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Stanley Hall (1904) fu il primo ad occuparsi dello studio dell’adolescenza come fase
della vita umana. Attuando diverse ricerche, attraverso la tecnica dei questionari,
l’autore riuscì a raccogliere una vasta mole di dati riguardanti l’età adolescenziale
durante i primi anni del novecento. Egli definì l’adolescenza come una “ ‘nuova
nascita’, in quanto si verifica nell’individuo un rinnovamento totale di tutti gli aspetti
della personalità” (Palmonari, 2011, p.16). L’adolescente è infatti in grado di
elaborare il mondo esterno attraverso una notevole capacità di introspezione e
possiede quindi una visione del mondo più sentimentale della realtà, che oscilla a
seconda dei propri stati d’animo, a differenza del bambino che è solo incuriosito dai
fenomeni che lo circondano, senza poterne comprendere completamente il senso.
L’adolescente è quindi in grado di interpretare ciò che direttamente vive e non si
limita alla semplice osservazione della realtà. Questo passaggio dall’infanzia e
l’adolescenza non è per niente semplice. Molti autori infatti ritengono che questo
passaggio avviene in modo drammatico, poiché l’adolescenza si manifesta attraverso
sentimenti contrastanti. Sempre Stanley Hall (1904) afferma che l’adolescenza è una
fase di “storm and stress”, ossia l’età delle tempeste emozionali che si diversificano
continuamente a seconda del contesto sociale e culturale di appartenenza e a seconda
soprattutto degli stati d’animo dell’adolescente, che possono passare velocemente
dall’entusiasmo produttivo e coinvolgente, alla tristezza più cupa e introspettiva.