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Il medico prescriverà l’impiego dell’emotrasfusione, nei casi in cui vi sia necessità di:
o intervenire negli stati di anemia grave, per mantenere un corretto
trasporto dei gas respiratori;
o correggere stati emorragici e/o di disturbi della coagulazione;
o sopperire ad una deficienza del sistema immunitario;
o ripristinare/mantenere la volemia.
In quanto prodotto biologico, il sangue non sarà mai completamente privo di rischi;
per prevenire il maggior numero di complicanze si seguono procedure specifiche
di tipizzazione e screening anticorpale che prevedono:
o determinazione del gruppo sanguigno (A, B, 0) e del tipo Rh (positivo o
negativo) del donatore;
o determinazione del gruppo sanguigno (A, B, 0) e del tipo Rh (positivo o
negativo) del ricevente;
o test per rilevare eventuale presenza di malattie infettive;
o ricerca degli anticorpi irregolari;
o prove di compatibilità maggiore (cross-match).
In merito a situazioni particolari (testimoni di Geova su tutti), si ricorda che una eventuale trasfusione
senza consenso espresso risulta lecita solo in caso di “stato di necessità” (che alla lettera dell’art. 54 c.p.
è da intendersi come pericolo grave e imminente per la vita).