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"La leggibilità sostenibile" racconto surreale, inedito,

recentemente terminato, avendolo io, Graziella Tonfoni,


concepito e scritto nell' inverno dell' anno 2018. E' un saggio
narrativo che sintetizza i contenuti della mia precedente serie di
saggi intitolati "Una autrice post-accademica" come si usa fare
con l'anteprima assoluta di un film. Intendo inoltre promuovere
una attenzione specifica per gli spazi fisici ove avviene la
scrittura. Attingo ad esperienze personali e luoghi reali,
trasfigurandoli poeticamente, nell'ambito del crescente interesse
per le abitazioni d'autore, le biblioteche tematiche, gli archivi
privati, i parchi tematici e i giardini letterari.

Le due case, cui seppur in chiave poetica e allegorica, si fa


riferimento, nel racconto, esistono davvero, la autrice, Graziella
Tonfoni vi ha abitato in passato o vi abita attualmente: sono
entrambe le dimore, collocate al centro di Bologna.
Graziella Tonfoni

La leggibilità sostenibile
Graziella Tonfoni

La leggibilità sostenibile

L’ autrice, definitasi post-accademica dall’ inizio


dell’anno 2016, scrive narrativa breve. In questo saggio
da lei concepito e composto nell’ inverno 2018,
introduce il concetto di “notiziabilità scientifica”
riscattando il valore retorico della quotidianità nella
ricerca. Recupera il senso del suo vissuto attuale,
coniando appositamente termini precisi, rilanciandone il
significato in uno spazio onirico e fantastico. Rende
possibile la rivalutazione della dimensione iperbolica,
estraendo la poeticità potenziale da ogni minimo atto,
trasformandolo in lessico surreale per un vocabolario
lirico. In questo saggio minimalista, libretto divulgativo,
riflette il suo pensiero economico, basato su glossario
esatto, che si trasforma in spartito per note musicali.

Originariamente concepito come premessa,


successivamente ridotto per quarta di copertina,
poi riveduto e ampliato come capitolo aggiuntivo
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alla eventuale riedizione cartacea di una plausibile
antologia virtuale, è ora un copione stabile,
teatralmente a norma cavea, per una plateale
recitazione. Pieghevole, maneggevole, inteso
differenziare nettamente le accezioni imprevedibili,
proteggendo ogni termine dalle numerose varianti,
nelle innumerevoli variazioni. Pur consentendo
ritmiche metafore e poetiche rime in assonanza.
La linguista, si accorge che l’uso particolare
dell’aggettivazione, da lei adottata e adattata, si sta
rifrangendo, con ondeggiamenti lessicali, in altri
vocabolari, sfrangiandosi in mille diramazioni che
lasciano residui di lemmi sparsi. Si avvicendano,
clonandosi, molteplici interpretazioni, si attivano
perfino usi contrastivi impropri, con avverbi al
limite della semantica vigente.
Si confonde il significato di “post-accademico
aulico” con quello di “post-universitario in aula”:
si attribuiscono arbitrariamente denotazioni
estreme, filologiche deviazioni, connotazioni
filosofeggianti, in lampeggiamenti intonativi
cangianti a lessemi tecnici, con accezioni ben
definite, mai fuorvianti.
Da tali attribuzioni multiple e decisamente non
predisposte, lei prende le semiotiche distanze.
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In questo immaginifico racconto, la narratrice
indica l'importanza di recuperare il piacere della
lettura selettiva, assicurandosi che sia rispettata
sempre l’alta qualità dei contenuti.
Non le pare sufficiente che tutti leggano. Vuole
assicurarsi che quanto viene indicato dai critici
valga effettivamente il tempo e la attenzione di chi
si avvicina alle pagine.
In stile surreale, delinea, facendole immaginare al
lettore, stanze poetiche e ambienti di scrittura,
attingendo al proprio vissuto, rilanciando episodi
reali, stilisticamente resi in fantastiche
fantasmagorie, nell'ambito del crescente interesse
per la conservazione rispettosa delle dimore della
scrittura, delle antiche librerie, dei fondi
archivistici, delle biblioteche scientifiche private,
dei parchi tematici, dei giardini botanici e letterari.
Per evitare di perdere tempo a leggere casualmente
tanti capitoli sparsi intorno. Per accertarsi di non
dovere ammettere di avere dimenticato, tralasciato,
un sapiente saggio, un saliente racconto.
All’ipercinetismo corrente, dilagante, l’autrice,
predilige, contrappone, coerentemente, una
sedentarietà operosa, come si addice a studiosi,
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giovani o attempati, che non vogliano disperdere,
dissipare energie residue, tempo prezioso,
muovendosi continuamente senza posa,
dimenandosi in giro nervosamente, senza sosta.
La ricerca e la scrittura necessitano una stabile
quotidianità, non si giovano dell’inquietudine
perenne, in esistenziale transumanza.
Non sono più i tempi dei cercatori di sapienza
vaganti: questa è l’epoca della difesa dei contenuti
solidi dalle spurie sollecitazioni. E’ l’era
dell’informazione dislocata, che viene recapitata
a domicilio.
Per chi le chiede a quale categoria intenda
appartenere, lei conia appositamente la definizione,
che le sembra più appropriata: sono un’autrice di
nicchia, appartengo, narratologicamente
dialogando in esclusiva con me stessa, alla seconda
metà del secondo decennio del terzo millennio.
Per chi insiste nel volere conoscere i motivi di
questa aggiuntiva prefazione, con allusiva
titolazione a favore di una leggibilità sostenibile,
replica che non si tratta di inutile ripetizione, ma
piuttosto di una première, anteprima assoluta,
corredata da premessa, dedicata a chi ancora non
abbia conosciuto la sua più recente prosa.
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Perché una mente sottile, di cultura raffinata, possa
valutarne un efficace apprezzamento, in forma di
eventuale assegnazione di menzione di onore,
seppur solo simbolica risulti la eventuale
premiazione.
Lei stessa asseconda una tendenza attuale della
produzione cinematografica, che, per quanto
riguarda alcuni personaggi, procede estraendo
segmenti biografici, per rappresentare solo alcune
tratte del loro vissuto, amplificandole, ampliandole,
staccandole, prescindendo dal prima e dal poi.
L’autrice, invitata a scegliere alcuni eventi
particolari, della sua vita complessa, dislocata,
virtuosa e virtuale, da raccontare, decide di fare
parte di questo più ristretto, elettivo gruppo di
elitari affabulatori, che si esprimono concisamente,
componendo rapida, astraendo, prescindendo, in
tempo reale.
Si fa regista della propria autobiografia concettuale,
smaterializzata, animando i suoi stilizzati capitoli.
Preferisce far convergere l’attenzione dei lettori
forti e stabili, su un periodo ridotto, per renderlo
teatralmente rappresentabile.
Non è neppure oggettivamente il biennio più
eclatante, quello che lei sceglie, soprattutto se
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considerato nell’arco di un percorso bibliografico,
il suo, talmente esteso, intenso, articolato, fitto di
eventi epocali, che si intrecciano avvolgendosi
tenacemente alle sue ardite ideazioni poetiche,
intuizioni potenti, scoperte scientifiche, grafiche
riproduzioni, da rendersi comunque impossibile da
raccontare in modo completo, senza ometterne
ampie sezioni.
Ogni resoconto risulterebbe irrimediabilmente,
parziale, ineludibilmente incompleto, sospeso.
Decide, imparziale, di limitare le sue espressioni
tecniche, avviluppandole in righe numerate, per
circoscrivere al biennio più statico, 2016 – 2017,
esclusivamente, la piattaforma letteraria della sua
narratologia saliente, silenziosa, resiliente,
rilevante. Che riverbera soprattutto segmenti di
vita spicciola di un quotidiano che appare a molti
banale.
Restringe l’estimo degli spazi, negli scaffali già
pieni, ricolmi, sedimentati per spessore di prose,
raffigurando, in bozzetto unico, due contigue
dimore delle sue rimembranze, fra le numerose
sedi ove ha lei, per periodi più o meno prolungati,
sostato, abitato, scritto, insegnato.
Sono due spazi abitativi diversi, seppur non
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distanti, da non fondere, neppure da confondere.
Documentano frasi e fasi distinte, seppur siano
compatibili, in continuità autobiografica, in
prossimità bibliografica.
Collegati da un sentiero filosofico, mai speculativa
scorciatoia, passaggio rapido attraverso un
paesaggio urbano densamente popolato. Acronimo
denominato, a norma di linguaggio di
programmazione, in saldo filologico di
momentaneo transito: PasPal.
Procedendo in ordine inverso, dal 2018 avanzando
all’indietro, ripercorre a ritroso un itinerario tanto
complicato, che solo le pareti e i muri di due
poetiche case, con cantine a prose ravvicinate,
seppur non limitrofe, possono complessivamente
riflettere, mai completamente rifrangere.
L’azione si svolge tutta al centro paradossale,
surreale di una città iperbolica: si gira per alcune
settimane, ininterrottamente muovendosi, con
retorica moviola, fra l’abitazione della rilegatura e
la residenza della rilettura.
La prima raffigura il presente immediato, che si fa
passato prossimo, il quotidiano che diventa veloce,
progressivamente trasfigurandosi in futuro.

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Riecheggiando lungo le scale, una targa tanto
discreta, da apparire invisibile, ammonisce con
persuasiva e suadente chiosa:

Ricordo a tutti voi che entrate, che proprio qui


avvenne costantemente la composizione di una
pensatrice scientifica indipendente. Nel biennio
2016-2017 fu da lei concepita la serie dei saggi
pubblicati in “Leggere: tutti online”, con il titolo
di "Una autrice post- accademica" ovvero Uapa.
Dall’inizio dell’anno 2018, si rinomina lei stessa,
firmandosi, con stilografica precisazione, in
acronimo, semplicemente uapa. Ricapitolando il
senso delle sue frasi, assume il titolo della sua
recente antologia potenziale, utilizzandolo
correntemente, contemporaneamente, nelle due
rispettive condominiali esternazioni. “Qui visse e
scrisse uapa”.

Ma chi è davvero“Uapa” se non proprio lei stessa,


Graziella Tonfoni?
Così sussurrano, perfino gridano in molti quando
lei passa e ripassa fra le strettoie lessicali dei suoi
saggi che paiono racconti.
Per evitare l’inflazione del suo nome e cognome di
scienziata e letterata, congedabile effettivamente
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come ricercatrice a vita, eccessivamente prolifica,
straripante per numero esorbitante di pagine, edite
e inedite. In una realtà congestionata, di
innumerevoli aspiranti scrittori, di decrescenti
lettori.

Nel corso degli anni 2016 e 2017 la redazione


della rivista Leggere: tutti online ha reso possibile
l'accesso libero alla piattaforma letteraria, che
contiene i vari capitoli della scienziata linguista,
narratrice, concepiti, scritti da lei mensilmente,
periodicamente, puntualmente pubblicati mentre
lei rilegandoli accuratamente, riordinandoli
progressivamente, allegando artigianalmente, le
copertine in crescita, restava in paziente attesa di
una completa riedizione. Attendeva fiduciosa un
plausibile recensore, un appassionato estimatore.

Per quanto riguarda l’eventuale traduzione, in


seconda o terza o quarta lingua, da annettere a
fianco, nello stesso volume, ammette, che si tratta
di una impresa tanto ardua, da rendere necessaria
una pausa di riflessione, un evento di discussione,
accademicamente a norma, sulla fattibilità
realistica, dato che i saggi narratologici in lingua
italiana di questa autrice immaginifica, richiedono

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tutti, inesorabilmente pretendono, una cultura
ampia e profonda.
Necessaria si rende una rivalutazione successiva,
ben ponderata, per procedere, in modo convincente,
a una decisione solida, definitiva.

Si potrebbe riconsiderare l’ipotesi di un tomo


complessivo, qualora il testo originario, già
completo per contenuti, risulti davvero stabilizzato
nella sua forma cartacea, idonea, elegante, per
essere effettivamente compulsata, apprezzata,
degustata nella numerazione progressiva delle
pagine.
All’inizio della nuova annata, 2018, l’autrice, ben
convinta delle sue asserzioni scientifiche, include
le affermazioni contenute nelle sue prose letterarie
recenti, ribadisce la sua gratitudine, in versi a rime
di ringraziamento, nei confronti di chi ha sempre,
puntualmente, pubblicato i suoi sapienti saggi,
lanciandoli in volo, in rete. Risuonano, volteggiano
estrosi, estemporanei, i suoi componimenti del
biennio 2016-2017.
Fa notare come sia evidente la complessità
lessicale, la risonanza semantica, la variabilità
pragmatica, delle pagine appositamente scelte.

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Sono narrazioni intrise di riferimenti a ricerche da
lei personalmente svolte, mai delegate, neppure
demandate ad altri. Dai suoi saggi scientifici
emergono risposte letterarie a innumerevoli
scientifiche questioni, domande, che si
consolidano in forma di fantasiosa narrativa
autoctona, autonoma.
Sono realizzazioni stilistiche, con varianti retoriche,
distanziate dai suoi precedenti, ben numerati
volumi. Le allusioni paraboliche potrebbero
semplicemente risuonare in musicale allitterazione.
Ha ideato e composto, in modalità lessicale
complessa e semplice allo stesso tempo, lavori
letterari, corredati implicitamente, da molteplici
riferimenti bibliografici. Con lessico leggero, mai
con fraseologia pesante, neppure ricorrendo a
parafrasi pedante.
In questo spazio abitativo luminoso, l’autrice ha
concepito un "tessuto di frasi" vero e proprio
"broccato di concetti" espressi in paragrafi a filato
bioptico, con trame ricamate, asole inframmezzate
da metafore, allegorie estreme, dense di significati,
allusioni con frange letterarie, citazioni ai suoi
circolari paragrafi, che alludono a pregressi
capitoli divulgativi, con sfarzo avverbiale.
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Affinché una traduzione letterale possa avere un
risultato adeguato, oscilla lei stessa fra il desiderio
di vedere la sua antologia virtuale, selezione di
capitoli, tradotta virtuosamente in più lingue,
contemporaneamente. Non la abbandona mai il
comprensibile timore, che vengano equivocate
tante surreali aggettivazioni, se rese letteralmente
in contrastive grammatiche con lessicologiche
giustapposizioni.
Nel tentativo di conservarla intatta, valuta, riflette
attentamente, l’opportunità di mantenerla stabile,
immota e inamovibile, nella lingua in cui la ha
concepita e composta: unicum assoluto in
Italiano poetante. Tale fluttuazione è naturale, da
parte di tanto appassionata scrivente.
Dalle finestre, ante aperte sul proprio vocabolario,
a volte astruso, si sporge riflettendo a lungo parola
per parola: questo astratto testo, se adeguatamente
estratto, riprodotto in formato unico, potrebbe
essere trasportato altrove, per essere rilegato,
restando solo in lingua italiana, con lessico dilatato
nello spazio più comodo, di pagine conteggiate, da
risme ben allineate.
Si trasformerebbe così in libretto sottile, che rende
reale la numerazione progressiva, ora del tutto
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mancante. Senza riprodurre immagini mobili a
fianco, neppure figure fisse, fotografie facoltative,
che distolgano l'attenzione del lettore o attivino
meccanicamente collegamenti, innescando
deduzioni imprevedibili, che non hanno ragione di
sussistere.
La traduzione potrebbe avvenire dopo, se richiesta
a viva voce, eventualmente, non necessariamente
imposta.
Nel frattempo, la versione originaria, originale,
resisterebbe agli urti dell’oblio potenziale, con
maggiore leggibilità delle immaginifiche pagine,
elegantemente decompresse, con decalcomanie
sintattiche a decorazioni inespresse.
Enciclopedici lemmi si espandono, amplificandosi
in espressioni tecniche spaziose, in modulo più
agevole, con caratteri più larghi, meno faticosi per
la visione oculare.
Riflette silente: un manufatto cartaceo semplice, di
solo testo in lingua italiana, permetterebbe
finalmente all' autrice, quando sia invitata, di
presentare in situazioni pubbliche, questa sua prosa
granulare e porosa.
Distesa perifrasi, in libretti minimalisti, prodotti a
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costo zero, a disposizione per tirature limitate,
gratuitamente consultabili oppure ordinabili in
tipografia, uno per uno, con la doverosa ricevuta di
avvenuta stampa, in rispettosa prenotazione, per un
angolo speciale, destinato alla silenziosa,
individuale consultazione.
Sarebbe un primo passo, fase preliminare, prima di
decidere, se sia effettivamente opportuno tradurre
tanta lessicale complessità, oppure, risulti
preferibile tale testo congedare, fissandolo
stabilmente in un pdf solido, in formato lineare, a
formattazione regolare. Rappresenterebbe un
lodevole esempio di intraducibilità del poi, intesa
come valore aggiunto, mai percepita come limite
interpretativo strutturale.
Non esclude lei stessa la possibilità di fare
dichiarare “Una autrice post-accademica” come
esclusivo esemplare, accettando che il titolo della
sua prossima conferenza stampa, sia quello di
spessore logico, di tono avventuroso, perché
diventi motto proverbiale: translation impossible.
Evento rapido da riprendere, facile da filmare
proprio nella sede ove tale progetto si potrebbe
concretamente realizzare.
Si attarda nella notte, a ticchettare sulla tastiera,
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dialogando con una platea fantastica attonita,
immobile: si tratterebbe di estrarre le sole pagine
concordate, per ricopiarle, come amanuensi
elettronici oggi possono fare, rendendole libretto
d’opera, definitivamente.
Sarebbe risultato atteso, del tutto compatibile con
la piattaforma letteraria open access, in modulo
permanente. In attesa di critici che investano una
quota del loro tempo tecnico, per produrne una
comprensibile recensione.

Ripropone preventivamente l’opera plausibile, in


rilegatura artigianale, con titolo convincente, che
attragga effettivamente non solo, ma soprattutto,
radiofonici ascoltatori, che intendano affinare la
capacità di ascolto, facoltà cognitiva, messa a dura
prova dalla globalizzazione del rumore assordante.
Trasporta e assegna un valore aggiunto equo,
incrementale, promuove un interesse accomunante,
in recupero progressivo, a rima lenta, poi a ritmo
andante,veloce, allegro ma non troppo, vivace, con
chiave cangiante, spartito musicale, per esecuzione
orchestrale, minuetto lezioso, con andamento in
crescendo esponenziale.

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Unisce, alla passione della composizione,
l’espressione autentica della operosità letteraria
quotidiana, che si evidenzia e si riversa nella
ricerca scientifica sospettosa e costante.
Propone al navigatore viandante una serie di
conversazioni, in onda, ove ogni domanda si
scioglie come spuma del mare, si diluisce
all’interno della stessa pagina, che contiene la
risposta in forma di divagazione, diventandone
prua divulgativa, apparato critico imprescindibile,
annotazione indispensabile.
Pare scelta plausibile, che porterebbe a riconoscere
una discreta protagonista della scrittura autorevole
contemporanea, seppur come linguista, quindi solo
indirettamente coinvolta nelle diatribe fra i già
classificati nelle categorie vigenti, sempre in cerca
di nuovo sostenitore.
Avanza da sola, distanziandosi, isolandosi lei
volontariamente, evitando i tanti appartenenti alla
categoria degli autori, senza mai dichiararsi
apertamente, semplicemente ammiccando,
alludendo a ognuna delle sue perifrasi e frasi.

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La collezione di testimonianze della scrittrice, nel
biennio recente, è strettamente collegata alle
esperienze critiche della medesima curatrice, lei
stessa, Uapa 2018, che ha dialogato intensamente
con i suoi lettori immaginari, ha conosciuto
personalmente, frequentandoli assiduamente, vari
personaggi, mai rappresentati in modo letterale,
riconoscibile, neppure tratteggiando, con pennello
preciso, le prospettiche peculiarità.
Tacendo perfino le circostanze, le sedi ove sono
avvenuti gli incontri didascalici, le didattiche
esternazioni. Per non urtare negli spigoli aguzzi,
delle sensibilità altrui, per rilanciare il senso
magico, il significato onirico delle dimore illustri,
dei pavimenti autentici, in piastrellato fantasy doc.
Fiduciosa, confidando in se stessa, afferma che
raccogliere in un volume unico saggi già
pubblicati, completati in tempi diversi, in luoghi
distinti, non è mai superfluo: si consolida il
contenuto, se ne aumenta l’elegante leggibilità, si
individua un filo conduttore. Se ne contempla la
concisione pacata dei concetti, se ne indica la
fruibilità a tempo indeterminato, senza scadenze di
bandi per concorsi irrealizzabili.

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Proprio all’interno dell’abitazione della rilegatura,
lascia una pagina illuminante, a disposizione di un
amministratore delegato, di casa editrice
finalmente localizzata, che intenda, tale
lungimirante impresa, intraprendere o
sponsorizzare. Sia proprio questo racconto, credito
critico, depositato in filologico acconto.
Riportiamo fedelmente la proposta firmata,
contestualmente, in prima pagina, da Uapa:
Non si deve mai fare mancare una più ampia
introduzione, che contenga precisazioni sulle date
effettive di ideazione, per ogni saggio o intervista.
Tutti gli episodi che hanno dato origine alle
conversazioni, tutti i paragrafi fra le righe, sono
decisamente da storicizzare, perché risultino più
efficaci le frasi, dato che alcune digressioni,
esprimono valutazioni poetiche strettamente
collegate a situazioni, circostanze ed ere, da tempo
concluse, lontane concettualmente oltre che
geograficamente dislocate.
Nell’epoca del “packaging” editoriale, se fossero
assenti riconsiderazioni spazio-temporali, si
potrebbe ovviare a tale dimenticanza con una
eventuale ulteriore edizione, effettuando un
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accorto e solido “repackaging” che includa,
aggiunga le date relative a ogni dialogo o incontro
di lettura, con una semplice nota in fondo ad ogni
prima pagina, oppure ricorrendo a una
postfazione complessivamente a norma.
Tali doverose precisazioni aumenterebbero
sicuramente il valore complessivo dell’antologia
iperbolica, a finalità paradossale che, all’oggi,
appare, almeno a tratti, risentire della volatilità
atemporale, richiedendo al lettore uno sforzo di
immaginazione, per risalire alla esatta cronologia
di tante affermazioni, veicolate in forma di
allegoriche rimembranze.
Ciò potrebbe provocare un involontario
affaticamento, evitabile sovraccarico
interpretativo, dando luogo a comprensibili
incertezze, generando confusioni semantiche, che
innescano vere e proprie turbolenze pragmatiche.
La scelta di quali, fra i tanti protagonisti di più
epoche ed epiche in successione, dall’autrice
incontrati, si rivela coerente. Nessuno vi si
ritroverà fedelmente ritratto, mai chiaramente
riconoscibile. Nessun torto per accidentale
omissione sarà così fatto.
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Uapa 2018 non esita a indicare la prosa di
Graziella Tonfoni 2016-2017 come “emblematica
e simbolicamente rappresentativa di una fase di
transizione persistente, che si esplicita e si
conclude racchiudendosi nell’arco di un solo
biennio nel secondo decennio del terzo millennio”.
Osserva come si alternino paragrafi non umorali,
mai arbitrari o superflui, neppure eccessivi. Sono
le naturali espressioni di chi,vivendo nella e della
sua scrittura, tende a volere disambiguare,
preventivamente, facendosi carico di prevedibili
equivoci, evitando distrazioni proprie e altrui.
Sono frasi utilizzabili, per rimandi e citazioni.
Chi legge, ne ricava una piacevole sensazione di
liquidità soffusa, di poeticità ridondante.
Distribuisce ai riceventi risposte di valore aggiunto
potenziale, che ognuno può decidere di rendere
reale in modo libero, mai vincolante, accettando,
oppure tralasciando completamente, gli impliciti
filologici, ignorando i consigli sottesi. Sorvolando
su premurose chiose, evitando note già disattese.
La residenza della rilettura dista solo pochi minuti,
mentre il fiato del visitatore rimane sospeso fra

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linee, virgolette, interpunzioni, parentesi, silenzi
intertestuali, impliciti perifrastici.
Sono due diverse dimore: non esistono conflitti di
interesse, non sussistono prove di rischiosità
latente, neppure di vischiosità subliminale. Sempre
diacroniche, le quote espressive destinate,
assegnate ai vari visitatori, sono finalizzate ad
appassionare lettori forti, a catalizzare l’interesse
degli studiosi, ammettendo perfino incostanti
avventori.
Sono spazi ravvicinati, culturalmente avvincenti,
indicano le rispettive e rispettose abitabilità, senza
produrre oscillazioni. Le opzioni fornite sono
molteplici, i frequentatori interessati possono
procedere alla scelta eventuale, indicando la
preferenza areale, saltando fra capitoli, sorvolando
fra stanze, senza obblighi di continuativa sosta,
neppure di logica sequenzialità di univoco
percorso.
La residenza della rilettura propone melodiche,
suggestive rivisitazioni in una stagione
decisamente invernale, per brevi soggiorni di
informazione storicizzata ad arte.
Pare un gioco di parole inventato di sana pianta, da
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una guida aggiornata, che conduce un visitatore
curioso, avvinto dall’ avventurosa citazione di un
avvenente e inventivo passato ormai remoto,
seppur tanto prossimo appare, racchiuso in un
inventario immaginifico di fiabe, favole, fole.
Se dovessimo animarle davvero queste leggende,
insieme alle numerose mappature, con allegate
legende, fra molteplici narrazioni, che si ispirano a
numerose presenze, dovremmo progettare un
cortometraggio in costume d’epoca, oppure
ripensare il movimento in sequenze mobili,
prefigurabili a fumetto, come soltanto una graphic
novel può ripresentare.
Sicuramente appartamento di famiglia appare; si
nota dai manuali scolastici dei genitori, entrambi
insegnanti, assiduamente impegnati nella realtà
scolastica seria, severa, culturalmente vivace del
secolo scorso. Traspare dai volumi allineati negli
scaffali della biblioteca eclettica, la loro acuta
curiosità intellettuale.
Attualmente, sembra sede dismessa ad arte,
momentaneamente disattesa, non certo trascurata;
espone ricordi di illustri ospiti, studiosi di fama,
che si sono avvicendati nel tempo, sostandovi per
consultare l’archivio storico, fitto di pubblicazioni
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e manoscritti di Graziella Tonfoni, ivi preservato
per lunghi anni.
Vi accedevano liberamente, in quei tempi lontani,
che oggi appaiono antichi, per apprendere fra i
primi, le nuove ideazioni, le più recenti scoperte
nei settori delle scienze linguistiche e cognitive,
per conoscere teorie, metodologie, innovazioni
d’oltremare, che l’allora giovane scienziata
autorizzata a farlo, rappresentava, volentieri
illustrava loro, con pazienza e dedizione.
Fu infatti lei pioniera, internazionalmente nota,
accreditata, ricercatrice accademica e docente,
testimonial autorevole nel settore delle scienze del
linguaggio e dell’informazione, a lasciare tutte le
sue ricerche avanzate, le sue pubblicazioni,
coerentemente, a disposizione dei colleghi e
colleghe, in forme cartacee o virtuali, raccolte
secondo vari criteri, per essere consultate
agevolmente, tutte insieme, assemblate in luogo
unico.
Come si usava ai tempi fare, con archivi e
biblioteche private di dimore autorevoli, per
sopperire alle ristrettezze di spazio delle sedi
pubbliche, sempre affollate di innumerabili altri
tomi in attesa, file di interi file da catalogare.
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Il valore materiale e immateriale di una intera
epica scientifica, generosamente trasmessa,
intensamente veicolata, con molteplici traiettorie,
articolatasi in più fasi, durante un’epoca accelerata,
particolarmente significativa, per lo sviluppo delle
discipline computazionali, definita ufficialmente
nei manuali tecnologici golden age, come da lei
vissuta e raffigurata, non è quantificabile.
La stratificazione progressiva dei documenti rende
impossibile il conteggio: vi confluiscono perfino
alcuni quaderni di lei, allieva delle scuole medie e
prima ancora scolara delle elementari, perfino le
menzioni d’onore, dal liceo classico, frequentato
appassionatamente, spuntano dalla cantina i suoi
primi componimenti poetici.
Intatta resta quell’atmosfera unica, speciale,
evanescente, fosforescente compagine di ricordi,
che risuona armonica negli spazi, intercapedini,
anfratti di questo appartamento all'antica, che
potrebbe apparire dimora obsolescente, obsoleta
abitazione, solo a un primo, frettoloso sguardo.
Essendo rimasta intatta, ferma nel tempo, nelle sue
basi solide, ognuna delle camere raggiunge un
picco di valore estetico, statico, estatico.
Il visitatore si muove scorrendo lieve, in un
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ambiente abitativo, che rappresenta il sapore di una
epoca passata, che non esiste più, se non nelle
rimembranze, di orme, di passaggi nei pavimenti,
piastrellati cimeli del secondo millennio che fu.
Fra gli stipiti del lungo corridoio silenziose si
rincorrono le voci degli illustri visitatori,
nell’ordine cronologico di un tempo concluso.
Rassegna allegorica di volti, intonazioni,
espressioni, allitterazioni.
Storia rivista, concettualmente rivisitata, narrata
discretamente, efficacemente rilanciata, sulle pareti,
da minuti quadretti in sublimata grafica, firmati
GT, accompagnati dalle rispettive composizioni
poetiche, in catalogo a parte, più volte e in più sedi
pubblicamente, in passato, presentato. Sono gli
originali, non le riproduzioni, che ne sono state
derivate, stampate, ricopiate, fatte circolare.
Lei stessa pur avendoli esposti, invitata da critici,
esortata da giornalisti a farli conoscere, tali disegni,
nel secolo scorso, presso alcune note gallerie,
nazionali e non solo, di cui restano trafiletti interi,
comunicati stampa, cataloghi a storicizzante
testimonianza delle sue ideazioni veicolate in
metafora, mai ha voluto definirsi, neppure quotarsi,
presentarsi o farsi conteggiare come artista visiva.
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Considera queste sue opere di disegno, a punta
sottile, realizzate esclusivamente nel secondo
millennio, il riflesso, mai riflusso, neppure reflusso,
di un passato scientifico mitologico e mitico,
vissuto accademicamente, patrimonio inscindibile
dall'intera sua produzione didattica, letteraria,
poetica, didascalica. Architettura degli stati
emotivi di una intera generazione.
Solo se richiesta, ne illustra i contenuti, senza
distaccarne mai le cornici, dal più ampio quadro
storico, di geografico riferimento.
Il complesso documentale, il completo archivio
scientifico e letterario, cui le immaginifiche
immaginette si riferiscono, non è più visitabile in
questo appartamento della gioventù: libri, volumi,
manoscritti, tutte le sue opere risultano ben
ricollocate, depositate in più sedi e dimore,
distribuite, donate, trasportate, catalogate in
singole collezioni, consultabili in biblioteche
nazionali, internazionali.
Fra le più consultate, si notano alcune copertine
appoggiate sugli scaffali di varie sale di
consultazione in Alma Mater Studiorum, proprio
dove lei fu studentessa, brillante laureata, poi
ricercatrice e docente, operando, insegnando
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continuativamente per almeno trentadue anni, folti
di lezioni magistrali, spiegando, consegnando le
innovazioni, effettivamente valide e verificate, ai
colleghi, agli studiosi e agli studenti.
Confluisce, definitivamente, posizionandosi nello
stesso appartamento, l'ulteriore archivio grafico di
Graziella Tonfoni, trasferito dalla località marina,
ove per anni era stato conservato, dallo spazio
originario, dove l’autrice lo aveva ingegnosamente
realizzato.
Contenuto in mobiletto apposito, predisposto nella
sala. Le ante si fanno teche, di una sequenza
semiotica, che riverbera buon senso, appeso ad
ogni chiosa.
Difficile, anzi impossibile, catalogare, quantificare
il valore complessivo di un repertorio visivo tanto
articolato, interdisciplinare, didattico, storico,
parallelo alle sue altre attività e pubblicazioni, di
vaste proporzioni, in crescita costante negli anni.
Lei comunque non intende attribuire valori,
neppure farli da altri assegnare. Semplicemente
decide di consegnare il complessivo intento, a chi
questo conglomerato di pagine e immagini
intersecate, sappia effettivamente apprezzare.

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Per preservarne il senso autentico, senza dissiparne
il significato autorevole, si limita a precisare che,
chi sia interessato a rilevare tale spazio abitativo,
deve essere a conoscenza, seppur sommariamente,
di queste minute prove tecniche di leggibilità
sostenibile.
Si rivolge a chi comprende l'importanza non solo
di muri solidi, pareti eleganti, ma anche
dell’immaginario reale e potenziale, che sprigiona
da tale domus, visionaria e fantastica, che ospita
intatta la memoria storicizzata, corredata da un
patrimonio grafico movimentato, itinerario onirico,
sequenza delicata, collana infrangibile.
Non ci saranno obblighi da parte di chi subentri,
neppure vincoli. Solo la doverosa consegna da
parte dell'autrice delle informazioni esatte, che
riguardano l'intero lessico rimato, rimanente
conglomerato ritmico, di potenziale interpretativo
illimitato.
Che non debba mai lei rimproverarsi di non averne
chiaramente rese note le caratteristiche,
esplicitandone le specificità uniche,
nell’irrecuperabilità del tempo che avanza,
lasciando vestigia, che si trasformano,
progressivamente, in labili orme.
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Chi poi lo rilevi, sarà, in un futuro plausibile,
quando gli sia consegnato, libero di scegliere se
ignorare tale patrimonio immaginifico, barocco,
considerandolo residuato inutile, ingombro
faticoso da gestire, per provvedere allo sgombero
totale.
Oppure se suddividerlo, per farlo successivamente
rivalutare, minuziosamente, reperto per reperto,
repertorio per repertorio, mettendolo all'asta
poetica, per rilasciarne lo spessore fantastico,
rilanciandone la dimensione tecnica di
conglomerato storico, di spessore surreale.
Del resto -afferma la scrittrice- innumerevoli sono
i capolavori, nella storia dell'umanità, dichiarati
tali, che sono andati perduti nel corso dei secoli.
Sarà libera opzione di chi acquista, decidere che
cosa poi fare.
Potrà valorizzare o rimuovere, conservare oppure
smantellare per ristrutturare, rivalutandolo
all’interesse del domani, con una rivisitazione
dell’oggi, questo spazio, appositamente illustrato
per una rilettura affabulato ria in prosa soffusa, con
intonazione emozionale.
Riconosce lei stessa che nel biennio recente, si è
mossa poco, andando in giro raramente, seppur
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appaia la sua prosa ancora in forma.
Resta linguista autentica, coerente giocoliera,
prestigiatrice di parole.

La sequenza cadenzata, ritmica delle sue


evocazioni mai fu casuale: permette la piena
esplicitazione della progressione esatta, nella
successione di date, agevolando chi intenda
considerare l'insieme onirico, sulla base dell'indice
predisposto, attingendo alla sua premessa, mai
faziosa,completata da una duplice postfazione.
La riduzione drastica, la selezione effettuata,
documenta, senza mai sminuirne la valenza
drammaturgica, un più vasto impegno di vita al
servizio della ricerca, dedicata alla corretta
divulgazione.
Transitando armoniosamente, attraverso una
didattica accademica avanzata, che in passato si è
materializzata in corsi a distanza, nel suo profilo
essenziale di "docente attiva con posta
accademica" ha concluso una fase delicata,
articolatasi armoniosamente per decenni,
onorevolmente congedandosi, volontariamente, a
fine anno 2015.

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Dal primo gennaio 2016, automaticamente, la sua
prosa in tempo reale, è quella di una “autrice
post-accademica".
Il mutato tono si riflette nella precisa osservazione,
diagnosi quotidiana di scienziata interdisciplinare,
indipendente, antropologa attenta ai minimi
particolari, scrutatrice scrupolosa, investigatrice
accorta dei comportamenti comunicativi, espliciti e
impliciti, linguista impegnata nel settore delle
tecnologie dell’ informazione.
La più recente saggistica, così come la sua
narrativa dell’attualità giornaliera, evidenziano
chiaramente un impegno costante nella
promozione della lettura consapevole, della
attenzione selettiva, sia nella dimensione letteraria,
che per lo spessore scientifico. Opera a favore di
una imprenditorialità editoriale italiana dell’alta
qualità.
Prosegue libera e discreta con il ticchettio veloce
delle sue continuative notizie; non sono più mail
didascaliche,in poster, veicolate “in posta
accademica”, bensì news poetiche, diffuse “in
posta elettronica post-accademica”.
Ogni messaggio di e da Graziella Tonfoni contiene,
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trasporta, assegna, un valore aggiunto, si trasforma
in filologica e didattica rassegna, dedicabile a chi
lo riceve.
Mai superfluo risulta il suo intervento, non
pressante, neppure insistente, solo apporta
precisazioni.
Fornisce suggerimenti operativi, informazioni
dotate di credibilità stabile, in positivo riassunto,
senza mai ricorrere al millantato credito.
Non si manifesta più volatilità metaforica, neppure
appare alcuna citazione allegorica, che possa
arrecare sovraccarico interpretativo, provocando
surplus critico, producendo equivoci difficilmente
risolvibili, se non mediante intere sequenze di
moltiplicazioni, divisioni, addizioni, sottrazioni.

Sono informazioni aggiuntive, che, se taciute da


lei, potrebbero dare luogo a recensioni circolanti
a vuoto, note non appropriate, chiose sospese,
provocando incertezze nei mercati editoriali,
generando confusioni semantiche e turbolenze
pragmatiche.
Mai sono i suoi messaggi umorali, neppure volatili
o superflui, tanto meno eccessivi; risuonano come

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precise espressioni scientifiche, tese chiaramente a
disambiguare, previamente, i prevedibili equivoci,
le preventivate distrazioni, le frastornanti, acute,
incomprensioni di uno storno perenne.
Sono paragrafi riutilizzabili, per cui si consiglia un
contenitore, un portafoglio di titoli differenziati, di
ampia diversificazione, seppur racchiusi da idonea
copertina di unico riciclabile racconto.
Chi riceve le liquidità scritte, mail di e da lei
inviate, acquista valore aggiunto potenziale, che
può decidere di rendere reale, in modalità libera, in
formato mai vincolante, accettando, oppure
ignorando, completamente, i consigli redazionali
della scrittrice.
Molteplici sono le opzioni, si moltiplicano
continuamente. I riceventi possono procedere alla
eventuale condivisione del messaggio, con ripetuto
tam tam telefonico, oppure ricorrendo al forward
editoriale, praticabile, consentito, incentivato dalla
stessa autrice.
Che mai debbano i suoi paragrafi essere confusi,
percolando inavvertitamente, pericolosamente

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penzolando come ghiaccioli appesi, scivolando in
area spam.
Ogni progetto di formattazione sostenibile di saggi
già pubblicati è netta transazione, mediazione
sottile fra autrice e potenziale editore, curatore e
traduttore.
Maggiore è il numero di suggerimenti indicativi
maturati sul come procedere, minore sarà il tempo
che curatore e traduttore dovranno spendere per
valutare la opportunità o meno di un rilancio
editoriale, in più aree e zone geopolitiche
contemporaneamente.
Volge al termine, per la scrittrice assidua, il tempo
della rilegatura, si assottiglia lo spazio della
rilettura. La conclusione appare repentina, silloge
improvvisa, seppur da tempo sineddoche
preventivata.
Prevista come momentanea sosta, si rivela
prolungata assai, la permanenza dell’autrice nel
centro storico delle sue stesse ricerche.
Il suo allontanarsi in punta di penna, avviene
quando la quantità di valore aggiunto, dei dialoghi
con se stessa, replicati in sequenze critiche, uno
per uno conteggiabili, attingendo all’indice, abbia
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raggiunto un picco retorico, non più superabile, se
non causando un sovraccarico di pagine, che si
riverserebbero, insormontabile massa di parole,
accumulandosi in un difficile ammontare di
avverbi, parafrasi impossibile da comprimere in
tomo unico.
Proprio da questo intrinseco limite, emerge un
nuovo progetto stilistico in modulo stilizzato.
Per contenere le eventuali prosecuzioni di prosa, si
è dimostrato utile, anzi indispensabile, pianificare
una ristampa, aggiornata, ampliata, amplificata.
La versione tecnica include la rivisitazione di un
sonetto, che diventa verso incrociato, sineddoche
del domani.
Naturalmente sempre monitorando il livello di
attenzione, che ogni selezione accurata, comporta,
richiede, esige.
Includendovi, a margine di chiosa, una armoniosa
e orchestrabile conclusione.
Possa questa cedola fantasiosa, appendice leggera,
drammaturgia appositamente maturata, estratta da
ben più ampio racconto, essere accreditata,
reinvestita in lirica narrazione.

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Sarà una sana editoria comparata, a produrne una
contrastiva, mai contrapposta versione, per
dimostrarne l’ intrinseca coerenza, la estrinseca,
autentica coesione. In tipologica esattezza, in
tipografica concisione.
Ne uscirebbe lieve, lemme lemme, un minuzioso
glossarietto, in forma di morfologico minuetto.

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Graziella Tonfoni: nota ricercatrice universitaria e
docente interdisciplinare (1983-2015), ha scritto
innumerevoli saggi e numerosi volumi scientifici e
didattici, pubblicati in prestigiose sedi nazionali e
internazionali, come si nota, digitando online, il
suo nome e cognome. Dal 2016, definendosi una
autrice post-accademica “uapa”, ha composto
saggi divulgativi e letterari. Attualmente scrive
narrativa breve.

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