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___ audio

_____ luci

Manuela Infante Guell Re Pianta

Sale CANALE 1 in 5'' intensità

Il Re è al buio, coperto.

Questo non è il testo ma è importante:

Corriere della Sera, 3 giugno 2001: Nepal, il principe Nependra in


coma dopo aver sterminato la famiglia ed essersi sparato.

Secondo una prima ricostruzione, veverdì sera i membri della


corona erano riuniti a palazzo per discutere le prossime nozze del
principe Nependra. A un certo punto Dipendra fuori di sé, mezzo
ubriaco, ha lasciato i parenti per tornare poco dopo con due Mp5,
armi semi-automatiche, in mano. Ha sparato all'impazzata,
uccidendo il re, la regina, due fratelli e altri quattro membri della
famiglia reale. Poi ha puntato l'arma contro di sé, accasciandosi
mezzo morto in un lago di sangue.

Affari di cuore, superstizioni, complotti, ragioni di Stato?

La polizia nepalese ha diramato un comunicato dove si parla di


'casuale incidente dovuto all'uso accidentale di un'arma
automatica'.

Il principe Nependra, rimasto in coma e 'clinicamente morto',


essendo l'unico erede al trono e l'unico superstite al massacro, è
stato nominato re e ha regnato per quattro giorni.

E questo è il testo.

Luce che sale pianissimo sul trono CANALE 2 intensità

TRACK 1 – volume durata 37'' lasciarla fino alla fine


poi PAUSE
Giulio va a togliere il cappuccio dalla testa del re. Il re ha gli occhi
chiusi e la bocca semi aperta. Poi torna al suo leggio.

Ascoltate ora ciò che ha pensato e non ha detto: Entrino le signore


al mio cospetto, entrino i bambini a vedere lo spettacolo di cera,
lasciate che i bambini vengano a me, lasciate che mi tocchino…
Che i bambini mi desiderino!

Siediti sulle mie ginocchia, piccolino, chiedimi qualcosa… Ti prego,


posso essere Babbo Natale? Vestitemi di rosso, subito!...

…No? …Posso fare la renna allora? Dio mio, qualsiasi cosa ma non il
Re!

SALE PIANISSIMO CANALE 3 INT.

…Tu lì… piccolino dammi quella caramellina al limone. No,


lasciatelo (cercando di aprire la bocca) qui, bravo, non aver paura, è
nera ma è pur sempre una lingua, è morta, tutto qui, te lo giuro, è
in cielo a leccare i piedi di mio padre come un cagnolino in cerca del
perdono…

…adesso dammi la caramella, ecco, così, più dentro, infila la mano,


…così … per storto (inizia a soffocare) perfe… né Babbo Natale, né
niente… dritto al cimite… dritto al cimit…

Il Re fa cadere la caramella fuori dalla bocca.

Subito BUIO TUTTO.

Subito TRACK 2 volume durata 11'' lasciare fino in


fondo poi PAUSE

Dopo 8'' secondi di TRACK 2 torna rapido CAN. 1 e CAN.3 int.

Il Re ora porta gli occhiali da sole e sembra quasi sorridere.


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Una volta il buffone ha avuto l’idea di fare con me uno spettacolo
pirotecnico, “il numero dell’uomo sole” ha detto. E a me sembrò
una bella cosa, in pieno inverno, che il re fosse il sole e che la gente
lo guardasse col distacco con cui la gente guarda il sole in pieno
inverno…

Ma non mi sono mai acceso, sono così umido qua sotto da spegnere
l’inferno…

Se non volete portarmi in bagno, non continuate a darmi da


mangiare! Che tutta la monarchia si sia ridotta a me non significa
che dobbiate alimentarmi come se io fossi tutta la monarchia.
Passano vicino a me e neppure si accorgono del puzzo, è perché ho
tante stoffe addosso, di tanti paesi…

Volevi bruciare il mondo, buffone o volevi disfarti di me?...

Non risponde, non mi guarda… Il buffone gioca col re, gli fa


mangiare la merda e la gente muore dal ridere, lo fa piegare a
succhiarsi l’uccello e la gente muore dal ridere. Gioca al ventriloquo
con il re ed emette condanne a morte come gli pare e piace,
dichiara guerre sante in nome di un Dio che non esiste, maledice le
famiglie reali dei paesi confinanti per ore, inventa gli insulti più
barocchi della lingua spagnola, strilla e sputa veleno in nome del re
fino a restare senza voce… e la gente si rotola nella polvere della
pubblica piazza, sotto i suoi impiccati, quelli che lui ha condannato,
e ride a crepapelle.

Che io possa marcire insieme ai cadaveri appesi…

Riesco a vedere quasi tutta la sala reale, perfino il consiglio se mi


concentro, dall’unica inquadratura possibile vedo le contorsioni
giocose di un paese in cui il re non è altro che 'il gran numero del
buffone'.

Se potessi piangere, piangerei.

BUIO rapido

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Subito TRACK 3, con attacco volume e poi, dopo 22''
resta in sottofondo a volume

DOPO 8'' di TRACK 3 sale Can. 4 int. poi Can. 1 int.

Il Re, non ha più gli occhiali, tiene le mani che sembrano voler
strozzare qualcuno.

Quanto costerebbe il biglietto per me?

Mi piacerebbe saperlo. Quanto paga la gente per vedermi?

E questo denaro poi, cosa compra? E quello che compra, poi a chi
appartiene?

E a quanto lo vende poi quella persona a cui appartiene?

E chi lo compra? E cosa se ne fa? E quando, non gli servirà più? E


dove lo butta, se lo butta? E chi lo raccoglie?

E se vende quello che raccoglie, ciò che gli danno basta per pagare
il biglietto per me? … Questo mi piacerebbe sapere.

Non urlate! Per dio signore, sto bene! Vivo e vegeto, tutto
scodinzolante. No. Non scodinzolo. Non posso scodinzolare: la coda
è la punta della colonna vertebrale, e la mia colonna vertebrale
funge da asta per la bandiera bianca che le parti del mio corpo
alzano in cielo…

Ma qualcosa di me è ancora vivo e rimbomba nel vuoto lasciato dal


mio cervello… La voce?... È lei?... (Fa vibrare la voce)

Fine del sottofondo TRACK 3 , VOLUME lentamente a 0

Che strano, sembri la voce di un altro. Rimbalza contro le pareti di


una tomba, grande come uno stadio, un megastadio, una
megalopoli, il mormorio di un’intera megalopoli vive in me, sono
una megalopoli fantasma, le rovine di una civiltà, come un favo
delle api appeso all’albero più vecchio che non si è spiaccicato
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perché il vento è stato misericordioso. Non voglio nessuna pietà!
Poseidone, Zeus! Chi diavolo è il dio del vento?! Non voglio nessun
perdono, sono stato molto cattivo, quello che merito è morire! Ho
fatto di tutto per meritarlo, sono un essere spregevole… Guarda le
mie mani!... Rigide, questa è la prova migliore, guarda, sono
modellate dal collo della mia donna… a forma di collo, vedi?...

Pena di morte per me. Pena di morte! Pena di morte! Pena di


morte!...

…una penina, dài… …ma la parete della sala da pranzo, l’hai


vista? C’è il cervello di mia madre che cola, nessuno si azzarda a
pulirlo, e quello di mio padre è sotto il tavolo, io avrei voluto che
riposassero lì insieme, come due quadretti, ma ho dovuto inseguirlo
a lungo… certo, per dargli un po’ di dignità, è pur sempre è il re.
Non sia mai la gente pensasse che un re si ammazza così… Ma…
forse gliel’ho tolta, la dignità (Fa di tutto per non ridere, cade la
testa del re)…

TRACK 4 – volume da scende a sottofondo vol.

quando G. torna a leggio dopo aver risollevato la testa del


Re.

Sale Can.2 piano int. scende Can.3 int.

Giulio va a risollevare la testa del re, che ora ha gli occhi


semiaperti.

Sono un cattivo esempio per i bambini, mi sono fatto il bagno col


sangue della mia famiglia mentre mi bevevo una sangria fatta col
sangue della mia famiglia. Ehi, non ho compassione signore… e poi
l’ho bollito, il sangue della mia famiglia e c'ho riempito la borsa
dell’acqua calda, poi ho tinto un paio di calzini, color sangue della
mia famiglia… E il tappeto rosso all’ingresso del palazzo dice cazzo,
cazzo, fica, se guardi bene. Mi sono pittato le unghie e le labbra con
quel che restava del sangue della mia famiglia e sono andato a
ballare con i contadini, gli ho sussurrato all’orecchio, gli ho messo la

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mano in posti mooolto intimi, gli ho detto che li trovavo molto
interessanti e che gli avrei telefonato… e mi hanno creduto… Ho
mentito al popolo, non è un peccato questo?!... E adesso guardami,
sono diventato un vegetale, mi mancavano un paio di metri, buon
Dio, credevo che la canna fumaria della cucina fosse più lunga, e
come facevo a sapere che quello di sotto era il pozzo nero, ma
sembrava cemento, la merda. Posso provarci di nuovo, almeno?

Posso capire nascere vegetale! Ma diventarlo per un errore di


calcolo? No, questo no! E adesso il mio stessissimo sangue non
vuole muoversi 'sta schifezza, mi si è piantato il sangue, non
circola… sono una stramaledetta salsiccia di sangue umana, sono
un enorme coagulo vivente… Un livido con la voce!... Sono viola…
Sono nero! Sono negro, Dio, almeno odiami per questo!...

Scusa. Ho ucciso la mia famiglia perché avevo tanto voglia di morire


e non sono stato capace di comprendere dove finivo io. Questo è
tutto. Non l’ho capito. Il suicidio di me stesso e di tutti i miei
possibili referenti ho pensato fosse l’unico modo di morire davvero.
E sono qui vivo per davvero e senza sapere a cosa fare riferimento.
È stupido. Ma è vero. È stupido. Ma è vero. E adesso sono inutile.
Sono una bella reliquia seduta su un trono al di là del tempo proprio
perché tutto ciò che poteva concedermi del tempo l’ho distrutto. È
stupido. Ma è vero.

Fine sottofondo Track 4, volume lentamente a 0

Hanno preparato una bella cerimonia quando, uscito dall’ospedale,


mi hanno condotto qui per sedermi sul trono, c’è stato un cocktail
dove tutti hanno mangiato tranne me, e tutti quelli che mangiavano
lo facevano per nascondere il muso lungo e vedere se il cibo gli
soffocava la rabbia che avevano nello stomaco, perché lì, in quella
celebrazione, nessuno aveva niente da celebrare, perché a nessuno
piaceva l’idea di avermi di nuovo, e vivo, nemmeno a me. Non
piace ancora a nessuno e sono ancora qui mentre tutti nascondono
il muso lungo anche se non c’è più niente da mangiare, perché sono
il re e devo governare, dicono, e se mi sono fottuto la vita è un
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problema mio, dicono, e se mi sono fottuto la morte, è sempre mio,
dicono, perché io ho buttato a mare quasi tutte le mie possibilità di
morte, la splendida possibilità del martirio buttata nel cesso, la
guerra, persa, i duelli, l’equitazione, il pattinaggio sul ghiaccio,
l’automobilismo, o qualsiasi altro sport estremo, persi, mi sono
fottuto il suicidio da vero idiota, ho perso la possibilità di essere
assassinato per invidia (Evidente, no?) Mamma, scusa!... il fatto è
che le mie braccia hanno preso il mitra e le mie dita hanno premuto
il grilletto e la mia bocca insieme al mio stomaco ridevano mentre
lo facevo, ma io non ho fatto niente. È il corpo ad avere la forza,
quello è stato l’errore di chi ci ha creato, dillo a lui, non a me. I
muscoli dovremmo averli nell’anima, la volontà, dovrebbe avere la
muscolatura d’acciaio. Guardami mamma, non ti faccio pena? …
No, meglio che non mi guardi sennò non mi vuoi più bene. Dio, se
non mi puoi ammazzare, almeno tappale gli occhi, in modo che non
mi veda così, se la rendi cieca ti racconto tutto, tutto, tutto…

Cosa?... Ah! Certo possiamo ascoltare anche te, Diuccio, hai


qualcosa da raccontare anche tu? Sì?... Ok, acceca mia madre e
trasformiamo questo palazzo e questa corte in una terapia di
gruppo. Che ne dici?... Bene. Ora volete una spiegazione per il
massacro?

Sale controluce, can. 5 int. tempo 20'' scende can. 5 fino a 0

TRACK 5 Volume alto per 20'' poi sottofondo a


Volume

Giulio ed il Re si guardano come per avere il permesso di


raccontare. Il re muove solo gli occhi. Giulio fa per alzarsi, poi torna
seduto.

La figlia della cuoca era la mia donna, di notte nella dispensa e di


giorno dentro la sartoria, se non c’era nessuno, ovvio, e se eravamo
disposti a scucire i vestiti che portavamo per poi dover rammendarli
avendo così una ragione logica e inconfutabile. Io cucivo i suoi
vestiti con tanta foga che a volte le braccia non le entravano nel

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buco che io e la mia ansia avevamo lasciato aperto, a volte non
lasciavo nessun buco, li chiudevo tutti, li serravo, si signore,
sigillavo il suo vestito, suppongo, per prolungare la sua nudità.. Dio,
avessi visto i suoi occhi quando prendeva dalla mie mani una
matassa di stoffe e filo, groviglio inestricabile pressato dalla mia
disperazione, allora io la guardavo per ore, scucire i buchi delle
maniche, del collo, della vita… senza vestiti. Ed era meglio la sua
nudità curva su una sedia, deformata dalla concentrazione, tutta la
sua figura d’accordo in un solo intento, una scena minuscola con
protagonista il dito indice, a tratti il pollice, e lei niente, nemmeno
un accenno di emozione, precisa nei tagli, un piccolo sussulto a ogni
taglio e, di tanto in tanto, nei casi migliori, uno strappo coi denti,
tutto il corpo in una sola contrazione. E' chiaro che l’avrei amata, se
al suo lato non ero nient’altro che quello che stava accanto a lei, e
nelle lettere che scrivono q,u,e,l,l,o,c,h,e,s,t,a,v,a,a,c,c,a,n,t,o,a,l,e,i,
non ci sono le lettere che scrivono r,e, e io vorrei, che per
descrivermi, si dovessero utilizzare tutte le lettere tranne quelle che
scrivono r,e, perché r,e è una parola molto corta che significa una
cosa molto lunga, una cosa che dura tutta la vita. Non come
q,u,e,l,l,o,c,h,e,s,t,a,v,a,a,c,c,a,n,t,o,a,l,e,i che sono parole molto
lunghe che significano una cosa che dura, volendo, soltanto un
secondo. Capisci? … Ma no, loro non potevano lasciarmi essere un
secondo alla volta, no, questo, no, allora non me la lasciavano
vedere, toccare, non me lo permettevano… e io non potevo…
essere per un secondo… allora che potevo fare… se loro non…
loro… io… loro… io… loro… io, loro… loro. Io. Loro. … io…

Volete che confessi? Se confesso mi darete il colpo di grazia? Mi


condannerete a morte una volta per tutte?... Ho ucciso la mia
famiglia, la famiglia reale al completo. Li ho uccisi con un mitra
all’ora di cena e poi ho deciso di uccidermi, perché senza di me non
sarebbe stata la famiglia reale al completo, ma sono sopravvissuto.

<FINE sottofondo TRACK 5, volume lentamente a 0

Sale 3 in 5'' int.

Il Re ha cambiato espressione.

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Confesso di non sapere perché l'ho fatto. Confesso che per questo
ho inventato la storia appena raccontata, e questo lo confesso
perché ora voglio confessare a chiare lettere che non penso le
cause esistano. Esiste ciò che è successo e ciò che succede…
alcune le chiamiamo cause e altre effetti, come allo stesso tempo
alcuni li chiamiamo genitori anche se sono figli e altri figli quando
sono anche genitori…

Colpi di tosse minimi del re. Ordinate un’altra corona di fiori,


mandate a chiamare il prete, comprate una bara. Da bambino,
dev’essere. Inviate una lettera al giornale. “Abbiamo il doloroso
compito di comunicare che i polmoni del re non sono più con noi”…
E adesso come faccio con l’aria?!... Cosa faccio!... Cazzo! Visto
come stanno andando le cose, dovrò imparare a fare la fotosintesi!

Cosa sono senza un altro organo? Continuerò a chiamarmi nello


stesso modo quando il mio intero corpo sarà morto?... Da quel che
so io le piante non hanno nome, oltre a quello della specie, intendo.

“Il re ha i piedini molto bianchi, mamma. Perché l’hanno lavato


molto, tesoro. Il re ha i piedini violetti, mamma. Perché il re è un
vero romantico, tesoro. Il re ha i piedini blu, mamma. Perché ha
freddo, tesoro. Il re ha i piedini neri, mamma. Perché gli sono morti,
tesoro. Il re ha le unghie lunghe, mamma. Perché le unghie non
portano il lutto, tesoro… Il re è morto, mamma? Non lo so, tesoro. E
perché questo signore è il re, mamma? Perché suo padre è morto,
tesoro… E anche il mio è morto, mamma, è appeso nella piazza,
alla traversa della porta da calcio…” La madre di ghiaccio, ancora
una volta non sa a chi dare la colpa, allora ancora una volta decide
che non vale la pena piangere, né picchiare nessuno, perché per
piangere bisogna picchiare qualcuno e per picchiare qualcuno
bisogna dargli la colpa… “Allora anche tu sei re, sei il mio re”… E
io, dentro, nelle facce dentro la mia testa, gli sorrido. Con tutta la
mia forza, gli sorrido, anche se ciò che voglio è piangere e gridare e
sputare, gli sorrido, anche se non credo in niente di ciò che ascolto
e mi sembra che il pianeta sia più miseria che acqua, gli sorrido,
perché a un bambino si sorride sempre. Aspetto la sua reazione,
eterna, un bambino i cui muscoli si sforzano di raggiungere
l’attorcigliamento necessario a comporre la prima espressione

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d’orrore della sua vita… “Mamma, se questo significa essere re, io
non voglio essere re, per favore io no!”. E grida, scalcia, vola il suo
moccio per la sala.

A tratti si calma, si stanca, allora incontra di nuovo i miei occhi e


non ha abbastanza fiato per spaventare la paura che ha dentro. E la
mamma non è di conforto, ride con le guardie bionde del palazzo
reale. La madre fa la civetta mentre il bambino è in pericolo, piega
il corpo come un’indemoniata, “Preferisco che mi appendano nel
campo da calcio della piazza piuttosto che essere… quello.
Appendetemi là fuori accanto a mio padre, portatemi da mio
padre!”… Esce dalla sala, esce dalla mia visuale, la madre si scusa,
appiccica il naso alla finestra, alcuni bambini gridano, il terrore si
propaga più veloce della peste nei piccoli corpi. Allora l’angolo
sinistro del mio occhio sinistro si riempie di gente e oltre le teste, la
polvere dei vetri, il mercato della piazza, scorgo il fagotto
aggrappato al palo della porta da calcio a cui penzola un corpo che
adesso si muove un po’, da un lato all’altro, come se giocasse con
lui.

Quello non è suo padre, ma va bene così, il bambino è tranquillo.

Giulio guarda l'orologio. Si alza.

Fine delle visite, signori, si chiude.

TRACK 6 volume per tutto il tempo

Scendono can. 1 – 2 - 3 – 4 fino a 0, resta can. 5, che sale


fino a

Registrazione “Proibirò l’uso della parola solitudine in questo regno, perché nessuno
di voi ne ha diritto, voi non sapete. La solitudine è così diversa da ciò che voi chiamate
solitudine che per darle un nome davvero, probabilmente si dovrebbe usare un’altra
parola. Sono stufo che chiudano la porta per farmi stare tranquillo, se sono già tranquillo!
non mi vedete? lasciatemi la porta aperta, voglio essere intranquillo, irrequieto, scomodo,
perché se uno è intranquillo, irrequieto, scomodo, significa che ha un corpo. Sono stufo di
stare solo con me stesso, di guardarmi l’ombelico (Magari potessi guardarmi l’ombelico).
La verità è che ne ho abbastanza di me. Semplicemente non mi sorprendo più, conosco già
tutte le mie mosse. Quando mi alzavo pesavo ciò che sapevo sarei pesato, ne uno sforzo in
più, né uno in meno. L’esatta misura di ciò che sono è una condanna tremenda. Cosa
dovrei fare? Smettere di respirare alle mie spalle e ricordare com’era soffocare?... Non

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posso. Ho riflessi, ho un’infinità di riflessi che non mi permettono di sorprendermi da solo.
Non posso picchiarmi perché mi difendo, non posso parlarmi perché so cosa sto per dirmi,
non posso farmi il solletico perché non mi fa effetto, e quando mi guardo a lungo, non
divento nervoso, mi viene soltanto tanta voglia di piangere, e questo ovvio che non posso
farlo… L’unica cosa che mi resta sono i miei riflessi e la mia voce, sempre che la mia voce
non sia anche questa un riflesso di me, e sempre che io e la mia voce, e la mia voglia di
piangere non siamo altro che un riflesso di un’altra cosa. Ma se io tutto sono un riflesso…
Cosa rifletto?... Di cosa sono il riflesso?... Cos’è che sto riflettendo con il mio corpo e la mia
voce che mi da tanta voglia di piangere quando ciò che sto riflettendo si guarda in me?
Guardami. Guardami. Guarda, ascolta, guardami. Guardami. Un secondo. Guarda, guarda,
guarda… E adesso che faccio?... mi ha guardato… mi sta guardando, che faccio?Giulio
pulisce il palco, ordina il re, gli mette una pianta vicino, poi i due per un attimo si
guardano. Poi Giulio torna a sedersi.

Sale CAN. 1 e 6 int. , scende CAN. 5 fino a 0, quando G.


torna al leggio

TRACK 6 scende fino a 0 lentissima, quando G. torna al


leggio

Essere pianta Essere verde Essere e non muovere Esserci e non


fare

Volere e non potere e non volere Essere sul punto Di essere. Quasi,
quasi essere qualcuno Passo ore così. Soprattutto al tramonto,
quando fa buio e chiudono le porte del palazzo per fare le pulizie.
Quando nessuno mi guarda mi è difficile sapere chi sono.

Le montagne che ho di fronte somigliano tanto a me che a volte


penso che se potessi guardare sotto di me vedrei sentieri, mucche e
fiumi, e mi renderei conto che credere di essere un principe che ha
sterminato la sua famiglia con un mitra e che poi ha fallito il proprio
suicidio, è soltanto la fantasia di una montagna con troppa
coscienza per essere montagna e troppa ambizione.

Vorrei essere una montagna marrone, secca, tranquilla, muta,


dentro e fuori, muta. Essere fatto di strati sovrapposti, ordinati per
materiale. Prima la rocca, poi l’argilla, poi la terra umida, poi la
pelle. Strati ordinati per farsi carico di tutto, per far tacere tutto con
la loro efficienza. E mi piacerebbe essere parte di una cordigliera,

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ma senza saperlo. Perché è quando sai di essere parte di qualcosa
che inizia il terrore.

Come è unita una montagna all’altra? In che modo si danno la


mano? Dove si danno la mano? Tu che sei lì... Mi daresti la mano
per vedere se divento polvere? Per vedere se ciò che sento diventa
uno strato di roccia e si tranquillizza, o uno strato di terra umida e
spunta qualcosa? Per vedere se ho un senso per me. Per vedere se
ciò che ho sentito mi dà senso.

Per vedere se rimango solo con i sensi. L’udito per ricordarmi di


essere muto. L’olfatto per sapere se qualcosa brucia. Il gusto per
sapere come so dentro. Il tatto per sapere come sono fuori e la vista
per ammirare la città di notte. Nient’altro.

G. fa segno di saluto al re.

(fuori dal microfono) Buonanotte

Scende veloce Can. 6, resta solo Can. 1

Hanno spento la luce? … Hanno spento la luce. L’hanno spenta


perché non c’è più nessuno, anche se ci sono io.

Questa notte non ci sono rumori, niente conversazioni, perché la


gente preferisce dormire. Sono ansiosi di sapere se domani sarà un
altro giorno diverso da oggi. E sempre lo è, ma è anche sempre
uguale: tutti sopravvivono e alcuni inoltre ridono, tutti guardano le
cose e alcuni inoltre le toccano, tutti si muovono e alcuni inoltre si
stancano, tutti respirano e alcuni inoltre sospirano, tutti ascoltano e
alcuni inoltre obbediscono, tutti aspettano che io parli… e io non
parlo, perché ciò che devo dire è scritto in luoghi che non riesco a
vedere.

Si sente il Re bisbigliare nel buio.

Non posso nascondermi dai suoni che mi circondano. Ho paura. Ho


paura. Ho paura. La paura ha me. E tra le sue braccia dovrò
imparare a sentirmi sicuro.

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Quando penso a me, il vuoto completo, quando penso a me
dimentico, quando penso a me non ricordo e non so. Quando penso
a me devo prima pensare a come pensare e poi a come essere. E
qui non si tratta in alcun modo di una domanda ontologica. È una
domanda così terra terra da dare la nausea. “Come essere?”
somiglia più a “Quand’è stata l’ultima volta che ho annaffiato la
pianta?” di quanto uno possa credere e “Chi sono?” somiglia più a
“Perché ho comprato questa pianta se sapevo che sarebbe morta?”.
Perché essere non è qualcosa che si è, è qualcosa che si fa, tutti i
giorni, si fa, per questo è un verbo… Ma cosa sarà venuto prima, il
verbo o l’essere? Chi esiste per descrivere chi?

… E io? Cosa faccio? o Cosa smetto di fare? E ciò che non faccio, lo
fanno gli altri?

Potrebbero soltanto le azioni degli altri farmi essere? Potrei in


questo modo essere? E se potessi essere così, sarei felice?
Potrebbero gli altri e soltanto gli altri farmi felice? E se potesse
essere così, fino a dove sono io senza essere un altro? E se scopro
che sono anche un altro, come potrei essere di nuovo lo stesso?

Ma, lo stesso di chi? Il Re sembra pregare.

SALE lentissimo in 17'' CAN.3 int.

TRACK 7 volume che dopo 17'' resta in sottofondo a


volume

Mamma! Mamma, so già cosa voglio come regalo per la maturità.


Voglio una morte di quelle con lo schermo così piatto da sembrare
reale. Non questa versione antiquata della morte in cui sono
intrappolato e che a malapena si discosta dalla sensazione di
quiete. Non credo in questa morte, non è reale, le manca un suono
migliore, una migliore qualità dell'immagine. Le manca un cittadino
coraggioso, uscito da un kolossal, un bel fusto che mi stacchi il
respiratore o che mi dia col cucchiaino massicce dosi d’eroina
sciolta nel tè. Uno la cui umanità finisca per liberarlo
dall’oppressione della legge e della forca, un eroe e un visionario,
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capace di modificare un paradigma sociale, di alterare un sistema
ponendosene al di fuori, rifuggendo la continua istituzionalizzazione
e tutte quelle porcherie dei film d’azione…

Sento dolore molto spesso ed è strano perché mi fanno male


proprio le parti che sono già morte… Forse mi fanno male nella
memoria. Ma, perché ho una memoria? Non mi serve una
memoria… Può morire la mia memoria? Posso suicidarmene?... Non
mi serve passato, né futuro, non mi serve nemmeno un presente,
perché a me che non faccio niente a cosa può servirmi il tempo se
non c’è nessuna azione da coniugare? Quale espressione posso fare
per piangere? Se faccio quella del pianto senza l’acqua del pianto,
qualcuno verrà a consolarmi?

Spose e figli di padri morti nei campi di calcio polverosi, non


disperate. Contenete il corpo dentro di voi, tenete a bada il panico
con latte caldo, cullate l’anima all’interno del corpo, che non scalci
come un feto dentro la madre gravida. Usate la respirazione per
separare gli organi del vostro corpo. Separatene con aria le parti,
che i vostri organi non si conoscano, non ricordate al corpo come
correvano un giorno le sue gambe. Non soffermatevi sulla
differenza della vostra voce dentro e fuori. Non crediate che il cuore
non si sforzi ogni volta che palpita. Non vi venga in mente che i peli
crescono nelle parti soffocate del corpo, che sono come insetti
dell’oscurità. Non si accorga la vostra vita del corpo orribile che
portate, del fatto che è orribile esattamente perché non lo porti ma
lo trascini dietro di te con i piedi che lasciano solchi lungo il
cammino. Solchi che poi ti trovi davanti e dici: ma come, sono uno
solo e qui ci sono orme e solchi? Chi mi sta seguendo? Chi cammina
in maniera così perfetta dietro di me che mai potrò vederlo?

Voglio guardarti in faccia corpo di merda!!!! Voglio camminare.


Voglio sdraiarmi. Voglio vomitare. Voglio guardare di lato, voglio
abbassare le sguardo. Voglio stendere le gambe. Voglio sentire il
mio dolore e non pensarlo! Voglio essere il mio dolore. Voglio
toccarmi i capelli. Voglio toccarti i capelli. Voglio toccare. Voglio che
mi tocchino. Voglio che vogliano toccarmi. Voglio che mi vogliano
bene!

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FINE TRACK 7, volume scende lentamente fino a 0

Sale CAN. 2 lento fino a int. scende CAN.3 fino a Int.

Tre marce ho sentito oggi. Tre marce funebri per altri. Tre. Tre
marce che mi hanno fatto tre volte vivere. Tre volte che hanno fatto
di me, per contrapposizione, un essere vivo. E tutte e tre le volte ho
immaginato che piangevo, tutte e tre le volte ho immaginato che
piangevo e che mentre piangevo, pensavo. E che mentre pensavo,
sentivo. E che mentre sentivo, mi asciugavo le lacrime col dorso
della mano sinistra. E che mentre mi asciugavo il viso qualcosa
sentiva sollievo, qualcosa andava via. E che quando se ne andava
guardavo verso l’alto e mi dicevo piano “Sei tu quello che piange”.
E che quando sentivo ciò che dicevo ero talmente felice che
sorridevo. Ma allora ho immaginato che suonava la seconda marcia
e mi sono reso conto che avrei passato l’intera giornata tra pianti,
sorrisi e marce immaginarie.

So già quale sarà la mia morte.

Riparte TRACK 7 a volume in sottofondo.

Sale can. 4 lento fino a Int.

Sono veggente per esclusione, non serve nessuna qualità speciale


per conoscere il futuro. Basta avere il coraggio di distruggere tutte
le alternative tranne una ed è fatta, questione risolta. Vedo il mio
futuro. Vedo un ciclo di quattro stagioni, che si ripete… senza
nessun pudore… Dovresti vergognarti, natura, essere così poco
originale, sei una scena così vista e rivista che ormai non sorprendi
più nessuno.

E io che pregavo, io che ammiravo la perfezione della natura. L’hai


fatta tu? Sei sicuro? E per che cavolo l’hai fatta? A che ti serve?
Vieni qui a dirmelo in faccia, allora. Hai paura? Avete sentito, Dio ha
paura!

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Credi che non mi renda conto del perché non muoio un volta per
tutte? Perché hai strizza! Che vengo su... Scemo, sai che gli
succede a chi sputa in alto? Se ha culo, centra Dio. Lo becca proprio
sulla D e la fa diventare minuscola, come sarebbe sempre dovuta
essere. Ringrazia che sono vivo perché se no…

Ti dichiaro guerra sul tuo stesso territorio. Quando dimenticherò


cosa significa muoversi avrò dimenticato anche la parola muoversi
e avrò dimenticato anche la parola star fermo. E dato che ciò che
sono non è altro se non qualcosa che se ne sta fermo, avrò
dimenticato, allora, ciò che sono?

Dimenticherò una parola e poi un’altra. Prima dimenticherò le azioni


e quindi i tempi verbali, e allora avrò soltanto bisogni. In seguito
dimenticherò tutte le persone tranne la prima, potrò parlare
unicamente di me. E come ultima cosa dimenticherò come dire
'piangere'. Allora, se pur avendo dimenticato come dire “piangere”,
potrò piangere, se piangerò ancora senza sapere cosa sto facendo,
sarò fiero di essere un re pianta. Sarò adolescente una volta l’anno
e siederanno accanto a me ad aspettare il tempo che dura la mia
pubertà. Berrò soltanto acqua una volta al giorno, e sarò madre una
volta l’anno. Mi nasceranno figli che dimenticherò immediatamente
poiché nulla avrà senso per me, né reclamerà un senso. E il mio
respiro non potrà essere udito. Ogni mia cellula potrà sospirare
quando lo voglia perché respirerà tutto in me. Nel momento in cui
avrò dimenticato tutte le parole il mio intero corpo saprà respirare.

Una pianta si pianta, non si sotterra. Una pianta non si sotterra mai,
neppure quando muore, perché a ben vedere è sempre stata
sottoterra.

Quindi non si sa mai quando una pianta muore, il momento preciso,


il minuto e il secondo, questa cosa non si sa mai.

FINE TRACK 7, volume scende lentamente fino a 0

insieme alla musica Scende Can. 2 fino a 0

Se qualcuno scrivesse tutto ciò che penso potrebbe farne un’opera


teatrale. Un lungo monologo dai patetici tentativi di essere poetico,
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un po’ arguto, con un pizzico di humor nero e altrettanto
d’esistenzialismo. Un monologo tremendo. Il teatro è la stupidità più
grande che abbia mai sentito. “Un’imitazione della realtà, un
riflesso del mondo…” Che idiozia. Ma se la realtà è di per sé un
riflesso: una piazza è la somma del desiderio di tutte le persone di
un quartiere di vivere in campagna. Un autobus che va da una città
all’altra è il riflesso di quello che sentiamo quando restiamo in
silenzio. Gli anelli sono la ragione per la quale esistono le dita. Un
libro è leggere al contrario. Un quadro è il cibo di un pittore.
Confessarsi è commettere il peccato. Un paio di pantaloni non è
altro che il negativo di un paio di gambe. La natura è ciò che ci
sembra naturale. Le carceri rendono buoni quelli che non ci vivono.
Una parola è l’imitazione di un effetto, e la sua causa è un’altra
parola. Un paese è l’imitazione di un corpo. E un corpo è quello che
inizia quando qualcuno dice “è un bel maschietto” e che non finisce
mai perché anche se muore qualcuno, ci sono gli altri. E Dio è la
possibilità che con ognuno di quei corpi muoia un mondo, ma il
mondo possa continuare. La possibilità che un mondo possa sempre
sopravvivere a un altro, che il mondo possa sopravvivere a se
stesso.

Il teatro è ciò che facciamo per non dimenticare che la realtà è una
finzione.

Ma vogliamo davvero non dimenticarcene?

E adesso che ci penso… Un re in vetrina non è cosa da poco. Un re


in vetrina è assicurare l’ordine… Un re in vetrina è doloroso, perché
era più facile protestare sapendo che mai si sarebbe ricevuto
ascolto. Ma un re immobile, certo, un re immobile rende
responsabili i cittadini ed esercita un potere invisibile e
meraviglioso. Mi permetterò di vivere, per due ragioni: perché
voglio essere un sintomo permanente e una vergogna a portata di
mano, e perché non ho nessun’altra alternativa se non quella di
vivere, e questa è la cosa più vergognosa di tutte.

BUIO improvviso.

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No, non voglio mangiare… non voglio, devo dire una cosa… per
favore, ho un'ultima cosa da dire!

Riparte track 7, volume resta in sottofondo

Sale Can. 7 in 7'' fino a Int. subito dopo Can. 1 fino a


Int.

Donne e bambini, dovrete salvarvi da soli, ché non ci sono uomini


che andranno in guerra ma, ancora più importante, non c’è nessuna
guerra da combattere. Ci sono soltanto giorni, giorni e poi giorni e
giorni, semplicemente. Ed è in questi giorni che dovrete salvare le
vostre vite, così impercettibilmente come io vi governo, in silenzio,
senza parole, senza ordini, senza castighi, soltanto giorno per
giorno, sì. Ed è nella banalità dei momenti che formano un giorno
che dovrete portare a termine le vostre azioni eroiche e il vostro
martirio. Tutto si chiude qui, vicino a me e vicino a questo signore,
che parla e che mi osserva con curiosità e compassione. Non c’è
nulla di misterioso in tutto ciò, niente che non sia evidente, poiché il
regno si è ridotto a me e a lui e basta guardarci per comprendere il
regno e avere la prova della sua malattia cronica: la paralisi totale.
La mia potente immobilità e la sua ingenua compassione si
alimentano l’una con l’altra, e ci fanno credere che bastiamo io a lui
e lui a me, semplicemente perché ci rendiamo possibili.

Ho vissuto finora perché nessuno mi ha chiesto per quale motivo lo


faccio. Non ho amato molto perché le persone mi hanno sempre
messo tristezza. Ma lo farò perché sono il re. Perché ho appena
capito. Che le montagne che mi circondano mi tengono da ogni
parte, per i capelli, per le palle, per le costole. Mi tengono per gli
occhi quando le guardo. Mi prendono di sorpresa quando albeggia.
Mi prendono per un idiota quando cerco di fotografarle perché si
nascondono sempre. Mi prendono in braccio quando le scalo. Mi
prendono allo stomaco quando sto in altri paesi. Mi prendono sul
serio quando fa buio e sospiro.

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La cordigliera non ce l’ho davanti, sono io la cordigliera. E un giorno
avrò anche la cima imbiancata. Sono la cordigliera. Non per intero,
perché nessuno può esserla tutta. Condivido le palle con le
montagne vicine.

Non provo vergogna, non provo tristezza, non provo paura. Lo farò,
sarò il re.

… Consiglieri? … Di cosa parlano i miei consiglieri?... Fanno sempre


questo?! O forse quando uno non sente sembra che la gente dica
più cavolate…! Ho una cosa da dire! … Di cosa parlano? … Vedo
che ascolto spazzatura, raccolgono le loro parole dagli immondezzai
della storia del mondo, frugano come bestie fameliche e dopo un
po’ si accontentano, raccolgono quello che puzza di meno, qualcosa
che in quanto putrido possa sembrare intelligente, ma non è
abbastanza, miei cavalieri.

Suonate qualche tromba, il vostro Re vi sta parlando!

La gente ormai odia le discariche, si espandono, non lasciano spazio


per vivere, i bambini hanno preso l’abitudine di giocarci, questo non
deve accadere. La spazzatura dobbiamo bruciarla perché altrimenti,
vedete, la corte reale abusa di lei, la trasforma in sua prima dama e
la tiene là a sorridere e gesticolare da un balcone, cieca per quanto
se la sono sbattuta, mentre i nostri impiccati decorano l’albero di
natale che è questo paese.

FINE Track 7 che scende lentamente fino a 0

Sale Can. 5 in 7'' fino a int. scende Can. 7 in 7''


fino a Int.

Signori miei della corte, del tribunale, della commissione, in nome


della famiglia morta, e dalla posizione conferitami dal suo rango, vi
ordino di poter osservare il silenzio, da oggi il Re ha smesso di
ascoltare il vostro consiglio.

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Ridurrò questo territorio nazionale, opererò la riduzione territoriale
più grande che si sia mai vista nella storia dell’umanità, come
l’espansione di Roma ma all’inverso. Esilierò cittadini ogni giorno e
qualora mi accorgessi che non hanno voluto abbandonare le loro
case e le loro famiglie, allora modificherò le frontiere, collocherò le
loro case e le loro famiglie fuori dai confini del territorio nazionale.
Sì, disegnerò ogni giorno un paese nuovo, o forse ogni ora, un
nuovo paese con una nuova forma, e la mappa cambierà così
rapidamente da sembrare un animale in movimento o in
putrefazione visto in fast forward, e questo disegno animato dai
miei esilî si arresterà solo quando verrà a coincidere con il mio
corpo e il paese sarò soltanto io, nazionale sarà solamente il
territorio del mio corpo e a questo territorio non rimarrà altra
alternativa che la disintegrazione. In questo modo e una volta che
io stesso mi sarò disintegrato, dovete giurarmi che nessuno metterà
mai più un’altra persona in una vetrina, poiché saprete che la faccia
di chi guarda si riflette sul vetro esattamente sopra la faccia di colui
che è osservato. Dovete giurarmi che quando i paesi coincideranno
con i corpi, le persone non sapranno distinguersi tra loro.

Il sovrano che io sono nasconde la causa delle proprie azioni dietro


la malattia.

La cosa buona è che il fatto che la sua malattia progredisca, fa


dimenticare al popolo, progressivamente, che le azioni hanno una
causa. È sufficiente guardare come fuori continuino a impiccare la
gente nella piazza tutte le domeniche, di loro iniziativa, i cittadini.
Perché hanno bisogno di gridare tutte le domeniche che gli sembra
ingiusto si impicchi qualcuno. Tutto ciò che sembra causa è
solamente l’effetto del fatto che le cause ci danno sicurezza.

Il re comincia a sollevarsi, G. non se ne accorge.

Si piantano radici quando c’è paura. Anche se piantare radici è così


paradossale come suona. Tutte le tradizioni sono inventate. Tutti i
ricordi sono, in realtà, un desiderio nel presente. Non esiste una
causa. Prima è venuta la pianta. Poi la radice. È ora di rendersene
conto.

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G. se ne accorge, gli dà un pugno. Il re cade a terra. G. lo rimette
seduto sul trono.

Signori siamo pronti, il museo è aperto.

BUIO subito

Track 1 vol. al buio. Finisce.

Parte Track 3 volume poi resterà in sottofondo

dopo Sale spedita Can. 8 luce degli applausi.

Fine

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