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Onda

Un’altra piccola lacrima si aggiunge


All’Oceano salato che riempie il mio cuore.
Piccola lacrima, sei tu.
Mi sono nutrita del tuo cuore e tu del mio.
Quante lacrime occorrono
Per riempire un oceano…
Troppe, non sono mai abbastanza perché le sue acque
Si muovono,
si rinnovano,
i flussi vanno e vengono
e la Luna governa le maree
Così io mi tufferò
Nelle mie acque, piangendo e sorridendo
Perché nonostante tutto,
quella piccola lacrima non è altro che il frutto
di un attimo di gioia.

Sono una piccola cosa

Non mi chiedo che sarà di me,


domani.
Mi accontento del calore del sole,
del silenzio dei pensieri,
del battito del cuore.
Tutto ciò di cui ho bisogno è qui,
dentro di me.
Altro non sono che una particella
Nell’infinito universo della vita.

Maschera

Non mi stancherò di guardare verso l’alto,


ogni mattina volgerò gli occhi al cielo cercando,
nell’azzurro
o tra le nuvole, una risposta,
quel sussurro in un alito di vento.
E se la pioggia mi bagnerà gli occhi
Sorriderò, e nessuno mai si accorgerà che dietro a quel sorriso
Si nasconde un pianto che
Si unisce all’acqua del cielo.
Finestra sul cielo

Spesso mi fermo,
ovunque io sia,
a guardare fuori e dentro me.
Ciò che vedo non mi spaventa,
mi commuove e mi turba
e mi spinge solo a continuare
la ricerca infinita
della mano invisibile che ci sfiora,
accarezzandoci il viso.

Annalisa

Ti stavo perdendo,
quante cose non ti ho detto mai,
quante altre tu, avresti voluto dirmi senza mai riuscirci.
Ti tagliavo i capelli,
tu ridevi.
Ti prendevo in giro,
tu piangevi.
Anni di vita tra noi,
il nostro sangue proviene dalla stessa fonte.
Ti stavo perdendo,
ti guardavo dormire in quel letto d’ospedale
e avrei voluto essere te.
Egoismo travestito da amore…
Il dolore che tu avresti sentito,
sarebbe stato pari a quello che io ho provato,
spostandoti una ciocca di capelli dal viso.

Occhi

Attesa silenziosa,
osservando le nubi nel cielo plumbeo,
squarci di luce così intensi,
lampi saettanti.
Li seguo con lo sguardo,
i miei occhi socchiusi e stanchi,
mai sazi,
cercano nel vuoto aspettando che,
un alito di vento asciughi
le lacrime.
Dieci

Contavo i gradini che mi portavano


Verso la morte.
Li contavo per distrarmi,
per non guardare le mie mani assalite dal tremore.
Giunta dietro quella porta,
infine,
mi fermavo, ascoltavo il suono della marcia funebre che
mi avrebbe accompagnata sino a qui.
Non sapevo ancora che presto, molto presto,
non avrei mai più aperto quella porta dietro la quale,
batteva il tuo cuore,
davanti alla quale il mio, si fermava.

La piena

Azioni e pensieri,
asimmetrici impulsi di chi è confuso,
la stessa fonte origina due piccoli ruscelli
che divengono velocemente,
due fiumi in piena.
Scorrono paralleli e raramente si congiungono.
Confluiranno contemporaneamente
E separati
Nell’immenso mare
Del Caos.
Ero io

Ti ho fatto l’elemosina
Sui gradini di quella chiesa.
Avevi il capo chino,
abiti consunti,
un cappello rovesciato sul selciato.
Occhi lucidi,
grandi e liquidi come quelli dei cani.
Quando hai sollevato il viso,
hanno incontrato i miei.
Ho visto nei tuoi occhi,
la mia immagine.
Io, seduta sui gradini di una chiesa,
un cappello rovesciato
pieno di niente perché
è meno faticoso riempirlo di denaro
che di amore.

Il cuore ha fame

Bambino affamato,
ho comprato un sacchetto di baci.
Le tue avide, piccole mani…
Le hai affondate nel sacchetto,
senza darmi il tempo di rendermi conto che,
questo era tutto ciò di cui avevi bisogno.

Ti aspetto

Mi tocchi il cuore, notte profonda.


e mi tendi la mano.
Avvolgimi, ho bisogno di calore.
Tremo, aggrappata ai lembi del tuo manto,
tu ti volti, scrollando qualche stella
caduta sulle tue larghe spalle
Il nero delle tue pupille m’incanta,
ti seguo silenziosa e sarò tua
sino a quando non mi riconsegnerai al giorno,
portandomi tra le tue braccia.
Ho cura di te
Se potessi,
ti terrei tra le mani,
ti guarderei pulsare con occhi curiosi
di bambino,
sentirei il tuo calore.
Appoggiando una guancia su di te,
resterei per ore ad ascoltare
le tue dolci favole.
Scandisci gli attimi della mia vita,
a volte nemmeno me ne accorgo.
Il rumore dei giorni che marciano
Lenti,
copre la tua voce ma io
Ti so ascoltare
Anche quando il mondo grida.

Il fastidio della tua presenza

Non c’è spazio ora per te,


anima sincera.
Vai, lasciami sola con la materia che adesso
Ha preso il sopravvento nonostante te, nonostante me.
Troppo debole per sconfiggere
La quotidianità,
ti prego, lasciami sola.
Questa battaglia mi sfiancherà
E non voglio ferirti ancora.
Hai già pagato, ora tocca a me.
Le ferite si rimargineranno, la mia pelle è dura e tu sei delicata,
devo proteggerti dalla mia vulnerabilità.

Trasparente

Vedo di te,
ciò che sta dietro le tue pupille.
Questi occhi grandi e avidi
Non nascondono la tua natura.
Vedo attraverso il tuo corpo,
hai le spalle contro il muro e
non è lui che ti sostiene.
Doppio

Siamo due di uno,


quanto tempo ancora dovrà passare
prima che ci si possa unire.
Forse alla fine, quando tutto sembrerà
Passato,
ci ritroveremo, insieme,
nello stesso corpo.

Il mio tempo

Abbastanza sola da avere il tempo di


Contare le nuvole nel cielo.
Abbastanza grande da aver voglia di
Tornare bambina,
abbastanza generosa da aver ancora
bisogno di dare
a chi, di amore, non ne ha mai abbastanza.

Il cimitero dei vivi

Nel silenzio delle notti inquiete


Posso sentire il battito del mio cuore.
Posso sentire il soffio del mio respiro,
la voce del mio passato racchiuso
in una bara.
Sepolto vivo cerca di aprirsi un varco
con le unghie.
Ma ho sigillato, ho saldato,
ho piantato lunghi chiodi.
Ho cosparso terra e semi,
ho innaffiato, ho amato e visto crescere
questi germogli.
Su questa tomba.
Ora posso cogliere i miei fiori, bagnati dalla pioggia
Delle mie lacrime.
La conquista ha un prezzo,
costa dolore, rimorso, paura.
La conquista della gioia interiore.
Volo

Se il vento potesse sollevarmi,


portarmi con sé in luoghi lontani.
A Nord, nel silenzioso freddo.
Parlami, accarezzami, entra in me.
Entra nel mio corpo , scuotimi, possiedimi.
Ti ascolto la notte, ti insinui tra le pieghe
Delle mie lenzuola,
parli una lingua che ho sempre conosciuto,
quella che parla allo spirito.

Fusione

Il mare scuro e profondo dei sensi,


un mare tiepido, rassicurante, materno.
Chiudo gli occhi, respiro le tue acque,
i rumori sono lontani, sordi e distanti.
Mi abbandono al tuo movimento,
mi inarco e mi inabisso,
scendo sempre più sino a che la luce,
flebile e ormai lontana,
scompare.
E sono infine, parte di te.

Colori

Nel mio sangue vita,


nel mio cuore rabbia e amore.
Nei miei occhi orizzonte,
notte e desiderio.
Nelle mie mani cocci di vetro che riflettono ogni cosa.
Osservo stupita queste luci e scaglio lontano da me
Questi frammenti.
Ho paura di tagliarmi,
di perdere sangue,
di perdere la mia vita.

La lezione infinita

Ho imparato ad amarmi,
è stato bello, è stato dolce, è stato un lungo processo.
Odiandomi, annullandomi,
facendomi rubare ciò che possedevo,
ho imparato ad amarmi.
Mi sono riappropriata di ciò che mi apparteneva,
ho pianto,
imparando ad amarmi e ora so che,
è più facile amare che amarsi.
Passaggio di livello

Sopra il raziocinio,
sopra la materia,
sopra le emozioni,
sopra il corpo.
Io voglio stare sopra, ne ho bisogno per vivere.
Nel silenzio io mi elevo e salgo, sopra me stessa e il mondo.
Sotto la terra,
sotto il cielo,
sotto le cose di ogni giorno,
sotto il tuo corpo.
E’ qui che risiede la parte più bassa della mia essenza.
Per salire, devo partire dalla terra.

Polvere

Vorrei fondermi con la sabbia,


scivolare tra le dita di un uomo seduto
in riva al mare ad osservare l’imponente declino
del Sole.
Scivolare, tornare distesa di polvere.
Essere sollevata dal vento della sera e posarmi, piano,
sui corpi di due amanti che si uniscono con rabbia e dolore.
Accoglierei il loro dolore dentro me,
scalderei i loro corpi così come vorrei che il Sole
scaldasse il mio.
Non sono sabbia, sono carne,
fatica, gioia e lacrime.
E amore.
Fotografia

Osservo le nuvole che si muovono nel cielo.


Sono lunghi solchi profondi,
bianche cicatrici striate di grigio che
lasciano intravvedere squarci di cielo così
azzurro, così limpido!
E’ lo stesso paesaggio della mia anima,
offuscata dal grigio dei pensieri tristi,
percorsa da rabbia e dolore eppure,
ancora così pulita.
Ma le nuvole non sono immobili,
il vento le sospinge, fa mutare i colori e, con essi,
le mie emozioni.
Il potere del vento mi possiede,
desidero essere aquila, nuvola, aria.
Leggera, veloce e muta,
persa nel silenzio del tempo.

Possesso

Voglio amare il cielo,


vorrei avesse una consistenza per abbracciarlo,
forse solo per soddisfare un troppo umano bisogno
di possesso.
Nulla dovrebbe aver bisogno di essere posseduto,
noi, presuntuosi egoisti, cerchiamo la felicità
rubandole alle cose che per loro natura già la posseggono.
Non sappiamo creare,
non sappiamo inventare.
Amiamo la libertà e la rubiamo anche alle
Persone che amiamo.
Io voglio essere libera,
unita al cielo e al silenzio.
Io aspetterò

Non siamo niente,


non sono niente.
Prede della passione, a volte e
Cacciatori di emozioni.
Mi fermo e resto, immobile
E silenziosa a pensare a tutto questo.
Alle poche cose che basterebbero
Per essere al di sopra di tutto.
Ancora non so accontentarmi,
ancora non so gioire del solo fatto
di essere viva.

Il viaggio

I percorsi della mente,


rotte immaginarie, mai uguali,
sempre più lunghe e mete irraggiungibili.
Non ci sono indicazioni né punti cardinali,
tutto è possibile,
ogni luogo accessibile.
Guidami verso la luce ora che
Non ho più paura del buio.
Madre

Cosa è rimasto,
piccoli frammenti tristi di qualcosa che un tempo
era intera,
tenuta assieme dalla forza della disperazione ma,
intera.
Cosa è rimasto di allora,
tempi bui di pianti dalla stanza,
rumore di chiavi nella notte,
rabbia soffocata sul cuscino,
freddo, bisogno d’amore.
Cosa è rimasto ora, di tutto ciò che fuggivo…
Il ricordo grande, un grande dolore,
la tua fotografia e ancora,
piccoli frammenti tristi,
noi,
scaraventati nell’infinito spazio del ricordo amaro,
e vivo, di un tempo.

Un attimo per me

Il torpore della quiete mi rende felice,


mi commuove questo silenzio interiore.
Amo,
ascoltare il cuore che parla,
spesso costretto a tacere dalla logica,
a volte escluso dai miei giorni,
rinchiuso nel petto.
E non ho bisogno di nulla, ora.
Amo,
non chiedere,
amo,
non usare la voce,
amo,
questi momenti di gioia così intensi da sfiancarmi
il corpo e l’anima.
Sento tutta la vita del mondo dentro me
E il calore delle lacrime sul viso.
Torno alla realtà

Sentire che le cose non hanno più importanza,


avvertire la scissione tra spirito e materia,
ascoltare il silenzio della mia mente
e propagarlo intorno,
come la sessa si diffonde sulle acque.
Ritornare a te, dopo tutto questo,
ritornare alla vita
dopo il naufragio atemporale
nelle acque dell’oblio.

P.le Angilberto

Eco antiche di anni lontani,


la guerra, le giacche.
Sui muri bagnati, le scritte si sciolgono
Come i ghiacciai in Primavera.
Facce introverse di gente che non è mai morta
E che porta negli occhi le bombe
E nel cuore, sirene d’allarme.

Dopo il sonno

Qualcosa si risveglia dentro me,


ancestrali ricordi e ataviche paure che si trasformano
in bisogno di rompere queste fredde catene che
mi lacerano l’anima imponendomi una posizione
che non voglio più.
Piano esco dal mio corpo e corro,
verso il buio assoluto.

Morte finta

Nel buio di questa notte la mia mente non ha limiti.


Tengo gli occhi schiusi e vedo l’infinito,
sento il vuoto e mi lascio andare
come un corpo senza peso e dimensione.
Cado nell’oblio e muoio, dolcemente,
per non svegliarmi mai più
da questo coma apparente eppure, così profondo.
C’era una volta

Chi ha aperto il cassetto dei miei sogni?


Ne avevo conservati tanti ma qualcuno li ha lasciati fuggire.
Ora stanno vagando sulla terra e hanno perso la loro magia.
Ero certa che anche l’amore fosse questo ma gli anni
Sono passati e si è spogliato davanti ai miei occhi.
Ad uno ad uno, ha lasciato cadere i suoi veli
Per restare scoperto,
muto e vergognoso di quella sua brutta,
ridicola nudità senza valore.

La caccia
Anime cupe e introverse,
inabissate nei fondali marini
in balia delle correnti.
Fuggiamo veloci alla vista di reti
Lanciate da pirati cattivi che ci vogliono
Strappare il cuore per aprirlo e carpirne
I segreti più belli.
Noi scappiamo,
percorriamo gli oceani dello spirito
così vasti, limpidi e profondi
per approdare a lidi lontani,
troppo lontani per essere raggiunti
dalla gente comune.

Troppo buona
Apro le mie braccia per accoglierti,
mi sento grande e forte,
vorrei scaldarti il cuore ed essere la cura
di ogni tuo male.
Ma tu, piano, chiudi le mie braccia
E mi accarezzi con lo sguardo.
Sono la piccola nuvola del tuo cielo
E ti prometto che il Vento
Non mi trascinerà lontano da te perché
Una sottile catena di piccole stelle ci unisce.
Settembre 1999

Una goccia alla volta,


piano,
lento ticchettio sottofondo dei miei giorni,
delle mie notti.
Tu ci sei
Il ricordo di te riempie i miei occhi,
il mio cuore.
Tu ci sei, nel cielo del tramonto
Fuori dal finestrino di questo treno.
Ho paura di te, del mio amore per te.
Le tue gocce di vita sono diventate le mie lacrime piante
Nel tempo passato e nel presente.
Giorni, mesi, ore di te, dentro me.

Ottobre 1999

Dentro, il vento freddo del nulla.


Vuoto, come lo spazio infinito,
come un amore imploso e distruttivo.
Malata, cancro inesorabile e lento mi stai divorando l’anima,
piccoli brandelli che cercano di riunirsi,
lembi non combacianti di questo puzzle che sono io, ormai.
Le labbra secche e serrate, non più schiuse ad assaporare la vita.
La voce muta, un lontano lamento di pianto si scioglie
E muore, sul pavimento.
Il corpo soffre, il piacere non trova un posto che prima era suo,
il piacere diviene colpa, e lacrima.
Io sono il nulla.

26 Ottobre 1999

Non nella notte che ha visto i nostri corpi


Amarsi, non nella materia della quale siamo fatti,
non nel suono delle tue parole
crudeli,
non nel tuo sguardo a volte cinico e carico
di paure inespresse
e non
nel dolore del mio cuore trafitto
e pulsante
ma in quel primo, caldo abbraccio.
E’ li, il mio amore per te,
in quel primo tenero bacio rubato al mio sorriso
che io ti ho regalato e che tu
non mi hai più restituito.

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