Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
LE FONDAMENTA
RETORICHE
DELLA SOCIETÀ
Morte e resurrezione
di una teoria dell’ideologia
A cura di
Marco Tabacchini
MIMESIS
Original title: The rhetorical foundations of society. First published by Verso 2014
© Ernesto Laclau 2014 - All rights reserved
INTRODUZIONE 31
1. MORTE E RESURREZIONE DELLA TEORIA DELL’IDEOLOGIA 41
2. SUI NOMI DI DIO 67
3. ARTICOLAZIONE E LIMITI DELLA METAFORA 83
4. POLITICHE DELLA RETORICA 109
5. ANTAGONISMO, SOGGETTIVITÀ E POLITICA 129
6. ETICA, NORMATIVITÀ ED ETERONOMIA DELLA LEGGE 155
7. PERCHÉ COSTRUIRE UN “POPOLO” È IL PRINCIPALE COMPITO
DELLA POLITICA RADICALE 167
8. UN’ETICA DELL’IMPEGNO MILITANTE 209
9. NUDA VITA O INDETERMINAZIONE SOCIALE? 235
AVVERTENZA 249
PREFAZIONE
PER UNA NUOVA RETORICA DEL CONFLITTO*
* Il presente lavoro non sarebbe stato possibile senza la partecipazione, più o meno
manifesta, di tutti coloro che, in qualche modo e con la loro sensibilità insosti-
WXLELOHKDQQRFRVWLWXLWRXQFRVWDQWHLQYLWRDOODULÁHVVLRQH7UDTXHVWLYRUUHLULQ-
graziare Federico Zappino e Lorenzo Coccoli, Alice Cristini, Riccardo Panattoni
e Gianluca Solla, Enrico Manera e Pierandrea Amato, Alessandro Tommolini e
Silvia Uberti, Michel Surya e Meritxell Martinez, Alessandro Foladori. Un rin-
JUD]LDPHQWRYDLQÀQHDG$QQD0DULD6FKREHUSHUDYHULQYLWDWR/DFODXDWHQHUH
alcuni anni or sono, un seminario presso l’Università degli Studi di Verona: questa
traduzione è anche frutto di quell’incontro.
1 L. Wittgenstein, 5LFHUFKHÀORVRÀFKH, Einaudi, Torino 1967, p. 68.
2 Cfr. J. Butler, L’alleanza dei corpi, nottetempo, Milano 2017, pp. 245-305.
8 Le fondamenta retoriche della società
3 M. Garcés, The Inquiry after a Shared World, in V. Roma (a cura di), The
Unavowable Community, Institut Ramon Llull and Actar, Barcelona 2009, p. 142.
4 Ivi, p. 147.
M. Tabacchini - Prefazione 9
5 Ivi, p. 159.
6 M. Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, Bompiani, Milano 2005 p. 453.
7 M. Garcés, Noi, le nubi, Roma 2011, p. 5
10 Le fondamenta retoriche della società
2. È certo per il peso di questa tradizione sofferta che, ancora oggi, ogni
ricorso a quanto si presenta secondo una declinazione collettiva sembra
LQHOXWWDELOPHQWHPDUFDWRGDLWRQLGHOO·HQWXVLDVPRRGHOODGLIÀGHQ]DGHOOD
speranza o dell’orrore. Se i lavori di Ernesto Laclau sono oggi conosciuti,
o almeno così pare, se essi non cessano di essere interpellati e consultati8,
FRPHVHDYHVVHURÀQDOPHQWHUDJJLXQWRLOJLXVWRPRPHQWRGHOODORUROHJJL-
bilità, è forse proprio in virtù dei temi attorno a cui la sua scrittura sembra
raccogliersi: l’antagonismo, l’ideologia, l’egemonia e, soprattutto, il po-
pulismo. È certo quest’ultimo concetto, infatti, tra i numerosi che Laclau
KDVDSXWRULQYLJRULUHHQWURLOGLVFRUVRÀORVRÀFRGHOODFRQWHPSRUDQHLWjDG
aver segnato la recente fortuna del suo nome, ma anche, al contempo, una
certa opacità della sua proposta. Se, da un lato, la categoria di populismo,
nonché il tentativo di estendere le forme democratiche attraverso l’impiego
del concetto di “democrazia radicale”, hanno aiutato a ripensare le pratiche
collettive e i processi all’opera nell’invenzione di una politica capace di
generare nuove forme di soggettività, dall’altro la sua ricezione ha spesso
portato ad ascrivere la teoria di Laclau a un certo discorso ideologico (di
destra, se non, talvolta, criptofascista o criptocapitalista), o a saturarne le
variabili con contenuti ben precisi (nazionalismo, leadership, verticalità,
centralismo), rinunciando così a comprendere come questa tentasse di af-
frontare il campo generale di un’ontologia politica. Per quanto il ricorso
a un simile termine sembrasse già da sempre destinato a generare equi-
voci o sollevare sospetti, Laclau non ha mai posto in dubbio la validità di
tale impiego, impegnandosi piuttosto a estenderne la pertinenza ben oltre
l’insieme di pratiche e forze consuetamente associategli. Se la “ragione
populista” si è dimostrata inaggirabile per ogni tentativo di comprendere le
formazioni sociali dell’odierna società capitalista, così come le lotte popo-
lari e democratiche che in questa premono da più fronti in direzione di un
cambiamento, è precisamente dovuto al fatto che un simile concetto, lungi
GDO ULGXUVL DG DFFRPXQDUH VSHFLÀFL IHQRPHQL VWRULFL WHQWD GL GHÀQLUH OH
stesse condizioni di possibilità di qualcosa che si sottrae irrimediabilmente
alla presenza.
Questo perché il popolo di cui scrive Laclau non è una formazione spon-
tanea o naturale, né quel cosiddetto soggetto unitario prodotto dalla moder-
na dottrina statuale e posto sotto la tutela di un’«economia della sovranità
ottiene, allora, una simile mobilitazione? Come pensare un gesto che non
si risolva nel sancire l’esistente? Un gesto che non presupponga un popolo
e che, malgrado ciò, ne porti l’esigenza? In altri termini: come affrontare la
«questione cruciale» del politico, «consiste[nte] nel come concepire questo
momento costruttivo in grado di eccedere le possibilità ripetitive dischiuse
da un’impalcatura sociale sedimentata»15? Quali sono le condizioni di pos-
sibilità del nuovo?
A insistere nel pensiero di Laclau è proprio l’emergenza eccedente di ciò
che si presenta sotto l’aspetto del nuovo, ossia i movimenti di invenzione,
interruzione e alterazione che perturbano le strutture organizzanti le vite.
,OIDWWRFKHXQVLPLOHWHUPLQHVLGLPRVWULVHPSUHÁXWWXDQWHRVWLQDWDPHQ-
WHRWWXVRHUHIUDWWDULRDLWHQWDWLYLGLGHÀQLUQHRGHOLPLWDUQHLOVLJQLÀFDWR
non comporta, d’altra parte, alcuna concessione né a posizioni messianiche
né, tantomeno, nostalgiche. Al contrario, la sua emergenza non può che
esporre il carattere aperto e incompleto del sociale, già da sempre striato
e frastagliato dalla presenza di forze antagonistiche nonché dall’instabilità
delle sue componenti. Si tratta, in altri termini, di una posizione che tenta di
affermare la radicale contingenza di ogni identità sociale e, al contempo, la
QHFHVVLWjVWUDWHJLFDGHOODVXDSDU]LDOHÀVVD]LRQHËSHUTXHVWRPRWLYRFKH
lungi dal costituire una chiusura deterministica, la prospettiva ontologica
avanzata da Laclau esige un potenziamento della capacità di cogliere le
intensità vive del politico – ossia di dar senso all’irruzione del nuovo senza
saturare quanto di inatteso questo reca con sé – là dove qualcosa emerge in
PRGRLQDVSHWWDWRHLQFDOFRODELOHSHUWXUEDQGRFLzFKHÀQRDGDOORUDVHP-
EUDYD LUULPHGLDELOPHQWH VHGLPHQWDWR H FULVWDOOL]]DWR 6L SRWUHEEH SHUÀQR
DYDQ]DUHO·LSRWHVLFKHSURSULRLOIDWWRFKHLVLJQLÀFDQWLYXRWLULFKLHVWLGDO
progetto populista di costruzione di un popolo mancante – quegli artefatti
simbolici in grado di riunire gli elementi eterogenei in un unico processo di
VRJJHWWLYD]LRQH²VLDQRVWDWLVSHVVRLGHQWLÀFDWLFRQLQRPLGHLOHDGHURFRQ
i loro corpi, indichi non solo l’incapacità di concepire nella sua estensio-
QHSURSULDODUDJLRQHSRSXOLVWDPDVRSUDWWXWWRODGLIÀFROWjGLSHQVDUQHOH
dinamiche sotto la cifra del nuovo. Contro una simile tendenza – la quale,
LQ XOWLPD LVWDQ]D ÀQLVFH SHU OLTXLGDUH LO SROLWLFR QHOO·DXWRPDWLVPR R QHO
destinale – Laclau non cesserà di riaffermare che la stessa «possibilità di
8QRGHLPRWLYLFHQWUDOLGHOODÀORVRÀDGL/DFODXFRQVLVWHQHOUDSSRU-
to tra i processi di soggettivazione e il terreno critico su cui questi si di-
spiegano. Esso attraversa i suoi lavori costituendo il punto privilegiato di
SDVVDJJLR WUD L GLIIHUHQWL GLVFRUVL FKH Ou VL LQWUHFFLDQR TXHOOR ÀORVRÀFR
come quello psicoanalitico e quello linguistico). Ad accomunare la varietà
di simili discorsi è proprio la ricerca di una modalità di pratica politica che
eviti i rischi dell’essenzialismo e del riduzionismo su cui si era arenata la
tradizione marxista. L’ontologia politica di Laclau può essere considerata,
infatti, come una macchina decostruttiva mossa contro la tentazione di an-
corare ogni elemento del politico alla sua salda essenza di classe. Il canone
PDJJLRUHGHOPDU[LVPRVLHUDLQIDWWLHGLÀFDWRVXOO·LPPDJLQHGLXQVRJJHWWR
privilegiato dell’emancipazione, un attore necessario dall’immensa porta-
WDWHOHRORJLFDFKHDYUHEEHSRODUL]]DWRRJQLFRQÁLWWRHQWURO·DPELWRGHOOD
lotta di classe. Un simile soggetto, tuttavia, non avrebbe retto a lungo di
fronte alla decomposizione di quell’omogeneità sociale che aveva marcato
l’estensione del dominio capitalistico: la «centralità ontologica della classe
operaia», dunque la sua elezione a supporto universale per ogni anelito
di emancipazione, si sarebbe presto infranta contro la «proliferazione di
lotte»17 che, come altrettante forze in grado di produrre nuove posizioni
soggettive, andavano perturbando dall’interno la società capitalistica. A
fronte del determinismo economico e del riduzionismo classista che per-
meavano la teoria marxista lungo tutto il corso del Novecento, contraddi-
VWLQWLGDXQDÀGXFLDLQFUROODELOHLQTXHOFDUDWWHUHQHFHVVDULRGHOOD6WRULDFKH
avrebbe garantito a priori la trasparenza degli agenti politici e dei soggetti
storici, il carattere anomalo ed eccezionale dei rapporti che si andavano
dispiegando, persino nell’ambito dell’antagonismo e dell’azione rivoluzio-
naria, costringeva a ripensare ogni operatività politica in assenza di una
salda leggibilità dei tempi. Costringeva, in altre parole, a pensare in termini
di interruzione e dislocazione anziché di continuità e progresso, in termini
di rottura e non di linearità. L’irreparabile destituzione di ogni discorso
che ambisse a rivelare il fondamento ultimo della realtà rendeva sempre
16 Id., 1HZ 5HÁHFWLRQV RQ WKH 5HYROXWLRQ RI 2XU 7LPH, Verso, London-New York
1990, p. 41.
17 E. Laclau, C. Mouffe, Egemonia e strategia socialista. Verso una politica
democratica radicale, il Melangolo, Genova 2001, p. 38.
14 Le fondamenta retoriche della società
PDQXWURQROHSLOXFLGHSUHRFFXSD]LRQLQHLFRQIURQWLGLXQFRQÁLWWRGDJOL
esiti del tutto incerti: se, da un lato, una simile emergenza di posizioni
particolari e disperse ha costituito il terreno favorevole per l’invenzione
di nuove soggettività politiche, dall’altro ha presto alimentato il duplice
SHULFRORGLXQSURJHWWRGLXQLÀFD]LRQHWRWDOLWDULDGHOVRFLDOHFRQGRWWRVH-
condo il registro fascista dell’omogeneizzazione e del bando, così come
di una chiusura monadica di tali posizioni entro il cerchio immunitario di
un’identità mitizzata.
È da qui che prende avvio, assieme alla rilettura delle opere di Gramsci,
la proposta di una politica egemonica, ossia in grado di articolare gli ele-
menti non totalizzati dell’eterogeneità sociale verso un nuovo processo di
soggettivazione comune. Ripensare ogni gesto politico a partire dall’etero-
JHQHLWjGHJOLHOHPHQWLFKHFRVWHOODQRLOVRFLDOHVLJQLÀFKHUjDOORUDULSHQ-
sare un discorso in grado di articolare simili elementi «a partire da, e non
contro, la proliferazione dei particolarismi emersi nelle ultime decadi»21.
Non è un caso che, con Laclau, a essere riproposti siano proprio quei con-
cetti gramsciani – come egemonia, volontà collettiva, guerra di posizione
– volti a concepire una teoria circa i modi e le implicazioni con cui con-
durre una lotta emancipatoria nelle condizioni di un dominio contraddi-
VWLQWRGDOO·LQXWLOL]]DELOLWjWDQWRVWRULFDTXDQWRVWUDWHJLFDGHOODÀGXFLDLQ
una rigida concezione classista, dimostratasi incapace di leggere la trama
FRQWHPSRUDQHDGHOOHFRQÁLWWXDOLWj22. Laclau suggerisce di considerare una
simile irruzione dell’eterogeneità come il primo segnale dell’impossibilità
di ottenere discorsivamente una società piena, ossia concepita come una
totalità oggettiva e omogenea, con una limpida partizione protetta contro
ogni eccesso o variazione: «più il “fondamento” del sociale è messo in
questione, meno le pratiche sociali sedimentate saranno in grado di assicu-
UDUHODULSURGX]LRQHVRFLDOHHPDJJLRULVDUDQQRJOLDWWLGLLGHQWLÀFD]LRQHH
intervento politici socialmente richiesti»23. In altri termini, la totalità della
VRFLHWjQRQSLJDUDQWLWDQHOODVXDTXDOLWjGLIRQGDPHQWRÀQLVFHSHUVR-
vrapporsi all’orizzonte. L’impossibilità di garantire alla politica un simile
fondamento indiscusso, anziché portare all’abbandono di ogni pretesa di
totalità, procede di pari passo con il moltiplicarsi di una simile richiesta,
al punto tale che, ben lungi dal poterne decretare la mera assenza, la so-
24 Infra, p. 146.
25 Cfr. Id., Il soggetto della politica, la politica del soggetto, in Id., Emancipazione/i,
Orthotes, Napoli 2012, p. 78.
26 Id., La ragione populista, cit., p. 66.
27 Sull’opportunità di privilegiare, in un contesto segnato dalla contingenza e dalla
plurivocità dei processi di soggettivazione, il concetto di LGHQWLÀFD]LRQH rispetto
a quello di identità, (tanto da spingerci a considerare «un soggetto per il quale
QRQ YL q >@ QHVVXQD LGHQWLWj PD VROR LGHQWLÀFD]LRQHª >infra, p. 141]), si veda
quanto scrive Judith Butler in Corpi che contano. I limiti discorsivi del sesso,
)HOWULQHOOL0LODQRS©OHLGHQWLÀFD]LRQLDSSDUWHQJRQRDOO·LPPDJLQDULR
sono tentativi fantasmatici di allineamento, di fedeltà, coabitazioni ambigue e
transcorporee che sconvolgono l’io; esse sono la sedimentazione del “noi” nella
VWUXWWXUD]LRQHGLRJQL´LRµ/HLGHQWLÀFD]LRQLQRQVRQRPDLFRPSOHWHHGHÀQLWLYH
vengono ricostruite di continuo».
M. Tabacchini - Prefazione 17
28 A. Gramsci, Note sul Machiavelli, sulla politica e sullo Stato moderno, Einaudi,
Torino 1966, p. 22.
29 M. Martelli, Gramsci. Per una teoria marxista della soggettività, in B. Muscatelli (a
cura di), Gramsci e il marxismo contemporaneo, Editori Riuniti, Roma 1990, p. 183.
30 Per un’ampia panoramica, si vedano le divergenti posizioni esposte in L. Gruppi,
Il concetto di egemonia in Gramsci, Editori Riuniti, Roma 1972; G. Bonomi,
Partito e rivoluzione in Gramsci, Feltrinelli, Milano 1976; B. De Giovanni,
V. Gerretana, L. Paggi (a cura di), Egemonia Stato partito in Gramsci, Editori
Riuniti, Roma 1977.
18 Le fondamenta retoriche della società
31 C. Mouffe, Hegemony and ideology in Gramsci, in Ead. (a cura di), Gramsci and
Marxist Theory, Routledge & Kegan Paul, London 1979, p. 186. Su questo punto
si veda la ricostruzione di A. Davidson, Gramsci nel mondo anglosassone, in B.
Muscatelli (a cura di), Gramsci e il marxismo contemporaneo, cit., pp. 205-212.
32 E. Laclau, La struttura, la storia, il politicoLQ%XWOHU/DFODXæLçHNDialoghi
sulla Sinistra, cit., p. 210. Il passo continua con la seguente affermazione: «Questo
è il mio problema con una categoria come la “lotta di classe”: tende ad ancorare
il momento della lotta e dell’antagonismo all’identità settoriale di un gruppo,
PHQWUHRJQLORWWDVLJQLÀFDWLYDWUDVFHQGHOHLGHQWLWjVHWWRULDOLSHUWUDVIRUPDUVLLQ
una complessa “volontà collettiva”».
M. Tabacchini - Prefazione 19
GHOODVWUXWWXUDOjGRYHODFRVWHOOD]LRQHGLLGHQWLÀFD]LRQLFKHODLQIRUPDQR
tende a smagliarsi sotto il peso delle tensioni che alimenta.
Questa prospettiva si dimostra pertanto incompatibile anche con ogni
riduzionismo classista, dal momento che gli elementi a cui si riferisce non
soltanto non presentano in sé alcuna connotazione di classe – connotazione
che, ricorda Laclau, «è solo il risultato dell’articolazione di simili elementi
in un discorso ideologico concreto»33 – ma non presentano nemmeno alcun
senso intrinseco o antecedente rispetto a quanto determinato dalla loro ar-
ticolazione stessa con altri elementi. In tal senso, ogni lotta egemonica sarà
contraddistinta dai tentativi, compiuti dalle soggettività antagonistiche in
JLRFRGLFRQTXLVWDUHDOODSURSULDFDXVDTXHVWLVWHVVLHOHPHQWLÀVVDQGRQH
LOVLJQLÀFDWRHJDUDQWHQGRQHGLFRQVHJXHQ]DXQDVSHFLÀFDDSSDUWHQHQ]D
entro un certo discorso. D’altra parte, è la loro stessa presenza nel campo
discorsivo a presentarsi come la necessaria condizione per un’eventuale
articolazione e, dunque, per una politica propriamente egemonica. Già con
Egemonia e strategia socialistaHUDVWDWRGLPRVWUDWRFRPHDOODÁXWWXD]LR-
QH GL VLJQLÀFDWR GHJOL HOHPHQWL GLVSHUVL QHO GLVFRUVR VL DFFRPSDJQDVVH
un’altrettanto radicale indeterminazione degli effettivi attori sociali presi
nel gioco egemonico: dal momento che la pratica egemonica consisteva
nell’articolazione contingente di elementi altrettanto instabili, ogni stabi-
lizzazione egemonica degli antagonismi si presentava ormai come il risul-
tato di un’interazione plurale e incalcolabile, e non come la diretta conse-
JXHQ]DGLXQDFRQÀJXUD]LRQHDSULRULVWLFDPHQWHGHÀQLWD,QWDOVHQVRVHLO
marxismo classico restava saldamente ancorato al postulato di una parti-
zione fondativa tra classi, a cui sarebbe corrisposta un’altrettanto fondativa
distribuzione classista degli elementi ideologici, Laclau e Mouffe si sono
VSLQWLÀQRDOSXQWRGLQHJDUHODSUHVHQ]DGLXQTXDOFKHDJHQWHSULYLOHJLDWR
delle lotte egemoniche, dal momento che queste ultime sono potenzial-
mente in grado di includere e articolare qualsiasi elemento circolante nel
campo discorsivo.
Proprio in tale direzione muovono le precise scelte concettuali adottate
dai due autori, interessate a garantire la massima mobilità di pensiero en-
tro un contesto di lotte tanto cangiante: «chiameremo articolazione tutte
33 E. Laclau, Fascism and Ideology, in Id., Politics and Ideology in Marxist Theory,
cit., p. 99. Sull’intima complicità della doppia valenza, tanto locutoria quanto
connettiva, che il termine “articolare” presenta in inglese come in italiano, si
veda S. Hall, Sul postmodernismo e la teoria dell’articolazione, in Id., Politiche
del quotidiano. Culture, identità e senso comune, il Saggiatore, Milano 2006, pp.
177-199.
20 Le fondamenta retoriche della società
quelle pratiche che stabiliscono una relazione tra gli elementi tale che le
ORURLGHQWLWjVLPRGLÀFKLQRFRPHFRQVHJXHQ]DGHOODSUDWLFDDUWLFRODWRULD
Chiameremo discorso la totalità strutturata che risulta dalla pratica artico-
latoria. Chiameremo momenti le posizioni differenziali quando appaiono
articolate all’interno di un discorso. Chiameremo invece elemento ogni
differenza che non è articolata discorsivamente»34. Egemonica sarà quella
SUDWLFDLQJUDGRGLÀVVDUHSLRPHQRVWDELOPHQWHJOLHOHPHQWLFLUFRODQWL
QHOVRFLDOHHQWURXQDFDPSRGLVLJQLÀFD]LRQHGDWR²HQWURXQGLVFRUVR²DO
ÀQHGLSURGXUUHXQDQXRYDIRUPD]LRQHHJHPRQLFDHGXQTXHXQDGLIIHUHQWH
partizione sociale. Ecco allora che ogni discorso «si costituisce come un
WHQWDWLYRGLGRPLQDUHLOFDPSRGHOODGLVFRUVLYLWjGLDUUHVWDUHLOÁXLUHGHOOH
differenze, di costruire un centro»35GLVWLQJXHQGRVLFRVuSHUODVXDHIÀFDFLD
QHOWUDFFLDUHTXHOFRQÀQHFKHSHUPHWWHO·DSSDUL]LRQHGLXQ´SRSRORµ/·DQ-
tagonismo, se si vuole tale, esige allora la costruzione di una discorso spe-
ciale e inaudito, poiché propriamente politica è solo quella pratica, inde-
cidibilmente posta tra il destituente e l’istituente36, sempre in opposizione
alla ripetizione e all’automatismo grazie a cui la tradizione incessantemen-
te tenta di coincidere con se stessa. Nell’egemonia di Laclau non vi è alcun
recupero dialettico, né alcuna salvezza di un passato elevato alla dignità
del suo perpetuarsi, dal momento che il sapere delle lotte è continuato solo
attraverso la sua trasformazione, mentre la soggettività rivoluzionaria, lun-
gi dal rivendicare una qualche tradizione propria, è costretta ad ogni passo
a reinventare la propria tradizione ricorrendo a sempre nuovi processi di
leggibilità del politico.
Da qui l’attenzione rivolta alle nuove forze sociali e ai nuovi processi
di soggettivazione che dislocano i rapporti egemonici, come se non fosse
possibile prendere in considerazione qualsiasi entità al di fuori dei rapporti
H GHL OHJDPL HJHPRQLFL FKH OH UHVWLWXLVFRQR OD VXD FRQVLVWHQ]D VSHFLÀFD
D’altra parte, nel momento in cui è affermata la radicale contingenza, e
non più la stretta appartenenza di classe, di tutti gli elementi posti in un
campo discorsivo e investiti dalle pratiche egemoniche, decade qualsiasi
pretesa di stabilire a priori gli agenti sociali elettivi dei processi di cam-
biamento storico. Gli elementi della società diventano coscienti della loro
GLPRVWUDWDQWRHIÀFDFHQHOULFRQGXUUHRJQLDYDQ]DWDRJQLEDO]RDOUDQJR
di ricaduta sedimentaria di depositi distinti e tuttavia solidali). È allora in
virtù dell’opera di sedimentazione che il sociale può presentarsi nella sua
ovvietà indiscussa, sorta di ambito oggettivo che non cessa di occultare la
violenza della sua naturalizzazione40.
All’apparenza inanimata e fossile a cui la sedimentazione, pur nella
sua incessante effettualità, consegna il sociale, risponde quel gesto di ri-
attivazione che, riappropriandosi del sedimentato, permette di dischiudere
quanto di vivo ancora giace nei depositi tramandati. Ogni strategia politi-
ca, nell’indecidibile sovrapposizione tra tradizioni discorsive e forme di
pratica quotidiana che da sempre contraddistingue l’arte della resistenza,
implica così la riattivazione – e la riappropriazione – di gesti e relazio-
ni sedimentate, ossia nascoste sotto la parvenza di totalità che il discorso
GHOODVRFLHWjQRQFHVVDGLHGLÀFDUHSHUVp/XQJLGDOFRVWLWXLUHXQDULFR-
struzione dei processi di sedimentazione o, ancor meno, una ricerca del
VHQVRRULJLQDULRSHUGXWRVRWWRODFROWUHGHOOHVWUDWLÀFD]LRQLODULDWWLYD]LR-
ne sfalda i sedimenti da essa interessati, i quali possono essere recuperati
soltanto nella loro alterazione: «la riattivazione non consiste pertanto nel
ritorno alla situazione originaria, ma soltanto nella riscoperta, attraverso
l’emergenza di nuovi antagonismi, della natura contingente della cosiddet-
ta “oggettività”»41. È per questo motivo che a rivestire importanza capitale
entro una simile operazione non sarà tanto, o non soltanto, il materiale a
partire dal quale i processi di riattivazione operano, quanto piuttosto la
sintassi secondo la quale un simile materiale sarà organizzato e assemblato
QHOO·DPELWRGHLOHJDPLVRFLDOLWUDOHSLHJKHHOHDUWLFROD]LRQLFKHQHGHÀ-
QLVFRQRODVXSHUÀFLHVSHFLÀFDGXQTXHLOVXRIDUVLGLVFRUVRHQWURLOFDPSR
VRFLDOH6LSRWUHEEHSHUÀQRFRQVLGHUDUHORVWHVVRWHUPLQHGLULDWWLYD]LRQH
come fuorviante, dal momento che le nuove articolazioni e le nuove sog-
gettività che questa innesca non provengono dalla riemersione di qualcosa
di già accaduto, quanto piuttosto dall’emergenza di un nuovo evento pro-
dottosi in concomitanza con i sommovimenti del contesto politico, ossia
grazie agli spostamenti e alle dislocazioni operate dai giochi retorici).
Ovunque si dispieghi una funzione sociale, o meglio: ovunque il fat-
tore discorsivo svolga un ruolo centrale nell’articolazione delle relazioni,
lì vi sarà egemonia, intesa come coinvolgimento delle soggettività nella
42 Cfr. A. Burgio, Per Gramsci. Crisi e potenza del moderno, DeriveApprodi, Roma
2007, pp. 126-127.
24 Le fondamenta retoriche della società
56 Qui si tocca uno dei punti sui cui le posizioni di Laclau e Mouffe sembrano
sostanzialmente divergere. D’altra parte, se in Mouffe le lotte egemoniche
procedono verso una riarticolazione delle componenti dello stato (inteso
gramscianamente in senso integrale e non meramente coercitivo) in grado
di garantire il suo viraggio verso un agonismo democratico (cfr. C. Mouffe,
,O FRQÁLWWR GHPRFUDWLFR, Mimesis, Milano 2015), per Laclau la dimensione
GHPRFUDWLFD²XQDYROWDGHÀQLWDULFRUUHQGRDLFRQFHWWLGLHJHPRQLDXQLYHUVDOLWjH
antagonismo – è tale da trascendere ogni forma o pratica istituzionale contingente,
IRVVHDQFKHTXHOODSDUWLFRODUHFRQÀJXUD]LRQHFKHDOORVWDWRDWWXDOHJDUDQWLVFHOD
possibilità stessa di un confronto agonistico. Questo perché la “democraticità”
GHOOD GHPRFUD]LD QRQ ULVLHGH WDQWR LQ XQ UHJLPH VSHFLÀFR GL SURFHGXUH H
dunque, in un dato ordine simbolico (i quali potrebbero benissimo operare per la
neutralizzazione degli antagonismi in differenze), bensì nel suo essere «fondata
sull’esistenza di un soggetto democratico» (Laclau, La ragione populista, cit.,
p. 162), la cui emergenza è questione squisitamente politica, e niente affatto
giuridica o normativa.
30 Le fondamenta retoriche della società