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Geometria III

SOLUZIONI PROVA SCRITTA – 29 GIUGNO 2015

Esercizio 1. Si calcoli il gruppo fondamentale del CW-complesso X composto da una 0-cella


P , da due 1-celle a e b e da due 2-celle D1 e D2 attaccate all’1-scheletro mediante le parole
a3 b−3 e b2 a−1 ba−1 (vedi figura sottostante). Si dimostri inoltre che H1 (X) è isomorfo a Z3 .
a b
a a a b
D1 P a D2
b b b a
b b

Soluzione 1. Siano Q1 e Q2 due punti interni delle celle D1 e D2 . Applichiamo il teorema di


Seifert-Van Kampen scegliendo come sottospazi X1 := X \{Q2 } e X2 := X \{Q1 }. Lo spazio X1
è omotopicamente equivalente al CW-complesso che si ottiene attaccando all’1-scheletro di X
solo la cella D1 , perché D2 \ {Q2 } si retrae al bordo di D2 . Analogamente X2 è omotopicamente
equivalente al CW-complesso che si ottiene attaccando all’1-scheletro di X solo la cella D2 .
Infine l’intersezione X1 ∩ X2 è omotopicamente equivalente all’1-scheletro di X, quindi il suo
gruppo fondamentale è

π1 (X1 ∩ X2 , P ) = Z ∗ Z = [a]X1 ∩X2 , [b]X1 ∩X2 ∅ .†

Per quanto riguarda X1 e X2 applichiamo nuovamente Seifert-Van Kampen. Per esempio per
X1 , scegliamo come sottospazi:
X11 X12 X11 ∩ X12
a a a
a a a a a a

b b b b b b
b b b

Sia Y un punto
appartenente
all’intersezione X11 ∩ X12 . Lo spazio X11 è contraibile, quindi
π (X

1 11 , Y ) = ∅ ∅ . Lo spazio X12 si retrae al bordo, quindi π1 (X12 , Y ) ' π1 (X12 , P ) =


[a]X12 , [b]X12 ∅ , con l’isomorfismo indotto da un cammino γ : I → X12 tale che γ(0) = P e

γ(1) = Y
π1 (X12 , P ) −→ π1 (X12 , Y )
[a]X12 7−→ [α]X12
[b]X12 7−→ [β]X12
dove α := γ ∗ a ∗ γ e β := γ ∗ b ∗ γ. Infine, l’intersezione si retrae ad una
circonferenza c
compresa nella corona circolare (e passante per Y ), quindi π1 (X11 ∩ X12 , Y ) = [c]X11 ∩X12 ∅ .
La mappa i1∗ indotta dall’inclusione i1 : X11 ∩X12 ,→ X11 è il morfismo nullo, mentre l’inclusione
i2 : X11 ∩ X12 ,→ X12

La notazione [f ]Y denota la classe di omotopia del cappio f nello spazio topologico Y .

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a

a c a
Y
γ
b b

induce il morfismo
i2∗ : π1 (X11 ∩ X12 , Y ) −→ π1 (X12 , Y )
.
[c]X11 ∩X12 7−→ [α]3X12 [β]−3
X12

Il gruppo fondamentale di X1 risulta quindi essere


D  E
π1 (X1 , Y ) = [α]X12 , [β]X12 j1 ∗ i1∗ ([c]X11 ∩X12 ) = j2 ∗ i2∗ ([c]X11 ∩X12 ) =

D E
[α]X12 [β]−3
3
= [α]X12 , [β]X12 X12 = 1 .

Con l’isomorfismo indotto da γ, possiamo scrivere il gruppo fondamentale con punto base P
ottenendo D E
−3
3
π1 (X1 , P ) = [a]X1 , [b]X1 [a]X1 [b]X1 = 1 .

Con procedure analoga, si dimostra che


D E
2 −1 −1
π1 (X2 , P ) = [a]X2 , [b]X2 [b]X2 [a]X2 [b]X2 [a]X2 = 1 .

Possiamo ora calcolare il gruppo fondamentale di X. Dal diagramma

π1 (X1 , P ) = [a]X1 , [b]X1 [a]3X1 [b]−3




X1 = 1
i1∗ j1 ∗



π1 (X1 ∩ X2 , P ) = [a]X1 ∩X2 , [b]X1 ∩X2 ∅ π1 (X, P )

i2∗ j2 ∗

[b] [a]−1 [b]X2 [a]−1 = 1



2
π1 (X2 , P ) = [a]X2 , [b]X2 X2 X2 X2

per Seifert-Van Kampen otteniamo

[a]3X1 [b]−3 2 −1
X1 = 1, [b]X2 [a]X2 [b]X2 [a]X2 =
−1
1, +
*

π1 (X, P ) = [a]X1 , [b]X1 , [a]X2 , [b]X2 j1 ∗ i1∗ ([a]X1 ∩X2 ) = j2 ∗ i2∗ ([a]X1 ∩X2 ) , =

j1 ∗ i1∗ ([b]X1 ∩X2 ) = j2 ∗ i2∗ ([b]X1 ∩X2 )

[a]3X1 [b]−3 [b]2X2 [a]−1 −1


 
X1 = 1, X2 [b]X2 [a]X2 = 1,

= [a]X1 , [b]X1 , [a]X2 , [b]X2 =
[a]X1 = [a]X2 , [b]X1 = [b]X2
D E
3 −3 2 −1 −1
= [a]X , [b]X [a]X [b]X = 1, [b]X [a]X [b]X [a]X = 1 .

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Per calcolare il primo gruppo di omologia di X ricordiamo che (nel caso  di uno spazio
topologico connesso per archi) abbiamo l’isomorfismo H1 (X) ' Ab π1 (X, P ) , quindi
D E
H1 (X) ' [a], [b] [a]3 [b]−3 = 1, [b]2 [a]−1 [b][a]−1 = 1, [a], [b] = 1 '
 
D E
' [a], [b] [a]3 [b]−3 = 1, [b]3 [a]−2 = 1, [a], [b] = 1 '
 


D E D E
' [a], [b] [a] = 1, [b]3 = 1, [a], [b] = 1 ' [b] [b]3 = 1 ' Z3 .
 

Esercizio 2. Si risponda ai seguenti quesiti:


(2a) Si classifichi la superficie topologica compatta S ottenuta come quoziente di un ottagono
rispetto alle identificazioni in figura.

Q a P
b d

P Q
c a

P P

b c
Q d P

(2b) Si dica, motivando la risposta, se la suddetta superficie topologica compatta S è omeo-


morfa alla somma connessa di un piano proiettivo reale e di un toro, oppure no.
Soluzione 2. (2a) Applichiamo il procedimento utilizzato nella dimostrazione della classifica-
zione delle superfici compatte. Non essendoci coppie adiacenti del primo tipo, procediamo alla
riduzione dei vertici ad un unico nome:
Q a P P P
b d e d b
e Q
P Q P
e
c a "e c a
∼a
P P P P

b c b c
Q d P Q d P

P e P P e P P
c d c d d
Q
P Q P
f
"f
b b b
f ∼b
Q P f P

d e e
P c P P c P

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Per eliminare l’ultimo vertice “Q”, eliminiamo la coppia adiacente del primo tipo dd−1 :

P e P P
e
c d d
Q c f
P
f
∼d

f P
f e
e
P c P c

Ora rendiamo adiacenti le coppie del secondo tipo:

e e

c f c
"g e
g ∼f g
c f
f e

c g

e g

c g
"h h
h g
∼c
c
e g
e
c h

e i

h g
g
i "i e
∼e h
h g

e i

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La superficie iniziale è quindi omeomorfa alla somma connessa di 3 piani proiettivi descritta
dal poligono

P i P

i g

P P

h g

P h P 

(2b) Sappiamo che in generale la somma connessa Tg #Uh è omeomorfa alla superficie Uh+2g
(Proposizione 1.19 delle dispense), quindi nel nostro caso T1 #U1 ' U3 ' S. 

Esercizio 3. Sia B(2) la palla aperta di C centrata in 0 e di raggio 2, e sia Q il quadrato di C


definito ponendo Q := [−1, 7] × [−4, 4]. Si risponda ai seguenti quesiti:

(3a) Per ogni a ∈ C, definiamo la funzione fa : B(2) → C ponendo fa (0) := a e

eiz − 1
fa (z) := se z ∈ B(2) \ {0}.
sin(z)

Si dica per quali valori di a ∈ C la funzione fa è una funzione olomorfa.

(3b) Si calcoli il seguente integrale:


eiz − 1
Z
dz.
sin(z)
∂Q

−1 iz
Soluzione 3. (3a − Primo metodo) La funzione g(z) = esin(z) è olomorfa su B(2) \ {0} e ha limite
finito per z → 0:

eiz − 1 (eiz − 1)0 z=0 z + o(z) i z + o(z) i + o(1)
lim g(z) = lim = lim 0 = lim = lim = i.
z→0 z→0 sin(z) z→0 sin(z) z + o(z) z→0 z + o(z) z→0 1 + o(1)
z=0

La singolarità di g(z) in 0 è quindi eliminabile (Teorema 9.34 delle dispense). Quindi fa è


olomorfa se, e soltanto se, il valore di fa in 0 è uguale al valore dell’estensione di g(z) in 0, cioè

eiz − 1
a = fa (0) = lim fa (z) = lim = i. 
z→0 z→0 sin(z)

−1 iz
(3b − Primo metodo) La funzione g(z) = esin(z) ha 3 singolarità all’interno di Q, quindi per
il teorema dei residui abbiamo
Z iz
e −1 
dz = 2πi Res0 (g) + Resπ (g) + Res2π (g) .
sin(z)
∂Q

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La singolarità in 0 è eliminabile. Inoltre g(z + 2π) = g(z), quindi anche la singolarità in 2π è
eliminabile, da cui Res0 (g) = Res2π (g) = 0. Rimane da calcolare il residuo in π; il polo in π è
semplice, quindi
  !
1 1 −2
Resπ (g) = eiz − 1 z=π · Resπ

= −2 0 =  =2
sin(z) sin(z) z=π cos(z) z=π

(Lemma 12.8 e Lemma 12.11 delle dispense). In conclusione,


Z iz
e −1
dz = 2πi Resπ (g) = 4πi. 
sin(z)
∂Q

−1 iz
(3a − Secondo metodo) Osserviamo che la funzione esin(z) sull’aperto B(2) \ {0} può essere
riscritta come
z z z z z z z
eiz − 1 ei 2 ei 2 − e−i 2 iei 2 ei 2 − e−i 2 iei 2
= 1 iz −iz )
= 1 iz −i z2
 i z2 −i z2
 = z
.
sin(z) 2i
(e − e 2
e 2 + e e − e cos 2
z
iei 2 z

La funzione cos( z è olomorfa su B(2) perché i suoi poli corrispondono ai punti in cui cos = 0,
2
) 2
cioè z2 = π2 + kπ, k ∈ Z ⇔ z = π + 2kπ, k ∈ Z, che giacciono tutti fuori da B(2). Quindi fa è
z
iei 2
olomorfa su B(2) se, e soltanto se, coincide con cos( z2 )
su B(2), cioè se, e soltanto se,
z
iei 2

a = fa (0) = = i. 
cos( z2 ) z=0

(3b − Secondo metodo) Per quanto visto al punto precedente, abbiamo


z z
!
iei 2 iei 2
Z iz
e −1
Z
dz =  dz = 2πi Resπ  ,
sin(z) cos z2 cos z2
∂Q ∂Q

iz
ie 2
in quanto la funzione cos( z
)
ha un unico polo (in π) contenuto in Q. Il polo in π è semplice,
2
quindi
z
! ! !
iei 2 z  1 1 −1
Resπ z
 = iei 2 z=π · Resπ z
 = i2 0 = =2
− 2 sin z2 z=π
1

cos z2 z=π

cos 2 cos 2

(Lemma 12.8 e Lemma 12.11 delle dispense). In conclusione,


z
!
iei 2
Z iz
e −1
dz = 2πi Resπ  = 4πi. 
sin(z) cos z2
∂Q

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Esercizio 4. Si risponda ai seguenti quesiti:

(4a) Si calcolino tutte le soluzioni della seguente equazione in z ∈ C:

z|z|2 − iz = |z|2 − i|z 2 |.

(4b) Sia g : C \ {−i, i} → C la funzione olomorfa definita ponendo


1
g(z) :=
1 + z2
e sia D(2) la palla chiusa di C centrata nell’origine e di raggio 2. Si calcoli il valore minimo
di |g(z)| su D(2) \ {−i, i}.

Soluzione 4. (4a) Ricordando che |z|2 = |z|2 = |z 2 | = zz, possiamo fattorizzare l’espressione:

z 2 z − iz − zz + izz = z z 2 − i − z + iz = z z(z − 1) + i(z − 1) = z(z − 1)(z + i).


 

Le soluzioni dell’equazione sono quindi z1 = 0, z2 = 1 e z3 = −i. 


(4b) Il polinomio z 2 + 1 è una funzione olomorfa su tutto il piano complesso C, quindi
per il principio del massimo, il massimo di |z 2 + 1| su D(2) è raggiunto sul bordo ∂D(2).
Parametrizzando il bordo in coordinate polari z = 2eiθ , otteniamo

max z 2 + 1 = max 4e2iθ + 1 = max 4 cos(2θ) + 1 + 4i sin(2θ) =
z∈D(2) θ∈[0,2π] θ∈[0,2π]
q
= max 16 cos2 (2θ) + 8 cos(2θ) + 1 + 16 sin2 (2θ) =
θ∈[0,2π]
p p
= max 17 + 8 cos(2θ) = 17 + 8 cos(2θ) =

θ∈[0,2π] cos(2θ)=1
p
= 17 + 8 cos(2θ) = z 2 + 1 z=±2 = 5.‡

θ=0,π

Il calcolo del massimo di |z 2 + 1| su D(2), ci consente di dare una stima puntuale di g(z) .
Infatti,
1 1 1
∀ z ∈ D(2) \ {−i, i}, g(z) = 2 > = .
z +1 max |z 2 + 1| 5
z∈D(2)

Inoltre g(±2) = 15 , quindi 1
5
è il minimo di g(z) su D(2) \ {−i, i}. 


Metodo alternativo. La disuguaglianza triangolare
2
z + 1 6 z 2 + 1 = |z|2 + 1 6 5,

∀ z ∈ D(2)

implica che maxz∈D(2) |z 2 + 1| 6 5. Ma 5 è effettivamente il massimo, in quanto è raggiunto per z = ±2.

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