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Marco Valenti
Al momento sia il presidente della Repubblica, Tsai Ing-Wen, che il primo ministro, William Lai, sono
membri del partito democratico progressista, il quale insieme al Kuomitang, rappresentano i principali partiti
politici del paese. Il parlamento è composto da 113 parlamentari eletti con sistema misto.
Importante far notare come a causa della contrarietà di Pechino, Taiwan è membro di pochissime
organizzazioni internazionali, come l’Apec e l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), dove
tuttavia è ufficialmente riconosciuto con il nome di “Cina Taipei”.
Attualmente, sono 22 i paesi che riconoscono ufficialmente lo stato di Taiwan: Belize, Burkina Faso,
Repubblica Dominicana, El Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras, Kiribati, Isole Marshall, Isole Salomone,
Nauru, Nicaragua, Palau, Panama, Paraguay, Saint Kitts and Nevis, Santa Lucia, Saint Vincent e Grenadines,
São Tomé e Príncipe, Swaziland, Tuvalu, Città del Vaticano (Santa sede). Gli altri stati che mantengono
invece relazioni informali, lo fanno attraverso uffici di collegamento o istituti.
Da sinistra Lin Chuan (premier uscente), Tsai Ing-wen (presidente della repubblica) e William Lai (nuovo
premier).
POLITICA: CINA E TAIWAN
La Rdc si è costituita nel 1912 dalle ceneri del millenario impero cinese, sotto la guida di Sun
Yatsen, fondatore del partito del Guomindang (Gmd). Il nuovo stato conobbe inizialmente una fase
di alta instabilità politica, conosciuta come il periodo dei ‘Signori della guerra’, riuscendo a
raggiungere una certa stabilità soltanto con l’avvento di Chiang Kaishek alla leadership del Gmd.
La Rdc assunse però la sua attuale forma statuale-territoriale nel 1949. Con la sconfitta di Chiang da
parte del Partito comunista cinese di Mao, il Gmd si ritirò sull’isola di Taiwan, posta a circa 150
chilometri dal continente. Potè insediarvisi stabilmente grazie al sostegno economico e militare
degli Stati Uniti, che nell’ambito della Guerra fredda si opposero all’avanzata dei regimi comunisti
nel Sud-Est asiatico. Per questo, la Costituzione della Rdc rivendica la sovranità sull’intera
Repubblica popolare cinese (Prc) e anche sulla Mongolia, riconosciuta indipendente da Chiang Kai-
shek nel 1945. Dal periodo della netta contrapposizione, le relazioni fra Taiwan e Prc sono
migliorate. L’odierno presidente, Ma Ying-jeou, esponente del Gmd eletto nel 2008 e rieletto nel
2012, si professa disponibile a una riunificazione, seppur non incondizionata. Una tappa importante
nel processo di pacificazione si è avuta con il cosiddetto ‘1992 Consensus’. Si tratta del frutto di
una serie di incontri culminati con l’accordo informale sulla ‘One China Policy’, secondo cui esiste
una sola Cina in termini culturali e storici. Il giudizio sulla legittima sovranità è stato però sospeso
per permettere i contatti bilaterali fra i due paesi. Data la natura dell’intesa, secondo alcune fonti
soltanto verbale, si è spesso sospettato che l’accordo non sia mai stato raggiunto. Il presidente Ma
ha spesso fatto leva sul ‘1992 Consensus’ per ribadire la liceità di una ripresa diplomatica fra le due
Cine. Nel 2010 si è arrivati alla conclusione di uno storico ‘accordo per un framework di
cooperazione economica’, con cui i due paesi si impegnavano ad abbassare o eliminare del tutto i
dazi doganali su centinaia di prodotti e liberalizzare alcuni settori delle rispettive economie.
L’accordo, fortemente voluto dall’ex presidente cinese Hu Jintao, è stato tuttavia contestato a
Taiwan e accolto con scetticismo da una significativa parte dell’opinione pubblica, la quale vede
nell’intensificarsi dei rapporti economici tra i due paesi un preludio a una unificazione politica. La
firma vera e propria dell’accordo, nel giugno 2013, ha scatenato la protesta di centinaia di attivisti
che, nello stesso mese, hanno occupato il parlamento allo scopo di bloccare il processo di ratifica.
La protesta degli attivisti si è saldata con quella dei deputati del Partito progressista democratico
(Dpp), principale partito di opposizione sostenitore della linea dell’indipendenza unilaterale da
Pechino. Tre parlamentari del Dpp hanno condotto uno sciopero della fame, sostenendo che
l’accordo finirà col danneggiare l’economia di Taiwan. Questo episodio dimostra come le relazioni
di Taiwan con la Prc rappresentino tuttora la priorità assoluta e catalizzino la quasi totalità
dell’agenda politica nazionale. La partita si è giocata negli anni prevalentemente dal punto di vista
politico e militare, con Pechino che ha continuato a ritenere Taiwan una sua provincia ribelle, si è
sempre opposta alla sua indipendenza de jure (come ratificato nella legge anti-secessione del 2005)
e si è dichiarata pronta a un’invasione dell’isola nel caso Taipei scegliesse di mutare lo status quo.
L’unico attore capace di influenzare negli anni in maniera decisiva le relazioni fra Pechino e Taipei
sono stati gli Stati Uniti. Al riavvicinamento fra Prc e Usa, attraverso uffici di collegamento voluti
da Richard Nixon e Henry Kissinger a partire dal 1972, e al riconoscimento del governo comunista
come l’unico legittimo, avvenuto nel 1979, ha fatto da contraltare un parallelo ammorbidimento del
regime autoritario del Gmd, all’epoca guidata da Chiang Ching-kuo, figlio ed erede politico di
Chiang Kai-shek. In questa situazione contraddistinta da una minore rigidità rispetto al passato, la
Prc propose alla Rdc una ripresa dei rapporti e una diplomazia basata su ‘tre legami’. Chiang, però,
si oppose fermamente e ribadì i suoi ‘tre no’ (‘nessuna riappacificazione, nessuna indipendenza,
nessun uso della forza’). In questa situazione di stallo, il rapporto con gli Usa fu regolato dal
Taiwan Relations Act: con la sua approvazione nel 1979, contestuale alla ripresa ufficiale dei
rapporti tra statunitensi e Prc, il Congresso sanciva la volontà statunitense di mantenere legami
culturali e commerciali con Taiwan (formalmente: con il popolo di Taiwan, e non con lo stato della
Repubblica di Cina). Il documento conferiva poteri speciali, equivalenti di fatto a quelli di
un’ambasciata, all’American Institute di Taiwan ed esplicitava inoltre chiaramente che gli Usa
avrebbero considerato qualsiasi tentativo non pacifico di mutare lo status di Taiwan come una
minaccia alla pace e alla sicurezza dell’area del Pacifico occidentale. Venivano così autorizzate la
vendita e la fornitura di armi a Taipei. Meno chiari restavano invece i termini dell’impegno di
Washington rispetto alla difesa di Taiwan: sul punto, gli Stati Uniti preferirono l’adozione di una
politica di cosiddetta ambiguità strategica, che non è stata mai confermata. Allo stesso tempo non è
mai stata smentita l’eventualità di un intervento militare in caso di attacco cinese.
ECONOMIA
Pil Pro Capite: 49,800$ (2017)
I dati di Taiwan indicano un paese economicamente in salute con una bassa disoccupazione ed un
numero basso di persone sotto la soglia di povertà, con un’inflazione controllata e un surplus nelle
esportazioni rispetto alle importazioni.
Questi dati non devono però lasciar pensare che le sfide del governo della Repubblica di Cina si
concentrino soltanto negli ambiti sociali e diplomatici, in quanto le oscillazioni e le evoluzioni dei
mercati oltre che alla disoccupazione giovanile sono molto sentite dal popolo taiwanese.
L’agricoltura, seppur apporti un contributo marginale al PIL (1,7%), si è sviluppata ed ora utilizza
dei metodi moderni e molto diversificati, e risulta importante nelle aree semirurali del centro e del
Sud del Paese. Tra i prodotti coltivati il principale è il riso, ma troviamo anche soia, patata, patata
dolce e mais. In forte sviluppo vi è l’allevamento di suini e volatili, mentre di poca nota è quello di
bovini. La pesca di altura ha sostituito la tradizionale pesca costiera. Le foreste che occupano oltre
la metà della superficie territoriale non presentano prodotti ad elevato valore commerciale.
SETTORE SECONDIARIO
Sono presenti modesti giacimenti di oro, argento, zolfo, petrolio e gas naturale; ma l’unica risorsa
presente in significative quantità è il carbone. Nonostante la scarsità di materie prime, l’industria
(36,8% della popolazione attiva e 23,1% del PIL) si è sviluppata notevolmente ed è diventata la
chiave di volta dell’economia. Importante è l’industria energetica che possiede diversi impianti, di
cui tre nucleari. L’industria è inoltre molto attiva nel settore delle tecnologie avanzate (informatica,
elettronica e telecomunicazioni), importante ricordare come compagnie mondiali del calibro di Acer
e Asus siano taiwanesi. Fra le industrie più importanti nel paese troviamo quelle chimiche, tessili,
alimentari, siderurgiche e metallurgiche e cantieristiche. Vanno inoltre segnalate la zona industriale
alla periferia di Taipei per la creazione di software e il parco di Xinzhu per la presenza di industrie
elettroniche. Lo sviluppo tecnologico che è stato favorito dalla competitività dei prezzi, dalla qualità
degli articoli, dallo sviluppo tecnologico e dai bassi costi di lavoro, è però fonte di gravi problemi di
inquinamento, specialmente nelle aree urbane e nelle acque interne.
Parco di Xinzhu
SETTORE TERZIARIO
Il settore terziario occupa il 58% della popolazione attiva e fornisce il 75,2% del PIL del paese, è
centrato prevalentemente sui servizi finanziari e su quelli alle imprese. La bilancia commerciale è
marcatamente in attivo: Taiwan esporta principalmente materiali elettrici ed elettronici,
microprocessori, macchinari, prodotti chimici, prodotti di precisione ed ottici i quali vengono
introdotti principalmente in Giappone, Cina, Stati Uniti e Hong Kong. Partner preferiti per quanto
riguardano le importazioni, per lo più di materie prime e semilavorati, sono nuovamente Giappone e
Cina, seguiti da Stati uniti e Corea del Sud.
Le reti stradali sono ottime e vi è un notevole traffico portuale, vi sono inoltre 2 Aeroporti
internazionali.
Tra i vari impegni del governo taiwanese quello riguardo la difesa non possa infatti inosservato,
Taiwan è uno dei paesi al mondo con il maggior numero di militari attivi ogni mille abitanti, ciò
perché Taiwan è consapevole che, come condizione inderogabile per rimanere indipendente o per
evitare un’invasione forzosa, deve essere mantenuto l’equilibrio di forze nell’area del Mar Cinese
Orientale.
BIBLIOGRAFIA
http://www.treccani.it/enciclopedia/taiwan/
http://www.worldometers.info/world-population/taiwan-population/
https://www.statista.com/topics/2311/taiwan/
http://go.hrw.com/atlas/norm_htm/taiwan.htm
http://www.lahistoriaconmapas.com/atlas/mappe-italiane/Taiwan-regioni-mappa.htm
https://www.indexmundi.com/it/taiwan/
https://www.cia.gov/library/publications/resources/the-world-factbook/geos/tw.html
http://www.treccani.it/enciclopedia/taiwan_res-ef9bef76-ffcd-11e4-9760-
00271042e8d9_%28Atlante-Geopolitico%29/