Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
1
delle microonde (1-100 cm−1 ), con energie tipiche dei meV (10−3 ) eV).
Le scale di energie traslazionali e rotazionali rispetto alle energie elet-
troniche, non
p a caso come vedremo, sono propozionali a fattori dell’
ordine di m/M e m/M , dove m e’ la massa dell’ elettrone e M la
massa (ridotta) del nucleo.
Il fatto che le scale di energia dei rispettivi moti e’ ben separata ci
suggerisce che anche le scale dei rispettivi tempi tipici dei processi elet-
tronici, vibrazionali e rotazionali siano ben separati, una conseguenza
dalla diversita’ di massa tra elettroni e nuclei. Fisicamente questo
suggerisce di considerare il problema elettronico come un problema a
nuclei fissi, a cui poi associare il problema del moto dei nuclei in una
nuvola elettronica ”equilibrata”. Questa approssimazione, chiamata
adiabatica o approssimazione di Born-Oppenheimer, e’ studiata nel
seguito.
Anticipiamo qui alcuni risultati che troveremo. Troveremo, che es-
iste una distanza ottimale nella quale l’energia del sistema ha un min-
imo. Questa situazione ottimale dipende dal fatto che gli elettroni di
valenza (gli elettroni nelle shell piene tipicamente non entrano in gioco
nel processo di formazione di aggregati) acquistano una distribuzione
asimmetrica, fortemente localizzata nella regione intermedia tra i nu-
clei. In questa configurazione, la repulsione tra le cariche nucleari viene
schermata dalla carica elettronica risultando in una energia del sistema
MINORE della energia dei due atomi a distanza infinita. Qualora la
stabilizzazione energetica risulti significativamente minore della ener-
gia termica, i due nuclei preferiranno lo stato molecolare allo stato
atomico. In piu’, essendo un minimo, variazioni della distanza tra i
nuclei (positive o negative) determineranno un aumento della energia
del sistema. In prima approssimazione, potremo trattare queste vari-
azioni in modo armonico (espandendo in serie di Taylor l’andamento
della energia in funzione di R intorno al minimo R0 ), descrivendo cosi’
la vibrazione molecolare. Infine, assumendo che il minimo sia molto
2
profondo e che R − R0 rimanga piccolo, possiamo descrivere la ro-
tazione dell’ intero sistema come quella di un corpo rigido, trovando
cosi’ i livelli rotazionali.
2 Born-Oppenheimer
p2A p2B X p2 X
i
X e2
H= + +V (RA , RB )+ + Vint (RA , RB , ri )+
2MA 2MB i
2m i<j
4π0 |ri − rj |
3
Iniziamo con il considerare i due nuclei fissi e focalizziamoci sulla
parte elettronica, quindi solo l ’hamiltoniana He = Te + V . Dobbiamo
dunque risolvere
Z XX Z
2
dr1 ....drN |Ψ(R, ri )| = Fq∗ (R)Fq0 (R) dr1 ....drN Φ∗q (R, ri )Φq0 (R, ri ) =
q q0
XX X
Fq∗ (R)Fq0 (R)δq,q0 = |Fq (R)|2
q q0 q
HΨ(R, ri ) = EΨ(R, ri )
4
cioe’
(TN + He )Ψ(R, ri ) = EΨ(R, ri )
e sostituendo l’ espressione per Ψ(R, ri )
X X
(TN + He ) Fq (R)Φq (R, ri ) = E Fq (R)Φq (R, ri )
q q
che corrispondono a
XZ
dr1 ....drN Φ∗s (R, ri )(TN + He − E)Φq (R, ri )Fq (R) = 0
q
XZ X
dr1 ....drN Φ∗s (R, ri )TN Φq (R, ri ) + (Eq − E)δsq Fq (R) = 0
q q
2 2
XZ ~ 1 ∂ ∂ N
dr1 ....drN Φ∗s (R, ri ) − R2
+ Φq (R, ri )Fs (R)+(Es −E)Fs (
q
2µ R2 ∂R ∂R 2µR2
5
a ∂Fq /∂R ed i termini < Φs |N2 |Φq > per q 6= s. Queste due ap-
prossimazioni (verificabili poi perturbativamente) nascono dal consid-
erare la massa dell’ elettrone molto minore della massa dei nuclei e
la conseguente lentezza dal moto nucleare rispetto a quello atomico,
e dal considerare che le funzioni Φs siano distinte tra loro (cioe’ che
le soluzioni Es (R) siano energeticamente distanti tra loro) Con queste
approssimazioni, di Born-Oppenheimer, si trova dunque
~2 1 ∂ N2
2 ∂
− R + < Φs (R, ri )| |Φs (R, ri ) > +Es (R) − E Fs (R) = 0
2µ R2 ∂R ∂R 2µR2
che costituisce l’ equazione che deve essere soddisfatta dalla parte
nucleare, per ogni s. E’ importante notare che e’ scomparso qualsiasi
accoppiamento tra diversi livelli elettronici. Nella approssimazione BO
occorre dunque prima risolvere il problema elettronico a nuclei fissati
e determinare i livelli elettronici Es (R). Poi per ciascuno di questi
livelli occorre risolvere la hamiltoniana nucleare per descrivere il moto
(lento) dei nuclei.
La espressione scritta all’ inizio per una molecola e’ naturalmente
anche valida per un sistema di nuclei disposti in un reticolo nello spazio.
E’ quindi alla base della descrizione della conduzione elettronica nei so-
lidi. La completa separazione tra le coordinate elettroniche e nucleari
non consente di descrivere quei fenomeni in cui l’ interazione tra elet-
troni e nuclei determina cambiamenti di coordinate elettroniche, come
la resistivita’ (scattering degli elettroni dal reticolo) e le interazioni tra
fononi ed elettroni (scattering degli elettroni dai fononi).
Come avrete modo di vedere nel corso dei solidi, la Hamiltoniana
nucleare consente di spiegare le vibrazioni reticolari (fononi), il calore
specifico dei solidi, la conduzione termica del reticolo, la propagazione
del suono. La parte elettronica consente di interpretare il calore speci-
fico elettronico e la suscettivita’ magnetica. Insieme i due termini con-
sentono di capire le bande elettroniche nei solidi (conduttori, isolanti,
6
metalli). Noi iniziamo focalizzandoci sulla formazione dei legami chimici
e degli stati elettronici ad essi associati.
7
3 H2+
8
Utilizzando questa funzione di prova, possiamo calcolare l’energia.
E’ come se stessimo facendo un calcolo variazionale, ma senza vari-
are alcun parametro ed accontentandoci del valore energetico trovato
calcolando
Z
1
< φgu |φgu >= [φ1s (rA ) ± φ1s (rB )]∗ [φ1s (rA ) ± φ1s (rB )]dr =
2
Z Z Z
1 1 ∗ 1
2 2
[|φ1s (rA )| +|φ1s (rB )| ]dr± φ1s (rA ) φ1s (rB )dr± φ1s (rB )∗ φ1s (rA )dr
2 2 2
Z Z
1 2 1
1+1± [e−rA −rB ]dr = 1 ± [e−rA −rB ]dr
2 π π
Passiamo a coordinate ellittiche in cui le nuove variabili sono somma
e differenza di rA e rB
rA + rB rA − rB
µ= ν=
R R
e l’ angolo φ tra il piano che contiene i due nuclei e l’elettrone ed
un piano di riferimento passante per i due nuclei. Con µ e ν fissati,
l’angolo φ varia tra 0 e 2π e l’elettrone descrive una circonferenza
intorno all’asse dei due nuclei. Nota che µ2 − ν 2 = 4rRA2rB
2 2 3
In coordinate ellittiche rA + rB = µR e dr = (µ −ν8 )R dµdνdφ con
1 ≤ µ ≤ ∞, −1 ≤ ν ≤ 1 e 0 < φ < 2π (come vedremo meglio dopo)
Abbiamo dunque da calcolare
(µ2 − ν 2 )R3 R3
Z Z Z
1 1
[e−rA −rB ]dr = [e−Rµ ] dµdνdφ = [e−Rµ ](µ2 −ν 2 )dµdν =
π π 8 4
9
R3 ∞ −Rµ 2 R3 ∞ −Rµ 2 1 ∞ −x 2 R2 ∞ −x
Z Z Z Z
[e ]µ dµdν− [e ]ν dµdν = e x dx− e dx
4 1 4 1 2 R 6 R
Si trova
Z ∞ Z Z
e x dx = −e x + e 2xdx = −e x − e 2x + 2 e−x dx =
−x 2 −x 2 −x −x 2 −x
R
Z
1 1 1 1 1
< φgu |H|φgu >= [φ1s (rA )±φ1s (rB )]∗ − ∇2r − − + [φ1s (rA )±φ1s (rB )]dr
2 2 rA rB R
Z
1 ∗ 1 2 1 1 1
φ1s (rA ) − ∇r − − + φ1s (rA )dr±
2 2 rA rB R
Z
1 1 1 1 1
φ1s (rA )∗ − ∇2r − − + φ1s (rB )dr±
2 2 rA rB R
Z
1 ∗ 1 2 1 1 1
φ1s (rB ) − ∇r − − + φ1s (rA )dr+
2 2 rA rB R
Z
1 1 1 1 1
φ1s (rB )∗ − ∇2r − − + φ1s (rB )dr
2 2 rA rB R
Ricordando che
1 2 1 1 2 1
− ∇r − φ1s (rA ) = E0 φ1s (rA ) − ∇r − φ1s (rB ) = E0 φ1s (rB )
2 rA 2 rB
10
l’equazione precedente si semplifica in
Z
1 1 1 1
< φgu |H|φgu >= E0 + + φ1s (rA )∗ − φ1s (rA )dr±
2 R 2 rB
1 Z
E +
Z
1 1 0
φ1s (rA )∗ − φ1s (rB )dr ± R
φ1s (rA )∗ φ1s (rB )dr±
2 rA 2
1 Z
E +
Z
1 1 0
φ1s (rB )∗ − φ1s (rA )dr ± R
φ1s (rB )∗ φ1s (rA )dr+
2 rB 2
Z
1 1 1 ∗ 1
E0 + + φ1s (rB ) − φ1s (rB )dr
2 R 2 rA
che, continuando ad usare la definizione di I = φ1s (rA )∗ φ1s (rB )dr
R
possiamo semplificare in
Z Z
I 1 1 1
E0 (1±I)± + − φ1s (rA )∗ φ1s (rA )dr± φ1s (rA )∗ φ1s (rB )dr
R R rB rB
Occorre dunque calcolare i due integrali (coulombiano e di riso-
nanza). Iniziamo dal primo, sempre in coordinate ellittiche. Poiche’
rA + rB = µR, rA − rB = νR, rA = R2 (µ + ν) e rB = R2 (µ − ν). Come
2 2 3
prima dr = (µ −ν8 )R dµdνdφ con 1 ≤ µ ≤ ∞, −1 ≤ ν ≤ 1 e 0 < φ < 2π
11
1 1
(−xe−x − e−x )∞ −y R
R (−e )|−R + (−e−x )|∞
R (−ye
−y
− e−y )R
−R =
2R 2R
1 1 −R
(Re−R + e−R )(−e−R + eR ) + (e )(−Re−R − e−R − ReR + eR ) =
2R 2R
1
[−Re−2R + R − e−2R + 1 + (−Re−2R − e−2R − R + 1)]
2R
1 −2R 1 −2R 1 (R + 1)e−2R
[e (−R−1−R−1)+R+1−R+1] = [(−2R−2)e +2] = −
2R 2R R R
Guardiamo ora il secondo integrale (risonanza)
n o
R+1 −2R 1 −R R2 −R
E1s + R e ± (E1s + R )e ( 3 + R + 1) − (1 + R)e
Egu (R) = 2
1 ± e−R ( R3 + R + 1)
R+1 −2R
± e−R ( R3 + 1 + 1/R) − (1 + R)e−R
R e
Egu (R) = E1s + 2
1 ± e−R ( R3 + R + 1)
n o
−2R 2R2
1 (R + 1)e ± e−R (1 − 3 )
Egu (R) = E1s + 2
R 1 ± e−R ( R3 + R + 1)
12
La figura seguente mostra le due soluzioni, confrontate con la soluzione
esatta. Nota che la soluzione g ha un minimo, confermando la stabilita’
della molecola di H2+ .
13
3.1.1 Coordinate ellittiche — Soluzione Esatta della Equazione di Schroedinger
per H+
2
14
Dobbiamo quindi esprimere le nuove variabili nelle vecchie. Chia-
mando z l’asse passante per i nuclei e l’origine degli assi a meta’ tra i
due nuclei, allora
∂tgψ ∂ψ
= (1 + tg 2 ψ)
∂x ∂x
15
da cui
∂ψ 1 ∂tgψ 1 ∂(y/x) 1 −y y
= = 2 = 2 = −
∂x 1 + tg 2 ψ ∂x 1 + xy 2 ∂x 1 + xy 2 x2 x2 + y 2
∂ψ 1 ∂tgψ 1 ∂(y/x) 1 1 x
= = 2 = 2 =
∂y 1 + tg 2 ψ ∂y 1 + xy 2 ∂y 1 + xy 2 x x2 + y 2
e naturalmente
∂ψ
=0
∂z
Lo Jacobiano diviene, facendo uso alla fine della relazione rA rB =
R (µ − ν 2 )/4 precedentemente derivata
2 2
µx µy µz + νR/2
1
−νx −νy −νz − µR/2 =
J=
(rA rB )2 y x
− x2 +y 2 2
x +y 2 0
x R R
− 2 2
µx −νz
− µ + νx µz+ ν
x +y 2 2
y R R
− 2 µy − − µ
νz + νy µz
+ ν =
x + y2 2 2
x 2 2 R y 2 2 R
− 2 (−µ + ν )x − 2 (−µ + ν )y =
x + y2 2 x + y2 2
1 R 2 2 16 R 2
2
(µ − ν ) = 2 2 2 4
(µ − ν 2 )
(rA rB ) 2 (µ − ν ) R 2
8
= 2
(µ − ν 2 )R3
Il Laplaciano in queste coordinate e’ espresso come
(µ2 − ν 2 ) ∂2
2 4 ∂ 2 ∂ ∂ 2 ∂
∇ = 2 2 (µ − 1) + (1 − ν ) + 2
R (µ − ν 2 ) ∂µ ∂µ ∂ν ∂ν (µ − 1)(1 − ν 2 ) ∂ψ 2
16
Il termine −[ r1A + r1B ] nella Hamiltoniana puo’ essere trasformato in
1 1 rA + rB Rµ 4µ
−[ + ]=− =− 2 2 = −
rA rB rA rB R (µ − ν 2 )/4 R(µ2 − ν 2 )
Si trova cosi’
(µ2 − ν 2 ) ∂2
1 4 ∂ 2 ∂ ∂ 2 ∂
− 2 2 (µ − 1) + (1 − ν ) + 2 Ψ
2 R (µ − ν 2 ) ∂µ ∂µ ∂ν ∂ν (µ − 1)(1 − ν 2 ) ∂ψ 2
4µ 1
− Ψ + Ψ = EΨ
R(µ2 2
−ν ) R
R2 (µ2 −ν 2 )
e moltiplicando per 2
(µ2 − ν 2 ) ∂2
∂ 2 ∂ ∂ 2 ∂
− (µ − 1) + (1 − ν ) + 2 Ψ
∂µ ∂µ ∂ν ∂ν (µ − 1)(1 − ν 2 ) ∂ψ 2
R2 (µ2 − ν 2 ) 4µ R2 (µ2 − ν 2 ) 1 R2 (µ2 − ν 2 )
− Ψ+ Ψ= EΨ
2 R(µ2 − ν 2 ) 2 R 2
Provando una soluzione del tipo Ψ = F (µ)G(ν)eimψ
(µ2 − ν 2 )
imψ ∂ 2 ∂F (µ) imψ ∂ 2 ∂G(ν)
− G(ν)e (µ − 1) + F (µ)e (1 − ν ) − 2
∂µ ∂µ ∂ν ∂ν (µ − 1)(1 − ν 2 )
R2 (µ2 − ν 2 ) 4µ R2 (µ2 − ν 2 ) 1 R2 (µ2 − ν 2 )
− Ψ + Ψ = EΨ
2 R(µ2 − ν 2 ) 2 R 2
e dividendo per Ψ e sostituendo
(µ2 − ν 2 ) 1 1
= +
(µ2 − 1)(1 − ν 2 ) µ2 − 1 ν 2 − 1
troviamo
17
m2 R 2 µ2
1 ∂ ∂F (µ)
− (µ2 − 1) − 2 + (1/R − E) − 2µR+
F (µ) ∂µ ∂µ µ −1 2
m2 R2 ν 2
1 ∂ 2 ∂G(ν)
(1 − ν ) − 2 − (1/R − E) = 0
G(ν) ∂ν ∂ν ν −1 2
che mostra che l’equazione si disaccoppia in una parte funzione di µ
ed una funzione di ν. Chiamando −λ la costante a cui sono uguali le
due funzioni
2 2 2
∂ ∂F (µ) m R µ 1
− (µ2 − 1) + − 2 + − E − 2µR F (µ)+λF (µ) = 0
∂µ ∂µ µ −1 2 R
m2 R2 ν 2 1
∂ 2 ∂G(ν)
(1 − ν ) − 2 − − E G(ν) + λG(ν) = 0
∂ν ∂ν ν −1 2 R
18
dove W11 =< Ψ1 |W |Ψ1 > e W12 =< Ψ1 |W |Ψ2 > cioe’
19