relativa sarà di:

15,3 x 100
= 56,25%
27,2

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Oltre che per cause naturali, negli ambienti chiusi il contenuto
dell’umidità dell’aria può aumentare per effetto delle persone
presenti, per le attività che vi si svolgono.

Tab. 1 - Contenuti massimi di umidità nell’aria


(g/kg aria secca)

Temperatura Contenuto di umidità


(°C) (grammi/kg)
-10 1,60
-9 1,75
-8 1,91
-7 2,08
-6 2,27
-5 2,47
-4 2,69
-3 2,94
-2 3,19
-1 3,47
0 3,78
1 4,07
2 4,37
3 4,70
4 5,03
5 5,40
6 5,79
7 6,21
8 6,65
9 7,13
10 7,63
11 8,15
12 8,75
13 9,35
14 9,97
15 10,6
16 11,4
17 12,1
18 12,9
19 13,8
20 14,7
21 15,6
22 16,6
23 17,7
24 18,8
25 20,0
26 21,4
27 22,6
28 24,0
29 25,6
30 27,2
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9
LA MOVIMENTAZIONE DELL’ARIA

La corretta distribuzione dell’aria è una parte importante e deli-


cata dell’installazione, infatti si dovrà tenere conto di come il
flusso d’aria fuoriesce dalla macchina e si distribuisce nel loca-
le.

ARIA ARIA
CALDA FREDDA
Kg

VARIE
VELOCITA'

• un flusso d’aria calda tende a salire verso l’alto.


• un flusso d’aria fredda tende a cadere verso il basso
• la mandata dell’aria è più lunga quanto più grande è la veloci-
tà con cui esce dal climatizzatore.

La scelta del tipo di climatizzatore e la posizione nel locale in


cui verrà installato, dovranno essere pensate ponendo partico-
lare attenzione al percorso del flusso d’aria sia nella situazione
estiva che in quella invernale (nel caso il climatizzatore sia a
pompa di calore).

Si deve evitare che il flusso d’aria colpisca gli occupanti del loca-
le; è accettabile invece che nella zona in cui la persona è di pas-
saggio vi sia un certo movimento d’aria.

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Se si effettua l’installazione del climatizzatore in una stanza da
letto il flusso dell’aria non deve colpire la zona letto, ma possi-
bilmente indirizzare il flusso nella zona di transito ai piedi del lo
stesso. Assicurarsi che il flusso dell’aria non venga ostruito da
tendaggi o altro. E’ sempre consigliabile installare il climatizza-
tore nella parete più vicina ad un terrazzo o balcone in modo da
non avere problemi con le tubazioni e lo scarico della condensa
che dovrà collegarsi con l’unità posta all’esterno.

CONDIZIONI DI BENESSERE

Il corpo umano, è molto sensibile alle variazioni della sua tem-


peratura. Se la temperatura tende ad aumentare a causa del
calore esterno o degli sforzi compiuti, il corpo cerca di raffred-
darsi rilasciando, attraverso la pelle, piccole quantità di acqua.
Normalmente quest’acqua evapora sottraendo calore al corpo;
lo stesso fenomeno di raffreddamento è avvertibile, ad esempio,
quando lasciamo asciugare all’aria le mani bagnate.
Tuttavia più l’aria è carica di umidità e meno vapore riesce ad
assorbire, quindi l’acqua emessa dal corpo evapora con difficol-
tà e rimane in parte allo stato liquido, formando le gocce di
sudore. Per questi motivi, l’elevato grado di umidità è molto
fastidioso d’estate quando l’innalzamento della temperatura del-
l’aria provoca anche il riscaldamento del corpo, mentre in inver-
no, essendo limitata la traspirazione a causa della bassa tem-
peratura, anche in presenza di umidità elevata non avvertiamo
fastidio.
Per completezza, occorre sottolineare che un’elevata umidità
favorisce lo sviluppo di muffe e batteri e, specie nel periodo
invernale, è causa di fenomeni reumatici.
Nemmeno un valore troppo basso di umidità è raccomandabile
perché l’aria secca avendo un’elevata capacità di assorbimento
di vapore acqueo, causa problemi come secchezza di gola, delle
mucose nasali, ecc. con l’indebolimento delle difese agli agenti

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patogeni e possibili insorgenze di infiammazioni, malattie ecc.
Le condizioni di benessere sono ovviamente soggettive, tuttavia
sulla base di dati statistici, sono stati definiti dei valori di tempe-
ratura (T) e di umidità relativa (U.R.) considerati di benessere.

• Periodo estivo T = 24°C - 26°C U.R. = 60% - 50%


• Periodo invernale T = 20°C - 21°C U.R. = 50% - 40%

Bisogna ricordare inoltre, che nel periodo estivo è necessario


evitare sbalzi di temperatura elevati tra l’ambiente esterno e
quello interno; normalmente la differenza di temperatura deve
essere di 6°C - 8°C.
Esempio: temperatura esterna = 34°C
temperatura interna = 26° C

Ulteriore elemento di rilevante importanza nelle condizioni di


benessere è la qualità dell’aria che costituisce da qualche
tempo oggetto di forte attenzione da parte del pubblico. Ecco
perché nasce l’esigenza di una migliore qualità dell’aria negli
ambienti in cui viviamo, determinata dalla migliore purezza del-
l’aria con opportuna filtrazione. Tutti i climatizzatori MTS sono
dotati, oltre che del filtro standard ad ampia superficie, del filtro
a carboni attivi per assorbire gli odori e trattenere le particelle di
impurità.

Filtro a carboni attivi caricati


elettrostaticamente

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IL CICLO FRIGORIFERO. IL DIAGRAMMA PRESSIONE-ENTALPIA
4. CICLO
Il fluido frigorigero condensato al punto A si trova sulla curva di FRIGORIFERO
saturazione del liquido.
Esso ha una temperatura tk (temperatura di cond e n s a z i o n
e ), una pressione p1 (pressione di condensazione).
Quando il liquido passa attraverso il dispositivo di laminazione le
sue condizioni cambiano da A a B. Questo cambiamento deriva
dalla caduta di pressione da p1 a p2 (pressione di evaporazio-
ne). A causa della caduta di pressione, si stabilisce un più basso
punto di ebollizione alla temperatura to (temperatura di evapo-
razione).
Nel passaggio attraverso il dispositivo di laminazione il fluido
non cede e non assorbe calore, anche l’entalpia rimane al valo-
re Eo. All’ingresso nell’evaporatore si ha una miscela di liquido e
vapore punto B, mentre si ha solamente vapore saturo punto C

all’uscita dell’evaporatore.
La pressione e la temperatura sono le stesse del punto B per-
chè il fluido è evaporato, ma, poichè attraverso l’evaporatore
essa ha assorbito calore dall’ambiente circostante, l’entalpia
aumenta fino al punto E2.
Nel punto D, si ha l’ingresso del vapore surriscaldato alla pres-
sione p1. Il fluido, attraversando il condensatore si raffredda,
cedendo calore all’ambiente circostante e l’entalpia si ritroverà
al punto Eo.
All’interno del condensatore si ha un primo cambiamento di con-
dizioni da vapore fortemente surriscaldato a vapore saturo
(punto E), quindi si ha la condensazione del vapore saturo dal
punto E al punto A. Dal punto E al punto A tra questi due punti
la temperatura rimane costante.

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Il ciclo frigorifero, che abbiamo visto nel capitolo precedente, si
5. CIRCUITO realizza all’interno del “CIRCUITO FRIGORIFERO” che è costi-
FRIGORIFERO tuito, come si vede dalla figura sottostante, dai seguenti compo-
nenti.
1) Compressore
2) Condensatore
3) Capillare, orifizio, valvola termostatica
4) Evaporatore
5) Valvola d’inversione ciclo, presente solo nei modelli a pompa
di calore

SCHEMA DEL CIRCUITO A POMPA DI CALORE

Esamineremo questi cinque elementi del circuito facendo riferi-


mento all’applicazione che ci interessa in questo momento e
cioè il condizionamento autonomo dell’aria con condizionatori
raffreddati ad aria.

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5.1 COMPRESSORE
Il “cuore” del circuito frigorifero è costituito dal compressore. La
sua funzione è quella di aspirare il vapore refrigerante a bassa
pressione e a bassa temperatura per comprimerlo e portarlo a
valori più elevati di pressione e temperatura. Il compressore è
una macchina volumetrica, che aspira una quantità di vapore, la
quale dovrà essere compressa.
Esistono diversi tipi di compressore.
In tutti i tipi di compressore, il gas freddo in aspirazione raffred-
da il motore elettrico.

compressore
alternativo

compressore
rotativo

A entrata aspirazione
B camera di compressione
C uscita di scarico

compressore
scroll

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5.2 CONDENSATORE
Il condensatore si trova nell’unità esterna. E nel circuito frigori-
fero smaltisce il calore assorbito dal refrigerante. Grazie alla
compressione data dal compressore, il fluido arriva in condizio-
ne di vapore surriscaldato al condensatore, nel quale condensa
e cede il calore al fluido di raffreddamento aria, dopodichè esce
dal condensatore in condizioni di liquido.
I condensatori sono a doppio rango costituiti da tubi in rame e
lamelle in alluminio regolarmen-
te spaziati tra loro. Il condensa-
tore e attraversato per l’intera
lunghezza da una serie di tubi di
rame meccanicamente espansi
per garantire una maggior ade-
renza e, quindi, un maggior
scambio termico tra il rame e
l’alluminio. I tubi di rame posso-
no costituire sia un circuito
unico, sia più circuiti, attraver-
sando più volte le lamelle in allu-
minio nel senso della lunghezza
e nel senso della profondità.
Costruttivamente, i tubi dritti di
rame sono collegati fra loro alle
due estremità da opportune
curve. Il vapore surriscaldato
condensatore entra nella parte alta del con-
densatore mentre il liquido esce
dalla parte bassa.
La circolazione dell’aria attraverso il condensatore avviene per
mezzo di un elettroventilazione che nei modelli MTS è a pale.
Questa particolare confromazio-
ne aerodinamica permette di
avere un’ elevata portata di aria a
un basso numero di giri, questo
permette la diminuzione della
rumorosità.

ventola

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5.3 ORIFIZIO
I dispositivi di regolazione qui sotto elencati, hanno la funzione
di controllare il passaggio del refrigerante liquido verso l’evapo-
ratore.
1 - Tubo capillare
2 - Orifizio a sezione controllata
3 - Valvola termostatica

Tubo capillare
Consiste in un tubicino di rame avente diametro e lunghezza
calibrati. Viene dimensionato per garantire una precisa quantità
di refrigerante cor-
rispondente a
determinati valori
di pressione di
condensazione, di
evaporazione e di
surriscaldamento,
in condizioni
ambientali specifi-
che. Al variare di
almeno uno dei fat-
tori sopra indicati, il
capillare sottoali- capillare
menta o sovrali-
menta l’evaporatore provocando di conseguenza la variazione
della reso frigorifera.

Orifizio a sezione controllata


Consiste in un orifizio a sezione controllata in grado di effettua-
re l’espansione e la regolazione del flui-
do refrigerante.

Valvola espansione elettronica


La valvola termostatica è in grado di
controllarne il flusso in modo continuo,
esattamente risponedente alle caratteri-
stiche del carico termico. In altre parole
se il carico termico aumenta la valvola
termostatica apre e all’evaporatore arri-
va una quantità di liquido maggiore,
mentre se il carico termico diminuisce la
valvola chiude mandando meno liquido
all’evaporatore.
In questo modo essa mantiene sempre
inalterate le pressioni di lavoro e quindi valvola
di progetto del circuito. espansione
elettronica

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5.4 EVAPORATORE
L’evaporatore è posto nell’unità interna. Il fluido refrigerante
giunge all’evaporatore dal condensatore in condizioni di liquido
sottoraffreddato.
Nel passaggio attraverso il dispositivo di laminazione, per effet-
to della differente pressione tra condensatore ed evaporatore,
una piccola quantità di liquido evapora raffreddando il liquido
restante. Il liquido refrigerante, a temperatura ridotta, entra così
nell’evaporatore dove, per effetto del la pressione ridotta ivi esi-
stente e della maggiore temperatura del fluido circostante, eva-
pora con conseguente sottrazione di calore dal fluido da tratta-
re. Evaporando quindi esso ritorna allo stato di vapore per esse-
re aspirato nuovamente dal compressore.
Da una parte entra il
fluido refrigerante
liquido, mentre dall’al-
tra il refrigerante esce
allo stato di vapore.
Questi tipi di evapora-
tori vengono chiamati
evaporatori alettati, i
più comuni e i più
conosciuti.
L’evaporatori di tipo
evaporatore alettato ha installa-
toun ventilatore per consentire uno scambio termico più efficace
tra il refrigerante all’in-
terno dei tubi, e l’aria
da trattare.
Il particolare disegno
delle lame dei ventila-
tori dell’unità interna
dei climatizzatori MTS
permette una notevole
riduzione della rumo-
ventilatore rosità.

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5.5 VALVOLA D’INVERSIONE CICLO

Questa valvola è presente nelle ver-


sioni a pompa di calore, ha lo scopo di
scambiare il ruolo del condensatore
con quello dell’evaporatore e vicever-
sa. Il suo azionamento avviene
mediante una bobina che è eccitata o
diseccitata a seconda che l’apparec-
chio debba erogare caldo o freddo.

valvova

Un fluido deve avere le caratteristiche più auspicabili per un flui-


do refrigerante ottimale come segue. 6. GAS
1 - Non inffiammabilità e non tossicità.

2 - Le pressioni corrispondenti alle temperature disponibili con i


normali fluidi di raffreddamento del condensatore (aria o acqua)
non devono risultare eccessive, onde eliminare la necessità di
un macchinario eccessivamente pesante e costoso.

3 - Le pressioni corrispondenti alle temperature richieste per


condizionamento e refrigerazione non devono risultare inferiori
a quella atmosferica, onde evitare l’ingresso d’aria e vapore
d’acqua nel circuito. Il frigorigeno dunque deve presentare una
favorevole caratteristica pressione-temperatura, in modo da evi-
tare pressioni troppo elevate al condensatore e pressioni troppo
ridotte all’evaporatore.

4 - Elevato calore latente di vaporizzazione. Questa caratteristi-


ca si identifica con la qualità di calore necessario affinchè 1 kg
di fluido passi dallo stato liquido allo stato di vapore e quindi
definisce la quantità di calore che il liquido frigorigeno può
assorbire dall’aria o dall’acqua da raffreddare. Un elevato calore
latente di vaporizzazione riduce la quantità di fluido in circola-
zione nel circuito a parità di effetto frigorifero prodotto.

5 - Ridotta temperatura di fine compressione. E’ necessaria per


prevenire il rischio di carbonizzazione dell’olio e di deformazio-
ne delle valvole del compressore.

Il seguente manuale è per uso interno


19
6 - Ridotto volume specifico allo stato di vapore, in modo da
ridurre la cilindrata del compressore (e perciò il suo costo).

7 - Ridotto calore specifico allo stato liquido per rendere minima


la frazione evaporata durante l’espansione dalla pressione di
condensazione alla pressione di evaporazione (passaggio attra-
verso la valvola termostatica).

8 - Buona compatibilità con gli olii e i lubrificanti normalmente


impiegati nei compressori frigoriferi. Il fluido frigorigeno non
deve provocare contaminazione (sporcamenti) delle superfici
degli scambiatori di calore con cui viene a contatto in miscela
con gli altri olii, nè deve pregiudicare l’efficacia di questi ultimi.

9 - Assenza di effetti corrosivi verso i metalli normalmente utiliz-


zati nei sistemi frigoriferi, ed elevata stabilità chimica.

10 - Basso costo e buona disponibilità, ovviamente.

I TIPI DI REFRIGERANTI
Fino ad oggi, l’industria del condizionamento dell’aria ha utiliz-
zato in grandissima parte dei refrigeranti “puri”, ossia con un sin-
golo componente, quale l’R 22.
I refrigeranti puri non variano la propria composizione durante il
cambiamento di fase nel circuito (il passaggio da liquido a vapo-
re o viceversa).
Nella ricerca di refrigeranti sostitutivi però non è stato possibile
sviluppare un refrigerante puro che garantisse tutti i requisiti e le
caratteristiche attese, con l’eccezione dell’R 134a. Infatti, molti
nei nuovi refrigeranti candidati alla sostituzione dell’R 22 costi-
tuiscono miscele di vari composti e, secondo le caratteristiche
ed il comportamento, vengono definiti come: miscele, fluidi
Azeotropi, Quasi-Azeotropi e Zeotropi. Vediamo brevemente il
significato di questi termini.

Le MISCELE sono costituite da 2 o più fluidi refrigeranti in


opportuni rapporti tra loro che possono essere utilizzati anche
individualmente in altre applicazioni.

Gli AZEOTROPI sono miscele di sostanze diverse che non


cambiano la loro composizione volumetrica nè la temperatura di
saturazione in modo apprezzabile durante l’evaporazione o la
condensazione a pressione costante.
Nella figura 18 è rappresentato il classico ciclo frigorifero sul dia-
gramma pressioni-entalpie; come si può osservare entrambi i
processi di evaporazione e condensazione si svolgono a pres-
sioni e temperature costanti.

I QUASI-AZEOTROPI sono miscele che presentano solo un leg-


gero “scorrimento” (detto glide) della temperatura di evaporazio-

20 Il seguente manuale è per uso interno


ne e condensazione durante le fasi di cambiamento di stato.
Tuttavia tale scorrimento non provoca effetti apprezzabili sulle
prestazioni, funzionamento e sicurezza dell’impianto.

Ciclo frigorifero rappresenta-


to sul diagramma pressioni-
entalpie.
Con l’utilizzo di un fluido
Azeotropo i processi di eva-
porazione e condensazione
si svolgono a pressioni e
temperature costanti.

Ciclo frigorifero sul diagram-


ma pressioni-entalpie riferito
all’utilizzo di un fluido
Zeotropo. In questo caso i
processi di evaporazione e
condensazione si realizzano
a pressioni costanti ma a
temperature variabili, il cosi-
detto glide.

Gli ZEOTROPI sono essi pure miscele che però si differenziano


dalle precedenti poichè le loro temperature di evaporazione e
condensazione subiscono dei marcati scorrimenti (glide) duran-
te i cambiamenti di stato e la composizione volumetrica varia in
modo apprezzabile.
Nella figura in alto è rappresentato ancora una volta il ciclo fri-
gorifero sul diagramma pressioni-entalpie.
In questo caso però il fluido utilizzato è uno Zeotropo ed i due
processi di evaporazione e condensazione si svolgono a pres-
sioni costanti ma a temperature variabili secondo un certo valo-
re di glide.
I componenti di una miscela sono selezionati in base alle carat-
teristiche filiali che si desiderano ottenere. Esse comprendono la
pressione di vapore, le proprietà termodinamiche, la compatibi-

Il seguente manuale è per uso interno


21
lità con i materiali ed i lubrificanti, l’infiammabilità, la tossicità, la
stabilità, le caratteristiche ecologiche ecc.
Il comportamento delle miscele può pertanto differire da quello
di un refrigerante puro ed avere influenza sulle prestazioni del
circuito Frigorifero. Di seguito ne sono descritti i comportamenti
più rappresentativi.

IL COMPORTAMENTO DELLE MISCELE


Le sostenze azeotropiche, quasi azeotropiche o zeotropiche,
indipendentemente dal tipo, allo stato di liquido puro o di vapo-
re puro presentano una composizione intimamente miscelata e
le loro proprietà risultano del tutto uniformi. Invece, quando sono
presenti sia liquido che vapore (come nell’evaporatore, nel con-
densatore e in vari casi nel ricevitore di liquido), il comporta-
mento della miscela dipende dal fatto che essa sia azeotropica
o zeotropica.
In una miscela azeotropica la composizione percentuale del
liquido e del vapore sarà sempre virtualmente la stessa quando
entrambi sono presenti. Nell’evenienza di una perdita, non si
produrrà alcuna variazione sostanziale della composizione del
refrigerante rimasto nel circuito.

Invece la composizione di vapore e di liquido delle miscele zeo-


tropiche sono diverse quando entrambi sono presenti contem-
poraneamente.
Nell’evenienza di una perdita dall’evaporatore o dal condensa-
tore, con fuga di solo vapore, può prodursi un cambiamento
nella composizione del refrigerante rimasto. Se poi il circuito
impiega un evaporatore allagato o evaporatori multipli, la com-
posizione del liquido può differire sostanzialmente da quella del
vapore con la conseguenza di variazioni della circolazione di
refrigerante nel circuito.
Le miscele quasi-azeotropiche hanno un comportamento simile
a quelle zeotropiche, sebbene con variazioni ed effetti che pos-
sono essere sensibilmente minori e, per certi composti, di tra-
scurabile conseguenza sul comportamento dell’impianto.
Poichè nelle miscele zeotropiche e quasi-zeotropiche la compo-
sizione del vapore può differire da quella del liquido, è indispen-
sabile effettuare la carica delle macchine in fase liquida. Invece,
se si effettua la carica in fase di vapore, la composizione del
refrigerante nel circuito non risulterà la stessa che si ha entro la
bombola. Ciò è dovuto al frazionamento del refrigerante che si
verifica entro la bombola stessa quando ne viene rimosso il solo
vapore.

22 Il seguente manuale è per uso interno


I NUOVI REFRIGERANTI HFC
Esaminiamo ora le caratteristiche specifiche dei principali refri-
geranti alternativi sviluppati fino ad oggi, o riproposti. Nella tab.
1 sono elencati i principali refrigeranti sviluppati più di recente,
possibili candidati per la sostituzione dell’R 22. Si presentano tre
gruppi di refrigeranti con caratteristiche ben distinte:

• un gruppo di refrigeranti puri (Propano, Ammoniaca e R 134a);

• due miscele di sostanze quasi-azeotropiche ad alta pressione,


R 410A e 410B;

• un gruppo di miscele zeotropiche a base di R 32, R 125 e R


134a, tra le quali figura in particolare l’R 407C, a media pres-
sione.

Sull’ammoniaca e sul propano si possono fare le prime consi-


derazioni: benchè essi siano fluidi perfettamente ecologici e con
buone proprietà termodinamiche, presentano i noti rischi di
incendio e di esplosione oltre ad avere caratteristiche tossiche,
come per l’ammoniaca.
Ciò impone una necessaria cautela ed una revisione delle nor-
mative per impieghi nel settore civile a larga scala. Dei rima-
nenti, attualmente i candidati più favoriti risultano l’R 407C, (pro-
dotto già con i nomi commerciali di AC 9000 e Klea 66) e l’R
410A e 410B (prodotti con i nomi commerciali di AZ 20 e AC
9100).
Le caratteristiche basilari di tali refrigeranti sono riportate nella
tabella qui di seguito.
Ad essa facciamo riferimento per le considerazioni che seguo-
no.

I TRE GRUPPI RAPPRESENTATIVI DI REFRIGARANTI: PURI, QUASI AZEOTROPI E ZEOTROPI

TIPO COMPOSIZIONE IDENTIFICAZIONE% GLIDE °C HGWP


Puro R 22 R 22 O 0,34
Puro Propano R 290 0 0
Puro Ammoniaca R 717 O 0
Puro R 134a R 134a 0 0,28
quasi Azeotropo R 31/125 R 410A R410B O,11 0,44
Zeotropo R 32/125/134a R 407C 5,4 0,37
Zeotropo R 32/125/134a 10/70/20 2,9 0,63
Zeotropo R 32/134a 30/70 5,7 0,23
Zeotropo R 32/134a 25/75 5,4 0,24
Zeotropo R 32/125/134a/290 20/55/20/5 3,5 0,52

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23
CONFRONTO TRA I PRINCIPALI REFRIGERANTI CANDIDATI A SOSTITUIRE R22
Caratteristiche R 22 R 134a R 407C R 410A R 410B
(AC 9000 KLEA 66) (AZ 20 AC 9100)
Glide 0 0 5,4°C 0,11°C
HGWP0,34 0,28 0,37 0,44
Pressione a 54,5°C, Kpa 2,139 1,476 2,262 3,406
EER compressore, (% R 22) 100% 101% 95÷101% 92÷10
Capacità frigorifera (y. R 22) 100% 65% 98÷105% 149÷155%
Scambio termico - inferiore identico più elevato
Diametro tubi - maggiore identico più piccolo
Prestazioni dell’impianto 100% sensib. inferiori 95÷100% 98÷104%
Costo dell’impianto - sensib. maggiore identico sensib. minore
Progettazione necessaria - significativa minore significativa

R 134A
E’ un refrigerante puro, HFC, costituito da un singolo compo-
nente, e perciò non è soggetto a “scorrimenti” di temperatura
(glide) durante i cambiamenti di stato. Un’ulteriore caratteristica
positiva è rappresentata dal basso potenziale di riscaldamento
globale (HGWP) rispetto agli altri refrigeranti. Purtroppo esso
presenta una capacità termodinamica sensibilmente più ridotta,
rispetto all’R 22. La conseguenza di ciò è che, a parità di poten-
za frigorifera, una macchina caricata con R 134a deve essere
tra il 30% e il 40% più grande di una con R 22 (compressore di
maggiore cilindrata, tubi di maggiore sezione e scambiatori di
maggior superficie). A ciò si aggiunge il fatto che il coefficiente
di scambio termico dell’R 134a è minore di quello dell’R 22 e, da
esperienze preliminari, sembra che esso sia inoltre soggetto a
diminuire nell’uso. Per queste ragioni sembra difficile che l’R
134a possa affermarsi nel condizionamento dell’aria civile.
Diverse e più favorevoli sono invece le prospettive di utilizzo
nelle grandi centrali frigorifere equipaggiate con compressori a
vite e centrifughi che hanno utilizzato tradizionalmente R 11 ed
R 12. In queste applicazioni l’R 134a può costituire una soluzio-
ne eccellente con costi di investimento contenuti e con minori
requisiti di riprogettazione delle macchine.

R 407C
l’R 407C è un HFC, una miscela ternaria di R 32, R 125 e R
134a, e presenta caratteristiche operative simili a quelle dell’R
22. Si tratta però di un fluido Zeotropo, con uno scorrimento di
temperatura (glide) non trascurabile, di 5,4°K; a ciò si aggiunge
anche lo svantaggio di una minor efficienza rispetto all’R 22.

24 Il seguente manuale è per uso interno


Esso offre tuttavia la maggior semplicità di conversione degli
impianti rispetto alle altre alternative. Si può ritenere in impianti
o macchine dove il suo glide risulti accettabile, l’R 407C rappre-
senti una scelta interessante per il passaggio all’uso di HFC.
Invece, il suo impiego deve essere attentamente valutato in
quelle applicazioni dove l’effetto del glide sulle prestazioni del
circuito frigorifero possano essere sensibili, ad es. in impianti
con evaporatori allagati o evaporatori multipli. Neppure il suo uti-
lizzo per il retrofit di impianti già funzionanti con R 22 può esse-
re immediato, poichè, com’è noto, tutti gli HFC non possono fun-
zionare con oli minerali e necessitano di oli poliesteri. Ciò richie-
de estese operazioni di pulizia del circuito frigorifero.

R 410A E R 410B
Questi due refrigeranti HFC costituiscono delle miscele di R 32
e R 125 ed hanno comportamento quasi-Azeotropico, perciò il
loro scorrimento di temperatura o glide è trascurabile. Essi fun-
zionano però a pressioni sensibilmente più elevate dell’R 22,
come può vedersi nella già richiamata tab. 2. Dalle prove realiz-
zate fino ad oggi risulta che, sebbene con questi nuovi refrige-
ranti non si possa raggiungere l’efficienza teoricamente ottenibi-
le con l’R 22, le loro caratteristiche di scambio termico si rivela-
no superiori nella maggior parte degli impianti. L’utilizzo dell’R
410A e R 410B comporta d’altra parte la necessità di riproget-
tare estesamente le macchine ed i circuiti frigoriferi.
Un importante vantaggio che si prospetta per l’utilizzo di questi
refrigeranti sta nel fatto che, per effetto della loro maggior den-
sità, pressione di lavoro e capacità di scambio termico, essi con-
sentono di ridurre la grandezza dei componenti dei circuiti frigo-
riferi, a parità di potenza resa. Oppure, a parità di grandezza dei
componenti, di aumentare sensibilmente la capacità frigorifera
erogata rispetto al funzionamento con R 22, fin del 50 ÷ 55%.
Nel primo caso è possibile perciò beneficiare di significative
riduzioni dei costi di produzione e ciò costituisce un vantaggio
non indifferente per la vendita. Soprattutto nel settore dei picco-
li impianti di tipo residenziale e small-commercial questo apri-
rebbe nuove e importanti possibilità di sviluppo. C’è un punto
che apparentemente risulta meno favorevole per i nuovi HFC: il
potenziale di surriscaldamento globale dell’atmosfera (HGWP) è
relativamente alto, pari a 0,44 riferito a quello della CO2.
D’altra parte se si fa riferimento all’effetto complessivo del surri-
scaldamento, tenendo conto anche delle emissioni di CO2 in
centrale per la produzione di energia elettrica, la situazione si
presenta molto più favorevole. Il TEWI di R 410A e R 410B risul-
ta dello stesso ordine di grandezza, o minore, di quello degli altri
refrigeranti considerati.
CONCLUSIONI
Da quanto si è visto, allo stato attuale l’industria non ha ancora
effettuato una scelta definitiva di un fluido che possa risultare del

Il seguente manuale è per uso interno


25
tutto soddisfacente come sostituto dell’R 22. Nella tab. 3 è ripor-
tato un riepilogo dei principali refrigeranti e delle rispettive carat-
teristiche applicative. L’R 134a costituisce un refrigerante puro,
con ottime caratteristiche ecologiche (il suo HGWP è il più
basso nel gruppo dei tre candidati, appena 0,28), ma le sue pre-
stazioni sono intorno al 30% o più inferiori di quelle dell’R 22.
Questo impone una riprogettazione delle macchine e un sovra-
dimensionamento non indifferente di compressori, scambiatori e
linee, con la conseguenza di un maggior costo.
L’R 407C può essere utilizzato nelle macchine di nuova costru-
zione senza una particolare riprogettazione, ma verificando la
compatibilità dei materiali dei componenti. Però il fatto di essere
una miscela zeotropica costituisce un problema. Inoltre esso
non può essere utilizzato negli impianti esistenti ad R 22 senza
prima aver pulito estesamente il circuito ed averne sostituito l’o-
lio minerale con olio poliestere. Gli R 410A e R 410B presenta-
no una maggior pressione di lavoro dell’R 22 e richiedono una
estesa riprogettazione delle macchine (e forse il riadeguamento
delle normative di sicurezza). Hanno però il vantaggio di con-
sentire la riduzione della grandezza delle macchine stesse, per-
ciò con costi di produzione inferiori.

CARATERISTICHE DEI PRINCIPALI CFC, HCFC E HFC


CFC SIMILE A APPLICAZIONI ODP HGWP GLIDE, °C COMPONENTI LUBRIFICANTI
R 12 - B.T. 1,00 3,10 0 R 12 MO o POE
R 502 - B.T. 0,33 3,75 <0,5 R 22, 115 MO o POE
HCFC simile a applicazioni ODP HGWP Glide, °C Componenti Lubrificanti
R 22 - B.T./M.T./A.T. 0,055 0,34 0 R 22 MO o POE
HFC simile a applicazioni ODP HGWP Glide, °C Componenti Lubrificanti
R 134a R 12 M.T./A.T. 0 0,28 0 singolo POE
R 407A R 502 B.T./M.T. 0 0,49 4,8 R32,125,134a POE
R 407B R 502 B.T./M.T. 0 0,70 2,9 R32,125,134a POE
R 507 R 502 B.T./M.T. 0 0,98 <0,5 R 125, 143a POE
R 404A R 502 B.T./M.T. 0 0,94 <0,5 R125,143a,134a POE
Fig. 20
R 407C R 22 M.T./A.T. 0 0,37 4,4 R32,125,134a POE
R 410A R 22 M.T./A.T. 0 0,44 <0,5 R 32, 125 POE
R 410B R 22 M.T./A.T. 0 0,49 <0,5 R 32, 125 POE

A.T. = alta temperatura;


M.T. = media temperatura;
B.T. = bassa temperatura;
M.O. = oli minerali;
POE = oli poliesteri;

26 Il seguente manuale è per uso interno


FUNZIONI DELLA SCHEDA ELETTRONICA
Il funzionamento della macchina è controllato da una scheda 7. FUNZIONI DELLE
elettronica a microprocessore che realizza le regolazioni di tem- MACCHINE
peratura, le funzioni di protezione e la gestione degli organi elet-
tromeccanici sulla base delle impostazioni effettuate sul teleco-
mando (da parte dell'utente) e delle temperature rilevate (dalle
sonde: ambiente, a immersione nello scambiatore interno e, nei
soli modelli a pompa di calore, a immersione nello scambiatore
esterno).

MODALITÀ DI FUNZIONAMENTO:
Le modalità di funzionamento previste sono le seguenti:

• Raffreddamento (COOLING);
• Deumidificazione (DRY);
• Riscaldamento (HEATING);
• Funzionamento Automatico (AUTO);
• Funzionamento in modalità collaudo (TEST).

ALTRI CONTROLLI:
• Sleep
• Swing
• Timer di accensione o di spegnimento

PROTEZIONE DELLA MACCHINA:


• protezione del compressore
• protezione della batteria interna (cool-heat)
• processo sbrinamento

RAFFREDDAMENTO:
In questa modalità il climatizzatore raffresca l'ambiente e con-
temporaneamente riduce l'umidità dell'aria.
Impostare sul telecomando la temperatura desiderata in
ambiente. L’apparecchio regola automaticamente i cicli di fun-
zionamento del compressore per mantenere l'ambiente alla
temperatura desiderata.
Il ventilatore funzionerà alla velocità impostata.

DEUMIDIFICAZIONE:
Questa modalità, realizzata con cicli alternati di raffreddamento
e di ventilazione, è prevista per ottenere la deumidificazione del-
l'aria senza variare di molto la temperatura ambiente. Il funzio-
namento è totalmente automatico: l'apparecchio regola da solo
la velocità del ventilatore. Se la temperatura della stanza è supe-
riore di due gradi alla temperatura impostata tramite telecoman-
do, la macchina funziona in modalità raffreddamento con il ven-
tilatore alla bassa velocità. Se la temperatura ambiente è infe-
riore di 2°C alla temperatura impostata tramite telecomando, la
macchina si arresta.

Il seguente manuale è per uso interno


27
Se la temperatura della stanza è di -2°C o di +2°C della tempe-
ratura impostata, tramite telecomando, si avvierà il ciclo di fun-
zionamento alternato; il climatizzatore si attiverà per sei minuti in
modalità raffreddamento e si arresterà per quattro minuti, duran-
te questo intervallo di quattro minuti il ventilatore dell'unità inter-
na funzionerà alla bassa velocità.

SCHEMA CICLO ALTERNATO


TEMPERATURA IMPOSTATA
TEMPERATURA AMBIENTE

raffreddamento solo raffreddamento solo TEMPO


ventilazione ventilazione

Riscaldamento (solo per modelli pompa di calore)


in questa modalità il climatizzatore riscalda l'ambiente con fun-
zionamento a "pompa di calore". Il riscaldamento dell'ambiente
è prodotto utilizzando il calore dell'aria esterna.
Perché si avvii il ciclo in riscaldamento impostare sul teleco-
mando una temperatura superiore alla temperatura ambiente.
L'apparecchio regola automaticamente i cicli di funzionamento
del compressore per mantenere l'ambiente alla temperatura
desiderata e il ventilatore funzionerà nella modallità impostata.

AUTOMATICA
Nel funzionamento "AUTO" il controllo elettronico seleziona
automaticamente la modalità di funzionamento a seconda della
temperatura ambiente (rilevata dalla sonda incorporata
nell'Unità Interna):

• se la temperatura ambiente scende al di sotto di 22°C si avvia


il ciclo in riscaldamento, che rimane in funzione finchè la tem-
peratura non sale sopra 24°C. Nei modelli solo freddo, si avvie-
rà il ciclo in ventilazione.
• se la temperatura ambiente supera 26°C si avvia il ciclo in raf-
freddamento, che rimane in funzione finché la temperatura non
scende sotto 24°C.
• se la temperatura ambiente è compresa tra 22°C e 24°C si
avvierà il ciclo deumidificazione.

28 Il seguente manuale è per uso interno


FUNZIONAMENTO IN RAFFREDDAMENTO
2°C
1°C

1 ora
2 ora

* temperatura impostata

FUNZIONAMENTO IN RISCALDAMENTO

1 ora 2 ora
1°C
2°C

* temperatura impostata

FUNZIONE SLEEPING
La funzione SLEEPING adegua automaticamente la temperatu-
ra in modo da rendere l'ambiente più confortevole durante il
periodo notturno.
In modalità raffreddamento o deumidificazione la temperatura
impostata viene aumentata progressivamente di 2°C durante le
prime due ore di funzionamento.
In modalità riscaldamento la temperatura impostata viene dimi-
nuita progressivamente di 2°C durante le prime 2 ore di funzio-
namento.

SWING
IL SWING attiva il movimento oscillante delle alette "Flap", il
flusso dell'aria viene diretto alternativamente dall'alto verso il
basso (e viceversa) per avere una diffusione uniforme dell'aria
nell'ambiente.
Premendo nuovamente il tasto SWING il movimento oscillante
Il seguente manuale è per uso interno
29
delle alette si arresta nella posizione desiderata e il flusso del-
l'aria viene diretto in un'unica direzione:
• in modalità raffreddamento è consigliabile orientarle verso l'al-
to (per non avere il flusso diretto di aria fresca).
• in modalità riscaldamento è consigliabile orientarle verso il
basso (poichè l'aria calda tende a salire verso l'alto).

L’ingrandimento
per evidenziare le alette
Swing e Flap.

FUNZIONAMENTO TIMER
La funzione permette di accendere (o spegnere) automatica-
mente il climatizzatore all'orario desiderato.

FUNZIONE VENTILAZIONE
La funzione permette di far circolare l'aria all'interno della stan-
za.
Si può scegliere la velocità del ventilatore fra: (bassa),
(media), (alta) o AUTO FAN.
Scegliendo la velocità AUTO FAN, il controllo elettronico sele-
ziona automaticamente la velocità del ventilatore.

FAN AUTO
Nella funzione AUTO il controllo elettronico sceglie la velocità
del ventilatore. Questa aumenta e diminuisce in base alle tem-
perature rilevate dalla sonda interna.

SBRINAMENTO DELL'UNITÀ ESTERNA (lampeggia la spia OPERATION)


La procedura di sbrinamento permette di eliminare la brina che
si può formare, secondo le condizioni climatiche, sullo scambia-
tore dell'Unità Esterna durante il funzionamento nella modalità
HEATING.

30 Il seguente manuale è per uso interno


La procedura viene avviata e completata in modo automatico.
Durante lo sbrinamento viene disattivata la valvola a 4 vie, in
modo che il ciclo frigorifero scaldi lo scambiatore esterno. Inoltre
vengono arrestati i ventilatori esterno ed interno.
Lo sbrinamento viene concluso quando la temperatura dello
scambiatore dell'Unità Esterna raggiunge i 10°C oppure, anche
se tale temperatura non viene raggiunta, dopo 8 minuti al mas-
simo. Per tornare alla modalità riscaldamento vengono nuova-
mente attivate la valvola a 4 vie e il ventilatore dell'Unità
Esterna; l'accensione del ventilatore dell'Unità Interna viene
ritardata, come indicato sopra, in modo di evitare l'emissione di
aria fredda.

PROTEZIONE CONTRO IL SURRISCALDAMENTO DELLO SCAMBIATORE


DELL'UNITÀ INTERNA
Il microprocessore controlla che la temperatura dello scambia-
tore interno non aumenti eccessivamente, in modo che non vi
siano deformazioni della struttura in plastica. Quando la tempe-
ratura dello scambiatore dell'Unità Interna (misurata dalla sonda
a immersione) supera i 58°C per otto secondi vengono fermati il
ventilatore esterno, mentre il ventilatore interno continua a gira-
re alla velocità selezionata.
Il ventilatore dell'Unità Esterna viene nuovamente avviata quan-
do la temperatura dello scambiatore interno scende sotto i 50°C.

“WATCHDOG”
Il microprocessore può non funzionare bene a causa di sbalzi di
tensione o altre anomalie. In questo caso il circuito di allarme
ripristina il microprocessore.

PROTEZIONE DEL COMPRESSORE


Nelle modalità di funzionamento <Cooling, Heating, Dry e Auto>
è sempre presente la protezione per evitare il ripetersi di cicli
ravvicinati di accensione e spegnimento del compressore.
Quando il microprocessore ferma il compressore, esso prevede
un'attesa di 3 minuti prima della successiva accensione.

PROTEZIONE CONTRO IL GELO DELLO SCAMBIATORE DELL’UNITÀ INTERNA


Il microprocessore controlla che la temperatura dello scambia-
tore interno non rimanga troppo bassa, in modo che non vi sia
formazione di ghiaccio.
Dopo 6 minuti di funzionamento continuo del compressore, se la
temperatura dello scambiatore (rilevata dalla sonda a immersio-
ne) rimane per 3 minuti sotto O°C vengono fermati compresso-
re
e ventilatore esterno, mentre il ventilatore interno rimane attivo
alla velocità impostata.
L'Unità Esterna viene nuovamente avviata quando la tempera-
tura dello scambiatore, una volta eliminata la brina, supera gli
8°C.

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31
Dimensionare un impianto di raffrescamento e riscaldamento
8. CHE COSA significa che deve compensare il carico termico presente nel-
SIGNIFICA l'ambiente. Per carico termico si intende la somma di tutte quel-
le cause che determinano la presenza di colore in eccesso nel-
DIMENSIONARE l'ambiente durante l'estate. In inverno, all'opposto, il carico ter-
mico comprende tutte quelle cause che sottraggono calore
all'ambiente.

In estate si parla specificamente di carico frigorifero, o di raf-


freddamento, per distinguerlo dal carico di riscaldamento inver-
nale.

Il carico frigorifero richiede che l'impianto produca un certo raf-


freddamento, in misura tale da neutralizzare il colore presente
nell'ambiente. Ossia il condizionatore, deve fornire un numero di
frig/h pari al numero di kcaI/h in eccesso presenti, per cause
naturali o varie, in ambiente.

Il carico di riscaldamento richiede che l'impianto produca un


certo riscaldamento in misura tale da compensare il calore che
sfugge dall'ambiente verso l'esterno.

Ossia, l'unità di riscaldamento deve fornire un numero di kcal/h


pari al numero di kcal/h che fuoriescono dall'ambiente per cause
varie.

Ci sono due possibilità per calcolare la potenza delle macchine


• metricubi * coefficiente
• tabella di calcolo

CALCOLO RAPIDO

Metricubi * coefficiente
• si può utilizzare questo calcolo quando dobbiamo dimensiona-
re dei locali adibiti ad abitazione, studi ecc...
• si calcola la cubatura dei locale e si moltiplica per un
coefficíente che è dato da:

- locale isolato, 100 BTU/m3


- locale con sopra un altro locale
- superficie, delle vetrate normale con tende
- isolamento muri esterni
- locale non isolato, 140 BTU/m3
- locale all'ultimo piano
- locale con grandi vetrate o senza tende
- isolamento scarso dei muri esterni

TABELLA DI CALCOLO
Modulo semplificato di calcolo dei carichi termici
La tabella di calcolo deve essere sempre utilizzata quando dob-
biamo dimensionare locali adibiti a bar, ristoranti, sale riunioni,
uffici e altro
32 Il seguente manuale è per uso interno
TABELLA DI CALCOLO Tabella di conversione

(a) conduzione Termica

Superficie Coefficiente Totale Watt


Pareti al sole mq x 25
Pareti in ombra mq x8
Tetti con isolamento mq x 18
Tetti senza isolamento mq x 35
Soffitti con locali sopra mq x9
Pavimenti con locali sotto mq x9

(b) Radazioni solari

Finestre o vetrate Superficie Senza Schermi Schermi Interni Schermi Esterni Totale Watt
Nord-ombra mq x 30
Nord Est - Nord Ovest mq x 170 x 120 x 50
Est mq x 250 x 160 x 70
Sud Est - Sud Ovest mq x 390 x 220 x 80
Sud mq x 240 x 140 x 60
Ovest mq x 450 x 280 x 100
Orizzontali lucernari) mq x 580 x 400 x 120

(c) Altri carichi termici

Superficie Coefficiente Totale Watt


Ricambio aria mc/h x5
Infiltrazione per apertra porte n°/h x 30
Pers. Con attività normale n° x 60
Per. Con attività moderata n° x 120
Pers. Con attività pesante n° x 200
Lampada incandescenza W x1
Lampade fluorescenti W x 1,2
altri apparecchi elettrici W x1

Il carico determinato con il presente modulo, consente di otte-


nere una riduzione della temperatura interna di 6-8°C rispetto
alla temperatura esterna e, considerando il valore di quest’ulti-
ma pari a 35°C.

Nei locali adiacenti all’ambiente da climatizzare, inoltre non


devono essere presenti eccezionali fonti di calore.

Nel calcolare i carichi termici, bisogna inoltre fare le seguenti


considerazioni:

1. Se il locale ha vetrate e pareti su più di un lato esterno, biso-


gna tener presente che solamente una facciata alla volta è
esposta al sole e quindi nell’eseguire il calcolo si dovrà tener

Il seguente manuale è per uso interno


33
conto del lato più sfavorito dalla radiazione solare, o eventual-
mente dell’orario di utilizzo del locale stesso. Le rimanenti vetra-
te e pareti dovranno essere considerate in ombra.

2. Nel caso in cui l’illuminazione non sia utilizzata di giorno,


dovrà essere considerato nel calcolo solamente il maggiore tra i
valori della radiazione solare e del carico dovuto all’illuminazio-
ne.

3. Oltre alle apparecchiature elettriche, bisogna ricordare che


anche gli apparecchi a fiamma diretta (apparecchi a gas) pro-
ducono calore. Il carico dovuto a queste fonti si può determina-
re conoscendo il consumo orario degli apparecchi stessi e mol-
tiplicando tale valore per il potere calorifico del combustibile.
(Esempio un fornello medio che consumi 0,1 mc. di metano che
ha un potere calorifico pari a 9000 x 0,1 = 900 Kcal/h pari a 900
x 1,16 = 1044 W).

4. Nel calcolare i carichi termici dovuti agli apparecchi, è neces-


sario considerare sempre il periodo di utilizzo degli stessi e la
probabilità che i vari apparecchi siano in funzione contempora-
neamente (fattore di contemporaneità dei cerchi).

5. Per i locali pubblici, si deve tener conto anche dell’aria che


entra da ogni apertura delle porte che danno sull’esterno.
Tuttavia, tale valore non deve essere considerato nel caso di uti-
lizzo di barriere d’aria.

6. Per i locali pubblici, è importante stimare il numero di perso-


ne mediamente presenti, trascurando eventuali sovraffollamenti
momentanei.

Watt/h Frig/h Btu/h


Watt/h 1,00 0,86 3,41
Frig/h Kcal/h 1,16 1,00 3,98
Btu/h 0,32 0,25 1,00

EFFETTUANDO UN CORRRETTO DIMENSIONAMENTO SI POTRANNO OTTE-


NERE I SEGUENTI VANTAGGI:
Assicura diversi importanti vantaggi per l'installatore e il suo
Cliente come:

MINIMO COSTO INIZIALE DELL’IMPIANTO


1. Un dimensionamento corretto mette al sicuro contro inutili e
onerosi sovradimensionamenti. La grandezza delle macchine
risulta perciò quella strettamente necessaria, quindi con il costo
più contenuto.

34 Il seguente manuale è per uso interno


MAGGIORE RAPIDITÀ NEL COMPLETAMENTO DEI LAVORI
2. Un impianto "piccolo" è di esecuzione più rapida, agevole e
con meno personale di un impianto anche analogo ma sovradi-
mensionato.

MINOR RUMOROSITÀ DI FUNZIONAMENTO


3. Un impianto correttamente dimensionato ha di regola un fun-
zionamento più silenzioso rispetto ad uno sovradimensionato.
Inoltre, presenta un funzionamento continuativo privo dei fre-
quenti e fastidiosi "attacca e stacca" tipici degli impianti esube-
ranti.

MINOR CONSUMO DI ENERGIA


4. Un impianto scelto per fornire la giusta potenza frigorifera e di
riscaldamento ha un funzionamento continuativo, perciò con alto
rendimento, e consuma molto meno energia di un impianto
sovradimensionato costretto a frequenti cicli di attacco/stacco.
Questi cicli non sono solamente dispendiosi per il consumo di
energia, ma risultano anche pericolosi poiché determinano, a
lungo andare, guasti e malfunzionomento dell'impianto.
Un dimensionamento corretto é pertanto l'operazione più impor-
tante per assicurare il miglior rapporto costi/benefici sia all'in-
stallatore che al suo Cliente.

Per un corretto funzionamento, è indispensabile che le unità


interne ed esterne siano collocate in posizioni idonee. 9. INSTALLAZIONE
I punti di installazione scelti
dovranno rispettare le distan-
ze minime come mostrato in
figura e lasciare gli spazi 150
necessari alla circolazione
dell’aria.
250 250
Assicurarsi che l’ambiente di
installazione e gli impianti a
cui deve connettersi l’appa- 300 300
recchiatura siano conformi
alle normative vigenti.
500

300

300
600
600

Il
seguente manuale è per uso interno 35
INSTALLAZIONE UNITÀ INTERNA
Gli accorgimenti di installazione variano
secondo il tipo di unità interna.
Installare l'unità orizzontalmente e a
livello, mantenendo il tubo di scarico
condensa nella parte bassa del foro nel
Unità muro, in modo da impedire perdite di
interna acqua di condensa, dalla bacinella di
raccolta, sul pavimento.
Installare l'unità in un luogo ove non vi
siano ostacoli che possano impedire il flusso dell'aria di manda-
ta e di ripresa.

Per contrastare al meglio l'entrare di aria calda o fredda (a


seconda della stagione) dalle porte d'ingresso o dalle finestre
installare l'unità interna sul lato opposto di esse.

Per i modelli di unità ad installazione a controsoffitto si consiglia


di prevedere un pannello di accesso ai controlli sufficientemen-
te ampio, per consentire una manutenzione.

INSTALLAZIONE UNITÀ ESTERNA


Installare l'unità esterna in una parete
solida sicura e a livello, in modo da
poterne sostenere il peso, in un luogo
dove il rumore prodotto e la fuoriuscita
d'aria non possano recare disturbo.
Scegliere un luogo che non ostacoli il
libero passaggio e che sia facile eva-
cuare l'acqua di condensa prodotta.
Unità Il punto di installazione dell'unità va sta-
esterna bilito anche in modo da ridurre al mini-
mo la lunghezza del circuito frigorifero e
il dislivello rispetto all'unità interna.

Stabilire la posizione idonea prevedendo gli spazi necessari per


la ripresa dell'aria e per poter effettuare agevolmente eventuali
interventi di manutenzione.

L'unità esterna può essere installata al suolo, su di un tetto, su


di un balcone o su di una parete esterna mediante le apposite
staffe di montaggio.

Evitare di installare l'unità in punti soggetti a soleggiamento con-


tinuo.

36 Il seguente manuale è per uso interno


Se installata in luoghi particolarmente ventosi, orientare la parte
posteriore (batteria) dell'unità esterna controvento. Installazione multipla
Se si effettua una installazione multipla posizionare le unità Unità Esterne
esterne schiena a schiena come mostrato in figura 30.
Figura A
A Corretta

Figura B
B Non corretta

TUBAZIONI E COLLEGAMENTI

L'unità interna e l'unità esterna sono collegate tra loro tramite le


tubazioni frigorifere, che sono costituite da tubi in rame con iso-
lamento adeguato. Le tubazioni possono essere orientate in
diverse posizioni, a seconda del tipo di installazione che si sta
eseguendo, unire ai tubi di rame il tubo di scarico condensa e i
cavi elettrici con del nastro isolante facendo attenzione a man-
tenere il tubo di scarico condensa più in basso possibile in modo
che l'acqua possa scorrere liberamente.

SCARICO DELLA CONDENSA

Lo scarico della condensa dell'unità interna è un punto fonda-


mentale per la buona riuscita dell'installazione. Occorre mante-
nere il tubo sulla parte bassa del foro nel muro, una pendenza
continua di circa 3 cm al metro . Non effettuare sifoni nella tuba-
zione di scarico condensa. Non immergere l'estremità libera
dello scarico condensa in acqua e non lasciarlo in prossimità di
luoghi emananti cattivi odori.
Lo scarico della condensa nell'unità esterna può essere elimi-
nato attraverso il raccordo di scarico. L'installazione prevede di
fissare il raccordo di scarico nel foro che si trova sul fondo del-
l'unità.
Collegare il tubo per lo scarico della condensa con il raccordo e
fare in modo che l'acqua finisca in uno scarico adatto.

Il seguente manuale è per uso interno


37
CONNESSIONI
Per le connessioni dell'unità interna effettuare una sagomatura
dei tubi di collegamento secondo il tracciato.

Togliere la calottina di chiusura dei tubi dell'unità interna (verifi-


care che all'interno non siano rimaste impurità). Inserire il boc-
chettone e praticare la flangia all'estremità dei tubo di collega-
mento. Collegare e serrare i tubi usando due chiavi una chiave
fissa e una chiave dinamometrica.
Si consiglia di lasciare 50 cm di tubo in rame, per eventuali suc-
cessivi interventi in prossimità dei rubinetti.

Per le connessioni dell'unità esterna inserire il bocchettone e


praticare la flangia all'estremità del tubo di collegamento.
Collegare e serrare i tubi usando due chiavi, una chiave fissa e
una chiave dinamometrica.

E' importante prestare attenzione alla forza di serraggio, dei tubi,


che se insufficiente, si verificheranno probabilmente delle perdi-
te. Anche se la forza è eccessiva potranno esserci delle perdite
poiché è facile danneggiare la flangia.

VUOTO E CARICA

La vuotatura del circuito frigorifero, da ogni traccia di aria atmo-


sferica, vapore acqueo od eventuali altri gas incondensabili,
consente il successivo riempimento con il refrigerante.

Tale operazione va eseguita tramite il collegamento di una


pompa a vuoto all'attacco di servizio dell'unità esterna (fig. 36),
è importante verificare, prima del collegamento, la chiusura dei
rubinetti dell'unità esterna.
Svitare i tappi dei rubinetti delle valvole a 2 e 3 vie, e alla valvo-
pompa la di servizio.
del vuoto
Collegare la pompa del vuoto alla val-
volina di servizio posta nella valvola a 3
vie dell'unità esterna, dopo aver aperto
le opportune valvole della pompa,
avviarla e lasciarla funzionare. Fare il
vuoto per circa 20/25 minuti.

Verificare che l'ago del manometro di


sinistra si sia spostata verso -76 cm
Hg (vuoto di 4 mm Hg o meno).

Chiudere i rubinetti della pompa e


spegnerla. Verificare che l'ago del
manometro non si sposti per circa 5
minuti. Se l'ago si sposta vuol dire

38 Il seguente manuale è per uso interno


che ci sono infiltrazioni d'aria nell'impianto, bisogna quindi con-
trollare tutti i serraggi e l'esecuzione delle cartelle a questo
punto ripetere la procedura di avviamento della pompa.

Una volta effettuato il vuoto scollegare la pompa e aprire i rubi-


netti delle valvole a 2 e 3 vie.

RECUPERO DEL REFRIGERANTE


Procedura per riportare tutto il refrigerante nell'unità esterna.
1. svitare i tappi dei rubinetti delle valvole a 2 e 3 vie.
2. impostare l'apparecchio in modalità raffreddamento
(controllare se il compressore funziona) e lasciare in funzione
per qualche minuto.
3. collegare il manometro
4. chiudere la valvola a 2 vie
5. quando il manometro indica lo "0" chiudere la val-
vola a 3 vie e spegnere subito il condizionatore
6. chiudere i tappi delle valvole

CARICA DEL REFRIGERANTE

Prima di procedere con la carica di refrigerante, verificare sem-


pre che tutte le valvole e i rubinetti siano chiusi.
Collegare sulla bassa pressione del manometro la valvola di
servizio, e collegare il contenitore di refrigerante alla presa cen-
trale del manometro.
Aprire il contenitore del refrigerante quindi aprire il tappo della
valvola centrale e agire sulla valvola a spillo fino a quando non
si sente fuoriuscire il refrigerante, quindi rilasciare lo spillo e
riavvitare il tappo.
Aprire la valvola a 3 vie e quella a 2 vie.
Accendere il condizionatore in modalità reffreddamento.
Lasciarlo funzionare per qualche minuto.
Controllare la pressione indicata dal manometro.
Aprire la manopola "LOW", far fluire il refrigerante gradatamen-
te. Raggiunta la pressione chiudere la manopola "LOW".
Completata la carica, eseguire la prova di funzionamento misu-
rando la temperatura del tubo del gas, con l'apposito termome-
tro, la temperatura deve essere compresa tra i 5° e 8°C in più
della temperatura letta sul manometro, in corrispondenza della
temperatura di evaporazione. Eseguire ora la prova di tenuta
della pressione collegando il gruppo manometrico alla valvola di
servizio a 3 vie. Aprire completamente le valvole a 2 e 3 vie,
accendere il condizionatore e con il cercafughe verificare che
non ci siano perdite di refrigerante.
Staccare il manometro dalla valvola e spegnere il condizionato-
re. Staccare il contenitore del monometro e richiudere tutti i
tappi.

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ATTREZZATURA PER INSTALLAZIONE E COLLAUDO

1 2 3

4 5 6

7 8

1 Cercafughe elettronico
2 Pompa da vuoto doppio stadio
3 Gruppo manometrico a 4 vie
4 Kit tubazioni vuoto e carica
5 Sbavatubo
6 Flangiatubo 45°
7 Pinza schiacciatubo
8 Pinza amperometrica digitale

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CONCLUSIONI
Queste brevi annotazioni, non possono certo risolvere tutte le
problematiche legate al campo della climatizzazione d’aria.
E’ importante quindi, da parte dell’agente di vendita, assimilare
al meglio le informazioni qui contenute ed integrarle nel corso
dello svolgimento della propria attività con le esperienze fatte
sul campo.

Quando si esegue un sopralluogo, è fondamentale che la deter-


minazione dei carichi e la scelta della posizione di installazione,
vengano eseguite con la massima accuratezza, perchè da que-
ste operazioni dipendono in massima parte la semplicità di
installazione ed il corretto funzionamento dell’impianto, e quindi
in definitiva, la soddisfazione del cliente.

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