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Gatto Balthusso

Gatto Balthusso ti guarda nel centro degli occhi


smargiasso e protervo, mentre i pescioni, usciti dall’arco,
gli girano in tondo giulivi, senza pensare che il nervo
potrebbe saltargli a momenti: non vedono i denti?
non vedono il ghigno maligno? Testa di gatto arcigna e gaglioffa,
che cos’aspetti a buttarti sul piatto,
a sbafarti i pescioni a quattro palmenti?
Mormora il volgo, gridan le genti, gridi anche tu, frastornato lettore:
“‘Palmenti?!’ Avevi giurato! Avevi promesso!
‘Niente parole difficili e arcane!,’ dicevi, ‘Mai più, d’ora in là!’
E invece, infingardo, te n’esci così, senza fretta, davanti a sei pesci
che ruotano ignari mentre il gradasso decide
se farseli crudi o fritti in padella o magari al “palmento”,
porcaccia paletta!”
 Non è che una macina, pirla!
 E allora di’ ‘macina’, no?
 Non posso tradire il mio stile
 E allora ti becchi un bel pugno sul naso!
 Ma è frutto di un caso! Di solito sei così mite...
 È il nuovo mio stile, un dolce stil novo: ti piace?
 Non vale! Così tu mi spiazzi!
 ’Stì cavoli, amico! Ci hai fatto due palle così, coi tuoi paroloni...
 Va bene, mi offendo, decido che sono arrabbiato
e altro non dico.
Peccato, però...
 Che fai: ci riprovi?

1
Lo credo, c’è troppo da dire, l’immagine è densa e allettante:
le scarpe occitan-catalane, il bavaglio arrogante
da neo-Maramao che il vin non gli manca sul desco,
accanto a quel pane che sa di baguette,
guascone sicuro incurante dei pesci giulivi
espulsi ordinati a spirale da un mostro marino
che in coda li sfuma nel rosa celeste del cielo
e passano indenni dal morso di un nume del mare
armato di lama e forchetta anziché di tridente.
In basso, nel centro, un grosso crostaceo rosato
monta la guardia con complice sguardo.

E ora che accade?


L’Autore fa un passo all’indietro, la mente è in allarme,
in alto a sinistra incombe sull’arco a colori
un lembo di nero profondo, oscura minaccia, presagio:
qualcuno vuol fargli pagare
il suo eros bambino nutrito di ninfe e lolite?
Ma poi guarda meglio,
lo aveva previsto per lui quel Sé misterioso che guida i pennelli:
in basso, nel centro, il grosso crostaceo rosato
che monta la guardia con complice sguardo
e protegge il gran divo a vibrisse
dirige sicuro le antenne alla bimba in canoa, una finta bambina
che prende il suo largo con volto non suo (ingrandite e vedrete),
il volto non è di ninfetta o lolita, ma d’uomo:
nei panni di astice buono,
per una volta il suo Sé misterioso protegge l’Autore dall’onta:
potrà continuare a usare le tinte e a lungo ritrarre lolite e ninfette
un po’ vere e un po’ finte.

Claudio Maioli

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