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La classe politica

Gaetano Mosca

PARTE PRIMA

CAPITOLO I. Il metodo nella scienza politica

I. Origini e scopi della scienza politica.

Da molti secoli si e affacciata alla mente dei pensatori l'ipotesi che i fenomeni sociali non
fossero meri accidenti, ma piuttosto l'effetto di tendenze psicologiche costanti. Fin da Aristotele
si e cercato di scoprire le leggi e le modalità che regolano l'azione di queste tendenze e lo
studio, che ha avuto questo obietto, si e chiamato “politica”. Investigare le arti per le quali un
uomo od una classe di persone potevano arrivare a disporre del supremo potere. A cominciare
da Machiavelli, che e fra tutti il più famoso,

II. Perché si è scelta questa denominazione.

Ai giorni nostri lo studio iniziato da Aristotele si e suddiviso e specializzato, sicché più che la
scienza abbiamo le scienze politiche.
Filosofi, teologi, giuristi, quanti hanno avuto per fine diretto od indiretto dei loro lavori il
miglioramento della umana società, ed hanno perciò esaminato le leggi che ne regolano
l'organizzazione, possono essere considerati, almeno da un lato, come studiosi di scienze
politiche.
Fra le scienze politiche o sociali una branca ha finora raggiunto una maturità scientifica tale
che, per la sicurezza e l'abbondanza dei risultati acquisiti, si lascia notevolmente indietro tutte
le altre. Intendiamo alludere all'Economia politica.
È indiscutibile pero che non si possono studiare le tendenze che regolano l'ordinamento dei
poteri politici senza tener conto dei risultati che l'Economia politica, questa scienza sorella che
ha raggiunto più presto la sua maturità, ha di già ottenuto.
Noi lo studio delle tendenze suddette, che forma oggetto di questo nostro lavoro, chiamiamo
Scienza politica.

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III. Il metodo sperimentale e l'origine delle scienze.

Una scienza risulta sempre da un sistema di osservazioni fatte sopra un dato ordine di fenomeni
con speciale cura, con appropriati metodi e coordinate in modo da giungere alla scoperta di
verità indiscutibili. Nei primordi delle singole scienze il vero procedimento
scientifico e quasi sempre dovuto ad ipotesi felici, che poi sono state provate dalle esperienze
e dalle osservazioni dei fatti: un lungo periodo d'empirismo, dei metodi di osservazione. si
proceda col sistema dell'osservazione e dell'esperienza.

IV. Varie applicazioni di questo metodo nella scienza politica.

La scienza politica non crediamo che neanche ora, sia entrata interamente nel vero
periodo scientifico. Questa scienza non ha raggiunto il metodo condiviso
universalmente, le cause sono varie a ragione della sua complessità.
Per questo l’autore si propone di fare un rapido esame dei vari metodi o sistemi d'idee coi
quali si e proceduto finora allo studio della scienza politica. Spiegare la forma di governo e le
sue ragioni di esistere.
- Una pretesa scienza politica negli ambienti dove domina il soprannaturale.
- Un'altra scienza politica che gli stessi poteri legittima volendone fare una libera
e spontanea espressione della libera volontà del popolo, ossia della
maggioranza degli individui che compongono una data società.

V. Sistema che dà la prevalenza all'ambiente fisico nello studio della scienza politica.

A cominciare da Erodoto ed Ippocrate e venendo fino al secolo presente, grandissimo


e il numero degli scrittori, che hanno parlato dell'influenza del clima sui fenomeni
sociali in genere e specialmente sui fenomeni politici.
Fra questi primeggia il Montesquieu, il quale forse più recisamente di ogni altro ha affermato
l'influenza preponderante del clima sul senso morale e sull'ordinamento politico delle nazioni:
“Avvicinandovi ai paesi del Mezzogiorno voi potete credere di allontanarvi dalla morale
stessa”.
Bisogna anche avvertire che non tutto l'ambiente fisico dipende dal clima, concorrono
anche altre cause: ad esempio la maggiore o minore popolazione.
È innegabile poi che l'influenza, che il clima può esercitare in tutta la vita e sull'ordinamento
politico di un popolo, deve andare continuamente diminuendo col crescere della civiltà.
Ciò premesso, ci pare un concetto ovvio ed accettevole questo: che le prime grandi civiltà siano
nate nei siti dove la natura presentava più facilitazioni o minori resistenze.
Una volta pero che l'uomo e riuscito, in un sito eccezionalmente favorevole, ad organizzare le
sue forze in modo da domare la natura, può in seguito vincerla in altri luoghi, nei quali essa si
mostra più restia.

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VI. Della prevalenza dei popoli del settentrione su quelli del mezzogiorno.

La regola per la quale la civiltà si espande sempre dal sud verso il nord, o meglio dai paesi
caldi ai freddi, ci pare una di quelle formole sempliciste, che hanno la pretesa di spiegare,
mediante una causa unica, fenomeni molto complessi. Questa regola può essere invertita,
perché non sempre è stato così (la civiltà cinese è nata nelle provincie centrali sterili e fredde).
Il movimento incivilitore procede indifferentemente da sud a nord e da nord a sud, ma va
sempre a preferenza verso quella direzione nella quale incontra minori ostacoli naturali e
sociali.

VII. Continua lo stesso argomento.

Ipotesi pure molto arrischiata ci pare quella che attribuisce una moralità superiore ai popoli del
settentrione di fronte a quelli del mezzogiorno.
Il vizio, che più comunemente si attribuisce ai meridionali, e la lussuria, mentre la ubriachezza
e più generalmente imputata ai settentrionali. (neanche questo regge, avendo avuti esempi
contrari nella storia: i negri di Congo si ubriacano, San Vladimiro teneva più donne di Califfo).
Molti fra i sociologi criminalisti generalmente ammettono che nel Sud prevalgono i reati di
sangue, quelli contro le persone, mentre attribuiscono al nord un maggior numero di reati
contro la proprietà (sono piuttosto da attribuirsi alle differenze di condizioni sociali): in tutti
questi paesi le contrade meridionali sono più prive di comunicazioni, più lontane dai grandi
centri industriali e dai focolari della odierna civiltà delle contrade settentrionali.

VIII. I vari tipi di organizzazione politica e le diversità di clima.

Prima di sentenziare che i meridionali siano incapaci di liberta, bisogna intendersi sul
significato preciso e scientifico di questa parola. Le istituzioni politiche sotto questo
riguardo ritenute migliori, sono state in vigore tanto in paesi freddi quanto in altri
temperati molto, come, ad esempio, la Grecia e Roma.
La ragione per la quale i meridionali dovrebbero essere meno atti ad un regime politico libero
ed elevato non può essere altra che questa: che essi hanno minore energia fisica e soprattutto
minore energia morale ed intellettuale. E infatti una opinione molto comune che i settentrionali
siano destinati con la loro superiore energia. Ma questa opinione e anche più superficiale e più
contradetta dai fatti di quelle che abbiamo precedentemente confutato.
La laboriosità di un popolo più che dal clima pare che dipenda da abitudini che sono in gran
parte determinate dalle sue vicende storiche.
Se ammettiamo che la superiorità militare sia una prova di maggiore energia, in verità è difficile
stabilire se i settentrionali abbiano vinto e conquistato i meridionali più di frequente di quello
che ne siano stati alla lor volta vinti e conquistati.

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IX. Importanza della diversa configurazione del suolo.

Le differenze di organizzazione sociale determinate dalla configurazione del suolo possono


essere considerate come appendice di quelle dovute alla varietà dei climi, sebbene siano forse
più importanti.
Non si può negare infatti che l'essere un paese più o meno piano o montuoso, il trovarsi sulle
grandi vie di comunicazione o l'esserne appartato, sono elementi che influiscono nella sua
storia molto più di alcuni gradi in più o in meno nella sua media termometrica.
Certe circostanze topografiche, che, date alcune condizioni storiche, sono favorevoli, in altre
condizioni diventano sfavorevolissime e viceversa.
Ma non sempre una maggiore energia individuale va unita ad una più forte organizzazione della
compagine sociale, della quale in fondo dipende l'essere una gente dominatrice o dominata.
Né del resto si può ammettere che i popoli abitanti nelle pianure debbano essere
necessariamente destituiti o anche scarsi di energia: basta riflettere che gli Olandesi, i Tedeschi
settentrionali, i Russi e gli stessi Inglesi sono in gran parte abitatori di un paese molto basso
per comprendere quanto un'opinione simile sarebbe poco fondata.

X. Sistema che fa dipendere i fenomeni politici dalla diversità delle razze umane.

Il metodo che fa dipendere dalla razza alla quale un popolo appartiene oltre che il grado di
progresso civile, che genericamente ha raggiunto, anche il tipo di ordinamento politico, che ha
adottato, e molto meno antico dell'altro, che arbitro di tutto fa il clima. Perché l'antropologia e
la filologia comparata, sulle quali e fondata la classificazione scientifica delle razze umane,
sono scienze molto recenti: la tendenza etnologica nelle scienze sociali e stata invadente.
Si e fatta la distinzione tra razze superiori ed inferiori, attribuendo alle prime la civiltà, la
moralità, la capacita di costituirsi in grandi agglomerazioni politiche; riserbando alle altre la
sorte dura, ma fatale, di sparire davanti le razze elevate oppure di esserne conquistate ed
incivilite.
- Rénan: le due grandi razze, che in certo senso hanno formato l'umanità: cioè la
razza ariana e la semitica.
- Per De Gobineau il punto centrale della storia e sempre là dove abita il gruppo
bianco più puro, più intelligente, più forte.

Accanto a questa scuola, che sostiene la superiorità innata e fatale di alcune razze umane, ve
ne e un'altra, che, senza essere con essa in assoluto contrasto, più direttamente si rannoda alle
teoriche di Darwin, le cui applicazioni alle scienze sociali nella seconda metà del secolo scorso
sono state larghissime. Lo Spencer e lo scrittore più in fama di questa seconda scuola: credono
che ogni progresso sociale sia avvenuto ed avvenga per via della così detta evoluzione organica
e superorganica: gli individui più forti.

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