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PHARMACEUTICAL CARE:
SFIDA PER LA FARMACIA
DEL FUTURO
PHARMACEUTICAL CARE:
SFIDA PER LA FARMACIA
DEL FUTURO
PREFAZIONE
2
le tematiche del PhC, come cioè i nostri colleghi si comportino
quando devono confrontarsi con le problematiche poste da un
malato cronico che ha bisogno di essere seguito e monitorato
nel proprio percorso terapeutico. Un lavoro, quindi, che diventa
propedeutico alla “Farmacia dei servizi”, per predisporci
all’innovazione e capire come affrontare le nuove sfide che la
società ci richiede.
Questi dati hanno costituito un punto di partenza per delineare
un percorso di rilancio della farmacia italiana a partire da un’analisi
delle esperienze innovative, ma anche dei punti deboli, e da un
confronto con gli altri Paesi europei, nei quali si stanno sviluppando
iniziative e progetti sul fronte del Pharmaceutical Care. Su tale
base Federfarma ha disegnato un progetto di sviluppo che punta a
mettere le farmacie in grado di fornire alla popolazione, su tutto il
territorio nazionale, un nucleo base di nuovi servizi di alta valenza
sociale e sanitaria, che valorizzino il contributo professionale della
farmacia soprattutto sul fronte del monitoraggio e dell’aderenza
alle terapie. In quest’ottica le piattaforme informatiche predisposte
da Promofarma sono un importante strumento operativo a
disposizione di tutti i Colleghi.
Il presente lavoro, quindi, non è una delle tante ricerche che poi,
una volta presentate, restano nel cassetto, ma costituisce una base
documentale su cui costruire la farmacia di domani. Per questo
invito tutti i Colleghi a leggere con attenzione questa pubblicazione
e a fare tesoro delle tante utili indicazioni che emergono.
Buona lettura, e buon lavoro a tutti.
Annarosa Racca
Presidente di Federfarma
3
INDICE
Prefazione 2
4
PHARMACEUTICAL CARE
E COINVOLGIMENTO DELLA FARMACIA
NELLE CURE PRIMARIE
5
Pharmaceutical Care e coinvolgimento della farmacia nelle cure primarie
6
Il PhC è il contributo del
farmacista all’assistenza e la
cura dei pazienti presi nella
loro individualità, al fine di
ottimizzare l’assunzione dei
farmaci e migliorare il loro
stato di salute.
7
Pharmaceutical Care e coinvolgimento della farmacia nelle cure primarie
8
chiamato a governare questo processo che travalica i confini del suo
operato (fase della dispensazione)? Perché è colui che, a valle, vede
l’intero processo (integrato nelle tre componenti), perché possiede
competenze sul farmaco e sul paziente e, infine, perché ha modo di
frequentare il paziente più di quanto facciano le altre professioni. Si
stima, infatti, che il farmacista, proprio per il servizio di consegna del
farmaco, abbia la possibilità d’incontrare il paziente ben sei volte più
del medico curante.
I problemi farmaco-correlati possono ulteriormente essere classi-
ficati come reali e manifesti, cioè tali da influenzare il risultato della
terapia, oppure potenziali, cioè problemi non ancora manifesti, ma
che possono impattare negativamente sui risultati terapeutici. Qui il
farmacista è chiamato a valutare le probabilità di rischio e il possibile
impatto e, di conseguenza, capire come limitarne gli effetti.
Infine, i Problemi farmaco-correlati possono essere evitabili e ine-
vitabili. Fra questi ultimi, van Mil cita per esempio la nausea, quale
effetto collaterale nell’assunzione di farmaci oncologici o nelle inte-
razioni tra terapie anti Aids. Che si tratti di problemi evitabili o inevi-
tabili, comunque sia, il farmacista che si ispira al PhC è tenuto a com-
piere le dovute indagini, affinché sia minimizzato l’impatto negativo
sullo stato di salute del paziente. E questo, proprio in ossequio alla
definizione di PhC prima data.
In sostanza, il PhC mette il farmacista e la farmacia territoriale al
centro di questo processo, dando grande risalto al suo ruolo. Ma,
al contempo, responsabilizzandolo maggiormente rispetto ai livelli
connessi alla dispensazione del farmaco.
Prospettiva internazionale
del Pharmaceutical Care
Proprio in virtù di questa rilettura del ruolo della farmacia territoria-
le nell’ambito delle cure primarie, e della sua centralità nella gestio-
ne dei problemi farmaco-correlati o nel supporto per una maggiore
aderenza del paziente cronico, sono stati ovunque attivati progetti e
programmi per un suo maggiore coinvolgimento nel processo delle
cure primarie. La figura 1.2 mette in evidenzia una serie di iniziative
sperimentate in vari Paesi e Continenti, più o meno convergenti con
9
Pharmaceutical Care e coinvolgimento della farmacia nelle cure primarie
10
del PhC, in quanto si concetra su una patologia, quindi con parziale
copertura delle problematiche generali, senza specifici approcci ver-
so pazienti con più morbilità e, quindi, multitrattati.
Ha invece l’obiettivo di coprire in maniera totale tutte le proble-
matiche e la patologie del paziente il Comprehensive Medication
Review. Nato nei Paesi nord europei è un progetto portato avanti
proprio per assicurare assistenza a coloro che sono politrattati (cin-
que terapie concomitanti, che possono comportare l’assunzione
quotidiana di 15-20 pillole).
L’Home Medication Review è un programma sviluppatosi in Au-
stralia, per assicurare l’assistenza in chiave PhC a pazienti che non
possono muoversi da casa.
Il Medication Therapy Management è nato negli USA, per as-
sistere in farmacia pazienti privi di copertura assicurativa, che non
potevano ottenere i servizi sanitari a pagamento. Assomiglia mol-
to al PhC in quanto ha come scopo quello di assistere il paziente
nell’assunzione delle terapie e migliorare l’outcome terapeutico. Si
fonda su alcuni punti essensiali: la revisione della terapia; la stesura
di un fascicolo del paziente con tutte le informazioni cliniche; il pia-
no di azione che prevede l’intervento del farmacista e il possibile
deferimento al medico; il programma di follow-up per assicurare la
continuità assistenziale.
Medicines Use Review è un programma sviluppatosi nel Regno
Unito dal 2005 e voluto dal NHS (Servizio sanitario nazionale), con
lo scopo di verificare le condizioni di consapevolezza del paziente
in tema di assunzione dei farmaci. Si fonda sui seguenti elementi:
revisione delle terapie a opera di farmacista e paziente, finalizzata
a valutare lo stato di consapevolezza del paziente e a identificare
potenziali sovrapposizioni di farmaci; offrire informazioni al paziente
su un uso più corretto del farmaco; presentare al paziente potenziali
rischi causati da un uso improprio del farmaco, quali effetti collatera-
li, interazioni farmaco su farmaco, ecc.
Una valutazione, compiuta nel biennio 2011-12, informa che a
questo programma hanno aderito circa 8 mila farmacie, con una co-
pertura di più di 2 milioni di casi applicativi e con un costo di 68 mi-
lioni di sterline per il NHS. Si stima che il costo nazionale del farmaco
non correttamente impiegato ammonti a circa 300 milioni di sterline
11
Pharmaceutical Care e coinvolgimento della farmacia nelle cure primarie
12
Il ruolo della farmacia territoriale
nelle cure primarie
La volontà di approfondire in Italia la conoscenza sulla PhC non è,
naturalmente, fine a se stessa, ma va interpretata come la necessità
di capire -e dotarsi di strumenti forti- per affrontare con successo lo
sviluppo della farmacia, intesa come attore importante nel quadro
delle cure primarie. Da più parti, infatti, si avverte l’esigenza di rior-
ganizzarle, dopo che hanno raggiunto livelli ragguardevoli di spesa,
addirittura al di sopra della spesa secondaria.
Alcuni affermano che il futuro delle politiche sanitarie è proprio
da ricercare nelle cure primarie. Tale riorganizzazione in parte è già
in atto, e prende spunto dalla cosiddetta “sanità di iniziativa”, dove
gli operatori della salute -in primis il medico territoriale- si attivano
per la presa in carico del paziente cronico, assicurando un program-
ma di continuità assistenziale. E dove anche lo specialista è al servi-
zio dei percorsi diagnostici e di cura, e collabora con la medicina di
base. Insomma, riorganizzazione e rinforzo nella logica del gioco di
squadra, partendo dal principio che proprio nel servizio territoriale si
può ridurre all’essenziale il coinvolgimento, assai costoso, delle strut-
ture. Peraltro, molti progetti sperimentali vanno proprio in questa
direzione (assistenza integrata 24 ore al giorno, modelli territoriali di
Chronic Care, Creg in Lombardia, strutture di comunità, Case della
salute, e così via).
E la farmacia, che ruolo gioca in questo scenario? La farmacia di
comunità, per sua definizione, è territoriale, cioè ancorata nel tes-
suto sociale. Lo dimostrano le svariate ricerche che mettono in luce
la fiducia che il cittadino riversa appunto nella figura del farmacista,
quale professionista capace di offrire un aiuto, un supporto.
Questo però non è sufficiente. Occorre che la farmacia di comu-
nità sappia interagire in maniera sistematica con le altre professioni
sanitarie, dimostri di saper prendersi in carico il paziente, in quel pro-
gramma di sanità d’iniziativa accennato prima. Come dice l’attuale
presidente di Federfarma, Annarosa Racca, va auspicata una farma-
cia sempre più attiva, per portare l’aderenza media del paziente alle
terapie dal 40% a un potenziale 70%, con benefici per il paziente
stesso e tutta la collettività. Impegno questo che, pur se in un con-
13
Pharmaceutical Care e coinvolgimento della farmacia nelle cure primarie
testo non facile, può essere alla portata delle farmacie, perché di-
spongono di competenze specifiche complementari a quelle delle
altre professionalità sanitarie. Per esempio, proprio in una logica di
Chronic Care model, la farmacia trova un suo collocamento ideale
forte e unico come rappresentato da figura 1.3.
SPECIALISTA INFERMIERISTICA
Definisce il PDTA, Assiste il paziente
gestisce la patologia
FARMACIA
Dispensa, amministra
e controlla la terapia
MMG
Gestisce il paziente
e il PDTA e PAI
Fig. 1..3 - Il modello di Chronic Care e il ruolo della farmacia
14
ANALISI DELLO STATO
DEL PHARMACEUTICAL CARE IN ITALIA
15
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
16
In definitiva, il PhC è una disciplina che è parte naturale della pro-
fessione del farmacista; purtroppo essa viene applicata nella pratica
soltanto in maniera estemporanea e occasionale, in virtù di un mo-
dello di funzionamento della farmacia che vede centrale la dispensa-
zione al banco. Nel futuro però la farmacia, per rendere sistematica
la pratica di erogazione dei servizi, sarà chiamata a integrare alla con-
segna al banco anche la sinergica erogazione di servizi di assistenza
personalizzati ai pazienti, soprattutto cronici e magari multitrattati.
Per fare ciò occorre progredire ed evolversi, seguendo un modello
che è appunto quello presentato in questa ricerca e testato alla luce
dell’esperienza dichiarata da più di 800 farmacie italiane.
Il modello di funzionamento
del Pharmaceutical Care
Il modello parte da un assunto importantissimo: il ruolo chiave
che la farmacia può avere nell’identificare e gestire i problemi far-
maco-correlati che si possono presentare a pazienti cronici e ancor
più gravemente a pazienti multitrattati. Pongo qualche domanda:
qual è il rischio di commettere errori nell’assunzione farmacologi-
ca per un paziente anziano multitrattato? Cioè che è in cura con
più di 5 terapie, che comportano l’assunzione quotidiana di 10-15
pillole o similari? Che tipo di giovamento può ottenere questo pa-
ziente dall’affiancamento del suo farmacista nel percorso di cura?
Sappiamo che i momenti di contatto tra la farmacia e il paziente
sono circa sei volte superiori ai momenti di contatto fra il paziente
stesso e il suo medico curante. Questo dice molto, in termini di
efficacia del servizio offerto dalla farmacia che assiste un simile
paziente. Il modello di PhC parte, quindi, dall’organizzazione di
un sistema di supporto per identificare e gestire i problemi farma-
co-correlati in cui può incappare un paziente cronico. Una gestio-
ne che si fonda su quattro attività fondamentali, che vedremo di
seguito.
Il modello di PhC non soltanto si basa sulla centralità della far-
macia nella gestione dei problemi farmaco-correlati, ma afferma
anche l’importanza della gestione dei pazienti come strumento
base appunto per identificare e gestire i problemi stessi. Da ulti-
17
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
18
La farmacia che fa servizi, oltre alla consegna del farmaco, si ado-
pera per gestire problemi connessi all’assunzione della terapia
(fig. 2.2). Aiuta, per esempio, la collettività ad aumentare il grado di
aderenza del paziente alla prescrizione e alla terapia indicata dalla
medicina e produce così un valore sociale distintivo e unico, cioè non
generabile da altri operatori e, quindi, non sostituibile. Perché que-
sto piano di attività sia praticato, occorre però che la farmacia sia in
grado di assicurare una continuità assistenziale al paziente (gestione
dei pazienti ripetuti fig. 2.2).
Per garantire questa continuità assistenziale è fondamentale che la
farmacia instauri, sin da subito, un rapporto duraturo con i nuovi pa-
zienti che entrano in farmacia. In poche parole: “arruolare i pazienti
per un programma di assistenza e supporto continuativo” (prassi di
arruolamento di nuovi pazienti fig. 2.2). Affinché poi questa casa,
costituita appunto su tre piani complementari fra di loro, stia in piedi
e sia solida è necessario che sia eretta su precise fondamenta. In par-
ticolare, tre sono i pilastri che sorreggono e rendono possibili i servizi
di assistenza (PhC) in farmacia.
Innanzitutto, una predisposizione (atteggiamento) a partire dal ti-
tolare di farmacia di sviluppare i servizi in aggiunta e in piena comple-
mentarità con la dispensazione del farmaco. Il tema è particolarmen-
te spinoso, perché nel vissuto di tutti si ritiene che i servizi drenino
risorse e non generino ricavi, tenuto conto che nessuna convenzione
è stata estesa ad essi. Inoltre la farmacia ha perso valore economico
negli ultimi anni (causa la riduzione dei ricavi e dei margini) e, quindi,
ha sempre meno risorse per finanziare l’innovazione connessa al lan-
cio dei servizi. Discuteremo di questo aspetto più avanti.
Il secondo pilastro che forma le fondamenta della casa del PhC
è la collaborazione. Un tema che scotta, perché rimanda da subito
al “dialogo fra sordi-muti” con la medicina generale e gli altri ope-
ratori della sanità, ma non solo! Analizzeremo anche il rapporto che
sussiste tra gli stessi farmacisti e come questo possa impattare nel-
la costruzione di una rete di servizi, offerta potenzialmente dalle 18
mila farmacie (e i 60 mila professionisti schierati), che sono o sareb-
bero i potenziali nodi di una rete, che assicura un beneficio sociale
incommensurabile, oltre a un risparmio di spesa nella prevenzione e
maggiore aderenza.
19
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
20
precisare che il presidio dell’attività da parte del farmacista si struttu-
ra sull’organizzazione di passaggi sequenziali e concatenati; appunto
rappresentati come i gradini di una scala ascendente (figura 2.3).
21
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
26
6%
0 100
74-16% 1 47
100-21% 2 121
3 100
4 74
Numero
5 26
di pazienti
0
47-10% 1
100-21% 2
3
4
121-26% 5
22
sono organizzati per farlo sistematicamente (almeno 4 volte su cin-
que) e questi sono 100 su 486, cioè il 22%. Esiste infine il 21% che
riesce a compiere questa attività nella maggioranza dei casi, ovvero
3 volte su 5.
15-3% 61-13%
128
101
97
66
128-27% 15
Numero
61
di pazienti
66-14%
0
1
2
3
101-22% 4
97-21% 5
23
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
24
Fig. 2.6 – Dialogo per la circoscrizione del problema
25
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
26
di figura 2.8, che in media la definizione di un piano strategico di
azione è eseguito per 2 su 5 pazienti.
Il fenomeno fa riflettere, perché nei fatti coloro che non eseguono
questo passaggio, o lo fanno soltanto raramente, ammontano a qua-
si la metà (27%+19%).
126
87
90
68
25
72 Fig. 2.8 - Percentuale di chi Identifica e mette a punto
una strategia risolutiva
72-15% 126
87
25-5% 90
126-27% 68
Numero
25
72
di pazienti
68-15% 0
1
2
3
87-19% 4
90-19% 5
Se nella fase precedente il focus era sulla presa in carico del pa-
ziente, con una logica assistenziale di non breve respiro, qui il tema
centrale è la capacità della farmacia e del farmacista di “personaliz-
zare” l’intervento. Spiego meglio che cosa intendo per “personaliz-
zare”. Il farmacista è il depositario della conoscenza del farmaco; ne
conosce tutte le caratteristiche chimiche e farmacologiche, sa quali
sono le interazioni tra più farmaci, così come i potenziali effetti av-
versi. Questa conoscenza, profonda e unica nello scenario degli ope-
ratori della salute, si sostanzia nel prodotto, e pertanto è standard,
tenuto conto che la maggioranza dei farmaci distribuiti in farmacia
sono realizzati in modo uniforme dalle case farmaceutiche e vengono
27
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
28
208
81
78
35
22 Fig. 2.9 - Percentuale di chi porta avanti
43
un piano di follow-up e controllo
22-5% 43-9%
208
81
35-7% 78
35
Numero
22
43
di pazienti
208-45% 0
78-17% 1
2
3
4
5
81-17%
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Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
30
Fig. 2.10 – Benefici della relazione con il paziente
31
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
3,75
MEDIA UE
2,5
1,25
MEDIA IT
0
Circoscrivere Identificare Definire Gestire
il problema l’obiettivo una strategia il follow-up
32
2.11. Si riscontrano passaggi operativi più praticati (circoscrizione del
problema) e meno praticati (follow-up del paziente) e per ciscuno di
essi abbiamo provato a dare spiegazioni plausibili del fenomeno e
dell’applicazione in Italia. Rimane ora da chiedersi se questo valo-
re medio, che si attesta intorno all’unità (su base 5 pazienti), sia un
dato confrontabile con quanto accade in altri Paesi che praticano la
disciplina del PhC. Come è desumibile dal grafico di figura 2.11, il
valore medio che assume la gestione dei problemi farmaco-correlati
da parte del campione europeo di farmacie intervistate (5.000 farma-
cie, comprese le 822 italiane) si muove intorno a 2,5 su base ultimi 5
pazienti presi a esempio.
Il dato è sensibilmente superiore a quello italiano. Bisogna ricordare
che vi sono alcuni Paesi ove, sulle tematiche di PhC, vi è già da molti
anni grande attenzione. Per esempio, in Olanda le compagnie di assi-
curazione, che sono il “payer” principale della spesa del farmaco e di
quella sanitaria (diagnostica, medicina generale e specialistica, ospe-
daliera, ecc.) sono molto attente ai livelli di spesa e all’efficacia ed effi-
cienza delle risorse dedicate. Quindi promuovono incontri tra medici e
farmacisti, per mettere a punto programmi personalizzati, in modo da
presidiare in continuità assistenziale le patologie croniche del singolo
paziente. Questo consente di assicurare la compensazione dei pazienti,
di ridurre i problemi farmaco-correlati, e al contempo di ottimizzare
le risorse a beneficio appunto del payer. In questo caso, la farmacia è
molto più predisposta alla gestione dei problemi farmaco-correlati, e
così il valore di questo componente del PhC è senz’altro più elevato del
valore unitario che assume in Italia.
In Gran Bretagna, con una direzione diversa rispetto all’Olanda, si
arriva comunque a un risultato simile, che riconosce alla farmacia un
elevato valore di presidio nella gestione dei DRP. Oltremanica, infatti,
il Servizio sanitario nazionale (NHS, National Health System) promuove
fra le altre attività anche il cosidetto MUR (Medicines Use Review), ov-
vero un servizio che le farmacie offrono ai propri pazienti, arruolati così
in un programma di assistenza che garantisce loro la piena conoscenza
e consapevolezza delle terapie assunte. Al contempo, il farmacista che
attua un programma MUR indaga sull’eventuale insorgenza di intera-
zioni farmaco su farmaco, piuttosto che sulla probabilità d’incorrere in
eventi avversi derivanti dall’assunzione dei farmaci in ragione dello
33
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
stile di vita del paziente (per esempio più o meno sedentario), o del-
ANALISI
le abitudini alimentari, fenomenoDELLO
questo STATO
che interagisce in maniera
DEL PHARMACEUTICAL CARE IN ITALIA
significativa con il farmaco.
Senza entrare nei dettagli, risulta chiaro che quando intervengono
stakeholder a favorire l’applicazione della prassi di PhC, si riscontra-
no valori più elevati degli indici di DRP rispetto all’Italia, che si ac-
cinge soltanto ora ad affrontare in maniera strutturata e sistematica
il tema. Vi è da notare, comunque sia, che il valore assunto dal PhC
medio in Europa non è vicino alla sua massima applicazione (cioè 5
casi su 5). Infatti, affermare che il valore medio europeo di presidio
dei DRP (problemi farmaco-correlati) è pari a 2,5 pazienti su 5, lascia
intendere che il bicchiere è mezzo pieno. Cioè la prassi è ancora ben
lungi dall’essere applicata in maniera esaustiva e presenta spazi di
miglioramento dovuti alla difficoltà intrinseca di modellare in farma-
cia questa disciplina, che a volte può entrare in conflitto con la con-
sueta e routinaria gestione della dispensazione del farmaco.
Un’ultima annotazione che emerge dall’osservazione del grafico
di figura 2.11 consiste nel divario rilevante che vi è fra Italia e me-
dia UE per quanto riguarda il processo finale dei DRP, consistente
nell’assicurare al paziente una continuità assistenziale, ovvero il “fol-
low-up”. Mentre in Italia su questo punto si assiste a una riduzione di
applicazione (che si attesta a livelli inferiori all’unità), nella media UE
il valore è superiore alla media (2,5 su 5), attestandosi su valori vicini
a 3 pazienti su 5.
La continuità assistenziale è senza dubbio un requisito indispensa-
bile di questo processo, proprio perché i problemi farmaco-correlati
il più delle volte non vengono risolti in maniera istantanea, riguar-
dando aspetti comportamentali dei pazienti. Al tempo stesso questa
esigenza di continuità assistenziale sembra creare, soprattuto nelle
farmacie italiane, problemi organizzativi, che determinano una sua
ridotta applicazione.
34
con loro una buona relazione
fiduciaria, ma implica la mes-
sa a punto di un’organizza-
zione di presidio che, da un
lato, prenda in carico i nuovi
pazienti e, dall’altro, ne ge-
stisca nel tempo la continuità
assistenziale.
Per quanto attiene la pre-
sa in carico di nuovi pazienti
(arruolamento), quattro sono
gli elementi che costituisco-
no questo processo: 1) il dia-
logo iniziale per conoscere lo stato di salute, i sintomi e le diagnosi
mediche; 2) la definizione delle aspettative e dei risultati attesi dalla
terapia; 3) il commento con il paziente della terapia; 4) la verifica che
le informazioni siano state comprese e che siano stati ben definiti i
prossimi passi da fare per la corretta terapia.
Si tratta di passi sequenziali, che consentono alla farmacia di co-
noscere il proprio paziente e di impostare un percorso di assistenza.
Entriamo nel contenuto di ciascuno e verifichiamo come si posiziona
la farmacia italiana.
35
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
36
359
117
130
113
40
63 Fig. 2.13 - Richiesta al paziente di descrivere
le condizioni mediche
40-5% 63-7%
359
117
130
113
Numero
113-14% 40
63
di pazienti
359-44% 0
1
2
130-16% 3
4
5
117-14%
37
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
409
133
118
73
38
51
Fig. 2.14 - Le aspettative del paziente
ANALISI DELLO STATO e i risultati attesi
DEL PHARMACEUTICAL
38-5% 51-6% CARE IN ITALIA
409
73-9% 133
118
73
Numero
38
51
di pazienti
118-14% 0
409-50% 1
2
3
4
133-16% 5
38
che tipo di relazione esiste con il farmacista, che dinamiche conte-
stuali e situazionali esistono, ecc.). Il farmacista diventa così il garan-
te del “bugiardino” e offre informazioni importanti, di cui a volte il
paziente è ignaro. Così descritto, questo è un compito incentrato
sull’informazione (appunto standard), che non tiene conto del desti-
natario. Non può essere efficace, se non muove da una conoscenza
specifica del paziente. A questo approccio “informativo”, capace di
assicurare contenuti universalmente validi, si dovrebbe aggiungere
un passaggio in ottica PhC più squisitamente personalizzato, cioè ta-
gliato sulle specifiche caratteristiche del paziente. Questo passaggio
si fonda appunto sulla comprensione, da parte del farmacista, che il
paziente ha acquisito consapevoleza circa il percorso di cura e i suoi
potenziali effetti. In sintesi, si passa da un approccio (standard) che
si basa sul prodotto (farmaco e informazione sintetizzata nel bugiar-
dino), a un approccio che si basa sul paziente (e le sue capacità di
apprendimento) ed è, quindi, personalizzato.
La figura 2.15 rappresenta e mette a confronto i due approcci.
L’approccio personalizzato sul profilo del paziente, in particolare,
porta con sé anche la necessità di tenere traccia dei passaggi che si
39
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
137-17% 161
161-20% 119
176
Numero
138
91
di pazienti
137
91-11%
0
119-14% 1
2
138-17% 3
4
5
176-21%
40
ai pazienti. È un fatto condiviso e riconosciuto che il paziente non ha
le conoscenze per gestire questo strano prodotto che è il farmaco. La
farmacia, che possiede un’asimmetria conoscitiva (conoscenza della
chimica del farmaco e della cinetica sull’individuo), si rende disponi-
bile a mettere in circolo questo sapere a favore del cliente. Inoltre,
questo passaggio che potremmo definire nelle “corde” dei farma-
cisti, visto il suo livello di concreta applicazione nel campione dei
rispondenti, viene eseguito con uno sforzo abbastanza contenuto,
soprattutto se, come abbiamo visto in figura 2.15, è effettuato sulla
base di un approccio standard centrato sul prodotto.
Partendo dal presupposto che è di circa 5 minuti il tempo medio
di interazione con il paziente per la consegna del prodotto al ban-
co (cfr. la ricerca TradeLab riportata su Puntoeffe nel maggio 2009),
è evidente che il rilascio di informazioni sul farmaco, soprattutto se
standard, può tranquillamente rientrare nell’attività a contorno e a
conforto proprio di un servizio di consegna del farmaco, presupposto
anche per la successiva assunzione corretta della terapia da parte
del paziente.
Non c’è, quindi, da meravigliarsi se si riscontra diversità di risposta
e di comportamento dei farmacisti fra questo passo operativo (rila-
scio di informazioni) rispetto ai due precedenti passaggi analizzati,
cioè conoscenza dello stato di salute del paziente e compresione di
aspettative e risultati (vedi disposizione degli spicchi di figure 2.16,
confrontata con le figure 2.13 e 2.14, riportate nella pagina seguente
per semplificare il confronto).
L’ultima fase della gestione dei nuovi pazienti consiste nella verifica
della comprensione, da parte del farmacista, delle informazioni scam-
biate con il paziente. Il grafico 2.17, che riporta le frequenze di rispo-
sta dei farmacisti rispetto all’argomento in questione, rimarca senza
ombra di dubbio che la farmacia italiana è consapevole della parziale
conoscenza, da parte del cittadino, su questo strano prodotto che è
il farmaco, e sul suo impiego, e quindi evidenzia la necessità di veri-
ficare che il paziente abbia ben compreso le informazioni trasferite.
41
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
359 409
117 133
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113 Richiesta al paziente di descrivere 118
73
38
Richiesta al paziente delle aspettative
40
359 409
117
130
73-9% 133
118
113 73
Numero Numero
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113-14% 40
di 63
pazienti
51
di pazienti
359-44% 0 118-14% 0
1 409-50% 1
2 2
130-16% 3 3
4 4
5 133-16% 5
117-14%
Fig. 2.13 – Descrizione delle condizioni mediche Fig. 2.14 – Condivisione degli obiettivi e del percorso di miglioramento
161
119
176
138
Commento con il paziente della terapia farmacologica,
91
137
dei potenziali effetti collaterali
137-17% 161
161-20% 119
176
Numero
138
91
di 137
pazienti
91-11%
0
119-14% 1
2
3
138-17% 4
5
176-21%
42
102
78
125
125
95
297
Fig. 2.17 - Verifica che il paziente abbia compreso
pienamente le informazioni
102-12% 102
78
125
Numero
125
95
0
1
125-15% 2
3
4
5
95-12%
125-15%
43
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
3,75 MEDIA UE
MEDIA IT
2,5
1,25
0
Descrizione Aspettative e Commento effetti Verifica corretta
condizioni mediche risultati attesi e avvertenze comprensione
44
mentare con il marketing, dove l’una con un taglio clinico completa
l’altra che assume, invece, un taglio commerciale.
45
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
46
334
146
141
101
36
64
Il paziente indica la modalità seguita
per l’assunzione della terapia farmacologica
36-4% 64-8%
334
146
141
101-12% Numero
101
36
di pazienti
64
334-41% 0
1
2
141-17% 3
4
5
146-18%
47
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
48
Ricerca di potenziali problemi connessi
all’assunzione della terapia farmacologica
(es. interazioni, effetti collaterali, scarsa aderenza, ecc.)
90-11%
50-6% 250
155
156
Numero
121
250-30% 50
di pazienti
90
121-15% 0
1
2
3
4
156-19% 155-19% 5
49
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
Conoscenza dei
comportamenti
Intercettazione
problemi
Fig. 2.23 – Scoperta e gestione dei DRP nel corso della relazione
50
tante relazione fra indagine sui DRP e conoscenza del paziente e dei
suoi comportamenti.
Il percorso conoscitivo, fatto di successivi approfondimenti, neces-
sita di una continuità assistenziale. Approfondire la conoscenza signi-
fica entrare nell’intimo del paziente e scovare le problematiche più
radicate che possono determinare l’insuccesso nella terapia farma-
cologica. Come evidenzia la figura 2.23, al crescere della conoscenza
del paziente cresce in maniera proporzionale la capacità d’intercetta-
re le problematiche relative all’assunzione del farmaco.
51
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
276
129
155
116
64
82
Fig. 2.24 - Richiesta al paziente di una valutazione circa
ANALISI DELLO STATO
l’efficacia della terapia farmacologica
276-33% di pazienti
82
116-14% 0
1
2
3
4
155-19% 129-16% 5
cista e paziente eseguono per l’efficacia della terapia. Tutto ciò verrà
ripreso più avanti, quando parleremo di strumentazione e organizza-
zione dei servizi in ottica PhC.
Qui basta sottolineare quanto questa fase (la valutazione dell’ef-
ficacia), elemento di conferma e rinforzo dell’aderenza del pazien-
te alla terapia, trovi forza e radicamento “scientifico” proprio nella
possibilità di ricorrere alla farmacia per monitorare la patologia cui è
affetto il paziente.
52
348
132
118
114
49
61
Fig. 2.25 - Richiesta al paziente di una valutazione circa
il livello di raggiungimento degli obiettivi
61-8%
49-6%
348
132
118
Numero
114
49
114-14% di pazienti
61
348-42% 0
1
2
118-14% 3
4
5
132-16%
53
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
54
5
3,75
2,5 MEDIA UE
1,25
MEDIA IT
0
Informazioni sulla Ricerca Valutazione Livello di
pratica seguita di problemi dell’efficacia raggiugimento
obiettivi
55
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
56
slegati da quelli che classicamente compongono la farmacia tradizio-
nale, ma devono essere armoniosamente pensati e progettati affinché
i servizi compenetrino e siano complementari alla dispensazione del
farmaco. Quindi, come esistono processi che regolano il funzionamen-
to dello stock, altrettanto deve accadere per l’erogazione del servizio
e tra questi deve esserci una connessione.
L’evoluzione della farmacia verso la “Farmacia dei servizi” è stata
pensata come un elemento in aggiunta alla consegna del farmaco e,
come tale, non è mai decollata. L’assenza di una Convenzione che ne
riconosca il valore e che generi profitto ha, inoltre, indotto la maggior
parte dei titolari di farmacia a trascurarla, come forma d’innovazione
della farmacia. Il PhC, che nei fatti è il luogo in cui potrebbe svilupparsi
la “farmacia dei servizi”, deve essere invece integrato nell’organizza-
zione classica della farmacia.
I quattro elementi (struttu-
ra, organizzazione, processi e
collaborazione) costituiscono
i pilastri del PhC e, in quan-
to tali, sono stati oggetto di
studio nella ricerca condotta
in Italia e in Europa.
A essi poi si accompagna
un ulteriore pilastro, che mi-
sura gli atteggiamenti del
titolare volti ad arricchire l’of-
ferta della farmacia attraverso
i servizi. Per atteggiamenti e
convincimenti ci si riferisce qui al grado di predisposizione del titolare
a impegnarsi in una serie di attività (i vari piani della casa del PhC), che
sicuramente sottrae risorse alla farmacia, in parte anche distogliendole
dalla normale routine di dispensazione del farmaco, che rimane ancora
l’unica attività capace di generare introiti vitali alla farmacia.
Il PhC è una disciplina che, come abbiamo visto, è di non immediata
applicazione, richiedendo un cambio di passo sia nei comportamenti
di servizio, sia nell’organizzazione della farmacia. Se poi consideria-
mo che non esiste una Convenzione che riconosca una remunerazione
per i servizi erogati, è facile ipotizzare che lo sviluppo della pratica di
57
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
MEDIA UE
MEDIA IT
mai raro2 3
ogni tanto 4
spesso 5
sempre
58
non sono relative a momenti d’incontro specifico con i pazienti, ma ri-
guardano condizioni precedenti, cioè si riferiscono ad attività o com-
portamenti preparatori e organizzativi.
In generale, possiamo dire che la media dei valori espressi dai
colleghi d’Oltralpe è anch’essa migliorabile: infatti “spesso” non è
“sempre”. Il modello di funzionamento della farmacia si ispira alla
dispensazione del farmaco e, come abbiamo detto, il massimo atteg-
giamento verso il servizio potremmo trovarlo in una farmacia “ambu-
latorio” (cfr figura 2.1), che però è puramente teorica, dato il sistema
che ruota intorno alla consegna del farmaco.
Ciò detto, in Italia rimangono comunque ampi spazi di migliora-
mento proprio su questo tema. Mentre il posizionamento UE è me-
diamente intorno a “spesso”, in Italia è solo “ogni tanto”. La spiega-
zione di questo valore penso non sia da ricercare nello scarso interes-
se verso la componente professionale del PhC, quanto semmai negli
aspetti legati all’economicità dei servizi. Il vissuto generale dei titolari
di farmacia nei confronti dell’economicità dei servizi, infatti, è negati-
vo: non genererebbero profitti e drenererebbero risorse, utili invece
per far fronte alla ridotta marginalità. Questo nodo verrà sicuramente
sciolto quando si riuscirà a dimostrare che i servizi presentano una
propria condizione di sostenibilità economica.
59
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
60
90
116
250
217
149
Fig. 2.29 - Incontrare i pazienti in una zona della farmacia
che garantisce il rispetto della privacy
116-14%
mai
raramente
ogni tanto
217-26% spesso
sempre
250-31%
61
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
29
65
181
180
127
127-22%
raramente
65-11% ogni tanto
spesso
sempre
mai
raramente
ogni tanto
181-31% spesso
180-31% sempre
62
risorse (umane e finanziarie) che incidono sul servizio al cliente finale.
In questa prospettiva ci si chiede se i servizi, introdotti in farma-
cia dalla legge del 2009, siano stati “normati” nella loro messa in
funzione, oppure se siano stati attivati in maniera non strutturata,
cioè legati alle valutazioni del singolo farmacista e, quindi, esposti
a una marcata condizione di “occasionalità”. La figura 2.31 mette in
evidenza le risposte delle 822 farmacie italiane in tema di regole e
metodi per erogare i servizi di PhC.
Dall’osservazione di figura 2.31 emerge che le farmacie, per quanto
riguarda i servizi erogati ai pazienti, non sono molto abituate a lavorare
in base a protocolli. Quasi la metà del campione (46%), infatti, dichiara
di non utilizzare procedure e protocolli per l’espletamento dei servizi.
L’approccio per processi è, invece, centrale nel PhC, poichè è la mo-
dalità attraverso la quale è possibile assicurare una standardizzazione
di un servizio -quello di assistenza alla persona- che, essendo comples-
so nelle variabili prese in gioco, risente fortemente della soggettività
del professionista erogatore. Il servizio di consegna del farmaco è, in-
379
136
44-5%
mai
124-15% raramente
ogni tanto
spesso
sempre
mai
379-46% raramente
139-17% ogni tanto
spesso
sempre
136-17%
63
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
64
Fig. 2.32
65
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
66
Utilizzo di applicativi per gestire informazioni sul farmaco
e gestione dei dati clinici del paziente
0 delle informazioni
Fig. 2.34 – Digitalizzazione 225 450 675
a supporto 900
del processo clinico in farmacia
67
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
68
Fig. 2.35 – Livelli gerarchici nella gestione dei dati paziente
69
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
105-13% mai
raramente
ogni tanto
spesso
236-29% sempre
mai
223-27% raramente
ogni tanto
spesso
77-9% sempre
181-22%
La figura 2.36 evidenza che coloro che seguono questa prassi si-
stematicamente (sempre o spesso) sono il 40% della base dei rispon-
denti, mentre il 38% non la esegue mai o solo raramente. In sostan-
za, ci troviamo di fronte a una situazione di distribuzione sulla scala
valoriare abbastanza equilibrata. Vi sono farmacisti che si sentono
responsabilizzati non solo sull’attività di dispensazione del farmaco:
si fanno carico delle condizioni di salute del paziente, assumono un
“appalto psicologico” nei confronti dei problemi che emergono in
tema di aderenza alle terapie e di conseguenza guidano il proprio
operato avendo come metro di giudizio i miglioramenti nella salute
del paziente (come indica la figura 2.36). Lo spostamento da una
70
metrica interna focalizzata sull’efficienza ed efficacia del farmaco e
la sua logistica (per esempio, tempi medi di evasione delle richieste
al banco) a una metrica che si proietta anche oltre le mura della far-
macia, per entrare idealmente in casa del paziente e osservare il suo
percorso di miglioramento del quadro clinico, ha quindi senso solo se
il farmacista prende in carico il paziente per un programma di conti-
nuità assistenziale. La figura 2.37 riespone il concetto in forma grafica.
71
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
36-5%
49-6%
mai
68-8% raramente
ogni tanto
spesso
sempre
92-11% mai
raramente
ogni tanto
spesso
577-70% sempre
72
quanta forza possano avere questa pratica e l’attenzione nell’accu-
mulo di queste conoscenze, la farmacia singolarmente presa vivrà
sempre una condizione di carenza conoscitiva, in ragione del fatto
che la pratica applicativa sul paziente è sterminata. Mettere a fat-
tore comune, invece, l’esperienza dei singoli (si pensi a un sistema
di Knowledge sharing, terminologia anglosassone che denota ed
etichetta strumenti e metodi precisi, applicato a 18mila farmacie e
alimentato da una popolazione potenziale di 60mila farmacisti), si-
gnifica dotare il singolo farmacista di una sorta di “dono di ubiqui-
tà”: in questo modo, infatti, egli può accedere ad esperienze che
si muovono in un tempo e uno spazio che si estendono oltre il suo
spazio-tempo fisico.
Tutto ciò rimanda a qualcosa di molto noto e altrettando discusso:
il “Facebook” della farmacia, ovvero il FarmaBook di cui vedremo i
potenziali contenuti quando ci soffermeremo sul tema della collabo-
razione.
Qui vale la pena di concludere sottolineando due aspetti chiave a
cui rimanda il concetto in esame:
• l’importanza strategica della condivisione della conoscenza, quale
pilastro fondamentale
0,8
dell’organizzazione
2,3 2,4
del1,4PhC 2 2,8
• la conseguente necessità di ragionare in termini
1,3 2,3 0,9 2,5 di rete1,4 delle far-0,7
macie e non di singola farmacia, quando si affronta la disciplina di
PhC.
Condivisione
Condivisione della
della conoscenza
conoscenza
Risultato clinico
Risultato come
clinico guida
come guidaalalservizio
servizio
Sondare il livello
Sondare di di
il livello soddisfazione
soddisfazione
Incontro in zona
Incontro in zonadedicata
dedicata
0
mai 1,25
raro ogni2,5tanto 3,75
spesso 5
sempre
73
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
Collaborazione interdisciplinare
L’ultimo blocco che compone il nostro modello interpretativo della
prassi del PhC è relativo alla collaborazione della farmacia con le altre
74
professionalità della sanità
per gestire i pazienti cronici.
L’approccio PhC pone il far-
macista a pieno titolo all’in-
terno della rete di assistenza
delle cure primarie. Affinché
ciò possa svilupparsi piena-
mente è indispensabile che
la farmacia attivi una serie
di canali di comunicazione
con gli operatori della sanità
coinvolti nel processo di as-
sistenza del paziente. Il ruolo della farmacia è un ruolo di cerniera.
La farmacia prende in carico un paziente che provviene dalla medi-
cina generale o specialistica, ne segue il percorso di cura e l’applica-
zione della terapia, quindi si relaziona ulteriormente con la medicina
per informare circa la necessità di valutare una revisione della terapia
farmacologica o il suo mantenimento. Sintetizzando con una defi-
nizione sportiva: si assiste al passaggio del testimone come in una
corsa a staffetta (figura 2.40).
Continuando con la metafora della corsa a staffetta, possiamo dire
che il processo di assistenza del paziente è guidato dal PDTA (Percor-
75
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
76
190
179
226
104
123
Comunicazione con MMG per problemi
connessi all’assunzione farmacologica
123-15% mai
raramente
ogni tanto
spesso
190-23% sempre
104-13%
mai
raramente
ogni tanto
spesso
179-22% sempre
226-27%
501
141
109
41
30
Deferimento della cura del paziente
ad altri farmacisti
30-4%
41-5%
mai
raramente
mai
raramente
141-17% ogni tanto
501-61% spesso
sempre
77
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
78
logica collaborativa che non nega la possibilità e utilità di ricorrere
all’interscambio di pazienti in presenza di competenze specialistiche
distintive.
Sappiamo, infatti, che la conoscenza è importante, ma in molti
casi quello che più conta è l’esperienza, cioè la conoscenza matu-
rata personalmente dal farmacista. Il modello di PhC prevede infatti
la opportunità di ricorrere al deferimento di pazienti a colleghi che
hanno una esperienza specifica, quale opzione per offrire al paziente
il miglior supporto senza per questo interrompere la relazione di as-
sistenza creatasi tra farmacista e paziente.
Questa facoltà di deferimento diventa naturalmente tanto più im-
portante quanto meno la farmacia è despecializzata e si propone di
“far tutto”, cioè di intervenire in ogni patologia e per ogni specialità
medicale. In questo caso, quando le farmacie sono tutte uguali e non
hanno elementi di specificità, potremmo addirittura giungere alla
conclusione che tra le farmacie si insinui un rapporto competitivo ben
lungi dall’essere collaborativo. In sostanza, due farmacie che si trova-
no a meno di 500 metri di distanza e che offrono gli stessi servizi, cioè
quelli standard, magari anche con assortimento di offerta pressoché
comune, si sentono in competizione e nei fatti lo sono, soprattutto
da quando, ormai quasi 10 anni fa, sono stati messi nelle condizioni
di applicare sconti e promozioni al farmaco (Decreti Storace e Bersa-
ni sulla liberalizzazione del prezzo del farmaco di automedicazione).
In realtà, questo potenziale conflitto può essere evitato o arginato
a favore di una maggiore collaborazione tra le farmacie, adottando
politiche che il marketing definisce di differenziazione competitiva
attraverso la specializzazione. Il mondo dei servizi in farmacia pre-
senta una potenzialità applicativa quasi sterminata. Le farmacie che
vogliono uscire dalla bagarre competitiva e non ricadere nella spirale
negativa dell’eccesso di scontistica o nella scontistica indiscrimina-
ta hanno la possibilità di farlo attraverso l’identificazione di percorsi
elitari di specializzazione, da condividere in accordo con il proprio
bacino di utenza. Il modello della farmacia PhC o della farmacia dei
servizi non assomiglierà tanto al centro polifunzionale, quanto sem-
mai al modello dei centri di eccellenza della sanità, ove a un servizio
comune verrà affiancata una o più specialità di servizio, in cui la far-
macia eccellerà e per cui godrà di immagine distintiva nel proprio
79
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
bacino di utenza.
Se questa fosse ANALISI DELLO
la prospettiva, allora ilSTATO
tema del deferimento dei
DEL PHARMACEUTICAL CARE IN eITALIA
pazienti ad altre farmacie avrebbe piena applicazione consentireb-
be di realizzare quello che in economia di mercato viene denominato
come relazione win-win; ovvero vinci tu e vinco io, idealmente rap-
presentata in figura 2.42.
80
ovvi limiti nella potenzialità collaborativa. Le farmacie che non hanno
specializzazione hanno minori chance di dialogo e minore autorevo-
lezza sugli aspetti clinici e saranno indotte purtroppo a competere
sul prezzo. Il paziente metterà a confronto le due offerte indistinte e
compirà la sua scelta in ragione del prezzo più basso. Le farmacie F5
ed F7 (despecializzate) saranno indotte quindi a una assurda guerra
dei prezzi combattuta a suon di sconti.
Venendo ora al vissuto riportato dagli 800 farmacisti che hanno
partecipato alla ricerca, emerge che il deferimento di pazienti “par-
ticolari” non è quasi mai praticato (cfr. fig. 2.41, parte sotto). Poco
meno del 10% del campione afferma di ricorrere spesso o sempre,
quando necessario, al deferimento a colleghi maggiormente esperti.
Invece, più della maggioranza assoluta (il 61%) dichiara che non ha
mai deferito pazienti a colleghi.
Sebbene questi dati trovino ovvia giustificazione nella natura stes-
sa del servizio di dispensazione, attualmente prioritario rispetto a
un’attività di assistenza e servizio, negano purtroppo ogni spazio a
una visione delle farmacie come rete di servizio a favore del cittadi-
no. Aspetto, questo, che invece sarebbe di grande impulso e spinta
per la farmacia dei servizi e una maggiore territorializzazione della
farmacia.
81
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
80
70
233
248
191
80-10% mai
raramente
191-23% ogni tanto
70-9% spesso
sempre
mai
raramente
ogni tanto
233-28% spesso
sempre
248-30%
82
Comunicazione con il medico
per informativa e aggiornamento
123-15% mai
raramente
ogni tanto
spesso
190-23% sempre
104-13%
mai
raramente
ogni tanto
spesso
179-22% sempre
226-27%
383
197
140
77
25 Avvio di comunicazione con il MMG
per aggiornamento
25-3%
77-9% mai
raramente
ogni tanto
spesso
sempre
140-17%
mai
383-47% raramente
ogni tanto
spesso
sempre
197-24%
83
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
84
Fig. 2.45 – Comportamenti di servizio a confronto
85
Analisi dello stato del Pharmaceutical Care in Italia
86
676
94
25
19
Fig. 2.46 - Invio a MMG di relazione scritta circa
8
la storia dei farmaci assunti
25-3%19-2%
8-1%
94-12% mai
raramente
ogni tanto
spesso
sempre
mai
raramente
ogni tanto
spesso
sempre
676-82%
87
0,4 2,2 1,2 3,2 1 1,7
2,1 0,8 1,9 0,2 1,6 1,7
Documentazione
Documentazione al medico
al medico DRP
per DRP
Contatto
Contatto concon medicoper
medico perDRP
DRP
Aggiornamento
Aggiornamento concon medicocurante
medico curante
Deferimento al medico
Deferimento al medicocurante
curante MEDIA UE
MEDIA IT
Deferimento altri
Deferimento altrifarmacisti
farmacisti
Consulto altri
Consulto altrifarmacisti
farmacisti
0
mai 1,25
raro ogni2,5tanto 3,75
spesso 5
sempre
88
APPROCCI DIVERSI
AL PHARMACEUTICAL CARE
89
Approcci diversi al Pharmaceutical Care
90
Fig. 3.1 - Rilettura d’insieme dei singoli elementi del PhC
91
Approcci diversi al Pharmaceutical Care
zata fortemente sia dalla gestione dei nuovi pazienti sia, con maggio-
APPROCCI
re forza, dalla gestione dei pazienti DIVERSI
ripetitivi (vedi aree cerchiate in
AL PHARMACEUTICAL
rosso). “Lavorare bene” con i pazienti CAREdi migliorare
ripetuti consente
la gestione dei problemi, con un impatto migliorativo stimabile in-
torno al 33%. Un innalzamento che può essere importante, tenuto
conto che la gestione dei pazienti ripetuti si aggira oggi intorno a
un valore medio pari a 1,6 su una scala a 5, come possiamo notare
consultando la figura 2.27. Gli spazi di miglioramento nella gestio-
ne dei pazienti ripetuti presenta, quindi, un effetto sinergico anche
sulla capacità di rispondere efficacemente in presenza di problemi
farmaco-correlati. In pratica è possibile ipotizzare che se si passasse
a valori medi di 2,6 a partire dagli attuali 1,6 (ipotizzando un miglio-
ramento su tutti i quattro elementi che compongono il fattore in fig.
2.27) si potrebbe ottenere un beneficio nella gestione dei Problemi
farmaco-correlati pari a 0,33 su quell’indicatore che oggi si attesta
in media intorno a un valore di 1 su 5 massimo (vedi figura 2.11). La
logica di questo modello è semplice. Se gestisco metodicamente i
pazienti conosciuti cioè:
1. chiedo info sulla pratica di assunzione dei farmaci
2. faccio un’attenta ricerca delle cause di problemi
3. valuto l’efficacia della terapia con il paziente
4. condivido il livello raggiunto,
assicuro una maggiore probabilità di intercettamento di potenzia-
li problemi connessi con l’assunzione del farmaco, che successiva-
mente gestico con apposita procedura cioè:
a. circoscrivo il problema
b. identifico l’obiettivo
c. definisco una strategia
d. gestisco il follow up.
In sintesi, il processo di miglioramento potrebbe essere
rappresentato graficamente come nella figura 3.2. Come si evidenzia
in figura 3.1, non è soltanto la gestione dei pazienti ripetuti a
esercitare un effetto sulla gestione dei Problemi farmaco-correlati.
La statistica applicata alla base dei dati ottenuta dal campione di 822
rispondenti, mostra che la gestione dei “nuovi pazienti” ha anche
un effetto d’influenza sulla gestione dei Problemi (DRP). L’impatto
generato è pari al 23%, inferiore a quello prodotto dai pazienti
92
Fig. 3.2 - Impatto del miglioramento nella gestione dei pazienti ripetuti
ripetuti (33%), ma pur sempre rilevante. Questo trova una sua logica
nella figura 3.3.
Gran parte dei Problemi farmaco-correlati possono essere collegati
o alimentati da comportamenti errati o non aderenti del paziente
nei confronti della prescrizione terapeutica. I comportamenti, infatti,
sono un fenomeno “misurabile e apprezzabile” soltanto nel tempo.
Quindi, la continuità assistenziale diviene il momento nel quale il
farmacista conosce appieno i comportamenti del paziente e può
così valutare con pacatezza la reale sussistenza di problemi farmaco-
93
Approcci diversi al Pharmaceutical Care
correlati.
APPROCCI
In definitiva, il supporto maggiore DIVERSI
alla gestione dei problemi deri-
AL PHARMACEUTICAL
va dalla continuità assistenziale (pazienti CARE
ripetuti), ma non si può
negare che anche la gestione dei nuovi pazienti (impatto pari al 23%)
abbia un effetto diretto. La figura 3.3 segnala comunque anche un
ulteriore aspetto, a corredo di questa connessione tra i vari elementi.
Il primo contatto, ovvero la presa in carico di nuovi pazienti o il primo
passo per l’arruolamento nel programma di assistenza, è un passag-
gio chiave per assicurare la continuità assistenziale, proprio perché è
qui che si crea la relazione fiduciaria tra paziente e farmacista.
Questo trova conferma anche nell’analisi dei dati di ricerca.
La gestione dei nuovi pazienti è un fattore scatenante anche per la
gestione dei pazienti ripetuti, come
si può osservare in figura 3.1. Cioè
una buona attività di arruolamento
di nuovi pazienti cronici e l’aper-
tura di una relazione solida, fran-
ca e reciproca con il paziente è un
punto fondamentale per creare le
condizioni affinchè il paziente torni
in farmacia e instauri una relazione
continuativa. Questo è confermato
nel modello dal coefficiente di regressione esistente tra i “nuovi pa-
zienti” e i “pazienti ripetuti”; coefficiente che appare essere molto
rilevante (76%). In pratica, un buon sistema d’arruolamento di nuovi
pazienti e di apertura di relazione non soltanto genera benefici per la
gestione dei problemi (DRP), ma è anche condizione per instaurare
una relazione continuativa con i pazienti. Nel tempo poi, una loro
maggior conoscenza permetterà al farmacista di essere più efficace
nella soluzione dei problemi farmaco-correlati.
Gli elementi che impattano sulla
capacità della farmacia di gestire
i problemi farmaco-correlati non
sono soltanto rintracciabili nella
logica di gestione del paziente
(nuovo e ripetuto).
La figura 3.1 mostra quanto
94
sia positivo il coefficiente di impatto che la “collaborazione” eser-
cita sulla gestione dei DRP. Tale impatto diretto non è rilevantissimo
(15%), ma esiste ed è di segno positivo, cioè consente di migliorare la
gestione dei DRP nel momento in cui si intensifica la collaborazione
interdisciplinare e multidisciplinare. Questa evidenza è importante
perché conferma la necessità d’inquadrare il mestiere “assistenziale”
del farmacista (cioè il PhC), in una logica di marcato radicamento
territoriale e di preciso inquadramento sulla “scacchiera” dei ruoli e
delle competenze nel comparto delle cure primarie.
Infatti, per affiancare con successo un programma di assistenza al
paziente con il tradizionale servizio di dispensazione del farmaco, la
farmacia deve intrattenere rapporti forti con il territorio, integrando-
si così nella rete di servizio condivisa con gli altri operatori. Provo a
95
Approcci diversi al Pharmaceutical Care
96
e riporta anche il valore assoluto per ciascun elemento, desunto dalle
risposte fornite dalle farmacie intervistate. In questa schematizzazi-
one si è provveduto a trasformare per uniformità di approccio il dato
qualitativo degli antecedenti in dato numerico, in base a questa scala
di conversione:
Mai =0
Raro =1
Ogni tanto =2
Spesso =3
Sempre =4
97
Approcci diversi al Pharmaceutical Care
APPROCCI DIVERSI
AL PHARMACEUTICAL CARE
98
prescrizioni ripetibili. Questa revisione dei percorsi di cura offre sig-
nificativi spazi di efficienza, perché snellisce il traffico nell’ambulato-
rio e, nel contempo, mette nelle mani del farmacista la possibilità di
amministrare la terapia, riconoscendo che è l’operatore che meglio
conosce il paziente, per i suoi frequenti contatti. È chiaro allora che la
collaborazione diventa un elemento di forte spinta nella gestione dei
pazienti. In pratica, proprio attraverso la collaborazione con le altre
professionalità, la farmacia ottiene una sorta di deferimento del pa-
ziente, al quale viene suggerito di attivare un percorso di assistenza
in farmacia.
Struttura e processi esercitano una rilevante influenza (33%) sulla
gestione dei nuovi pazienti. Opportuno, quindi, mettere in campo
tutte le competenze per far apprezzare al paziente il ruolo e la capac-
ità del farmacista. Questa influenza permane anche verso i pazienti
ripetuti, sebbene con un coefficiente d’impatto minore (15%).
Quanto più sarà pervasivo l’uso della tecnologia digitale quale
mezzo per archiviare i dati sui pazienti resi disponibili dal processo
assistenziale (dossier dei farmaci, misure di monitoraggio, questionari
di approfondimento e valutativi dello stato di salute, ecc.) tanto più
verrà strutturata e agevolata l’attività di gestione di pazienti nuovi e
ripetuti. Quanto più si riuscirà a introdurre in farmacia soluzioni che
abilitano la telemedicina, tanto più la farmacia sarà in grado di offrire
ai propri pazienti soluzioni di servizio efficaci ed efficienti.
La figura 3.6 riporta un possibile schema di gestione della relazi-
one con il paziente, in ottica di digitalizzazione dei flussi conoscitivi.
Fig. 3.6 - Digitalizzazione dei flussi derivanti dalla relazione con il paziente
99
Approcci diversi al Pharmaceutical Care
100
farmacista sui cosiddetti DRP (Drug Related Problems). La catena
causa-effetto delineata nel modello “scarica”, infatti, gli effetti
positivi o negativi di ogni singola variabile sulla gestione dei DRP,
che in ultima analisi sono la cartina di tornasole della capacità della
farmacia di portare valore nella rete di servizi delle cure primarie.
Valore che viene generato per il singolo paziente e per la collettività.
Valore che deve, quindi, prevedere una remunerazione al farmacista,
sia da parte del singolo paziente (attraverso la sua spesa privata), sia
da parte del Sistema sanitario nazionale, che accredita e supporta
(economicamente e anche in forme diverse) le farmacie per il servizio
erogato alla comunità.
101
Approcci diversi al Pharmaceutical Care
102
da non incidere sull’organizzazione e funzionamento della farmacia.
In sostanza, a latere dell’attività tradizionale di intermediazione e di-
spensazione del farmaco, verrebbe chiesto alle farmacie di compiere
uno sforzo aggiuntivo, per educare o attuare campagne di screening
per la cittadinanza. La risposta a questo tipo d’iniziative non tarda a
venire: praticamente gran parte delle farmacie dichiara di aderire.
Per quanto riguarda, invece, le altre due linee di azione qui indi-
cate, emerge una fotografia totalmente diversa. La stragrande mag-
gioranza delle farmacie dichiara di non riuscire ad attuare iniziative di
revisione della terapia e di monitoraggio a favore dei pazienti cronici.
La giustificazione di un tale comportamento va ricercata proprio nel-
la modalità che l’erogazione di simili servizi richiede. Non possono,
infatti, essere svolti in maniera estemporanea, perché sono attività
che non rientrano nel concetto di campagne, ma di linee di servizio
stabili e continuative.
Ecco il motivo della dicotomia che si manifesta nelle risposte degli
822 farmacisti. Uno sforzo importante, ma contenuto nel tempo, è
congeniale con l’attuale organizzazione della farmacia, mentre par-
tecipare ad attività durature, anche se meno impattanti in un arco
di tempo limitato, potrebbe richiedere una revisione significativa
dell’organizzazione della farmacia. Una rivisitazione del suo modus
operandi che non sempre è chiara negli obiettivi e tanto meno nelle
modalità. Non esistono infatti, perlomeno in Italia, riferimenti evi-
denti a cui affidarsi per impostare questo tipo di ripensamento della
propria organizzazione aziendale. Dato che oggi le farmacie sono
sottoposte a una pressione sui prezzi e a una crescente competizio-
ne, mantenere inalterato lo schema organizzativo può essere visto
come una via per affrontare il già precario equilibrio economico. Da
qui la scarsa adesione a iniziative che, per essere attuate profittevol-
mente, richiederebbero la revisione del modello di funzionamento
della farmacia.
Partendo da queste considerazioni, valide indipendentemente dal
modello di PhC, abbiamo provveduto a suddividere il campione in
gruppi, proprio a partire dalle risposte fornite a queste quattro do-
mande, secondo una tecnica statistica, che prevede la ripartizione
in gruppi omogenei al loro interno, ed eterogenei tra di loro. L’ap-
plicazione del metodo statistico ha dimostrato che la suddivisione
103
Approcci diversi al Pharmaceutical Care
104
tuale di adesione ad altre iniziative varia: 19% per il monitoraggio,
11% per la revisione e ben il 79% per le iniziative di promozione ed
educazione della salute. Ma vediamo ora come si comportano i tre
sottogruppi rispetto a queste quattro iniziative. Per comprenderne il
comportamento paragoniamo la percentuale di adesione alle iniziati-
ve con il medesimo dato espresso dal campione nel suo complesso.
Il sottogruppo dei “dispensatori”, come è possibile vedere in figu-
ra 3.8, presenta una partecipazione alle quattro tipologie di campa-
gne territoriali sempre inferiore alla media (vedi caselle verdi): rispet-
tivamente 32% su 75%, 0% su 19%, 0% su 11% e infine 40% su 79%.
Questa ridotta predisposizione a partecipare induce a ritenere che
il gruppo sia composto da farmacie fortemente dedicate all’attività
Totale Campione 822 619 75% 160 19% 90 11% 650 79%
105
Approcci diversi al Pharmaceutical Care
106
re l’andamento del gruppo dei “serviziSpot”. Essi alternano perfor-
mance che non si discostano dalla media (per esempio...definire una
strategia), a performance più vicine al gruppo “dispensatori” (vedi
aree cerchiate in rosso di fig. 3.10). Coerentemente con il loro profilo,
infatti, le analisi di screening compiute durante le campagne da parte
dei “serviziSpot”, inducono queste farmacie a rilasciare al paziente
“indicazioni” comportamentali (per esempio, necessità di deferimen-
to del paziente al medico curante), soprattutto quanto lo screening
107
Approcci diversi al Pharmaceutical Care
108
Fig. 3.12 - Gestione pazienti ripetuti nei 3 sottogruppi
109
Approcci diversi al Pharmaceutical Care
Struttura e processi
110
Fig. 3.14 - Struttura/processi nei 3 sottogruppi
Collaborazione interdisciplinare
111
Approcci diversi al Pharmaceutical Care
112
denti suddivisi per i tre sottogruppi. Per una semplificazione di analisi
le 20 regioni sono state raggruppate in base alle quattro aree Niel-
sen (nord-ovest che include la Lombardia, nord-est che include l’E-
milia-Romagna, il centro -che si estende sino alle Marche, Campania
esclusa- e infine il sud con le Isole).
Si può affermare che la maggiore particolarità è riscontrabile nel
113
Approcci diversi al Pharmaceutical Care
114
Fig. 3.19 – Connotazione di genere
115
Approcci diversi al Pharmaceutical Care
116
Fig. 3.23 - Connotazione per numero di ricette medie giornaliere
117
Approcci diversi al Pharmaceutical Care
Maggiore peso
TIpologia gestionale
farmacie individuali
Maggiore peso
Differenze di genere
titolari maschi
Maggiore peso
Esperienza del titolare
titolari giovani
Legenda Differenze fra i valori Differenze fra i valori Differenze fra i valori >
< 10 p.ti % = debole > 10 p.ti % = media 20 p.ti % = forte
118
da un modello all’altro, e all’altro ancora, non è subordinato a nes-
suna precisa variabile oggettiva e assoluta, misurata in questo piano
di ricerca. Non è detto che non esistano una o più variabili capaci
di spiegare il processo di evoluzione verso i tre modelli, ma è pro-
babile che allo stato dell’arte, a distanza di circa 5 anni dall’entrata
in vigore della legge sui servizi, non si possano rintracciare elementi
univoci, forti e capaci di spiegare la collocazione delle farmacie nei
tre modelli. Queste valutazioni hanno un corollario importante. Tutte
le farmacie possono realizzare con successo iniziative di evoluzione
verso i servizi, indipendentemente che siano grandi o piccole, che
siano al nord o al sud, che siano gestite da titolari giovani (magari di
seconda o terza generazione) piuttosto che da titolari con alle spalle
l’esperienza di una farmacia diversa dalla attuale.
Veniamo ora alla qualificazione del profilo dei tre sottogruppi in
base ad elementi che sono oggettivi, ma che comunque presentano
una evidente correlazione con la pratica dell’attività di assistenza al
paziente. Gli elementi che verranno qui presi in esame sono i seguenti:
• la presenza dell’area dedicata al consulto,
• la presenza di software di supporto alla gestione della relazione
con il paziente,
• la partecipazione di personale della farmacia a incontri
multidisciplinari nel bacino d’utenza.
La figura 3.25 mette a confronto i tre sottogruppi in ragione della
disponibilità o meno di una area dedicata in farmacia dove incontrare
il paziente. Il grafico evidenzia in maniera netta una forte correlazione
tra l’essenza dei gruppi e la presenza di un’area dedicata all’incontro
119
Approcci diversi al Pharmaceutical Care
120
Fig 3.27 – Presenza di software per interazione farmaco su farmaco
121
Approcci diversi al Pharmaceutical Care
122
L’EVOLUZIONE DEL
PHARMACEUTICAL CARE IN EUROPA
123
L’evoluzione del Pharmaceutical Care in Europa
124
Il profilo dei rispondenti a confronto
Italia Totale
822 4.956
16% 100%
Genere % %
125
L’evoluzione del Pharmaceutical Care in Europa
Italia Totale
Tipologia di farmacia % %
126
Italia Totale
1 17,1 22,6
2 29,5 33,4
3 20,9 22,7
≥4 32,5 21,3
0 46,8 22,9
1 32,1 23,8
2 16,9 23,5
3 2,9 13,2
≥4 1,4 16,5
nel resto del campione (in media la farmacia italiana gestisce circa
120 prescrizioni al giorno, mentre il campione europeo evade circa
190-200 prescrizioni).
Vediamo ora le differenze di comportamento dei rispondenti ri-
spetto ad alcune attività e ad alcuni presupposti operativi utili per
l’erogazione di servizi ai pazienti, come esposto in figura 4.4.
I farmacisti italiani sono più inclini dei colleghi europei per quanto
riguarda la partecipazione a incontri interdisciplinari con altri opera-
tori della sanità. La presenza poi di un’area dedicata per il consulto
con il paziente prevede una presenza elevata, superiore ai due terzi
dei rispondenti in Europa. In Italia il dato è migliorativo, tenuto conto
che più del 70% delle farmacie afferma di possedere un’area dedica-
ta agli incontri con i pazienti.
La presenza di strumentazione informatica in farmacia per ausilio
dell’attività di servizio al paziente rivela, invece, grandi lacune in Ita-
lia rispetto al dato europeo. Soltanto l’8% dei rispondenti afferma
127
L’evoluzione del Pharmaceutical Care in Europa
Italia Totale
% %
128
Partecipazione della farmacia alle seguenti
attività (% risposte affermative) Italia Totale
Iniziative di promozione/educazione
79,3 61,2
della salute
Comportamento in tema di
Pharmaceutical Care
129
L’evoluzione del Pharmaceutical Care in Europa
130
d’assistenza personalizzati ai pazienti cronici, per garantire la stabi-
lizzazione e compensazione della patologia. Questi interventi sono
vere e proprie misure preventive atte a evitare che il peggioramento
del paziente generi un aggravamento della patologia e, quindi, un’e-
scalation dei costi; cioè delle spese coperte dalle Compagnie. Ecco
perché le farmacie che operano in questo Paese hanno performance
PhC ben superiori a quelle italiane.
Va sottolineato che, in entrambi i casi, le istituzioni payer del servi-
zio sanitario (NHS da un lato e Compagnie di assicurazione dall’altro)
fagocitano il coinvolgimento della farmacia e la collaborazione con
le altri professioni sanitarie, riconoscendo tariffe per il tempo che gli
operatori dedicano nei servizi a tutela dei pazienti.
Sebbene l’Italia non abbia partecipato alla prima edizione della ri-
cerca, credo sia interessante osservare come nel tempo sia cambiato
in Europa l’indice di applicazione del PhC. Esso, ai fini della ricerca
internazionale, è stato calcolato a partire da tre elementi costituenti,
come riportato nella figura 4.7.
Il calcolo tiene conto innanzitutto del blocco relativo all’”Assisten-
za al paziente” (figura 4.7 a sinistra). Esso consta di 15 domande per
un totale di 60 punti (ogni domanda ha un massimo di 5 punti) e so-
stanzialmente viene a coincidere con la somma di: Gestione problemi
131
L’evoluzione del Pharmaceutical Care in Europa
Sottoinsieme
68% 26 18 23 68 53% 31 19 25 76
continuativo
Sottoinsieme
32% 30 19 25 75
non continuativo
132
tre blocchi costituenti l’indice la riduzione si concentra nella “Colla-
borazione interdisciplinare”, dove si passa da un valore di 19 a un
valore di 17 su un massimo di 32. Gli altri due blocchi rimangono
invariati nelle due edizioni della ricerca. Sembrerebbe, quindi, che
nell’intervallo intercorso nulla sia accaduto in termini di miglioramen-
to, semmai si registrerebbe una riduzione nell’indicatore della colla-
borazione.
Questa considerazione, se è valida nel totale del campione, deve
essere rivista però alla luce dei Paesi componenti le due indagini.
A tal fine il campione totale viene suddiviso tra Paesi che hanno
partecipato a entrambe le edizioni della ricerca (Danimarca, Germa-
nia, Inghilterra, Irlanda del nord, Malta, Svezia e Svizzera), Paesi che
hanno partecipato solo alla prima edizione (Belgio, Galles, Irlanda e
Scozia) e, infine, nuovi Paesi che hanno aderito alla seconda edizione
(Lituania, Moldavia, Olanda, Norvegia, Italia, Serbia e Spagna).
Con questo stratagemma possiamo trarre considerazioni più mi-
rate in tema di confronto tra le due edizioni. Infatti, al posto di con-
trapporre i valori totali delle due edizioni ci si limiterà a verificare il
confronto soltanto fra coloro che hanno partecipato a entrambe le
edizioni (vedi prima riga della tabella 4.8). Il confronto omogeneo fra
medesimi Paesi che hanno preso parte alla prima e seconda edizione
della indagine mostra, infatti, che l’indicatore di BPCS è passato da
68 a 76, rivelando così un incremento interessante nei 7 anni intercor-
si fra la prima (2006) e la seconda edizione (2013).
Il calo, quindi, del valore assoluto del campione europeo della
seconda edizione è imputabile all’ingresso nel paniere di Paesi che
presentano un profilo PhC decisamente più basso, rispetto a quello
delle nazioni della prima edizione e da cui è partito il programma di
ricerca. L’italia è appunto uno di questi (vedi indicazione precisa dei
valori nell’ultima riga di figura 4.8). Il valore assoluto della performan-
ce di BPCS è 42 punti (vedi area gialla). Dato, questo, minore rispet-
to alla media dei Paesi entrati nella seconda edizione, pari a 59. La
figura 4.9 aiuta a comprendere quali siano i punti deboli del sistema
italiano nell’applicazione della disciplina PhC.
Come abbiamo visto, l’indicatore di BPCS si compone di tre fatto-
ri: l’assistenza al paziente, la collaborazione interdisciplinare e la do-
tazione organizzativa e strutturale della farmacia che eroga i servizi.
133
L’evoluzione del Pharmaceutical Care in Europa
BPCS2 (2013)
Italia 16% 19 9 14 42
Totale EU 100% 27 17 24 68
Fig. 4.9 – L’indice Italia raffrontato al dato europeo della seconda edizione
134
Indicatori BPCS2
80 30
70
25
60
20
50
40 15
30
20
10
5
10
0 0
Italia totale UE PharmaCare Italia totale UE PharmaCare
135
Considerazioni conclusive e uno sguardo al futuro della farmacia
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
E UNO SGUARDO AL FUTURO DELLA FARMACIA
Riflessioni in tema
di Pharmaceutical Care
136
Fig. 5.1 - La spirale negativa dei prezzi e il “circolo del diavolo”
137
Considerazioni conclusive e uno sguardo al futuro della farmacia
Monitoraggio cardio-circolatorio
50
50%
44%
45
45%
40
40%
35
35%
29%
30
30%
26%
25
25% 23%
20
20%
15
15%
10
10%
5
5%
0
0%
totale dispensatori ServiziSpot PharmaCare
138
Fig. 5.3 – Il percorso di evoluzione della farmacia
Traiettoria evolutiva
per una farmacia dei servizi
139
Considerazioni conclusive e uno sguardo al futuro della farmacia
60 25
50
20
40
15
30
10
20
10 5
0 0
Italia 2013 PharmaCare Italia 2017 Italia 2013 PharmaCare Italia 2017
140
il miglioramento può essere importante, ma ci si deve attendere che
non possa superare certe soglie. Bisogna tenere conto che anche nei
Paesi che praticano il Pharmaceutical Care da più tempo esistano
comunque difficoltà e resistenze oggettive (almeno nel breve ter-
mine) al miglioramento, oltre certi limiti, dei parametri di assistenza
al paziente.
A partire da questi macro-obiettivi è possibile definire per
conseguenza un percorso di misure da adottare per favorirne il
conseguimento. Ma si tratta a questo punto di un capitolo nuovo.
141
PROTOCOLLO D’INTESA
142
Realizzazione: Editoriale Giornalidea S.r.l.