Sei sulla pagina 1di 15

“LO SVILUPPO SOCIALE”

PROF.SSA GENEROSA MANZO


Università Telematica Pegaso Lo sviluppo sociale

Indice

1 LO SVILUPPO AFFETTIVO E SOCIALE ------------------------------------------------------------------------------ 3


2 LO SVILUPPO SOCIALE DEL BAMBINO ----------------------------------------------------------------------------- 9
3 IL COMPITO DEI GENITORI NELLO SVILUPPO SOCIALE --------------------------------------------------- 12
BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 15

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

2 di 15
Università Telematica Pegaso Lo sviluppo sociale

1 Lo sviluppo affettivo e sociale


Alla nascita, l’essere umano è estremamente indifeso e dipendente dall’adulto.
Nei primi mesi di vita è fondamentale la figura materna, che gli assicura il nutrimento e la
sicurezza affettive.
L’allattamento consente al bambino di ricevere, durante le poppate, le cure affettuose della
madre che, attraverso il contatti fisico e la stabilità con cui lo tiene in braccio, gli trasmette
sicurezza e lo fa sentire accettato ed amato. Una madre ansiosa inconsciamente trasmette al
bambino paura di cadere, sensi di colpa e ambivalenza (accettazione – rifiuto).

Lo svezzamento costituisce la prima grande crisi evolutiva: all’improvviso il bambino non è


più tenuto in braccio dalla mamma che lo allatta, ma è messo sul seggiolone e alimentato con un
cibo di sapore nuovo per mezzo di un freddo cucchiaio .
Uno svezzamento non graduale o precoce può provocare difficoltà psichiche nel bambino e
dar luogo ad una serie di disturbi psicosomatici.
Con lo svezzamento, nell’universo del bambino assume importanza anche la figura paterna.
Il bisogno di dipendenza diminuisce gradatamente e, con la conquista della prensione e della
locomozione, il bambino allarga il suo spazio psicologico e interagisce con l’ambiente: non è più
soltanto un fruitore passivo delle cure altrui, ma è capace di soddisfare autonomamente alcune sue
esigenze nei confronti dell’ambiente.

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

3 di 15
Università Telematica Pegaso Lo sviluppo sociale

Il controllo sfinterico è un ulteriore conquista del bambino, il quale considera i suoi


escrementi una parte importante di sé, quasi una sua creazione che vuol donare alla madre.

Tra i due e i tre anni il bambino afferma la sua personalità opponendosi ai genitori, siamo di
fronte ad una fase definita “fase del no”, in essa appare ribelle all’autorità dell’adulto. Si tratta di
una “crisi di indipendenza” necessaria alla conquista dell’autonomia. Tale comportamento irritante
per i familiari, è invece una fonte di compiacimento per il bambino; il quale mette a punto una
sperimentazione della sua capacità di autorealizzazione e comincia a costruire la fiducia in sé e nei
propri mezzi.
Un’educazione serena ed equilibrata condurrà il bambino, intorno al terzo anno, al
superamento dell’opposizione ricercata per se stessa e all’incorporazione di alcuni modelli di
comportamento dei familiari; imparerà così a controllare la sua motricità e a finalizzare i gesti a
scopi specifici.

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

4 di 15
Università Telematica Pegaso Lo sviluppo sociale

L’attività ludica costituisce la principale fonte di stimolazione sociale per il bambino di tre
anni, che gioca volentieri con i suoi coetanei. Ma, osservando bene il suo comportamento, si nota
facilmente come utilizzi il compagno per realizzare i propri desideri. Anche se due o più bambini
giocano insieme, in realtà ciascuno gioca in modo autonomo e riveste un ruolo parallelo a quello dei
compagni. Difficilmente, però, questi ruoli sono complementari o si integrano fra loro.
Lo sviluppo emotivo- affettivo si completa quando il bambino acquisisce la sicurezza di se,
ossi la consapevolezza di poter contare sempre sulle proprie forze per affrontare i problemi e le
difficoltà di natura ambientale. La sicurezza di sé che poggia sulla fiducia di base nata dal rapporto
positivo instaurato con la figura materna, si arricchisce durante il processo di socializzazione,
quando il bambino, attraverso numerosi tentativi di identificazione con le figure significative della
sua vita, stabilisce in modo definitivo la propria identità personale, ovvero impara a conoscersi
bene, individuando i propri limiti accettandoli pur nel tentativo costante di migliorare, e utilizza le
proprie capacità per esprimersi in modo compiuto nel campo sociale.
La vita affettiva originaria si rivela fondamentale per lo sviluppo della personalità e per il
conseguimento dell’equilibrio psicofisico affettivo e sociale i età adulta.
Inizialmente il bambino avverte soltanto i bisogni fisiologici che vengono soddisfatti dalla
madre; pertanto, si attacca alla figura materna per ricevere sia il nutrimento sia il contatto
epidermico e l’affetto. L’attaccamento del bambino alla madre, che si verifica nel primo anno di
vita, è un complesso di relazioni istintuali.

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

5 di 15
Università Telematica Pegaso Lo sviluppo sociale

All’inizio il bambino non distingue se stesso e il suo corpo dall’ambiente intorno e si


identifica con il seno e il corpo della madre.
Nei primi mesi di vita al realtà interna del bambino e la vita esterna contribuiscono in egual
misura alla costruzione del vissuto infantile. Il primo possesso è generalmente un oggetto che da
l’idea del calore e del contatto e deve essere animato. Il bambino percepisce questo oggetto come
una parte di sé, e successivamente esso rappresenterà il seno materno. Tale oggetto è transazionale
e, in genere, il bambino lo ricerca nei periodi di crisi. Il fenomeno transazionale precede la capacità
del bambino di conoscere la realtà esterna.
I fenomeni dell’attaccamento primario del bambino alla madre favoriscono, dunque, lo
sviluppo percettivo e cognitivo. Naturalmente la madre non deve soltanto rispondere ai bisogni del
bambino, ma riuscire a distaccarsene e a rispondere gradualmente sempre meno per aiutarlo a
sviluppare la sua autonomia e il suo sé.
Il passaggio dall’attaccamento all’autonomia viene ben descritto da Winnicott, nel periodo
del maternage (complesso di cure materne), che va dai cinque ai dodici mesi. Per Winnicott il
bambino non può svilupparsi in modo equilibrato se non gode di un maternage sufficientemente
positivo. Pertanto risulta necessaria la presenza materiale della madre e lo stabilirsi di un rapporto
gratificante tra madre e bambino.1
Mentre nei primi mesi di vita la figura materna acquista rilievo nell’universo del neonato
soltanto in occasione dei suoi bisogni, nel secondo semestre il bambino rappresenta l’oggetto
materno come “altro” da sé, si distingue da esso e costruisce il suo Sé a partire da tale
differenziazione.

1
Winnicott D., Colloqui terapeutici con i bambini, Armando Editore, Roma 2005.

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

6 di 15
Università Telematica Pegaso Lo sviluppo sociale

Quando la madre o un sostituito materno sono assenti, si parla di privazione ossia di


separazione reale tra madre e bambino, prima che tra loro si sia stabilito un valido rapporto
interattivo. Si parla di privazione anche quando il rapporto fra i due esiste, ma è discontinuo. Si
parla invece, di deprivazione in caso di perdita della figura materna, dopo che si è instaurato un
valido rapporto diadico ma prima che il bambino sia riuscito a conquistare l’autonomia.
Parleremo di carenza di cure materne (deprivazione ) in determinati casi:

 Quando un bambino riceve un maternage inadeguato;


 Quando non può interagire con la figura materna;
 Quando interagisce in modo inadeguato con la figura materna;
 Quando l’interazione a volte è positiva, altre volte insoddisfacente sul piano della sicurezza
affettiva ed è generatrice di conflitti.

In tal contesto molto rilevanti, sono stati gli studi di Spitz; egli parla delle conseguenze
dell’ospedalizzazione, nel bambino privato di cure materne, in questi soggetti di osservano i
seguenti comportamenti che determinano la cosiddetta depressione anaclitica.
1° mese : il bambino diventa piagnucoloso e si attacca alla persona con cui ha maggiori
contatti;
2°mese: il bambino perde peso e il suo sviluppo globale rallenta;
Dopo il 3°mese: rigidità persistente dell’espressione facciale, letargia.

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

7 di 15
Università Telematica Pegaso Lo sviluppo sociale

I disturbi scompaiono del tutto se ricompare la madre o un valido sostituto materno tra il
terzo e il quinto mese di vita. Se il bambino non ha avuto cattivi rapporti con la madre, in seguito
alla deprivazione non sorge la depressione anaclitica ma si evidenziano altri disturbi del
comportamento. Un certo grado di integrazione dell’Io compare verso i nove-dodici mesi e richiede
la possibilità di scaricare liberamente le tendenze aggressive e libidiche da parte del bambino. La
separazione genera carenza di cure affettive quando il bambino ha un’età sufficiente a distinguere la
madre da altre persone e da attaccarsi a lei, ma non abbia ancora raggiunto l’età dell’autonomia.
La separazione genera carenza soltanto quando vi è un’interruzione prolungata di un
rapporto stabile e gratificante. Il ritorno dalla madre dopo una lunga assenza non comporta
automaticamente una ripresa dei rapporti positivi, che dipende dalla disponibilità affettiva della
madre.
Le reazioni ansiose non scompaiono, ma possono ripresentarsi in situazioni di esperienza
negativa o in vista di una minaccia di separazione2.

2
Spitz R. A., Il primo anno di vita del bambino, Giunti editore, Firenze 2010.

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

8 di 15
Università Telematica Pegaso Lo sviluppo sociale

2 Lo sviluppo sociale del bambino

Secondo Volkmar e collaboratori i bambini vengono al mondo con la motivazione e la


capacità per cominciare a stabilire un’immediata relazione sociale con chi li cura3.
Il volto umano diventa ben presto l’oggetto che maggiormente stimola le risposte nel
bambino. Elisabeth Newson, afferma che il neonato non è un ricevitore passivo delle attività altrui,
ma interagisce con il padre e con la madre in un dialogo alternato. Le sue risposte, infatti, rivestono
uno spazio di tempo lasciato libero dalla mamma e, a loro volta, s’interrompono dopo un po’ per
poi lasciar posto all’intervento, atteso della figura materna4.
Come denotano una serie di ricerche in tal campo, ben raramente il neonato interferisce
sbagliando i tempo e sovrapponendosi con la sua risposta a quella della madre.
Il contatto degli sguardi e le reazioni all’espressione del viso, segnali eminentemente visivi,
si legano in un complesso processo di coordinazione all’attivazione del tono muscolare, a emozioni,
a vocalizzi e mobilitano quindi un’integrazione di più canali e sistemi sensoriali.
In questa fase abbiamo la comparsa dell’intersoggettività, definita come la “co-costruzione
di significati emotivi socialmente condivisi, che da questo momento si evolvono senza mai più
abbandonare il soggetto per il resto della vita, ovvero l’ emozione congiunta e l’intenzione
congiunta.
Si verifica una forte combinazione fra mamma, bambino e oggetti che fanno parte
dell’ambiente in cui il soggetto vive, essi si combinano in un rapporto stretto di eventi, emozioni,
bisogni soddisfatti e azioni compiute.

3
Volkmar F.R. et al. , Social development in autism, Wiley, New York 1997.
4
Newson E., Making sense of autism: An overview in collection of papers of study weekend on autistic children, Inge
Wakehurst Trust Fund, Nottingham.

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

9 di 15
Università Telematica Pegaso Lo sviluppo sociale

Tutti i gesti e i suoni imitati dal bambino e a loro volta anche dai genitori , si andranno ad
associare lentamente con gli schemi già predisposti per il linguaggio.
La parola si sovrapporrà a tale insieme di abilità ed eventi già presenti e praticati.
L’attaccamento ai genitori si sviluppa nel corso del primo anno di vita, esso si consolida e
diviene fonte di grandi emozioni, configurandosi come una condizione fondamentale per il più ricco
degli apprendimenti e, quindi, base sicura dalla quale partire per mettere a punto una esplorazione
del mondo.
Con il trascorrere del tempo, tutte le abilità sociali si arricchiscono sempre di più e il
bambino crescendo, crea altre relazioni stabili o di tipo temporaneo, con altri suoi coetanei, con le
maestre ecc.

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

10 di 15
Università Telematica Pegaso Lo sviluppo sociale

In questa tipologia di sviluppo si assiste alla sua crescente capacità di affrontare e risolvere i
conflitti e problemi di natura interpersonale, di prendere iniziative assumendo atteggiamenti sociali
positivi e di regolare il comportamento sulla base delle attese sociali.
Nel frattempo, partendo da questo ristretto nucleo iniziale di dialogo duale con le figure
genitoriali, che si sviluppano anche la capacità del gioco, prima con le persone vicine e con il suo
corpo, poi con gli altri oggetti vicini e quindi nell’interazione tra oggetti e persone.

Nel gioco egli acquisisce abilità motorie, cognitive e linguistiche. Questi elementi una volta
comparsi non lasceranno più il soggetto e andranno a formare sempre di più la sua persona.
È dal gioco che partirà tutto, infatti da quest’ultimo e dalla padronanza sulla realtà, dallo
sviluppo delle capacità cognitive e motorie che il bambino passerà poi, in età adulta, alle altre
necessità della vita e al lavoro.
Gli elementi sociali di questo itinerario di sviluppo, a partire dal riconoscimento del viso,
per procedere poi all’imitazione reciproca e al linguaggio parlato, sono un aspetto caratteristico del
nostro essere umani5.

5
Xaiz C., Micheli E., Gioco e interazione sociale nell’autismo. Cento idee per favorire lo sviluppo
dell’intersoggettività, Erickson, Trento 2001.

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

11 di 15
Università Telematica Pegaso Lo sviluppo sociale

3 Il compito dei genitori nello sviluppo sociale

Così come il bambino è predisposto a livello genetico ad iniziare affettivamente un percorso


di socializzazione, allo stesso modo la mamma e, in maniera diversa, il papà sono altrettanto
geneticamente predisposti a giocare il loro ruolo in questo processo. Tutti conosciamo il senso di
protezione scatenato dal bambino, la forza di alzarsi la notte per accudirlo, il rimbambimento di
giovani uomini e donne serissimi, che, dopo aver dichiarato a tutti che non l’avrebbero mai fatto,
parlano in continuazione di pappe e pannolini e precipitano senza resistenza in una girandola di
vocalizzi, facce, sorrisi e azioni apparentemente senza senso.

Tutto ciò probabilmente è dovuto anche all’effetto di certi elementi del nostro codice
genetico, potentemente predisposto alla sopravvivenza allo sviluppo e alla crescita dei piccoli.

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

12 di 15
Università Telematica Pegaso Lo sviluppo sociale

Anche il patrimonio culturale è un effetto del nostro sviluppo sociale: esso è infatti
composto da ciò che ci è stato trasmesso dagli antenati, dai nonni, dai genitori e da ciò che
abbiamo invece imparato in forma di gesti spontanei o di patrimonio culturale implicito, a cui si
aggiunge poi, man mano che cresciamo, ciò che è suggerito dai giornali, televisione, cinema, libri,
specialisti e professionisti consultati.
Infine, la risposta dei genitori ai bisogni di crescita, alle crisi improvvise e alle ansie diffuse
legati allo sviluppo di un bambino è un fenomeno abbastanza naturale: la dotazione genetica del
bambino è un fenomeno abbastanza naturale; essa porta infatti, a comportamenti ai quali la
dotazione genetica e culturale dei genitori è predisposta naturalmente a rispondere.

In linea generale, si può dunque sostenere che i genitori di ogni parte del mondo sono
sufficientemente in grado di rispondere alle prime necessità sociali dei bambini. Questo è
soprattutto vero se parliamo della risposta a necessità sociali tipiche del primo anno di vita del
bambino, alle quali tutti i genitori, o quasi tutti, rispondono in modo davvero spontaneo, a parte rari
casi di grave patologia dei genitori o di problemi socio ambientali che portano alla trascuratezza o
all’abbandono.
Le difficoltà diventano invece sempre più serie via via che il bambino cresce, quando le
abilità sociali dei genitori sono messe a dura prova dal fatto che il figlio è divenuto una persona a
sua volta sottoposta a crescenti domande sociali esterne alla famiglia.

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

13 di 15
Università Telematica Pegaso Lo sviluppo sociale

Un bambino, solitamente è naturalmente dotato per compiere i suoi passi fino


all’acquisizione dei comportamenti intersoggettivi, che sono la chiave della socialità. Questo
riconoscimento del bambino come essere dotato di mezzi propri per entrare attivamente in una
relazione reciproca è abbastanza recente.
Nel campo dell’autismo, l’idea fallace del bambino come ricettore passivo delle abilità
relazionali della madre ha postato per lungo tempo a concezioni errate estremamente dannose per
un possibile intervento terapeutico, dal momento che il mancato raggiungimento
dell’intersoggettività da parte dei bambini autistici veniva attribuito all’incapacità di risposta delle
madri.

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

14 di 15
Università Telematica Pegaso Lo sviluppo sociale

Bibliografia

 Newson E., Making sense of autism: An overview in collection of papers of study weekend on
autistic children, Inge Wakehurst Trust Fund Nottingham
 Volkmar F.R. et al. , Social development in autism, New York, Wiley,1997Spitz R.A., Il
primo anno di vita del bambino, Giunti editore, Firenze 2010
 Winnicott D., Colloqui terapeutici con i bambini, Armando Editore, Roma 2005
 Xaiz C., Micheli E., Gioco e interazione sociale nell’autismo. Cento idee per favorire lo
sviluppo dell’intersoggettività, Erickson, Trent

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

15 di 15

Potrebbero piacerti anche