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Con il termine guerre persiane si definisce la serie di conflitti combattuti tra le poleisgreche e l'Impero

persiano, iniziati intorno al 499 a.C. e continuati a più riprese fino al 479 a.C.
Alla fine del VI secolo a.C., Dario I, denominato il "re dei re" dei Persiani, regnava su un impero
immenso che si estendeva dall'India alle sponde orientali dell'Europa (nello specifico le zone orientali
della Tracia).
Nel 546 a.C. infatti, il suo predecessore Ciro il Grande, fondatore dell'impero, aveva sconfitto il re della
Lidia, Creso, e i suoi territori, comprendenti le colonie greche della Ionia, che furono incorporate
all'Impero achemenide.
Le città-stato ancora governate da sistemi tirannici condussero ognuna per proprio conto l'annessione
all'Impero persiano, la sola Mileto riuscì a imporre le proprie pretese. Questa situazione di
frammentazione aveva comportato la perdita definitiva da parte delle colonie di ogni indipendenza
(prima godevano comunque di ampie autonomie) e una drastica riduzione della loro importanza
commerciale, a causa del controllo totale che i Persiani esercitavano sugli stretti di accesso al Mar
Nero.

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