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Benedicta Froelich

A un Principe

© Benedicta Froelich 2008


Anche questa è per Dijana
Laggiù, nella stanza del lungo esilio
Una Regina lascia andare la mano di suo figlio
Dalla scacchiera il Re cade in pezzi
E un Principe abbandona la sua storia

Solo un anno — no,

Cento vite e cento morti,


E maledetto sia chi mal ne pensa
Nella terra senza nome dei tuoi avi
Il silenzio sferza la valle che ti attende

Appena il dolore di un momento,


“Solo un attimo e passa tutto”
È una lama che ti trapassa più è più volte
— Eppure sei ancora vivo

Liquido ambrato nel tuo bicchiere


Brucia, ma mai quanto le accuse
La notte cade silenziosa ai tuoi piedi
Nel luccichio del loch chiami i fantasmi per nome

La lealtà ti avvolge — caldo, buio mantello


Di lacrime che cadono non viste
Tra le ceneri della tua croce in fiamme
Brucia il riflesso di un ragazzo

Solo tu che corri nel sole,


Lo stendardo si gonfia al vento
Paura è un sapore sconosciuto in bocca
Mentre i ranghi si serrano davanti a te

È il canto che si alza nella notte stellata,


Il lamento della cornamusa
Tornerai, un giorno tornerai tra loro
Gabbiano dalle ali che svaniscono nel sole

E laveranno le tue ferite, le mani striate di sangue


Di nuovo figlio, di nuovo scintilla
E tornerà la giovinezza, tornerà la vita
Nelle tue agili gambe di ragazzo

Una vita intera solo per alzare il sipario


Una vita intera solo per attendere la vita
Vincere o morire, prendere o lasciare
Nient’altro che la morte può salvarti, ora
Dio, il tuo diritto e il tuo regno
La tua storia che ti sfugge tra le dita
Hai sempre giocato secondo le regole
Solo per vederli issare il patibolo

L’offesa a cui volti le spalle,


La crudeltà e l’ignoranza
Non sono che il dolore vuoto di un palazzo
Senza insegne né inchini

Lealtà e tradimento, dovere e volontà


Giurare, spergiurare, mantenere la parola
Odiare e perdonare
E forse dimenticare

E poi per un attimo, solo per un attimo


Hai creduto di sentirla —
Compassione, dimenticanza,
Foss’anche oblio

Hai creduto di toccarla


Mentre toccavi il suo viso
Hai creduto di inspirarla
Mentre sfioravi le sue labbra

Hai creduto di morire,


Ma non è mai successo
Hai creduto di tornare a casa,
Ma non sei mai arrivato

In piedi sul ponte,


Nel sole d’estate che spazza via coscienze
Il dolore muore come un urlo in gola
E si scioglie nell’acqua sotto di te

L’arazzo è completo, il colore prescelto;


Alla fiamma della candela
La lunga notte non fa più paura
Dell’alba incastonata nel tuo ricordo

Gelido metallo, la stretta della sua mano


Qualcuno che ti solleva sopra l’acqua
Uno, due, tre motivi per vivere
E nemmeno uno per morire

La nuvola striata, luce tra i capelli


Verde che acceca e la tua collina in lontananza
La serpe cristallina brilla tra l’erica
Porpora e rosso, la bandiera si spiega
Niente indugio, né colpa — le parole che lui ti disse
Aleggiano sopra te come una preghiera
Nel fodero della spada, soltanto la tua storia
Scarna e cruda, nuda e sola

Come te

È ora di andare, e infine lo sai


È tempo di tornare — infine sei qui
È strano, non hai mai atteso altro
Ma neanche un giorno è trascorso da allora

Laggiù, sulla prua, il tempo si ferma


Per gli occhi giovani che danzavano di piacere
La colpa, solo traslucida pelle che abbandoni
Dietro passi di nuovo leggeri

E lei —
Lei ha i tuoi occhi,
Ma nulla del tuo dolore
Se non ciò che tu stesso le hai insegnato

Laggiù, nella stanza del lungo esilio


Un Principe lascia andare la mano di sua figlia
La sua vela è già lontana
E gli uomini in silenzio aspettano

Che l’uomo nel quadro lo sollevi

E lo porti con sé

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