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la Biblioteca di via Senato

mensile, anno viii Milano n. 12 – dicembre 2016

Nel cuore dell’uomo,


il senso dell’utopia
di claudio bonvecchio
Moro: utopista, santo
e «parlamentarista»
di carlo gambescia
L’utopia del possibile
e dell’impossibile
di teodoro k. de la grange
Il regime del tempo
e l’idea dell’utopia
di diego fusaro
Si nondum legisti
fac requiras
di giancarlo petrella
L’Utopia di Luigi Firpo,
bibliofilo illuminato
di massimo gatta
L’Utopia cattolica
di Jean Le Blond
di antonio castronuovo
Tommaso Moro:
l’eresia della coscienza
di guido del giudice
Fra Moro e Ariosto:
sogno e utopia
di gianluca montinaro
Tommaso Moro
e la città ‘perfetta’
di silvio berlusconi
Il XX secolo e
la morte dell’utopia
di gianfranco de turris
Senza libertà.
Utopia e distopia
di antonio castronuovo
Fra pagine e versi:
utopia e letteratura
di marco cimmino
Additional Location
for More’s Utopia
di giancarlo petrella
ISSN 2036-1394

SPECIALE V CENTENARIO ‘UTOPIA’ (1516-2016)


Dor de cabeça?

Болит голова?

MAL DI TESTA?
DOLOR DE CABEZA?
?

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Leggere attentamente il foglio illustrativo. Autorizzazione del 28/01/2016.
la Biblioteca di via Senato – Milano
M E N S I L E D I B I B L I O F I L I A – A N N O V I I I – N . 1 2 / 7 8 – M I L A N O , DICEMBRE 2 0 1 6

Sommario
SPECIALE V CENTENARIO UTOPIA (1516-2016)

4 NEL CUORE DELL’UOMO, 70 FRA MORO E ARIOSTO:


IL SENSO DELL’UTOPIA SOGNO E UTOPIA
In memoriam di Sir Thomas More La bella-isola-che-non c’è
di Claudio Bonvecchio e il cavaliere pazzo
di Gianluca Montinaro
12 MORO: UTOPISTA, SANTO
E «PARLAMENTARISTA» 74 TOMMASO MORO
Un politico fra reazione e disobbedienza E LA CITTÀ ‘PERFETTA’
di Carlo Gambescia Un’introduzione all’Utopia
di Silvio Berlusconi
18 L’UTOPIA DEL POSSIBILE
E DELL’IMPOSSIBILE 82 IL XX SECOLO E
L’utopia e la necessità della politica LA MORTE DELL’UTOPIA
di Teodoro Klitsche de la Grange Perché non si scrivono più utopie?
di Gianfranco de Turris
22 IL REGIME DEL TEMPO
E L’IDEA DELL’UTOPIA 88 SENZA LIBERTÀ.
Tommaso Moro moderno UTOPIA E DISTOPIA
o premoderno? Alla fine dei sogni utopici
di Diego Fusaro di Antonio Castronuovo

30 SI NONDUM LEGISTI 94 FRA PAGINE E VERSI:


FAC REQUIRAS UTOPIA E LETTERATURA
La edizioni cinquecentesche Elementi e modi della letteratura utopica
dell’Utopia di Thomas More di Marco Cimmino
di Giancarlo Petrella
100 ADDITIONAL LOCATION
44 L’UTOPIA DI LUIGI FIRPO, FOR MORE’S UTOPIA
BIBLIOFILO ILLUMINATO Catalogo delle edizioni alla Biblioteca
Due antiche stampe dell’Utopia di via Senato (sec. XVI-XX)
e l’edizione Tallone del 1989 di Giancarlo Petrella
di Massimo Gatta
111 BvS: il ristoro del buon lettore
56 L’UTOPIA CATTOLICA BOVIO: UN’UTOPIA CON VISTA
DI JEAN LE BLOND SULLA LANGA DA BAROLO
La prima traduzione francese di Moro di Gianluca Montinaro
di Antonio Castronuovo
112 HANNO COLLABORATO
64 TOMMASO MORO: L’ERESIA A QUESTO NUMERO
DELLA COSCIENZA
Bruno, Moro e il vincolo dello spirito
di Guido del Giudice
Ringraziamo le Aziende che ci sostengono
con la loro comunicazione

Biblioteca di via Senato


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Fotolito e stampa
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Immagine di copertina
L’isola di Utopia (xilografia
tratta dalla prima edizione:
Lovanio, Martens, 1516)

Stampato in Italia
© 2016 – Biblioteca di via Senato
Edizioni – Tutti i diritti riservati

Reg. Trib. di Milano n. 104 del


11/03/2009

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Editoriale

I
libri condizionano la storia dell’uomo quest’anno si celebra il V centenario della
tanto quanto le guerre, le paci e prima edizione (uscita a Lovanio, presso
i cataclismi naturali. I libri, dando Thierry Martens). Un libro che – oltre
sostanza alle idee, forniscono quei a ‘veicolare’ nel linguaggio un nuovo
parametri ‘intellettuali’ entro i quali gli polisemico vocabolo che tutti abbiamo
individui maturano il proprio pensiero. utilizzato – ha ‘costretto’ molti, e in campi
Così, quando si definisce ‘epocale’ un libro, differenti, a confrontarsi con il suo
non solo se ne intende sottolineare sfuggente significato ‘ultimo’.
l’esemplarità ma soprattutto l’impatto che Una ricorrenza – quindi – che celebra
ha avuto nelle vicende ideali dell’umanità. un volume di 500 anni fa ma che, come
Certo è che, nel ristretto novero dei poche, attraversando i secoli, parla nel
‘volumi epocali’, un posto d’onore spetta profondo del nostro mondo contemporaneo.
all’Utopia di Tommaso Moro, di cui Gianluca Montinaro
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 5

SPECIALE V CENTENARIO UTOPIA (1516-2016)


NEL CUORE DELL’UOMO,
IL SENSO DELL’UTOPIA
In memoriam di Sir Thomas More
CLAUDIO BONVECCHIO

T
utti conosciamo - perché è entrato nel- esiste - come l’organizzazione di una città o di uno
l’uso comune - il significato della parola Stato - ma che non funziona come ci si aspettereb-
‘utopia’. È quello di una città o di uno Sta- be, e ne prospetta la possibile e radicale metamor-
to che non esistono nella realtà, ma che sono pre- fosi. Si potrebbe affermare che è insita nell’utopia
sentati come il calco ideale di ordinamenti politici, l’idea di una metamorfosi: di una metabasis eis allo
economici, sociali o religiosi a cui guardare come a genos. In questo senso, l’utopia esprime l’anelito alla
un possibile modello: da applicare in concreto. E la perfezione e alla pienezza: come si evince anche
sua etimologia lo esprime con straordinaria chia- dalla splendida xilografia che accompagna la prima
rezza: ‘utopia’ deriva dal greco oÊ (‘non’) e tfipo© edizione dell’opera di Thomas More - Utopia - da
(‘luogo’) e significa ‘non luogo’. cui ha preso vita il più generale termine ‘utopia’.
L’utopia è, dunque, una realtà ipotetica o, più Rappresenta una isola pressoché circolare, per l’ap-
precisamente,’virtuale’: ossia non è collocabile nel punto perfetta come il cerchio e, come il cerchio,
tempo misurabile e nello spazio concreto. O, me- simboleggiante la Totalità: quella in cui il materiale
glio ancora, è qualcosa che non esiste ma che, pro- e lo spirituale si compongono in una compiuta com-
prio per questo, può pronunciarsi su qualcosa che plexio oppositorum. Tale complexio dovrebbe valere

Nella pagina accanto: L’isola di Utopia


(xilografia tratta dalla prima edizione:
Lovanio, Martens, 1516)
A destra: William Frederick Yeames
(1835-1918), Thomas More incontra
sua figlia dopo la proclamazione
della sentenza di morte (1872),
collezione privata
6 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Lucas Cranach il Vecchio (1472-1553), L’Età dell’oro (1530 ca.), Monaco, Alte Pinakothek

anche per le forme in cui si esprime la vita politica e Questi sono i confini ideali in cui si può inscri-
il governo della cosa pubblica il cui scopo ultimo vere l’isola ‘meravigliosa’ della Utopia di More. Ma
dovrebbe essere quello di coadiuvare gli esseri uma- questi sono, anche, i principi del pensiero di Tho-
ni nel raggiungimento della Totalità: dell’equilibrio mas More: umanista e statista, uomo di fede e senti-
e dell’armonia. mento, ma anche cultore della ragione. Come i
In questa accezione interpretativa, l’utopia è grandi umanisti del Rinascimento, More conosce i
un sogno, da sempre sognato dagli uomini. È il pa- limiti di una realtà che - allora come oggi - aveva ‘le
radigma di un mondo ordinato, equilibrato, armo- sue ombre’ e non erano poche, così come aveva ben
nico e edenico, dove dominano il rispetto, la tolle- chiaro che ciascuna persona può essere ‘angelo’ o
ranza, la fraternità. Dove l’ugualitarismo non è vel- ‘demone’: può innalzarsi alle vette più alte dello spi-
leitario, ma è la cifra di una umanità responsabile. rito come precipitare nella più infima abiezione del-
La cifra di una umanità che conosce l’impegno e la la materia. More, però, non si fa illusioni, non cerca
severità temperati, però, dalla benevolenza. E dalla il comodo autoinganno. Decide sempre - nella sua
convinzione che gli uomini sono fallibili e come tale vita - dimostrando coraggio e determinazione: doti
devono essere considerati e, se è il caso, giudicati: queste che facevano difetto a tanti altri umanisti a
con generoso rigore. lui sodali, come il grande Erasmo.
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 7

Lucas Cranach il Vecchio (1472-1553), Il giardino dell’Eden (1530), Dresda, Gemäldegalerie

Ma ciò che lo rende grande è che More, din- Memorabile sarà la sua difesa dinnanzi al Col-
nanzi alla dura concretezza e alle sfide della vita, legio che lo giudicherà reo di alto tradimento. Le
non si piega: non scende a facili compromessi. Sce- sue parole riecheggiano quelle, lontane, di Socrate
glie l’utopia che, per lui, rappresenta la vera realtà in che, come lui, aveva scelto la vita dello spirito con-
quanto, in essa, si esprime l’essenza dell’esistere. In tro le miserie di una infima realtà. Ai giudici corrotti
ottemperanza a questa sua profonda convinzione, e miserabile che lo incalzavano, spingendolo alla ri-
More non esita, dunque, a esprimersi quando è in trattazione e al compromesso, More contrapporrà
gioco il senso della Vita: con chiarezza e durezza. l’unico Tribunale da lui riconosciuto come legitti-
Per lui, nulla vale più della propria coscienza. Co- mo. Era quello dei Santi, dei Martiri e dei difensori
scienza che va rispettata a scapito di qualsiasi norma degli eterni, immutabili valori che, sempre, avevano
o legge a essa contraria: anche se è una legge dello testimoniato dinnanzi a Dio - e non già agli uomini -
Stato. Così, More - Gran Cancelliere d’Inghilterra, la loro fede e le loro convinzioni: senza cedere alle
intellettuale di fama europea, beniamino del Re - facili lusinghe, senza piegarsi al ricatto, senza indie-
non esiterà a salire sul patibolo pur di non venir me- treggiare di un passo, senza paura della morte, al pa-
no alla propria personale utopia: pur di non tradire ri del cavaliere della coeva incisione düreriana (Il ca-
la propria coscienza. valiere, la morte e il diavolo) che affronta, senza batter
8 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 9

Nella pagina accanto: Albrecht Dürer (1471-1528), Il cavaliere, la morte e il diavolo (1513). Qui sopra, da sinistra: Il Giardino
dell’Amore (o Hortus con la fontana della giovinezza), miniatura tratta dal De Sphaera (1470 ca.), ms. Lat. 209 DX2 14, c. 10 r.
(Modena, Biblioteca Estense); Tommaso Moro in carcere riceve la visita di sua figlia Margaret Roper (incisione del XIX secolo)

ciglio, il diavolo e la morte. riore che è solo finzione, negazione della Vita, aber-
Dinnanzi alla finta (e cortigiana) realtà difesa razione dell’uomo, tenebra. Si estende a tutti coloro
dai suoi giudici - immagine simbolica di un vile pen- che disprezzano l’utopia, non accorgendosi che la
sare e di un altrettanto vile agire - More difende la loro meschina esistenza dimostra la loro ‘povera’
vera realtà della sua utopia. Quella realtà che, pro- realtà: il non-luogo del loro Essere, la loro aliena-
prio per non avere un luogo fisico in cui abitare, abi- zione, il loro non-senso. A costoro si addice soltanto
tava e abita nel luogo più reale che si conosca: quello il disprezzo.
del proprio cuore, quello della propria coscienza. Certo, molti sono stati - dopo Moro - gli scrit-
Per quella utopia che è l’unica, vera realtà, tori e i filosofi che si sono cimentati in scritti utopici,
Thomas More non ha esitato a morire: senza ripen- molti ancora oggi si avventurano in questo genere
samenti e con quel sovrano coraggio che suona co- letterario: in varie forme e con diversa fortuna. Tut-
me una inappellabile condanna per i suoi persecuto- tavia, solo Thomas More può vantare il primato
ri. Ma la sua silenziosa condanna si estende a tutti non solo di aver dato, con la sua utopia, esistenza e
quelli che - in ogni epoca - si mettono al servizio del dignità alla speranza che il mondo possa essere di-
potere e si ergono a difensori di quella realtà este- verso, ma di aver dimostrato che è ciò possibile. Ha
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Antoine Caron (1521-1599), Il supplizio di Tommaso Moro (1590), castello di Blois

provato che non si può liquidare l’utopia come uno termine) ma, probabilmente, avrebbe liquidato la
dei tanti - anche se sofisticati - velleitarismi filosofi- cosa con quella ironia che è stata una costante del-
ci, ma bisogna farla propria e viverla sino in fondo: la sua vita intellettuale e politica. Di certo, comun-
convinti, come More, che ciò che giudichiamo uto- que, Thomas More parla ancora a tutti gli uomini
pico è l’unica realtà che a noi, mortali, è concesso. di buona volontà, agli uomini che rivendicano la
Se vogliamo diventare ‘ciò che siamo’: come inse- centralità della loro coscienza a cui sottomettono i
gnava l’antica sapienza. loro comportamenti. Sono quegli uomini e quelle
Per la sua fermezza e per il suo martirio,Tho- donne che, seguendo il suo luminoso esempio,
mas More è stato elevato alla gloria degli altari non temono di proclamarsi utopisti, non temono
dalla Chiesa Cattolica ed è stato commemorato di venire additati come tali, non esitano a lottare,
dalla Chiesa Anglicana. È indubbio che questi ovunque, perché, finalmente, trionfi l’utopia. E
onori gli sono dovuti e sono sacrosanti. Forse, non non temono neppure - in perfetta sintonia tra cuo-
gli sarebbe stato altrettanto gradito l’essere pro- re e pensiero - di invocarne la sua simbolica prote-
clamato patrono dei politici cattolici quasi sempre zione con l’antica invocazione che è anche una
più pragmatici che utopici (nella sua accezione del sottile provocazione: Sancte More ora pro nobis.
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dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 13

SPECIALE V CENTENARIO UTOPIA (1516-2016)


MORO: UTOPISTA, SANTO
E «PARLAMENTARISTA»
Un politico fra reazione e disobbedienza
CARLO GAMBESCIA

J
ean-Jacques Chevalier, sto- Wind del pensiero che, come di-
rico delle idee, apre Les rebbe l’eccentrico architetto-
grandes oeuvres politiques, Crozza, della pubblicità Lavaz-
con il Principe di Machiavelli, za, può anche non piacere. Come
ignorando bellamente Utopia di un gradino invisibile…
Tommaso Moro (o Thomas Mo- Quello dello Chevalier,
re, siamo nel dopo Brexit… tor- checché ne dicano i tortuosi ac-
na l’inglese). Eppure, come scri- cademici della biopolitica, resta
ve Chevalier, le «grandi opere uno dei manuali più validi e dif-
politiche» sono quelle che si so- fusi, insieme all’History of Politi-
no occupate dello Stato come cal Theory di George H. Sabine.
«attore principale» e «organiz- Dove si liquida, altrettanto sec-
zatore della società», lasciando « camente, l’opera di Moro in due
tracce profonde nello spirito dei Nella pagina accanto: ritratto paginette. Così recita la (secon-
contemporanei o in quelle delle di Tommaso Moro, presente da, anzi la terza) condanna a
1
generazioni successive». Quin- nell’edizione degli Elogia stampata morte: «Se una nobile idea mo-
di, forse, a Moro un palchetto sa- a Basilea nel 1557. Sopra: Papa rale può mai destar pietà, questa
rebbe toccato: in fondo, ha Clemente VIII in un ritratto di di More, che appare alle soglie
smontato e rimesso insieme la anonimo (collezione privata) delle guerre religiose e del-
macchina (in edificazione) dello l’espansione del commercio mo-
Stato moderno. Però - risponderebbe Chevalier - derno, potrebbe esserne esempio. Essa esprimeva,
solo per metterla da parte, provando a sostituirla come la vita stessa di More, la ragionevolezza e la
con una specie di Repubblica per metà platonica mancanza di pregiudizi dell’umanesimo e insieme
ma monogamica e con il divorzio, l’eutanasia, i la- la futilità di un’aspirazione morale che non può
vori forzati al posto della pena di morte (o quasi), le non dire le sue ragioni di fronte alla realtà brutale.
leggi suntuarie, l’autoconsumo, l’abolizione del Perfino lo sforzo di dar risalto ai problemi sociali
denaro, il welfare sanitario, la democrazia diretta ed economici con le loro conseguenze umane ca-
ma patriarcale. E qualche altra cosa che dimenti- deva dinanzi alla marea irrompente della lotta teo-
chiamo. Comunque sia, una specie di Gone with the logica e del problema d’organizzazione politica
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Sopra da sinistra: frontespizio e titolo della prima edizione dell’Utopia (Lovanio, 1516); frontespizio con titolo della terza
edizione dell’Utopia (Basilea, Froben, 1518)

che essa portava con sé. Per questa ragione l’Utopia terrare) la borghesia. A tale proposito, Gaetano
rimase relativamente un episodio isolato e di poca Mosca parla di un vero e proprio «ricalco», da parte
importanza nella filosofia politica del suo tempo. di Marx, «della descrizione delle condizioni econo-
Essa rappresentava più l’espressione di un vecchio miche dell’Inghilterra del XVI secolo su quella che
ideale morente che un’autentica voce dell’età che aveva fatto Tommaso Moro nell’Utopia».4 Ricalco o
nasceva».2 plagio? La buttiamo lì, per gli storici delle idee.
È vero. Moro, non amava i mercanti. E non Mittente: un umile sociologo.
aveva capito nulla della nascente (e poi travolgente) Moro non comprese neppure la necessaria cir-
onda lunghissima dell’ economia capitalistica. Co- colarità del prodotto sociale, poi valorizzata dai Fi-
me ad esempio, quando si scandalizzava per le fami- siocratici e rilanciata dal pensiero liberoscambista:
gerate recinzioni, evocando «le pecore […] così vo- un processo che allargando il consumo, a colpi di
raci e indomabili da mangiarsi financo gli uomini» beni e servizi, avrebbe distribuito ricchezza, facen-
e «devastare, facendone strage, campi, case e città do diventare i (nuovi) ricchi più ricchi dei (vecchi)
».3 Provando, insomma, di non aver compreso un ricchi, ma anche fatto crescere, per effetto di rica-
bel niente di quel meccanismo di accumulazione, duta, il benessere collettivo di tutti gli altri: nuova
nascosto dietro le recinzioni delle terre libere, di frontiera di una società dinamica e aperta. Altro che
cui Marx invece farà tesoro, per elevare (e poi sot- le mense sociali di Amauroto...
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 15

Ovviamente, sarebbe scorretto processare


Moro per difetto di senso storico. Del resto, non
era un reazionario tout court, anche perché la tipolo-
gia politica ancora non esisteva (si dovrà aspettare la
Rivoluzione francese). Però, per dirla tutta, aveva le
carte in regola per diventarlo. Qui torna utile
un’osservazione di Augusto Del Noce (ci scusiamo
per la ‘febbre citazionista’). A suo avviso, in ogni ri-
voluzionario si nasconde un reazionario,«dal mo-
mento che al pensiero reazionario appartiene […] il
momento della forma archeologica dell’utopia, de-
stinata sempre a cedere rispetto a una forma utopi-
ca rivoluzionaria», sicché nel marxismo «troviamo
tutti i temi del pensiero reazionario e controrivolu-
zionario della prima metà dell’Ottocento, ma tran-
svalutati da una tensione verso l’avvenire».5
Ciò spiega il «calco» di Marx e la definizione
di «forma archeologica dell’utopia», che si attaglia
anche Moro, pur tenendo conto dei non pochi se-
coli che separano il Cancelliere britannico dal pen-
siero controrivoluzionario duro e puro.
E così il cerchio sembra chiudersi… In realtà,
c’è un altro aspetto del pensiero di Moro che merita
una riflessione: quello della disobbedienza civile,
per dirla modernamente, che pagò con la condanna
a morte, quella vera. Fu coerente, insomma, con le
sue idee, fino all’estremo. Anche qui, va però detto
subito che Moro non è un Henry David Thoreau.
Alle origini del suo pensiero non c’è alcun indivi-
dualismo anti-statalista. Moro, se ragionevolmente
giustificate, da buon politico navigato (come vedre-
mo più avanti), non avrebbe mai rifiutato di pagare
le tasse.
Coerenza, dicevamo, ma rispetto a che cosa?
Alla libertà religiosa. Nell’isola di Utopia «fra le più
antiche disposizioni […] si trova che a nessuno sia
di pregiudizio la propria religione». Salvo però il
divieto «che nessuno avvilisse la dignità della natu-
ra umana fino al punto di credere che l’anima peri-
sca col corpo e che il mondo vada innanzi a caso». E Sopra dall’alto: Anna Bolena, seconda moglie di Enrico
che cosa sarebbe successo allo sventurato che non VIII (Londra, Royal Collection); Enrico VIII d’Inghilterra,
credesse nell’eternità dell’anima? Nessuna «pena in un ritratto di anonimo (collezione privata)
16 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

A sinistra: Marx ed Engels, ritratti in antiporta al volume


della collana “Biblioteca dell’Utopia”, Manifesto del partito
comunista (Milano, Silvio Berlusconi Editore, 1998).
Sotto: Tommaso Moro e l’arcivescovo John Fisher, in un
quadro di autore anonimo della seconda metà del XVI
secolo (Londra, Royal Collection). Nella pagina accanto:
il filosofo Augusto Del Noce (1910-1989)

capitale», gli si sarebbe vietato «però di sostenere, spondendo ai giudici, «che se mi fossi trovato io
le proprie opinioni, ma soltanto presso il volgo, soltanto da una parte contro tutto il Parlamento
ché, altrimenti, presso i sacerdoti e uomini gravi, in dall’altra, non avrei avuto il coraggio di lottare,
disparte, non solo lo consentono, ma ve li spingono contro tutti con il solo appoggio della mia mente;
pure, fidando che una buona volta quella pazzia ce- ma che invece, se per quelle cose per cui mi rifiuta-
da alla ragione».6 vo di giurare io avessi avuto dalla mia parte - come
Religione come forma di controllo sociale? ritenevo di avere - un Consiglio altrettanto, e forse
Machiavelli forever? Che razza di libertarismo è ancora più grande, in tal caso non avrei dovuto mo-
questo? Leo Strauss, per un’affermazione del gene- dificare il mio pensiero né uniformarmi al Consi-
re (sui due livelli della verità politica: essoterico ed glio di un regno, contro il Consiglio di tutta la cri-
esoterico) si è preso una bella scomunica, insieme a stianità».7
Carl Schmitt. E da parte di chi? Degli intellettuali Tommaso Moro, sul patibolo, invitò a pregare
liberal americani. Gli stessi che dichiarano ai quat- per Enrico VIII, dichiarando di morire da «da sud-
tro venti che apprezzano Moro (con Thoreau, dito fedele al re, ma innanzitutto a Dio». Il che spie-
Gandhi, Martin Luther King). Evidentemente sen- ga, la sua canonizzazione, insieme a quella del ve-
za averlo mai letto. O capito. Che è peggio. scovo di Rochester, John Fisher, giustiziato quindi-
Certo Moro, a differenza di Machiavelli, cre- ci giorni dopo di lui e per le stesse ragioni, avvenuta
deva sul serio in Dio. Si veda la toccante raccolta il 19 maggio 1935,8 in piena età delle nuove tiran-
delle Lettere dalla prigione: Moro, riassumendo, per nie, per dirla con Élie Halévy. Segnale forte della
la figlia, l’interrogatorio da lui subito, esplicita, ri- Chiesa, insomma.
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 17

Pertanto, se Moro, libertà rivendica, è quella di


religione, e di riflesso, della Chiesa cattolica. Il che
spiega perché un Papa battagliero, come Giovanni
Paolo II, scomodo testimone del totalitarismo nazi-
sta e comunista, lo consacrò nel 2000 (in occasione
del Giubileo del Governanti), protettore degli uo-
mini politici. Eccone le motivazioni: «La difesa del-
la libertà della Chiesa da indebite ingerenze dello
Stato è allo stesso tempo difesa, in nome del primato
della coscienza, della libertà della persona nei con-
fronti del potere politico. In ciò sta il principio basi-
lare di ogni ordine civile conforme alla natura del-
l’uomo».9 Piaccia o meno, così stanno le cose.
Un’ultima nota, che proietta sul Santo le onde
luminose e inaspettate del realismo politico. Luci,
che non guastano. Come osserva Tommaso Fiore,
nella sua tuttora godibile introduzione a Utopia,
sulla questione del divorzio da Caterina d’Aragona,
per sposare Anna Bolena, Moro, aveva consigliato il
re di attendere, perché (sue parole), a proposito di
Papa Clemente VIII, il papa mediceo, «sua Altezza
[…] si guardi bene da ogni misura che rovinerebbe
non solo l’autorità della sede apostolica, ma anche no, dei due poteri, nel rispetto della Magna Carta,
quella della Chiesa Universale. Nel prossimo con- che garantiva la libertà della Chiesa».10
cilio generale può accadere che il Papa presente sia Giusto. Enrico VIII, però non ascoltò. E nel
deposto e un altro messo al suo posto; con cui il re febbraio del 1531, si fece proclamare dal Parlamen-
possa intendersi meglio. Giacché, sebbene, io per to, capo della Chiesa d’Inghilterra. Quanto al «par-
me, ammetta la preminenza del papa, pure non ho lamentarista» Tommaso Moro, mostrò sì di esserlo,
mai creduto che questi fosse superiore al concilio». ma con ben altra tempra. Si fece uccidere per le sue
Fiore definisce queste idee da «parlamentarista [… idee. Evidentemente, ogni epoca, ha i «parlamen-
]: si trattava - scrive - di salvare il principio gelasia- taristi» che merita.

4 8
NOTE G. Mosca, Storia delle dottrine poli- Si veda qui Ad vocem: http://www.
1
J.-J. Chevalier, Le grandi opere del tiche, Roma-Bari, Laterza, 1972, p. 260. santiebeati.it/dettaglio/27900.
5 9
pensiero politico, Bologna, il Mulino, A. Del Noce, I caratteri generali del Cfr. Ad vocem: http://www.dehoni-
1974, p. 7. pensiero politico contemporaneo. Lezioni ane.it:9080/komodo/trunk/webapp/web/fi
2
G. H. Sabine, Storia delle dottrine sul marxismo, Milano, Giuffrè, 1972, p. les/riviste/archivio/02/200021657a.htm.
10
politiche, Milano, Etas Libri, 1978, I, pp. 20. T. Fiore, Introduzione, a T. Moro,
6
333-334. T. Moro, Utopia, cit., p. 119. Utopia, cit., p. XLVII.
3 7
T. Moro, Utopia, a cura di T. Fiore, T. Moro, Lettere dalla prigionia, Tori-
Roma-Bari, Laterza, 1988, p. 24. no, Boringhieri, 1961, p. 20.
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 19

SPECIALE V CENTENARIO UTOPIA (1516-2016)


L’UTOPIA DEL POSSIBILE
E DELL’IMPOSSIBILE
L’utopia e la necessità della politica
TEODORO KLITSCHE DE LA GRANGE

L’
utopia di Tommaso Mo- quello medievale: nel quale «si
ro, come quelle di Plato- subisce l’innesto di un autorevole
ne e Campanella (e di al- intervento divino, attraverso la
tri) rientra in una categoria radi- provvidenziale discesa della gra-
calmente differente dalle chime- zia, letta a seconda delle interpre-
re (saggi/miti/racconti) anche di tazioni dei testi sacri e commen-
sedicente scientificità, ricorrenti tata alla gente da una casta di ma-
nella modernità e non solo. Qual gistrale esperienza dottrinale. Il
è la differenza? Con le prime si che predispone le condizioni per
desidera realizzare qualcosa di dirigere masse di fedeli (e di citta-
‘possibile’, con i secondi - magari dini) nelle maglie di progetti uto-
senza esserne consapevoli - ciò pisticamente rivolti alla realizza-
che è ‘impossibile’ (e che si crede zione di un futuro migliore», co-
a disposizione delle capacità me scriveva Gianfranco Lami sul
umane). pensiero utopico, in cui distin-
In realtà se è vero che nel gueva tra utopia (possibile) e uto-
pensiero moderno a connotazio- pismo (chimerico). L’utopismo
ne utopica (nel secondo significa- in sostanza nega proprio il carat-
to) è più frequente l’aspirazione tere peculiare dell’utopia (come
all’impossibile - conseguenza della ybris che lo con- di ogni progetto realmente politico): quello di esse-
nota - è anche vero che non ne mancano esempi in re ‘possibile’. In Platone, come in Campanella e
Moro le città ideali non sono prive né di governi, né
di eserciti, né di ‘burocrazie’. Nelle illusioni del
Sopra: Tommaso Moro, ritratto nella vignetta in antiporta del pensiero utopistico il limite del possibile viene me-
volume di William Roper, The Mirror of Virtue in Worldly no. Costruzioni del genere somigliano quindi assai
Greatness, or the Life of Sir Thomas More, nell’edizione più al Paese dei Balocchi di Pinocchio che alla Re-
parigina del 1626. Nella pagina accanto: Raffaello Sanzio pubblica di Platone o alla Città del Sole.
(1483-1520), Scuola di Atene (particolare; al centro, in piedi Il crollo del comunismo - archetipo di un pen-
sulla sinistra, Platone), 1510, Roma, Palazzi Vaticani siero utopistico modernista e preteso (pseudo)
20 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Agostino Magnaghi (1937), Raffigurazione della Città del se. Negli utopismi meno radicali, a ‘migliorare’ la
Sole, tavola tratta da Tommaso Campanella, La Città del società sarà la tecnica (e la tecnocrazia), o il diritto
Sole, a cura di Luigi Firpo, Bari, Laterza, 1997 (svincolato dal ‘politico’) o la morale (dell’uomo
privato, non del cittadino). Tutte illusioni accomu-
scientifico - ne ha provato concretamente l’irrea- nate dall’idea di eliminare (o ridurre radicalmente)
lizzabilità nel non essere mai approdato alla fase la politica (e il politico) dall’esistenza umana: e per-
finale, quella della società senza classi: cioè a una ciò condannate all’insuccesso. Meno clamorose ed
comunità umana senza nemici, senza eserciti, go- epocali del ‘socialismo reale’, ma comunque fondate
verni e burocrazie, ossia non politica (e quindi sulla stessa illusione (in negativo): di una vita senza
impossibile talché non s’è mai vista nella storia). politica - e quindi senza lotta - che era il (principale)
Tant’è che il comunismo dovunque si fermò allo errore che Croce addebitava al comunismo.
stato (ancora ‘politico’) della transizione, ossia Mentre nell’Utopia di Moro quelli che Freund
della dittatura del partito. Ciò non toglie che chiamava i «presupposti del politico»
l’utopismo in qualche misura sopravviva in certe (comando/obbedienza, pubblico/privato,
concezioni, che ancora oggi ottengono seguito; amico/nemico) vi sono tutti (come in Platone o
solo che ne è cambiata l’ispirazione fondante. Nel Campanella): gli utopiani hanno un organizzazione
marxismo era la struttura dei rapporti di produ- di comando/obbedienza (filarchi, taribori, fino al
zione; una volta eliminata la proprietà privata dei vertice) e anche la schiavitù; hanno pubblico (molto)
mezzi di produzione, il resto sarebbe venuto da e privato (poco); hanno amici e nemici, tanto che
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 21

Sopra da sinistra: frontespizio della prima edizione di: Tommaso Campanella, Civitas Solis, Francoforte, Godofredi
Tambachii, 1623 (Milano, Biblioteca di via Senato); Thomas-Balthazar Moncornet (1598-1668), Ritratto di Tommaso
Campanella (1658), Parigi, Biblioteca Nazionale

posseggono un esercito e fanno guerre (anche se Col risultato di non approdare a niente, neanche a
malvolentieri e solo se ‘giuste’). Moro non si disco- mezzo (e al costo) di errori e mistificazioni colossali.
sta in ciò da quanto scriveva Platone e avrebbe im- Perché una comunità (e la relativa istituzione - per
maginato Campanella; nella Repubblica del filosofo quanto debole) che si basi su un ‘fondamento’ im-
greco c’è un governo (di sofarchi), un pubblico e un maginario non può neppure venire a esistenza.
privato, un esercito (quindi dei nemici). Così nella In effetti nel delineare le Repubbliche ‘ideali’
Città del Sole, Pon, Sin e Mor sono il supremo orga- Moro, Platone e Campanella presupponevano la
no di governo, vi sono leggi, esercito (e così via).Os- (successiva) affermazione del ‘Federalista’ a base di
sia sono rispettati presupposti (Freund) e regolarità ogni progettualità costituzionale: che se gli uomini
(Miglio) del politico. In altri termini, mentre i filo- fossero angeli, non vi sarebbe necessità di governi,
sofi citati immaginavano lo Stato ideale partendo da se gli angeli fossero al governo, non ci sarebbe ne-
uomini (e rapporti) concreti, nell’altro ‘filone’ uto- cessità di controlli sul governo. Ma dato che gli uo-
pistico si costruiscono società (più che Stati) sulla mini non sono angeli, c’è necessità sia di governi che
base di uomini astratti, presupponendo di poterne di controlli sui governi. Cosa che l’utopismo ha di-
cambiare la natura e le costanti del comportamento. menticato.
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 23

SPECIALE V CENTENARIO UTOPIA (1516-2016)


IL REGIME DEL TEMPO
E L’IDEA DELL’UTOPIA
Tommaso Moro moderno o premoderno?
DIEGO FUSARO

«Devi interrogarlo anche su un hanno sempre pensata alla stessa


altro dubbio sorto non so se per maniera e, di più, nelle concrete
colpa mia, tua o sua. Infatti variazioni che sono intervenute
nessuno di noi s’è ricordato di nel loro concreto modo di inten-
domandargli in quale parte del dere e praticare il modello uto-
nuovo mondo si trovi quest’iso- pico è possibile leggere, in fili-
la, né lui l’ha mai precisato». grana, una diversa concezione
(T. Moro, Utopia) del tempo come struttura sim-
bolica primaria su cui si regge

N
elle pagine che seguo- ogni progetto utopico.


no è mia intenzione
mostrare il nesso tra
utopia e temporalità e, su questa Lungo un arco temporale
base, chiarire per quale ragione incredibilmente esteso, com-
il dispositivo utopico delineato preso tra l’antichità e la prima
da Moro debba essere inteso co- metà del XVIII secolo, l’utopia
me premoderno. In estrema sin- era concepita nei tradizionali
tesi, secondo quanto abbiamo termini spaziali di un ‘luogo al-
più estesamente argomentato in tro’, in nome del quale sotto-
altra sede,1 si dà un decisivo variare della struttura porre a critica l’esistente. Benché un’analisi rigo-
del dispositivo utopico lungo l’asse mobile della rosamente begriffsgeschichtlich riveli che il termine
storia. Come tutte le forme simboliche, infatti, an- è stato introdotto soltanto da Tommaso Moro nel
che l’utopia presenta una struttura che è storica- XVI secolo, il dispositivo utopico è già largamen-
mente determinata e variabile. Gli uomini non l’- te attivo nel mondo greco e romano. Secondo una
tradizione filosofica tenuta a battesimo dalla Re-
pubblica platonica, l’utopia coincide con il ‘non-
Sopra: incipit di Louis-Sébastien Mercier, L’an 2440 luogo’ (ou-topos) che è, insieme, un ‘buon luogo’
(in un’edizione del 1775). Nella pagina accanto: Tommaso (eu-topos): la kallipolis esiste soltanto sotto forma di
Moro, in un’incisione di Renold Elstracke (1570-1625) progettualità razionale nella mente del filosofo
24 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Sopra da sinistra: Abraham Ortelius (1528-1598), Utopiae Typus (1595 ca.), collezione privata (unica copia al mondo);
frontespizio della quinta edizione di Francis Bacon, New Atlantis, Londra, William Lee, 1639

che si ispira all’eterna perfezione delle Idee; pro- dente presentano sempre una struttura che è, in
prio perché puramente ideale, la ‘città perfetta’ è ultima analisi, analoga a quella prospettata dalla
destinata a rimanere un non-luogo, inesistente e Repubblica platonica e che consiste, se ridotta al
irrealizzabile nelle pieghe di una realtà intessuta di suo nucleo, nell’evadere da una ‘realtà’ ingiusta e
contraddizioni e ingiustizie di ogni genere. Una contraddittoria verso una ‘idealità fantastica’, ver-
volta che abbia alzato lo sguardo verso l’eterna so un non-luogo in cui non vi è elemento di irra-
perfezione ideale della società giusta, il filosofo è zionalità che non sia stato bandito. Ridotta al suo
poi costretto - come Socrate nel primo libro della nucleo essenziale, l’utopia svolge una duplice fun-
Repubblica - a compiere la ‘catabasi’ nell’Ade della zione: da un lato, permette di sottoporre a critica,
vita politica reale, cercando di imitare il più possi- contrapponendole un modello perfetto, una realtà
bile il modello utopico, pur nella consapevolezza che ‘non è’ come ‘dovrebbe essere’; dall’altro,
della sua irrealizzabilità, dolorosamente speri- consente di sottrarsi, almeno con la fantasia, alle
mentata da Platone sulla propria pelle con la vi- intemperie del reale trovando riparo in un non-
cenda siracusana. luogo ritagliato su misura per noi. La ‘critica’ radi-


cale dell’esistente non sfocia in un progetto di tra-
sformazione, ma si ripiega su se stessa, contrappo-
Nel dispositivo platonico è racchiuso, in nuce, nendo idealmente alla realtà la dimensione di un
il codice di ogni successiva ingegneria utopica: ‘mondo perfetto’ visto e abitato esclusivamente
sempre diverse nei contenuti, nelle costituzioni e dalla ragione.
nelle modalità secondo cui vengono tratteggiate, È in questa determinazione che l’utopia si ri-
le utopie successive di cui è stato capace l’Occi- trova non soltanto nel Cristianesimo, che, con la
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 25

nozione di Paradiso e di vita ultraterrena, la situa in


modo ultraplatonico en tois ouranois, ma anche ne-
gli autori della prima modernità, come Tommaso
Moro e come Francesco Bacone, che con la sua
Nuova Atlantide (pubblicata postuma nel 1627) si
richiama in maniera evidente, fin dal titolo, al locus
amoenus dell’isola di Atlantide del Crizia platonico.
Emerge allora in modo lampante - ed è questo
l’aspetto che qui più ci interessa - il nesso alchemi-
co tra la ‘progettazione utopica’ e il ‘regime di tem-
poralità’: infatti, l’irrealizzabilità dell’utopia - che
resta il suo tratto essenziale da Platone a Bacone -
dipende direttamente dalla concezione del tempo
premoderna, caratterizzata dall’egemonia di quel-
lo che il Begriffshistoriker Reinhart Koselleck chia-
ma ‘spazio dell’esperienza’ (Erfahrungsraum) e,
dunque, dalla dimensione del passato come serba-
toio di esperienze e di esempi per l’avvenire. Per
diverse che potessero essere le loro prospettive e i
loro presupposti, Platone e Moro, Luciano di Sa-
mosata e Cyrano de Bergerac, Plutarco e Bacone
condividevano la convinzione che il futuro, che
pure si sarebbe potuto differenziare per molti
aspetti dal passato, non si sarebbe mai del tutto di-
sgiunto da esso, ma anzi avrebbe riproposto, fon-
damentalmente le esperienze ‘già-state’.


Seguendo le analisi di Koselleck, è nel XVIII
secolo che subentra un riorientamento paradig-
matico nella grammatica utopica. Nella ‘soglia
epocale’ (Sattelzeit) compresa tra il 1750 e il 1850,
il modello utopico viene infatti travolto dalla nuo-
va esperienza della historische Zeit della modernità.
Ne scaturisce una ‘temporalizzazione dell’utopia’
(Verzeitlichung der Utopie) che è frutto dell’inne-
starsi sulla struttura utopica del nuovo regime di
temporalità, in particolare del nuovo concetto
‘singolare-collettivo’ di Geschichte. Il rapporto tra Qui sopra dall’alto: Louis-Sébastien Mercier (1740-1814),
‘spazio dell’esperienza’ e ‘orizzonte dell’aspettati- in un’incisione della fine del XVIII secolo; Mappa dell’isola
va’ si inverte e si verifica un’inedita asimmetria tra di Atlantide, tratta da Athanasius Kircher, Mundus
futuro e passato, che si trovano improvvisamente subterraneus, Amsterdam, Jansson van Waesberghe, 1664
26 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 27

scissi e irrelati, con una dilatazione ipertrofica del-


la dimensione del ‘non-ancora’ e un simmetrico
restringimento di quella del ‘non-più’. Il futuro
comincia a essere pensato come completamente
diverso rispetto alle ‘esperienze passate’. È in que-
sto orizzonte che deve essere situata l’improvvisa
‘irruzione del futuro nell’utopia’:2 quest’ultima
smarrisce la sua originaria connotazione spaziale
di ‘luogo altro’ per assumere quella temporale di
‘tempo altro’ o di ‘non-tempo’ (ou chronos). Da
quel momento, la società perfetta invocata da let-
terati e filosofi cessa di configurarsi spazialmente
come un ‘non-qui’ e assume sempre più spesso i
tratti temporalmente connotati del ‘non-ancora’:
l’eterotopia cede il passo all’eterocronia.


La transizione a questa temporalizzazione
del modello utopico è testimoniata in modo esem-
plare dall’opera di Louis-Sébastien Mercier, L’An
2440, comparsa anonima nel 1770:3 nella forma di
un romanzo filosofico, l’autore racconta di un uo-
mo che, dopo aver discusso animatamente con un
amico filosofo circa la giustizia di Parigi, sprofon-
da in un sonno che si protrae per più di seicento
anni e si sveglia di soprassalto nella Parigi del
2440, trovando dinanzi a sé una città profonda-
mente mutata rispetto a quella del 1770. Figlio
dell’Illuminismo, Mercier racconta con toni entu- Nella pagina accanto: John Vanderbank (1694-1739), Ritratto
siastici che la Parigi del 2440 sarà, sotto ogni pro- postumo di Sir Francis Bacon (1731 ca.), Londra, National
filo, incommensurabilmente migliore: ogni citta- Gallery. Qui sopra: busto di Platone, basato sul solo
dino sarà al tempo stesso uno scrittore, il traffico autentico ritratto conosciuto del grande filosofo greco
sarà perfettamente regolato, le strade costante- (tavola tratta dal volume di Ennio Quirino Visconti,
mente sorvegliate, l’aristocrazia definitivamente Iconografia greca, stampato a Milano, 1823-1825, da
debellata. Secondo il più illuministico dei sogni, Buccellati & Destefanis)
nel 2440 tutto brillerà sotto la luce di una raziona-
lità completamente dispiegata. In perfetto accor-
do con il classico movimento di pensiero della mo- ca non è più un altro luogo, contemporaneo al pre-
dernità, la perfectio viene immersa da Mercier nel sente ma privo dei suoi difetti: è lo stesso luogo -
flusso della storia e, in questo modo, riconvertita nel caso di Mercier, Parigi - considerato nel futu-
in un processo di perfezionamento temporalizza- ro, in modo tale che da quello scarto temporale ri-
to e infuturante. L’oggetto della trattazione utopi- sulti evidente la differenza abissale tra lo stesso
28 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Da sinistra: frontespizio del XXII volume della collana “Biblioteca dell’Utopia”: Platone, Repubblica, Milano, Silvio
Berlusconi Editore, 2012; Savinien Cyrano de Bergerac (1619–1655) in un’incisione del XVII secolo

luogo considerato prima (nel 1770) e dopo (nel ucronica’.


2440). La contrapposizione radicale tra il ‘qui’ e Per queste ragioni, l’Utopia di Moro può con
l’‘altrove’ della tradizionale ‘eterotopia utopica’ si diritto essere annoverata tra le forme premoderne
fluidifica nella successione temporale dell’‘ora’ del pensiero utopico, ove a emergere in primo pia-
presente e del ‘non-ancora’ dell’‘eterocronia no è la dimensione spaziale.

NOTE tra), nel quadro di una più ampia lettura tischen und sozialen Sprache, a cura di U.
1
Abbiamo provato ad articolare que- della relazione della modernità con le Spree - W. Steinmetz, Frankfurt am Main,
sta proposta interpretativa nel nostro la- strutture del tempo. Suhrkamp, 2006, p. 252.
2 3
voro Essere senza tempo. Accelerazione R. Koselleck, Zur Begriffsgeschichte L. S. Mercier, L’An 2440, 1770; tr. it. a
della storia e della vita (Milano, Bompiani, der Zeitutopie (1987), in Id., Begriffsge- cura di L. Tundo, L’anno 2440, Bari Dedalo,
2010, con presentazione di A. Tagliapie- schichten. Studien zur Semantik der poli- 1993.
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 31

SPECIALE V CENTENARIO UTOPIA (1516-2016)


SI NONDUM LEGISTI
FAC REQUIRAS
La edizioni cinquecentesche dell’Utopia di Thomas More
GIANCARLO PETRELLA

I
l 24 febbraio 1517 Erasmo stia, il suo autore aveva scelto di
scrivendo a William Cop lo porgerlo alla comunità dei dotti
esortava a procurarsi, se an- di tutta Europa, aveva visto la
cora non l’avesse fatto, un fic- luce al di qua della Manica, lon-
cante libello scritto dall’inglese tano dagli occhi di Thomas Mo-
Thomas More: «Utopiam Mori re che ne aveva potuto seguire la
si nondum legisti fac requiras, si stampa in trepida attesa solo a
quando voles ridere, imo si fon- distanza. Così come al di qua
tes ipsos intueri unde omnia fe- della Manica era stata concepi-
re reipublicae mala oriuntur» ta, durante gli otia ritagliati a
(“se non hai ancora letto l’Uto- margine di un’importante mis-
pia di More vedi di cercarla, se sione diplomatica nei Paesi Bas-
hai voglia di ridere e se vuoi si. Era passato poco più di un
guardare a fondo nelle cause da anno da quando Thomas More
cui nascono quasi tutti i mali era stato accolto ad Anversa, nel
della società”).1 Il libro di cui si settembre 1515, dall’influente
consigliava la lettura poteva dirsi un’autentica no- segretario della città Pieter Gillis al quale, prima
vità editoriale. Era infatti apparso pochi mesi pri- di far rientro a Londra, aveva promesso «un li-
ma in un’edizione impressa a Lovanio sullo scor- bretto sullo stato di Utopia» che l’amico si sareb-
cio dell’anno 1516 per i tipi di Teodorico Mar- be aspettato nel giro di un mese e mezzo. Trascor-
tens, tipografo dell’alma Università Lovaniense.2 so esattamente un anno, il testo dell’Utopia, nel
L’Utopia, ossia quel Libellus vere aureus nec minus frattempo rivisto e ampliato nella forma definitiva
salutaris quam festivus come, con garbata mode- in due libri, veniva spedito, vuoi per amicizia vuoi
per averne un giudizio autorevole oltre che un
Sopra: Thomas More, Utopia, Hammersmith, Kelmscott aiuto nella pubblicazione, ad Erasmo con missiva
Press, 1893, incipit Nella pagina accanto: Thomas More, di accompagnamento datata Londra 3 settembre
Utopia, Basilea, Johann Froben, novembre 1518, 1516. L’autore, nonostante navigasse verso la
frontespizio (es. Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, quarantina, poteva dirsi a tutti gli effetti alla sua
25. 14. O 28) opera prima. Fino a quella data infatti il suo nome
32 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

circolava in una ristretta cerchia di dotti. Gli unici sto 1516 pubblicata in apertura,5 che già aveva di-
due lavori dati alle stampe, sorvolando su alcuni mestichezza con l’editore-tipografo lovaniense
rapidi versi d’occasione in limine alla grammatica Teodorico Martens per il quale aveva curato, fra
latina di John Holt,3 erano stati una traduzione la- l’altro, l’edizione delle Epistolae di Poliziano del
tina di alcuni dialoghi di Luciano di Samosata (che 1510 (nella quale firma la nuncupatoria).6 Non stu-
nel 1516, l’anno della princeps lovaniense, sarebbe- pisce, a questo punto, che l’edizione uscisse con
ro stati ripubblicati in Italia dalla tipografia manu- esplicita e gratificante menzione al frontespizio di
ziana) e una versione inglese (difficilmente quindi entrambi i personaggi: «cura M. Petri Aegidii An-
destinata a varcare i confini della natia Inghilterra) tuerpiensis et arte Theodorici Martini Alustensis
della Vita di Pico della Mirandola composta dal ni- Typographi almae Louaniensium Academiae
pote Gianfrancesco.4 nunc primum accuratissime editus». Pieter Gillis
Erasmo, fermi restando l’opinione positiva firmava, a sua volta, il secondo dei numerosi con-
per l’opera e il sincero affetto per l’autore, scelse tributi paratestuali: una missiva, in data Anversa I
inizialmente di defilarsi, pur patrocinandone sen- novembre 1516, all’illustre prelato Girolamo Bu-
za indugi la pubblicazione, tanto che il suo nome sleyden (1470-1517), uomo colto e raffinato che
non sarebbe comparso affatto nell’edizione che si Thomas More aveva frequentato durante il suo
andava progettando. A seguirne la stampa fu piut- soggiorno nei Paesi Bassi e al quale avrebbe indi-
tosto il dotto Pieter Gillis (1486-1533), alias in rizzato, in segno di stima e riconoscenza, alcuni
forma latinizzata quel ‘Petrus Aegidius’ cui Tho- versi.7 È in questa missiva che Gillis svelava di aver
mas More indirizza l’epistola datata Londra ago- ricevuto nei giorni precedenti il manoscritto della
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 33

Nella pagina accanto: Thomas More, Utopia, Lovanio, Teodorico Martens, 1516, frontespizio. Qui sopra da sinistra:
Thomas More, Utopia, Basilea, Johann Froben, novembre 1518, lettera di T. More a Pieter Gillis; Thomas More, Utopia,
Basilea, Johann Froben, novembre 1518, c. d1r, incipit

«sua Isola di Utopia nota sinora a pochi dei morta- ria della sua opera: «sarà facile per gli odierni Stati
li, ma che merita di esser conosciuta da tutti, in di qualsiasi sorta mettersi al riparo da queste stragi
quanto è superiore alla repubblica di Platone» e clamorose, dalle devastazioni, dalle distruzioni e
che nonostante la «sua esitazione nel darlo in luce dalle altre calamità belliche, purché adeguino
… m’è sembrato che per ogni riguardo l’opera scrupolosamente le loro strutture all’unico mo-
non meritasse di restare nell’ombra e fosse degnis- dello del regime degli Utopiani e non se ne disco-
sima di andare per le mani del pubblico».8 Busley- stino, come suol dirsi, neppure di un’unghia. …
den, a sua volta, non solo avrebbe apprezzato il li- Tanto maggiore sarà pertanto il debito di ricono-
bellus, ma accolto senza riserve l’invito di Gillis a scenza verso di te … quanto maggiore è senza dub-
scriverne una prefatoria rivolta al «dottissimo e bio il merito di chi salva non solo qualche cittadi-
gentilissimo More, onore della tua Inghilterra e di no della comunità, ma lo Stato nel suo comples-
tutto il mondo oggi» che sarebbe stata pubblicata so». Ancora a Gillis spetta l’idea di aggiungere, di
in apertura dell’edizione lovaniense che si andava propria iniziativa, la fantasiosa pagina che ripro-
allestendo.9 In essa il prelato elogiava pubblica- duce l’alfabeto e alcuni versi nella lingua degli abi-
mente i meriti dell’autore e la portata rivoluziona- tanti dell’isola di Utopia («Utopiensium alphabe-
34 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Thomas More, Epigrammata, Basilea, Johann Froben, novembre 1518, frontespizio (pagina di destra)

tum … tetrastichon vernacula Utopiensium lin- mente i lettori a comprare il libretto che andavano
gua»). Altri dotti, sollecitati apertamente da Pie- ‘reclamizzando’, nel quale avrebbero trovato, al
ter Gillis o, dietro le quinte, da Erasmo stesso, contempo, svago e giovamento.
concorsero a sostenere l’autorevolezza dell’opera. L’edizione, come detto, sarebbe uscita assai
Alla fine, quando il volume fu licenziato dal Mar- sobria e forse editorialmente in linea con la mode-
tens, l’apparato paratestuale proemiale era decisa- stia del suo autore. Priva di alcun orpello orna-
mente cospicuo. Oltre a quanto sin qui citato, rac- mentale né al frontespizio (interamente occupato
coglieva: una lettera e alcuni versi elogiativi del dal titolo disposto su undici linee tipografiche) né
docente di retorica dell’Università di Lovanio Jo- alle pagine proemiali, indulgeva però alla curiosità
hannes Desmarais, che invitava l’amico Pieter del lettore offrendo a testo una silografia a piena
Gillis a «pubblicare l’Utopia non appena possibile pagina raffigurante l’esotica mappa dell’isola di
perché in essa è dato di scorgere come in uno spec- Utopia. Opera di artista anonimo (se non forse
chio tutto ciò che riguarda il buon governo di uno Gerhardus Geldenhauer) riporta, in primo piano,
Stato»; due brevissimi interventi (qualcosa di si- il vascello del navigatore Raffaele Itlodeo scopri-
mile alle moderne quarte di copertina), a firma tore dell’isola e, all’interno, alcune costruzioni e
dell’umanista Gerhardus Geldenhauer di Nimega tre didascalie (rispettivamente «Civitas Amauro-
e Cornelius de Schrijver che invitavano aperta- tum», «Fons Anydri», «Ostium Anydri»). Non
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 35

Erasmus, Epigrammata, Basilea, Johann Froben, novembre 1518, frontespizio (pagina di destra)

sappiamo in quante copie sia stata stampata. Oggi (c. 1498-1530) assai versato nelle lingue classiche
se ne censiscono una trentina (due sole in bibliote- destinato di lì a poco a essere chiamato a Oxford
che pubbliche italiane),10 la più nota delle quali è come docente di latino e greco, a curare l’edizione
forse quella appartenuta al vescovo di Durham e di parigina nella tipografia del Gourmont, col quale
Londra Cuthbert Tunstall (1474-1559), già com- in quegli anni collaborava. More dovette però
pagno di Thomas More nell’ambasceria del 1515 aspettare che si terminasse la stampa del De sanita-
e corrispondente di Erasmo. In legatura fiammin- te tuenda di Galeno nella traduzione latina del me-
ga coeva, si conserva alla Beinecke Library di Yale dico ed ellenista Tommaso Linacre cui Lupset era
e tradisce l’inequivocabile nota di possesso «Sum all’epoca impegnato, come rivela una missiva a
Tunstalli».11 Erasmo del 15 settembre 1517: «absolvimus his
L’Utopia dovette riscuotere un discreto suc- diebus opus Linacri de sanitate tuenda. Iam curo
cesso, se pochi mesi più tardi ne fu messa in cantie- ut iterum Mori Utopia aedatur, cui, ut spero, ad
re una seconda edizione, che vide la luce a Parigi exitum huius mensis ponam finem» (“abbiamo ul-
nell’autunno del 1517 per i tipi di Egidio de Gour- timato in questi giorni l’opera di Linacre sul con-
mont.12 Anche questa volta Thomas More seguì le servar la salute. Sto già curando la nuova edizione
operazioni di stampa a distanza, per interposta dell’Utopia di More cui spero di porre fine entro
persona. Fu Thomas Lupset, un ventenne inglese questo mese”).13 La prestigiosa edizione parigina
36 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

A sinistra: Thomas More, Utopia, Parigi, Egidio de


Gourmont, 1517, frontespizio. A destra: Thomas More,
Utopia, Lovanio, Teodorico Martens, 1516, mappa
dell’isola di Utopia e alfabeto utopico

Thomas Lupset che sarebbe stata aggiunta al ma-


teriale paratestuale della prima edizione: «meriti
certo tutta la mia gratitudine o Lupset … perché
dopo avermi posto fra le mani l’Utopia di Tomma-
so More mi hai indotto ad una lettura non meno
fruttuosa che piacevole. … Ho portato con me
questo libro in campagna … e mi sono talmente
immerso nella lettura che, una volta conosciute e
meditate le usanze e le istituzioni degli Utopiani,
ho quasi tralasciato del tutto, anzi ho abbandonato
con disgusto il maneggio degli affari domestici».15
A ottobre, o poco oltre, i torchi del Gourmont li-
cenziano dunque l’attesa seconda edizione del-
l’Utopia.16 Anch’essa piuttosto dimessa, in luogo
del tradizionale frontespizio offre un articolato
invito ad lectorem che suona come un autentico an-
nuncio promozionale che vale la pena rileggere
(per comodità del lettore almeno nella traduzione
italiana): «Eccoti qui, onesto lettore, l’operetta
davvero aurea di Tommaso More, non meno utile
che elegante, sulla miglior forma di Stato e sulla
usciva con una nuova autorevole lettera prefatoria nuova isola di Utopia, di nuovo stampata ma in
che avrebbe dovuto giovare alla sua promozione modo ben più corretto di prima, nel formato ma-
fra i dotti di tutta Europa. A firmarla era infatti neggevole che hai sott’occhio, per incitamento di
Guillaume Budé (1467-1540), uno dei più noti molti, vuoi magistrati vuoi personaggi di grande
umanisti dell’epoca, già universalmente apprezza- saggezza, sicché ritengo che tu debba non solo
to per le Annotationes in quatuor et viginti pandecta- averla ogni giorno tra mano, ma studiartela a fon-
rum libros (Paris, J. Badius, 1508) e il recentissimo do. Oltre alla correzione d’una quantità di errori
De asse (Paris, J. Badius, 1515). Anche a lui, come a sparsi dovunque, alle annotazioni di Erasmo e ad
William Cop, era stato Erasmo a suggerire la let- una lettera di Budé, uomini che nell’età nostra non
tura dell’Utopia da poco pubblicata: «se non ti è hanno rivali in fatto di ingegno, è stata aggiunta
ancora capitato di vedere l’Utopia di Tommaso anche una dottissima lettera dello stesso More».17
Moro cerca di rimediare e non ti dispiaccia legger- Alla prova dei fatti non tutto ciò che qui si dichia-
la in un momento di quiete: non avrai a pentirte- rava corrispondeva però a verità. L’edizione risul-
ne».14 Il consiglio non cadde nel vuoto. L’umani- tò infatti non correttissima, tanto che Erasmo,
sta parigino in data Parigi 31 luglio 1517 firmò in- quando l’ebbe in mano con un po’ di ritardo nel
fatti una lunga epistola elogiativa indirizzata a marzo 1518, se ne lamentò apertamente con l’au-
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tore: «Vidi tandem Utopiam Parisiis excusam, sed nella terza e definitiva edizione stampata nel mar-
mendose. Ea iam Basileae sub prelo est» (“ho visto zo 1518 a Basilea presso Johann Froben.20
l’Utopia stampata assai scorrettamente a Parigi. A A promuoverla era Erasmo in persona, che,
Basilea ne è già sotto i torchi una nuova edizio- pur da posizione defilata, sin dall’inizio aveva avu-
ne”).18 Anche le reclamizzate annotationes Erasmi to parte in causa nella pubblicazione dell’aureo li-
non erano affatto, come si voleva forse lasciare in- bretto, ricevendone il manoscritto dall’autore nel
tendere, un commento al testo, ma gli stessi sem- settembre del 1516, correggendolo e assicurando-
plici notabilia marginali redatti forse da Pieter Gil- ne la promozione presso autorevoli umanisti. Ora
lis più che da Erasmo già presenti nell’edizione lo- veniva allo scoperto e per suo diretto intervento
vaniense dell’anno prima. Le uniche autentiche sceglieva di affidarne la stampa al fidato editore-
novità, oltre al maneggevole formato tascabile in tipografo Froben, l’unico in grado di garantire a
ottavo che ne favoriva una più comoda lettura da un libro «il favore dei dotti per il solo fatto che lo si
passeggio, si riducevano dunque alla lettera del vede uscire dalla sua officina». Al Froben indiriz-
Budé appositamente confezionata per questa edi- zava pertanto in data Lovanio 25 agosto 1517 la
zione e a una seconda lettera di Thomas More al breve preafatiuncula destinata a essere pubblicata
Gillis.19 Entrambe sarebbero state peraltro cassate nelle carte proemiali dell’edizione, nella quale,
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Thomas More, Utopia (tr. Jean Leblond), Parigi, Charles l’Angelier, 1550, frontespizio

scusandosi per il ritardo, prendeva apertamente tamente il mio pensiero. … Per questo ti ho man-
sotto la propria tutela l’Utopia dell’amico Thomas dato i suoi Primi esercizi e l’Utopia, affinché se ti
More: «sebbene in passato io abbia sempre ap- sembra opportuno siano i tuoi torchi ad affidare
prezzato in sommo grado qualunque scritto del questi scritti al mondo intero e alla posterità. Per-
mio amico More, serbavo tuttavia verso questo ché tale è il prestigio della tua tipografia che un li-
mio giudizio una qualche diffidenza, data l’amici- bro incontra il favore dei dotti per il solo fatto che
zia strettissima che corre tra noi. Ma ora, nel con- lo si vede uscire dall’officina di Froben».21 L’edi-
statare che tutti i dotti … sono unanimi nel condi- zione che usciva nel marzo 1518 oltre all’Utopia
videre il mio parere … rendo pubblica testimo- offriva, con frontespizi e colophones autonomi, gli
nianza, sia pure tardiva, della mia opinione e d’ora Epigrammata di Thomas More (che sarebbero poi
innanzi non mi farò più scrupolo di palesare aper- stati pubblicati in edizione autonoma e definitiva,
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Thomas More, Utopia (tr. Jean Leblond), Parigi, Charles l’Angelier, 1550, incipit libro I

sempre dal Froben, nel 1520)22 e, quasi a sancirne DEQVE / noua insula Vtopia libellus ue- / re au-
l’amicizia e l’affinità culturale, anche gli Epigram- reus, nec minus salutaris / quam festiuus, clarissi-
mata di Erasmo. Il tutto preannunciato in un ele- mi disertis / simiq: Uiri THOMAE MORI in /
gante frontespizio di nitido rigore classicista in- clytae ciuitatis Londinensis ciuis / & Vicecomitis.
quadrato da una cornice silografica (che Froben / EPIGRAMMATA clarissimi / disertissimiq: uiri
aveva già impiegato negli anni precedenti in limine THOMAE / MORI, pleraq: è Graecis uersa. /
ad alcune edizioni di Erasmo)23 incisa da quel- EPIGRAMMATA. Des. Eras- / mi Roterodami. /
l’Hans Holbein il Giovane (1497-1543) che un de- Apud inclytam Basileam». La cornice, a motivo a
cennio più tardi avrebbe firmato il più celebre ri- candelabra, con putti e racemi vegetali, raffigura,
tratto di Thomas More oggi alla Frick Collection nel montante superiore, il volto di Cristo corona-
di New York: «DE OPTI / MO REIP.STATV to di spine e, in bas de page, l’episodio del suicidio
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di Lucrezia tratto dalle storie romane. Non è que- sta alla pagina dell’incipit dell’Utopia fu infine di-
sto l’unico elemento ornamentale adottato dal sposta una graziosa vignetta silografica raffigu-
Froben per ingentilire un volume piuttosto com- rante gli interlocutori del dialogo avvenuto nel
patto di oltre 350 pagine tornato, dopo l’edizione giardino della casa di Anversa: da sinistra il giova-
parigina, all’originario formato in quarto della lo- ne segretario di More John Clement, Raffaele
vaniense. La formula di saluto e le prime parole Itlodeo, Thomas More, Pieter Gillis. Ancora
della lettera di Thomas More a Pieter Gillis (di- all’Holbein è probabilmente da assegnare la carta
scesa dalla princeps di Lovanio del 1516) sono rac- dell’isola di Utopia, fedelmente ricalcata su quella
chiuse in una cornice, ancora a firma Hans Hol- della Lovaniense, ma qui più nitida ed elaborata,
bein, di soggetto architettonico con festoni e putti con l’aggiunta ex novo di tre personaggi in primo
che reggono in bas de page un cartiglio contenente piano. A testo, infine, il Froben impiegò una bella
le insegne del tipografo (due serpenti attorciglia- serie di grandi iniziali silografiche con putti e in-
ti). Il corredo illustrativo comprende inoltre, al trecci vegetali. A questo punto si può dire l’Utopia
frontespizio degli Epigrammata di More, una cor- avesse trovato la sua definitiva veste editoriale, ri-
nice per così dire ‘gemella’ della prima con al masta sostanzialmente immutata nella seconda
montante inferiore l’episodio di Muzio Scevola e precocissima edizione messa sul mercato dal Fro-
Porsenna ritratti in fogge rinascimentali di gusto ben nel novembre-dicembre dello stesso 1518 (se-
d’Oltralpe. Quindi, al frontespizio degli Epigram- gnalo qui per inciso che un superbo esemplare di
mata di Erasmo una terza cornice, con le insegne quest’edizione con provenienze anglosassoni riaf-
di Johann Froben nel cartiglio in alto e, al mon- fiora sul mercato antiquario statunitense).24
tante inferiore, la scena della decapitazione di un L’anno dopo i Giunta di Firenze contribuiva-
uomo (che, a posteriori, suona tremendamente no a meglio farla conoscere al pubblico italiano
profetica di ciò che il destino avrebbe riservato a proponendola in appendice a una compatta edi-
Thomas More una ventina d’anni più tardi). In te- zioncina in ottavo che, in apertura, offriva i dialo-

7
NOTE More il riferimento d’obbligo resta R.W. THOMAS MORE, Epigrammata, Basel, J.
1
DESIDERIUS ERASMUS, Opus epistola- GIBSON, St. Thomas More: a preliminary bi- Froben, 1518, nn. 234-236.
8
rum, ed. P.S. Allen, vol. II, Oxford, Claren- bliography of his works and of Moreana Qui e di seguito, per comodità del
don Press, 1910, pp. 482-483: 483. to the year 1750 with a bibliography of lettore, anziché dall’originale latino, si
2
USTC 400360. In 4°, cc. [54], fasc. π4 Utopiana compiled by R. W. Gibson and J. sceglie di citare dalla traduzione latina
a-l4 m6. Max Patrick, New Haven – London, Yale offerta nell’affidabile versione a cura di
3
Lac puerorum, London, Wynken de University Press, 1961, cui si aggiunga al- Luigi Firpo (THOMAS MORE, Utopia, a cura di
Worde, [1505] (USTC 516129). meno C. SMITH, Additional Locations for L. Firpo, pp. 42-45).
4 9
LUCIANUS SAMOSATENSIS, Compluria Thomas More’s Utopia, «Moreana», 31/32 THOMAS MORE, Utopia, a cura di L. Fir-
opuscula, Paris, Josse Bade, 1506 (USTC (1971), pp. 261-262; C. SMITH, An Upda- po, pp. 50-53.
10
143129); Conteyned the lyfe of Johan Pi- ting of R. W. Gibson’s St. Thomas More: A USTC 400360; SBN
cus erle of Myrandula a grete lord of Italy Preliminary Bibliography, St. Louis, Cen- IT\ICCU\RAVE\058069. M.E. KRONENBERG,
an excellent conning man in all sciences ter for Reformation Research, 1981. Some Notes on the First Edition of
5
and vertuous of lyving, London, John Ra- THOMAS MORE, Utopia, a cura di L. Fir- the Utopia, «Moreana», 15/16 (1967), pp.
stell, 1510 (USTC 501133). Per la biblio- po, Torino, UTET, 1971, pp. 35-41. 134-136.
6 11
grafia delle edizioni delle opere di Thomas USTC 404689. New Haven, Yale University, Beinec-
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 41

ghi di Luciano tradotti da Erasmo e Thomas Mo- working class del suo paese grazie alla versione di
re già impressi nel 1516 a Venezia dalla tipografia Ralph Robinson stampata a Londra.28 Nel 1556 ne
concorrente degli eredi di Manuzio.25 Dopodiché, sarebbe stata stampata una seconda e definitiva
a soli tre anni dalla prima apparizione sul mercato edizione («Imprinted at London by Abraham Ve-
librario, la fortuna editoriale dell’Utopia nella ver- le») assai più corretta che migliorava la prima, an-
sione originaria in latino parve eclissarsi. Cinque data forse in stampa, a prestar fede alla premessa
edizioni in quattro anni avevano forse saturato la del traduttore, «against my wyll» (un superbo
richiesta. O piuttosto sarebbe più corretto affer- esemplare di questa seconda edizione in piena le-
mare che da questo momento ha inizio un secondo gatura in marocchino rosso riaffiora sul mercato
capitolo nella diffusione e tradizione a stampa del- antiquario statunitense presso la stessa libreria che
l’aureo libello moreano. offre l’edizione latina Froben del 1518).29 Nel
Raggiunta la ristretta comunità dei dotti eu- 1893 sarà infatti proprio questa seconda versione a
ropei, il messaggio di Thomas More si offre ora a essere stampata in una raffinatissima edizione di
più larghi strati di popolazione che, digiuni di lati- soli trecento esemplari (cui se ne aggiungono otto
no, hanno necessità di affidarsi ai volgarizzamenti su pergamena) licenziata dalla Kelmscott Press di
nelle rispettive lingue europee. La prima versione, William Morris. Nonostante nell’introduzione se
in ordine di tempo, fu quella tedesca di Claudius ne vagheggiasse la presenza in ogni biblioteca so-
Cantiuncula pubblicata a Basilea per i tipi di Jo- cialista, l’edizione, impressa su carta a mano con il
hann Bebel nel 1524.26 Il pubblico di lingua fran- carattere Chaucer disegnato dallo stesso Morris e
cese dovette attendere la traduzione di Jean Le- accompagnata da due cornici a bianchi girari, è un
blond apparsa a Parigi nel 1550 in un’elegante edi- monumento ai canoni estetici e alle scelte grafiche
zione licenziata da Charles l’Angelier illustrata da di quel revival rinascimentale preraffaellita pro-
alcune vignette silografiche.27 L’anno successivo mosso dall’artista e designer di ispirazione sociali-
Thomas More era finalmente offerto anche alla sta William Morris.

14 21
ke Library, BEIN If M81 r516. La princeps ERASMUS, Opus epistolarum, ed. P.S. THOMAS MORE, Utopia, a cura di L. Fir-
dell’Utopia è legata assieme ad altri sei ti- Allen, vol. II, p. 479. po, pp. 71-73; G. MARC’HADOUR, Froben et
15
toli in un’interessante miscellanea coeva. THOMAS MORE, Utopia, a cura di L. Fir- Thomas More: en marge de l’édition bâloi-
Sull’esemplare si veda J.A. GEE, Cuthbert po, pp. 59-67. se de l’Utopie, «Moreana», 8 (1965), pp.
16
Tunstall’s Copy of the First Edition of Uto- J.A. GEE, The Second Edition of 113-115.
22
pia, «Yale University Library Gazette», 7 the Utopia, Paris 1517, «Yale University Li- Epigrammata clarissimi disertissi-
(1933), pp. 87-88. Un esemplare della prin- brary Gazette», 15 (1941), pp. 77-83. mique viri Thomae Mori Britanni, Basel,
17
ceps lovaniense fu battuto all’asta nel 1992 THOMAS MORE, Utopia, a cura di L. Fir- Johann Froben, 1520 (VD16 M6296).
23
per 80.000 sterline (G. MARC’HADOUR, L’Uto- po, pp. 30-31. A esempio, al frontespizio dell’edi-
18
pie à 80.000 Livres sterling, «Moreana» 113 ERASMUS, Opus epistolarum, ed. P.S. zione Froben 1517 del De duplici copia
(1993), p. 82). Allen, vol. III, pp. 238-240: 240. verborum (VD16 E2649).
12 19 24
USTC 144673. In 8°, cc. [32] 105 [i.e. THOMAS MORE, Utopia, a cura di L. Fir- VD16 M6300; USTC 630793. In 4°,
110], fasc. A-C8 D4 E-Q8 R2. po, pp. 59-70. pp. 355 (i.e. 359) [1], fasc. a-s4 t-u6 x-z4 A-
13 20
Paris, Guillaume Le Rouge, 1517 VD16 M6299; USTC 630892. In 4°, I4 K6 L-T4 V6. L’Utopia ha colophon in da-
(USTC 144719). ERASMUS, Opus epistolarum, pp. 355 (i.e. 359) [1], fasc. a-s4, t-u6, x-z4, ta novembre 1518. Gli Epigrammata di-
ed. P.S. Allen, vol. III, pp. 89-90: 90. A-I4, K6, L-T4, V6. cembre 1518. Non è da escludere che po-
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Ma tornando ai volgarizzamenti cinquecen- d’inviarlo a voi acciò facesse paragone con la repu-
teschi dell’Utopia, nel 1553 uscì un’anonima tradu- blica della casa vostra... troverete in questa repu-
zione in fiammingo (Antwerpen, Hans de Laet, blica ch’io vi mando ottimi costumi, ordini buoni,
1553),30 mentre assai tardiva (addirittura posterio- reggimenti savi, amaestramenti santi, governo sin-
re di oltre un secolo alla princeps lovaniense) fu la cero e uomini reali, poi ben composte le città,
traduzione spagnola a cura di Jerónimo Antonio gl’officii, la giustitia e la misericordia, che ne avrete
Medinilla y Porres licenziata solo nel 1637 (Cór- sommo diletto e non picciol contento». L’edizione
doba, Salvator de Cea Tesa, 1637).31 E in Italia? del Doni non ebbe ulteriore seguito, nessuno si ar-
Detto della precoce edizione latina proposta dai rischiò a ristamparla. Né il silenzio editoriale può
Giunta, nel 1548, in anticipo dunque rispetto ai essere taciuto. Una dozzina di anni più tardi Fran-
lettori di lingua francese e inglese, il fantasioso po- cesco Sansovino dava però alle stampe un’interes-
ligrafo di origini fiorentine Anton Francesco Doni santissima silloge di filosofia politica, nella quale,
promosse a Venezia la pubblicazione della versione col titolo Del governo dei regni et delle republiche così
italiana, opera di Ortensio Lando, de «La Republica antiche come moderne Libri XVIII, radunava «molte
nuovamente ritrovata del governo dell’isola Eutopia historie particolari utili e necessarie al viver civi-
nella qual si vede nuovi modi di governare Stati, reg- le». Nel diciottesimo e ultimo libro trovava posto
gier popoli, dar leggi a i senatori con molta profondità di «il governo della rep. d’Utopia».33 Nonostante fin
sapienza, storia non meno utile che necessaria».32 La dalla premessa si avvertisse che «è tutta finta ma
offriva a Girolamo Fava con le seguenti parole: bella in effetto», il Sansovino la volle qui in posi-
«avendomi dato a questi dì passati un libretto nelle zione d’onore, «percioché ne pare ch’ella sia molto
mani d’una ottima republica feci subito disegno più risoluta di quella di Platone».

tessero essere commercializzati singolar- cembre 1977). Alfred Foyle (1885-1963), è offerto (otto-
25
mente. L’esemplare cui faccio cenno è of- EDIT16 CNCE 50616 ne censisce sei bre 2016) alla cifra di 40.000 dollari nel
ferto (ottobre 2016) alla cifra di 45.000 soli esemplari in biblioteche italiane. catalogo della libreria californiana Heri-
26
dollari nel catalogo della libreria califor- VD16 M6304; USTC 703719. tage Book Shop di Beverly Hills.
27 30
niana Heritage Book Shop di Beverly Hills: USTC 20697. Un esemplare di que- USTC 410938.
31
si tratta dell’esemplare proveniente dalla sta raffinata edizione assai ambita dai PALAU XX, n° 300427. F.L. ESTRADA, La
collezione George Abrams (lotto 194) an- collezionisti, proveniente dalla superba primera versión española de la Utopía de
data all’incanto per Sotheby’s London il collezione dei principi del Liechtenstein, Moro, por Jerónimo Antonio de Medinilla
17 novembre 1989. Precedenti prove- riemerge sul mercato anglosassone alla (Córdoba, 1637), in Collected Studies in
nienze da Anthony Rous († 1620), amico cifra di 29.500 sterline (London, Sokol honour of Américo Castro’s Eightieth Ye-
di Sir Francis Drake come da nota di pos- Books. Early Books and Manuscripts, ot- ar, ed. by M. P. Hornik, Oxford, Lincombe
sesso «Possessor Antho. Rous 2d”»; Lord tobre 2016). Lodge Research Library, 1965, pp. 291-
28
Dacre, come da suo bookplate e nota USTC 504664. R.E. PEGGRAM, The 309; L. HUNT, The First Spanish Translation
«This Book formerly Mr Capels given me First French and English Translations of of Utopia (1637), «Moreana», 105 (1991),
by the Revd. Mr. Collins of Ledbury his Sir Thomas More’s Utopia, «Modern Lan- pp. 21-41.
32
Executor D.»; Albert Ehrman, come da suo guage Review», 35 (1940), pp. 330-340. EDIT16 CNCE 49218.
29 33
bookplate (la collezione Ehrman fu battu- L’esemplare, proveniente dalla col- Venezia, Giovanni Battista e Mel-
ta all’asta da Sotheby's London il 14 di- lezione del libraio e imprenditore William chiorre Sessa, 1567 (EDIT16 CNCE 48470).
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 45

SPECIALE V CENTENARIO UTOPIA (1516-2016)


L’UTOPIA DI LUIGI FIRPO,
BIBLIOFILO ILLUMINATO
Due antiche stampe dell’Utopia e l’edizione Tallone del 1989
MASSIMO GATTA

Chi l’a pi ‘d fil farà pi ‘d teìla 1 nismo vivo e pulsante al servizio


della propria, come in seguito

Q
uando nel 1974 Luigi dell’altrui, crescita intellettua-
Firpo scriveva di Luigi le;8 una bibliofilia, in fondo,
Einaudi bibliofilo2 era all’opposto di quella che lo stes-
anche di sé che implicitamente so Firpo scherzosamente amava
parlava, del suo osmotico e in- definire bibliofilia ‘filatelica’,
sieme proficuo rapporto coi li- legata più a uno sterile collezio-
bri, antichi e moderni, fulcro di nismo,9 e che aveva in un certo
una peculiare forma di ‘bibliofi- senso mutuato da quella del suo
lia di servizio’ e sui generis,3 un maestro, Gioele Solari, al quale
amor librorum insieme illumina- dedicò uno dei profili del suo
to e costruttivo, che lo accomu- Gente di Piemonte,10 oltre a un ri-
nava ad altri celebri studiosi del cordo della sua biblioteca,11 pri-
Novecento, da Benedetto Cro- ma presso l’Accademia delle
ce4 a Piero Sraffa, da Raffaele scienze e in seguito nell’abita-
Mattioli a Marino Parenti,5 da zione di corso San Martino.
Gioele Solari6 a Luigi Einaudi,7 Scriveva Firpo a proposito
a lui omologhi per quel loro pe- dell’amor librorum einaudiano e,
culiare status bibliofilo, insieme implicitamente, anche del pro-
‘privato’ e ‘pubblico’, che ren- prio: «Esiste però, per fortuna,
deva le loro biblioteche un orga- un’altra bibliofilia illuminata e
costruttiva, che non indulge alle
Nella pagina accanto: ex libris di venustà esteriori e bada al con-
Luigi Firpo. Qui accanto dall’alto: tenuto, che insegue il raro non
Firpo nella sua biblioteca; copertina per la sua rarità, ma per attin-
dell’Utopia di Tommaso Moro gervi nozioni peregrine, che
(Vicenza, Neri Pozza, 1978, edizione tende al sistematico per supplire
stampata in 500 copie numerate) con l’industre competenza del
46 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Pieter Paul Rubens (1577-1640), Ritratto di Tommaso Moro


(1630 ca.), collezione privata

rà pi ‘d teìla a riprendere, appunto, la metafora te-


la-biblioteca e fili-libri. E non sarà casuale che il
‘suo’ Benedetto Croce amasse l’espressione ‘ri-
mettere sul telaio’, a indicare la continua e inesau-
sta prassi di riprendere, nel corso degli anni, i pro-
pri scritti per rielaborarli e integrarli alla luce di
nuove scoperte. E altrove Firpo aveva tessuto un
bellissimo elogio del collezionismo (in fondo im-
plicitamente anche del proprio), ribadendo la ne-
cessità di delineare una raccolta organica, utile e
connessa, che grazie alla sua intima complessità
diventi come un organismo vitale, abbandonando
lo status di semplice ammasso cartaceo: «Quando
le raccolte raggiungono dimensioni ragguardevo-
li, spiccate connessioni organiche e rilievo cultu-
rale, il possessore dona o cede la propria collezio-
ne a qualche pubblico Ente, che possa alimentarla
nel tempo e farne strumento di promozione del
sapere, a beneficio di ogni cittadino. Ciò dovrebbe
sempre avvenire quando una raccolta superi il
punto critico: quello in cui la somma dei valori dei
raccoglitore al carattere occasionale, disarticola- singoli pezzi viene superata dal valore dell’insie-
to, velleitariamente onnicomprensivo delle colle- me, dalla ricchezza delle sue interconnessioni, dal
zioni pubbliche, che a ogni trovamento e acquisi- fatto che una sequela di oggetti morti si è trasfor-
zione infittisce un tessuto organico e ne fa strumen- mata in un organismo vivente».13
to insostituibile di lavoro per sé e per le generazio- Anche la biblioteca privata di Firpo, a parità
ni venture. […] Questo bibliofilo savio, meticolo- di quelle sopra ricordate, era organizzata seguen-
so, infaticabile, è stato impersonato in modo im- do due distinte sezioni: antico e moderno. Della
pareggiabile, in questa città, nella prima metà del prima, considerata di altissimo livello bibliografi-
nostro secolo, da Luigi Einaudi. Si univano in lui co per qualità e quantità degli esemplari e deposi-
avvedutezza lungimirante, competenza sottilissi- tata nel 1992 presso la Fondazione Luigi Firpo da
ma, assiduità senza cedimenti e, non ultimo, un parte del Ministero dei Beni Culturali, fanno parte
«amor di libro» illuminato e illuminante».12 Da circa 6000 volumi anteriori al 1830, destinati dallo
notare il riferimento al «tessuto organico», quale studioso a quella istituzione scientifico-culturale
metafora implicita di una biblioteca non solo ricca da lui fortemente voluta e formalmente istituita
ma stratificata, che Firpo giustamente aveva nel novembre del 1989 (otto mesi dopo l’improv-
esemplificato anche iconograficamente col ricor- visa scomparsa di Firpo), come ‘Fondazione Luigi
so al telaio e al tessitore che figurano nel proprio Firpo - Centro di Studi sul Pensiero Politico’;14
ex libris, con il motto piemontese Chi l’a pi ‘d fil fa- della sezione moderna, dal 1830 in poi, di proprie-
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 47

Santi di Tito (1536–1603), Ritratto di Niccolò Machiavelli


seconda metà del XVI sec., Firenze, Palazzo Vecchio

tà della Fondazione e a essa pervenuta come dona-


zione da parte della famiglia Firpo, fanno parte ol-
tre 35.000 volumi, confluiti anch’essi nella Biblio-
teca della Fondazione. Il fondo antico ha avuto, in
seguito, la fortuna di essere stato indagato, studia-
to, catalogato e reso pubblico attraverso una bene-
merita impresa editoriale, condotta da Cristina
Stango e Andrea De Pasquale, rispettivamente re-
sponsabile della Biblioteca della Fondazione Lui-
gi Firpo e direttore della Biblioteca Nazionale
Centrale di Roma. Il piano dell’opera, previsto in
5 volumi, è attualmente fermo al quarto volume.15
Lo ‘scaffale utopico’ di Firpo, anch’esso quindi di-
stinto in antico e moderno, offre agli studiosi alcu-
ne sorprese, legate soprattutto al primo. Infatti
Firpo, pur essendo un bibliofilo tenace e assai
competente non riuscì, nel corso della sua vita, a
procurarsi come desiderava molte edizioni anti-
che dell’Utopia del suo Tommaso Moro, al quale si
era dedicato a partire dal 195216 e fino all’edizione
Tallone17 «testo a cui teneva moltissimo»,18 da lui
tradotto e amorevolmente curato, di cui parlere- anche un ostinato bibliofilo come Luigi Firpo a
mo. L’edizione Tallone (della quale la Biblioteca suo tempo ha dovuto fare i conti».25 Compulsan-
di via Senato conserva alcuni esemplari), uscita do infatti il primo volume del Catalogo del Fondo
postuma nell’ottobre del 1989,19 ha rappresentato antico, si nota che le edizioni antiche di Campanel-
il frutto finale della lunga e appassionata frequen- la possedute da Firpo sono 9, 65 quelle di Botero e
tazione firpiana del mondo tipografico-editoriale, 54 quelle di Beccaria,26 oltre alle 71 di Machiavelli,
tra Quattro e Novecento, che lo studioso condus- le 62 di Traiano Boccalini, le 61 di Gregorio Leti,
se nel corso della sua vita.20 Sullo scaffale antico, le 48 di Gian Francesco Doni, le 47 di Paolo Sarpi,
però, figurano solo due edizioni dell’Utopia, assai le 26 di Roberto Bellarmino e le 21 di Rousseau; a
tarde rispetto alla princeps stampata a Lovanio nel sua volta Firpo a ognuno di questi autori dedicò
1516 da Dirk (o Thierry) Martens,21 primo stam- decine di studi, spesso di carattere storico-biblio-
patore belga:22 L’utopie de Thomas Morus, chancelier grafico, soprattutto per la Sansoni antiquariato,
d’Angleterre (1715)23 e Utopia di Tommaso Moro dell’amico Parenti, formando così per ognuno di
cancelliere d’Inghilterra (1821):24 «More, infatti, a questi autori, tra edizioni antiche e moderne, un
differenza di autori come Campanella, Botero e imprescindibile reticolo storico-scientifico-bi-
Beccaria, non è rappresentato nella biblioteca an- bliografico. Ma, al di là della quantità, Thomas
tica Firpo credo per la rarità delle edizioni dispo- More e la sua ‘utopia’ restò sempre come un fulcro
nibili sul mercato antiquario, realtà con la quale acceso della ricerca e della speculazione scientifica
48 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Luigi Firpo ad Alpignano, presso la Stamperia Tallone, per la presentazione della Città del Sole di Tommaso Campanella
(1983); seduta si riconosce (a sinistra) Bianca Tallone, moglie dello stampatore Alberto Tallone

di Firpo, attestato dalle tante edizioni, curatele e quando solo la morte interruppe il grande lavoro
studi moderni del capolavoro del santo martire in- che lo studioso stava concludendo sull’Utopia,
glese, morto per decapitazione il 6 luglio del concentratosi nell’edizione Tallone uscita postu-
1535:27 «Utopia. La parola inventata da Tommaso ma, come visto, nell’ottobre dello stesso anno.
Moro dà vita a una corrente di pensiero e di opere Nella breve ma densa postfazione al volume, Fir-
che Firpo - ricorda Giorgio Calcagno - indagherà po seppe concentrare decenni di riflessioni su quel
con l’attenzione più profonda. Ne pubblicherà i titolo: fin dall’incipit si respira tutta quanta la sua
testi, in varie edizioni, dedicherà agli utopisti una profonda conoscenza e considerazione dell’opera,
intera collana. E, utopista fra gli utopisti, ritroverà che di certo travalicavano gli aspetti specifici per
sempre Tommaso Campanella: il personaggio di innervare l’intera concezione che Firpo aveva dei
cui possiede, per riconosciuta autorità, ambo le rapporti civili tra gli uomini: «La condizione ne-
chiavi».28 cessaria per la conquista del mondo durante il Ri-
Un viaggio, quello moreano di Firpo, iniziato nascimento, fu la scoperta dei princìpi razionali
nel 1952 e portato avanti fino al marzo del 1989, che lo governano. Anche per questa ragione, alle
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 49

Da sinistra: frontespizio della prima edizione dell’Utopia (Lovanio, Martens, 1516); frontespizio della prima edizione
italiana (Venezia, 1548)

radici dell’utopismo ci fu una precisa ricerca dei zionale»: del resto: «Il dovere della comunicazio-
rapporti civili fra i popoli come pure il ritorno alla ne del patrimonio culturale e l’agevole accesso agli
spontaneità degli istinti naturali. Thomas More strumenti della conoscenza, spesso evocati da Lui-
diede impulso alla sua Utopia additando agli uomi- gi Firpo nei suoi scritti, furono alla base del suo
ni un progetto radicale per una rinnovata convi- progetto di istituire una Fondazione che, salva-
venza umana, un ideale di cultura educatrice e so- guardando l’integrità della collezione bibliografi-
prattutto il fatto di mettere in comune i beni mate- ca da lui raccolta con competente passione, ne
riali di cui tutti i componenti della società avreb- rendesse condivisi i contenuti».31 Una biblioteca
bero goduto in modo proporzionale».29 In molti ‘leggendaria’ come specchio intellettuale e stru-
di questi passaggi sembra di leggere, in filigrana, mento di lavoro, ma nella quale era complicato in-
le stesse motivazioni alla base della volontà di Fir- dividuare la sterminata produzione scientifica del
po di mettere ‘in comune’ i suoi libri preziosi, la loro possessore: «Non so quanto spazio occupino,
propria biblioteca,30 «di cui tutti i componenti nella leggendaria biblioteca di Luigi Firpo, gli
della società avrebbero goduto in modo propor- scritti di Luigi Firpo».32
50 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Thomas More, Utopia, Basilea, Johann Froben, 1518

poche copie rimaste in archivio abbiamo dovuto


cederle, nel corso del tempo, alle grandi bibliote-
che ce le hanno pressantemente richieste»;34 pur-
troppo, però, l’edizione Tallone non è presente
nella Biblioteca della Fondazione Firpo. La morte
improvvisa dello studioso impedì che fosse lui
stesso a presentare l’edizione talloniana e quindi
«tanta fu la costernazione che lasciò la sua diparti-
ta, che Norberto Bobbio volle essere lui a presen-
tare l’edizione tra i banconi tipografici tanto amati
da Firpo, di fronte a un folto pubblico di amici, bi-
bliofili e cultori dell’utopismo».35 Infatti il celebre
filosofo tenne, nella Stamperia Tallone di Alpi-
gnano, il discorso di presentazione dell’edizione il
14 ottobre del 1989, un discorso che era anche una
commemorazione dell’amico scomparso. Il testo
di Bobbio venne in seguito pubblicato da Enrico
Tallone in appendice al volume di Firpo L’Utopi-
smo del Rinascimento e l’età nuova.36 Disse Bobbio in
quella occasione: «Sono grato alla signora Bianca
Tallone e ai suoi figli che, offrendomi una delle
prime copie della nuova mirabile edizione del-
l’Utopia di Tommaso Moro, mi hanno dato occa-
sione di parlare, a tanti amici qui raccolti, di Luigi
Firpo, che ne è stato il curatore. E di parlare in
questa vecchia e severa officina, dove da anni go-
L’edizione Tallone dell’ottobre del 1989 verna e opera quella dinastia di tipografi, per i
chiude quindi una lunga parabola, e la chiude cele- quali la perfezione dell’arte è sempre stato un
brando insieme lo studioso di More, il bibliofilo ideale non soltanto tenacemente perseguito ma
attento e anche il conoscitore sapiente della bella anche felicemente realizzato, in questa officina
stampa, della composizione tipografica manuale. che gli era cara da quel bibliofilo, appassionato,
L’edizione venne stampata in 633 esemplari su vari perseverante e sagace, e talora anche fortunato
tipi di carte pregiate (velina Magnani avorio, (ma la fortuna aiuta chi sa sfidarla), che egli era sta-
Sant’Ilario bianca e teintée e Hodomura del Giap- to, sin da quando, giovanissimo, aveva intrapreso
pone), in carattere tondo e corsivo corpi 12 dai lo studio di Tommaso Campanella, acquistando,
punzoni originali incisi a Londra da William Ca- com’egli stesso raccontò, un’edizione delle Poe-
slon tra il 1716 e il 1728.33 Fu una edizione parti- sie37 su una bancarella, e ne aveva inseguito l’im-
colarmente ricercata, sia per le qualità formali che menso lascito di opere, spesso rarissime, nelle bi-
per quelle scientifiche, «andò presto esaurita e le blioteche e nelle librerie antiquarie di mezzo
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 51

Colophon dell’Utopia nell’edizione stampata ad Alpignano,


da Tallone, nel 1989

mondo. […] Di questa edizione di Utopia si era oc-


cupato personalmente non molto tempo prima
che la morte lo cogliesse repentina, e in maniera
che sarei tentato di chiamare fraudolenta, all’ini-
zio di quest’anno, nella pienezza delle forze fisiche
e intellettuali. La famosa opera di Tommaso Moro
era stata uno dei suoi interessi costanti […]. Inuti-
le dire che ciò che contraddistingue questa edizio-
ne da tutte le altre è l’inconfondibile timbro tallo-
niano di tutte le parti di cui il libro è composto: in-
corruttibile solidità quando l’afferri e insieme ae-
rea eleganza quando lo apri per leggerlo. Sarebbe,
chi sa, piaciuto agli abitanti di Utopia che avevano
improntato la loro vita a un’austera semplicità di
costumi e nello stesso tempo all’amore della bel-
lezza».38 E Bobbio, che pure possedeva una im-
portante biblioteca, così amava differenziare la
propria ‘raccolta di libri’ dalla ‘biblioteca’ del-
l’amico scomparso: «Non sono mai stato un bi-
bliofilo, e tanto meno un bibliomane. Se mai sol-
tanto, come il compianto amico, un bibliofago (un
divoratore, buon masticatore, di libri). Gli dicevo:
“tu possiedi una biblioteca (e di quale valore sanno
ora gli amici e sapranno in futuro gli studiosi), io
ho soltanto molti libri, di cui mi sto poco a poco li-
berando perché mi sento sempre più soffocare,

4
NOTE con 123 figure n. t., Torino, Fondazione Lui- Interessante per il nostro tema è an-
1
Chi ha più filo, tesse più tela, proverbio gi Einaudi, 1971. che Benedetto Croce, Luigi Einaudi, Carteg-
3
piemontese utilizzato da Firpo per il suo ex Sul tema mi permetto di rimandare a gio 1902-1953, a cura di Luigi Firpo, con un
libris, apposto sui volumi antichi. Massimo Gatta, De Bibliotheca. Benedetto suo saggio, Einaudi e Croce (pp. 1-24), Tori-
2
Luigi Firpo, Luigi Einaudi bibliofilo, Croce, i suoi libri, la sua biblioteca. Per una no, Fondazione Luigi Einaudi, 1988.
5
«Annali della Fondazione Luigi Einaudi», v. bibliofilia sui generis in Dora Marra, Croce Il riferimento in questo contesto a
8, 1974, pp. 79-83; prima edizione dello bibliofilo, prefazione di Barbara Beth, con Marino Parenti e alla sua importante bi-
scritto che Firpo pubblicherà nuovamente, una testimonianza di Lidia Croce, contribu- blioteca non sembri peregrino; Luigi Firpo,
con lievi modifiche, nel 1975 e nel 1981. ti di Maurizio Tarantino e Vincenzo Trom- infatti, entrò in rapporti professionali e
Firpo è anche autore della Bibliografia degli betta, a cura di Massimo Gatta, Macerata, d’amicizia con Parenti fin dal 1951 (vedine
scritti di Luigi Einaudi (dal 1893 al 1970), Biblohaus, 2014, pp. 43-73. il ricco carteggio, oltre 60 lettere tra il ’51 e
52 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Frontespizio dell’Utopia nell’edizione Utet del 1970

specie ora che sto invecchiando, e già sento attor-


no a me la prigionia degli anni, dalla loro prepo-
tente e impertinente aggressione giornaliera”».39
Insomma una bibliofilia, quella di Firpo, illu-
minata e costruttiva, per riprendere termini a lui
cari, e nata in forma embrionale e ingenua fin dagli
anni liceali e diventata sempre più esigente: «Ve-
nivo tentando esplorazioni azzardate in vecchi li-
bri inconsueti, che raggranellavo con pochi spic-
cioli sulle bancarelle di piazza Lagrange o nella
buia spelonca della galleria Subalpina, abitata da
un asceta barbuto che barattava libri scolastici
sgualciti, solo qualche volta avventurandomi con
timore reverenziale nel cortile di piazza San Car-
lo, dove si affacciava in penombra, odorosa di vec-
chia pergamena, la bottega antiquaria di Carlo
Bourlot», come ricordava Firpo in Testimonianza
per due maestri.40 Davvero simbolico ed evocativo
di un epoca il riferimento dello studioso alla libre-
ria Bourlot, meta abituale di due suoi compagni e
maestri in fatto di libri, che abbiamo già incontra-
to all’inizio, Benedetto Croce e Luigi Einaudi.41

8
il ‘63) e fu tra i promotori dell’acquisizione, e la bibliofilia, in Un uomo di lettere. Marino Cfr. Massimo Gatta, Di libro in libro, di
da parte della Biblioteca storica della Pro- Parenti e il suo epistolario, a cura di Angelo volume in volume. Grandi biblioteche pri-
vincia di Torino, della straordinaria raccolta d’Orsi, Torino, Provincia di Torino, 2001, pp. vate a beneficio di tutti, «la Biblioteca di via
bibliografica parentiana, che costituisce 115-144: 128-136, volume nel quale se- Senato», n. 9, settembre, 2015, pp. 10-18;
oggi il ‘Fondo Parenti’, per il quale rimando gnalo anche la Premessa di Angelo d’Orsi, utile è anche Giorgio Montecchi, Collezio-
a Ombretta Mellonari, Una fonte per la sto- in particolare p. 10; interessante per il rap- nismo e servizi al pubblico in alcune biblio-
ria dell’editoria del Novecento: il Fondo Ma- porto Firpo/Parenti, in questo stesso volu- teche private milanesi, in Biblioteche priva-
rino Parenti, «Bibliofilia Subalpina», Qua- me, è inoltre lo scritto di Francesca Rocci, Il te in età moderna e contemporanea. Atti
derno 2000, pp. 138-143; più in generale Fondo Marino Parenti e l’Epistolario: vicen- del convegno internazionale (Udine, 18-20
cfr. Walter Canavesio, La biblioteca di Mari- de, ordinamento e descrizione, pp. 337- ottobre 2004), a cura di Angela Nuovo, Mi-
no Parenti, in La Biblioteca di Storia e Cultu- 347: 338-339. lano, S. Bonnard, 2005, pp. 363-370.
6 9
ra del Piemonte, a cura di Walter Canavesio, Sulla cui biblioteca, ricordata da Firpo, Come giustamente Firpo chiarirà nel
Torino, Provincia di Torino-Biblioteca di rimando alla nota 11. breve, ma assai eloquente, Elogio del colle-
7
Storia e Cultura del Piemonte, 1997, pp. 67- Cfr. Le stanze della passione. Libri e zionismo, in Immagini della Collezione Si-
82. Sui rapporti tra Firpo e Parenti vedi an- carte a chi?, a cura di Massimo Gatta, «Can- meom, a cura di Luigi Firpo, Torino, Comu-
che Stefania Dorigo, «Amor di libro». Parenti tieri», n. 33, luglio-settembre, 2015. ne di Torino-Archivio Storico, 1983, pp. 9-
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 53

Luigi Firpo ad Alpignano, presso la Stamperia Tallone, per la


presentazione della Città del Sole di Tommaso Campanella
(1983); alle sue spalle Aldo Tallone (a sinistra) ed Enrico
Tallone, figli dello stampatore Alberto Tallone

In fondo un piccolo grande viaggio dalla ‘città idea-


le’ di Thomas More alla ‘biblioteca ideale’ di Luigi
Firpo, che il professore già prefigurava al termine
del ricordo di quella del suo ‘vecchio maestro’ Gioe-
le Solari, e che noi potremmo, a nostra volta, utiliz-
zare ringraziandolo per quanto fatto al servizio del
libro e delle biblioteche: «La soluzione finale auspi-
cabile, remota forse nel tempo, soggetta alle resi-
stenze di tante velleità e gelosie settoriali, è quella di
un’unica, grande, efficiente biblioteca universitaria,
che raggruppi almeno tutti i fondi delle facoltà uma-
nistiche, rimanga aperta per almeno 16 ore quoti-
diane e affermi concretamente il principio che or-
mai qualsiasi libro può interessare qualunque stu-
dioso. Ma questa utopia del futuro non può che ren-
dere più viva la nostra gratitudine per i vecchi mae-
stri, che con poverissime risorse, ma con dedizione
amorosa e paziente, gettarono le basi delle nostre
biblioteche di oggi e di domani».42

12, in particolare pp. 9-10. versione del 1974 (vedi nota 2) e, con mini- ‘Fondazione Luigi Firpo’ ha sede a Torino
10
Luigi Firpo, Gioele Solari, maestro, in me modifiche, verrà ristampato nel Catalo- presso la Biblioteca Nazionale Universitaria
Id., Gente di Piemonte, Milano, Mursia, go della Biblioteca di Luigi Einaudi, a cura di in piazza Carlo Alberto 3.
15
1983. Daria Franceschi Spinazzola, vol. I, numeri Cfr. Catalogo del Fondo antico. Fon-
11
Idem, La biblioteca di Gioele Solari, in 1-3147, Torino, Fondazione Luigi Einaudi, dazione Luigi Firpo. Centro di Studi sul pen-
Gioele Solari nella cultura del suo tempo, 1981, pp. XVII-XX. siero politico, a cura di Cristina Stango e An-
13
scritti di A. Agnelli, F. Barbano, N. Bobbio, L. Luigi Firpo, Elogio del collezionismo, drea De Pasquale, Firenze, Leo S. Olschki, vol.
Bulferetti, M. Einaudi, L. Firpo, A. Garosci, E. cit., pp. 9-12: 11; il brano da me citato è ri- 1 (A-C), 2005; vol. 2 (D-L), 2007; vol. 3 (M-
Gliozzi, Ettore Passerin D’Entreves, E. Robi- portato anche in Cristina Stango, La biblio- Q), 2010; vol. 4 (R-S), 2013.
16
lant, S. Rota Ghibaudi, G. Tognon, R. Treves, teca di Luigi Firpo, in De Libris. Cinquecento Luigi Firpo, Tommaso Moro e la sua
Milano, Franco Angeli, 1985, pp. 232-236. anni di bibliofilia in Piemonte, a cura di fortuna in Italia, «Occidente. Rivista di studi
12
Luigi Firpo, Luigi Einaudi bibliofilo, in Francesco Malaguzzi, Torino, Centro Studi politici», n. 3-4, 1952, pp. 225-241. Altri im-
Commemorazione di Luigi Einaudi nel cen- Piemontesi, 2007, p. 126. portanti contributi di Firpo su More e l’uto-
14
tenario della nascita (1874-1974), Torino, Lo Statuto della Fondazione è leggibi- pismo sono L’utopia politica nella Controri-
Fondazione Luigi Einaudi, 1975, pp. 51-55: le al link: http://www.fondazionefirpo.it/la- forma (Vallecchi, 1948); la recensione a
52-53, corsivo mio. Lo scritto riprende la fondazione/statuto-della-fondazione. La H.W. Donner, Introduction to Utopia (1949);
54 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Frontespizio della prima traduzione (1931-1989), in Silvia Rota Ghibaudi, Fran-


inglese dell’Utopia (Londra, 1551) co Barcia (a cura di), Studi politici in onore di
Luigi Firpo, Milano, Franco Angeli, 1990, vol.
la cura e la traduzione di Utopia di More, 4, pp. 564-789.
20
edita dalla UTET come strenna nel Natale Si ricordino almeno i suoi articoli de-
1970; Studi sull’utopia («Il pensiero politico» dicati ad Aldo Manuzio (1449-1515), «La
1976 e Olschki, 1977); L’utopia nell’età della Stampa», 21 ottobre 1973 e 31 luglio 1976,
Controriforma (Marcorello, 1977); la tradu- ora in Luigi Firpo, Ritratti di antenati, Torino,
zione, l’introduzione e le note all’Utopia di Editrice La Stampa, 1989, pp. 42-49; oltre a
More edita da Neri Pozza nel 1978 (ma Poz- vari contributi su Giuseppe Pomba: Vita di
za ne fece anche una tiratura limitata a 500 Giuseppe Pomba da Torino. Libraio, tipogra-
copie fuori commercio ad personam, lega- fo, editore, Torino, UTET, 1975 e 2013; Giu-
tura in similpelle rossa in astuccio, con in- seppe Pomba editore e il suo carteggio con
troduzione di Silvio Berlusconi, Invito al- Vieusseux, Cantù e Tommaseo, «Studi pie-
l’utopia, pp. IX-XV, poi scomparsa dall’edi- montesi», vol. 5, fasc. 1, marzo 1976, pp.
zione in commercio. Si cita dalla copia n. 3 124-150 e, insieme a Valentino Bompiani e
stampata per Giulio Andreotti, con dedica Carlo Verde, Giuseppe Pomba. Celebrazioni
autografa di Berlusconi: Con devota stima); messa di Maurizio Nocera, Parma, Ricci Edi- per il centenario della morte (1795-1876).
la cura e l’introduzione all’Utopia di Thomas tore, 2010, p. 135, p. 206. Nel settembre del Discorsi commemorativi, s.n.t., 1976 (Tori-
More edita da Guida nel 1979 (ristampe 1983 venne pubblicata Appendice della po- no, Palazzo Madama, 30 ottobre 1976), poi
1990 e 2000); Per una definizione di “Uto- litica detta La città del sole di Tommaso confluiti nel suo Gente di Piemonte, cit.
21
pia” (Gangemi, 1986); la cura dell’edizione Campanella (256 esemplari in carattere Ga- Theodoricus Martinus, nella forma la-
Tallone dell’Utopia di More (1989) con la ramond), cfr. Bibliografia talloniana 1931- tinizzata, allievo dello stampatore umanista
sua postfazione Thomas More e l’Utopia, 2010, cit., p. 161; nel settembre del 1990, Gerardus de Lisa, nacque ad Alost nel
pubblicato postumo; infine ancora postu- postumo, L’utopismo del Rinascimento e 1446/47 e ivi morì nel 1534. Utili notizie su
mo, sempre presso Tallone, L’utopismo del l’età nuova (529 esemplari in carattere Ga- questo primo stampatore belga sono al link:
Rinascimento e l’età nuova (1990), vedi no- ramond c. 14), cfr. Bibliografia talloniana http://www.erasmushouse.museum/Pu-
ta seguente. 1931-2010, cit., p. 180. Infine, ancora viven- blic/Page.php?ID=1173 (visionato il 5 set-
17
La collaborazione di Firpo con l’edito- te Firpo, venne messo in cantiere (curato in- tembre 2016), mentre si rimanda, per ap-
re-stampatore di Alpignano era di lunga sieme a Giuseppe Dondi), Il Codice sul volo profondimenti, alla biografia di Andre F. van
data, nata all’insegna della stima e dell’ami- degli uccelli di Leonardo Da Vinci della Bi- Iseghem, Biographie de Thierry Martens
cizia reciproche; per Tallone, infatti, Firpo blioteca Reale di Torino che però, data la d’Alost premier imprimeur de la Belgique,
curerà nel dicembre del 1969 (510 esempla- lentezza della composizione tipografica suivie de la bibliographie de ses éditions,
ri in carattere Tallone c. 14), Il Principe di manuale, uscì postumo nel dicembre del Malines, Hanicq, 1852, réprint, Kessinger
Niccolò Machiavelli contenente il saggio 1991 (370 esemplari in carattere Gara- Publishing, 2010.
22
Machiavelli politico, volume progettato da mond), cfr. Bibliografia talloniana 1931- Libellus vere aureus nec minus saluta-
Alberto Tallone per la celebrazione del cen- 2010, cit., p. 184. ris quam festiuus de optimo reip. statu, de-
18
tenario di Machiavelli ma realizzato dalla Enrico Tallone, mail a chi scrive (24 que noua Insula Utopia authore clarissimo
moglie Bianca dopo la scomparsa del mari- agosto 2016). viro Thoma Moro inclytae civitatis Londi-
19
to, nuova edizione, postuma, giugno 1998 Per la bibliografia degli scritti di Luigi nensis cive & vicecomite,ora dato in luce per
(412 esemplari in carattere Tallone); per en- Firpo vedi Artemio Enzo Baldini, Franco Bar- la prima volta, a cura di mastro Pietro Gilles
trambe le edizioni cfr. Bibliografia tallonia- cia (a cura di), Problemi, metodi, prospettive, di Anversa, nell’officina di Teodorico Mar-
na 1931-2010, a cura di Anna Mavilla, pre- con la bibliografia degli scritti di Luigi Firpo tens di Alost, tipografo dell’alma Università
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 55

26
di Lovanio, s.d. [ma dicembre 1516] (Bid: Cfr. Catalogo del Fondo antico. Fon- Luigi Firpo, L’Utopismo del Rinascimento e
RAVE/058069, localizzazione Biblioteca dazione Luigi Firpo. Centro di Studi sul pen- l’età nuova, Alpignano, Tallone, settembre
Nazionale Centrale di Firenze, Biblioteca siero politico, vol. I, (A-C), cit., pp. 289-291, 1990, pp. 63-91; edizione stampata in 529
Classense di Ravenna, fonte SBN), la data si schede 890-898 (per T. Campanella); pp. esemplari numerati, su carte a mano in 3
ricava dalla dedicatoria a c. [pi greco] 4r. Sui 212-235, schede 646-702 (per G. Botero) e distinte tirature (carta Japon Misumi,
rapporti tra More e Gilles cfr. la lettera di pp. 93-112, schede 286-340 (per C. Becca- Sant’Ilario teintée e velina Magnani), com-
More a lui dell’agosto del 1516 in Thomas ria). posto a mano in caratteri Garamond corpo
27
More, Utopia, a cura di Luigi Firpo, Torino Sulla cui morte così scrive Firpo nel 14, tratti dai modelli cinquecenteschi, inci-
UTET, 1970, pp. 35-41. Altre edizioni cin- saggio sull’Utopia: “Alla radice profonda di si a Parigi su punzoni da Parmentier per la
quecentesche sono la seconda edizione quel gesto supremo vediamo intrecciarsi, fonderia Deberny & Peignot, cfr. Bibliogra-
(Parigi, Egidio de Gourmont, autunno irreparabili, le ragioni vibranti della fede in- fia talloniana 1931-2010, cit., p. 180.
37
1517), la terza edizione, definitiva, riveduta concussa nella ragione”. Scrive Firpo: “Avevo trovato su una
28
dall’autore e promossa da Erasmo (Basilea, Giorgio Calcagno, Luigi Firpo, in bancarella, attratto dal prezzo vile e da una
marzo 1518, Johann Froben), la prima tra- Idem, I segni del mio inchiostro, a cura di fiammante legatura di pelle rossa e blu, due
duzione tedesca (Basilea, 1524), la prima Mariarosa Masoero, prefazione di Alberto volumetti d’un poeta sconosciuto, arduo
italiana (Venezia, Anton Francesco Doni, Sinigaglia, Torino, Nino Aragno, 2005, pp. fino alla indecifrabilità, turgido di sotterra-
1548) l’edizione di Lovanio (Servatius Sas- 19-23: 21. nea potenza, che mi affascinava senza che
29
senus e Arnold Witwe Birckmann, 1548) e Luigi Firpo, Thomas More e l’Utopia, mi riuscisse di carpirne il senso intero, né di
infine la prima traduzione inglese (Londra, in Thomas More, Utopia, traduzione e testo dargli un volto e un posto nella storia. Era
Abraham Vele, 1551). a cura di Luigi Firpo, Alpignano, Tallone, l’edizione, filologicamente infame, ma per
23
Traduite par Gueudeville, Leide, chez 1989, p. 217. me benedetta, delle Poesie di Tommaso
30
Pierre van der Aa, 1715 (collocazione nella Rarissimi sono i contributi specifici Campanella curata da Giovanni Papini per
Fondazione Firpo: Firpo, 3161); volume con dedicati alla biblioteca di Firpo, mi piace il Carabba di Lanciano. Da solo, inciampan-
legatura settecentesca in pelle, impressioni quindi particolarmente ricordare quello di do goffamente ad ogni passo, m’ero accin-
in oro al dorso, ex libris al contropiatto an- Cristina Stango, La biblioteca di Luigi Firpo, to a qualche ricerca, per saperne di più, per
teriore e note manoscritte al contropiatto cit., pp. 125-131, con una interessante par- addentrarmi in quel labirinto: e mi nacque
posteriore. L’esemplare Firpo, inoltre, appa- te iconografica dedicata ad alcuni fronte- così l’idea di proseguire quel lavoro, appro-
re mutilo delle pp. 39-40 del catalogo finale spizi; da segnalare anche Gian Mario Ric- fondendone i temi storico-politici, per una
dei libri e delle stampe impresse da Pierre ciardi, Firpo regala la biblioteca. Quaranta- tesi di laurea”, in Cristina Stango, La biblio-
van der Aa (Bid: TO0E/009523, fonte SBN). mila volumi per il nuovo centro studi del teca di Luigi Firpo, cit., p. 126.
38
Ringrazio la dott.ssa Cristina Stango, re- Piemonte, «Stampa Sera», [1986], p. 4. Norberto Bobbio, Firpo in Utopia, cit.,
31
sponsabile della Biblioteca della Fondazio- Isabella Massabò Ricci, Presentazio- pp. 63-70.
39
ne Luigi Firpo, per la scheda fornitami, an- ne, in Catalogo del Fondo antico. Fonda- Ibidem, pp. 70-71.
40
cora inedita. zione Luigi Firpo. Centro di Studi sul pensie- Brano riportato in Cristina Stango,
24
Milano, Vincenzo Ferrario, 1821 (col- ro politico, vol. I, (A-C), cit., p. XI. La biblioteca di Luigi Firpo, cit., p. 126.
32 41
locazione nella Fondazione Firpo: 90.3.23); Giorgio Calcagno, Luigi Firpo, cit., p. Cfr. [Francesco Pastonchi], Un secolo
legatura novecentesca in tela, conservata 19. di libreria 1848-1948, con due testimo-
33
la copertina originale, tracce di umidità Cfr. Bibliografia talloniana 1931- nianze di Luigi Einaudi e Benedetto Croce,
(Bid: TO0E/016781, fonte SBN). Ringrazio la 2010, cit., p. 176. disegni di P. A. Gariazzo, Torino, Libreria
34
dott.ssa Cristina Stango per la scheda for- Enrico Tallone, mail a chi scrive (24 Antiquaria Bourlot, 1948, edizione f. c. in
nitami, ancora inedita. agosto 2016). 860 es. numerati.
25 35 42
Cristina Stango, mail a chi scrive (25 Enrico Tallone, mail a chi scrive, cit. Luigi Firpo, La biblioteca di Gioele So-
36
agosto 2016). Norberto Bobbio, Firpo in Utopia, in lari, cit., pp. 235-236.
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 57

SPECIALE V CENTENARIO UTOPIA (1516-2016)


L’UTOPIA CATTOLICA
DI JEAN LE BLOND
La prima traduzione francese di Moro
ANTONIO CASTRONUOVO

N
on vige assoluta chia- fatto che la citata edizione france-
rezza sulle edizioni se, uscita da Gilles de Gourmont
dell’Utopia di Moro se nel 1517, è solo una ripresa della
anche il grande Dictionnaire des princeps latina del 1516, uscita a
utopies di Larousse, dopo aver an- Lovanio per i tipi di Thierry
nunciato l’editio princeps del 1516 Martin. A queste due seguì - e
e aver fatto cenno a quella basile- sempre in lingua latina - la cosid-
ense del 1518, snocciola alla voce detta ‘edizione corretta’ di Basi-
Utopia questa notizia: «Subito lea del 1518 e una stampata a Fi-
tradotto in francese nel 1517, la renze presso gli eredi di Filippo
prima traduzione inglese appar- Giunta nel 1519. Un’edizione
ve solo nel 1551».1 Ora, il Dic- ‘parziale’ uscì di nuovo a Basilea
tionnaire non è opera vecchia e presso Joannem Bebelium (Jo-
sorpassata: risale al 2002, e la ri- hannes Bebel) nel 1524, ma in
stampa in tascabile al 2006, anni lingua tedesca: sarebbe insomma
in cui la prima traduzione francese dell’Utopia - che questa la prima traduzione dell’opera.3
è del 1550 - era stata già studiata e una grande mo- Ora, non che l’edizione francese del 1517 non
stra dedicata alla produzione ‘utopica’, aperta alla abbia importanza: ancorché non sia da tutti consi-
Biblioteca Nazionale di Parigi nel 2000, aveva infi- derata seconda edizione ma solo ristampa della
ne permesso di fare chiarezza nella confusione vi- princeps (rapidamente esaurita, s’era imposta la ne-
gente sull’identità del primo traduttore francese, cessità di una sollecita ristampa), resta pur sempre
individuato chiaramente in catalogo nella persona un bel volumetto in ottavo di cui sono censite al
di Jean Le Blond.2 mondo dieci copie, una delle quali, appartenente a
L’errore in cui incorre il dizionario è legato al Gilles Gerard de Gouda, è stata aggiudicata nel no-
vembre 2010 a Londra da Christie’s a quasi 35.000
Sopra: la xilografia che apre il I libro dell’Utopia (Parigi, sterline.
1550): nella vignetta è ritratto Tommaso Moro nel suo Vale notare che l’apparizione di ben quattro
studio. Nella pagina accanto: Jean Clouet (1480-1541), edizioni e di una traduzione parziale durante la vita
Guillaume Budé (1536), New York, Metropolitan Museum di Moro - che fu decapitato nel luglio 1535 - sono un
58 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

buon indice della popolarità che l’Utopia ebbe fin dai me Budé a Thomas Lupset, umanista inglese e ami-
primi passi tra gli umanisti. Ma dopo quell’esplosio- co di Moro ed Erasmo, già apparsa nell’edizione la-
ne di notorietà l’impulso si spense e si dovettero at- tina basileense del 1518. Il traduttore offre poi alcu-
tendere alcuni decenni per vedere una nuova edizio- ni suoi versi, Dixain du translateur à la louenge de la
ne latina stampata a Lovanio nel 1548: stesso anno in saincte vie des Utopiens, e infine, sotto una bella inci-
cui cominciarono a uscire in grande stile le prime sione che mostra Moro in dialogo con alcuni perso-
traduzioni integrali in lingue ‘nazionali’, la prima naggi, appare un riassunto del Primo Libro del-
delle quali fu quella italiana di Ortensio Lando del l’opera. L’inizio vero e proprio è collocato nel foglio
1548; seguì nel 1550 una traduzione francese, una successivo, sotto un’altra bellissima incisione di
inglese nel 1551 e una danese nel 1553. Moro nel suo studio, con accovacciata sul pavimen-


to la classica figura di un cane a pelo corto, forse un
levriero. L’opera si dipana per 105 fogli (ogni nume-
La traduzione francese uscì a Parigi nel 1550 ro indica un recto e un verso), cui seguono alcuni fo-
come volumetto in ottavo e un titolo di frontespizio gli non numerati contenenti una lettera dell’autore
la cui prolissità è, se non altro, una gioia per i biblio- al lettore, un lungo indice dei capitoli dei due libri
fili: La description de l’isle d’Utopie ou est comprins le mi- (S’ensuit la table des materies contenuzen ce premier &
roer des republicques du monde, & l’exemplaire de vie secõd livre de la description de l’Isle d’Utopie & premie-
heureuse: redigé par escript en stille tres elegant de rem t) e una finale tavola di venticinque errori (Faul-
grand’haultesse & maiesté par illustre bon & sçavant per- tes survenues à l’impression).4
sonnage Thomas Morus citoyen de Londre & chancelier Per il bibliofilo il volumetto è una festa visiva e
d’Angleterre. Avec l’espistre liminaire composée par tattile. All’inizio, nell’occhiello, troneggia un’inci-
Monsieur Budé maistre des requestes sione di Moro in grand’abito che
de feu Roy Francoys premier de ce stringe nella mano sinistra una
nom. Anche la didascalia relativa pergamena arrotolata. Mentre il
all’editore libraio è un piccolo ca- Primo Libro inizia con la sola in-
polavoro: sotto l’indicazione in- cisione di Moro nel suo studio, il
corniciata che la stampa era avve- Secondo porta una bella incisione
nuta «avec privilege» appare la all’inizio di ogni capitolo e anche
scritta: Les semblables sont à vendre in testa alla finale epistola al letto-
au palais à Paris au premier pillier de re. In tutto, le incisioni sono do-
la grand’Salle en la boutique de dici (anche se quella di Moro nel-
Charles l’Angelier devant la Chap- lo studio è ripetuta tre volte) e
pelle de Messieurs les Presidens. In probabilmente furono eseguite
altre parole: una sorta di plastica appositamente per questa edizio-
guida al luogo preciso in cui si tro- ne. Sulla facciata finale appare la
vava la bottega del libraio. marca tipografica di Charles
Il libro si apre con una nota l’Angelier. Il testo è in carattere
che, datata 1549 e firmata Du Til- romano, con maliziosi capilette-
let, ringrazia per la concessione di ra. Le note marginali sono copio-
vendita al solo editore nei tre anni se e riprendono quanto accaduto
successivi. Segue la traduzione nella prima edizione latina, pur
francese di una lettera di Guillau- omettendone parecchie.
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 59

Nella pagina accanto, in basso: frontespizio della prima


traduzione francese dell’Utopia, pubblicata nel 1550 a
Parigi da Charles l’Angelier nella traduzione di Jean Le
Blond. Qui a destra: Joachim Du Bellay (in un ritratto
d’anonimo conservato presso la pinacoteca d’Angers)

L’intenzione dell’editore fu certamente quella


di produrre un testo accurato ed elegante, ma che
anche rispettasse il senso dell’originale. E qui entra
in ballo il ‘curatore’, colui che oltre a scegliere le ap-
pendici da abbinare al testo (lettere ecc.) realizzò an-
che la traduzione: il suo nome appare sia nella faccia-
ta che precede il frontespizio («traduite par mr Jehan
Le Blond») sia nell’explicit («tourné en langue fran-
çoyse par maistre Iehan Le Blond»).


«Maistre Iehan Le Blond»: sulla paternità del-
la traduzione non sono stati pochi i problemi di at-
tribuzione. Fino a poco tempo fa la confusione re-
gnava. Nonostante l’edizione del 1550 indichi chia-
ramente il nome di Le Blond, erano vari gli studiosi
che attribuivano la traduzione ad Aneau, colui che to catalogo di L.T. Sargent e R. Schaer.
avrebbe realizzato quella successiva. Con varie mo- La figura di Jean Le Blond (1502-1553) è rima-
difiche (e l’omissione della lettera di Guillaume Bu- sta nell’ombra fino a pochi decenni fa: prima quasi
dé a Thomas Lupset), l’edizione Le Blond fu infatti nulla si sapeva di lui. Alcuni documenti hanno per-
ripresa a Lione dall’editore tipografo Jean Saugrain messo di individuare come suo paese nativo la nor-
nel 1559 col titolo La Republique d’Utopie par Thomas manna Barre-en-Ouche, a mezza via tra Évreux e
Maure, chencelier d’Angleterre, œuvre grandement utile Lisieux. Fu curato del villaggio di Branville (nei
et profitable, demonstrant le parfait estat d’une bien or- pressi di Évreux), proprietario di un po’ di terra e
donée politique. Un titolo che si conclude con una in- pertanto meritevole del titolo di seigneur.6 Sembre-
dicazione di rilievo: Traduite nouvellement de latin en rebbe una modesta figura di provincia e invece fu
françoys, ragion per cui il nome di Le Blond è omesso personaggio che - in quanto poeta, storico, tradut-
dai punti in cui appariva nel 1550. Un seguente ‘av- tore, difensore della lingua francese, avvocato del
vertimento’ indica il traduttore con le misteriose Parlamento di Normandia - prese parte attiva alla
iniziali M.B.A., sigla che indica il nome di Barthéle- vita del suo tempo. Come storico fu autore, tra l’al-
my Aneau.5 Ora, queste pratiche erano correnti in tro, di una Fondation du royaume de Neustrie mainte-
un’epoca in cui i diritti di autore ed editore avevano nant Normandie; in quanto poeta la sua produzione è
ben poco valore; e tuttavia la conseguenza principa- limitata e si ricorda soprattutto la collezione Prin-
le è stata quella di celare a lungo il merito e l’identità temps de l’humble espérant del 1536, composta da bal-
del vero traduttore, confermata infine dal sopra cita- late, orazioni, compianti, rondò che pullulano di ri-
60 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Clément Marot (1495-1544), in un ritratto coevo d’autore


anonimo

tore di Sagon, anche il cattolico Le Blond. La pub-


blicazione di un’operetta in cui opponeva il valore
della fede alla vanità delle opere rese Marot definiti-
vamente sospetto: decise di esiliarsi in Savoia e morì
nel 1544 a Torino, nel cui duomo è stata individuata
la sua lapide tombale.
Le Blond fu insomma un religioso di provincia,
uomo colto che aveva raggiunto un livello di forma-
zione tale da spalancargli le porte dei circoli cattolici
e realisti. E ciò spiega in quale percorso s’iscrive la
sua traduzione dell’Utopia, quale obiettivo perseguì
nell’affrontare questa grande opera che fa riflettere
sulla possibilità di redenzione dell’uomo: iscriverla
come tappa di un preciso percorso linguistico, reli-
gioso e politico.

ferimenti alla religione cattolica e che a tratti assu- 


mono le stimmate di polemica anti-luterana. Ma la Alla luce della sua biografia è difficile pensare a
collezione interessa anche perché contiene una let- Le Blond come a un traduttore neutro. Al contrario,
tera indirizzata a Clément Marot, sorta di reazione è palpabile nella sua traduzione l’orientamento ver-
di un cattolico ortodosso verso un ammirato poeta il so una lettura ‘cattolica’ di Moro, cosa che si può ben
cui tono di ‘riformato’ lo irritava. In tal modo, e per misurare sulle glosse marginali. Moro affidò pro-
quanto in maniera marginale, Le Blond entrò nella prio alle glosse dell’Utopia le osservazioni più acerbe
querelle, oggi dimenticata, tra il poeta Marot e il pre- sulla religione e Le Blond fece semplicemente opera
dicatore François Sagon, e vi entrò da quella che il di censura: ne tradusse alcune, e lasciò cadere le più
tempo ha bollato come ‘parte sbagliata’. critiche. Non così per le parti dell’opera che diretta-
Attivo nella prima metà del Cinquecento, Ma- mente trattano di religione: Le Blond dedica a que-
rot fu poeta sorridente ed estroso, il primo a com- ste porzioni lo stesso scrupolo di traduzione delle re-
porre sonetti di gusto petrarchesco. Però a un certo stanti. Ciò che lo indispone sono solo le critiche di-
punto abbracciò idee filo-riformate, avversando la rette alla religione cristiana che, presenti nelle glos-
dittatura spirituale di Roma e quella teologica della se, egli non traduce. Si spiega a questo punto ancor
Sorbona: nel 1526 non rispettò la quaresima man- meglio la ragione della rimozione del nome di Le
giando del lardo e finì in carcere; a quell’episodio al- Blond dalla ‘edizione Aneau’ del 1559: per la sempli-
tri ne seguirono, fin quando nel 1534 Marot non in- ce ragione che il tipografo Saugrain era protestante.
contrò in un evento pubblico Sagon col quale inta- Colpisce che l’ortodosso Le Blond si disponga
volò imprudentemente una discussione favorevole alla traduzione dell’Utopia, ma va notato che la sua
al nuovo flusso religioso riformato. Accusato da Sa- attività letteraria aveva nel frattempo deviato dal-
gon di eresia ne sorse una querelle che, a suon di libel- l’iniziale geografia poetica, orientandosi dapprima
li, durò alcuni anni e nella quale entrò, come sosteni- verso la traduzione di trattati politici che potessero
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 61

Corneille de Lyon (1500/1510-1575), Barthélemy Aneau


(1545 ca.), Amsterdam, Rijksmuseum

servire da guida alla politica dei principi, e infine


verso la storiografia. Traducendo l’Utopia Le Blond
nutriva consapevolezza del profitto che ogni gover-
nante poteva trarre da quella lettura.
La sua traduzione si colloca anche in un altro
momento topico delle lettere francesi: cade esatta-
mente dopo la pubblicazione nel 1549 della Déffence
et illustration de la langue françoise di Joachim Du Bel-
lay, opera che apertamente rivendica la dignità della
lingua francese, anche rispetto a quella italiana. Il
quinto capitolo s’intitola «Quel les traductions ne
sont pas suffisantes pour donner perfection à la lan-
gue françoise»: vi si discute il paradosso che esiste a
ispirarsi a un’altra lingua per affermare le potenzia-
lità della propria; in pratica il suo dibattito si eleva fi-
no all’essenza della lingua francese in rapporto alle
altre. Le Blond non condivide questa idea; nutre in- al lettore giustifica le scelte di traduzione: «Non sia
vece un alto concetto della pratica di traduzione, per te offesa, per te lettore, se in questa piccola tra-
nella quale intravede un mezzo per la lingua francese duzione troverai [...] che io ho usato qualche volta
di arricchirsi e imporsi come linguaggio principe. delle parafrasi. L’ho fatto per rendere le sentenze
Elaborò pertanto, per un’opera di delicata trasposi- dell’autore più intelligibili». Traducendo, aveva ri-
zione, una traduzione raffinata. Che il titolo della portato «all’uso francese certi termini infrequenti»,
traduzione dichiari apertamente che essa è redatta aveva donato nuova forza ad antichi e desueti termi-
en stille tres elegant è cosa che riflette la natura del la- ni francesi, convinto che se si usavano solo termini
voro, che risulta colto ed elegante, in linea con le ca- comuni la lingua non si sarebbe arricchita e si sareb-
ratteristiche di accuratezza di parecchie traduzioni be finiti come quei notai che, nei testi degli atti, non
dell’epoca rinascimentale. modificano mai il proprio stile.
Quella di Le Blond è una traduzione linguisti- Per tutte queste ragioni, l’edizione Le Blond
camente nitida, fedele all’originale, ma nella quale s’impose al pubblico francese per decenni, almeno
egli si concesse non poche libertà. La finale epistola fin quando non si ebbero nuove traduzioni france-

NOTE ris, Fayard, 2000, p. 115. scussi nell’ottimo studio di Brenda Hosin-
1 3
Michèle Madonna-Desbazeille, Uto- A un’edizione latina basileense del gton, Early french translations of Thomas
pia in Dictionnaire des utopies, a cura di 1520 fa cenno R.E. Peggram, First french More’s «Utopia» 1550-1730, «Humanisti-
Michèle Riot-Sarcey, Paris, Larousse, and english translations of Sir Thomas ca Lovaniensia. Journal of neo latin stu-
2006, p. 243. More’s Utopia, «Modern Language Re- dies», XXXIII (1984), pp. 116-134.
2 5
L.T. Sargent e R. Schaer, Utopie: la view», XXXV (1940), pp. 330-340: 330. Anche il catalogo della Biblioteca
4
quête de la société idéale en Occident, Pa- I particolari dell’edizione sono di- Nazionale di Francia, verificabile nel sito
62 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Due delle tante xilografie che adornano l’edizione parigina del 1550, curata da Jean Le Blond

si.7 È intuitivo che l’opera costituisce una rarità mento in cui scrivo un bell’esemplare con rilegatu-
(come lo è anche l’edizione del 1559). Il suo valore ra ottocentesca Thibaron-Joly in marocchino ros-
varia ovviamente in relazione allo stato di conser- so, solide nervature e incisioni dorate sui piatti è in
vazione dell’esemplare e alla qualità della rilegatu- vendita presso l’antiquario parigino Hugues de
ra. Cito solo alcuni esempi: una copia è stata ven- Latude con bottega in rue Grégoire de Tours 42:
duta nel 2013 da Christie’s a Londra per 17.500 prezzo richiesto euro 35.000. Libro raro dunque,
sterline, una nel 2015 a 12.500 sterline. Nel mo- ma non ‘introvabile’.

6
istituzionale alla pagina http://catalo- Il principale studio sulla figura di Le del 1559 fu quella del solo Secondo Libro
gue.bnf.fr/ark:/12148/cb309761123, per- Blond è quello di Björn-Olav Dozo, Jean Le realizzata da Gabriel Chappuys, prolificis-
siste ancor oggi a indicare come tradutto- Blond, premier traducteur français de simo traduttore dell’epoca, e pubblicata
re principale dell’opera «Aneau, Barthéle- l’Utopie, «Les lettres romanes» (Université nel 1585. Nel 1643 apparve una nuova
my (1505?-1561)», lasciando a Le Blond la catholique de Louvain), LIX (2005). N. 3-4, traduzione realizzata da Samuel Sorbière
funzione di traduttore, ma di secondo li- pp. 187-210. e nel 1715 quella ulteriore di Nicolas
7
vello. La traduzione successiva all’edizione Gueudeville.
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 65

SPECIALE V CENTENARIO UTOPIA (1516-2016)


TOMMASO MORO: L’ERESIA
DELLA COSCIENZA
Bruno, Moro e il vincolo dello spirito
GUIDO DEL GIUDICE

L
a vicenda giudiziaria di Tommaso Moro questa terra. Fulgidi esempi di un sorgente Rina-
ricorda quella di molti grandi eretici, e scimento umanista, entrambi individuarono il va-
non soltanto per la tragica conclusione sul lore intrinseco dell’uomo nell’essenza della pro-
patibolo di Tower Hill. In essa ritroviamo, mutatis pria ricerca intellettuale e spirituale, ripudiare la
mutandis, gli stessi atteggiamenti, le stesse sotti- quale avrebbe significato ripudiare se stessi.
gliezze argomentative, le stesse tattiche procedu- Moro fu martire della Chiesa Cattolica esat-
rali che caratterizzano i processi della grande per- tamente come Bruno lo fu del libero pensiero: solo
secuzione ereticale di cui, pur senza crudele acca- di riflesso, potremmo dire. In realtà furono vitti-
nimento, era stato egli stesso un protagonista.


Moro venne a trovarsi, nei confronti della
Chiesa Anglicana, in una posizione simile a quella
in cui si troverà Giordano Bruno con la Cattolica,
e visse, a parti invertite, un analogo, lacerante dis-
sidio interiore. Entrambi cercarono, in un primo
momento, di tener testa ai loro accusatori, l’uno
tacendo, l’altro dissimulando le vere ragioni del
proprio rifiuto. Finché ritennero di dover rendere
conto dei loro atti non a una platea umana, che
seppe soltanto assistere bestialmente alla loro ese-
cuzione, bensì a un principio, a un’idea, che sola
conferiva identità e significato al loro passaggio su

A destra: Il supplizio di Tommaso Moro, particolare da


un’incisione su rame di Giovan Battista de Cavalleriis
(1584). Nella pagina accanto: Hans Holbein (1497-1543),
Thomas More (1527), Windsor, Royal collection
66 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Da sinistra: frontespizio della terza edizione dell’Utopia (Basilea, marzo 1518); Mappa di Utopia, come appare nella terza
edizione (Basilea, Froben, 1518). Nella pagina accanto: John Rogers Herbert (1810-1890), Thomas More in carcere,
insieme a sua figlia Margaret, 1844

me dello stesso vincolo di coscienza, che impedì al- ratificato ufficialmente da un Concilio Generale
l’uno di abiurare la sostanza delle sue ardite conce- della Chiesa, espressione diretta della volontà divi-
zioni filosofico-astronomiche, e all’altro il tradi- na, ha valore inderogabile e non può essere in alcun
mento di quell’istituzione che, pur da laico, aveva modo violato senza uscire dalla grazia del Signore.
sempre ispirato la sua condotta civile. Offendere il predominio di Dio è, dunque, più gra-


ve che offendere quello del proprio re. Eppure non
ignora che, con identica confusione di ruoli, la sua
A differenza del Nolano, l’eterodossia religio- Chiesa rivendicava la sovranità del Papa su re e im-
sa di Tommaso Moro non è di natura dottrinale ma peratori. Non a caso, in uno dei loro ultimi colloqui,
istituzionale. Al suo rifiuto di sottoscrivere l’Atto di il Segretario di Stato, Thomas Cromwell, gli fa ma-
supremazia, pur non opponendosi a quello di suc- liziosamente notare che alcuni degli eretici da lui in-
cessione, che riconosceva di fatto il matrimonio di terrogati, anche con metodi coercitivi, «furono fatti
Enrico VIII con Anna Bolena, egli dà una motiva- perire sul rogo per aver negato la supremazia del Pa-
zione essenzialmente giuridica. Solo ciò che è stato pa, proprio come oggi altri venivano decapitati per
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 67

aver negato la supremazia del Re». I comandamenti Utopia e questo inflessibile persecutore di se stesso,
di quello stesso Dio, che Raffaele Itlodeo, il fantasti- sembra quasi di trovarsi di fronte a due persone di
co viaggiatore di Utopia, chiama in causa per soste- epoche diverse. L’illuminato umanista rinasci-
nere la sacralità della vita perfino di ladri e malfatto- mentale, cedendo a un austero scrupolo confessio-
ri, non ammettono, invece, pietà per chi osa porre in nale, va incontro risolutamente, quasi bramando-
dubbio il suo primato. Questa commistione tra do- lo, al martirio dei santi medievali.


vere spirituale e dovere temporale, questa identifi-
cazione del potere della Chiesa con la volontà di
Dio, che prevale perfino sulla carità cristiana, assu- Che fine ha fatto il pensatore disincantato
me in Moro i caratteri di un integralismo pertinace, che, insieme al suo ‘gemello’ Erasmo, denunciava
che sacrifica coscientemente perfino il futuro dei l’insensatezza delle azioni umane? Che biasimava
suoi familiari, e neppure a loro permette di confida- il disimpegno da una politica, in cui «non c’è posto
re i motivi reconditi della sua scelta. Egli alterna per una filosofia che dice quel che pensa, senza te-
momenti di tenerezza estrema ad altri in cui sembra ner conto delle circostanze», sostenendo che «esi-
comportarsi come uno dei suoi utopiani, abituati a ste, invece, una filosofia più socievole, che sa con-
considerare come famiglia l’intera comunità, al di là siderare il contesto e parla cercando di adattarvi-
di qualsiasi legame affettivo. si»? Cosa, se non un benevolo sorriso di compati-
Mettendo a confronto il brillante autore di mento, avrebbero meritato i bassi istinti, che ispi-
68 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Hans Holbein (1497-1543), La famiglia di Thomas More, 1527 (indicato dalla freccia, Henry Patenson, il buffone di More)

rarono la decisione del focoso re Enrico? Di fronte anche per lui, un tratto ineliminabile dell’indole
a quella prepotente richiesta di sottomissione, det- umana. Erasmo non avrebbe mai concepito niente
tata da motivi tanto ‘folli’, perché non reagire con del genere: i rimedi (altrettanto utopici) che egli
la consueta ironia, perché preferire la maschera se- propone, ad esempio nel Lamento della Pace, non
ria di Epicuro al riso dissacrante di Democrito? consistono in ordinamenti ideali, ma nell’invito ai
Nel suo ‘libello’, nato come immediata risposta al- potenti della Terra a promuovere la consapevolez-
la satira arguta e penetrante, che Erasmo gli aveva za della dignità dell’uomo, e a sottomettere le loro
dedicato, Moro mette alla berlina soprattutto la contese al giudizio dei sapienti.
bramosia del denaro, degli onori, delle ostentazio- La ruota della vicissitudine aveva in serbo per
ni inutili, e cerca di porvi rimedio con un’organiz- loro destini molto diversi. Colui che nelle pagine
zazione politica fondata su un rigido sistema di re- del suo capolavoro ci appare come un Voltaire ante
gole che, per quanto ostenti la soddisfazione degli litteram, fu obbligato dalla sorte a prendere una de-
utopiani, lascia ben poco spazio alla libera espres- cisione che a Erasmo, per sua fortuna, non verrà
sione di quella vena irrazionale, che costituisce, mai richiesta. Quasi presagendo il dilemma che at-
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 69

tendeva il suo fraterno amico, il grande umanista Se, come lui stesso credeva, non esistesse alcun
olandese aveva chiuso la dedica dell’Encomium con Dio vendicatore delle ingiustizie, non avrebbe po-
un affettuoso consiglio: «Addio, eloquentissimo tuto fingere impunemente qualunque cosa, per
Moro, e difendi strenuamente la tua Moría». Al di avere in questo modo salva la vita?». Analogo stu-
là del gioco di parole, sir Thomas doveva rendersi pore si avverte in un commento che l’amata Mar-
conto che la sua ostinata intransigenza poteva ap- garet riferisce al padre prigioniero, per convincer-
parire, anch’essa, una forma di mania se, in una lo a desistere: «Ma che gli salta in mente? Perché si
delle ultime lettere dal carcere, confida alla predi- ostina a non giurare? Non ho forse giurato io?».
letta figlia Margaret: «Spero che il Cancelliere vo- Sembrerebbe un pavido invito alla resa, se non fos-
glia relegarmi tra i pazzi, come faccio io stesso e co- se che a pronunciarlo era stato Master Henry Pa-
me vuole il mio nome in greco, avendone in quanto tenson, il buffone di casa Moro! Con quest’ultima,
a questo, e grazie a Dio, mille ragioni». Negli uo- disperata facezia sperava di risvegliare l’ironico di-
mini troppo rigorosi il pericolo della disillusione è stacco di fronte alla follia delle azioni umane, che il
il rifiuto totale, senza concessioni alla mediazione, suo padrone aveva evidentemente perduto.
né speranze di miglioramento. Il precipitare degli
eventi, mettendolo di fronte all’evidente inattuali-
tà della sua utopia, ne acuì il dissidio interiore, con- Presunto ritratto di Giordano Bruno, Juleum -
tribuendo a far maturare la decisione estrema. Bibliotecheksaal, Helmsted


Anche a Bruno la lezione di Erasmo è sempre
ben presente, e impregna numerose sue pagine, in
primis nello Spaccio de la bestia trionfante. Ma anche
per lui la disposizione d’animo del filosofo ad
‘adattarsi’, a considerare la stoltezza umana con in-
dulgenza, ha un limite ben preciso. Quando il gio-
co si fa duro e si giunge in prossimità del nucleo del
proprio pensiero, non si può più dissimulare, né
giocare sul silenzio-assenso. Quando risuona il «to
be or not to be?», nel senso profondo di identità
esistenziale e non di mera sopravvivenza vitale, la
decisione è fatalmente la stessa. In entrambi lo spi-
rito erasmiano si arrese a quel ‘demone’ personale
che li spinse, con la stessa fermezza impassibile di
Socrate, verso l’infausto destino.
Le loro scelte, coraggiose quanto tormentate,
destarono sconcerto già nei loro contemporanei. Il
medico e scienziato tedesco Johann Georg Bren-
gger, otto anni dopo il rogo, scriverà in una lettera
a Keplero: «Non riesco a meravigliarmi a suffi-
cienza della follia di Giordano Bruno. Qual van-
taggio ricavò dal sostenere così grandi tormenti?
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 71

SPECIALE V CENTENARIO UTOPIA (1516-2016)


FRA MORO E ARIOSTO:
SOGNO E UTOPIA
La bella-isola-che-non c’è e il cavaliere pazzo
GIANLUCA MONTINARO

1516. Un anno. Due


volumi. Due
opere che, di forza, sono entrate
mulate. I libri (allo stesso modo
di ogni scelta, ogni gesto e ogni
‘produzione’ umana) non sono
nella storia del pensiero e della frutto di influenze sociali, di ar-
letteratura: l’Utopia di Tomma- chetipi ancestrali, di ‘temperie
so Moro e l’Orlando furioso di culturali’, come molti si ostina-
Ludovico Ariosto. Coinciden- no a sostenere. Sono invece,
ze? Certo, anche se a volte sem- sempre, il prodotto del genio
brano non così casuali come - in individuale. È l’uomo, il singolo
realtà - sono. O, perlomeno, - che vive, ama, lavora e soffre
non come appaiono all’osserva- nel tempo della Storia e nelle
tore che si fermi al livello più su- geometrie dello spazio sensibile
perficiale. - a forgiare le opere che costel-
Alcune brevi riflessioni lano il nostro mondo, a compie-
meritano quindi di essere for- re in libertà le proprie scelte di
vita e d’espressione, di pensiero
e di azione. La libertà dell’indi-
Sopra dall’alto: Giovita Garavaglia viduo (intesa non come possibi-
(1790-1835), Ritratto di Ludovico lità infinita sul tutto, ma ‘solo’
Ariosto tratto dall’edizione su ciò che compete la sfera uma-
dell’Orlando furioso stampata a na) è in ogni momento manife-
Firenze, nel 1821, da Giuseppe stazione di vitalità così grande
Molini “all’insegna di Dante”; da annichilire tutti i falsi castelli
ritratto di Tommaso Moro, in un interpretativi ‘a posteriori’,
disegno della seconda metà del XIX spacciati da altrettanti falsi pro-
secolo. Nella pagina accanto: Antonio feti, nei quali ogni tessera deve
Tempesta (1555-1630), Orlando a necessariamente trovare un in-
cavallo (acquaforte del 1597), Roma, castro e una spiegazione. Que-
Istituto centrale per la Grafica sta libertà, tanto connaturata al-
72 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Dopo Hans Holbein il Giovane (1497-1543), Tommaso


Moro (1560 ca.), Londra, National Portrait Gallery

si’, guidati da ‘altri’ valori, ove vivono ‘altri’ uomi-


ni: un’isola lontana, quasi irraggiungibile, in mez-
zo al mare; un nobile mondo cavalleresco fantasti-
camente vorticoso ove si affastellano luoghi fatati,
animali magici, oggetti incantati.
Sbaglierebbe chi ponesse la prima sotto il se-
gno della razionalità e la seconda di ludiche fanta-
sticherie. Come sbaglierebbero coloro che soste-
nessero che l’Utopia è un libro il cui fine ultimo,
mostrando un mondo apparentemente ‘perfetto’,
sarebbe quello di indicare la strada maestra per
raggiungere il ‘paradiso in terra’, e che l’Orlando
furioso sarebbe un’opera scritta solo per ‘divertire’
una corte e celebrare una casata.


Tanto il primo che il secondo, narrando di
‘altri universi’ (l’isola lontana visitata da Raffaele
l’uomo quanto improvvisa e sempre imprevedibi- ‘raccontafrottole’ e il mondo dei paladini di Carlo
le, è certo meno rassicurante di un meccanicistico Magno), mostrano in filigrana, attraverso la retina
vaticinio sul passato (e, talvolta, di una scivolosa di due individui geniali, come né nel mondo ‘reale’
previsione sul futuro), meno comprensibile di un né in quello ‘irreale’ ci sia possibilità alcuna di rin-
freddo schema causa-effetto, ma molto più densa tracciare un paradigma di perfezione assoluta.
di aspettative spirituali, molto più carica di deside- Non c’è nell’Inghilterra di Tommaso Moro, ove
ri e potenzialità. «abbondano i ladri e gli oziosi […] e le pecore so-
Così può capitare che due uomini, liberi pa- no talmente affamate da divorare persino gli uo-
droni del proprio spirito e del proprio intelletto, mini» né sull’isola di Utopia ove, nonostante la si-
due individui geniali - che non solo non si cono- tuazione sia già di gran lunga più desiderabile, gli
scevano ma che nemmeno avevano rapporti me- abitanti hanno il compito di «ulteriormente mi-
diati da terzi - per una fortuita serie di casi, si trovi- gliorare» il loro Stato. Così altrettanto per il mon-
no a pubblicare, in luoghi lontani fra loro, due do di Ludovico Ariosto - la devastata Italia dei pri-
opere, differenti nei contenuti, negli intenti e nel- mi anni del Cinquecento - ove trionfa la «machina
lo stile, nel medesimo ‘augusto’ anno. Solo coinci- infernal […] che ‘l ferro spezza, e i marmi apre e
denze, come detto. ruina», distruggendo «la militar gloria» e renden-
Eppure, come se un demiurgo avesse concer- do senza onore «il mestier de l’armi». E pure fra i
tato un ‘grande piano’, queste due opere - che la prodi cavalieri cristiani e saraceni che, seppur «di
Storia ha poi consacrato - risuonano di una comu- fé diversi […] insieme van senza sospetto aversi»,
ne armonia. Entrambe raccontano di ‘altri univer- perché imbevuti di nobili e condivisi valori caval-
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 73

A destra, dall’alto: Tiziano Vecellio (1480 ca.-1576),


Ludovico Ariosto (1515), Indianapolis, Museum of Arts;
Incipit (c. 3r.) della prima edizione dell’Orlando furioso
(stampata a Ferrara, da Giovanni Mazzocco, nel 1516),
nell’esemplare inviato in dono da Ludovico Ariosto al re di
Francia Francesco I (Parigi, Biblioteca Nazionale)

lereschi, si annida un gene ‘deviato’, quello del fol-


le furore che, annullando tutto il resto, rende Or-
lando, il più ardimentoso di tutti, un nudo, barbu-
to e insensato sterminatore di uomini e animali.
I due ‘universi irreali’ hanno però, rispetto al-
la dimensione reale, una caratteristica peculiare: la
loro distanza. Essi esistono, nella loro propria ir-
realtà, perché ben distanti. Ed è proprio nello spa-
zio della distanza che essi, mondi quasi imperfetti
quanto il nostro, possono suggerire - così fanno
intendere i due autori - alcuni spunti utili al reale.
Inverarli non è possibile: sono assoluti. Riportarli
il più fedelmente nemmeno: sono unici. Piuttosto,
ispirandosi a loro e interpretandoli secondo gli
schemi della realtà, essi possono fornire alcuni
‘suggerimenti’ forse validi. Solo così, in una rilet-
tura sempre perfettibile, tutte quelle «cose che so-
no nello Stato di Utopia» e «le cortesie, le audaci
imprese […] la gran bontà de’ cavallieri antiqui»
gioverebbero alle «nostre città», al mondo reale.


Nelle pieghe della separazione fra le due di-
mensioni, risiede la forza utopica delle due opere.
Mostrando «possibili laterali» forniscono agli uo-
mini altre eventuali scelte, altre soluzioni. E pro-
prio su questa netta divisione l’assennato vice-sce-
riffo di Londra e l’attento governatore della Gar-
fagnana regalano agli uomini la loro ‘lezione’ più
grande e importante: che in alcun universo si trova
la chimera della perfezione assoluta e che il com-
pito di ogni individuo libero - e di ogni utopia - è
‘solo’ quello di impegnarsi a vivere e migliorare,
nei limiti dell’umano, il proprio.
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 75

SPECIALE V CENTENARIO UTOPIA (1516-2016)


TOMMASO MORO
E LA CITTÀ ‘PERFETTA’
Un’introduzione all’Utopia
SILVIO BERLUSCONI

Riproponiamo qui, integralmente, la pre- morato di Utopia e ho incominciato a sognare di costrui-


fazione di Silvio Berlusconi al II volume della re un giorno una città perfetta che si chiamasse così.
collana “Biblioteca dell’Utopia”: Tommaso Non ci sono evidentemente riuscito, ma progettan-
Moro, Utopia (Milano, Silvio Berlusconi Edi- do nuovi unità urbane - dovessero sorgere in Italia o in
tore, 1991). altri paesi - ho tentato, sempre, di avvicinarmi il più
possibile a un modello di città (un mio modello, senza co-

T
redici anni or sono, in occasione del lata di cemento, senza falansteri, senza automobili) che
quinto centenario della nascita di Tho- potesse essere, per i suoi abitanti, il teatro ideale per una
mas More, curai l’edizione, per la prima vita più serena.
volta in Italia, del testo originale dell’Utopia nella
versione critica dell’Università di Yale e ne scrissi «Scegliere la moglie è sempre un rischio: è come
la prefazione. La pubblicò l’editore Neri Pozza mettere la mano in un sacco pieno di serpenti e di an-
nella traduzione di Luigi Firpo. Oggi, nel ripre- guille, sette serpenti per ogni anguilla. Un bel caso fare
sentare questo ‘classico per l’anima’ in una nuova la scelta buona». Queste erano le convinzioni del padre
versione, non credo di dover cambiare quel che di Thomas More. Le riferisce il figlio nel Dialogo pub-
scrissi allora, quando ancora la grande utopia del blicato nel 1529. In quell’anno John More, ormai ot-
comunismo non era caduta. Perciò ripropongo la tantenne, ancora viveva nella stessa casa del figlio, e con
prefazione, così com’era, con le speranze che essa lui la sua quarta moglie. Si era sposato sui settant’anni
conteneva e che i tempi suggerivano. Eccola: per la quarta volta. Il che vuol dire che lodando la sag-


gezza paterna, More celiava.
Ancora nello stesso Dialogo del 1529 More fa di-
Curare questa edizione è stato per me oltre che un re di sé a un amico: «Quando vuoi scherzare hai una
grande piacere, un atto di riconoscenza. Ancora univer- faccia così seria che non si riesce a capire, anche quando
sitario avendo tra le mani il libro di More mi sono inna- parli sul serio, se tu non stia prendendo in giro».
Chi vuole, non solo leggere, ma capire l’Utopia,
farà bene a tener presente che l’autore ride volentieri, di
Nella pagina accanto: Hans Holbein il Giovane (1497-1543), tutto e di tutti, anche di sé e delle sue cose.
Tommaso Moro (1527), New York, Frick Collection Dal maggio alla fine d’ottobre dell’anno 1515 il
76 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Da sinistra: Frontespizio dell’Utopia di Tommaso Moro, II volume della collana “Biblioteca dell’Utopia” (Milano,
Silvio Berlusconi Editore, 1991); Incipit della prefazione di Silvio Berlusconi

trentasettenne avvocato londinese Thomas More deve in quegli anni si può incontrare gente che sbarca di ri-
intrattenersi nelle Fiandre, lontano cioè da casa, dalla torno dalle terre d’oltremare da pochi anni scoperte.
moglie, dai figli. Si tratta di rivedere con i rappresen- Enorme interesse hanno suscitato i viaggi di Cristoforo
tanti di quel governo il trattato commerciale che regola i Colombo e di Amerigo Vespucci, narrati su opuscoli
rapporti tra i mercanti londinesi e i mercanti stranieri, stampati nel 1504, nel 1505, nel 1507.
soprattutto fiamminghi, residenti a Londra. Negli ozi Nell’ Utopia More racconta che una mattina ad
forzati di quei sei mesi di lunghe trattative, More ha Anversa uscendo dalla cattedrale incontra l’amico Pie-
modo di incontrarsi e di conversare con gli umanisti ter Gilles, il quale sta conversando con uno straniero che
fiamminghi, in particolare con Pieter Gilles, segretario ha tutta l’aria di un vecchio lupo di mare. Gilles glielo
del comune di Anversa; di fare lunghe riflessioni e di presenta. È proprio un marinaio, un portoghese, Raf-
scrivere: e scrive l’ Utopia, la descrizione dello Stato faele Itlodeo, reduce da un viaggio intorno al mondo, do-
ideale. po aver accompagnato Amerigo Vespucci negli ultimi
Ad Anversa, come in altri posti del Mare del Nord, suoi viaggi. More invita Gilles e Itlodeo in casa sua. Nel
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 77

giardino di quella casa per tutta la giornata More, Gil- re più razionale e più giusto il loro governo. Itlodeo non
les e Itlodeo indugiano in una conversazione animata. Il ne vuol sapere. Nel tentativo di curare la pazzia dei go-
portoghese parla delle varie genti e terre che ha visitato, vernanti diventerebbe pazzo anche lui. Secondo Itlodeo
delle loro leggi e usanze. l’unico rimedio è abolire la proprietà privata: non si riu-
A confronto di quelle genti lontane gli europei fan- scirà mai ad avere uno Stato fondato sulla giustizia fin-
no una ben povera figura. Itlodeo ha avuto occasione, ché il danaro rappresenti la misura di tutte le cose. More
una ventina d’anni prima dei suoi viaggi, di soggiorna- è persuaso che il comunismo è possibile soltanto in teoria.
re alcuni mesi in Inghilterra e conosce quindi molto bene Itlodeo gli risponde che More dovrebbe vedere invece co-
i gradi malanni che affliggono la società inglese, dove me il comunismo funziona bene in pratica, e non solo in
più ladri si impiccano e più ladri ci sono, mentre le pecore teoria, presso la gente dell’isola di Utopia, dove egli ha
arrivano a divorare gli uomini. I ricchi padroni delle vissuto per cinque anni.
terre, per avere più pecore e più lana da vendere, caccia- «Raccontaci, allora!», prega More; e Itlodeo descri-
no via i coltivatori dei campi, costringendoli a diventare ve a lungo e minuziosamente l’isola di Utopia, i suoi abi-
vagabondi e ladri. Si aggiungano le continue guerre vo- tanti, le città, la vita dei cittadini, le loro leggi. In Utopia
lute dall’ambizione fatua dei principi. More insiste con le città sono costruite razionalmente; tutti gli Utopiani
Itlodeo: con la sua vasta esperienza dovrebbe mettersi al lavorano sei ore al giorno, mentre diciotto ore sono per il
servizio di qualche re o principe per contribuire a rende- riposo, la cultura e la musica. A tutti sono assicurati il
78 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

vitto, le vesti, l’alloggio e le cure. sto tra lo Stato degli Utopiani, che è
Vivono in grandi famiglie. Fin da veramente una repubblica, cioè uno
piccoli gli abitanti sono educati a di- Stato in cui tutti si preoccupano e la-
sprezzare l’oro e le pietre preziose. vorano per il bene di tutti, e ogni al-
Poche le leggi e ben chiare, in modo tro Stato dell’Europa del Cinque-
che non ci sia bisogno di avvocati e cento, in cui non si riesce a vedere
legulei. Ammesso il divorzio, pur- che una congiura di pochi ricchi, che
ché siano entrambi i coniugi a vo- si servono dei molti poveri, pagando
lerlo. L’adulterio è punito con la il meno possibile le loro fatiche il loro
schiavitù. La guerra si fa solo per lavoro. More non è persuaso del tut-
difendersi dagli aggressori. A Dio si to della bontà di quegli usi degli
può arrivare per vie diverse, quindi Utopiani, specialmente di quel vi-
sono ammesse diverse religioni. Chi vere in comune senza danari; vor-
però non crede nell’immortalità rebbe fare obiezioni, ma Itlodeo è
dell’anima viene escluso dai pubbli- stanco e quindi interrompe il dialo-
ci uffici. I colpevoli di crimini gravi go per condurlo a cena.
vengono condannati ai lavori for- L’esperienza di Itlodeo forma
zati. Se si ribellano, vengono uccisi come bestie feroci. il libro secondo dell’Utopia e fu scritto da More nei mesi
Con grande amore sono curati i malati, in modo che dell’estate-autunno del 1515 durante la sua permanen-
guariscano. Se invece la malattia si dimostra incurabi- za in Fiandra. La conversazione sui mali della società
le e procura sofferenze continue, allora i sacerdoti per- inglese e la discussione sui consigli dei principi, che forma
suadono tali malati a voler finire la vita; che viene loro il libro primo, venne composta a Londra nel 1516. Il 3
tolta nel sonno. Preti ce ne sono anche in Utopia, ma po- settembre 1516 More mandò il manoscritto a Erasmo,
chissimi, tredici per ogni città, e a essi vengono date allora a Lovanio, ché lo facesse stampare.
elettissime mogli. Che cosa vuol comunicare Thomas More con que-
Al termine della sua lunga descrizione è il contra- sta sua famosa favola? Tra i numerosissimi interpreti è
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 79

Nella pagina accanto, da sinistra poveri contadini, costretti al va-


in alto: ultima pagina della gabondaggio dall’avidità dei pa-
prefazione di Silvio Berlusconi droni terrieri, Marx era andato a
all’Utopia di Tommaso Moro; compulsare le cronache di Holin-
frontespizio del primo libro shed; e proprio da Holinshed ave-
dell’Utopia (Milano, Silvio va preso per buone le quasi incre-
Berlusconi Editore, 1991); dibile cifre dei ladri giustiziati
colophon del volume, riportante durante il regno di Enrico VIII.
la data del 7 dicembre Per altri invece l’Utopia
(Sant’Ambrogio) 1991. vuole dimostrare l’impossibilità
Qui a destra: Hans Holbein pratica del socialismo e del comu-
il Giovane (1497-1543), nismo, e propone come ottimo si-
Erasmo da Rotterdam, Londra, stema il liberalismo; per altri
National Gallery More è un idealista; per altri un
sociologo cristiano; per altri anco-
ra un sostenitore dell’imperiali-
difficile trovarne due che vadano d’accordo. Curiosa- smo moderno.
mente uno dei più bei libri scritti su More lo si deve al Non si deve mai dimenticare, leggendo l’Utopia,
marxista Karl Kautsky. Kautsky visse vent’anni a Lon- che l’autore scrive il latino cioè non per il volgo, ma per i
dra come segretario di Engels. Il suo libro, Thomas Mo- dotti, per gli addetti ai lavori; e che pur discutendo di
re und seine Utopie, stampato a Stoccarda nel 1890 problemi estremamente gravi e di soluzione difficilissi-
ebbe almeno sette edizioni tedesche e poi traduzioni in ma, vuol farsi leggere, quindi scherza e sorride. Basti
nove lingue. Questo pontefice del socialismo e del marxi- riflettere sui nomi che More dà ai luoghi e alle persone
smo ortodosso sostiene che More scrisse l’Utopia per di- della favola. ‘Utopia’ è il ‘nessun luogo’, il paese che non
fendere i lavoratori contro lo sfruttamento dei capitali- esiste in nessun luogo. ‘Itlodeo’ è il ‘contafrottole’. La ca-
sti. Da notare però che Kautsky, dopo aver lavorato pitale ‘Amauroto’ è la città ‘che non si riesce a vedere’.
trent’anni per trasferire il marxismo dai cenacoli intel- ‘Anidro’ è il fiume ‘senza acqua’. I ‘Politeriti’ sono la
lettuali alle masse degli operai inglesi e tedeschi, quando gente dalle ‘molte chiacchiere’. E così via.
la sospirata rivoluzione si tradusse nella realtà dello Ma non scrive solo per scherzare. More fa delinea-
Stato sovietico, passò all’opposizione, cioè criticò severa- re da Itlodeo una ipotesi di Stato ideale: è lo Stato dove
mente l’oppressione bolscevica, tanto che Lenin nel 1919 tutti hanno quanto è necessario per vivere; dove c’è
iniziò una violenta polemica contro ‘il rinnegato’ Kaut- uguaglianza; dove non c’è più lo sfruttamento dell’uo-
sky. Visse tanto a lungo Kautsky da vedere pure i nefasti mo e del suo lavoro. A questa incantevole descrizione,
del nazionalsocialismo e morì esule in Olanda nel 1938, che leggiamo nel libro secondo, fa riscontro la reale si-
mentre sua moglie finì nel campo nazista di Auschwitz. tuazione degli Stati d’Europa e in particolare dell’In-
Per tutta la vita Kautsky guardò al ‘primo comunista’ ghilterra quale la espone il libro primo: dove i gover-
Thomas More con estrema simpatia. nanti dissipano le ricchezze del Paese in stupide guerre
Anche Karl Marx, di cui Kautsky era divenuto invece che provvedere al benessere dei propri sudditi, i
l’editore e l’esegeta ufficiale, nel primo volume del Ca- ricchi sfruttano i poveri, si ammazzano con scandalosa
pitale (1867) composto e scritto a Londra, aveva citato facilità i ladri dopo aver costretto tanta gente a rubare
l’Utopia e la famosa frase delle pecore che divorano gli per vivere. Il rimedio a simili intollerabili ingiustizie è
uomini. Anzi per documentare le pagine moreane sui forse l’abolizione della proprietà privata, il comunismo,
80 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

quale Itlodeo ha visto realizzato nello stato dell’isola di no per l’Utopia moreana sta nell’esperienza politica dei
Utopia? nostri ultimi sessant’anni. Si è provato ad abolire la
Sulla fine del primo libro More esprime la sua più proprietà privata. I risultati di questi tentativi li cono-
profonda convinzione, che è la chiave per comprendere scono tutti. Comunque un fatto è certamente indiscuti-
tutta l’opera: si potrà ottenere che tutto vada per il me- bile: da certe isole dell’Utopia e da certi arcipelaghi c’è
glio anche nei nostri Paesi «soltanto quando tutti saran- gente che cerca a qualunque costo di fuggire.
no buoni», cioè senza superbia, senza egoismo, senza Altrove si è tentato e si tenta di realizzare non
avidità. Perché tutti però siano buoni, in qualsiasi re- l’Utopia integrale, il comunismo, ma almeno il sociali-
pubblica di questo mondo, c’è da attendere ancora un smo. Del quale è difficile dare una definizione. Qualche
buon numero di anni… anno fa, quando era il leader dei laburisti, Gaitskell
E allora? Allora l’umanista, l’avvocato, il politi- proclamò che «il socialismo consiste nell’uguaglianza».
co, se onesto e volonteroso, si metterà con energia a fare Rimane però sempre un bel problema precisare che cosa
tutto il possibile perché la realtà, che vediamo e cono- si debba intendere per uguaglianza. Tutti i governi si
sciamo e deploriamo, sia meno lontana dall’ideale che propongono come loro scopo prioritario di abolire le spe-
esiste soltanto in utopia, cioè in nessun luogo. More in- requazione nella distribuzione del reddito e dei beni e dei
fatti non si tira da parte a curare il suo ‘particulare’, si frutti del lavoro. Non è facile in concreto tale abolizione
impegna. Così lascerà la sua professione privata per en- anche con la migliore buona volontà. Quindi l’esistenza
trare al servizio del re. La prima edizione dell’Utopia ineliminabile di zone di insoddisfazione, che i fautori del
è stampata a Lovanio nel novembre del 1516. Poco più caos esasperano. Ed è già stato osservato che le masse po-
di dodici mesi dopo, More ha lasciato la sua privata at- polari tendono a essere più ragionevoli nelle loro aspet-
tività, è divenuto un funzionario della corte di Enrico tative politiche di quanto lo siano gli intellettuali. I qua-
VIII, fa parte del Consiglio reale. Ha fatto precisamen- li non hanno occhi che per le disuguaglianze, per gridare
te quello che sulla fine del primo libro dell’Utopia, ave- allo scandalo.
va descritto con una pazzia. Di fronte all’ingiustizia E allora? Anche qui vale il suggerimento di More.
non si può far finta di non vedere; oppure sollevare obie- Con la sua sottile ironia cerca di farci capire che qualun-
zioni sui torti, magari reali, di chi è trattato male, per que pur ottimale sistema politico, sociale, economico non
avere un pretesto per non intervenire. More si è impe- sarà mai del tutto soddisfacente per le aspirazioni del-
gnato. Qui sta la prima ragione della validità ancora l’uomo ma ciascun uomo, per quel che lo riguarda, deve
attuale della favola moreana. È un invito agli uomini tendere, ogni giorno, in ogni occasione, a far quanto è
di buona volontà a preoccuparsi della cosa pubblica, a possibile per migliorare l’esistente. Pagando magari di
far politica. Al di là delle pagine scintillanti di sorrisi e persona.
di scherzi, e anche di sarcasmi, si intravede l’uomo che In proprio, forse, non è così impossibile avvicinarsi
presiedette per più di vent’anni come giudice nei tribu- all’Utopia.


nali e che visse a lungo nel cuore del popolo, non per le
sue moltissime dotte pagine, ma perché seppe farsi ama-
re come «il miglior amico che mai i poveri abbiano avu- Questo è quello che scrivevo e che mi sembra
to». È lo stesso uomo che pur di non venir meno alle sue attuale anche oggi. La versione di Domenico Ma-
convinzioni fu capace di dimettersi dalla suprema cari- gnino valorizza ancora di più l’opera che, dopo
ca di Cancelliere, di resistere per quindici mesi in pri- l’Elogio della follia di Erasmo, entra far parte di que-
gionia nella Torre di Londra, di andare sorridendo in- sta collana.
contro al patibolo. Un volume che sarà caro, ne sono certo, a tutti
L’altra ragione del sorprendente interesse moder- i sognatori di buona volontà.
La qualità delle migliori nocciole e il cacao più buono
danno vita ad una consistenza
e ad un bouquet di sapori inimitabile.

Ferrero Rocher è quel dolce invito


che ti regala un momento prezioso,
perfetto da condividere
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 83

SPECIALE V CENTENARIO UTOPIA (1516-2016)


IL XX SECOLO E LA
MORTE DELL’UTOPIA
Perché non si scrivono più utopie?
GIANFRANCO DE TURRIS

I
l problema dell’Utopia è philosopique che anticipava quelli
che si tratta dio una… uto- degli illuministi francesi in cui si
pia, cioè di quel che la paro- immaginava un’isola dove vige-
la coniata da Tommaso Moro è va una società ideale o perfetta
venuta a significare una volta in contrapposizione a quella del
entrata nel linguaggio parlato tempo di re Enrico, vista come
come nome comune: dal posto- decadenza di tutti i valori del re-
che-non-c’è, dall’isola-che- taggio medievale, e di conse-
non-esiste, a cosa impossibile, guenza, come proposta di un’al-
fatto irrealizzabile, sogno chi- tra riformata dal punto di vista
merico. politico, sociale, economico,
C’è da chiedersi, allora, morale e religioso. Una società
per quale motivo per tutto il essenzialmente razionalista, di-
Novecento non si sono quasi rigista, collettivista, irreggi-
scritte utopie, mentre invece mentata e che oggi definiremmo
hanno proliferato le antiutopie o distopie. La do- ‘comunista’.
manda è più che legittima correndo nel 2016 i cin- La risposta alla domanda iniziale sta nel no-
quecento anni della pubblicazione dell’opera del ne, come si è subito detto: perché l’Utopia nel
cancelliere di Enrico VIII, poi messo a morte da corso di mezzo millennio si è dimostrata una im-
questi, e perciò fatto santo nel 1935 da Pio XI. Ma possibilità pratica, un sogno destinato a restare ta-
non sempre i santi scrivono cose sensate e condi- le e addirittura a trasformarsi in incubo. E anche
visibili. Il suo si potrebbe dire che fosse un conte qui: perché?
Altra risposta a un fatto acclarato come que-
sto è che probabilmente essendosi concretizzato
Sopra: copertina della prima edizione inglese di Noi, il (teorico) ‘migliore dei mondi possibili’, in primis
di Eugenij Zamjatin (1924). Nella pagina accanto: L’isola quello comunista della società senza classi, della
di Utopia, incisione tratta dal volume: L’île d’Utopie. Idée proprietà comune dei beni eccetera, proposto da
d’une république heureuse : ou l’Utopie de Thomas More, tutte le utopie letterario-filosofiche a partire da
Amsterdam, François L’Honoré, 1730 Tommaso Moro, sino al Settecento illuminista e
84 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

poi teorizzato dal ‘socialismo utopico’ e quindi da


Marx (che pur lo criticava duramente), si è imme-
diatamente constatata in corpore vili la differenza
fra l’astrazione speculativa e la sua realizzazione
pratica, ritrovandosi in mezzo ai più folli deliri.
Come reazione sono iniziate a uscire, praticamen-
te da subito, le antiutopie o distopie che ne sma-
Dall’alto in senso orario: lo psicologo statunitense Burrhus scheravano le velleità buoniste e ne denunciavano
Skinner (1904-1990), autore di Walden Due; la ferocia inespressa ma intrinseca descrivendo ‘il
Javier Cercas (1962), in uno scatto del 2014; peggiore dei mondi possibili’. E così è stato per
Fredric R. Jameson, in una foto del 2008; tutto il secolo trascorso.
Ayn Rand (1905-1982), in una foto d’epoca autografata Immediatamente dopo l’instaurarsi del bol-
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 85

scevismo in Russia Eugenij Zamjatin scrisse il ca-


polavoro Noi (1921, pubblicato in inglese nel
1924) e in pieno stalinismo sovietico Ayn Rand,
fuggita dall’URSS e giunta negli Stati Uniti, scris-
se Antifona (1938). Per fare altri notissimi esempi,
le avvisaglie di una scienza biologica disumana che
pensava di progettare esseri su misura indussero
Aldous Huxley a scrivere Il Mondo Nuovo (1932),
profezia terribile che si sta avverando sotto i nostri
occhi; il capolavoro di George Orwell 1984 (1949)
prende lo spunto da quello che secondo lo scritto-
re sarebbe potuto essere il mondo uscito dalla se-
conda guerra mondiale a egemonia stalinista con
una dittatura del linguaggio e il controllo genera-
lizzato della popolazione, anch’essi sotto i nostri
occhi con la ‘neolingua’ e il ‘bispensiero’ del poli-
ticamente corretto; Giustizia facciale (1960) di Le- Frank Cadogna Cowper (1877-1958), Erasmo e Tommaso
slie Poles Hartley, scritto all’epoca dei primi espe- Moro in visita a Greenwich, nel 1499, ai figli di Enrico VIII,
rimenti del Weelfare State laburista, descrive una Londra, Parliamentary Art Collection
società soffocata da un maternalismo prevaricato-
re, un buonismo ipertrofico, un livellamento an-
che estetico assurdo. Il tutto sempre e comunque uno scoraggiamento generalizzati che non indu-
per il bene dell’umanità. Avvisi, messe in guardia, cono affatto all’ottimismo, talmente profondi da
denunce tanto profetiche quando spesso inutili. non dare neppure la spinta a pensare in positivo, a


qualcosa di meglio da proporre rispetto alla triste
realtà socio-politica. Il che è gravissimo perché si-
Le utopie che nel Novecento descrivevano gnifica che l’immaginazione ha le ali tarpate. Si
un mondo migliore, ideale, magari ecologista, si pensi solo alle dozzine di romanzi distopici e cata-
contano sulle dita di una mano. Tra esse Walden strofici scritti da autori italiani noti e meno noti
Due (1948) di Burrhus Skinner e Ecotopia (1977)di nell’ultima dozzina d’anni, per non parlare di ope-
Ernest Callenbach. Difficilmente, invece, si po- re e film stranieri.
trebbe considerare tale, nonostante il nome, Una Ecco quel che non ha capito, in fondo, il pro-
utopia moderna (1905), di H.G. Wells, il quale, no- fessor Fredric Jameson, noto docente americano
nostante le sue idee fondamentalmente socialiste, di letteratura, marxista non pentito (che quindi fa-
descrive una società gerarchicamente strutturata a ceva il paio con lo storico inglese Eric Hobsbawn,
modello di quelle medievali o indù. quello del Secolo breve), il quale ha scritto Il deside-
Ma oggi, nell’inoltrato XXI secolo, perché rio chiamato utopia, tradotto da Feltrinelli. La sua
ancora mancano all’appello le utopie? Perché le griglia interpretativa, infatti, gli impedisce di ca-
‘magnifiche sorti e progressive’ non sollecitano pire il motivo per cui l’utopia non attira più gli
più l’inventiva degli scrittori dell’alta letteratura o scrittori, perché da oltre un secolo non escano più
della narrativa popolare? Forse perché esiste una capolavori di questo genere letterario tra il filoso-
disillusione, un disinganno, uno smagamento, fico, l’ideologico e il narrativo. Al punto da teoriz-
86 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

pure non se ne curano e teorizzano come se fossi-


mo solo ed esclusivamente pura ragione. E per far
ciò le utopie ‘realizzate’ non hanno guardato il nu-
mero di morti che costava il metterle in pratica per
il supremo interesse collettivo: cosa è stato il ten-
tativo di comunismo integrale in Cambogia da
parte di Pol Pot con milioni di morti se non cerca-
re di mettere in pratica una utopia agraria, anti-in-
tellettuale, anti-borghese, anti-capitalista? È co-
stata la fine terribile di quasi metà della popolazio-
ne del Paese asiatico.
Sicché si può capire lo scrittore spagnolo Ja-
vier Cercas quando su «La Stampa» (28 marzo
2008) scrive, parafrasando un noto detto varia-
mente attribuito: «Quando sento la parola utopia
mi viene voglia di prendere un bazooka e di spara-
re su tutto ciò che si muove».


Avendo compreso questo punto essenziale, i
più aggiornati teorici dell’utopia, in specie italia-
Tommaso Moro in un’incisione d’epoca ni, hanno posto dei paletti ben chiari nella sua de-
finizione, sfumando l’accento su ragione e scienza
e facendo riferimento anche ai diritti umani della
zare un paradosso: il fatto che l’utopia, come ge- persona. Perché, non ci sono dubbi, che se viene
nere letterario, non sia più appetibile, dimostra la atrofizzata la spinta al cambiamento una società a
sua utilità. sua volta si atrofizza, agonizza e muore. Bisogna
L’handicap che l’utopia deve scontare è un de- solo capire cosa s’intende per ‘cambiamento’. An-
stino tragico: la sua totale inapplicabilità per aver che un ritorno a valori del passato può essere un si-
essa pensato un modello di società astratto, esclu- gnificativo cambiamento in una società che ha
sivamente scientista e razionale, avendo tagliato perso di vista certe radici o punti di riferimento.
fuori ogni altra caratteristica umana. E poiché Anche la cosiddetta ‘rivoluzione conservatrice’, ad
l’uomo non è fatto di sola razionalità pura, ma an- esempio, presuppone un cambiamento. Cercas ha
che di un coté irrazionale, sentimentale, mitico, così torto e ragione insieme: non si può impedire
fantasioso, ecco che le utopie falliscono sempre di sognare società migliori di quella in cui si vive;
miseramente e sanguinosamente. Lo stesso nostro nello stesso tempo, però, bisogna vedere se questa
cervello, dovrebbe ammonirlo: i due emisferi di società va contro l’uomo o in suo favore, se è
cui è composto, il destro e il sinistro, governano un’arida costruzione intellettuale da ‘ingegneri
esattamente questa duplice caratteristica dell’es- sociali’, oppure prende in considerazione le quali-
sere umano. I razionalisti a oltranza, i fondamen- tà innate e intrinseche dell’uomo e cerca di model-
talisti della scienza, gli integralisti tecnocratici lare, in base a queste, un mondo alternativo, meno
certe cose dovrebbero conoscerle benissimo, ep- artificiale e artificioso.
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SPECIALE V CENTENARIO UTOPIA (1516-2016)


SENZA LIBERTÀ.
UTOPIA E DISTOPIA
Alla fine dei sogni utopici
ANTONIO CASTRONUOVO

C
he bello il mondo quando naturale e immutabile delle api e
ancora si potevano nutri- delle formiche» (Ultimo tempo,
re sogni, vagheggiare Milano, Rusconi 1977, p. 50). In
utopie che levitavano sulla realtà, altre parole: non è possibile il so-
quelle scenografie surreali in cui gno utopico della comunità per-
una comunità funzionava alla fetta.
perfezione e gli uomini vi si adat- Era un sogno che aveva a
tavano bonariamente. In verità in cuore il destino dell’uomo, è ve-
quei teatri sociali - tra cui la prima ro: ma alla prova dei fatti non
Utopia, l’isola dipinta da Tomma- regge. A ripercorrere oggi le
so Moro in uno straordinario so- grandi utopie non possiamo che
gno politico - sembrano muover- sorridere osservando il valore
si uomini la cui felicità è un po’ che in quelle sognanti comunità
meccanica: e tuttavia incantevoli ha la scienza, quando proprio la
illusioni, oggi defunte. sua perfezione ci ha tolto l’occa-
È stato il Novecento a solle- sione stessa di pensare a un luogo
vare le prime voci disilluse. Ne di perfezione, mostrandoci che
pesco una a caso: una pagina di diario che Bino San- non esiste spazio felice per nessuno, solo caducità,
miniatelli, scrittore toscano oggi dimenticato, an- sventura, morte. Oggi - vale a dire - l’utopia pecca
notò il 2 maggio 1968: «La società e, di conseguen- di qualcosa d’infantile.
za, l’ordine si reggono su pilastri così fragili, provvi- Non così se osserviamo quelle narrazioni di
sori e falsi che non possono avere che breve durata, contro-utopia (o distopia che dir si voglia) che, alla
per dar luogo ad altri ordini, ad altro tipo di società. luce della moderna sensibilità pessimista, riusciro-
E cos’è la storia se non questo crollo a ripetizione? no invece a presagire il vero: che davvero un edificio
L’umanità non è matura per raggiungere l’ordine utopico ha preso forma, ed è quello che ci affoga. La
distopia ha assunto consistenza in tre grandi ro-
Sopra: la prima edizione di Noi di Evgenij Ivanovi manzi che, dal cuore del Novecento, hanno rispo-
Zamjatin (New York, Dutton, 1924). Nella pagina accanto: sto alle utopie dei secoli sognanti; Noi di Zamjatin,
una scena dal film Metropolis (1927) di Fritz Lang Il mondo nuovo di Aldous Huxley e 1984 di Orwell,
90 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Da sinistra: prima edizione de Il mondo nuovo di Aldous Huxley (Londra, Chatto & Windus, 1932); prima edizione di
1984 di George Orwell (Londra, Secker & Warburg, 1949)

tutte opere uscite tra 1924 e 1949. È giovevole oggi tuazione d’irreversibile divisione del lavoro: siamo
riaprirne le pagine: dipingono società immaginarie come le larve che nei romanzi sono utili alla produ-
rette da Stati il cui potere totalitario e burocratico zione, sciocche creature Alfa, Beta ed Epsilon igna-
istituisce una terrificante dissoluzione dell’indivi- re di vivere in camere stagne. L’orrore delle distopie,
duo. e specularmente del nostro mondo, è che l’omolo-
Gli ambienti interni sono i nostri stessi interni gazione viene imposta con locuzioni accattivanti,
di vita, saturi però di un duplice controllo: tecnolo- ma si paga a caro prezzo con la perdita della libertà.
gico e politico. La tecnologia di controllo nel Mondo 1984 snocciola la realtà: il proletario non è più il la-
nuovo fa miracoli ed è assai simile alla nostra, come voratore che non possiede i mezzi di produzione,
accade per l’uso imponente della sostanze chimiche ma l’uomo medio sorvegliato e represso dal sistema.
e per il controllo degli embrioni, il tutto al fine di as- Per continuare con le similitudini: nelle disto-
sicurare la stabilità, frase che nel nostro cosmo tec- pie impera la trasparenza. In Noi essa è universal-
nocratico si sente pronunciare spesso. In Noi ogni mente diffusa nello Stato Unico Mondiale. Talmen-
uomo si sente costantemente scrutato nel posto che te ‘unificante’ da volerlo esportare nel cosmo, per
occupa. Nulla in confronto all’irreprensibile gerar- realizzare una visibilità universale che «sottometta
chia del ‘partito’ e alla perfetta stratificazione sociale al giogo benevolo della ragione ogni creatura igno-
di 1984, che in certo modo equivale all’odierna si- ta, abitanti di altri pianeti, che si trovano forse anco-
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 91

ra allo stato selvaggio della libertà». Ecco: la libertà, do di liberarlo è quello di esprimerlo nel modo più
la necessità di fuga come rozze condizioni da aboli- semplice: scrivendolo. Quando Winston, in 1984,
re. Alla fine delle utopie sta la falsa libertà della rete, inizia a tenere un diario si chiede per chi farà quel la-
in cui tutti sanno di tutti; il tentativo di correre ai ri- voro, e nella sua risposta c’è il senso salvifico della
pari con la privacy è servito a rendere ancor più visi- letteratura: «Per il futuro, per persone che ancora
bile la già offesa individualità. L’utopia della traspa- non sono nate». Calati in una dittatura, massimo at-
renza ha scatenato il narcisismo masochista di met- to ribelle è lasciare messaggi al futuro, solo elemen-
tersi in mutande in pubblico. to di utopia che appare nelle distopie.
Fortunatamente nelle distopie ci sono uomini La realtà ha comunque il sopravvento sul rifiu-
che si ribellano con sguardo fiero, gli ultimi ‘resi- to della realtà, e infatti in quei romanzi i ribelli - no-
stenti’. Può trattarsi di un selvaggio (cioè un uomo nostante la lucidità che dona loro lo spirito di resi-
libero) che abbandona la propria riserva, denun- stenza - sono sopraffatti. Lo sono dal potere che tut-
ciando la miseria dell’edonismo forzato. È interes- to domina e controlla, quel Grande Fratello di 1984
sante notare che nelle distopie la donna diventa tristemente duplicato oggi in una scimmiottatura
spesso il tramite della ribellione: spontaneamente mediatica che mostra - nella studiata invasione del
ribelle è Julia, protagonista femminile di 1984. privato - stimmate autoritarie. Sopraffazione possi-
L’amore e la bellezza sono infatti, per loro natura, bile grazie a un tratto inquietante: il consenso delle
dei potenti nessi tra individui, in grado di sovrastare masse verso il potere e i suoi mezzi, la matura attra-
il legame al Partito Unico. Infine, atto supremo di zione per la schiavitù, compendiato nell’amore che,
ribellione è la scrittura, «questo potere supplemen- alla fine di 1984, Winston sviluppa per il Grande
tare, latente», afferma qualcuno nel Mondo nuovo. Fratello. Le distopie ci aiutano a comprendere me-
Perché ciò che il ribelle non può accettare è la restri- glio quale enorme differenza ci sia tra il concetto di
zione del pensiero, e in un mondo chiuso il solo mo- popolo e quello di massa, e quale vantaggio sia per il
92 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Da sinistra: George Orwell (1903-1950), pochi anni prima della morte; Evgenij Ivanovič Zamjatin (1884-1937); Aldous
Huxley (1894-1963), in un celebre scatto degli anni Trenta

Grande Fratello doversi confrontare, appunto, con e vediamo bene dove ci ha condotto: a una vita agita-
una massa e non con un popolo: la massa gli sorride, ta da calcoli venali, sommersa da un’ondata di beni-
e infine lo ama. paccottiglia, devastata da una raccapricciante classe
Se una cosa emerge dalle distopie letterarie è di potere che non è stata prodotta da un dispositivo
la loro prodigiosa capacità di profilarsi come sce- autoritario ma da un meccanismo costituzionale.
nari contemporanei ai totalitarismi del XX secolo Per finire: l’utopia andava d’accordo con la fio-
(«I nazisti tedeschi e i comunisti russi hanno me- rente economia e con i sogni; dove ci sono ristagno e
todi molto simili ai nostri», dice O’Brien in 1984), realismo maturo, non c’è utopia. Essa è anche una
ma curiosamente agiscono come presagi del tota- speranza di futuro, e noi non abbiamo futuro. Se
litarismo morbido che ha fatto seguito a quelli au- tutto questo non è sufficiente a denigrare l’utopia, a
toritari. renderla sospetta sì. La sola che oggi ci è permessa è
Poiché la comunità in cui viviamo è frutto di un la distopia: osservare il mondo irreggimentato e
sogno utopico del passato, non sono più possibili narrarne le oscenità. Più che sognare utopie, è forse
utopie. Oggi viviamo la realizzazione di quel sogno, bene dedicarsi a questo compito.

NOTA BIBLIOGRAFICA recchio posteriore a quella italiana in italiano da Lorenzo Gigli per la
Noi fu completato da Zamjatin uscita nel 1955 a Bergamo presso “Medusa” di Mondadori nel 1933.
nel 1921, la prima edizione uscì a Minerva Italica nella traduzione di 1984 di Orwell uscì a Londra nel
New York presso E.P. Dutton nel Ettore Lo Gatto. 1949 da Secker & Warburg in ben
1924 nella traduzione inglese di Il mondo nuovo di Aldous Huxley 27.000 copie; la traduzione italiana
Gregory Zilborg: la prima edizione in fu pubblicato a Londra nel 1932 da di Gabriele Baldini vide la luce poco
Unione Sovietica è del 1988, di pa- Chatto & Windus e subito tradotto dopo, nel 1950, nella “Medusa”.
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dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 95

SPECIALE V CENTENARIO UTOPIA (1516-2016)


FRA PAGINE E VERSI:
UTOPIA E LETTERATURA
Elementi e modi della letteratura utopica
MARCO CIMMINO

L
a letteratura può, talvol- mento del fantastico, è sempre
ta, essere una prigione esistito, anche se, fino alla metà
dalle pareti anguste: può del XIX secolo, non era stato ca-
rinchiudere l’anima del lettore talogato, incanalato, regolato.
in una gabbia. Molto più spesso, In alcuni casi, l’alchimia mira-
per fortuna, la letteratura spa- colosa che, in circostanze parti-
lanca all’umanità nuovissimi colari, mescola quanto di razio-
cieli in cui, liberamente, posso- nale e quanto di fantasioso al-
no fluttuare o sfrecciare i pen- berga in ognuno di noi, ha pro-
sieri degli uomini, altrimenti dotto delle visioni più articola-
costretti alla bassura dal peso te: visioni sociali, politiche, re-
del mondo reale. Fu Baudelaire, lazionali. Questa è l’utopia, che,
in un certo senso, a postulare già nel nome, rivela la propria
per primo la scientificità del- meravigliosa nostalgia di
l’immaginario: a disegnare la un’esistenza impossibile e mai
mappa dell’indisegnabile, sug- potuta, di un paradiso perduto
gerendo misteriose corrispon- ineluttabilmente.
denze tra le pieghe dei nostri ri- In definitiva, l’utopia è
cordi e delle nostre sensazioni, e trasformando la un’idea metareligiosa: non necessariamente per-
realtà fenomenica in una capsula che contiene, ché propali argomenti religiosi o catechistici, ma
contro ogni legge fisica, tutto un universo regola- perché religioso, nel senso arcaico del termine, è
to sinesteticamente da questi invisibili legami. Ma il suo slancio verso una perfezione umana, che so-
l’aspirazione al fantastico - dirò meglio - il senti- lo l’idea di provenire da una natura divina può ge-
nerare; e che, contemporaneamente, la logica di-
ce essere semplice astrazione, puro sogno. In un
Sopra: frontespizio dell’Arcadia di Jacopo Sannazaro, certo senso, gli utopisti avrebbero voluto, con lo
nell’edizione aldina del 1514. Nella pagina accanto: lettera strumento della ragione, modellare quanto di me-
dedicatoria di Tommaso Moro a Pieter Gilles, presente no ragionevole si possa concepire: un mondo per-
nella terza edizione dell’Utopia (Basilea, 1518) fetto, la città di Dio, il paradiso in terra. Eppure,
96 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Da sinistra: François de Fenelon, in un ritratto della prima metà del XVIII secolo conservato a Estourmel; Tiziano Vecellio
(1480 ca.-1576), presunto ritratto di Jacopo Sannazaro, Londra, Hampton Court. Nella pagina accanto: frontespizio della
seconda edizione dell’Utopia (Parigi, 1517)

nella sua formidabile capacità di anticipare il futu- Un’isola remota, inconoscibile, ignota ai portola-
ro, Dante aveva individuato esattamente il limite ni e alle carte nautiche: un luogo introvabile, fuori
dell’utopia, descrivendo l’uomo di fronte al miste- da ogni rotta, cui, per solito, si giunge soltanto per
ro: travolto da un turbine, quando osi troppo, ina- una fortunata coincidenza di casi irripetibili.
deguato intellettualmente, quando, invece, si sfor- Nell’utopia letteraria si uniscono, indissolubil-
zi di capire, di quadrare il cerchio. mente, elementi dell’epica e della politica: Odis-
Ma l’utopia non può accettare questi limiti: la seo e Platone.


realtà aristotelica, così ordinata e matematica, non
può rispondere alla domanda di evasione dal male
quotidiano (oppure, semplicemente, dal confor- Non a caso, furono letture di viaggi immagi-
mismo, dalla banalità o dalla noia) che anima il nari a ispirare a Thomas More la sua Utopia, come
fantastico utopico. Dunque, la letteratura utopica fu la Politeia platonica a determinarne la tensione e
deve, necessariamente, sfuggire ai canoni del- il carattere socio-politico; e, allo stesso modo,
l’universo umano: deve portarci altrove. Di qui nacquero da una matrice epico-geografica alcuni
nasce uno degli elementi fondamentali dell’imma- tra i più celebri romanzi utopici del passato: la
ginario utopistico in letteratura: l’idea dell’isola. Nuova Atlantide di Bacone, le Aventures di Féne-
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 97

lon, via via, fino ai celebri esempi di narrativa uto- migliore: quindi, tecnicamente, The country of the
pica o distopica dei tempi moderni, da Wells a Hu- blinds di Wells o il New World di Huxley non appar-
xley e da Hesse alla fantascienza di Heinlein, pas- tengono all’utopia quanto alla sua antagonista.
sando dal Gulliver di Swift. Va da sé che, proce- Queste, tuttavia, sono forse distinzioni un po’ cap-
dendo verso il nostro presente, l’immaginario ziose: tecnicismi che esulano dallo scopo di questo
utopico abbia assorbito pregi e difetti della lette- brevissimo intervento, che mira, in definitiva, a
ratura moderna, in senso generale: un poco alla indicare il vettore su cui si muove l’immaginario
volta, il punto focale è passato dalla filosofia alla letterario utopistico e non una casistica di generi.
politica o, se si preferisce, a partire dall’afferma- L’idea di chi scrive, in fondo, è semplice: muoven-
zione del Positivismo, da un ideale etico di società do dall’opera di Thomas More, possiamo indivi-
a un’idea sociologico-antropologica di utopia. In- duare una serie di aspetti ricorrenti, se non addi-
somma, anche il fantastico utopico ha dovuto ac- rittura fondanti, della letteratura fantastica con
cettare le leggi della scienza: anzi, le ha dilatate, inclinazione utopistica.
creando una nuova forma di libertà creativa, con la E questi aspetti riguardano, innanzitutto,
fantascienza, ossia l’antidoto moderno alle pastoie l’ambiente in cui questa particolare sensibilità
del pensiero materialista e scientista, e basato, in narrativa si sviluppa, che è, quasi sempre, un am-
un certo senso, sui principi omeopatici. biente vissuto come opprimente o, in ogni caso in-
Quella porta spalancata da Baudelaire e, in
qualche modo, ridimensionata dal progresso
scientifico, è stata riaperta grazie all’utopia super-
scientifica, in opere satiriche, come Brave new
world, di Huxley o sociofantastiche come Atlas
Shrugged della Rand. Così, la semplice utopia, la
descrizione di un mondo fantastico e migliore, si
è, col tempo, arricchita e, talvolta, impreziosita,
assumendo, di volta in volta, i contorni cupi della
fantapolitica, come, appunto, nei romanzi di Hu-
xley oppure quelli diafani di Das Glasperlenspiel di
Hesse: si sono sviluppate tracce succedanee del
fantastico utopico, come l’ucronia, che altro non è
che un’utopia della storia (si pensi a L’An 2440, rê-
ve s’il en fut jamais, romanzo ucronico di Mercier
che, nel 1770, immaginava di collocare la sua Pari-
gi ideale nel futuro, anziché nell’altrove) o come la
distopia, che ne è il negativo, come Mr. Hyde lo è
del Dr. Jekyll. Perché, in realtà, oltre all’elemento
fantastico, quel che caratterizza la narrativa utopi-
stica è l’ottimismo, la fiducia nel futuro dell’uma-
nità: l’utopia è ottimista e progressista per defini-
zione, come la distopia è, nel profondo, pessimista
e conservatrice.
L’isola, il nuovo mondo utopico, è un posto
98 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Dall’alto in senso orario: Étienne Carjat, Charles Baudelaire (1862 ca.); copertine della prima edizione della trilogia de
Il Signore degli Anelli di Tolkien (Londra, George Allen & Unwin, 1954-1955); Louis-Sebastian Mercier, in una incisione
della fine del XVIII secolo; John Ronald Reul Tolkien (1892-1973), fotografato nel suo studio

soddisfacente, rispetto alle aspirazioni, tanto eti- Facendo un passo in avanti, si potrebbe dire
che quanto artistiche, degli autori: caso emblema- che l’utopia nasca dalla delusione di razionalisti e
tico è l’Inghilterra vittoriana, come nel caso di di scientisti che scoprano i limiti umani di ragione
Erewhon di Butler o di News from Nowhere di Mor- e scienza e utilizzino entrambe per costruirsi un
ris. In un certo senso, è come se l’utopia nascesse mondo di fantasia, che risponda alla loro fame di
per saziare un profondo bisogno di eticità e, al verità e di giustizia: innamorati delusi, insomma,
contempo, di libertà narrativa, di scrittori dotati figli di Schopenhauer più che di Comte o Spencer.
parimenti di grandi doti d’immaginazione e di so- E, quindi, la narrativa utopistica, in fondo, altro
lide basi logico-scientifiche. non sarebbe che letteratura d’amore: amore per
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 99

l’umanità, invece che per la belle dame sans merci. di un genere che, oggi, definiamo ‘horror’, i cui
Un altro elemento dell’utopia è quello, come maestri indiscussi furono Poe e Lovecraft, il pro-
si era accennato poco sopra, della nostalgia: no- tagonista/scopritore, l’Odisseo di turno, ha un ca-
stalgia, beninteso, di tipo squisitamente fantasti- rattere, al contempo, fortemente razionale e
co, nel senso di un rimpianto di un’età dell’oro che scientificamente curioso, e una carica morale a
non è mai esistita, esattamente come nel caso tutta prova. Questo lo porterà, quale che sia la di-
dell’Arcadia di Sannazaro, che diede la stura a due- namica della narrazione, a prendere, progressiva-
cento anni di vagheggiamenti pastorali. mente, coscienza di una realtà altra: ad accettare
Certo, associare le accademie settecentesche che esistano altri presupposti e altri parametri, eti-
alla letteratura utopistica può apparire azzardato: ci, scientifici, storici, sociali, rispetto a quelli con-
tuttavia, se si esclude l’elemento politico, che i pa- siderati eterni e invariabili dal mondo da cui egli
stori arcadi certamente trascurarono, la matrice provenga. E questo, ovviamente, permette al rac-
epistemologica è la stessa. Un’età dell’oro e un conto di essere educativo senza essere narcotico.
luogo che non sono mai esistiti, ospitano una so- Perché la narrativa fantastica, sia pure utopistica e
cietà ideale, ignara di morte, dolore, ingiustizia: dichiaratamente politica, deve essere gradevole,
un ou-topos in un ou-cronos. Non a caso, molto spes- deve essere bella, deve appassionare: deve essere,
so i romanzi utopici moderni sono ambientati in insomma, arte e non soltanto scienza o propagan-
luoghi immaginari che, tuttavia, richiamano, più o da. Alla fine di questo breve percorso, dunque, sia-
meno evidentemente, atmosfere di epoche stori- mo tornati al punto di partenza: alla letteratura,
che passate, quasi a voler ricreare una sorta di all’arte. Perché, a differenza di politici, sociologi,
‘ustoria’. scienziati di ogni indirizzo e convinzione, gli scrit-
Terzo fattore chiave della narrativa utopica è tori devono, in primo luogo, rispondere alla pro-
quello ideologico o, perlomeno, ideale: l’utopia ha pria esigenza artistica: devono dare corpo alla pro-
sempre una valenza sociale o politica, che trasfor- pria imperiosa necessità narrativa.


ma la vera e propria creazione fantastica in apolo-
go, con finalità, se non educative, perlomeno
esemplari. Insomma, l’utopia piega il fantastico a Questo non andrebbe mai dimenticato.
scopi morali: da questo punto di vista, con qualche L’utopia letteraria nasce - quando nasce - dalla sin-
forzatura, possiamo ascrivere al genere perfino tesi miracolosa tra queste due anime, difficilmente
opere insospettabili, come The Lord of the Rings di conciliabili: quella razionale, che cerca di sistema-
Tolkien, che contiene tanto elementi ucronici che tizzare un’idea, e quella fantastica, che, viceversa,
utopici e ha, evidentemente, una forte tensione cerca di comunicare una sensibilità, una visione.
morale e, addirittura, religiosa. Se questo accade, le parole, come guglie di
Ultimo elemento costitutivo della letteratura una cattedrale, slanciano verso il cielo un tempio
fantastico-utopistica è il meccanismo narrativo, consacrato all’umanità, come avrebbe potuto es-
che è analogo, sovente, a quello di molte opere di sere, se non fosse stata così terribilmente umana.
fantascienza o di narrativa horror, ovvero l’ele- E all’uomo, disperatamente incatenato alla pro-
mento scatenante della storia: il colpo di scena che pria natura terrena, non rimane che sognare
cambia l’apparente ordine delle cose. un’isola dove si viva un’esistenza perfetta, nella
Proprio come nel caso dei romanzi fanta- giustizia e nell’amore. L’isola di Utopia. Perché,
scientifici (di certa fantascienza, naturalmente: come diceva il poeta: «il sogno è l’infinita ombra
pensiamo a Dick, a Van Vogt, a Sturgeon), ovvero del vero».
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 101

SPECIALE V CENTENARIO UTOPIA (1516-2016)


ADDITIONAL LOCATION
FOR MORE’S UTOPIA
Catalogo delle edizioni alla Biblioteca di via Senato (sec. XVI-XX)
GIANCARLO PETRELLA

I
l patrimonio librario della rimediare neppure in anni recen-
Biblioteca di via Senato re- ti. Mancano infatti le prime tre
stituisce una trentina di edi- edizioni in ordine cronologico
zioni di Tommaso Moro, frutto dell’Utopia, a cominciare dal-
di acquisti mirati e distribuiti nel l’agognata princeps stampata a
corso di alcuni decenni, che of- Lovanio nel 1516 di cui sopravvi-
frono oggi un quadro nient’affat- vono una trentina di esemplari.2
to disprezzabile della fortuna a Non v’è traccia neppure della se-
stampa dell’autore inglese. Non conda edizione parigina del 1517
che possano incrementare la fon- (il cui tasso di sopravvivenza sem-
damentale bibliografia allestita bra fermarsi a meno di una decina
negli anni Sessanta del secolo di esemplari)3 né tantomeno del-
scorso da Reginald W. Gibson,1 le due definitive edizioni impres-
ma di certo forniscono ulteriori se a Basilea da Johann Froben a
dati utili a ragionare sulla circola- pochi mesi di distanza nel 1518.4
zione e conservazione delle edi- Va inoltre segnalata, per onestà
zioni di Thomas More. Dirò su- bibliografica, la mancanza di tre
bito che il nucleo, ahimè, è segnato da altrettanto delle principali traduzioni: quella tedesca di Clau-
palesi assenze - di quelle che fanno stringere il cuore dius Cantiuncula pubblicata a Basilea per i tipi di
al collezionista, per intenderci - cui non si è riusciti a Johann Bebel nel 1524,5 la versione in francese di
Jean Leblond pubblicata a Parigi nel 1550,6 e quella
Sopra: Utopia di Tommaso Moro cancelliere d’Inghilterra, in inglese di Ralph Robinson stampata a Londra nel
Milano, Vincenzo Ferrario, 1821, frontespizio. Nella pagina 1551.7 A parziale conforto di quanto sin qui dichia-
accanto: Erasmus Roterodamus - Thomas More, Morias rato, va però segnalata l’estrema rarità nelle biblio-
enkomion: stultitiae laudatio. Desiderii Erasmi declamatio: teche italiane delle edizioni d’Oltralpe: della prin-
editio castigatissima. Denuo recognovit A.G.M.Q. De optimo ceps di Lovanio non risultano, ufficialmente, che
reipublicae statu, deque nova insula Utopia, libri duo: autore due esemplari presso la Biblioteca Nazionale di Fi-
Thoma Moro angliae cancellario ... Cura & studio A.G.M.Q., renze e la Biblioteca Classense di Ravenna.8 Del-
London – Paris, Joseph Gerard Barbou, 1777. l’edizione parigina non risulta addirittura alcuna
102 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

copia (o almeno così dichiara SBN). Infine, della l’edizione precedente e ne sono invece aggiunti tre-
doppia edizione per i tipi di Froben del 1518, in Ita- dici nuovi. Il Froben scelse qui di inquadrare il fron-
lia si conservano otto esemplari di quella con data tespizio nella stessa elegantissima cornice disegnata
marzo 1518 e quattro esemplari (uno dei quali am- da Hans Holbein già impiegata nell’edizione del
piamente mutilo) dell’edizione con colophon novem- 1518 raffigurante, in bas de page, l’episodio, tratto
bre-dicembre 1518.9 dalle storie di Livio, di Muzio Scevola e Porsenna.
Denunciate le lacune, è ora invece tempo di Segnalo, per curiosità bibliofilica, che un raro esem-
passare a ciò che conserva la BvS. L’importanza del plare di quest’edizione si affaccia dal mercato anti-
nucleo è data innanzitutto da tre altrettanto signifi- quario inglese alla cifra di oltre 13.000 sterline.11
cative edizioni, magari con minore appeal bibliofili- Il terzo titolo del catalogo delle edizioni di
co rispetto alle famigerate prime edizioni dell’Uto- Thomas More alla BvS è rappresentato da un’altra
pia, ma ognuna delle quali gode di un’indiscussa im- edizione bibliograficamente strategica, vale a dire la
portanza editoriale. Procediamo con ordine. Ad prima traduzione in italiano dell’Utopia, opera di
aprire la raccolta, e di conseguenza il catalogo che Ortensio Lando, impressa a Venezia nel 1548 per
qui in appendice si offre, è l’edizione datata 1516 conto del poligrafo fiorentino Anton Francesco
(quindi coeva alla princeps lovaniense dell’Utopia) di Doni. Per una curiosa coincidenza l’esemplare - che
alcuni dialoghi di Luciano di Samosata tradotti in si aggiunge dunque alla quindicina di copie sin qui
latino da Erasmo e Tommaso Moro per i tipi dell’of- censite in biblioteche italiane -12 appartenne al li-
ficina manuziana (ma Aldo era già scomparso da cir- braio e bibliografo Giuseppe Martini (1870-1944),
ca un anno). L’edizione rappresenta il miglior viati- il cui archivio bibliografico proprio la BvS si aggiu-
co per entrare nel recinto delle edizioni dell’Utopia, dicò all’asta Bolaffi alcuni anni fa. L’ultima delle edi-
poiché Luciano rappresenta sicuramente una delle zioni cinquecentesche possedute è l’altrettanto si-
fonti del romanzo filosofico di Thomas More. La gnificativa silloge degli opera omnia di Thomas Mo-
scelta di accostare un esemplare di quest’edizione a re, comprensiva, oltre che dell’Utopia, anche degli
quelle, cronologicamente posteriori, dell’Utopia ap- scritti ‘minori’ tra cui due epistolae fino ad allora ine-
pare quindi ragionevolissima. Sarebbe stato interes- dite, stampata a Basilea da Nikolaus Episcopius nel
sante affiancare a quest’edizione quella che la con- 1563. La copia tradisce alcuni marks in books che la-
correnza fiorentina, ossia i Giunti, mise sul mercato sciano trasparire un percorso piuttosto accidentato
tre anni più tardi. La nuova edizione, oltre a ripro- in area anglosassone prima di riparare sugli scaffali
porre gli scritti di Luciano tradotti da Erasmo e della BvS: già del clan scozzese degli Johnstone, co-
Tommaso Moro, aggiungeva infatti in appendice me da ex libris araldico con motto «Nunquam non
l’Utopia, che veniva pertanto offerta in anteprima a paratus», passò poi al medico e bibliofilo inglese
quella fetta del pubblico italiano ancora ignaro delle Charles Bernard (1652-1710), medico personale di
novità d’Oltralpe. Come si è intuito anche que- Sua Maestà Queen Anne, la cui collezione andò di-
st’edizione, di cui non si conoscono che sei copie in spersa all’asta nel 1711. La raccolta prosegue con tre
biblioteche italiane,10 è però assente nella BvS. Il nu- edizioni seicentesche tascabili dell’Utopia che danno
cleo delle edizioni di Tommaso Moro prosegue in- bene il polso della fortuna europea del trattato nel
vece con l’edizione autonoma e definitiva degli Epi- secolo decimosettimo: rispettivamente Francofor-
grammata clarissimi disertissimique viri Thomae Mori te, Johann Saur e Peter Kopf, 1601 (nell’esemplare
Britanni, licenziata a Basilea nel 1520 da Johann con legatura coeva in piena pergamena appartenuto
Froben che già li aveva stampati due anni prima in al legista tedesco Franz Casimir Heuchelin, autore
appendice all’edizione dell’Utopia. In questa edizio- di alcuni trattati giuridici); Milano, Giovanni Batti-
ne sono omessi tre degli epigrammi pubblicati nel- sta Bidelli, 1620 e quella nel minutissimo formato da
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 103

taschino in 24° (cm 9 x 4) Amsterdam, Jan Jansson, leggessero molti. Vorrei che si considerasse come
1631. Di quest’ultima la BvS possiede tre diversi siano antichi certi concetti, che oggi alcuni esalta-
esemplari, uno dei quali appartenuto al collezionista no e altri disprezzano, come nuovi. … Vorrei che si
napoletano Ciro de Sorti, come da ex libris intrec- vergognassero o almeno fossero svergognati e si
ciato con corona di spine e nastro e motto «OM- confondessero quegli odiosi che de’ mali pubblici
NIA VANITAS ET AFFLICTIO SPIRITUS». non pur vivono ma trionfano. … Un Tommaso
Con le successive edizioni siamo già nel pieno Set- Moro, già esercitato in molte ambascerie, poi inal-
tecento. Nel fondo antico della BvS se ne indivi- zato all’amministrazione di un gran regno, non
duano tre diverse. In ordine, l’edizione olandese credette indecente a un Ministro il filosofare, non
in 12° (Amsterdam 1730) della traduzione france- credette ridicolo in un uomo di stato il riprendere
se dell’Utopia approntata dal benedettino Nicolas pubblicamente come abusi alcune usanze le quali
Gueudeville (1652-1721)13 in un esemplare già con danno di moltissimi profittano a pochi, il mo-
nelle mani del giurista ginevrino François André strare necessarie e non difficili alcune riforme che
Naville (1752-1794), autore dell’Etat civil de Genè- sarebbero utili a tutti. Quando il gran Cancelliere
ve (1790), condannato a morte e fucilato nel 1792. nel 1516 proponeva nella sua graziosa Utopia il
Quindi, l’edizione londinese datata 1777 a cura di modello di un virtuoso e felice stato, era si può dir
Anne Gabriel Meusnier de Querlon (1702-1780), barbara l’Inghilterra: e fra quella tanta ferocia fa
nella quale l’Elogio della follia dell’amico Erasmo stupore la saviezza e la gentilezza del Moro. Ora
da Rotterdam precede il libellus di Thomas Mo- dopo trecento anni niuna parte di Europa è tanto
re.14 Infine, la prima edizione parigina (1780) - di proceduta nel viver civile che non possa ricono-
cui SBN censisce un solo esemplare in Italia pres- scerne quasi nuovi e tuttavia assai lontani gli ele-
so la Biblioteca Angelo Mai di Bergamo - della tra- menti in quel libretto. E pur troppo si rimarrà, chi
duzione approntata da Thomas Rousseau, che se- sa ancora per quanti anni o secoli, nella estimazio-
gna il rinnovato successo dell’opera all’alba della ne di un romanzo. Ma in tanta importunità di ro-
rivoluzione francese.15 L’esemplare appartenne, manzi di vani amori, e di strane o di sciocche av-
come da ex libris, al letterato e bibliofilo milanese venture, che tuttodì si stampano e si leggono, spe-
Francesco Cazzamini-Mussi (1888-1952), meglio riamo che tra gli Italiani non debbano mancare let-
noto come gran raccoglitore soprattutto di edizio- tori ad un antico romanzo di pubblica felicità».
ni quattrocentesche, oggi in buona parte alla Tri- La seconda edizione ottocentesca della BvS è
vulziana di Milano.16 Due sole le edizioni ottocen- datata 1863 e raccoglie, oltre al romanzo di Thomas
tesche, entrambe milanesi. La prima è quella del More, due altri titoli della letteratura utopistica: La
1821 per i tipi di Vincenzo Ferrario, l’editore del città del sole di Tommaso Campanella e La storia del
Conciliatore e della Ventisettana dei Promessi sposi. A reame degli orsi di Gaspare Gozzi. Il volume usciva
suggerirgli all’orecchio l’idea di ristampare l’Uto- nella collana Biblioteca Rara dell’editore Luigi Da-
pia era stato Pietro Giordani che firma infatti la let- elli con un appassionato proemio, a firma di Carlo
tera proemiale, cui segue un diffuso profilo biogra- Teoli, che giustifica l’accostamento del Moro a
fico dell’autore col titolo Notizia intorno a Tommaso Campanella, salutati entrambi come «veri precur-
Moro estratta dalle memorie della sua vita scritte da sori della redenzione sociale»: «Noi diamo qui in-
Arturo Cayley. Ben fece il Giordani a caldeggiarne sieme il Moro e il Campanella: il riformista un po’
la ristampa con parole che suonano ancora attuali e fantastico e il comunista strettamente logico. Ag-
potrebbero senza riserve andare in fronte a una giungiamo uno scherzo del Gozzi, che mostra come
nuova edizione per il Cinquecentenario: «credo anche ai più scapati baleni l’idea del perfezionamen-
che pochi oggidì leggano l’Utopia e vorrei che la to degli ordini e della vita sociale».
104 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

CATALOGO  2. THOMAS MORE  3. THOMAS MORE


Epigrammata clarissimi disertis- La Republica nuovamente ritro-
 1. LUCIANUS simique viri Thomae Mori Britanni, vata, del governo dell’isola Eutopia,
Luciani Opuscula Erasmo Rotero- Basel, Johann Froben, 1520. nella qual si vede nuovi modi di gover-
damo interprete. Toxaris, sive de ami- In 4°; lat. e gr.; pp. 115 [1]; fasc. nare stati, reggier popoli, dar leggi à i
citia. Alexander, qui et Pseudomantis. a-n4 o6; ill.: frontespizio inqua- senatori, con molta profondità di sa-
Gallus, sive Somnium. Timon, seu drato da bordura silografica a fir- pienza, storia non meno utile che ne-
Misanthropus. Tyrannicida, seu Pro ma Hans Holbein (iniziali HH) cessaria. Opera di Thomaso Moro cit-
tyrannicida. Declamatio Erasmi con- composta da un unico blocco con tadino di Londra, Venezia, [Anton
tra tyrannicidam. De ijs, qui mercede racemi, putti e scena raffigurante Francesco Doni], 1548.
conducti degunt. Et quaedam eiusdem l’episodio di Muzio Scevola e In 8°; cc. 60; fasc. A-G8 H4.
alia. Eiusdem Luciani Thoma Moro Porsenna nel montante inferio- EDIT16 CNCE 49218.
interprete, Cynicus. Menippus, sive re; iniziali silografiche a testo. Milano, BvS: legatura ottocente-
Necromantia. Philopseudes, seu Incre- VD16 M6296. sca in pieno marocchino rosso.
dulus. Tyrannicida. Declamatio Mori Milano, BvS: legatura in maroc- Dorso a nervetti con titolo in oro.
de eodem, Venezia, Andrea Torresa- chino blu a firma Bayntun-Riviè- Labbri e tagli dorati. Unghiatura
no ed eredi di Aldo Manuzio, 1516. re, che rimanda all’officina del- à dentelles. Supra libros MDU.
In 8°; cc. 236 [2], fasc. a-ff8 gg6. l’inglese George Bayntun (1873- Esemplare già del libraio e biblio-
EDIT16 CNCE 36166. 1940), una delle più celebri libre- grafo Giuseppe Martini (1870-
Milano, BvS: legatura seicentesca rie e legatorie d’Oltremanica; ti- 1944), come da sue note mano-
in piena pergamena semirigida tulus impresso in oro al dorso; su- scritte in lapis grigio e rosso; note
con titolo manoscritto al dorso. pra libros MDU. di possesso al frontespizio par-
zialmente cancellate.

 4. THOMAS MORE
Thomae Mori, Angliae orna-
menti eximii, Lucubrationes, ab in-
numeris mendis repurgatæ. Utopiae
libri II. Progymnasmata. Epigram-
mata. Ex Luciano conversa quædam.
Declamatio Lucianicæ respondens.
Epistolæ. Quibus additæ sunt duæ
aliorum epistolæ, de vita, moribus et
morte Mori, adiuncto rerum notabi-
lium indice, Basel, Nikolaus Epi-
scopius, 1563.
In 8°; pp. [32] 530 [46]; fasc. a-b8

Thomas More, Utopia (tr. Jean


Leblond), Parigi, Charles l’Angelier,
1550, incipit libro II
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 105

a-z8 A-N8; ill. (a c. d3r silografia a


piena pagina raffigurante l’Uto-
pia).
VD16 M6302; ADAMS M1752.
Milano, BvS: legatura seicentesca
in piena pergamena rigida con ti-
tolo manoscritto al dorso. Ex libris
araldico della famiglia scozzese
Johnstone con motto «Nunquam
non paratus». Al verso dell’ultima
carta appunto d’acquisto «purch:
Bernards Auctn., p: 2s-2d» che ri-
manda alla vendita della bibliote-
ca appartenuta al medico e biblio-
filo inglese Charles Bernard
(1652-1710), medico personale di
Sua Maestà Queen Anne, avvenu-
ta nel marzo 1711.

 5. THOMAS MORE Da sinistra: Luciani Opuscula Erasmo Roterodamo interprete... Eiusdem Luciani
Illustris Viri Thomae Mori Regni Thoma Moro interprete, Venezia, Andrea Torresano ed eredi di Aldo Manuzio,
Britanniarum Cancellarii, De optimo 1516, frontespizio (es. Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, AO IX 38);
reipublicae statu, deque insula Utopia, Thomas More, Utopia, Amsterdam, Jan Jansson, 1631
libri duo: scriptum vere aureum, nec
minus salutare, quàm festivum, quod
ex Erasmi Roterodami, Guilielmi Bu-  6. THOMAS MORE  7. THOMAS MORE
dæi, aliorumque magnorum virorum Illustris viri Thomae Mori ... De Thomae Mori Utopia, a mendis
commendationibus, quæ epistolis præ- optimo reipublicae statu, de que nova vindicate, Amsterdam, Jan Jans-
fixis continentur, liquidum dubitanti- insula Utopia, libri duo ... , Milano, son, 1631.
bus evadet, Frankfurt, Johann Saur Giovanni Battista Bidelli, 1620. In 24°; pp. 263 [1]; fasc. A-Q8 R4,
e Peter Kopf, 1601. In 12°; pp. [6] 228 [2]; fasc. A-I12 antiporta incisa, frontespizio cal-
In 12°; pp. 299 [1]; fasc. A-M12 N6. K10. cografico.
VD17 23:283342H SBN IT\ICCU\NAPE\024466 SBN IT\ICCU\PARE\023172
Milano, BvS: legatura coeva in pie- registra sei copie in biblioteche censisce 5 esemplari in Italia.
na pergamena rigida con doppia fi- pubbliche italiane. Milano, BvS: legatura coeva in
lettatura a secco, unghiatura e trac- Milano, BvS: legatura coeva in marocchino bordeaux. Cornice di
ce di due bindelle. Tagli rossi. Nota piena pergamena semirigida con doppi filetti in oro ai piatti. Fregi
di possesso datata del legista tede- titolo manoscritto al dorso e al ta- in oro al dorso. Tagli goffrati e do-
sco Franz Casimir Heuchelin glio inferiore. Al contropiatto bo- rati. Secondo esemplare in lega-
(«Franciscus Casimirus Heuchelin okplate di Mary August Elton con tura coeva in pergamena semirigi-
Anno 1672»). Duplicato della motto «non norunt haec monu- da con tracce del titolo mano-
«Stadtbibliothek Frankfurt a.M.». menta mori». scritto al dorso. Terzo esemplare
106 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

sta ginevrino François André Na-


ville (1752-1794), autore dell’Etat
civil de Genève (1790), condannato
a morte e fucilato nel 1792. In testa
al frontespizio, in parte rifilata, ul-
teriore firma di possesso, non
identificata, «François Billiet».

 9. ERASMUS ROTERODAMUS -
THOMAS MORE
Morias enkomion: stultitiae lau-
datio. Desiderii Erasmi declamatio:
editio castigatissima. Denuo recogno-
vit A.G.M.Q. De optimo reipublicae
statu, deque nova insula Utopia, libri
duo: autore Thoma Moro angliae can-
cellario ... Cura & studio A.G.M.Q.,
London - Paris, Joseph Gerard
Barbou, 1777.
Utopia di Tommaso Moro cancelliere d’Inghilterra, Milano, Vincenzo Ferrario, In 12°; 2 parti in 1 volume; pp. xvi,
1821, premessa del Giordani 169, [3]; xxviii 204; fasc. a8 A-G12
H2; π2 a12 A-H12 I6; antiporta inci-
in legatura coeva in piena perga- plan d’une République dont les loix, les sa raffigurante «La pazzia regina
mena semirigida con titolo mano- usages & les coûtumes te[n]dent uni- del mondo» incisa su rame da Jo-
scritto al dorso. Cornici di fregi quement à rendre heureuses les Socie- seph De Longueil su disegno di
manoscritti ai piatti. Ex libris in- tez qui les suivront. Traduite en fran- Hubert François Gravelot (1699-
trecciato con corona di spine e na- çois par Mr. Guedeville, et enrichie de 1773); vignette incise a testo.
stro, nel nastro motto «OMNIA figures en taille-douce, Amsterdam, SBN IT\ICCU\UBOE\028066
VANITAS ET AFFLICTIO François L’Honoré, 1730. censisce 5 esemplari in Italia.
SPIRITUS» e nel cartiglio «EX In 12°; pp. [8] CIII [1] 364; 16 cc. Milano, BvS: legatura coeva in
LIBRIS CYRI de SORTIS» del di tavole; fasc. π2 †2 *-****12 *****4 pieno vitellino con cornice di fre-
bibliofilo napoletano Ciro de A-P12 Q2; ill.: frontespizio rosso e gi ai piatti. Fregi al dorso e titolo
Sorti, frammenti della cui colle- nero, antiporta calcografica, inci- su tassello bordeaux. Tagli spruz-
zione riemergono, oltre che alla sioni su rame a piena pagina a te- zati. Labbri ed unghiatura in oro.
Biblioteca Nazionale di Napoli sto. Esemplare su carta azzurrina a
(F. Doria 4. 36), anche sul mercato SBN IT\ICCU\LO1E\005053 pieni margini. Secondo esempla-
antiquario. censisce 8 esemplari in Italia. re (contenente solo la seconda
Milano, BvS: legatura coeva in pel- parte Thomas More, De optimo
 8. THOMAS MORE le, con filetti e titolo in oro al dor- reipublicae statu, deque nova insula
Idée d’une Republique heureuse: so. Tagli blu. Segnacolo in seta az- Utopia, libri duo): legatura nove-
ou L’utopie de Thomas Morus, zurra staccato. Al contropiatto an- centesca in mezzo marocchino
chancelier d’Angleterre. Contenant le teriore nota di possesso del giuri- rosso con angoli. Dorso a nervetti
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 107

con titolo in oro. Esemplare con Campanella su tavole fuori testo. Sonzogno, 1906 (Biblioteca Uni-
barbe a pieni margini. SBN IT\ICCU\NAP\0028851. versale, 241).
Milano, BvS: legatura in mezza pp. 96 [4].
 10. THOMAS MORE pergamena coeva; titoli in oro al SBN IT\ICCU\RAV\1248639.
Tableau du meilleur gouverne- dorso su tasselli in marocchino ros- Milano, BvS: brossura editoriale.
ment possible, ou l’utopie de Thomas so e verde.
Morus, Paris, Louis Alexandre  14. THOMAS MORE
Jombert, 1780.  13. THOMAS MORE The Utopia of Sir Thomas More,
In 12°; pp. [4] 339 [1]. L’Utopia. Ovvero dell’ottimo sta- London, MacMillan and Co.,
SBN IT\ICCU\LO1E\046023 to di repubblica e della nuova isola 1937. Introduzione a cura di H. B.
censisce un solo esemplare presso Utopia. Milano, Società editrice Cotterill. Traduzione a cura di
la Biblioteca Angelo Mai di Ber-
gamo.
Milano, BvS: legatura coeva; Erasmus Roterodamus - Thomas More, Morias enkomion: stultitiae laudatio.
esemplare con ex libris Cazzami- Desiderii Erasmi declamatio: editio castigatissima. Denuo recognovit A.G.M.Q. De
ni-Mussi. optimo reipublicae statu, deque nova insula Utopia, libri duo: autore Thoma Moro
angliae cancellario ... Cura & studio A.G.M.Q., London – Paris, Joseph Gerard
 11. THOMAS MORE Barbou, 1777
Utopia di Tommaso Moro cancel-
liere d’Inghilterra, Milano, Vincen-
zo Ferrario, 1821.
In 12°; pp. [4] CIV 150 [2]; fasc. π2
a-h6 i4 1-126 134.
SBN IT\ICCU\TO0E\016781
Milano, BvS: esemplare con barbe
in brossura editoriale. Titolo al
dorso e al piatto anteriore. Sul piat-
to posteriore della brossura l’indi-
cazione «Prezzo italiane lir. 2.50».

 12. THOMAS MORE (CON:


TOMMASO CAMPANELLA, GA-
SPARO GOZZI)
L’utopia ovvero La Repubblica in-
trovabile: versioni italiane nuova-
mente rivedute e corrette di Tommaso
Moro. La città del sole di Tommaso
Campanella; aggiuntavi La storia del
reame degli orsi di Gaspare Gozzi,
Milano, G. Daelli e C., 1863 (Bi-
blioteca rara 11).
pp. XXIII 189. Ritratti di Moro e
108 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

Ralph Robinson. A sinistra e nella pagina accanto:


pp. 218. Francesco Sansovino, Del governo dei
Edizione non registrata in SBN. regni et delle republiche così antiche
Milano, BvS: legatura editoriale come moderne Libri XVIII, Venezia,
in tela. Giovanni Battista e Melchiorre Sessa,
1567, frontespizio e incipit del
 15. THOMAS MORE capitolo XVIII contenente la
L’Utopia o la miglior forma di re- traduzione italiana dell’Utopia
pubblica. Versione e saggio introdutti-
vo di Tommaso Fiore.
Bari, G. Laterza & Figli, 1942 (Bi- lusconi. Traduzione di Luigi Fir-
blioteca di cultura moderna, 377). po. Edizione a tiratura limitata
pp. CVI 159. (500 copie) ad personam.
SBN IT\ICCU\RMS\0171536. pp. XV 295.
Milano, BvS: brossura editoriale. SBN IT\ICCU\SBL\0323872.
Milano, BvS: esemplare 178/500;
 16. THOMAS MORE SBN IT\ICCU\FER\0085397. legatura in pelle, in custodia.
L’Utopia, [Roma], Colombo, Milano, BvS: brossura con alette.
1945 (Collana degli Utopisti, 5).  22. THOMAS MORE
Prefazione a cura di Alberto Savi-  19. THOMAS MORE Nell’orto degli ulivi: Expositio Pas-
nio. Traduzione a cura di Roberto Utopia, Barcelona, Bosch, sionis Domini (1534-35), Milano,
Bartolozzi. 1977. Edizione a cura di Joaquim Edizioni Ares, 1985 (Emmaus,
pp. 19, 207. Mallafrè Gavaldà. Testo bilingue collana di spiritualità. Nuova se-
SBN IT\ICCU\RAV\0184984. inglese-spagnolo e versione latina. rie). Traduzione di Marialisa Ber-
Milano, BvS: due copie, in brossu- pp. 457. tagnoni.
ra editoriale. Edizione non registrata in SBN. pp. 138.
Milano, BvS: brossura editoriale. SBN IT\ICCU\RAV\0050286.
 17. THOMAS MORE Milano, BvS: brossura editoriale.
Utopia, Roma, Angelo Signo-  20. THOMAS MORE
relli, 1952. Edizione a cura di Et- Utopia, Vicenza, Neri Pozza,  23. THOMAS MORE
tore Albino. Traduzione di Gio- 1978 (Nuova Biblioteca di Cultu- Utopìa, Madrid, Alianza edito-
vanni Rulli. ra, 38). Edizione a cura di Luigi rial, 1986 (El libro de bolsillo.
pp. XVIII 105. Alcune tavole in Firpo. Seccion Clasicos, 1008). Edizione
b/n fuori testo. pp. XXIV 316; tavole in b/n fuori a cura di Pedro Rodrìguez Santi-
SBN IT\ICCU\CSA\0017976. testo. driàn.
Milano, BvS: brossura editoriale. SBN IT\ICCU\LIA\0202676. pp. 214.
Milano, BvS: brossura con so- SBN IT\ICCU\IEI\0410225
 18. THOMAS MORE vraccoperta. (ed. 1984).
Lettere della prigionia, Torino, Milano, BvS: brossura editoriale.
Boringhieri, 1968 (Enciclopedia  21. THOMAS MORE
di autori classici, 1). Utopia, Vicenza, Neri Pozza,  24. THOMAS MORE
pp. 126. 1978. Introduzione di Silvio Ber- Utopia, Madrid, Ediciones
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 109

Rialp, 1989 (Colección Tomás rati, titoli e fregi in oro, unghiatura tore, 1991. Edizione privata com-
Moro, 4). Edizione a cura di An- ai contropiatti, risguardi in seta, posta e stampata su carta velata
drés Vázquez de Prada. labbri decorati da filetto in oro, ta- avorio espressamente fabbricata
pp. 206. glio superiore dorato. Brossure dalla Cartiera Magnani - Val di Pe-
SBN IT\ICCU\IEI\0416750. editoriali grigio chiaro incluse. In scia, a cura di Luigi Maestri per Pu-
Milano, BvS: brossura editoriale. custodia cartonata marmorizzata, blitalia ’80.
Due esemplari. con unghie in pelle. Esemplare con pp. XIX [1] 436 [4].
barbe. SBN IT\ICCU\RML\0067861.
 25. THOMAS MORE Esemplare n. 2/2 su carta Hodo- Milano, BvS: legatura editoriale
Utopia, Alpignano, Alberto Tal- mura. Brossura editoriale color in pelle su cartoncino. Esemplare
lone, 1989. Edizione a cura di Lui- avorio, con titoli in rosso e nero. con barbe. Titolo in oro al dorso.
gi Firpo. Edizione a tiratura limita- Sovraccoperta in velina protetti- Logo Fininvest impresso sul piat-
ta di 633 esemplari numerati in ci- va. Con barbe. to anteriore. In custodia cartona-
fre arabe: 487 su carta velina Ma- Esemplare n. 11/120 su carta San- ta con unghie in pelle. Segnalibro
gnani avorio, 120 su Sant’Ilario t’Ilario bianca. Brossura editoria- in seta dorata.
bianca, 24 su Sant’Ilario teintée, 2 le color ecrù, con titoli in rosso e Secondo esemplare in legatura edi-
su Hodomura del Giappone. nero. toriale in mezza pelle su cartonci-
Composta a mano con i caratteri Esemplare n. 363/487, su velina no. Esemplare con barbe. Titolo in
tondi e corsivi corpo 12 fusi nelle Magnani avorio. Brossura crema, oro al dorso. Logo Fininvest im-
matrici tratte dai punzoni originali titoli in rosso e nero al piatto an- presso sul piatto anteriore. In cu-
incisi a Londra da William Caslon teriore. Esemplare con barbe. stodia cartonata con unghie in pel-
tra il 1716 e il 1728. le. Segnalibro in seta dorata.
pp. 224 [12].  26. THOMAS MORE
SBN IT\ICCU\CFI\0185804. Utopia: de optimo reipublicae sta-  27. THOMAS MORE
Milano, BvS: cinque diversi tu, Milano, Silvio Berlusconi Edi- Utopia: de optimo reipublicae sta-
esemplari. tu, Milano, Silvio Berlusconi Edi-
Esemplare n. I/24 su carta Sant’Ila- tore, 1991. Edizione privata com-
rio teintée con legatura d’amatore posta in monotype con carattere
(firmata Alain Devauchelle 1992) a Baskerville e stampata presso la Ti-
imitazione di legatura monastica in pografia Campi su carta Marfil.
mezzo vitellino su assi di legno con pp. XIX [1] 436.
margine esterno verticale in pelle Milano, BvS: legatura editoriale in
ad imitazione serpente. Dettagli in mezza pergamena su cartoncino.
pelle e metallo a imitazione di una Esemplare con barbe. Titolo in oro
legatura monastica. Sguardie in ca- al dorso. Logo Fininvest impresso
moscio. Brossure editoriali incluse. sul piatto anteriore. tagli superiori
In custodia. in oro. In custodia cartonata.
Esemplare n. I/2 su carta Hodo-
mura. Legatura in pieno marocchi-  28. THOMAS MORE
no verde smeraldo, cornice dorata Utopía de optimo reipublicae statu,
ai piatti, dorso a quattro nervi, Milano, Silvio Berlusconi Editore,
scomparti incorniciati da filetti do- 1991. Traduzione di Andrés Váz-
110 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

quez de Prada. Edizione privata fia). Edizione a cura di Massimo


promossa da Publitalia ’80 e Pu- Baldini.
bliespaña, composta in monotype pp. 95. Alcune illustrazioni in b/n
con carattere Baskerville e stam- nel testo.
pata presso la Tipografia Campi SBN IT\ICCU\PUV\0309620.
su carta avorio Sicars. Milano, BvS: brossura editoriale.
pp. XVI 384 [4].
Milano, BvS: legatura editoriale  31. THOMAS MORE
in pergamena piena su cartonci- Lettera ad Antonio Bonvisi, Mi-
no. Esemplare con barbe. Titolo Thomas More, Utopia, Hammersmith, lano, Edizione privata, 2000. Edi-
in oro al dorso. Logo Fininvest Kelmscott Press, 1893, colophon zione privata impressa in 300
impresso sul piatto anteriore. Se- esemplari.
gnalibro in seta blu. Tagli supe- pp. [20].
riori in oro. In custodia cartonata Cartiere Miliani di Fabriano. SBN IT\ICCU\MIL\0642472.
blu con unghie in pelle. pp. XXV [1] 438 [8]. Milano, BvS: brossura con alette.
SBN IT\ICCU\LIA\0076512.
 29. THOMAS MORE Milano, BvS: brossura editoriale  32. THOMAS MORE
Utopia. De optimo reipublicae sta- avorio, bordo nero al dorso e sul Preghiere e lettere dalla Torre,
tu, Milano, Silvio Berlusconi Edi- profilo esterno dei piatti. Titolo Venosa, Edizioni Osanna, 2000
tore, 1993. Traduzione di Dome- in nero. Con alette. Secondo (Polline, 24). Introduzione di
nico Magnino. Seconda edizione esemplare. Carlo Carena. Traduzione e note
promossa da Publitalia ’80, com- di Vincenzo Pepe.
posta con il carattere Garamond  30. THOMAS MORE pp. 99.
tondo e corsivo e stampata da Rug- L’Utopia, Roma, Armando edi- SBN IT\ICCU\MOD\0596447.
gero Olivieri su carta Palatina delle tore, 1996 (I Classici della filoso- Milano, BvS: brossura con alette.

9
NOTE SBN IT\ICCU\BVEE\009044; IT\IC- Club des Jacobins,«Moreana», 49 (1976),
1
R.W. GIBSON, St. Thomas More: a pre- CU\MODE\040060. pp. 79-86; M.-C. PHÉLIPPEAU, The French
10
liminary bibliography of his works and of EDIT16 CNCE 50616. Translations of Thomas More’s Utopia,
11
Moreana to the year 1750 with a bibliogra- London, Sokol Books. Early Books «Utopian Studies», 27/2 (2016), pp. 300-
phy of Utopiana compiled by R. W. Gibson and Manuscripts (ottobre 2016). L’esem- 307.
16
and J. Max Patrick, New Haven – London, plare, come da ex libris, appartenne alla A. LEDDA, Per la biblioteca di Francesco
Yale University Press, 1961. collezione del Duke of Devonshire’s a Chat- Cazzamini Mussi (1888-1952). Censimen-
2
USTC 400360. sworth. to degli incunaboli in Trivulziana e osserva-
3 12
USTC 144673. EDIT16 CNCE 49218; SBN zioni sulla loro provenienza, «Libri & Docu-
4
VD16 M6299-6300; USTC 630792, IT\ICCU\TO0E\017348. menti», XXXIX, 2013, pp. 201-244, cui si ag-
13
630793. SBN IT\ICCU\LO1E\005053. giunga, per qualche esemplare sfuggito, G.
5 14
VD16 M6304; USTC 703719. SBN IT\ICCU\UBOE\028066 censisce PETRELLA, Collezioni e collezionisti di incu-
6
USTC 20697. 5 esemplari in Italia. naboli nella Milano del Sei-Settecento. II.
7 15
USTC 504664. J. GURY, Thomas More traduit par Incunaboli in casa Trivulzio, «La Bibliofilia»,
8
SBN IT\ICCU\RAVE\058069. Thomas Rousseau ou une Utopie pour le CXVIII, 2016, pp. 123-203: 180 nota 72.
dicembre 2016 – la Biblioteca di via Senato Milano 111

BvS: il ristoro del buon lettore



Bovio: un’utopia con vista
sulla Langa da Barolo
Storie di piccoli capolavori di perfezione culinaria
GIANLUCA MONTINARO

C’
è quel luogo. Quello
gione propizia, da una enorme
spazio (soprattutto
mentale) ove «tutto si grattata di tartufo bianco) quanto
ingentilisce e il terreno si colora di il sempre invitante vitello tonna-
verde». Ove gli abitanti sono to ‘alla vecchia maniera’ o il pre-
«gente alla mano e spiritosa, ope- zioso fritto di funghi porcini. Due
rosa, contenta di divertirsi nonché grandi classici, come i succulenti
resistente alla fatica fisica quando tagliolini ai ‘40 tuorli’ e il sontuo-
Ristorante Bovio
necessario», felici della loro con- Via Alba, 17 bis so risotto con cuore di fonduta
dizione, come i cittadini di Uto- La Morra (Cn) (accompagnati dall’immancabile
pia, l’isola descritta nell’omonima Tel. 0173/590303 trifola), conducono al principe-
opera di Tommaso Moro (libro sco secondo piatto, che non può
che la Biblioteca di via Senato pos- che essere il capretto d’alta Langa
siede in svariate edizioni, fra cui sto». Così, come i fortunati viag- arrostito al forno con verdure.
quella della Silvio Berlusconi Edi- giatori che approdano a Utopia, Un buon «vino d’uva» di
tore, stampata a Milano nel 1991, qui altri viaggiatori possono so- queste terre sarà certo ottimo
secondo tomo della collana “Bi- stare, incontrando una cucina di compagno di viaggio. Così, sce-
blioteca dell’Utopia”). vaglia (curata nella scelta della gliendo da una vastissima cantina
Così, salendo gli ampi tor- materia prima e quindi nella sua (che, con grande profondità di
nanti che portano a La Morra, corretta ‘interpretazione’) e at- annate, spazia dal Piemonte ai
cintato paese di Langa, si percorre tenzioni di gran garbo e civiltà. grandi cru francesi), ci si potrebbe
quel luogo, sospeso in un bucolico Tutto parla di Langa, qui. Una orientare verso un grande Barolo,
spazio di «viti, alberi da frutto, piccola utopia, ove tradizione e magari di Bartolo Mascarello, af-
verdura e fiori» che sembra allun- rispetto, eleganza e misura pro- finato per almeno dieci anni. Di
gare verso l’infinito nell’ininter- manano da ogni dove. struttura monumentale, questa
rotto susseguirsi di colli e balze. Il nobile caminetto acceso, bottiglia, si rivela, con riservatez-
Lì, posta sul pendio, a mezza le comode poltroncine del salot- za, nelle setose pieghe recondite,
costa, si incontra, «bella a veder- to, le ampie vetrate sulla vallata nelle sottili avvolgenze tanniche,
si», una bianca casa moderna. La sottostante, i tavoli tondi e ben di- nella mineralità sinuosa intessuta
famiglia Bovio l’ha eletta a raffina- stanziati, sono i prodromi di me- di morbidezza, nella lunghissima
to sito di gusto per tutti coloro che morabili esperienze. Ad aprire il scia gustolfattiva. La «felicità
credono che «la felicità dell’uomo pasto potrebbero essere tanto la umana» è così raggiunta, in que-
consiste nel piacere buono e one- battuta di Fassone (servita, in sta- sto piccolo angolo di utopia…
112 la Biblioteca di via Senato Milano – dicembre 2016

CLAUDIO ANTONIO MARCO CIMMINO GUIDO DEL GIUDICE GIANFRANCO


BONVECCHIO CASTRONUOVO Marco Cimmino Guido del Giudice DE TURRIS
Claudio Bonvecchio Antonio Castronuo- (Bergamo, 1960). Sto- (Napoli, 1957), medico e Ha lavorato in Rai dal
è Professore Ordinario vo (1954), bibliofilo e rico, membro della So- studioso della filosofia 1983 al 2009, come vi-
di Filosofia delle Scien- saggista, dirige varie cietà Italiana di Storia del Rinascimento, è ce-caporedattore dei
ze Sociali nell’Univer- collane per la Editrice Militare e socio acca- considerato uno dei più servizi culturali del
sità degli Studi dell’In- la Mandragora di Imo- demico del Gruppo profondi conoscitori Giornale Radio. Ha
subria (Varese) dove è la e collabora con pa- Italiano Scrittori di della vita e dell’opera di ideato e condotto la tra-
anche Coordinatore recchie riviste. Montagna, si occupa Giordano Bruno. smissione di approfon-
del Dottorato in Filoso- Tra i suoi titoli: Libri prevalentemente di A lui si devono le dimento culturale L'Ar-


fia delle Scienze Sociali da ridere: la vita e i libri Grande Guerra. prime traduzioni ita- gonauta, con cui ha vin-
e Comunicazione Sim- di Angelo Fortunato Collaboratore Rai, liane del Camoeracen- to nel 2004 il Premio
bolica. Formíggini (2005); scrive su molte testate. sis Acrotismus (2008), Saint-Vincent di gior-
È Direttore Scienti- Macchine fantastiche Membro del comitato della Summa termino- nalismo.
HANNO fico della rivista «Me- (2007); Alfabeto Ca- scientifico del Festival rum metaphysicorum Si occupa di politica
COLLABORATO tabasis». Autore di in- mus (2011); Ossa cer- Internazionale della (2010) e degli Articuli culturale da un lato e di
numerevoli saggi e velli mummie e capelli Storia di Gorizia, è uno adversus mathemati- letteratura dell'Imma-
A QUESTO pubblicazioni, è diret- (Quodlibet 2016). dei responsabili del cos (2014). ginario dall'altro, scri-
NUMERO tore di svariate collane Traduttore dal fran- progetto èStoriabus. Tra le sue numerose vendo di questi argo-
editoriali per varie case cese, ha da ultimo Tra i suoi saggi più pubblicazioni si ricorda- menti su quotidiani,

 editrici.
È Member dell’Advi-
sory Board della Era-
pubblicato L’incendio e
altri racconti di Irène
Némirovsky, Il cervello
recenti: La conquista
dell’Adamello (2009),
Da Yalta all’11 settem-
no: La coincidenza degli
opposti (2005), Io dirò la
verità (2012) e Il profeta
settimanali e mensili,
nonché su enciclopedie
e dizionari, dirigendo ri-
nos Foundation di non ha pudore di Jules bre (2010) e La conqui- dell’universo infinito viste e collane, curando
Ascona (Svizzera). Renard, Fisiologia del sta del Sabotino (2015). l'edizione e l'introduzio-
flâneur di Louis Huart. (2012), finalista al pre- Dal 1998 cura il sito ne di centinaia fra ro-
mio Acqui Storia 2013. internet www.giorda- manzi e saggi, e pubbli-
nobruno.com, punto di cando una quindicina di
riferimento per appas- libri. È direttore respon-
sionati e studiosi di tut- sabile della rivista «An-
to il mondo. tares».

DIEGO FUSARO CARLO GAMBESCIA MASSIMO GATTA TEODORO KLITSCHE GIANCARLO GIANLUCA
Diego Fusaro (Tori- Carlo Gambescia è Massimo Gatta DE LA GRANGE PETRELLA MONTINARO
no, 1983) insegna Sto- nato e risiede a Roma. (1959) ricopre l’incari- Teodoro Klitsche de Giancarlo Petrella Gianluca Montinaro
ria della Filosofia pres- Sociologo. Ha all’attivo co, dal 2001, di biblio- la Grange (Roma (1974) è dal 2002 do- (Milano, 1979) è docen-
so l’Università Vita-sa- tra testi scritti, curati e tecario presso la Bi- 1948), giurista, avvo- cente a contratto presso te a contratto presso
lute San Raffaele di tradotti alcune decine blioteca d’Ateneo cato, direttore del tri- l’Università Cattolica di l’università IULM di Mi-
Milano. È attento stu- di volumi. dell’Università degli mestrale di cultura po- Milano-Brescia. Attual- lano.
dioso della ‘filosofia Collabora con pub- Studi del Molise dove litica «Behemoth». mente insegna presso Storico delle idee, si
della storia’ e delle blicazioni scientifiche ha organizzato diverse Tra i suoi libri recen- l’Università degli Studi di interessa ai rapporti fra
strutture della tempo- italiane e straniere e mostre bibliografiche ti: Il salto di Rodi Bergamo. Nel 2013 ha pensiero politico e uto-
ralità storica, con par- non disdegna di scrive- dedicate a editori, edi- (1999), Il doppio Stato conseguito l’abilitazione pia legati alla nascita
ticolare attenzione per re, se capita, su quoti- toria aziendale e (2001), Apologia della scientifica nazionale per del mondo moderno.
il pensiero di Fichte, diani e riviste. aspetti paratestuali del cattiveria (2003), L’in- la I fascia (Prof. Ordina- Collabora alle pagine
Hegel, Marx, Gentile e Tra i suoi ultimi vo- libro (ex libris). ferno dell’intellettuale rio). È autore di un centi- culturali del quotidiano
Gramsci, per la ‘storia lumi: Metapolitica; A Collabora alla pagi- (2007), Intervista sullo naio di contributi e mo- «il Giornale».
dei concetti’ (Begriff- destra per caso; Cen- na domenicale de «Il Stato (2009). Ora è in nografie (tra le più re- Fra le sue monogra-
sgeschichte) tedesca e tralità marginali; Libe- Sole 24 Ore» e al perio- uscita Funzionarismo centi Uomini, torchi e li- fie si ricordano: Lettere
per il marxismo. ralismo triste. Quando dico «Charta». È diret- (Liberilibri) anticipato bri nel Rinascimento, di Guidobaldo II della
Ha curato l’edizione richieste, svolge con- tore editoriale della ca- su «la Biblioteca di via 2007; Fra testo e imma- Rovere (2000); Il car-
bilingue di diverse sulenze editoriali. sa editrice Biblohaus di Senato». gine. Stampe popolari teggio di Guidobaldo II
opere di Marx. Dal Nel tempo libero Macerata specializzata del Rinascimento, 2009; della Rovere e Fabio Ba-
2006 dirige la collana “I che gli resta, poco per in bibliografia, bibliofi- La Pronosticatio di Jo- rignani (2006); L’epi-
cento Talleri” della casa la verità, scrive sul suo lia e “libri sui libri” hannes Lichtenber- stolario di Ludovico
editrice Il prato di Pa- blog: http://carlogam- (books about books), e ger, 2010; Gli incunaboli Agostini (2006); Fra Ur-
dova. besciametapolitics2pu fa parte del comitato della biblioteca del Se- bino e Firenze: politica e
È il curatore del pro- ntozero.blogspot.it/ direttivo del periodico minario Patriarcale di diplomazia nel tramon-
getto internet ‘La filo- «Cantieri». Venezia, 2010; L’oro di to dei della Rovere
sofia e i suoi eroi’ Numerose sono le Dongo, 2012; I libri nella (2009); Ludovico Ago-
(www.filosofico.net) sue pubblicazioni e i torre: La biblioteca di Ca- stini, lettere inedite
suoi articoli., stel Thun, 2015; À la (2012); Martin Lutero
chasse au bonheur. I libri (2013); L’utopia di Poli-
ritrovati di Renzo Bonfi- filo (2015).
glioli, 2016).
Un mondo
mondo di
d divertimento

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