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asymmetric distances”
Francesca Ghinami
La mia ricerca si basa sullo sviluppo di un modello à la Martin and Rogers (1995), noto come
Footloose Capital in quanto caratterizzato da mobilità del capitale. Il modello viene da me esteso
e trasposto in un'economia a tre regioni con costi di trasporto asimmetrici, in due specificazioni,
basate su distinte forme funzionali per la domanda, allo scopo di verificare la generalizzabilità
dei risultati: la prima caratterizzata da elasticità di sostituzione costante, tipica dei modelli di
prima generazione, la seconda da preferenze quasi-lineari , come nel modello di Ottaviano et al.
(2002).
L’obiettivo è di comprendere se l’insularità possa essere considerata uno svantaggio di per sé, o
se le scarse performance economiche riscontrabili nelle economie insulari 1 siano piuttosto
attribuibili a fattori di cosiddetta seconda natura.
Per farlo, utilizzo gli strumenti della New Economic Geography, un filone di ricerca che ha
saputo riunire le intuizioni delle teorie di commercio internazionale, di localizzazione e della
geografia economica, in modelli di equilibrio generale, riuscendo a spiegare buona parte dei
fenomeni di concentrazione economica. L’insularità è assimilabile al concetto di perifericità in
quanto, precludendo l’utilizzo di alcune tipologie di mezzi di trasporto, le economie insulari
affrontano generalmente costi di esportazione più elevati rispetto alle economie continentali con
accesso al mare, a causa di una ridotta concorrenzialità nel settore dei trasporti.
L’originalità del mio lavoro verte intorno a due caratteristiche principali: innanzitutto, si promette
di rispondere ad alcuni dei limiti della disciplina, quali la scarsa attenzione versione le specifiche
configurazioni geografiche, e in generale nei confronti dell’eterogeneità spaziale. Infatti la
maggior parte dei modelli di NEG trattano economie a due regioni, ed i pochi modelli a tre
regioni esistenti si basano comunque su costi di trasporto simmetrici, con una regione centrale e
due regioni periferiche. Il mio modello si basa invece su una configurazione a tre regioni con
costi di trasporto asimmetrici, con una regione periferica, atta quindi ad analizzare il destino delle
economie remote.
Un ulteriore contributo originale del lavoro in analisi è la previsione di variabili specifiche che
distinguano i costi di trasporto globali t, che influenzano le esportazioni di tutte le regioni, dai
costi di trasporto insulari z, che inficino solamente i trasporti da e verso la regione insulare.
Questo ci permette di ottenere specifichi suggerimenti di politiche differenziate per le economie
remote.
I risultati ottenuti nelle due specificazioni sono consistenti, e suggeriscono uno svantaggio della
regione remota, sia in termini di attrazione di imprese che di welfare. In particolare, in entrambi i
I risultati finora enunciati si basano sull'ipotesi di eguali dotazioni di domanda tra regioni:
tuttavia la tesi analizza anche l'ipotesi di diverse market-sizes, mostrando come l'HME risulti
attenuato in presenza di minore accessibilità di mercato.
Concludendo, la mia ricerca offre alcuni suggerimenti di politiche regionali per le isole,
sottolineando il trade-off tra protezione del settore industriale e welfare. Nonostante in entrambi i
modelli elevati valori di costi di trasporto insulari contrastino la de-industrializzazione dell’isola,
proteggendo dunque il settore manifatturiero, politiche protezioniste che li mantengano tali
darebbero luogo a mancati guadagni in termini di welfare.
2Risultati opposti si ottengono per le due regioni “continentali”, a causa di un’assunzione che prevede parametri di
mercato identici nelle suddette.
Riferimenti bibliografici
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