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Classe II E
A.S. 2017-2018
giustizia pace libertà solidarietà – 2018
un’introduzione
Scopo e metodo
Lo scopo che di anno in anno cerco di perseguire a
partire dalla storia di Ciro Siciliano è sempre lo stesso: calare
nel mondo dei dodicenni e tredicenni di oggi un’esperienza di
sacrificio personale che di anno in anno si allontana in un
passato che, se a me può ancora sembrare prossimo, ai miei
studenti comincia ad apparire più remoto – e non solo per
banali motivi cronologici.
Anche il metodo rimane sempre lo stesso: la produzione
di testi individuali nei quali i singoli ragazzi e le singole ragazze
sono costretti a mettere in gioco la propria coscienza nel
confronto con quella storia.
I testi che quest’anno gli studenti e le studentesse della
classe II E hanno scritto rispondevano ad una precisa
consegna dell’insegnante:
Racconta almeno un’esperienza (puoi esserne il/la
protagonista, puoi esserne stato/a testimone o puoi esserne a
conoscenza), nella quale giovani come te hanno scelto di far
vincere la giustizia contro l’ingiustizia, la pace contro il
conflitto, la libertà contro la servitù o la solidarietà contro
l’egoismo.
Il tutto era inquadrato in una cornice più generale:
Il premio intitolato al maresciallo Ciro Siciliano vuole
rammentare a tutti – e ai giovani in particolare – che chi ha
combattuto nella Resistenza lo ha fatto per far trionfare gli
ideali di Giustizia, Pace, Libertà e Solidarietà. Ma gli ideali che
non sono messi in pratica tutti i giorni, sono ideali morti.
Qualcuno pensa che questi ideali siano passati di moda, che i
giovani ormai preferiscano altri valori. Tu che ne pensi?
Dunque si trattava di riandare con la memoria a episodî,
possibilmente personali, che illustrassero, per dir così, valori in
azione. Si trattava di cogliere, preferibilmente nella propria
esperienza diretta – ma, in seconda battuta, anche all’interno
del patrimonio personale di conoscenze e dunque in una sorta
di esperienza indiretta – l’incarnazione transeunte di ideali che
altrimenti correrebbero il rischio di mantenersi
sempiternamente iperuranî.
Nelle righe che seguono, non mi permetterò di tentare
analisi sociologiche – che sono impossibili sia per la limitatezza
del campione, sia, soprattutto, per gli oggettivi limiti della mia
preparazione – ma mi limiterò a proporre alcune osservazioni e
alcune domande sul materiale prodotto da un piccolo
gruppo di ragazze e ragazzi di una seconda media.
Difficoltà iniziali
Una delle prime cose che mi ha colpito è stata il fatto
che il lavoro richiesto si è rivelato, almeno all’inizio,
particolarmente complicato; solo dopo che si è diffusa la
voce che il prof aveva dato l’ok ad alcune storie, l’emulazione
ha permesso ai più di ripescare – dalla memoria personale o
dal web – una vicenda adeguata alla richiesta.
Che cosa impediva ad alcuni dodicenni o tredicenni di
ritrovare nella propria esperienza, diretta o indiretta, i valori
della pace, della giustizia, della solidarietà o della libertà?
cosa rendeva particolarmente difficoltosa la loro ricerca?
Due ipotesi antitetiche potrebbero spiegare tale
difficoltà.
La prima è ottimistica: la nostra realtà è talmente
permeata da quei valori, che nemmeno ci accorgiamo più
della loro presenza. Quei valori, cioè, sono diventati ormai
come l’aria che respiriamo: è dovunque intorno a noi, ma
nessuno ci fa più caso.
La seconda è decisamente pessimistica: quei valori sono
talmente remoti dalle coscienze dei nostri giovani, che non
vengono nemmeno più percepiti.
Dobbiamo dunque rallegrarci o preoccuparci?
Ai sociologi l’ardua sentenza.
E comunque, alla fine, una storia su quattro, delle
ventuno che sono state raccolte, è stata pescata nel gran
mare del web anziché nel patrimonio personale dei proprî
ricordi.
L’eccezione della libertà
Sui ventuno episodi raccontati dai ragazzi e dalle
ragazze della II E, i gesti di giustizia, pace e solidarietà sono
pressoché egualmente rappresentati; solo un episodio ha al
suo centro il tema della libertà.
E non si tratta di una memoria personale, bensì della
storia universalmente nota del giovanissimo Iqbal Masih, il
bambino pakistano che, diventato il simbolo mondiale della
lotta contro il lavoro minorile, venne ucciso in circostanze
misteriose ad appena 12 anni.
La scarsa presenza della libertà nei testi prodotti dagli
studenti può essere spiegata in modo simile a quello con cui
abbiamo provato a spiegare la difficoltà prospettata prima.
Come quella, infatti, si potrebbe sintetizzare nei due estremi: o
c’è tanta libertà (sempreché la libertà possa mai essere
considerata eccessiva) che non ci si avvede più della sua
presenza, oppure i suoi spazî sono ormai così ristretti che
trovarne traccia è diventato sempre più difficile.
Non dubito che sarebbe possibile trovare argomenti a
sostegno di entrambe le ipotesi, ma sospendo il giudizio e
lascio anche in questo caso il cerino acceso nelle mani del
lettore.
Leopardi e Schopenhauer avevano ragione
È tra la giustizia, la pace e la solidarietà che trovano
ampio spazio le vicende personali degli adolescenti. E tra le
loro vicende personali hanno ampio spazio quelle in cui uno
scherzo o un gioco diventa l’occasione per un litigio che
inevitabilmente finisce in rissa.
Lo schema, con poche varianti, è ripetuto in almeno sei
dei ventuno racconti.
Tre racconti, invece, sono incentrati sul dileggio, e la
conseguente esclusione, di ragazzi considerati diversi.
L’atto riparatore, che a volte viene compiuto dallo stesso
narratore, riporta equilibrio e quindi pace o giustizia in una
situazione che l’aveva perduta per la malevolenza e
l’insipienza di alcuni ragazzi.
E dunque si finisce per (ri)scoprire che, così come i
concetti di luce e tenebre nascono ed esistono solamente
nella loro relazione di complementarità, anche la pace e la
giustizia (e la libertà e la solidarietà) esistono solo perché
esistono i loro contrarî.
E potremmo anche spingerci oltre e trovarci d’accordo
con Leopardi e Schopenhauer quando sostenevano che la
felicità dell’uomo in nient’altro consiste se non nella
cessazione della sofferenza e suggerire che la giustizia altro
non sia che la fine dell’ingiustizia e la pace la cessazione di un
conflitto.
Auspici finali
Altro saprà trovare, se lo vorrà, un lettore più attento.
Per concludere queste poche righe introduttive, due
parole sul ruolo del docente e della scuola.
Se questi uomini e donne in fieri perseguiranno gli ideali
di giustizia, pace, libertà e solidarietà quando saranno donne
e uomini fatti e finiti non sarà certamente merito di un loro
insegnante di italiano; allo stesso modo non potranno
probabilmente essere di tutto incolpati se, invece, non lo
faranno.
Mi limiterò, dunque ad auspicarlo.
Ma non lo auspicherò solamente perché convinto che
quei valori solamente possano costruire una società migliore,
ma prima di tutto lo auspicherò per loro, convinto come sono
che la qualità della vita delle persone giuste, pacifiche e
generose sia infinitamente migliore della qualità della vita
delle persone meschine, violente ed egoiste.
Qualora fossi riuscito, con l’aiuto di Ciro Siciliano, a
suggerire questa semplice verità ai miei ventuno studenti,
anche per quest’anno avrei svolto non del tutto
immeritatamente il mio lavoro.
Federico Guidotti
giustizia – 01
Credo che il mio sia stato un atto di giustizia nei confronti della
signora che altrimenti avrebbe dovuto pagare tutta la
riparazione da sé.
Matteo P
giustizia – 06
Al mio bagno ci sono due gemelli che sono dei miei amici
M*** e T***. Anche loro, come me e mio fratello gemello, sono
nati prematuri e T***, avendo sofferto durante il parto, ha
qualche difficoltà a muoversi e a parlare.
Un giorno della scorsa estate è capitato un episodio che mi ha
fatto molto arrabbiare: mentre camminavo sulla passerella ho
sentito alcuni ragazzi prendere in giro il mio amico T***. Lì per lì
ho pensato di lasciar correre, ma poi, riflettendoci, ho capito
che era mio dovere andare a difendere il mio amico. Così mi
sono diretto dai qui ragazzi e ho cercato di farli ragionare sul
fatto che quel ragazzino era stato sfortunato e che prenderlo
in giro era un atto da vigliacchi senza cuore. Per fortuna loro
hanno subito capito e si sono scusati per il loro
comportamento.
Ancora oggi sono fiero di questo mio gesto.
Nel mio testo, alla fine, vince la pace. All’inizio c’era un po' di
tensione tra i due portieri, ma poi l’amicizia tra i compagni che
hanno protetto il portiere ha fatto sì che tutto tornasse alla
normalità.
Thomas C
libertà – 01
Penso che i due ragazzi abbiano fatto un gesto molto bello nel
salvare la vita ai due bambini. Questo è stato un gesto di
solidarietà.
Alice
solidarietà – 02
La società attuale crede che noi ragazzi non abbiamo più gli
ideali di quelli di settant’anni fa, che hanno combattuto per la
libertà, l’uguaglianza, la pace e la giustizia, ma che pensiamo
solo al nostro smartphone e ad internet.
Invece nella nostra società ci sono ragazzi e ragazze, che
anche nel loro piccolo fanno qualcosa di speciale. Ci sono
infatti miei coetanei che si dedicano ad attività utili alla
società. Per esempio c’è chi passa il proprio tempo libero
facendo il volontariato sulle ambulanze, oppure ci sono
ragazzi che dimostrano il loro coraggio salvando qualcuno
che ne ha bisogno.
Ricordo una notizia che mi ha particolarmente toccato: un
ragazzo con la sindrome di Down che si è buttato in mare per
salvare una bambina di 10 anni che stava per annegare. Per
questo suo coraggio gli è stata assegnata la medaglia al valor
civile dal Presidente della Repubblica.