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Sistemi Economici Comparati

Anno accademico 2016-2017

Prof.sa Renata Targetti Lenti


Lo sviluppo comparato di Cina ed


India: un’analisi preliminare.

Lezione 9, 8/11/2016
Riferimenti

-Balcet G., Valli V., Nuovi protagonisti dell’economia globale: un’introduzione,


in Balcet G., Valli V., “Potenze economiche emergenti”, Il Mulino, 2012, pp.
9-48.
-Valli V. (2015), The Economic Rise of China and India, aAcademia University
Press, Torino.
http://www.aaccademia.it/component/search/?
searchword=valli&searchphrase=all&Itemid=118
-World Bank, Development Research Center of the State Council, the People’s
Republic of China (2013), China 2030. Building a modern, harmonious and
Creative Society, The World Bank, Washington D.C.
https://www.google.com/webhp?sourceid=chrome-
instant&ion=1&espv=2&ie=UTF-8#q=world+bank+China+2030
Cina ed India sono entrambi grandi paesi sia dal punto di vista
dell’estensione territoriale che della popolazione. La crescita
accelerata di questi paesi sta mutando in profondità il quadro
economico, politico e sociale del mondo.
Le analogie fra i due sistemi sotto il profilo dei “fondamentali”
della crescita sono numerose. India e Cina hanno registrato, in
particolare nell’ultimo decennio, una crescita accelerata, le cui
determinanti sono riconducibili alle riforme avviate in Cina a
partire dagli anni Ottanta ed in India dall’inizio degli anni
Novanta.
Il progressivo inserimento di India e Cina, nelle correnti di
scambio e di investimento dell’economia globale ha seguito le
tappe dei rispettivi processi di riforma con significative differenze
nelle traiettorie e nei ritmi di apertura verso l’estero da attribuirsi
alle specifiche condizioni iniziali ed al congiunto operare non solo
di fattori economici, ma anche di fattori politici e sociali.
Il processo di integrazione non riguarda più, come in passato, i
soli flussi commerciali ma anche - e soprattutto - i flussi di
investimento e la delocalizzazione dei processi produttivi.
In particolare i rapporti commerciali tra India e Cina sono
destinati ad intesificarsi. La complementarità tra le due economie
e la crescita del relativo interscambio sono destinati a produrre
numerosi vantaggi sia al loro interno sia in ambito internazionale.
“Both nations would be more inclined to solve cooperatively the
relatively small irritants that exist between them, such as border
disputes”
Il 6 luglio 2006 è stato riaperto al traffico il passo di Nathu La fra
l’India e la Cina, a quasi seimila metri d’altezza nel cuore
dell’Himalaya. La via della seta è tornata alla vita dopo essere
stata ermeticamente sigillata per oltre quarant’anni.
Nel 1870 Cina and India erano le maggiori economie in termini di
prodotto totale calcolato a PPPs, anche se il reddito pro-capite era
molto minore di quello americano o di quello delle economie
europee. (Tavole 1, 2). Fino al 1950 il declino di Cina e India è
stato molto forte. Tuttavia a partire dal 1978 in Cina e dal 1990 in
India si osserva un tasso di crescita più accelerato di quanto sia
avvenuto nei principali paesi industrializzati (Tavola 3).
La Cina è oggi, in termini di PIL complessivo, la seconda
economia del mondo. L’India, sempre in termini di PIL è oggi la
terza economia del mondo (era al decimo posto nel 2005: il suo
Pil è dunque quasi raddoppiato).
Tavola 1, China’s economic ascent: GDP in PPP (US = 100)

Sources: Maddison (2007) , Conference Board (2016)
1870 1950 1973
1913 1950 GGDC 2015 GGDC 2015
Countries GGDC GGDC GGDC
GGDC GK EKS EKS Ranking
GK GK EKS

China 192.9 46.6 13.0 9.5 11.8 108.7 1


India 137.1 39.0 15.3 10.3 9.0 43.1 3
United
101.8 43.4 23.9 24.0 19.3 14.9 9
Kingdom
United States 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 2
USSR- Russia 85.0 44.9 35.0 35.0 42.8 20.7 6
France 73.3 27.9 15.1 15.3 19.6 14.7 10
Germany 73.3 45.9 17.4 18.6 29.1 21.4 5
Italy 42.5 18.5 11.3 12.2 17.8 12.1 11
Japan 25.8 13.8 11.1 11.3 36.0 26.8 4
Indonesia 19.2 8.7 4.6 5.1 6.0 15.8 8
Brazil 7.1 3.7 6.1 5.5 10.2 17.7 7

1/12/18 6
Tavola 2, L’ ascesa dell’economia cinese: PIL pro capite in PPA (USA = 100) 

(p = stime preliminari). Fonti: Maddison, Conference Board (2016)

1/12/18 7
Tavola 3
Nel 2014 il Pil cinese pesava per poco più del 16% su quello
mondiale. Il Pil indiano pesava per circa il 4%. Si prevede,
secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale (IMF), che
il Pil cinese possa arrivare al 18,3% nel 2017, superando gli Stati
Uniti (Figura 1). Il Pil indiano, invece, potrebbe arrivare a poco
meno del 7%.
L’accelerazione del ritmo di crescita cinese verificatesi dopo le
riforme economiche del 1978 ha prodotto nel 1984 il superamento
del Pil pro capite cinese rispetto a quello indiano (Figura 2).
Lo scarto tra i due paesi si è lievemente ridotto solo con
l’accelerazione del ritmo di sviluppo indiano in seguito alle
riforme introdotte nel 1991.
La crisi, prima finanziaria e poi reale, degli anni 2007-2009 ha
finito con l’accentuare il differenziale di crescita delle due potenze
asiatiche rispetto al Giappone ed ai paesi industrializzati
dell’Occidente (Figura 3).
Figura 1
China-India GDP per-capita

500
1000
1500
2000
2500
3000
3500

0
1970
1971
1972
1973
1974
1975
1976
1977
1978
1979
1980
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990

Year
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
Figura 2

1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Chinese and Indian GDP per-capita, 1970-2010

2007
2008
2009
2010
Indian GDP per-capita
Chinise GDP per-capita
Figura 3. Crescita del Pil in alcuni paesi
I tassi di crescita del prodotto interno lordo complessivo di Cina
ed India sono stati nell’ultimo decennio - e permangono - molto
elevati. Sono sempre stati maggiori per la Cina rispetto
all’India.
A partire dal 2010, tuttavia, si è registrata una flessione per
entrambi i paesi anche se più marcata per l’India (figura 4).
In Cina il Pil è cresciuto ad un tasso medio annuo pari al 9,5% nel
periodo 1992-2002, al 10,8% nel periodo 2002-2012, ma nel
2011 il tasso di crescita del Pil è sceso al 9,3%.
In India il Pil è cresciuto ad un tasso medio annuo pari al 6,0% nel
periodo 1992-2002, al 8,0% nel periodo 2002-2012, e si è
ridotto al 6,6% nel 2011.
Figura 4
Cina e India sono due buoni esempi dell’importanza dei fattori
istituzionali come fattori che spiegano il processo di sviluppo.
In entrambi i paesi le diverse fasi dello sviluppo sono state
contrassegnate da significativi mutamenti politici e dall’emergere
di personalità forti.
In entrambi i paesi l’assetto macroeconomico e le politiche
governative hanno frenato prima e favorito poi la crescita.
Nel caso cinese il ruolo dello Stato e delle imprese pubbliche si è
rivelato determinante ai fini dell’avvio e della sostenibilità del
processo di crescita anche se il suo peso è andato
progressivamente diminuendo.
I principali fattori di crescita sono individuabili nell’accelerata
accumulazione del capitale nel settore manifatturiero e nella
dinamica delle esportazioni di manufatti a partire dall’“apertura”
del 1979.
I fattori che vengono ritenuti alla base del succeso di India e Cina
che, in un certo senso, possono considerarsi comuni ai due paesi
sono:
1)elevati tassi di risparmio e investimento che favoriscono
l’accumulazione di capitale e la creazione di infrastrutture. La
compressione dei consumi per favorire il risparmio e
l’accumulazione, come è avvenuto in Cina, richiede una
leadership forte. Lo Stato deve essere un «Developmental State.
2) l’esistenza di governi stabili ed autorevoli che hanno favorito il
mutamento istituzionale attuato attraverso l’azione riformatrice. 3)
La promozione della libertà di mercato come meccanismo di
allocazione delle risorse attraverso un processo graduale di
riforme.
4) la globalizzazione e la capacità di sfruttarne le potenzialità.
Sia in Cina che in India riforme economiche di ampio respiro a
partire dal 1980 hanno progressivamente aperto l’economia
all'iniziativa privata ed al commercio internazionale. Sono stati
fattori molto importanti per tassi di crescita molto elevati.
Oggi, gli effetti positivi di liberalizzazioni stanno diminuendo e i
due paesi hanno raggiunto un livello di sviluppo e complessità che
richiede una "nuova generazione" di riforme, qualitativamente più
complesse e politicamente meno accettabili.
Sono necessari nuovi interventi governativi per promuovere uno
sviluppo durevole e sostenibile.
In Cina, la priorità è identificare nuovi motori di crescita,
stimolando il consumo interno e migliorando la qualità e
l'efficienza dal lato dell'offerta.
In India, le riforme proposte dal governo mirano a facilitare gli
investimenti, a promuovere l'innovazione, la tutela della proprietà
intellettuale e la costruzione di infrastrutture manifatturiere ad
elevato livello tecnologico.
Devono essere attuate anche riforme dei mercati finanziari e dei
mercati del lavoro. Tuttavia l’attuazione di queste riforme in
entrambi i paesi richiede di vincere la resistenza degli interessi
costituiti e presenta elevati costi di implementazione a breve
termine.
Entrambi i paesi hanno privilegiato all’inizio del processo lo
sviluppo gli investimenti in attività industriali a elevata intensità
di capitale. Per questo hanno adottato politiche protezionistiche di
sostituzione delle importazioni.
In India il processo di industrializzazione è stato più lento: la
priorità attribuita dallo Stato all’industria pesante e l’enfasi
sull’istruzione superiore hanno tuttavia determinato il formarsi di
capabilities che hanno successivamente consentito di acquisire
competitività in settori strategici, ed in particolare nel settore dei
servizi.
La crisi ha offerto alle imprese cinesi e indiane importanti
opportunità d’investimento diretto in Europa e negli Stati Uniti.
Questi due paesi stanno potenziando rapidamente l’impegno in
ricerca e sviluppo (R&S) e le proprie capacità innovative, sia con
l’acquisizione di tecnologie estere, sia con l’impulso alla ricerca e
all’innovazione interna.
L’apertura verso l’esterno e la promozione delle esportazioni
hanno caratterizzato il processo di sviluppo in entrambi i paesi
anche se con tempi molto diversi (Figure 5, 6, 7).
In Cina, fin dal 1979, era stata adottata la politica della “porta
aperta”. Le esportazioni avevano così favorito la nascita e la
crescita del settore manifatturiero.
In India il processo di industrializzazione è stato ritardato e più
lento, anche se ha subito un’accelerazione a partire dal 1991,
come conseguenza delle politiche di liberalizzazione,
privatizzazione e deregolamentazione introdotte.
Figura 5, L’economia indiana è meno aperta di quella
cinese, ma sta aprendosi
Figura 6, Quota di India e Cina sulle esportazioni mondiali di merci
Figura 7, Quota di India e Cina sulle esportazioni mondiali di servizi
In entrambi i paesi si sono verificati significativi mutamenti
nella struttura dell’economia:
i) riduzione dell’importanza relativa dell’agricoltura ed un
esodo di popolazione dalle aree rurali (Tavola 4).
ii) L’industria è cresciuta assai di più in Cina mentre in India
sono stati alcuni comparti del terziario a presentare una crescita
più pronunciata.
iii) in entrambi i paesi permane rilevante il peso di
un’agricoltura in larga misura arretrata. Di conseguenza sono
frequenti i periodi di scarsità di beni alimentari, se non di vere e
proprie carestie.
Tavola 4
Accanto a fattori positivi per lo sviluppo sussistono, in entrambi i
paesi, fattori negativi che potrebbero frenare il processo di crescita
e di integrazione nell’economia internazionale.
Le severe misure di controllo della popolazione introdotte in Cina
(politica del figlio unico) hanno determinato fino a pochi anni fa
un effetto favorevole per losviluppo economico.
Si riducevano le classi di età inferiori (da 0 a 14 anni), crescevano
rapidamente le persone in età attiva e relativamente poco le
persone con età superiore ai 60 anni.
Nei prossimi anni, tuttavia, il rapido declino della natalità e della
mortalità conseguente anche ai fenomeni di industrializzazione ed
urbanizzazione, produrrà un rapido aumento della popolazione
anziana (ageing), che avrà effetti assai negativi sullo sviluppo
economico (spese per pensioni e per sanità).
Tra India e Cina sono individuabili anche differenze significative,
sia culturali e socio-politiche sia di struttura produttiva.
Al socialismo confuciano della nuova Cina si contrappone in India
la democrazia diffusa, contraddistinta da un’estesa autonomia
regionale e da un modello di «organizzazione sociale guidata dal
basso».
Entrambi i paesi presentano livelli elevati di corruzione. In Cina,
tuttavia, la burocrazia centrale e periferica, per tradizione
millenaria, è molto più efficiente di quella indiana, ereditata dal
sistema coloniale britannico.
In Cina la propensione all’investimento in infrastrutture ha
favorito la modernizzazione del sistema produttivo.
In India il sistema democratico, strutturalmente decentrato, ha
rappresentato un freno al processo di accumulazione.
Risparmi e investimenti risultano sistematicamente inferiori in
India rispetto alla Cina.
In Cina il sistema creditizio ha promosso l’accumulazione e la
crescita. In India il controllo pubblico sul sistema bancario e
finanziario ha determinato un’offerta di credito insufficiente e
distorsioni nella sua composizione.
La diversità delle strutture produttive e dei sistemi finanziari trova
poi corrispondenza nel diverso ruolo degli investimenti esteri: in
Cina questi suppliscono alle carenze del mercato interno, in India
sono stati considerati per molti anni un potenziale ostacolo allo
sviluppo del sistema economico.
Saliranno le spese per pensioni e per sanità, mentre la diminuzione
dei giovani potrà condurre a un minor dinamismo economico, per
la contrazione della propensione all’imprenditorialità e
all’innovazione.
Per contro in India, se le tendenze demografiche continueranno
come nel recente passato, tali fenomeni negativi si registreranno
solo tra due o tre decenni, e continueranno fino ad allora, gli
effetti positivi associati all’aumento delle coorti in età lavorativa.
La Cina presenta minori divisioni sociali al suo interno anche se le
minoranze etniche sono pari a circa l’8% della popolazione.
La Cina ha, d’altra parte il problema del gran numero di lavoratori
emigrati dalle campagne alle città senza autorizzazione, che
perdono gran parte dei benefici sociali.
L’India, invece, soffre ancora del pesante retaggio del regime delle
caste. In alcuni stati, è caratterizzata da profonde divisioni etniche
e religiose.
In India, come in Cina sono rilevanti e crescenti le disuguaglianze
interne, quelle tra regioni, tra classi sociali, tra città e campagna.
Le diseguaglianze economiche misurate dall’indice di Gini sono
crescenti, ma minori in India rispetto alla Cina, sebbene la povertà
assoluta e relativa siano meno elevate ed in diminuzione nel
secondo paese.
In entrambi i paesi il livello di Welfare State è basso. Potrebbero
così verificarsi tensioni sociali e politiche tali da ostacolare in
modo significativo il progresso economico.
La compressione della domanda interna per consumi dovrà essere
ridotta con effetti negativi sull’equilibrio della bilancia dei
pagamenti.
In Cina l’inquinamento complessivo sta rapidamente aumentando.
In India l’aumento dell’inquinamento è stato meno rapido e nel
complesso meglio contrastato, tuttavia esistono importanti
differenze al suo interno tra i diversi Stati.
In entrambi i paesi politica estera e alleanze sono state in larga
misura condizionate dalla necessità di reperire fonti energetiche
aggiuntive. Cina ed India sono potenzialmente in concorrenza tra
di loro e con gli USA per ottenere questi approvvigionamenti.
Gli accordi nucleari siglati con gli Stati Uniti segnano
l’abbandono da parte dell’India della politica di non allineamento
e il suo ingresso tra i protagonisti di maggiore peso della comunità
internazionale.
L’espansione della Cina in Africa costituisce a sua volta un
esempio di soluzione alternativa del problema della scarsità di
risorse naturali.
Entrambi i paesi sono impegnati in un complesso percorso di
modernizzazione del proprio esercito e più in generale del proprio
impianto strategico.

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